Insidie e opportunità
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Insidie e opportunità
Insidie & Opportunità Un errore diffuso : “ Nel marketing diretto spesso le scorciatoie si rivelano poi dei fallimenti”. Insidie : Chi crea una lista, investendo tempo e soldi, con l’unico obiettivo di generare un profitto, ha un compito davvero arduo soprattutto se oltre alla lista intende raccogliere dati sui comportamenti d’acquisto e socio demografici. Nel mercato delle liste è allora forte la tentazione di trovare delle soluzioni alternative che danneggiano la qualità e il rendimento delle operazioni creando confusione. Un motivo di confusione è il fatto di non dichiarare chiaramente le fonti. Potrebbe così verificarsi il caso di 2 liste presenti nel mercato ma chiamate in 2 modi diversi e che in realtà provengono dalla stessa fonte e che hanno una forte sovrapposizione. Il campo più lacunoso è quello delle e-mail, facili da reperire on-line e utilizzabili a costi bassi spedendo da server di paesi incontrollati. È in atto una guerra tra ISP (gestori delle reti e delle caselle di posta elettronica) e gli spammer. Ad oggi il 20% delle email spedite non arrivano a destinazione in Edito by Marco Merlo Pag. 1 quanto bloccate come spam. Le liste nere di aziende ritenute truffaldine in quanto usano email non raccolte con consenso si allargano sempre più e la bad reputation è un rischio da non sottovalutare per chi usa liste esterne non controllate. Da qui i nostri dubbi sulle formule di fornitura a cpl (costo per ogni lead generato) in quanto il service pur di accrescere il n° di leads tende a comportarsi sempre più border line e ad usare liste dubbie e diventare spammer (coinvolgendo l’ignaro cliente illuso di pagare solo per la performance senza ricadute sulla sua reputation). Da sfatare il fatto che gli indirizzi si vendono nel senso di cessione d'uso, a meno che assieme alla lista non si ceda l’azienda. Sicuramente la cessione non è quasi mai contemplata nell’informativa e quindi è molto strano quando un proprietario di una lista offre la cessione di un indirizzario di email. I titolari di liste seri adottano la formula del noleggio monouso e, quando le circostanze lo permettono, anche lo scambio. In questo caso il list broker tiene conto dei differenti scambi effettuati in epoche diverse al fine di bilanciare le compensazioni. Si ricorda che ai fini iva gli scambi vanno sempre fatturati. Edito by Marco Merlo Pag. 2 In controtendenza a quanto si ascolta in alcuni ambienti, fiere del marketing in cui sembra che occorra investire solo nel marketing digitale, riportiamo un articolo di Paul Adam – ITL France – che possiamo definire in controtendenza ma anche incontrovertibile e comunque riporta il discorso su un piano critico e costruttivo rispetto a chi invece predica facili mode. Acquisto di liste email : 5 ragioni per non comprarle. In internet è facile imbattersi in siti che propongono l’acquisto di liste email e si possono anche fare affari dato che si vendono su cd cose del tipo “ 12 milioni di email alla modica cifra di 700 € “. Per conoscere meglio questo argomento ecco di seguito alcuni consigli: - per prima cosa ricordiamo che ogni email deve avere il consenso espresso della persona che poi riceverà comunicazioni commerciali; - per le liste che si comprano da fornitori esterni ci deve anche essere il consenso a ricevere comunicazioni di terze aziende. Edito by Marco Merlo Pag. 3 In quest’ultimo caso sarà l’azienda che ha raccolto i dati che spedirà i messaggi ad aver premura d’indicare nel messaggio una frase del tipo “ Vi abbiamo selezionato l’offerta del sito di ecommerce XXX” , oppure di aggiungere nel disclaimer dove e da chi i dati sono stati raccolti. - le eventuali cancellazioni della lista si faranno direttamente con il proprietario della lista. Quanto detto è finalizzato a rendere noto all’internauta perché e come ha ricevuto il messaggio pubblicitario. Quindi nel caso di acquisto di una lista email da un sito online già viene meno uno dei