Il principio della controreazione
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Il principio della controreazione
NOVEMBRE 2004 | N. 234 | 7 DIDATTICA delle SCIENZE d D S Il principio della controreazione/1 In questa prima parte l’Autore definisce il concetto di controreazione, che ha un ruolo essenziale non solo in elettronica ma anche nelle scienze naturali e sociali. GIOVANNI VITTORIO PALLOTTINO ualsiasi testo di elettronica o di sistemi dedica almeno un capitolo alla controreazione che in queste discipline ha un ruolo essenziale. Non si tratta, però, di un argomento di natura strettamente tecnica dato che esso, per la sua generalità, è ricco di valenze che si estendono, ben al di là del campo d’interesse dell’elettronica, nelle scienze naturali come in quelle sociali. Più precisamente, il concetto di controreazione, che di solito è inteso come un mezzo efficace per la realizzazione di sistemi artificiali aventi determinate caratteristiche, può trovare anche valido impiego come schema interpretativo di una varietà di fenomeni nell’ambito di un ampio spettro di discipline. È utile cercare di porre in luce proprio questo aspetto, attraverso collegamenti significativi, non foss’altro che nella ricerca dell’unità del sapere; ma certamente con valenze didattiche di sicura efficacia. Q 兩 Il concetto di controreazione 兩 È ben noto, dato che rientra nell’esperienza comune, che per ottenere un determinato obiettivo, la causa agente debba essere ad esso commisurata. Sfugge invece, assai spesso, la necessità che la causa agente, se si vuole raggiungere effettivamente l’obiettivo, debba tener conto anche degli effetti che essa stessa provoca sul sistema su cui agisce. E proprio questa è l’idea alla base del concetto di controreazione o retroazione (in inglese feedback1): il segnale che agisce su un sistema così che questo si comporti nel modo desiderato, deve dipendere sia da un segnale di comando che stabilisce quanto desiderato, sia dal comportamento effettivo del sistema. E questo può avvenire soltanto attraverso un’azione all’indietro, o retroazione, che riporti all’ingresso del sistema l’informazione relativa alla sua uscita, perché appunto si possa tenerne conto. Quando s’impiega la controreazione, in altre parole, la grandezza che agisce effettivamente sul sistema proviene dal confronto fra i valori della grandezza che rappre- scienze\234-07 - 7 senta l’uscita del sistema, cioè la sua risposta alla causa agente, e di quella di comando, che rappresenta il valore desiderato della risposta; questo confronto spesso si riduce ad eseguire la differenza fra le due grandezze, che costituisce il cosiddetto «errore» del sistema. È dunque l’errore che agisce direttamente sul sistema, esercitando un’azione correttiva che tende a ridurre l’entità dell’errore stesso, compensando così anche l’effetto di qualsiasi azione disturbante dovuta ad altre cause indesiderate. Qui va notato subito che la controreazione non sarebbe necessaria se tutto ciò che riguarda quanto interessa fosse noto e calcolabile esattamente, cioè se i sistemi si comportassero secondo leggi matematiche perfettamente note, immutabili nel tempo e non soggette a variazioni per altre cause. Ma nel mondo naturale questo non avviene e di tutto l’insieme delle inevitabili incertezze, inclusi i disturbi, la controreazione consente di tener conto efficacemente al fine di ottenere quanto si desidera. Un esempio di immediata comprensione è quello costituito da un sistema di riscaldamento che impiega un termostato per comandare il flusso di acqua calda nei radiatori del termosifone in un ambiente. Se la temperatura è inferiore a quella desiderata, impostata regolando il termostato, questo apparecchio apre il flusso dell’acqua, e allora la stanza si riscalda; altrimenti lo interrompe, e la stanza tende a raffreddarsi. Sicché la temperatura della stanza si mantiene costante (in realtà essa oscilla in continuazione, di una frazione di grado, attorno a quella desiderata). Si noti che questo stesso risultato si ottiene anche se una finestra viene aperta, aumentando la dispersione del calore verso l’esterno, oppure se nell’ambiente