verbale consiglio n.7-2012 - Provincia Regionale di Caltanissetta

Transcript

verbale consiglio n.7-2012 - Provincia Regionale di Caltanissetta
PROVINCIA REGIONALE DI CALTANISSETTA
DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE
Seduta di 1° convocazione
ORIGINALE
n. 7 del 31.01.2012
_______________________________________________________________
OGGETTO: Preliminari – No all’Italia senza le Province – Chiusura della sessione.
_______________________________________________________________
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
ASCIA ALESSANDRA ELISA
MANCUSO MICHELE
MIRISOLA SANTO
PEPE VINCENZO
DELL’UOMINI DIEGO
LA ROSA FRANCESCO
CIRRONE CIPOLLA ALFONSO
BELLANCA SALVUCCIO PIERO
CAPIZZI GIANFRANCO
SORCE GIUSEPPE
PETRALIA GAETANO
CIGNA ROBERTO
SANFILIPPO SALVATORE
14) CUSUMANO ROSARIO EUGENIO
15) CANNIZZO ITALIANO FABRIZIO
16) SCARCIOTTA GIANGRANCO
17) SCORDIO ROCCO GIOVANNI
18) CACIOPPO GIOVANNI
19) LICATA GIUSEPPE LUCA
20) BONURA MARIA GRAZIA TERESA
21) ACCURSO VINCENZO
22) CASCINO VINCENZO
23)DELPOPOLO CARCIOPOLO ANTONINO
24) FERRANTE NATALE
25) D’ARMA SALVATORE ANTONIO
L’anno duemiladodici il giorno trentuno del mese di gennaio alle ore 11.30 in
Caltanissetta e nel Palazzo della Provincia, si è riunito il Consiglio Provinciale, giusta
avviso scritto a firma del Presidente del Consiglio, notificato ai Consiglieri a termini di
legge, per deliberare sugli oggetti iscritti all’ordine del giorno.
Assume la Presidenza il Dott. Michele Mancuso
Partecipa il Segretario Generale Dott.ssa A. Liotta
1
L’anno duemiladodici il giorno trentuno del mese di gennaio, alle ore 11,30, il Presidente del
Consiglio, Dr. Michele Mancuso, invita i Consiglieri presenti in aula, ad iniziare la trattazione
dell’argomento iscritto all’odg, di cui alla determinazione presidenziale n. 3 del 25.01.2012, che di
seguito si trascrive: “No all’Italia senza le Province”.
Effettuato l’appello nominale, per la verifica del numero legale, risultano assenti i Consiglieri:
Bellanca, Bonura, Cirrone Cipolla, Ferrante, Licata, Mirisola, Pepe, Petralia, Scarciotta.
I presenti sono 16.
Partecipano alla seduta l’Assessore Provinciale Avv. Milano, il Sindaco ed il Presidente Consiglio
Comunale di Mazzarino, il Sindaco di Villalba, l’Assessore Comunale al Comune di Caltanissetta,
il Presidente del Consiglio Comunale di Mussomeli.
Il Presidente del Consiglio Dr.Mancuso ringrazia gli ospiti per aver accolto l’invito di partecipare
ad una seduta consiliare nella quale si discute un argomento importante, e sottolinea che le Province
vanno tutelate e riempite di competenze per dare concrete risposte al territorio. E’ del parere che
vanno eliminati tutti gli enti intermedi, che hanno sottratto competenze alla Provincia. Puntualizza
che le Province vanno tutelate, anche perché, sono contenitori di tanti posti di lavoro. Informa che a
questa seduta consiliare oltre alle istituzioni è stata invitata tutta la deputazione provinciale e tutti i
dipendenti provinciali.
Entra il Consigliere Petralia.
L’Assessore Provinciale Avv. Milano, evidenzia che la riforma che prevede l’abolizione delle
province, così come è fatta, vuole raggirare la Costituzione andando a gravare di incombenze le
varie Regioni. Sollecita , chi fa parte dell’UPI e dell’URPS, di fare in modo di portare all’attenzione
dell’opinione pubblica la vera entità del problema; auspica che chi dovrebbe adottare questi
provvedimenti tenga conto che si è in presenza di una forzatura.
Il Sindaco di Mazzarino, ritiene che le Province vanno mantenute in quanto Ente indispensabile per
interloquire con la Regione. Dichiara che il Comune di Mazzarino sosterrà la battaglia per il
mantenimento della Provincia.
Entrano i Consiglieri Licata e Pepe.
