ANICA SCENARIO

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ANICA SCENARIO
ANICA
ANICA SCENARIO
04/07/2014 Avvenire - Campania
Le stragi naziste del '43 diventano un docufilm
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04/07/2014 Corriere della Sera - Roma
C'era una volta un paese intero I 90 anni di «Luce» in mostra
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04/07/2014 Corriere della Sera - Roma
Mediterraneo, mare di cinema Dalla Palestina all'Italia
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04/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
LOCARNO A Agnès Varda il Pardo d'onore
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04/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
Transfer giapponese nell'antica Roma
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04/07/2014 Il Messaggero - Umbria
Film della Cavani, sabato ciak ai provini
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04/07/2014 Il Messaggero - Umbria
Montone come Cannesall'Umbria film festival
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04/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
Silvio Muccino «Io, truffatore e guru racconto i pericoli del web»
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04/07/2014 Il Piccolo di Trieste - Nazionale
Claudio Amendola a ShorTS «Da regista scopro il curling»
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04/07/2014 Il Tempo - Roma
Novant'anni dell'Istituto Luce custode delle memorie d'Italia
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04/07/2014 Il Venerdi di Repubblica
PER DOUGLAS E N È BUONA LA TERZA (ETÀ)
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04/07/2014 Il Venerdi di Repubblica
Qui l'ultima parola è di Terry GiUiam
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04/07/2014 L'Espresso
gollum cioè serkis
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04/07/2014 La Repubblica - Roma
L'Istituto Luce
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04/07/2014 La Repubblica - TrovaRoma
Un "mare" di cinema
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04/07/2014 La Repubblica - TrovaRoma
COMPAGNI DI COLLEGE INVIDIE E RIVALITÀ' DIETRO L£ APPARENZE
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04/07/2014 La Sicilia - Nazionale
"La buca" di Ciprì applausi al film con Castellitto e Papaleo
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04/07/2014 La Stampa - Nazionale
Nespolo: Franceschini vuole un museo del cinema a Roma? Inutile doppione con
Torino"
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ANICA SCENARIO
18 articoli
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Avvenire - Campania
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(diffusione:105812, tiratura:151233)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
«Nei mesi tra il primo ottobre '43 e il 15 febbraio '44 la provincia di Caserta è stata lo scenario di massicci
bombardamenti»
Le stragi naziste del '43 diventano un docufilm
L'Alto Casertano si è trasformato in un set cinematografico per girare le scene del film documentario del
regista Gianfrancesco sui massacri nazisti avvenuti in tutta la provincia
ADELE CONSOLA
In questi mesi l'Alto Casertano si è trasformato in un set cinematografico per girare le scene del film
documentario del regista Luca Gianfrancesco sulle stragi naziste nel Casertano nell'autunno del 1943.
Domenica 22 giugno sono cominciate le riprese a Presenzano. Questo dopo che già le comunità di Mignano
Montelungo, centro e la frazione Caspoli, Vairano Patenora e San Pietro Infine hanno accolto tutto il cast, che
domani farà tappa a San felice, frazione di Pietravairano, per poi concludere l'avventura il 12 luglio a Conca
della Campania. A Pietravairano sarà presente anche Graziella Di Gasparro, figlia di una delle vittime della
strage di Cave di Conca della Campania, ovvero quella che si ricostruirà per le riprese. Dai suoi ricordi si
trasse spunto, nel 2002, per l'ideazione della mostra fotografica e documentaria «Erba Rossa» (per il colore
del sangue delle vittime di cui l'era era intrisa) che ha riaperto questa pagina dimenticata di storia casertana.
Un pezzo importante del territorio casertano ha avuto in questi mesi i riflettori puntati per ripercorrere gli
episodi più cruenti della nostra storia, basti pensare che la provincia di Caserta fu seconda, in quanto a
vittime civili, solo a quella di Arezzo. E da qui il titolo «Terra Bruciata!», legato alla strategia di guerra secondo
la quale le truppe in ritirata avevano ordini di distruggere ogni cosa, di fare terra bruciata, appunto. Quegli
ordini che per forza di cose crearono distruzione tra la popolazione civile, facendo registrare nel raggio di
pochi chilometri la morte di 1000 civili e la devastazione di tutto intorno. Fondamentale, per le ricostruzioni
storiche documentarie, il contributo degli studiosi Felicio Corvese e Giuseppe Angelone. «Abbiamo rivalutato
quei luoghi che sono stati lo scenario di quel tragico autunno. Sotto questo punto di vista quello che è
accaduto in provincia di Caserta è stato bypassato, - ha dichiarato Giuseppe Angelone, docente alla Sun ma nei mesi tra il primo ottobre '43 e il 15 febbraio '44 la provincia di Caserta diventa un laboratorio della
violenza non solo dall'alto, anglo-americana, con massicci bombardamenti ma soprattutto della violenza a
danno della popolazione civile da parte delle truppe naziste». «Una straordinaria accoglienza, innanzitutto»
questa la risposta immediata del regista alla domanda che sperava proprio in questa risposta. Lo abbiamo
incontrato a Vairano Patenora, alle prese con il suo carrello mentre piazzava la macchina da presa per
immortalare la marcia dei soldati tedeschi, oltretutto nel suo paese d'origine.
Foto: Un momento delle riprese sul set del film «Terra bruciata»
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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Corriere della Sera - Roma
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Vittoriano «L'immaginario italiano» nei film e nelle foto dell'Istituto nato nel 1924
C'era una volta un paese intero I 90 anni di «Luce» in mostra
Penso che a Cinecittà debba nascere un grande museo del cinema italiano, un luogo multimediale e attrattivo
anche per i giovani
Edoardo Sassi
Ha visitato la mostra, il ministro Dario Franceschini - peraltro bella e suggestiva - e ne ha approfittato per dire
la sua su un tema importante: «Penso che a Cinecittà debba nascere un grande museo del cinema italiano».
La sortita del titolare dei Beni culturali del governo Renzi, ieri mattina, è in linea con il titolo e l'argomento
dell'esposizione aperta da oggi al pubblico nel Complesso del Vittoriano: «Luce - L'immaginario italiano»,
rassegna posta sotto l'alto patronato del presidente della Repubblica che celebra i 90 anni dalla fondazione
dell'Istituto Luce con un'ampia selezione di filmati, foto e altro materiale di repertorio (fino al 21 settembre, tel.
06.6780664, tutti i giorni 10.30-21.30).
«Penso - ha anche ribadito il ministro dopo aver visitato l'esposizione - che a Cinecittà ci possa essere un
luogo in cui, a fianco della storia dell'Istituto Luce e delle Teche Rai, si conservi permanentemente la
memoria del cinema italiano. Il museo del cinema a Torino parla del cinema di tutto il mondo. Credo ci sia
invece bisogno di un luogo multimediale, attrattivo anche per i giovani, in cui si racconti la meravigliosa storia
del cinema nazionale. E un museo del cinema italiano non può che essere a Cinecittà, luogo in cui il nostro
cinema è nato».
La mostra, dunque (che peraltro, sempre stando a quanto detto ieri da Franceschini, «troverà spazio anche
all'Expo di Milano, poi sarà permanente a Cinecittà»): si tratta di un suggestivo «C'era una volta l'Italia», una
sorta di immenso affresco-ritratto della nazione attraverso una selezione di straordinarie immagini e video
conservate negli archivi dell'Istituto fondato nel 1924 come «L'Unione Cinematografica Educativa», da cui
l'acronimo Luce, con il compito di documentare e raccontare storia e attualità del Paese.
Dal 2013 questo patrimonio - decine di migliaia di pellicole e tre milioni di foto, compresa la produzione di una
monumentale Storia d'Italia del XX secolo , realizzata da Folco Quilici (regia) e Renzo De Felice - è nel
registro Memory of the World dell'Unesco. E da questo patrimonio i curatori della rassegna, Gabriele D'Autilia
e Roland Sejko, hanno «pescato» per allestire un percorso scenografico, multimediale ed emozionante per
chiunque questi ricordi voglia ripercorrerli con la potenza evocativa delle testimoniante del passato, dagli anni
Venti in poi. Fatta la tara da qualche difetto tecnico (la copresenza nel percorso di troppi «sonori» che
tendono a sovrapporsi, scarsezza di didascalie e l'assenza dell'indice dei nomi nel libro-catalogo) e dalla forte
ma non esclusiva componente propagandistica dei materiali (quelli d'epoca fascista, ma non solo) il percorso,
scandito in ordine tematico/cronologico, oltre che interessante risulta a volte perfino struggente, come può
esserlo un vecchio album di famiglia; un allestimento costruito come una scenografica gigantesca
installazione, capace di restituire via via un mondo sparito di storie, volti, luoghi; la grande Storia (spesso
indirizzata a fini propagandistici), ma anche la cronaca: l'Italia dei venti di guerra, degli esercizi ginnici col
cerchio, degli sventramenti, del quotidiano, della Liberazione, della fame, del boom, dell'inaugurazione di
strade e autostrade, l'Italia di suore, zie, trattorie, vicoli, lambrette, di miss con le ascelle non depilate e di
Hollywood sul Tevere (retrospettive di film accompagnano la mostra, info: www.cinecitta.com).