viene messo in funzione qualsiasi apparecchio (una lampada, un televisore, un calcolatore...) il cui effetto sia quello di introdurvi del calore: di tutto ciò, infatti, il termostato terrà conto automaticamente, compensando qualsiasi effetto che tenda ad allontanare la temperatura della stanza da quella desiderata. Si potrebbe certamente, in alternativa, calcolare esattamente tutte le dispersioni di calore attraverso le pareti e le finestre (conoscendo la temperatura esterna) e tutti d D S 8 DIDATTICA delle SCIENZE gli apporti di calore all’ambiente, compresi quelli delle persone presenti, per stabilire quanto calore i radiatori devono fornire perché l’ambiente si porti alla temperatura desiderata e regolare quindi corrispondentemente il flusso dell’acqua calda (conoscendone la temperatura). Ma è chiaro che, in questo caso, qualsiasi incertezza sui valori delle grandezze in gioco e qualsiasi variazione imprevista condurrebbe a modificare, in modo anche rilevante, la temperatura effettiva dell’ambiente. Questa soluzione, certamente assai più complicata nella sua attuazione e molto meno efficace ai fini del risultato, prende il nome di controllo a ciclo aperto, per distinguerla da quella basata sulla controreazione, considerata prima, che è invece detta a ciclo chiuso per indicare che il segnale segue un percorso circolare dall’ingresso all’uscita del sistema controllato e poi nuovamente all’ingresso. Si suole distinguere, inoltre, il controllo, che consiste nell’imporre che la grandezza d’uscita del sistema segua un determinato andamento in funzione del tempo, dalla regolazione, in cui si richiede che l’uscita mantenga nel tempo un valore prefissato. Le applicazioni della controreazione, oggi, sono innumerevoli in molti settori; in particolar modo nell’industria, dove l’impiego di questo concetto è un elemento chiave dell’automazione. Per fare soltanto qualche esempio, è grazie alla controreazione che si riesce a fare in modo che due navicelle spaziali, provenienti da distanze lontanissime, riescano ad avvicinarsi fino a potersi congiungere senza danno, in quel momento raggiungendo entrambe la medesima posizione e assumendo la stessa velocità con straordinaria precisione; oppure si riesce a mantenere entro limiti strettissimi attorno a 50 hertz la frequenza della rete elettrica nazionale nonostante le continue, e spesso brusche, variazioni, dei carichi che essa alimenta. La controreazione, d’altra parte, non trova impiego soltanto nei grandi sistemi tecnologici, perché in qualsiasi abitazione si trova un buon numero di apparecchi che la utilizzano, dal termostato del sistema di riscaldamento, menzionato prima, ai dispositivi usati nella maggior parte degli elettrodomestici. Fig. 1 | N. 234 | NOVEMBRE 2004 兩 Qualche cenno sulla storia della controreazione 兩 Di esempi di impiego della controreazione la storia è ricca2. Il più conosciuto riguarda il regolatore centrifugo, che James Watt costruì nel 1788 per mantenere costante la velocità di un motore a vapore. Ma è noto che già nel secolo precedente Christian Huygens aveva realizzato un dispositivo analogo. Il regolatore di Watt sfruttava lo spostamento di due masse, dovuto all’effetto centrifugo, per azionare la valvola che regola l’afflusso del vapore al motore, in modo che a un aumento di velocità corrispondesse una riduzione del flusso e viceversa (figura 1). Fra gli altri esempi ricordiamo soltanto il regolatore di livello inventato dal greco Ctesibio nel 290 a.C. per mantenere costante il livello del serbatoio che alimentava un orologio ad acqua, con una tecnica che si diffuse in epoca classica e che in seguito venne largamente impiegata nel mondo arabo; e anche il rego- L’asse verticale è soggetto a rotazione perché collegato al motore a vapore. Al crescere della velocità di rotazione, aumenta la forza centrifuga che agisce sulle due sfere. Queste allora si spostano, allontanandosi dall’asse; ciò provoca, attraverso un sistema di leve, la chiusura graduale della valvola che controlla l’afflusso del vapore, riducendo così la velocità del motore. scienze\234-07 - 8 NOVEMBRE 2004 | N. 234 | latore di temperatura della