L’Assessore Comunale di Caltanissetta Gaetano Angilella sottolinea che il governo nazionale non
può con un tratto di penna cancellare, storia e cultura di un intero territorio e il ruolo della
Provincia, cui spettano importanti funzioni, va certamente tutelato.
Il Consigliere Capizzi, sottolinea che l’abolizione delle Province sarebbe un danno perché non si
tiene conto delle reali esigenze del territorio; si chiede come potranno i Comuni assorbire le tante
competenze sovracomunali. Precisa che, a suo parere, vanno tagliate tutte le somme che vengono
spese per consulenti e per mantenere i vari enti intermedi.
Il Consigliere Del Popolo Carciopolo, così si esprime:
Ho letto con attenzione l’appello lanciato dall’UPI sulla necessità di riaprire un confronto sulla
legge n.241/2011 e sugli effetti che avrà sulle Province e sugli assetti istituzionali e, per questo,
desidero ringraziare il Presidente Castiglione e tutto il Direttivo UPI per aver sollevato una
questione di interesse generale che merita di essere affrontata, senza demagogia. Io, per primo,
credo che le istituzioni abbiano bisogno di una seria riforma per essere all'altezza dei cambiamenti
del nostro tempo e per recuperare la fiducia dei cittadini. Di fronte a quest’esigenza, tutte le
articolazioni dello Stato devono sentirsi in discussione, a partire dalle Province. Fino ad oggi,
purtroppo, il percorso scelto non è stato quello della grande riforma, ma un susseguirsi di norme
“pasticciate”, tese a “lisciare il pelo” all'antipolitica. Negli ultimi anni lo hanno fatto tutti i governi,
anche quello guidato da Mario Monti che, su altre materie, ha dimostrato coraggio e lungimiranza,
mentre sulla questione delle Province il decreto presentato, poi convertito in legge, risulta
improvvisato e con pesanti dubbi di costituzionalità. Con la legge 241/2011, infatti, si trasformano
le Province in enti di secondo grado con competenze non chiare e si rimanda a tre successive leggi,
due dello Stato e una della Regione, da approvare entro il 2012. Queste nuove norme dovrebbero
2
definire il sistema elettorale e la riallocazione delle competenze delle attuali Province verso i
Comuni e le regioni. La nuova normativa nazionale non semplifica le istituzioni, ma si limita a
trasformare le Province da enti i cui organi sono eletti dai cittadini a soggetti i cui rappresentanti
saranno indicati dai Comuni, senza passare dalle urne, riducendo la partecipazione e rendendone
meno trasparente l’attività. Con questo sistema si rischiano fenomeni di spartizione e la riduzione
della qualità dell’operato del nuovo ente. L’altro nodo riguarda i tanto “sbandierati” risparmi che
l’abolizione delle Province apporterebbe e che, come dicono studi autorevoli, compresa la relazione
tecnica del governo, nella migliore delle ipotesi si attesterebbero a ben poca cosa."Uno studio della
Bocconi dimostra che con l'abolizione delle province aumenteranno i costi per i cittadini dal 10 al
25 per cento di quello attuale. Temo sia come l'osso gettato al cane che abbaia per non toccare i veri
centri di potere, che nessuno ha il coraggio di toccare: parlamentari, regioni,
Consorzi,ATO,municipalizzate. Dobbiamo pensare anche ai dipendenti che si trovano ad operare in
un contesto di grande incertezza e che rischiano di essere posti in mobilità. Il dibattito deve portare
ad una riorganizzazione delle province, che deve soprattutto eliminare gli enti intermedi
strumentali. Non rimarrei un minuto di più in un ente se ritenessi che fosse inutile".
L’altro rischio insito nella legge è che le competenze delle Province, se frammentate tra Comuni,
moltiplichino i costi a carico della collettività. Pensiamo alla divisione in tante gestioni comunali
delle strade provinciali, oggi gestite unitariamente dalla Provincia. A ciò si aggiunge l’operazione
ipotizzata in alcuni ambienti sul trasferimento alla Regione della maggior parte delle deleghe
provinciali . Se questo quadro si realizzasse, ai Comuni passerebbero funzioni meramente
gestionali, come asfaltature o tagli erba, mentre Palermo diventerebbe il centro decisionale delle
politiche strategiche sul futuro dei nostri territori. In questo modo si prefigurerebbe uno
svuotamento delle realtà locali a fronte di una concentrazione politica e burocratica sul livello
regionale.Come si vede, il caos regna sovrano e sono molti quelli che, “a microfoni spenti”, già si
dicono consapevoli del fatto che difficilmente si possa fare a meno di un’istituzione di area vasta.