Un come eravamo d'impatto quindi, con immagini a volte proiettate su schermi di sei metri e che non tralascia
quasi nulla, a partire dall'importanza dell'audiovisivo come strumento didattico, oltre che di regime. Fu infatti
grazie a questi filmati, e lo mostra lo spiega, se un contadino del sud degli anni Venti potè per la prima volta
vedere Venezia o la savana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Sopra: Mussolini nell'Agro Pontino. In alto, da sinistra: lido di Ostia, Aldo Fabrizi, Pio XII (foto Luce,
particolari)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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04/07/2014
Corriere della Sera - Roma
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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La rassegna Fino all'11 luglio i concorsi, le anteprime e gli incontri. Presidente della giuria Dacia Maraini
Mediterraneo, mare di cinema Dalla Palestina all'Italia
Al via il MedFilm festival con l'egiziano «Factory girl»
Stefania Ulivi
I film raccontano storie, ma spesso contribuiscono a scrivere la storia. Un buon punto di osservazione del
fenomeno è - da oggi fino all'11 luglio - il MedFilm festival, ospitato alla Casa del cinema e al Maxxi. La
rassegna dedicata alle cinematografie dei Paesi del Mediterraneo compie vent'anni e si presenta un
programma molto ricco.
Film come Omar del regista palestinese Hany Abu-Assad con Waleed Zuaiter, Adam Bakri, Samer Bisharat,
candidato agli Oscar 2014 come miglior opera straniera. Ha vinto, com'è noto La grande bellezza di Paolo
Sorrentino, ma Omar (in programma domenica alle 21.30) si è portato a casa un riconoscimento storico per la
Palestina che risultava come paese di provenienza. Non era mai successo prima. Nel 2006, Paradise now
sempre di Hany Abu-Assad era stato registrato per i «Territori palestinesi». Nel 2002 l'Academy Awards
aveva rifiutato la candidatura di Intervento divino di Elia Suleiman con al motivazione che la Palestina non era
una nazione. Omar - girato a gira tra Nablus, Nazareth e Bisan, realizzato interamente, come ha fatto notare
il regista, con soldi e professionalità palestinesi - ha per protagonista un ragazzo che vive in Cisgiordania, di
professione fornaio, che non esita a superare il muro di separazione per andare a trovare Nadia. Con il
fratello di lei Tareq e un terzo amico partecipano clandestinamente alla lotta per la liberazione della Palestina
Quando sarà arrestato dalla polizia israeliana, perché coinvolto nell'uccisione di un soldato, dopo aver
resistito alla tortura dovrà scegliere tra il carcere a vita o la collaborazione.
Ad aprire il festival stasera l'anteprima europea di Factory girl che il regista Mohamed Khan (che sarà
presente in sala con il produttore) ha scritto con la moglie Wessam Soliman. Parabola sulla difficile strada
verso l'emancipazione femminile in Egitto attraverso la figura della giovane operaia del Cairo Hiyam (Yasmin
Raeis) che si batte contro le regole patriarcali e il rigidissimo codice morale.
A chiudere, l'11, sarà Eastern boys di Robin Campillo, già sceneggiatore di Laurent Cantent. Il film, passato
in Orizzonti a Venezia 2013 si concentra sulla vita agra di un gruppo di giovani immigrati clandestini che
fanno base alla Gare du Nord di Parigi.
È l'Italia, quest'anno, il Paese ospite d'onore, per la prima volta. Dodici i titoli in vetrina, tre lungometraggi, die
documentari, sei corti. Il Premio alla carriera va a Mario Martone. Lo ritirerà domani quando alla Casa del
cinema passerà il suo affresco risorgimentale Noi credevamo . Tra gli altri film proposti, La mia classe di
Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea. Tra i doc Brasimone di Riccardo Palladino e Il futuro è troppo
grande di Giusy Bucchieri e Michele Citoni. Tra i corti Cuore nero , Alle corde , A passo d'uomo e Recuiem .
Uno degli omaggi della sezione Med20 ha come protagonista il regista corso Paul Vecchialiche porta a Roma
due anteprime internazioanli, Faux accords e La Cérémonie , oltre al suo classico del 1979 Corps a Coeur.
Omaggi anche per il marocchino Daoud Aoulad-Syad con En attendent Pasolini il doc del 2007, lo sloveno
Karpo Godina (The Raft of Meduse e il corto The Litany of Happy people ) oltre al già citato Hany Abu-Assad.
Otto i film in concorso giudicati dalla giuria diretta da Dacia Maraini con Steve Della Casa, Iaia Forte,
Giovanni Fasanella e Marco Simon Puccioni. Dalla Siria Ladder to Damascus del veterano Mohamed Malas,
per l'Italia Edoardo Winspeare con In grazia di Dio , dalla Grecia il noir Stratos di Yannis Economides. E, poi,
Seaburners dell'esordiente turca Melisa Öne, l'algerino Bloody Beans di Narimane Mari, e sulla guerra in
Algeria, le commedie Stable Unstable del libanese Mahmoud Hojeiji e Challat of Tunis della tunisina Kaouther
Ben Hania. Dieci i titoli nel concorso riservato ai doc, curato da Gianfranco Pennone: da segnalare Corpo a
corpo di Mario Brenta e Karine de Villers (costruito sulle prove dello spettacolo di Pippo Delbono) Cairo Driv
e, Once Upon a Time e Birds of september . In giuria Valentina Carnelutti, Franco Arminio e Antonio
Pettinelli.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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Corriere della Sera - Roma
Pag. 15
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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L'11 luglio, al Maxxi, consegna del premio Koiné 2014 a Padre Giovanni La Manna, presidente del Centro
Astalli.
Info: www.medfilmfestival.org
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Foto: Nella foto grande una scena di «Omar». Dall'alto, «Factory Girl», «Noi credevamo» e «Cairo Drive»
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04/07/2014
Il Manifesto - Ed. Nazionale
Pag. 15
(diffusione:24728, tiratura:83923)
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LOCARNO
LOCARNO A Agnès Varda il Pardo d'onore
La regista francese Agnès Varda sarà premiata durante il 67° Festival del film Locarno (6 - 16 agosto) con il
Pardo d'onore. L'omaggio che Locarno le dedica sarà accompagnato dalla proiezione di una selezione di suoi
film: i lungometraggi «Cleo dalle 5 alle 7» («Cléo de 5 à 7», 1962), «Les Créatures» (1966), «Lions Love»
(...and Lies) (1969), «Documenteur» (1981), «Senza tetto né legge» («Sans toit ni loi», 1985), «Les glaneurs
et la glaneuse» (2000) e «Les Plages d'Agnès» (2008), il cortometraggio «Oncle Yanco» (1967), nonché i
cinque episodi della serie televisiva «Agnès de ci de là Varda» (2011). Gli spettatori del Festival avranno
inoltre la possibilità di incontrare Agnès Varda durante una discussione pubblica. Carlo Chatrian, direttore
artistico del Festival, si dice: «Particolarmente felice di accogliere Agnès Varda a Locarno e di poter
ripercorrerne la carriera. Narratrice e testimone di tanti fermenti che hanno attraversato il XX secolo, ha fatto
della ricerca linguistica e della libertà formale la sua regola».
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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04/07/2014
Il Manifesto - Ed. Nazionale
Pag. 15
(diffusione:24728, tiratura:83923)
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COMMEDIA
Transfer giapponese nell'antica Roma
Tratto dal manga di Yamakazi Mari il film è all'insegna di un umorismo di grana grossa
THERMAE ROMAE DI HIDEKI TAKEUCHI, CON CON HIROSHI ABE, AYA UETO, GIAPPONE 2012
Giona A. Nazzaro
Paradosso temporale amore mio. Nel segno di un sincretismo tipicamente nipponico, in grado di
cortocircuitare distanze e culture, Storia (quella con la maiuscola) e omaggi trasversali alla pop culture più
sfrenata, Thermae Romae è stato un vero e proprio caso in patria. Tratto dal manga di Yamakazi Mari,
diventato un anime nel 2012, Terumae Romae, questa la trasposizione fonetica dell'originale nipponico,
adattato per il grande schermo, il film si è rivelato un successo superiore alle previsioni. Al punto da
ipotizzare, come per ogni prodotto seriale che si rispetti, ben due sequel.
