Avvenire - Festival Internazionale della Felicità

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Avvenire - Festival Internazionale della Felicità
22 A G O R À s p e t t a c o l i
Sabato
22 Agosto 2015
Nova Gorica. Un’orchestra di giovani
Assisi. L’opera «Salomè» di Magrino
Rimini. Le musiche da film italiane
per ricordare i caduti della Grande guerra
al Festival Internazionale della Felicità
inaugurano la Sagra Malatestiana
iovani musicisti italiani
(provenienti soprattutto
del Friuli), sloveni e austriaci suonano insieme
nella Sfk-Euro Symphony Orchestra per commemorare, con un
concerto di pacificazione, tutti i
caduti della Grande Guerra. L’appuntamento è per domani (ore
19.00) nella basilica di Monte
Santo a Nova Gorica, in Slovenia.
A dirigere l’ensemble, costituito
tasera il Tempio di Minerva in
piazza del Comune, ad Assisi,
si trasformerà in teatro per la
prima esecuzione di Salomè,
opera lirica in un atto e tre scene, composta e diretta da padre Giuseppe Magrino, direttore della Cappella musicale della Basilica Papale di San Francesco. L’evento (inizio ore 21.15) fa
parte del Festival Internazionale della Felicità, promosso dal Comune e
organizzato da diverse associazioni
rendono il via domani a
Rimini i concerti sinfonici della 66ª Sagra Musicale Malatestiana. Il primo
appuntamento, nell’Auditorium
Sala della piazza Nuovo Palacongressi (ore 21.00) è con La
dolce vita: la musica del cinema
italiano, un omaggio alle musiche da film che hanno fatto la
storia della Settima Arte. Gli arrangiamenti e le orchestrazioni
G
nel 2002, sarà il maestro austriaco Ernest Hoetzl, musicologo e
docente all’università di Graz. In
programma musiche di Mozart,
Schubert, Beethoven, Brahms,
Gobec, Mascagni e Strauss. Il luogo scelto per il concerto fu lo scenario di alcuni tra gli scontri più
sanguinosi del primo conflitto
mondiale. L’iniziativa è inserita
nel cartellone del Festival delle
Nazioni.
S
cittadine. Si tratta di una Salomè tutta francescana, benché ispirata dal testo di Oscar Wilde. La regia è di Graziano Sirci. Al pianoforte, Stefano Ragni, alle percussioni, Laura Mancini.
Tra gli interpreti, Elisa Bovi (Salomè),
Guido Magnani (Iokanaan), Simone
Giannoni (Erode), Rosalba Petranizzi (Erodiade), il coro maschile dell’Insieme Vocale “Commedia Harmonica” e quello della Cappella musicale della basilica.
P
Film d’animazione
L’intervista
Anna, Marnie
e le famiglie fragili
L’attrice britannica torna
nelle sale con «Woman gold»
dove interpreta un’ebrea
a caccia di un quadro di
famiglia trafugato dai tedeschi
EMANUELA GENOVESE
circondata da cameriere e tate.
La sera della festa, quando Anna
scappa, impotente e addolorata
iromasa Yonebayashi,
per la sua incontrollabile ruvil’essenza dei sentimendità, si accorge che la barca viciti. Non è facile adattare
no all’acquitrino ha una candeun romanzo inglese per
la accesa. Un particolare che atbambini e trasformarlo in un film
trae Anna e che la condurrà sotd’animazione, ma il regista giapto la villa di Marnie. E da quella
ponese, conosciuto per Arrietty
sera tra le due bambine nasce
– Il mondo segreto sotto il paviun’amicizia singolare: Anna si
mento, già trasposizione di The
sente accettata da Marnie, non
borrowersdi Mary Norton, riesce
si percepisce diversa e riesce a
nel tentativo con il cartone anicondividere il dolore dell’abbanmato Quando c’era Marnie, in sadono, quel peso che porta denla grazie a Lucky Red dal 24 al 26
tro. La fragilità di un’infanzia priagosto. Adattamento dell’omovata degli affetti, la distanza con
nimo libro di Joan G. Robinson,
i tutori che, agli occhi della rail film di Hiromasa Yonebayashi,
gazzina, sembrano
attraversato dal conpiù interessati alla
fine tra ricordo, imsalute che alla comaginazione e desistruzione di un lederio, si inserisce nel
game profondo, sofilone più realistico
no i pesi che attradello Studio Ghibli,
versano l’esistenza
l’universo giapponedi Anna. Gli eventi,
se dell’animazione
sciolti e confusi scofondato da Hayao
prono la verità della
Miyazaki e Isao
protagonista e, atTakahata. Sempre
traverso un climax
popolato dall’amore Il cartoon
forte e commovene dai sogni, da strete, rivelano la vera
ghe e dalla magia, lo
storia familiare di
Studio Ghibli si spoAnna e di Marnie.