fornace che l’olandese Cornelis Drebbel costruì attorno al 1624, allo scopo di trasformare i metalli in oro, ritenendo che questa trasformazione potesse avvenire soltanto se il metallo veniva mantenuto a una temperatura rigorosamente costante per un tempo sufficientemente lungo. La prima analisi matematica del funzionamento di un sistema di controllo a controreazione si deve all’astronomo inglese George Biddel Airy, che nel 1840 aveva costruito un sistema di puntamento di un telescopio all’osservatorio di Greenwich, dotandolo di un controllo di velocità che serviva a compensare la rotazione terrestre allo scopo di estendere il tempo di osservazione dei corpi celesti. Nel corso del progetto Airy s’imbattè in un fenomeno imprevisto: in determinate condizioni il sistema risultava instabile, diventando sede di oscillazioni permanenti indesiderate. Questo problema fu affrontato pochi anni dopo da James Clerk Maxwell, che svolse una dettagliata analisi3 del funzionamento di questi dispositivi, incluso il regolatore di Watt, e dimostrò che per ottenerne la stabilità occorreva che i coefficienti dell’equazione del sistema soddisfacessero determinate relazioni. Notiamo tuttavia che in nessuno di questi studi venne posto in luce esplicitamente il concetto di controreazione come lo conosciamo oggi (vedi oltre). A questo si arrivò soltanto negli anni Venti del secolo appena trascorso4, quando venne affrontato e risolto assai efficacemente un problema tecnico che aveva assunto importanza primaria con la diffusione della telefonia a grande distanza. Quando si cominciarono a stendere linee telefoniche per collegare fra loro le maggiori città degli Stati Uniti si trovò che il segnale era soggetto a forte attenuazione a meno di non accrescere in modo inaccettabile la sezione dei conduttori per ridurne la resistenza elettrica. Per compensare l’attenuazione di linea si utilizzarono allora degli amplificatori elettronici impiegando i tubi a vuoto introdotti pochi anni prima. Ma occorreva usare parecchi amplificatori, disposti a intervalli regolari, a distanze tali che l’attenuazione non riducesse il segnale al livello del rumore di fondo: venti amplificatori nel caso del collegamento intercontinentale (3000 miglia) realizzato nel 1923. Procedendo in questo modo, però, l’ampiezza del segnale al terminale d’arrivo della linea dipendeva dal prodotto del guadagno di tutti gli amplificatori (nel caso anzidetto A20, indicando con A il guadagno di uno di essi) sicché una variazione anche modestra del guadagno di ciascuno degli amplificatori conduceva a una variazione complessiva assai grande e perciò inaccettabile: un guadagno troppo alto provocava distorsioni, uno troppo basso rendeva il segnale inaudibile perché sommerso dal fruscio del rumore. scienze\234-07 - 9 9 DIDATTICA delle SCIENZE d D S Il problema fu risolto5 da un giovane ingegnere, Harold S. Black, che introdusse lo schema a controreazione in forma esplicita, e impiegandolo in pratica riuscì a stabilizzare il guadagno degli amplificatori telefonici nonostante le variazioni di guadagno dei tubi elettronici (che durante la loro vita diminuisce gradualmente man mano che il catodo si deteriora). Lo schema di Black prevedeva infatti che il segnale di comando applicato ai tubi elettronici non fosse il segnale da amplificare, ma la differenza fra questo e una frazione prefissata del segnale d’uscita del circuito. 兩 Le principali proprietà della controreazione 兩 Per esaminare le proprietà della controreazione conviene considerare il caso di un amplificatore elettronico, sebbene i risultati siano poi del tutto generali. Chiamiamo A il guadagno dell’amplificatore e supponiamo che questa grandezza, come è effettivamente in pratica, sia soggetta a variazioni; chiamiamo poi Vi il segnale che si desidera amplificare e Vo quello d’uscita. In assenza di controreazione, applicando cioè direttamente il segnale Vi all’amplificatore, si avrebbe semplicemente Vo = A Vi. Vi Ve + A Vo – b Fig. 2 Schema generale della controreazione, introdotto da H.S. Black: una frazione b dell’uscita viene prelevata e riportata in ingresso (il segno negativo indica che si esegue