Distribuito dalla Tucker, il film di Hideki Takeuchi è un esempio perfetto di umorismo nipponico
completamente sopra e sotto le righe. La premessa, degna dei Vanzina visionari di A spasso nel tempo, vede
un romano, Lucius Modestus, costruttore di terme che fatica a stare al passo con le esigenze patrizie dei suoi
committenti, risucchiato da una vasca e rispuntare nel Giappone contemporaneo. Incurante della legge non
scritta che tutti i viaggiatori spazio-temporali rispettano, ossia non lacerare il continuum storico, accumula
esperienze e informazioni che sfrutterà una volta ritornato a casa.
A ben vedere Thermae Romae funziona come il modesto I visitatori, sfruttando in chiave comica l'incongruità
di personaggi estrapolati in maniera pretestuosa dal proprio contesto. La marcia in più del film di Hideki
Takeuchi, se si vuole, è data dalla possibilità di osservare il mondo dell'antica Roma attraverso uno sguardo
schiettamente esotico. Per una volta siamo «noi» gli osservati e scrutati dallo sguardo altrui. Realizzato a
Cinecittà, il film è all'insegna di un umorismo di grana grossa, fondato su gag corporali, doppi sensi che non
sempre centrano il bersaglio e un repertorio ampio di smorfie, il film si fa beffe dello specifico culturale sia
romano che nipponico. A volerlo leggere in controluce, non si fatica a notare una sorta di nostalgia
«culturale» nei confronti di un complesso di valori immaginato come portatore di senso e direzione ma
assente nel mondo contemporaneo. Il fuoco di fila di trovate surreali funziona in realtà come una sorta di
esorcismo nei confronti di un mondo, il nostro, che si fatica a comprendere. L'evidente metafora delle vasche
comunicanti, dal Giappone a Roma antica, si offre come possibile transfert salvifico che nella risata un po'
sgraziata trova il modo di ipotizzare una reinvenzione dei valori.
Ed è proprio nel gioco insistito degli stereotipi etnici, con il divo Horishi Abe che posa da romano, ossia un
romano visto da un giapponese che immagina un romano, che tali prospettive rovesciate rivelano la loro
natura ideologica di gioco che, purtroppo, sovente si presenta con il fiato corto. Il problema di fondo del film è
che tentando di portare sullo schermo l'umorismo e l'agilità del manga di provenienza, senza avere riflettuto a
sufficienza sulla diversa valenza ritmica del taglio delle inquadrature sulla carta e sullo schermo, Hideki
Takeuchi ha tentato un'operazione riuscita però infinitamente meglio a Hideaki Anno con Cutie Honey, tanto
per fare un esempio, o a Tetsuya Nakashima con Kamikaze Girls.
Thermae Romae, se non altro, funziona come valido viatico verso una produzione cinematografica ancora
largamente ignota ai frequentatori delle sale cinematografiche italiane, oltre che esempio di un sentire e di
un'estetica sdoganata da otaku, fan e devoti di cose nipponiche.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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04/07/2014
Il Messaggero - Umbria
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(diffusione:210842, tiratura:295190)
LE RIPRESE
Provini al via per le aspiranti comparse del film su San Francesco diretto da Liliana Cavani che verrà girato a
Spoleto nelle prossime settimane: la selezione dei figuranti verrà effettuata domani dalle 9.30 alle 13 e dalle
14 alle 17 al Palarota di piazza d'Armi. Le riprese inizieranno invece dalla seconda metà di luglio.
D'altra parte, per la miniserie sul poverello di Assisi, Liliana Cavani ha imposto criteri severissimi in tema di
figuranti. «La produzione - si spiega, infatti - è alla ricerca di attori per piccoli ruoli e figurazioni speciali in
lingua inglese, francese e tedesca che dovranno presentarsi con le fotocopie del codice fiscale e della carta
d'identità e con il codice Iban». E, poi, si aggiunge: «Siccome l'ambientazione del film è in epoca medievale si
escludono a priori le persone con tagli di capelli troppo moderni, rasati o con particolari colorazioni». Sia
come sia, la città si prepara nei prossimi giorni a tornare ancora una volta set cinematografico per le due
puntate che verranno trasmesse dalla Rai. Liliana Cavani ha scelto Spoleto dopo una serie di sopralluoghi
effettuati con i funzionari del Comune per realizzare al meglio questo nuovo progetto, promosso dalla casa di
produzione Ciao Ragazzi srl che fa capo a Claudia Mori. La sceneggiatura è di Cavani, Pagano, Falcone e
Zappelli. A portare fino a Spoleto la celebre regista probabilmente Massimo Iacobis, marito di Nicoletta
Ercole, collaboratrice stretta del direttore artistico del Festival dei Due Mondi Giorgio Ferrara. Il film,
coinvolgerà anche altri luoghi della regione, in particolare alcune scene verranno girate a Bevagna. Riguardo
a Spoleto, invece, alcune delle ambientazioni scelte sarebbero quelle delle strutture dell'ex-Museo Civico
oltre ad alcuni luoghi dei dintorni tra Monteluco e Patrico. Una parte del film è stata già girata nel Lazio. Ad
interpretare la parte di Francesco è stato chiamato il giovane attore polacco Mateusz Kosciukiewicz. Per la
parte di Chiara è stata scelta invece Sara Serraiocco. Del cast, inoltre, fanno parte Vinicio Marchioni (che
interpreta Elia), Rutger Hauer (il padre di Francesco) e Giselda Volodi (la madre). Le scenografie sono di
Giantito Burchiellaro (due volte premiato con il Nastro d'Argento e già collaboratore di Fellini, Zeffirelli,
Bellocchio, Benigni).
Ant.Man.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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Film della Cavani, sabato ciak ai provini
04/07/2014
Il Messaggero - Umbria
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(diffusione:210842, tiratura:295190)
LA RASSEGNA
MONTONE Tocca il traguardo del diciottesimo anno Umbria Film Festival e festeggia con un cartellone più
ricco che mai. Da giovedì 10 a domenica 13 luglio, infatti, a Montone, si celebra la grandezza del cinema
italiano ed internazionale, con tante anteprime, cortometraggi, "Umbrametraggi" - cioè corti realizzati da
videomaker nostrani - e incontri con il pubblico. Il festival, organizzato con il contributo della Regione, vanta la
direzione artistica di Vanessa Strizzi, la direzione organizzativa di Marisa Siciliano Berna e la presidenza
onoraria del regista Terry Gilliam. «Il festival compie 18 anni e in questi anni è diventato grande - ha spiegato
Marisa Berna - dimostrando come in un borgo piccolo come Montone si possano presentare bellissimi film ed
incontrare i protagonisti del cinema mondiale. Per garantire la gratuità del festival, senza toccarne
l'eccellenza, è stato profuso ogni sforzo, ricorrendo anche ad azioni di crowfounding. Ora però non basta più:
il livello raggiunto richiede maggiori energie e risorse finanziarie, con un impegno che duri tutto l'anno». «Un
festival organizzato con poche risorse, ma di qualità altissima e molto partecipato: è un regalo per l'Umbria»,
ha chiosato Mirco Rinaldi, sindaco di Montone.
Anche quest'anno il programma metterà al centro tematiche attuali che attengono all'Europa e alla
globalizzazione, con uno sguardo particolarmente attento e sensibile al lavoro dei giovani talenti:
«Presenteremo pregevoli film di registi e produttori di Argentina, Australia, Stati Uniti, Francia e Turchia», ha
spiegato Marisa Berna, soffermandosi in particolare sull'ultimo lavoro del regista Ghazi Albuliwi, Only in New
York- Peace after marriage, un'indagine in chiave di commedia sui rapporti tra palestinesi ed ebrei. Ma ci
saranno anche Ciencias Naturales, il lungometraggio argentino opera prima di Matías Lucchesi, vincitore del
Premio Berlinale Generation, Mystery road dell'australiano Ivan Sen, il concerto in piazza della Filarmonica
Braccio Fortebraccio e il lungometraggio francese Suzanne, di Katell Quillévéré, interpretato da Sara
Forestier e Adele Haenel. Inoltre, tanti appuntamenti collaterali, tavole rotonde, cortometraggi, incontri a tema
e omaggi come quello a Nino Manfredi (nella foto). L'anteprima di domenica 6 luglio, invece, è dedicata al
tema della Resistenza, in occasione del 70esimo anniversario della liberazione di Montone. Per info,
umbriafilmfestival.com.
