La Stampa - Le Smart Cit...colo per la democrazia?
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La Stampa - Le Smart Cit...colo per la democrazia?
1/26/2015 La Stampa - Le Smart City sono un pericolo per la democrazia? TECNOLOGIA Cerca... SEGUICI SU TUTTE LE SEZIONI Apple vuole legalizzare la condivisione di musica tra amici Google lascia i “vecchi” utenti Android esposti agli hacker... Google Plus, mistero sugli utenti attivi: sono pochi milion... Apple, sta per arrivare il MacBook Air da 12 pollici Se le app fossero persone, rivelereste loro i vostri segreti... Le Smart City sono un pericolo per la democrazia? La tecnologia può rendere le città più vivibili e più sicure: ma deve essere imposta dall’alto o nascere dalle proposte dei cittadini? Il rischio è che i vantaggi delle metropoli intelligenti siano solo per le élite più ricche e più colte LEGGI ANCHE Accedi FEDERICO GUERRINI Tweet 46 13 21/01/2015 C’è un passaggio, nell’ultimo libro dello scrittore americano Dave Eggers, “Il Cerchio ”, che è particolarmente emblematico della tensione crescente fra due modi di intendere la vita. È quello in cui Mercer, l’ex fidanzato della protagonista, cerca di rifugiarsi in una zona boscosa, per staccarsi dal cerchio, le rete che tutto incorpora e ingloba, ma viene scovato, inseguito, braccato. Perché l’esperimento funzioni, affinché il cerchio sia davvero completo, occorre che nessuno vi sfugga. L’individuo ha valore soltanto in quanto parte di una collettività, e ogni tentativo di distaccarsene viene stigmatizzato come “sospetto”. È una distopia portata all’estremo, ma è anche il simbolo di qualcosa che potrebbe davvero avverarsi, soprattutto in ambito urbano, se prevalesse la visione delle metropoli come entità intelligenti, con al centro un cervello in grado di gestire ogni aspetto della vita cittadina. È uno dei vari aspetti del futuro delle città che è stato affrontato nel corso della recente conferenza M’illumino d’intelligenza: le lampade diventano smart BRUNO RUFFILLI India, la polizia di Delhi lancia l’app per donne in pericolo londinese “Re.Work – Future Cities Summit ”, in cui esperti, ricercatori e architetti, hanno sviscerato ogni aspetto di quella che con un’espressione ormai forse abusata è stata etichettata come “smart” city. Nata da qualche sessione creativa da parte di esperti di marketing e promossa Dobbiamo dire per sempre addio alla privacy su http://www.lastampa.it/2015/01/21/tecnologia/le-smart-city-sono-un-pericolo-per-la-democrazia-kLHq9lNoGfN6SswazCpifP/pagina.html 1/3 1/26/2015 La Stampa - Le Smart City sono un pericolo per la democrazia? da grandi aziende come Cisco e Ibm (per citare le due forse più attive), col tempo si è come svuotata di senso venendo a contrassegnare cose anche molto diverse, se non contrapposte. Da una parte la città pensata da e per i cittadini, con iniziative dal basso verso l’alto, in cui la tecnologia gioca un ruolo importante ma non viene imposta e gestita dai governi o dalle amministrazioni municipali: nasce dalle innovazioni che rivoluzionano il mercato e i servizi pubblici. È il modello degli Stati Uniti, dove, come ha sottolineato in un recente saggio il direttore del Media Lab del Mit, il torinese Carlo Ratti, gli investimenti pubblici sono limitati e ci si affida maggiormente a startup come Uber e AirBnb. Ma è anche, da un’altra angolazione, la via seguita da città come Medellin e Bogotà in Colombia che sono riusciti a ridurre drasticamente i livelli di criminalità non ricorrendo a smartphone o altri dispositivi, ma creando infrastrutture che valorizzassero il senso di comunità, migliorando davvero la qualità di vita dei cittadini, come gli impianti sportivi e collegando con una funicolare le zone dove vivono gli abitanti più disagiati con il centro urbano. Dall’altra parte c’è il modello della pianificazione, del controllo, degli investimenti pubblici, in cui primeggia l’Unione Europea che ha stanziato 15 miliardi di euro per il solo periodo 2014-2016, nell’ambito del programma Horizon 2020. Singapore, con il suo progetto di Smart Nation , gran parte del resto d’Asia – Cina e India, dove il primo ministro Modi ha annunciato di voler costruire presto 100 smart city, sono sulla stessa lunghezza d’onda. Così come alcune città dell’America Latina. Il Centro di Operazioni della prefettura di Rio de Janeiro, progettato da Ibm e in funzione dal 2010 è forse l’esempio più famoso di monitoraggio a 360 gradi, 24 ore su 24, di tutti i punti nevralgici di una grande città. È stato usato, fra l’altro, per contenere i disagi causati dalle proteste dei cittadini infuriati dalle spese sostenute per l’organizzazione dei mondiali di Calcio. LA STAMPA CON TE DOVE E QUANDO VUOI E-mail Password ABBONATI ACCEDI + Recupera password Entrambi gli approcci hanno lati positivi e negativi, e molto dipenderà da come verranno sviluppati. L’innovazione introdotta dalle startup e spalleggiata dai Venture Capital (vedi Uber) può sì contribuire a rivitalizzare mercati e città asfittiche, ma al prezzo di una de-regulation selvaggia che rischia di lasciare non poche vittime sul suo cammino. Del resto, come ha scritto l’architetto olandese Rem Koolhaas , una delle “menti” consultate dall’Unione Europea sul tema, “la retorica sulle smart city sarebbe più persuasiva se l’ambiente che le società tecnologiche creano fosse davvero coinvolgente e offrisse un modello per quello che una città dovrebbe essere”. Ma, osserva Koolhaas, quello che si vede accadere dove le società IT sono più forti, come a San Francisco, è in realtà una ghettizzazione di parte della società, dove i “techie”, gli ingegneri, si isolano in una propria bolla dorata e la qualità di vita media del resto della popolazione, peggiora. D’altra parte, una città in cui la promessa di smart city equivalga semplicemente alla creazione di una casa di vetro connessa, in cui ogni cosa venga gestita e monitorata – sotto l’insegna di sicurezza, comodità e sostenibilità, la nuova triade che secondo Koolhaas ha sostituito nell’agenda politica i precedenti mantra fraternità, uguaglianza e libertà - rischia di diventare magari gradevole, ma totalmente prevedibile e priva perciò di qualsiasi spinta creativa, se è vero che la vera innovazione nasce per sconvolgere l’ordine esistente. http://www.lastampa.it/2015/01/21/tecnologia/le-smart-city-sono-un-pericolo-per-la-democrazia-kLHq9lNoGfN6SswazCpifP/pagina.html 2/3 1/26/2015 La Stampa - Le Smart City sono un pericolo per la democrazia? Nel caso estremo in cui ultra liberismo economico e iper controllo tecnologico si unissero, lo scenario si farebbe davvero cupo, e il cerchio, anzi, Il Cerchio, si chiuderebbe. 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