requisiti richiesto dalla legge, non solo italiana ma anche europea, per cui a voi nuovi proprietari della lista in realtà non vi è stato dato nessun consenso da parte dell’internauta che tutto al più ha dato il consenso all’azienda che sta vendendo le liste. Non ci sono solo aspetti legali di cui vogliamo parlare ma altri certamente più gravi che riguardano la vostra strategia di marketing ma anche un deterioramento dell’immagine della vostra marca. Per prima cosa dei “12 ml d’indirizzi email pagati 700€” sicuramente non tutti fanno parte del vostro Edito by Marco Merlo Pag. 4 target e il fatto di stare in quella lista significa ricevere massicce dosi di email pubblicitarie. Il risultato dell’azione presumibilmente avrà un tasso di “apertura” del 1%. Qualcuno sostiene che tale risultato su 12 milioni d’invii è un buon investimento. Gli invii massivi, come strategia, ci sembrano tuttavia un ragionamento da “ spammer” che può andare bene per chi vende il viagra e non ha un immagine da salvaguardare sul mercato. Immaginatevi dunque decine di milioni di internauti che ricevono una vostra offerta che non interessa e spedita da una email a cui non hanno dato consenso. Gli internauti si faranno un cattiva immagine della vostra marca e potrebbero richiedere la cancellazione dei loro dati o peggio ancora segnalarvi come “spammer” a organismi di controllo che regolano la rete. Una caduta considerevole del vostro tasso di consegna Innanzitutto dobbiamo soffermarci su come ragionano i filtri anti spam. Ecco i criteri : pulizia della lista, reattività della lista, assenza di cancellazioni, assenza di denunce per spam. Si capisce che un uso massivo di una lista con email di origine dubbie segnalerà il vostro nome ai filtri Edito by Marco Merlo Pag. 5 antispam. E ciò pregiudicherà i successivi invii sia a liste prospect sia a liste clienti. Una caduta dei risultati nelle dem di fidelizzazione Se un gestore (ad esempio gmail) vi ha giudicato come spammer non distinguerà quando vorrete comunicare alla vostra clientela o fare prospezione. In ogni caso stopperà la vostra campagna anche se la vostra comunicazione è perfettamente legittima. Il risultato di tutto ciò è che le vostre preziose newsletter di fidelizzazione, che generano risposte e profitti, finiranno nel cestino degli “spam” senza raggiungere il vostro cliente. Si ottiene così una caduta dei risultati nelle dem di fidelizzazione. E anche il fatturato ne risente !! C’è chi usa il trucco di spedire da diversi indirizzi IP ma i link puntano sempre al vostro sito e quindi prima o poi i gestori arrivano sempre a bloccare quelle dem con all’interno link che puntano al vostro sito ormai classificato come di proprietà di uno spammer. Edito by Marco Merlo Pag. 6 Ripercussioni sulle attività e le relazioni con i clienti Le email di conferma di un ordine, le email che riguardano le password, altre comunicazioni di servizio, insomma tutto quello che spedite via email rischia di finire nel cestino spam. E di conseguenza il N° di telefono del servizio clienti rischia la congestione per le proteste e i disservizi. Sanzioni Organismi locali e internazionali vi metteranno sotto osservazione a fronte di cittadini che vi avranno denunciato e indicato come spammer perché inviate pubblicità non desiderata e per cui non è mai stato dato un previo consenso. Il garante della privacy può arrivare a infliggere una multa e anche di più. E tutto questo per aver comprato a prezzo stracciato un cd contenente milioni di email ? O per una campagna di prospezione esservi affidati ad un centro media poco chiaro circa il metodo di raccolta dei dati ?? O ancora più assurdo aver accettato di pagare in base al N° di aperture, senza pensare che il fornitore si serve di un cd con milioni di email di origine non certa ? Edito by Marco Merlo Pag. 7 Ad ogni modo un test pratico, fatto su pochi casi e magari su IP differenti, per capire se la lista che state utilizzando è dubbia, è il seguente : se il tasso di apertura delle email è < 5% ed il tasso dei