Ilaria Rossini
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Montone come Cannesall'Umbria film festival
04/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Silvio Muccino «Io, truffatore e guru racconto i pericoli del web»
Gloria Satta
Satta a pag. 29 Silvio Muccino «Io, truffatore e guru racconto i pericoli del web» Il nuovo Silvio Muccino ha i
capelli lunghi («ma sono extension di scena», precisa), l'entusiasmo a mille e balla scatenato come Michael
Jackson. Dopo quattro anni di assenza, l'attore e regista 32enne torna con il film che ha scritto con Carla
Vangelista, Le leggi del desiderio , e girerà ad agosto a Roma come regista e protagonista. Accanto a lui
Maurizio Mattioli, Carla Signoris e Nicole Grimaudo. Titolo forte del listino Medusa presentato a Ciné, le
Giornate professionali di Riccione, il film ruota intorno a un "life coach", uno di quei guru che su internet
spacciano consigli e ricette per il facile successo. Muccino, gli occhi chiarissimi che ridono, ultimo film Un
altro mondo e il conflitto con il fratello Gabriele non ancora sanato, racconta in anteprima la sua nuova
impresa. Innanzitutto: dov'era finito negli ultimi 4 anni? «Sono stato impegnato a vivere la mia vita. Ho letto,
studiato, viaggiato. Le idee nascono così... Staccare per un po' è il lusso che mi sono concesso dopo aver
iniziato a lavorare a quindici-sedici anni. L'ho già fatto altre volte. Sono stato e sto benissimo, come prova
l'imminente ritorno sul set». Come le è venuta in mente l'idea del film? «Ho notato che i sedicenti guru ormai
impazzano sguazzando fra mode New Age, teorie comportamentali e parascienza. Il loro business consiste
nel modellare i desideri dei clienti sul successo di chi ce l'ha fatta». Che ruolo interpreta? «Il mio personaggio
si chiama Giovanni Canton, è un diavolo seducentissimo che si insinua nella disperazione della gente
promettendo miracoli. E' un businessman, un fricchettone in giacca e cravatta... Il film si domanda, in chiave
di commedia, che prezzo ha il successo». E gli altri personaggi? «Inciampano tutti in Canton: Mattioli fa un ex
piazzista di aspirapolvere disperato perché non lavora più. Grimaudo è una specie di Bridget Jones che non
ne imbrocca una. Signoris è una madre irreprensibile, segretaria di un vescovo, ma in segreto scrive romanzi
porno». Nel film balla? «Sì, ho preso lezioni da Steve Lachance e sono diventato bravissimo». Esclude di far
pace con Gabriele? «Non escludo nulla, ma se ci sarà una riconciliazione avverrà in privato. A mio fratello
auguro il meglio e continuo a pensare quello che ho già detto pubblicamente: sono stupefatto che un uomo
della sua levatura si sia abbassato a postare su internet i nostri fatti privati e particolari della nostra vita». Ma
è vero che lei è stato plagiato da Carla Vangelista? «E' una tale sciocchezza che si può solo riderne. Carla è
una bravissima scrittrice e sceneggiatrice che ha una sensibilità formidabile per le figure femminili. Dà voce e
anima ai personaggi di cui m'innamoro». A proposito di desideri, quali sono i suoi? «Il più grande l'ho
realizzato: faccio un lavoro che amo pazzamante e torno sul set. Mai stato più felice».
Foto: REGISTA E PROTAGONISTA Silvio Muccino interpreta il suo nuovo film con Nicole Grimaudo,
Maurizio Mattioli e Carla Signoris
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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Il film
04/07/2014
Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale
Pag. 38
(diffusione:44247, tiratura:212000)
Claudio Amendola a ShorTS «Da regista scopro il curling»
Claudio Amendola a ShorTS
«Da regista scopro il curling»
L'attore a Trieste accompagna la moglie Francesca Neri protagonista al festival dei corti
«Per la mia prima volta dietro la macchina da presa mi ispiro alle commedie degli anni '70»
La conosciamo meglio davanti all'obbiettivo che dietro, Valentina Carnelutti, attrice in "La meglio gioventù",
con Anghelopulos, Virzì, Citto Maselli. Tra gli ultimi corti in concorso stasera in piazza Verdi all'International
ShorTS Film Festival, nove dei 68 in lizza per il premio Punto Enel da 10mila euro, il suo "reCuiem", corto
d'esordio, lascia il segno raccontando con tocco inedito e intimista una normale routine familiare spezzata
improvvisamente da un evento luttuoso. Se la mamma dei due piccoli protagonisti, infatti, un bel mattino non
si sveglia più, per i piccoli è il momento di provare a sperimentare la loro vita senza di lei, in uno stato,
soprattutto per il più grandicello, a metà tra l'ingenuità e l'inconscia consapevolezza che la loro vita è
cambiata per sempre. Completano il cast Teresa Saponangelo e Francesco Tricarico, le cui note di "Le
conseguenze dell'ingenuità" fan da colonna sonora al bel corto della Carnelutti. "Secchi" di Edoardo Natoli e
"Fratelli minori" di Carmen Giardina completano l'ultimo tris d'italiani in concorso, dove per l'animazione si
segnalano la storia dell'uomo e della sua "civilizzazione" compressa in due minuti dell'iraniano "Tarazoo" e il
coinvolgente messicano "Lluvia en los ojos". Per chi vorrà infine seguire gli "itinerari del cinema" di domattina,
la partenza sarà alle 10 dal Punto Enel: le prenotazioni a [email protected] o [email protected].
(f.g.)di Elisa Grando wTRIESTE Claudio Amendola aveva ventitré anni quando, nel 1986, ha girato nell'ex
Centro Raccolta Profughi di Padriciano "Soldati - 365 giorni all'alba" di Marco Risi, il suo primo indimenticabile
ruolo drammatico. Oggi torna a Trieste, ospite dell'International ShorTS Film Festival, per presentare
personalmente al pubblico un'altra tappa fondamentale della sua carriera: il debutto alla regia col film "La
mossa del pinguino", in programma alle 22 al Teatro Miela. «A Trieste ci sono stato più di una volta,
soprattutto a vedere l'Operetta d'estate», specifica l'attore. Ovviamente, è qui anche per accompagnare la
moglie Francesca Neri, protagonista della retrospettiva: anche lei oggi incontrerà il pubblico, prima alle 18 al
Punto Enel di Galleria Tergesteo con l'attrice della "Prospettiva" Elena Radonicich, poi alle 21 al Teatro Miela.
Amendola invece questa sera racconterà com'è nata l'idea della sua prima, strepitosa regia, che ha avuto
come ispirazione naturale «le commedie di tradizione italiana degli anni '60 e '70, alla Risi e Monicelli:
divertenti ma anche amare e ciniche». "La mossa del pinguino" racconta di due amici (Edoardo Leo e il
sempre più bravo Ricky Memphis) che, per sbarcare il lunario, hanno un'idea folle e geniale: mettere su una
squadra di curling, lo sport su ghiaccio con "pietre e scopette", e provare ad andare alle Olimpiadi. Così
ingaggiano un ex asso del biliardo (Antonello Fassari) e un vigile bocciofilo in pensione (Ennio Fantastichini):
allenandosi con scopettoni e pentole a pressione, tentano l'impresa. Amendola, com'è stato passare dietro la
macchina da presa? «Meraviglioso. Per me era una necessità professionale: il mestiere del regista mi ha
sempre affascinato, se ami il cinema è un punto d'arrivo». Quindi sta già pensando di dirigere altri film?
«Certo: mentre le parlo al telefono ho il computer acceso davanti, sto già scrivendo un paio di idee». Lei è un
appassionato di calcio, ma in "La mossa del pinguino" racconta uno sport davvero misconosciuto, il curling...