sta, con la produzione
Il regista
di Quando c’era MarHiromasa YoneHiromasa
nie, in una dimensiobayashi conduce lo
Yonebayashi
ne più interiore racspettatore a rifletteracconta la
contando la storia di
re, con un’efficace astoria
Anna, una dodicenne
sciuttezza, sulla fraorfana, affetta da a- di due bambine gilità dei legami e sul
sma e da una timi- unite in amicizia naturale sanguigno
dezza eccessiva.
bisogno di avere udal dolore
È estate e la zia, il pa- dell’abbandono na famiglia, di corente tutore di Anna,
struire un legame
sceglie per lei un vilautentico con i prolaggio dell’Hokkaido orientale,
pri genitori. Se con Arrietty Youn posto lontano dalla città, donebayashi aveva affrontato il dove potrà respirare l’aria buona del
lore della morte, la gioia di vivelago, nella casa degli zii, una copre e la paura dell’estinzione, con
pia serena e semplice che vive
Quando c’era Marnie il regista si
della campagna. Anna ha un
conferma, (soprattutto nella comondo interiore ricco e vivace,
struzione della seconda parte del
ma non riesce a volersi bene per
film, più poetica e toccante riquello che è. Il suo unico desidespetto alla prima) nel rivelare la
rio, «che ogni giorno trascorra
solidità delle relazioni che si genormale», è espresso in un tannerano tra le persone che non
zako durante una festa, alla quariescono o hanno timore di avele partecipa senza molta voglia.
re un posto nel mondo. Per bamAnna non ama la gente curiosa e
bini ma anche soprattutto per
leggera e, rendendosi sgarbata,
famiglie, Quando c’era Marnie è
si rifugia nei suoi disegni per eun film da non perdere perché risprimere quel «cerchio magico e
mette al centro, nella nostra
invisibile» che vede nel mondo.
realtà invasa dai social, quel
Il suo posto preferito è vicino a un
mondo interiore, tipico della
acquitrino, dove da lontano osfanciullezza, più ricco e meno
serva una villa abitata da una radifficilmente comunicabile.
gazza, bella ed elegante, Marnie,
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H
ALESSANDRA DE LUCA
settant’anni scoccati lo scorso 26 luglio,
è una vera regina dello schermo. Non solo perché nella sua lunga carriera ha interpretato tre sovrane, Elisabetta I, Elisabetta II (anche a teatro in The audition),
Charlotte (moglie di re Giorgio III) e ha
prestato la voce a quelle dei cartoon Il
Principe d’Egitto e The snow queen. Icona di stile ed eleganza, Helen Mirren, nata Helen Lydia Mironoff da madre inglese e padre russo, trasforma in oro tutti i set che
calpesta, in tutti i film che interpreta, che siano commedie, drammi o “action movie”, dove la sua classe non
è acqua neppure quando imbraccia le armi. “Twin set”
e perle sono invece quelle che indossa in Woman in gold,
il film di Simon Curtis distribuito in ottobre da Eagle,
dove, contando su una sceneggiatura che le riserva battute taglienti ed esilaranti, interpreta un altro personaggio realmente esistito, Maria
Altmann, l’ebrea austriaca che
fuggita negli Usa alla vigila della seconda guerra mondiale
tornò in patria accompagnata
dal giovane avvocato Randol
Schoenberg per chiedere la restituzione di un celebre quadro
di Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer, sottratto alla
sua famiglia di nazisti. La cosa
finì in tribunale, ma alla fine di
Helen Mirren
una lunga battaglia legale la
“Monna Lisa austriaca” che ritrae la zia della Altmann, tornò
«Recitare è l’arte
nelle mani della sua legittima
alla quale dedico
proprietaria. Ora il quadro è esposto alla Neue Galerie di New
la mia vita, un
York. La battaglia di Maria,
modo per riflettere scomparsa nel 2011 a 94 anni,
su me stessa
stava particolarmente a cuore
all’attrice. La famiglia russa di
e trovare il senso
suo padre, esiliata dopo la rivodell’esistenza»
luzione del 1917, ha dovuto lasciarsi tutto alle spalle. «Mio
nonno perse tutto – racconta la
Mirren – fu costretto ad abbandonare la sua casa e a vivere in una stanza con tutta la sua famiglia, cinque persone, mentre mia nonna moriva di cancro allo stomaco. Fortunatamente però, nonostante la brutalità subita
in quegli anni, non furono deportati nei campi di concentramento». Woman in goldè uno di quei film che torna a farti riflettere su pagine di storia dove ancora tanto
c’è da scoprire. «Mi sono preparata al ruolo guardando
filmati su Maria. In pochi conoscono il suo aspetto fisico, e questo mi ha consentito una maggiore libertà. Volevo assomigliarle il più possibile, per questo ho cambiato il colore degli occhi, mi sembrava importante. Maria era sempre perfettamente vestita, non sfoggiava vestiti costosi ma una straordinaria eleganza aristocratica.