ritorni per “indirizzo email errato” è > 10% allora lasciate perdere !! Il consiglio finale per minimizzare i rischi è quello che colui che vi offre le liste dimostri che la lista è adatta per il vostro target, che la raccolta dei dati sia avvenuta in conformità alla legge ( opt in) e attraverso quale portale, landing page o form di iscrizione proviene. Sul tema delle “insidie” di seguito il contributo di : Chris Ogilvie-Taylor F IDM Managing Director of Marsden Grant International distributing CleverBoard and educational technology worldwide “Nel web si parla concretamente e apertamente di come e chi inquina il mercato delle liste con fonti inattendibili e soprattutto fraudolente. Vengono fatti nomi di aziende che per ingordigia di denaro e senza pietà, forniscono liste selezionate senza criterio e, se usate, arrecano un danno incalcolabile a chi le spedisce. Edito by Marco Merlo Pag. 8 Ma vediamo come prevenire queste possibili truffe (in nero l’articolo originario riassunto e in rosso le mie aggiunte (MLS) ) : 1)Se ad esempio online in un blog richiedete un target particolare, il truffatore vi contatterà e dirà di avere esattamente quello che state cercando. 2)Ad ogni vostra successiva vostra domanda, il truffatore vi risponderà come voi volete e dandovi sempre la ragione. 3)Se chiedete delle referenze già qui lo mettete in crisi e spesso vi risponderà con referenze molto generiche e vaghe. ( a volte le referenze che vengono fornite puntano a portali ben congeniati in particolare per quanto riguarda l’informativa sulla privacy, ma la contraddizione è questa : “come possono dei portali sconosciuti e mai pubblicizzati aver raccolto milioni di dati ? “ ). 4)Se chiedete un campione, il truffatore investe per raccogliere dati e darvi un campione veritiero (immaginiamo 100 persone che giocano al golf). Il truffatore ormai vede il fatto di produrre un campione veritiero come un investimento per una successiva fornitura da cui guadagnerà il 100%. Edito by Marco Merlo Pag. 9 5) Altre tecniche usate dal truffatore : risposte perfette e velocissime, vi chiederà conferma di apertura delle email, a volte il truffatore si smaschererà perché non scrive in un buon inglese o italiano dato che risiede in nazioni lontane come India o Albania. 6)I siti di questi truffatori non contengono molti contenuti, soprattutto tecnici perché spesso si tratta di persone ignoranti che stanno dietro a delle facciate. 7)Spesso i cosiddetti paradisi fiscali ( il Deleware negli Stati Uniti e Svizzera/SanMarino in Italia) sono la sede di queste organizzazioni. 8)Ovviamente il pagamento è sempre : in anticipo. 9)Ma una volta pagato tutto cambia : o non vi arriva la lista, o vi raccontano scuse, o arrivano liste completamente sballate. Ad ogni modo queste organizzazioni sono preparate anche nel caso facciate scoppiare uno scandalo, smontano tutto e riaprono da un'altra parte sotto altri nomi. Ora cambiamo di tema, per questo riportiamo un altro articolo inerente il telemarketing scritto da Giorgio Modesti (CEO Teleperfomance Egitto) : Edito by Marco Merlo Pag. 10 “ La delocalizzazione che insegue un mero risparmio con iniziative mordi-fuggi è un’illusione. E’ ormai noto il disastro economico e relazionale compiuto da chi ha lanciato campagne outbound massive da paesi extracomunitari come nel settore delle telecomunicazioni e dell’energia, con conseguente svilimento del marchio e del canale telefonico come strumento di approccio commerciale. Chi ha creduto a improbabili scorciatoie, chi ha pensato di lucrare sull’aggressività telefonica a basso costo, chi lo ha permesso hanno ulteriormente danneggiato il settore. La delocalizzazione, quella seria, è una fase evolutiva naturale degli scenari globali e complessi. Si basa su alcuni principi chiave quale l’accesso a reti di telecomunicazione di qualità, tecnologie VoIP, VPN e applicativi web-based, disponibilità di agenti qualificati, per lingue e preparazione tecnica, modelli di monitoraggio efficaci ed efficienti, disponibilità di middle e