«Mi ci sono avvicinato con curiosità e divertimento: quando uno sport è così poco famoso fa già commedia da
sé. Cercavo una storia che parlasse di tre cose: amicizia, sport e i valori che mi emozionano. Lo sport mi
emoziona certo, ma ormai in Italia non è più quello che era qualche decina d'anni fa». Cos'è cambiato? «Non
ritrovo più la lealtà, il sano spirito di competizione, soprattutto nel calcio. Avevo bisogno di uno sport pulito: il
curling è l'esempio di tutte quelle discipline minori che rappresentano ancora le pecultiarità migliori dello
sport». Da attore ha lavorato con tanti grandi registi dalla sensibilità comica diversa. Si è ispirato a qualcuno
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Claudio Amendola a ShorTS «Da regista scopro il curling» L' attore a Trieste accompagna la moglie
Francesca Neri protagonista al festival dei corti «Per la mia prima volta dietro la macchina da presa mi ispiro
alle commedie degli anni '70»
04/07/2014
Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale
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di loro? «Ho assorbito molto da tutti. Ma ricordo sempre un episodio: nel 1986 ebbi la fortuna di lavorare con
Stefano Vanzina, Steno, nella miniserie per la tv "L'ombra nera del Vesuvio". Steno è il grande regista di "Un
americano a Roma", "Guardie e ladri" e mi raccontò come aveva girato la mitica scena con Alberto Sordi,
"Maccarone, m'hai provocato... e io ti distruggo": macchina da presa ferma, facendo uscire tutti dal set sennò
ridevano troppo. Mi disse: "Quando i pupazzi funzionano, il regista non deve fare nulla". I pupazzi ovviamente
siamo noi, gli attori». E i "pupazzi", nel suo film, funzionano alla perferzione: è perché, oltre che colleghi, sono
anche tutti suoi amici nella vita? «Sì, ho scritto pensando a loro: con Antonello Fassari lavoro da sempre,
Edoardo Leo ha scritto il film con me, a Ricky Memphis sono legato da un'amicizia viscerale. Ennio
Fantastichini al momento è forse il nostro migliore attore. Non conoscevo solo Francesca Inaudi, che poi ha
creato un personaggio femminile bellissimo». C'è invece un'interpretazione di sua moglie Francesca Neri che
ama particolarmente? «"Carne Trémula": quando l'ha girato c'ero e so quanto ha faticato, quanto ha dato in
quel film. Però anche "Pensavo fosse amore... invece era un calesse" di Troisi, "Al lupo, al lupo" di Verdone e
la trilogia di Pupi Avati: in "Il papà di Giovanna" Francesca è bravissima in un ruolo difficile». Interpretando
Giulio nella serie tv "I Cesaroni" è diventato un vero eroe popolare. Cos'è cambiato da allora? «Ho sempre
fatto ruoli duri, a volte in film vietati ai minori di 14 anni, quindi mi mancava la fascia di pubblico più attenta: i
bambini. Mi creda, un bambino ti riconosce ovunque». A settembre arriverà la sesta serie. Quali novità
troveremo? «Giulio rimane solo: la moglie parte e arriverà qualcuna tra capo e collo... è una vecchia
conoscenza con cui Giulio aveva avuto una storia molti anni prima, intepretata da Christiane Filangieri. I
fratelli Cesaroni invece, insieme al personaggio di Maurizio Mattioli che si trasferisce a casa loro, dovranno
trovare un altro fratello che non sapevano di avere, interpretato da Edoardo Pesce». A cosa sta lavorando
adesso? «Sto girando a Matera il film di Edoardo Leo "Noi e la Giulia" con Luca Argentero, Carlo Buccirosso
e Anna Foglietta. Interpreto un nostalgico comunista che incontra tre uomini alle prese con l'apertura di un
agriturismo, ma nel posto sbagliato al momento sbagliato. Basti dire che sequestreranno il primo camorrista
che gli viene a chiedere il pizzo...» ©RIPRODUZIONE RISERVATA
04/07/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 13
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Novant'anni dell'Istituto Luce custode delle memorie d'Italia
Il ministro Franceschini «Si ripercorrono le vicende nazionali nel modo più accattivante e i nostri ragazzi
farebbero bene a scoprire quello che accadeva ai loro padri e ai loro nonni»
Tiberia De Matteis
Si inaugura oggi al Complesso del Vittoriano la mostra "LUCE. L'immaginario italiano" che celebra, fino al 21
settembre, i novant'anni della fondazione dell'Unione Cinematografica Educativa, nata nel 1924 e divenuta
poi una storica impresa culturale che ha raccontato le memorie, i segreti e i sogni dell'Italia dal primo
Novecento a oggi. Dalla grandiosità di un Paese vincente espressa dalla propaganda alle riprese dei volti
autentici dei contadini e della gente comune che già anticipavano la stagione della cinematografia
neorealista, dalla foto del 1929 dello stabilimento "Roma" di Ostia, poi distrutto dai tedeschi nel 1943 ai balli
sfrenati della gioventù del dopoguerra, L'Istituto Luce offre un autoritratto della nazione in una sorta di scatola
dei giochi in cui si possono rintracciare frammenti di memorie pubbliche e private, di eventi epocali o di
costume. Pannelli organizzati in ordine tematico e cronologico, con 20 schermi che ospitano
videoinstallazioni, sviluppano in montaggi appositi centinaia di filmati d'archivio, a cui si aggiungono più di
500 fotografie. L'itinerario procede per parole chiave, come "città/campagna" per gli anni Venti o "guerra e
rinascita" fino a "modernità/arretratezza" per gli anni Sessanta, con camere speciali come quella dedicata "al
Duce" o "al Paese reale". «Si ripercorre la nostra storia nel modo più accattivante possibile e i ragazzi italiani
farebbero bene a scoprire quello che accadeva ai loro padri o ai loro nonni» ha dichiarato il Ministro dei Beni
e delle Attività Culturali Dario Franceschini che ha auspicato il trasferimento permanente di questa
esposizione presso Cinecittà, dove si stanno per convogliare nuovamente le produzioni internazionali e dove
dovrebbe anche sorgere un grande Museo Nazionale del Cinema Italiano. «L'Istituto Luce e la sua
prosecuzione rappresentata dai materiali delle teche Rai sono i due immensi patrimoni di documentazione
d'immagine per il nostro Paese e per la sua memoria» ha aggiunto. L'iniziativa è accompagnata da quattro
retrospettive di film, documentari e cortometraggi prodotti e distribuiti dall'Istituto Luce dal 1933 al 2013, per
un totale di oltre 130 titoli, che saranno proiettati a ingresso libero in quattro location suggestive della Capitale
durante tutta l'estate. I Fori Imperiali dall'11 al 27 luglio e Piazza Santa Croce in Gerusalemme dal 28 luglio al
5 settembre accoglieranno "Effetto Luce" con classici di Fellini, Rossellini, Visconti, Olmi, Rosi, Taviani,
Scola, Bellocchio, Bertolucci, Cavani, Ferreri, Lizzani, Montaldo, Maselli, Zurlini, Citti, Monicelli, Resnais,
Sokurov, Iosseliani, Mihaileanu e Greenway. La Sala Verdi del Vittoriano ospiterà, dal 4 luglio al 21
settembre, "Identità", con pellicole da Forzano a Bellocchio, e "Documentari", spaziando da "Gloria" di
Omegna del 1934 sulla prima guerra mondiale fino a "Terramatta" di Costanza Quatriglio. Per la sezione "XXI
Secolo" al MAXXI si potranno visionare, fino al 10 ottobre, opere prime che si sono imposte a livello
internazionale come "Corpo celeste" di Alice Rohrwacher o "Via Castellana Bandiera" di Emma Dante, "20
sigarette" di Aureliano Amadei o "L'intervallo" di Leonardo Di Costanzo.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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Esposizione al Vittoriano
04/07/2014
Il Venerdi di Repubblica - N.1372 - 4 Luglio 2014
Pag. 112
(diffusione:687955, tiratura:539384)
PER DOUGLAS E N È BUONA LA TERZA (ETÀ)
Tiziana Lo Porto
Diane Keaton e Michael Douglas per la prima volta in coppia e inJ sieme sul grande schermo nella nuova
commedia sentimentale del regista di Stand byMe e Harry tipresento Sally Rob Reiner. Il film, nelle sale
italiane dal 10 luglio (111 in quelle americane), si chiama Mai così vicini (nell'originale And So It Goes, come
la canzone di Billy Joel) e racconta di due vicini di casa non più giovanissimi che, contro ogni personale e
altrui aspettativa, si conoscono, s'innamorano, si fidanzano, vivono una storia di grande passione. Lui è
Michael Douglas, nel film si chiama Oren Little e fa l'agente immobiliare in attesa di vendere l'ultima casa per
potere andare in pensione e godersi la vita in santa pace. Little è un uomo reso burbero e misantropo dalle
cose della vita, e in particolare dalla morte dell'amatissima moglie di cancro e dalle vicissitudini di un figlio
tossicodipendente appena finito in prigione. A rischiarare le sue mattine cupe è la scoperta di avere una
nipote di nove anni (la giovanissima e quasi esordiente Sterling Jerins) di cui ignorava l'esistenza. La
ragazzine gli viene affidata dopo l'arresto del figlio e sarà il trait d'union per incontrare Leah (Diane Keaton),
che di mestiere fa la cantante e abita nell'appartamento accanto. Seguirà la possibilità di un grande amore,
che anche se non è il primo vale come il primo. E soprattutto restituisce emozioni. «In tutti i miei film che
parlano delle relazioni tra uomini e donne», dice Reiner parlando delle dinamiche quasi universali e
sentimentali tra Oren e Leah, «le donne sono sempre più mature e il punto di svolta è quando gli uomini lo
capiscono. E poi c'è anche quel brivido della prima volta in cui le persone si accorgono di essere
reciprocamente attratte, che almeno per qualche minuto ti riporta all'adolescenza». Da parte del regista è
intenzionale l'idea di far provare questo brivido a due ex baby boomer, Oren/Michael Douglas e Leah/Diane
Keaton (entrambi bravissimi e credibili nelle rispettive parti), sopravvissuti a più di tre lustri di commedie
sentimentali. «Nel film interpretano due persone ancora vibranti, attraenti, sessualmente vive» dice Reiner.