una sottrazione). Impiegando invece lo schema a controreazione (figura 2), all’amplificatore si applica il segnale d’errore Ve costituito dalla differenza fra quello d’ingresso e una frazione b dell’uscita: (1) Ve = Vi – b Vo Il segnale Ve viene amplificato con guadagno A, sicché l’uscita è: Vo = A Ve = A (Vi – b Vo). (2) Da tale espressione si ricava immediatamente l’uscita in funzione dell’ingresso: (3) Vo = Vi A/(1 + b A) d D S 10 DIDATTICA delle SCIENZE sicché in queste condizioni il guadagno ingresso-uscita fra Vi e Vo, che indichiamo con AF, è: AF = A/(1 + b A) (4) dove il denominatore 1 + b A rappresenta l’entità della reazione negativa e per questo si chiama tasso di reazione. L’effetto più appariscente della controreazione, che tuttavia è anche il meno importante in pratica (in quanto si può facilmente compensare aumentando il guadagno dell’amplificatore), è che l’amplificazione diminuisce da A ad AF con una riduzione di un fattore pari al tasso di reazione. L’effetto più importante, invece, è che il guadagno diventa più stabile e meglio definito. E questo è un risultato di natura generale, che non riguarda soltanto gli amplificatori, ma qualsiasi sistema controreazionato, in cui viene resa più stabile la grandezza, in generale la funzione, che rappresenta la relazione ingresso-uscita fra la causa agente (Vi) e l’effetto risultante (Vo). Quanto detto si verifica facilmente esaminando l’effetto di una piccola variazione dA del guadagno dell’amplificatore. In assenza di controreazione la variazione di guadagno è ovviamente proprio dA, mentre in presenza di controreazione il guadagno complessivo AF subisce una variazione più piccola, pari a dA/(1 + b A), come si ottiene derivando la (4) rispetto ad A. Si dice allora che l’amplificatore viene reso meno sensibile, cioè viene «desensibilizzato», rispetto alle variazioni di guadagno. Un caso estremo, che tuttavia presenta notevole interesse pratico, si verifica quando il prodotto bA è molto maggiore dell’unità. In tal caso dalla (4) si ottiene il seguente risultato, tutt’altro che intuitivo e importantissimo: AF 앒 1/b (5) In questa condizione, chiamata di «desensibilizzazione totale», il guadagno non dipende più dall’amplificatore, ma soltanto dal valore del parametro b che stabilisce la frazione di segnale d’uscita che viene riportata in ingresso (beninteso, soltanto se 1 + b A Ⰷ1). Questo compito, negli amplificatori, è di solito affidato a circuiti assai semplici (costituiti da resistori) che presentano caratteristiche molto stabili e ben definite, sicché la grandezza b è una costante nota con grande accuratezza; lo stesso compito, in altri tipi di sistemi reazionati, è svolto da opportuni dispositivi di misura, tali che anche in questi casi la grandezza b può generalmente essere considerata costante. L’effetto di desensibilizzazione è veramente centrale perché da esso discendono vari altri effetti della controreazione, fra cui la linearizzazione della caratteristica | N. 234 | NOVEMBRE 2004 ingresso-uscita del sistema che viene reazionato e l’allargamento della sua banda passante, che qui non discutiamo per brevità. Diciamo soltanto che entrambi questi effetti si possono facilmente interpretare in termini di stabilizzazione del guadagno, considerando che la nonlinearità rappresenta una dipendenza del «guadagno» dall’ampiezza del segnale, e la limitazione della banda passante deriva dalla dipendenza del guadagno dell’amplificatore dalla frequenza dei segnali. Un’altra proprietà, invece, che vogliamo considerare, riguarda la riduzione dei disturbi che agiscono sull’uscita del sistema. Alla causa agente che esprime il comportamento desiderato, si possono infatti aggiungere altre cause, che provocano deviazioni indesiderate. Per esaminare l’effetto della controreazione a questo riguardo, consideriamo ancora l’amplificatore di prima, rappresentando una generica causa indesiderata come un segnale di disturbo N che si somma all’uscita, come è mostrato nello schema di figura 3. In tal caso abbiamo: Vo = A (Vi – b Vo) + N (6) da cui si ottiene immediatamente Vo = Vi A/(1 + b A) + N/(1 + b A) (7) mostrando così che l’ampiezza