senior management di qualità in paesi emergenti e altre componenti minori che consentono di azzerare le distanze senza impattare la qualità del servizio erogato. Chi approccia la delocalizzazione in questo modo definisce prima di tutto una strategia: destinazione monolingua o hub multilingua, soglie di service level, contingency plan e valutazioni attente delle stime di attrition, capacità di recruitment ed estensione, impatti di stagionalità, rischi ambienteEdito by Marco Merlo Pag. 11 sociali, efficacia del training. Questo approccio professionale e strutturato richiede competenza, tempo e investimento. I risultati, sia in inbound che in outbound, si raggiungono nel medio periodo e i benefici (anche economici, ma non solo) si conseguono non prima di 12/18 mesi. Questa opportunità tecnologica ha permesso di applicare al marketing relazionale le stesse dinamiche e le stesse evoluzioni di supply chain già sperimentate in altri settori. Trent’anni fa le etichette delle nostre scarpe, camicie, lavatrici, lenzuola e altro indicavano chiaramente i vari distretti industriali di provenienza rigorosamente italiani, oggi non vengono più prodotti in Italia semplicemente perché nella catena del valore trova spazio solo chi apporta un valore uguale o superiore al costo che richiede il suo contributo. Un lavoratore che “costa” un minimo di 25/30 euro/ora e che fugge dal Call Centre dopo 6 mesi rendendo necessario un nuovo recruiting e un nuovo training è incompatibile con la sostenibilità economica della quasi totalità dei prodotti e servizi di mass market in commercio. La delocalizzazione è quindi un passo imprescindibile, purchè non si dimentichi che il prodotto/servizio dovrà soddisfare le aspettative del cliente. Questo significa che un agente telefonico albanese, costariqueno o egiziano dovrà essere messo nelle condizioni di operare con efficacia attraverso adeguati strumenti. L’elemento Edito by Marco Merlo Pag. 12 “costo del personale” è quindi importante ma è solo UNO degli elementi da considerare. Prima della delocalizzazione “off-shore” abbiamo assistito ad una fase di delocalizzazione nazionale da nord verso sud, o meglio verso regioni italiane dal tessuto economico meno sviluppato, con quale risultato? Chi sapeva gestire la customer experience in maniera appropriata localmente, ha delocalizzato con intelligenza ed efficacia, ha investito in formazione, in tecnologia, in motivazione e infrastrutture e ha creato, spesso, centri di eccellenza. Ci sono esempi di customer relationship e telemarketing che sono diventati disastrosi quando un “non adeguato” lavoro locale è diventato un “non adeguato” lavoro di delocalizzazione. La delocalizzazione è un’opportunità tra le tante, come la tecnologia, la multicanalità, la defisicizzazione, la comunicazione integrata, il self-care, e altri strumenti presenti o futuri al servizio del marketing relazionale. In funzione dei volumi può essere facilmente stimato il vantaggio economico di un personale “qualificato”, che può costare anche il 30 o 40% meno del personale locale, valutando, anche, il costo aggiuntivo di strumenti, la supervisione ad opera del personale viaggiante e gli ammortamenti degli investimenti di set-up che assorbono una parte, a volte cospicua, di questo risparmio. Mettere nelle mani di un outsourcer delocalizzato una brochure e “imporre” redemption Edito by Marco Merlo Pag. 13 minime e una compensation basata su commissioni, provocherà alla sua azienda più danni che benefici, questo perché si preferisce guardare all’apparente successo commerciale immediato di ordini forzati, estorti o addirittura falsi, piuttosto che alla salvaguardia del rapporto con il cliente nel lungo periodo e al posizionamento del marchio. E’ consigliabile a chi si sente attratto dalle offerte di telemarketing offshore a basso prezzo, commission-based e dalle redemption mirabolanti, di confrontare ARPU ( average revenue per user) e Churn (perdita) dei clienti acquisiti in questo modo con quello dei clienti acquisiti da canali più