«Rappresentano quella moltitudine di uomini e donne che anche se non hanno relazioni da molto tempo sono
prontissimi a ricominciare. C'è un sacco di gente che va in cerca dell'ennesima grande storia d'amore». A
spingere Douglas ad accettare la parte, le affinità biografiche che lo avvicinano al personaggio: ha affrontato
da poco un cancro e la grave depressione della moglie. In più suo D*u«i|iou£»i.iA figlio Cameron,
tossicodipendente, è in galera dal 2010 per spaccio. «Mi ha fatto sorridere leggere la sceneggiatura» confida
l'attore. «Di colpo mi sono accorto che la mia situazione non è un caso isolato come pensavo. Con le dovute
distanze, è più o meno così che va la vita per tutti. Un momento ogni cosa è perfetta e l'attimo dopo smette di
esserla». Per fortuna, e a detta del film di Reiner, la regola vale anche al contrario. E all'improvviso arriva la
felicità. •
Foto: Michael Douglas e Diane Keaton sono i protagonisti di Mai cosi vicini, al cinema dal 10 luglio (sopra, la
locandina)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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spettacoli DAL REGISTA DI HARRY TIPRESENTO SALLY, ROB REINER UNA C0MKED1A
SENTIMENTALE. PROTAGONISTI DUE OVER 65 CHE RISCOPRONO LAMORE
04/07/2014
Il Venerdi di Repubblica - N.1372 - 4 Luglio 2014
Pag. 112
(diffusione:687955, tiratura:539384)
Qui l'ultima parola è di Terry GiUiam
Sarà Terry Gilliam a presiedere la diciottesima edizione dell'Umbria Film Festival, diretto da Vanessa Strizzi e
ospitato dal 10 al 13 luglio a Montone, in provincia di Perugia. Tra i lungometraggi internazionali presentati in
anteprima italiana c'è Only in New York - Peace After Marriage, commedia scritta, diretta e interpretata dal
regista, sceneggiatore e attore giordano-americano Chazi Albuiiwi. Il film è una lettura in stile Woody Allen del
conflitto israelopalestinese e ha per protagonista un newyorkese di origine palestinese (Arafat, interpretato
dallo stesso Albuiiwi) che a trentanni si ritrova ad abitare con i suoi ed è talmente disperato da decidere di
sposare una donna israeliana in cerca di green card. Sempre tra i lungometraggi ci sono il thriller
dell'australiano Ivan Sen, Mystery Road, con protagonista il detective aborigeno Jay Swan impegnato
nell'indagine sulla morte di una ragazza coinvolta in un giro di droga e prostituzione minorile, e il francese
Suzonne di Katell Quillévéré (presentato a Cannes), storia delle due sorelle Suzanne e Maria, figlie di un
camionista e orfane di madre, e della loro toccante relazione affettiva, (t.l.p.)
Foto: TerryGilliamè il presidente della giuria dell'Umbria Film Festival (10-13 luglio) di Montone, in provincia di
Perugia
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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IL FESTIVAL
04/07/2014
L'Espresso - N.27 - 10 Luglio 2014
Pag. 80
(diffusione:369755, tiratura:500452)
gollum cioè serkis
Dal mondo di Tolkien ad "Apes Revolution". L' attore che recita senza mai mostrare il vero volto racconta la
sua strana vita
oscar cosulich
Un gorilla e uno scimpanzé sono molto diversi tra loro: parola di Andy Serkis, l'attore inglese che gazie alla
"preformance capture" li ha "interpretati" entrambi. E che all'"Espresso" racconta: «Quando, per l'"Alba del
Pianeta delle Scimmie" ho dovuto decidere come recitare il ruolo dello scimpanzé Caesar, ho capito che
psicologicamente sarebbe stato totalmente diverso dal mio King Kong». Serkis presta di nuovo il suo volto a
Caesar in "Apes Revolution" di Matt Reeves, terzo capitolo della trilogia iniziata nel 1968 dall'indimenticabile
"Pianeta delle scimmie" di Franklin J. Schaffner, rifatto da Tim Burton nel 2001. «Fin dall'inizio ho pensato a
Caesar come a un uomo in una pelle di scimmia», racconta Serkis. «Perché, essendo stato preso da cucciolo
e allevato da Will Rodman (lo scienziato interpretato da James Franco), fno all'adolescenza era convinto di
essere anche lui umano. Per questo prima di interpretarlo ho studiato il comportamento degli scimpanzé ma
soprattutto quello di Oliver: una scimmia che, negli anni Settanta, era cresciuta tra gli esseri umani,
camminava su due zampe ed era defnita "humanzee", visto che sembrava addirittura un incrocio tra uomo e
scimpanzé». La sfda, per Serkis, è stata interpretare l'evoluzione fsica e psichica di Caesar che compare
come cucciolo indifeso nel primo flm della serie, si trasforma in adolescente rivoluzionario nell'«Alba del
Pianeta delle Scimmie» di Rupert Wyatt e in "Apes Revolution" , ambientato dieci anni dopo il precedente,
diventa il leader di una comunità di oltre tremila scimmie. «Apes Revolution - Il Pianeta delle Scimmie», che
uscirà in Italia il 30 luglio, distribuito da 20th Century Fox, mostra la nazione di scimmie governate da Caesar
vivere in pace nei boschi, fno a quando si profla la minaccia del contatto con una banda di umani. Questi
sono tra i pochi sopravvissuti al virus creato per sbaglio in laboratorio dieci anni prima durante la ricerca di
una cura per l'Alzheimer: è lo stesso virus che ha permesso l'abnorme evoluzione cerebrale delle scimmie.
Con un cast che schiera, tra gli altri, Jason Clarke, Gary Oldman e Keri Russell come interpreti umani,
contrapposti alle "scimmie" Toby Kebbell e Judy Greer (che è Cornelia, compagna di Caesar, il flm amplia su
scala epica le tematiche del precedente. In sella al suo cavallo, Caesar al comando di un esercito di duemila
scimmie fronteggia i minacciosi umani superstiti: eppure, assicura Serkis ,«questo non è un "war movie",
mapiuttosto un "peace movie": un flm sulla necessità di evitare la guerra, una storia centrata sull'empatia, la
famiglia e il futuro. Caesar», continua l'attore, «vive il confitto interiore legato alla sua infanzia e non vorrebbe
combattere gli esseri umani. Ma ora è il capo delle scimmie, ha moglie e fgli, sente il peso della responsabilità
verso i suoi simili. Per me era importante mostrare Caesar come un leader dotato di grande empatia, ma nel
mondo di oggi non ho trovato nessun leader del genere a cui ispirarsi: così ho pensato a Nelson Mandela».