Mi sarebbe piaciuto molto conoscerla, anche perché so
che c’è qualcosa di intimo di lei che è impossibile da afferrare. Qualcosa che arriva dalle sue memorie e alla quale ho cercato di avvicinarmi il più possibile».
di William Ross sono affidati alla Filarmonica Arturo Toscanini
diretta da Steven Mercurio, solisti Alice, Tosca, Andrea Obiso,
Morgan, Federico Paciotti e la
partecipazione di Raphael Gualazzi. Immagini originali di Giuseppe Ragazzini, regia di Giampiero Solari. Prossimo appuntamento, il 3 settembre con l’orchestra Filarminca della Scala diretta da Daniel Harding.
A
RITRATTO D’AUTORE. Nel film Helen Mirren interpreta una donna alla ricerca di un dipinto di Klimt
MIRREN
contro i nazisti
La Mirren non è nuova al lavoro su personaggi realmente esistiti, è stata anche Alma Reville, la moglie del
“maestro del brivido” nel biopic Hitchcock diretto da
Sacha Gervasi. «Quando ho interpretato Elisabetta seconda per The queen di Stephen Frears, nonostante abbia vinto un Oscar per questo ruolo, mi sono detta che
non avrei interpretato mai più un personaggio vivente
o ancora viva nella memoria collettiva. Perché non potrai mai essere davvero come la persona che interpreti, è una battaglia con la mediocrità persa in partenza,
e la mediocrità è una cosa che gli attori non possono permettersi. Quando hai a che fare con personaggi che ormai appartengono alla storia come Elisabetta I o Charlotte è più facile. Ma la storia di Maria Altman è così bella e importante che non avrei potuto rinunciarci. Una
storia di giustizia e restituzione, una vicenda umana
che spero resti con il pubblico per sempre. Mi ha molto commosso essere a Vienna, vedere l’edificio dove
Maria ha vissuto, le strade che ha calpestato, le stesse
strade dove tante persone hanno sofferto». Neppure lei
conosceva prima la storia della Altman. «Mi ha insegnato il potere della perseveranza, l’importanza di lottare in un momento in cui tutto sembra perduto, di andare avanti con coraggio. Recitare è l’arte alla quale ho
dedicato la mia vita e così come la scrittura o la pittura,
è un modo per riflettere sulla condizione umana, cer-
care delle risposte e trovare il senso della nostra vita».
Eppure i personaggi storici non smettono di affascinare l’attrice. La rivedremo presto nei panni della famigerata giornalista di gossip Hedda Hopper in Trumbo, il
film che Jay Roach ha dedicato allo sceneggiatore hollywoodiano Dalton Trumbo, inserito nella lista nera
maccartista nel 1940. Ma la ritroveremo con la divisa militare in Eye in the sky di Gavin Hood che racconta di
un’operazione segreta organizzata per catturare un
gruppo di terroristi a Nairobi.
Sposata con il regista Taylor Hackford, conosciuto sul
set de Il sole a mezzanotte, orgogliosa delle rughe perfettamente disegnate sul suo volto («la fascinazione
della mia età e della mia bellezza è noiosa, ma la accetto come parte integrante dell’essere attrice»), la
Mirren alterna il cinema alla tv e al teatro, ed è proprio al palcoscenico che l’attrice non smette mai di
dichiarare pubblicamente il proprio amore. «Dopo una così lunga carriera la paura ancora mi prende alla
gola, anche se con il passare degli anni ho imparato
a tenere un po’ a bada l’ansia. Ma non c’è luogo più
magico e potente di un teatro, soprattutto quando è
vuoto. Adoro camminare sul palco prima dello spettacolo e guardare le poltrone che di lì a poco accoglieranno il mio pubblico».
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