strutturati anche se occorre attendere qualche mese. Per quanto riguarda l’inbound la delocalizzazione è la soluzione migliore, valgono naturalmente le stesse considerazioni in merito alla qualità e al valore del servizio erogato, alla tempistica ed agli investimenti. Sempre più spesso per qualità, motivazione, flessibilità e passione gli operatori di call centre off-shore sono superiori a quelli locali e, talvolta, la motivazione economica è solo al secondo o terzo posto tra quelle che spingono all’outsourcing off-shore.” Edito by Marco Merlo Pag. 14 Passiamo ora a considerare un altro aspetto che influenza il marketing diretto che è il seguente : In un panorama di leggi nazionali mutevoli e contraddittorie sulla data protection c’è da evidenziare che si è creato un terreno fertile per la categoria degli avvocati, per complicare ancor di più il tema al punto che a volte per incomprensioni sui regolamenti alcune aziende non si scambiano indirizzi, sebbene raccolti in regola, ma non secondo l’opinione dell’avvocato e della sua controparte. Sicuramente in nazioni come Spagna e Italia , sia il garante sia la casta degli avvocati hanno affossato il direct marketing e costretto aziende ad aprire in altri paesi e così si sono persi migliaia di posti di lavoro. Aggiungiamo pure che a livello contabile amministrativo alcuni studi di commercialisti non sono preparati o disposti a sostenere un azienda che opera con clienti/fornitori in Europa. Questo crea ancora più il gap che c’e’ tra le aziende del sud Europa e quelle del centro nord Europa destinate invece ad espandersi per questo e molti altri fattori. Si parla tanto di rilancio dell’economia con il Made in Italy, ma siamo convinti che esista una mentalità europea diffusa tra chi deve offrire supporto alle aziende ? Edito by Marco Merlo Pag. 15 Dopo aver elencato alcuni lati negativi/insidie vediamo invece le opportunità !! Dai dati recenti diffusi sull’economia paesi come Germania e Francia appaiono in ripresa così come i paesi emergenti. Il made in Italy direttamente in Europa è uno slogan che ci piace citare, nonostante i problemi pratici, dato che è lo sbocco per aziende dei settori moda, turistico ed enogastronomico che intendono svilupparsi. In Cina e nei paesi emergenti servizi ad esempio come quelli editoriali rivolti alle neo mamme possono trovare terreno fertile. Nei paesi emergenti i problemi principali riguardano gli aspetti doganali, valutari e un sistema postale efficiente. Tutti questi aspetti in Europa possono essere demandati a vettori come le poste belghe oppure la Swiss Post quindi ci soffermiamo sulle seguenti e restanti raccomandazioni : 1) per prima cosa osserviamo che dato lo sforzo ad andare all’estero all’inizio è meglio concentrarsi su una o poche nazioni possibilmente confinanti o perlomeno con una identità simile alla casa madre. Edito by Marco Merlo Pag. 16 2) Le tecniche di direct marketing permettono di operare con un minimo investimento senza necessariamente aprire un agenzia in una nuova nazione. 3) Data l’incognita di operare all’estero le tecniche di marketing diretto permettono di testare molte variabili dato che non sempre l’offerta che vince nel paese d’origine vince anche all’estero. In Europa tra gli ostacoli citiamo il fatto che non esiste un mercato delle liste standardizzato, ad oggi e fino al 2016 le legge Europea non è ancora armonizzata. Tutto questo implica il coinvolgimento di vari fornitori locali. Inoltre divergono il modo e la struttura di come scrivere gli indirizzi postali, nonché la lingua e come comunicare. Tuttavia riteniamo che i vantaggi sono molto più che gli aspetti negativi. • Uscire da una situazione statica o satura del mercato interno. • Utilizzare infrastrutture già esistenti. Edito by Marco Merlo Pag. 17 • Realizzare economie di scala. • Cogliere l’opportunità offerta da paesi più ricchi o più reattivi alle vendite a distanza. • Allargare di oltre 10 volte il potenziale di mercato dato che nella comunità Europea ci sono 506 ml di persone. Popolazione