Andy Serkis è dal 2001, cioè dalla sua interpretazione del Gollum nel "Signore degli anelli" , l'attore simbolo
delle potenzialità delle nuove tecnologie applicate alla recitazione grazie alla sua maestria nell'usarle: lui
però, con una certa civetteria, sottolinea che «in fondo il "performance capture" non è altro che un gruppo di
cineprese usate per riprendere l'attore mentre recita». Sarà anche vero, certo è che interpretare il proprio
ruolo con indosso una tutina grigia costellata di "marcatori", il volto coperto anch'esso di piccoli marcatori e
con in testa un casco, cui è fssata la microcamera che riprende gli occhi, non sembra il massimo della
naturalezza. Ma Serkis, in questo campo, è in assoluto il primo e miglior interprete al mondo (vedi Box a
fanco), anche se il suo lavoro, fnora, è stato ignorato dall'Academy di Hollywood. In questo flm tutte le diverse
specie di scimmie (gorilla, oranghi, bonobo, scimpanzé), sono interpretate da un cast di soli quindici attori,
guidati da Serkis e con il coordinamento del veterano Terry Notary: attore, stuntman ed esperto coreografo
dei movimenti animali. «Abbiamo girato il flm direttamente in 3D e all'aperto: abbiamo cominciato nella foresta
di Vancouver, dove faceva un freddo allucinante ed eravamo nel fango fno alle ginocchia, poi ci siamo
trasferiti a New Orleans, dove l'umidità era del 100 per cento. Stare vicino a qualcuno che ha indossato la
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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cultura
04/07/2014
L'Espresso - N.27 - 10 Luglio 2014
Pag. 80
(diffusione:369755, tiratura:500452)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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tutina aderente di gomma del "performance capture" per qualche ora in quel clima non è una bella esperienza
olfattiva», ricorda ironico Serkis. «Dal punto di vista fsico questi set hanno rappresentato una vera sfda sia
per gli attori, sia per la troupe. Credo che la situazione fosse paragonabile alle diffcoltà di chi, nel 1982, ha
lavorato sul "Fitzcarraldo" di Herzog, girato nella foresta Amazzonica». Fatiche di set a parte, Serkis oggi è
soprattutto affascinato dai possibili sviluppi espressivi del "performance capture" nel cinema del futuro
perché, dice, «fnora è stata pensata come una tecnologia utilizzabile esclusivamente in flm ad altissimo
budget, come questo». «In realtà i costi di questo strumento stanno scendendo, tanto che lo troviamo usato
sempre più spesso nella realizzazione di videogames e nelle serie televisive», rifette l'attore. «Io ho fondato
"The Imaginarium", uno studio specializzato in "performance capture", proprio per spingerne l'uso oltre i
confni attuali. Negli spettacoli dal vivo, ad esempio, si può flmare con questo metodo una performance,
proiettando in tempo reale sullo schermo gli "avatar" elettronici degli attori. Molti coreograf sono venuti da noi
con idee interessantissime su come utilizzare questa tecnica per la danza. In questo modo si possono
animare fgure che non hanno nulla di umano, animali, ma anche immagini astratte, o suoni, o luci». Non solo
scimmie, quindi: «Abbiamo parlato molto con compagnie come "Le Cirque De Soleil", per studiare il modo di
utilizzare le loro performance in un simile contesto e capire così come, tra venti o trenta anni, potrebbe
cambiare il modo stesso di narrare visivamente una storia». Foto: Everett Collection / Contrasto, J. Russo,
courtesy 20th Century Fox Film
Foto: "Apes revolution". soprA: Andy serkis nei pAnni del gollum e in un ritrAtto recente
04/07/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 25
(diffusione:556325, tiratura:710716)
L'Istituto Luce
FRANCO MONTINI
UNA storia d'Italia raccontata per immagini. Un viaggio fra i grandi eventie le profonde trasformazioni del
Paese dall'inizio del '900 ai giorni nostri. In primo piano volti celebri della politica, dell'imprenditoria, dello
spettacolo, dello sport, ma anche una moltitudine di facce sconosciute di gente comune, raccontata
nell'esperienza della vita quotidiana. Questo, e molto altro ancora, è il contenuto della mostra che si inaugura
oggi "L'immaginario italiano", allestita al Complesso del Vittoriano per celebrare i novanta anni dell'Istituto
Luce, la più antica istituzione di cinema pubblico al mondo, dotata di uno sterminato archivio di migliaia di
filmati e di tre milioni di fotografie. Fra questo immenso materiale sono state scelte le foto, gli spezzoni ed i
cinegiornali che compongono la mostra. Il risultato è un caleidoscopio di immagini, suoni, voci, musiche e
rumori, che determinano una girandola di emozioni e che illustrano come eravamo e come siamo diventati. Il
cuore della mostra è una sorta di piazza attorniata da quattro colonne dove scorrono, in maniera solo
apparentemente confusa, una quantità di immagini. Ogni singolo fotogramma è sufficiente a evocare un
periodo o un evento, che nel percorso dell'esposizione si può ritrovare approfondito e spiegato. Insomma
l'idea alla base del progetto sembra giocare sul confronto fra il frammento e la complessità.
Si parte dagli anni '20, dal colonialismo all'avvento del fascismo fino agli "sventramenti" architettonici di
Roma, per raccontare successivamente il periodo più drammatico della storia italiana: quello della guerra, dei
bombardamenti e della lotta per la liberazione. Per passare poi alla ricostruzione, alla rinascita, al boom
economicoe ai nuovi fenomeni sociali che, con l'allargamento dell'educazione scolastica, l'avvento della
televisione, le rivolte giovanili, irrompono sulla scena. Il tutto raccontando sia le espressioni artistiche più alte,
sia le forme di intrattenimento più popolare.
La mostra è accompagnata da una serie di retrospettive cinematografiche, due delle quali già in svolgimento
nella sala Verdi, mentre l'appuntamento principale è una rassegna di film d'autore, che saranno proiettati ai
Fori Imperiali, in piazza Madonna di Loreto. Si comincia venerdì alle 21,30 con "Roma" di Federico Fellini.
E, in prospettiva, parte dei materiali esposti potrebbero entrare a far parte di un grande Museo Nazionale del
Cinema Italiano, che il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha annunciato di voler realizzare
all'interno degli Studios di Cinecittà. Complesso del Vittoriano piazza Venezia, da oggi al 21 settembre, tutti i
giorni 10,30 - 21,30. Biglietto 6 euro. Tel.
06.6780664
Foto: LE FOTO Sopra in alto l'ingresso di Cinecittà. Accanto il set de "La dolce vita" (1959). Sopra Aldo
Fabrizi (1957)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
La mostra Foto, carte e film 90 anni d'Italia il racconto per immagini al Vittoriano
04/07/2014
La Repubblica - TrovaRoma - N.1209 - 3 Luglio 2014
Pag. 21
Un "mare" di cinema
IL MEDFILM TRA VILLA BORGHESE E MAXXI
Ranco Montini
Lltalia, in rappresentanza della sponda nord, e il Maghreb/Mashreq, con una selezione di film provenienti da
dieci diversi paesi arabi, per la sponda sud, sono gli ospiti d'onore della ventesima edizione del Medfilm
Festival, una rassegna dedicata al cinema dei paesi mediterranei, che si propone di favorire il confronto e la
conoscenza fra culture lontane e diverse. Il ricchissimo cartellone propone lungometraggi di finzione e
documentari, che spaziano dal melodramma al noir, dalla commedia al cinema sperimentale. Il festival
omaggerà quest'anno tre cineasti di prestigio, che saranno ospiti della rassegna: il francese Paul Vecchiali,
con la proiezione anche di due anteprime: "Faux accords" e "La cèrèmonie"; il marocchino Daoud AouladSyad, che presenterà "En attendant Pasolini", omaggio al poeta e regista friulano, e lo sloveno Kaipo Godina,
che porterà a Roma "Splav Meduze". Quest'anno il Medfilm Festival si svolgerà contemporaneamente presso
il Maxxi, dove nella giornata inaugurale alle 20 sarà consegnato a Giovanni La Manna, sacerdote segnalatosi
per l'assistenza agli immigrati, il Piemio Koiné, cui seguirà la proiezione del film "Factory Girl", una sorta di
manifesto che rivendica i diritti delle donne, alla presenza del regista egiziano Mohamed Khan e presso la
Casa del Cinema che il 5 luglio alle 19,30 ospiterà Mario Martone per il conferimento di un premio alla
carriera. Seguirà la proiezione di "Noi credevamo". • COSI' GLI INVITI Maxxi, via Guido Reni 4 tel. 06
3201954. Per i lettori un invito venerdì 4. E' possibile prenotarsi inviando una email giovedi 3 dalle 14 alle 18
all'indirizzo [email protected].