La mediazione che si paventa con il superamento delle Province, quali istituzioni elettive sostituite
da enti di secondo grado più o meno con medesime funzioni, provocherebbe non solo incertezza
istituzionale, ma peggioramento della funzionalità dell’ente, risparmi effimeri e forti disagi ai
cittadini. ÌPer quanto riguarda la Regione Sicilia, assistiamo ad un susseguirsi di “PROCLAMI” che
partono dal Presidente della Regione e che vanno a finire a “COMUNICATI”, a PROPOSTE DI
LEGGE” che provengono dalle diverse anime dei Partiti e che contribuiscono a complicare
ulteriormente il problema con conseguente confusione generale.Si aggiunge il “silenzio” dei nostri
deputati regionali che, a mio giudizio, assistono “passivi” al susseguirsi di questi proclami,
comunicati e disegni di legge e che non sono in grado di elaborare proposte. Quale potrebbe essere
la soluzione? A mio avviso è fondamentale correggere l’iter attualmente in corso, riconoscendo che
di un ente di area vasta c’è bisogno e attorno a questo presupposto lavorare per migliorare
l’architettura istituzionale. In particolare, occorre ripristinare l’elezione diretta da parte dei cittadini
degli organi delle Province; aggregare sulle Province tutte le funzioni di area vasta, oggi
frammentate in altri enti (Ato, autorità di bacino, consorzi). “È importante che si sappia che cosa
significa, in termini di servizi al cittadino, abolire un ente come la Provincia , la nostra non è una
difesa a oltranza, ma una richiesta di confronto e di ridisegno di tutte le autonomie locali e delle
loro funzioni, in modo da ottenere un miglioramento dei servizi e un risparmio vero sulla spesa
pubblica”.E’, inoltre, importante riordinare la filiera delle competenze orientandosi sul principio
della competenza esclusiva, superando frammentazioni e sovrapposizioni. Infine, è necessario
istituire le Città metropolitane, previste dalla Costituzione, e ridisegnare le aree vaste, secondo
parametri economici, sociali e territoriali. Con queste innovazioni si modernizzerebbero le
istituzioni, si ridurrebbe la burocrazia e si otterrebbero risparmi reali. In questo quadro di estrema
incertezza:
1. Auspico che il Parlamento riesca a sviluppare rapidamente una discussione su questa
materia
3
E che presso la Prima Commissione dell’ARS si possa costruire una cabina di regia dove
potrà finalmente essere partorita una Legge che recepisca le proposte dell’UPI, potenziando
le competenze delle Province.
E allora finisco con l’affermare:” IO NON CI STO, IO NON CI STO “all’Italia senza Provincia”:
ci sarebbero meno garanzie democratiche, diminuirebbe l’identità locale, le istituzioni si
allontanerebbero dai cittadini”.
"Questa mia non è una difesa corporativa, ma una difesa della democrazia”;
Oggi in questa aula consiliare non facciamo battaglie contro i mulini a vento, Vogliamo solo dare il
nostro contributo ed essere protagonisti del cambiamento, per il bene del nostro territorio”.Penso
che ancora vi sono i margini per far comprendere meglio il mantenimento di certe funzioni e i
correttivi da apportare, mentre i ricorsi alla Corte Costituzionale restano l'ultima spiaggia. Grazie.
Il Consigliere Fabrizio Cannizzo, condivide in pieno il documento predisposto dall’UPI ed è del
parere di intraprendere una forte mobilitazione di protesta per contrastare l’abolizione delle
Province.
Il Consigliere D’Arma, critica la classe politica regionale incapace di affrontare l’attuale crisi ed
evitare i reali sprechi come quelli degli Enti intermedi. Precisa che l’abolizione delle Province
significherebbe l’eliminazione di una rappresentanza democratica, che a suo parere, va tutelata nei
confronti di chi vuol smantellare tutto per avere più potere.
Il Presidente del Consiglio di Mussomeli, evidenzia che i media nazionali hanno fatto apparire le
province come Enti inutili ed il male di tutto; propone di elaborare un odg parallelo a quello
dell’UPI, da sottoporre all’approvazione di tutti i consigli comunali del territorio.
Il Consigliere Cusumano, lamenta l’assenza della deputazione provinciale e di molti sindaci della
provincia; ritiene ciò grave, perché è un segnale di mancanza di percezione della gravità del
problema, sul quale c’e il rischio di un forte calo di attenzione. Sottolinea che i veri sprechi non si
hanno con il mantenimento delle Province bensì con il mantenimento dei settemila Enti intermedi
nei quali ci sono 24.000 persone nei consigli di amministrazione.