del disturbo viene ridotta del fattore di reazione, e pertanto può, idealmente, essere resa piccola a piacere. Questo risultato è dovuto al fatto che anche il disturbo viene riportato in ingresso, dove esso poi agisce sul sistema, con segno ed ampiezza tali da esercitare un’azione compensativa. Assai diverso, invece, è il caso dei disturbi, chiamati «disturbi di misura», che agiscono sulla parte che riporta in ingresso l’informazione relativa all’uscita. Questi, infatti, non sono compensati in alcun modo e anzi producono sul sistema effetti particolarmente perversi, in quanto tendono a «ingannare» la controreazione fornendo informazioni errate nell’operazione di confronto. Vi N Ve + – + Vo A + b Fig. 3 Il disturbo N che si va a sommare all’uscita viene anch’esso riportato in ingresso dalla controreazione; ciò esercita un’azione correttiva che riduce l’effetto del disturbo. scienze\234-07 - 10 NOVEMBRE 2004 | N. 234 | 11 DIDATTICA delle SCIENZE 兩 La reazione positiva e l’instabilità 兩 Nello schema della controreazione considerato prima, il segnale che torna in ingresso viene sottratto al segnale di comando, cioè, come indicato esplicitamente in figura 2, ha segno negativo e quindi si parla di reazione negativa. Si ha invece reazione positiva quando questo segnale ha segno positivo e quindi si somma al segnale d’ingresso, producendo allora effetti opposti a quelli visti prima. La reazione, in tal caso, provoca infatti un aumento, anziché una diminuzione, del guadagno complessivo ed inoltre tende a esaltare, anziché ridurre, le variazioni del guadagno dell’amplificatore come pure gli effetti di qualsiasi disturbo. Questo fenomeno indesiderato di reazione positiva si verifica tutte le volte che il segnale, nel suo passaggio attraverso le diverse parti che costituiscono il sistema, subisce un ritardo tale da corrispondere a un cambiamento di segno: una oscillazione periodica ritardata, cioè traslata nel tempo, presenta infatti una inversione di segno quando il ritardo che subisce è pari a mezzo periodo di oscillazione. Sicché in pratica può avvenire che il sistema presenti reazione negativa per segnali che abbiano certe frequenze, cioè tipicamente i segnali che interessano nel suo normale funzionamento, ma reazione positiva a frequenze più alte. I problemi più spinosi sorgono quando l’entità della reazione positiva è tale da provocare l’instabilità del sistema, come era successo nel sistema di puntamento del d D S telescopio di Airy, come capitò a Black quando realizzò i suoi amplificatori e come avviene a molti sperimentatori quando trovano che il loro amplificatore si comporta invece, come un oscillatore. Il fenomeno è lo stesso che provoca fischi laceranti in una sala quando il microfono viene avvicinato all’altoparlante. E del resto l’instabilità che può insorgere in presenza di ritardi rientra nell’esperienza comune, in particolare quando si cerca di regolare la temperatura dell’acqua della doccia agendo sul miscelatore caldo/freddo: qui accade spesso di scottarsi, oppure di gelarsi, proprio a causa del ritardo (dovuto alla propagazione dell’acqua dal miscelatore all’uscita della doccia) con cui agisce l’azione correttiva. Quando il ritardo con cui si esercita l’azione di controllo diventa eccessivo, infatti, si va a compensare un disturbo laddove il suo effetto si è già esaurito: il risultato del controllo, allora, è quello di creare un ulteriore disturbo, opposto a quello che si intendeva compensare. Un disturbo che il controllo cercherà poi, ma sempre in ritardo, di compensare a sua volta, dando così luogo, a seconda della natura delle equazioni che descrivono il fenomeno, a una serie di oscillazioni di ampiezza crescente oppure a una crescita aperiodica. Il problema di garantire la stabilità, che già Maxwell aveva affrontato, fu risolto pienamente dal matematico Harry Nyquist, che in un suo lavoro del 1932 chiarì la natura del fenomeno dell’instabilità nei sistemi a controreazione e ricavò le condizioni per evitarlo enunciando un criterio di stabilità noto oggi come «criterio di Nyquist». Giovanni Vittorio Pallottino Dipartimento di Fisica Università «La Sapienza» - Roma 쐽쐽쐽 Regolatore di Watt. scienze\234-07 - 11 1. Qui notiamo che nel linguaggio comune il termine feedback viene di solito impropriamente banalizzato intendendolo semplicemente come «risposta» a una azione. 