Foto: Un momento di "Factory Girl"
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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CINEMA / FESTIVAL
04/07/2014
La Repubblica - TrovaRoma - N.1209 - 3 Luglio 2014
Pag. 19
COMPAGNI DI COLLEGE INVIDIE E RIVALITÀ' DIETRO L£ APPARENZE
NELLE SALE IL FILM DI MALCOLM D. LEE CON MONICA CALHOUN, MORRIS CHESTNUT, TAYE DICC
Maria Pia Fusco
Non sapete quanto sia bello avervi tutti sotto lo stesso tetto», dice Mia, il personaggio della padrona di casa
nel film di Malcolm D. Lee "The best man holiday", accogliendo gli amici del college che ha invitato per
trascorrere insieme le feste di Natale. È un inizio allegro e affettuoso, non si ritrovavano in gruppo da anni,
sono quasi tutti sposati, una di loro aspetta un figlio e sembra che ciascuno abbia realizzato i sogni della
giovinezza. Ma è solo un'apparenza, nel corso del lungo weekend emergono le piccole e grandi delusioni, le
antiche rivalità, le cose non dette nel tempo. C'è ad esempio il campione di basket che vuole ritirarsi e due
degli amici, entrambi scrittori, uno fallito e l'altro in crisi di ispirazione, che si contendono la possibilità di
raccontarne la biografia, mentre si scopre che la donna incinta è incerta sulla paternità del nascituro: il marito
o l'ex compagno di college con il quale ha avuto un incontro ravvicinato? Intanto quello che ha avuto più
fortuna economica sta aspettando un finanziamento per aprire una scuola, ma sua moglie ha un passato di
spogliarellista e uno degli amici scopre su You Tube immagini imbarazzanti di lei nuda che potrebbero indurre
i finanziatori a ritirarsi. Il cinema ha usato spesso il meccanismo di ritrovare gli stessi personaggi a distanza di
tempo, "The best man holiday" infatti è un sequel del film "The best man" che nel 1999 fu prodotto da Spike
Lee e gli interpreti sono gli stessi, tra loro Monica Calhoun, Morris Chestnut, Taye Digg e molti volti noti
soprattutto tra gli attori afroamericani. La particolarità del film - la definizione potrebbe essere tragicommedia è nella capacità del regista di disseminare con equilibrio i drammi che esplodono in una atmosfera
generalmente vivace, comica, piena di numeri musicali che gli ex compagni interpretano ripetendo i numeri
nei quali si esibivano un tempo. Resta centrale il tema dell'amicizia, che in qualche caso si spezza ma nella
maggior parte dei casi resiste. Così le sale Al CINEMA ADRIANO E LUX DA GIOVEDÌ' 3.
Foto: Un momento di "The best man holiday"
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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CINEMA
04/07/2014
La Sicilia - Ed. Nazionale
Pag. 20
(diffusione:64550, tiratura:80914)
I protagonisti : «Rocco è un grande attore ». «Sergio fa ridere più di me»
Papaleo e Castellitto Riccione. Si intitola La Buca il nuovo film del regista palermitano Daniele Ciprì, che è
tornato dietro la macchina da presa dopo il successo di È stato il figlio, presentato in concorso e premiato alla
Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Il film è nel listino dei titoli Lucky Red che distribuirà nel corso del
prossimo anno, presentati in occasione della quarta edizione di Cinè-Giornate estive di Cinema Riccione.
Una commedia che diverte ed emoziona con protagonisti due eccellenze del cinema italiano, per la prima
volta insieme sul grande schermo: Sergio Castellitto e Rocco Papaleo. Al loro fianco, Valeria Bruni Tedeschi,
vincitrice del David di Donatello come Migliore attrice protagonista per Il capitale umano. Il film, che arriverà al
cinema il 25 settembre distribuito da Lucky Red, ha ricevuto un'ottima accoglienza dal pubblico del Cinè, che
ha riservato applausi ed entusiasmo ai due attori presenti in sala. «Erano molti anni che non mi trovavo così
bene con un essere umano. Con Rocco sono nate subito simpatia ed empatia. Pensavo di condividere
questo film con un comico e, invece, ho trovato un grande attore. La buca è un film colto sulla cultura
popolare», ha commentato Sergio Castellitto. «È un film divertente, si ride, ma si riflette anche. La cosa
strana è che Castellitto fa ridere più di me», ha concluso Rocco Papaleo. Daniele Ciprì - premiato a Taormina
con un Nastro d'argento per la fotografia di Salvo dei registi palermitani Antonio Piazza e Fabio Grassadonia
-, oltre a essere regista del film, è co-sceneggiatore insieme ad Alessandra Acciai, Massimo Gaudioso e
Miriam Rizzo. È prodotto da Alessandra Acciai, Giorgio Magliulo, Roberto Lombardi per Malìa con Rai
Cinema, con il sostegno della Direzione Generale per il Cinema - Mibact e di Eurimages, co-prodotto dalla
svizzera Imago Film. 04/07/2014
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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"La buca" di Ciprì applausi al film con Castellitto e Papaleo
04/07/2014
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 31
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Nespolo: Franceschini vuole un museo del cinema a Roma? Inutile
doppione con Torino"
Botta e risposta tra ministro e presidente alla Mole
ANDREA ROSSI TORINO
Il ministro della Cultura Dario Franceschini vorrebbe salvare Cinecittà dal declino trasformandola in un grande
museo dedicato al cinema italiano. Una resa? Non secondo Franceschini, che ancora spera di salvare la
vocazione produttiva degli studios: ««Stiamo facendo passi avanti perché la struttura mantenga l'uso per cui
è nata, cioè produrre film. Le nuove norme sul tax credit faciliteranno le produzioni internazionali. Ho
incontrato grandi società interessate a venire in Italia». Eppure, il governo ragiona anche su una nuova
vocazione: «All'Italia manca un museo dedicato al cinema italiano e il luogo più adatto a ospitarlo è Cinecittà
». Ci sarebbe già il museo del Cinema di Torino, a dire il vero: oltre mezzo milione di visitatori l'anno, dal 2000
dentro il simbolo della città, la Mole Antonelliana, conosciuta in tutta Europa e non solo. Franceschini vuole di
più: «Il museo di Torino è bellissimo, ma racconta il cinema di tutto il mondo». Inutile dire che a Torino non
l'hanno presa bene: dopo la festa del cinema di Roma, che è andata a far concorrenza al Torino Film Festival
, sarebbe un secondo «sgarbo». Almeno, così la pensa il presidente del museo, Ugo Nespolo. «Sentivamo
proprio la mancanza di un nuovo museo». Non faccia l'invidioso. «Ma quale invidia. Il ministro, ovviamente, è
libero di fare quel che crede. Se ha deciso così gli faccio tanti auguri, ma gli dico anche che l'Italia non ha
bisogno di nuovi musei, men che meno di strutture che facciano concorrenza alle poche che funzionano
bene». Insomma, avete paura di essere oscurati. «Ma no. Se posso permettermi di dare un consiglio a
Franceschini gli suggerisco di evitare inutili (e costosi) doppioni e di pensare al futuro di Cinecittà, che
sarebbe meglio ritrovasse registi e troupe anziché trasformarsi in un monumento alla nostalgia. Oggi è quasi
abbandonata ed è una perdita devastante per il nostro cinema. Riempirla di cimeli non mi sembra una grande
idea». Che cosa si dovrebbe fare allora? «Franceschini non apra altri musei ché già ce ne sono troppi.
Piuttosto, censisca e cataloghi quelli esistenti, vada a vedere quelli che funzionano e rendono, quelli che
costano e basta. E, a questo punto, abbia il coraggio di chiudere le centinaia di musei improduttivi e utilizzi i
denari risparmiati per sostenere le realtà che funzionano». Non sarebbe un impoverimento culturale? Vuole
davvero chiudere i musei? «Perché no? Che cosa li teniamo aperti a fare se non funzionano, se nessuno li va
a vedere? L'unica conseguenza è sottrarre risorse agli altri. Non è colpa di Franceschini, che è arrivato da
poco, ma negli ultimi dieci anni il ministero della Cultura ci ha più che dimezzato i fondi: da 500 mila a meno
di 200 mila l'anno. Le sembra giusto? A me no, anche perché i visitatori crescono di anno in anno, siamo tra
le poche realtà a coprire con i biglietti d'ingresso oltre il 35% del budget totale. Le eccellenze andrebbero
sostenute, invece questo Paese le soffoca». Sicuro di non temere la concorrenza di un altro museo del
cinema? «Sicurissimo. Però sorrido quando sento dire che il nostro museo non rappresenta il cinema italiano:
abbiamo ristrutturato decine di pellicole, stiamo per organizzare una mostra su Sergio Leone, l'anno prossimo
ce ne sarà una dedicata al Neorealismo. Se non è cinema italiano questo..».
Foto: Il presidente del Museo del cinema di Torino Ugo Nespolo
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 04/07/2014 - 04/07/2014
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Intervista