Non avendo altri chiesto di intervenire effettuato l’appello nominale, per poter validamente
deliberare, risultano assenti i Consiglieri: Accurso, Ascia, Bellanca, Bonura, Cigna, Cirrone Cipolla,
Ferrante, La Rosa, Mirisola, Sanfilippo, Scarciotta, Scordio.
I presenti sono tredici.
Messo a votazione palese l’odg predisposto dall’UPI che di seguito si trascrive:
Il Consiglio provinciale,
riunitosi il 31 gennaio 2012
Premesso
che la grave situazione economica e finanziaria impone che tutte le istituzioni si facciano carico
dell’equilibrio dei conti pubblici e, allo stesso tempo, di rilanciare la crescita del Paese;
che solo attraverso l’impegno e il concorso di tutte le istituzioni della Repubblica è possibile
coniugare risanamento, equità e crescita in una prospettiva di coesione sociale e territoriale;
che l’Italia ha oggi bisogno di un profondo processo di riordino istituzionale con un percorso di
riduzione degli sprechi nella spesa;
che il Parlamento il 28 dicembre 2011 ha approvato in via definitiva la legge di conversione del
decreto legge 201/2011 che contiene, nell’art. 23, commi 14 – 22, disposizioni che prefigurano uno
svuotamento dell’istituzione Provincia, fino alla scomparsa della stessa;
Considerato
che il Governo ha definito e varato norme che impattano direttamente su istituzioni che sono
previste come elementi costitutivi della Repubblica dalla Costituzione senza prevedere, anzi
4
volutamente escludendo, qualunque forma di confronto e preventiva condivisione con i
rappresentanti delle Province;
che l’articolo 23, commi 14 – 22, dal punto di vista del merito, è palesemente in contrasto con i
principi e le disposizioni costituzionali che disciplinano i rapporti tra lo Stato e le autonomie
territoriali ed, in particolare, gli articoli 5, 114, 117 (comma 2, lettera p) e comma 6), 118 e 119
della Costituzione ed è, altresì, incongruente con i principi generali e con la disciplina degli enti
locali del nostro ordinamento;
che la norma, lungi dal consentire risparmi - come indicato espressamente dalle relazioni tecniche
della Camera e del Senato, che non hanno ritenuto di potere quantificare alcuna cifra dai risultati
delle misure stesse - produce notevoli costi aggiuntivi per lo Stato e per la Pubblica
amministrazione, ingenera caos nel sistema delle autonomie e conseguenze pesanti per lo sviluppo
dei territori;
che la norma non tiene minimamente in conto dell’aumento della spesa pubblica, pari ad almeno il
25% in più, che si avrebbe dal passaggio del personale delle Province (56.000 unità) alle Regioni o
dal trasferimento di competenze di area vasta ai Comuni;
che il decreto non considera l’impatto che il trasferimento delle funzioni e delle risorse oggi gestite
dalle Province (12 miliardi di euro secondo gli ultimi dati del Siope) avrà sui bilanci e
sull’organizzazione delle Regioni e dei Comuni già oggi gravati dalle difficili condizioni di
sostenibilità del loro patto di stabilità;
che il decreto non considera la difficoltà a computare e trasferire il patrimonio e il demanio delle
Province: 125.000 chilometri di strade, oltre 5.000 edifici scolastici, 550 centri per l’impiego, sedi,
edifici storici, partecipazioni azionarie dotazioni strumentali, ecc.;
che la norma impone una modifica della normativa tributaria, poiché le entrate tributarie,
patrimoniali e proprie delle Province dovranno passare in quota parte a Regioni e Comuni per
garantire il finanziamento delle funzioni, proprio nel momento in cui si stanno verificando le
condizioni per il passaggio dalla spesa storica ai fabbisogni standard nelle Province attraverso
l’attuazione delle norme sul federalismo fiscale;
che la norma avrà effetti devastanti sulle economie locali, poiché produrrà il blocco totale degli
investimenti programmati e in corso delle Province, perché i mutui contratti dalle Province, nei casi
in cui questo fosse possibile, dovrebbero essere spostati alle Regioni o alle altre amministrazioni
locali, e che ostacolerà i diversi progetti, anche pluriennali, finanziati dai fondi strutturali Ue o da
sponsor o fondazioni bancarie in cui sono impegnate le Province, con il serio rischio di
interrompere la gestione delle attività e dei connessi importantissimi flussi di spesa;
approva il presente Ordine del giorno.