2. O. Mayr, The Origins of Feedback Control, MIT Press, 1970; O. Mayr, The Origins of Feedback Control, Scientific American, vol. 223, pp. 110-118, ottobre 1970. Vedi anche www.theorem.net/theorem/lewisl.html 3. J.C. Maxwell, On Governors, Proc. Royal Soc. London, vol. 16, pp. 270-283, 1968, riprodotto nella raccolta Mathematical Trends in Control Theory, a cura di R. Bellman e R. Kalaba, Dover 1964. 4. H.W. Bode, Feedback - The history of an idea, Symposium on Active Networks and Feedback Systems, Polytechnic Inst. Brooklyn, 1960, riprodotto nella raccolta Mathematical Trends in Control Theory, a cura di R. Bellman e R. Kalaba, Dover 1964. 5. H.S. Black, Stabilized Feed-Back Amplifiers, Electrical Engineering, gennaio 1934, pp. 114-120, ristampato in Proc. IEEE, vol. 72, giugno 1984, pp. 716-722, H.S. Black, Inventing the NegativeFeedback amplifier, IEEE Spectrum, vol. 14, pp. 54-60, dicembre 1977. GENNAIO 2005 | N. 235 | 11 DIDATTICA delle SCIENZE d D S Il principio della controreazione/2 In questa seconda parte dell’articolo viene descritta l’applicazione del concetto di controreazione negli ambiti più diversi. La prima parte è stata pubblicata sul n. 234, novembre 2004, della rivista. GIOVANNI VITTORIO PALLOTTINO 兩 L’impiego della controreazione nella strumentazione fisica 兩 Gli impieghi della controreazione nella strumentazione fisica sono numerosissimi. Presentano particolare interesse, fra essi, quelli in cui l’obiettivo non è il controllo, ma la misura di una grandezza fisica. Gli strumenti a controreazione sono basati generalmente sul criterio della desensibilizzazione totale, in cui il segnale di reazione compensa esattamente, o quasi, il segnale d’ingresso: cioè si ha, con le notazioni usate in precedenza, Ve 0 e quindi il segnale di reazione bVo è approssimativamente uguale al segnale d’ingresso Vi, che in questo caso rappresenta la grandezza fisica che si vuole misurare. Sicché, impiegando questo schema, la misura consiste appunto nella registrazione del segnale di reazione. Qui ci limiteremo a considerare due esempi. Il primo è il sismografo, impiegato per registrare le scosse di terremoto, più precisamente gli spostamenti subiti dal sito dove lo strumento è installato. Il cuore del sismografo è una massa «libera» opportunamente sospesa, che nel corso di un terremoto, mentre tutto attorno si sposta, tende a restare ferma grazie al principio d’inerzia (come avviene, per esempio, a un pendolo del quale si sposta orizzontalmente il punto di sospensione). Un sensore misura lo spostamento della massa rispetto alla base dello strumento e un sistema a controreazione applica alla massa, istante per istante, la forza esattamente necessaria ad annullare questo spostamento. Quello che viene registrato è il segnale elettrico che comanda l’attuatore, che a sua volta rappresenta lo spostamento che si sarebbe avuto in assenza di reazione (figura 1). Un altro esempio è il microscopio a effetto tunnel, che permette di esaminare in dettaglio una superficie, con risoluzione di milionesimi di millimetro, arrivando a individuare la disposizione dei singoli atomi. Questo strumento impiega una punta metallica sottilissima che viene spostata trasversalmente al di sopra della superficie del corpo esplorato, a piccolissima distanza. Fra la punta e il corpo scorre una corrente elettrica che dipende esponenzialmente dalla distanza fra la punta e la superficie (nel passaggio di una corrente elettrica attraverso il vuoto consiste appunto l’effetto tunnel). Man mano che la punta si muove, la corrente varia a seconda dell’altezza della superficie ad essa sottostante, ma un sistema a controreazione sposta allora la punta verticalmente, in modo che la corrente resti costante, e quindi la punta si mantenga a distanza costante dalla superficie. Anche qui ciò che viene registrato è il segnale che comanda l’attuatore, che per quanto detto rappresenta lo spostamento verticale della punta, cioè l’altezza locale della superficie. 