per paese (popolazione totale dell'UE: 506 913 394) Paese Malta Lussemburgo Cipro Estonia Lettonia Slovenia Lituania Croazia Irlanda Slovacchia Finlandia Danimarca Bulgaria Austria Svezia Ungheria Portogallo Repubblica ceca Grecia Belgio Paesi Bassi Romania Polonia Spagna Italia Popolazione totale 425384 549680 858000 1315819 2001468 2061085 2943472 4246809 4605501 5415949 5451270 5617345 7245677 8506889 9644864 9877365 10427301 10512419 10926807 11203992 16829289 19947311 38017856 46512199 60782668 Edito by Marco Merlo Popolazione in % 0,08% 0,11% 0,17% 0,26% 0,39% 0,41% 0,58% 0,84% 0,91% 1,07% 1,08% 1,11% 1,43% 1,68% 1,90% 1,95% 2,06% 2,07% 2,16% 2,21% 3,32% 3,94% 7,50% 9,18% 11,99% Pag. 18 Regno Unito Francia Germania 64351155 65835579 80767463 12,70% 12,99% 15,93% A seguito del lancio di alcune operazioni in Europa • Non ha senso risparmiare. Andare all’estero è un investimento ! • Uno studio di mercato può facilitare le operazioni. Come punto di partenza si possono leggere le datacard sulle nazioni qui in allegato ma poi si può entrare nello specifico del settore. • Valutare gli aspetti positivi e negativi prima di un azione all’estero. Edito by Marco Merlo Pag. 19 • Un test di telemarketing può servire a focalizzare le reazioni e i gusti dei consumatori. • La lingua locale risulta più performante della lingua inglese. • Non basta una traduzione ma serve un adattamento fatto da chi se ne intende di script di marketing diretto. • Le idee si devono sempre testare. • La creatività che funziona nella propria nazione di origine non è detto funzioni anche all’estero. • La lista è la variabile più decisiva per il buon esito delle operazioni. • È meglio partire con un piano liste e non testare una sola lista. • Ci si confronta con il list broker per trovare le liste da testare. • Con il list-broker si possono realizzare anche quelle operazioni come normalizzare, deduplicare, utilizzare liste locali di supporto come i movers, data entry, analisi dei risultati. • Cruciale è organizzare anche il sito internet a supporto, il customer care, il fulfillment. Edito by Marco Merlo Pag. 20 • Quando possibile esternalizzate, ciò significa concentrarsi sul progetto. • I fornitori devono essere coinvolti nell’obiettivo. • L’esperienza dei collaboratori esterni è cruciale per la riuscita del progetto. La ricerca di nuovi media. Data la crisi non solo economica ma anche dei media è necessaria una ricerca di nuovi media. Addirittura pur di staccarsi dalla massa di annunci che usano la tv, i cartelloni , la radio c’e’ la ricerca di cose sempre più nuove che attirino l’attenzione del consumatore ormai assuefatto. L’inbound marketing si basa sui contenuti e sul fatto di farsi trovare dal cliente. Blog, podcast, video, eBooks, newsletter, whitepaper, SEO (ottimizzazione per i motori di ricerca), social media marketing, ed altre forme di content marketing sono considerate inbound marketing. Edito by Marco Merlo Pag. 21 Retargeting Data la premessa che molta gente abbandona i sito di e-shopping prima di effettuare un acquisto, circa il 90%, nasce l’esigenza di trovare delle contromosse per trattenere il consumatore. Nasce così il retargenting, in particolare parleremo di quello via email che ha lo scopo di far ritornare l’internauta in sito visitato recentemente. Si tratta di un’evoluzione del retargeting pubblicitario.Ecco come funziona: un cookie viene inserito nel computer dell’internauta dopo che è avvenuta l’iscrizione in un sito e aver dato il consenso del trattamento dati. Il cookie associa il computer e i dati dell’internauta che saranno inseriti in una banca dati che è associata a un programma di retargeting. Il proprietario del sito dovrà inserire un tag in ogni pagina del sito. Il tag verifica come prima cosa se nel computer dell’internauta è presente un cookie di retargeting, se presente è ovvio che i dati dell’internauta sono già inseriti nella banca dati. Nel momento che i dati dell’internauta sono stati verificati viene inviata una e-mail pubblicitaria