Le Province richiedono unitariamente alle Regioni di promuovere i ricorsi di fronte alla Corte
Costituzionale, per fare dichiarare l’incostituzionalità delle disposizioni contenute nell’art. 23,
commi 14 – 21, del decreto legge 201/2011 che violano i principi costituzionali di autonomia e
democrazia e sono in contrasto con la forma di stato prevista dal titolo V, parte II, della
Costituzione.
Le Province richiedono unitariamente al Governo e al Parlamento di approvare una riforma
organica delle istituzioni di governo di area vasta che sia basata sulle seguenti priorità:
1. Intervento immediato di razionalizzazione delle Province attraverso la riduzione del numero delle
amministrazioni: la razionalizzazione dovrà essere effettuata in ambito regionale, con la previsione
di accorpamenti tra
Province, mantenendo comunque saldo il principio democratico della rappresentanza dei territori,
con organi di governo eletti dai cittadini e non nominati dai partiti.
2. Ridefinizione e razionalizzazione delle funzioni delle Province, in modo da lasciare in capo alle
Province esclusivamente le funzioni di area vasta.
5
3. Eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono
impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette
previste dalla Costituzione.
4. Istituzione delle Città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane.
5. Riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato, legato al riordino delle Province.
6. Destinazione dei risparmi conseguiti con il riordino degli enti di area vasta ad un fondo speciale
per il rilancio degli investimenti degli enti locali.
Per conseguire questi obiettivi le Province individuano i seguenti strumenti:
l’approvazione urgente di un una norma - nella legge di conversione del Decreto Legge 29
dicembre 2011, n. 216 “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative” - che superi l’ipotesi
del commissariamento delle Province che dovrebbero andare al voto nella primavera del 2012 e che
consenta di prorogare la scadenza degli organi democraticamente eletti fino all’approvazione di una
riforma organica delle Province.
l’immediata approvazione della Carta delle Autonomie, inspiegabilmente bloccata al Senato,
per definire “chi fa che cosa” ed eliminare i costi e le disfunzioni prodotti dalle duplicazioni delle
funzioni e per razionalizzare l’intero sistema istituzionale locale, in attuazione dei principi previsti
dal nuovo Titolo V, parte II, della Costituzione;
la rapida approvazione delle proposte di riforma costituzionale attualmente depositate presso la
Camera dei Deputati sul riordino delle Province e delle Città metropolitane, per assegnare alle
Regioni un ruolo centrale nel dimensionamento di tutte le istituzioni territoriali.
Il Consiglio provinciale
dice no ad un’Italia senza Provincia perché:
Ci sarebbero meno garanzie democratiche.
Verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole.
Diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura.
Le Istituzioni si allontanerebbero dai cittadini.
Il Consiglio provinciale chiede:
ai Parlamentari del territorio di farsi promotori in Parlamento di iniziative volte a garantire
l’esistenza delle Province intese come strumento di partecipazione democratica dei cittadini nel
governo del territorio;
alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l’abolizione o allo svuotamento delle Province,
per tutelare le persone che ci lavorano;
Alle forze economico-sociali di mobilitarsi per ristabilire un punto di riferimento istituzionale
certo nel territorio, per garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo locale.
Ai cittadini tutti, agli uomini di cultura, alle associazioni e ai gruppi di volontariato di
manifestare il loro amore per il territorio, opponendosi all’abolizione o allo svuotamento delle
nostre Province, o alla loro trasformazione in enti nominati dai partiti e non eletti direttamente dal
popolo.
Lo stesso viene approvato all’unanimità ( 13 voti favorevoli).
Il Presidente del Consiglio, esauritesi gli argomenti iscritti all’odg, ringrazia i presenti in aula per
essere intervenuti, scioglie la seduta e dichiara chiusa la sessione.
Sono le ore 12.35.
6
Letto, approvato, sottoscritto
IL PRESIDENTE
F.to Mancuso
IL CONSIGLIERE ANZIANO
IL SEGRETARIO GENERALE
F.to Pepe
F.to Liotta
Certificato di Pubblicazione
Visto l’attestato del responsabile della tenuta dell’Albo Pretorio on-line si certifica che una copia
del presente atto è pubblicata all’Albo Pretorio per giorni 15 dal 10.02.2012 al 24.02.2012 e contro
di essa non sono state prodotte opposizioni.
Caltanissetta lì 27.02.2012
Il Segretario Generale
7