Edito by Marco Merlo Pag. 22 personalizzata in base al percorso di navigazione fatto e poi abbandonato dall’internauta. Esistono diversi tipi di banche dati: - una banca dati di proprietà del sito; - una banca dati in comune con altri proprietari di siti. Ci sono organizzazioni che raccolgono milioni di consensi, e quindi dati, in Europa (come ad es: 1000 Mercis) e li rendono disponibili, a norma di legge, ad altri proprietari di siti che sono interessati a conoscere i visitatori per inviare comunicazioni commerciali mirate via e-mail . Questa procedura ha motivo d’essere perché i tassi di apertura sono circa il 50%. In Italia esiste un servizio simile : inviata una dem si tiene conto di chi l’ha aperta. Nei giorni successivi i portali più popolari sanno riconoscere gli openers e quindi proporre banner pubblicitari relazionati alla creatività che si è aperto o cliccato. La maniera vincente per reclutare nuovi clienti o abbonati o prospect, sia nel b2b che nel b2c, è l’unione delle tecniche di direct mail con un sito Edito by Marco Merlo Pag. 23 sintonizzato con l’offerta e adatto a sviluppare possibilità (la landing page). Dal presupposto che gli sforzi per reclutare via email sono spesso vani, si preferisce inviare un mailing classico che rispetto al passato non richiede un adesione/risposta via coupon/telefono ma la connessione ad una landing page. Oggigiorno anche le aziende leader rinunciano al classico mailing con : busta + lettera + depliant + coupon e lo sostituiscono con una semplice cartolina di formato largo, personalizzata. Sul fronte un immagine o headline “classica” , mentre sul retro tante notizie flash (simili ai pop-up di internet) e tanti link a cui accedere per approfondimenti online. L’impatto del mailing postale + una creatività personalizzata ma informale e diretta + un offerta introduttiva forte + una landing page dedicata + vari link di approfondimento, sono il mix vincente per : a) reclutare nuovi clienti. b) incrementare lo scontrino medio di acquisto con tecniche di up selling che si possono Edito by Marco Merlo Pag. 24 sviluppare dalla landing page e durante il percorso del form che verrà compilato dall’internauta. La gestione online di un potenziale cliente permette di : - Dare Maggiori informazioni ( documenti /video/foto/ chat online interattiva /social network ecc). - Raccogliere informazioni personali. - Offrire un ventaglio di proposte su misura. - Velocizzare la gestione e la consegna dell’ordine. - In caso di indecisione offrire una rescue page per proporre soluzioni e recuperare l’interesse dell’internauta o perlomeno richiedere di fare un azione meno impegnativa (ad esempio richiedere un catalogo) . Edito by Marco Merlo Pag. 25 Sempre in tema di opportunità anche il telemarketing sempre meno ben accettato dai paesi del nord Europa può avere una seconda vita se ad esempio segue una azione sms in cui si chiede alle persone se un argomento interessa e per questo poi chiamarle per telefono per parlarne. Cenno sui big data La premessa è che le persone passano ore in internet : navigano, lasciano tracce, nei social network indicano preferenze ecc. Tutta questa massa di dati abbinata ad una elaborazione e analisi in real time, permette di inviare proposte mirate sulla base dei gusti e delle ricerche che la persona sta facendo. Ma non solo, le pagine di un sito si potrebbero adattare ai gusti del navigatore e rendere l’esperienza di navigazione sempre più coinvolgente. Nei paesi anglosassoni la “paura del grande fratello” è limitata ad un 15% della popolazione, mentre i giovani fino ai 30 anni non avvertono il problema a rivelare tutte le loro azioni online. Ciò che interessa Edito by Marco Merlo Pag. 26 è ricevere promozioni e sconti riguardo prodotti e servizi che interessano veramente. In pratica, conoscendo la email della persona, si mandano offerte relative alle pagine visitate e le preferenze, oppure appariranno banner durante la visita in siti popolari disponibili a questo tipo di servizio. Edito by Marco Merlo Pag. 27