兩 La controreazione come schema interpretativo nelle scienze della natura. Un esempio magistrale dell’impiego della controreazione, come schema interpretativo di fenomeni che esulano dall’ambito delle scienze esatte, lo troviamo in uno scritto1 di Norbert Wiener: «...quando guido un’automo- misuratore di spostamento massa «libera» Fig. 1 Schema di un sismometro a controreazione. scienze\235-03 - 11 兩 dispositivo che applica la forza circuiti elettronici segnale che viene registrato d D S 12 DIDATTICA delle SCIENZE bile, io non seguo una serie di comandi subordinati semplicemente all’immagine mentale della strada e del compito che sto eseguendo. Se mi accorgo che l’auto devia eccessivamente sulla sinistra, ciò mi costringe a riportare la macchina sulla destra, e se invece vedo che la macchina devia troppo sulla destra, sarò costretto a riportarla sulla sinistra. Ciò mi permette di guidare quasi con la stessa padronanza un’utilitaria e un autocarro pesante, pur senza aver fatto pratica particolare di guida di ciascuno dei due autoveicoli...». Lo stesso modello interpretativo Wiener lo utilizzò anche nello studio di determinate sintomatologie, in particolare i tremori associati alla perdita di capacità di controllo dei movimenti, considerandoli l’effetto di un ciclo di controllo diventato instabile a causa di difetti insorti nella trasmissione delle informazioni attraverso il sistema nervoso. È ben noto, del resto, che molti fenomeni che si verificano nel corpo umano sono riconducibili a uno schema a controreazione. Pensiamo, per esempio, al sistema di regolazione della temperatura del sangue, che mantiene questa grandezza a 37 °C, entro una modesta frazione di grado, anche quando la temperatura esterna varia di parecchie diecine di gradi. E pensiamo anche a patologie, come il diabete, che derivano dalla perdita di capacità del controllo della produzione di determinate sostanze, e che si possono curare con una somministrazione controllata di tali sostanze, cioè chiudendo artificialmente dall’esterno il ciclo di reazione. Anche la crescita della popolazione di una specie vivente può essere vista come il risultato di un fenomeno di reazione, in particolare di reazione positiva, e in assenza di fattori limitanti è descritta da una legge esponenziale2. L’aumento del numero di individui nell’unità di tempo è infatti direttamente proporzionale al numero degli individui presenti, conducendo a una equazione differenziale del primo ordine, la cui soluzione è appunto una funzione esponenziale crescente. I fattori limitanti, come la quantità di nutrimento disponibile o la presenza di predatori, introducono invece reazione negativa che tende quindi a stabilizzare la numerosità della popolazione (figura 2). Ma si tratta di equilibri dinamici, sia per le inevitabili fluttuazioni di numero che intervengono in questi fenomeni sia per i ritardi con cui agiscono i diversi cicli di reazione; questi possono infat- Fig. 2 | N. 235 | GENNAIO 2005 ti provocare lente oscillazioni di natura periodica, come prevede appunto la teoria della controreazione. E qui è opportuno ricordare che i primi studi sulla dinamica delle popolazioni, fondamentali per la moderna ecologia, furono svolti dal matematico italiano Vito Volterra3, al quale si devono le «equazioni di Volterra» che descrivono assai efficacemente questi fenomeni e che presentano anche indubbio interesse dal punto di vista didattico4. Fra gli altri numerosi fenomeni delle scienze biologiche interpretabili in termini di controreazione, vale la pena di citare almeno quello per cui le formiche seguono percorsi ben determinati nei loro spostamenti fra il formicaio e il luogo dove si trova del nutrimento, precedentemente individuato da alcune di esse nel corso di una esplorazione. Si tratta di un effetto di reazione positiva5, che è provocato dalle particolari sostanze, chiamate feromoni, che le formiche emettono durante i loro spostamenti e che, al tempo stesso, costituiscono un richiamo che le attira. Sicché, se un gruppo di esploratrici ritorna verso il formicaio seguendo, e marcando chimicamente, un dato percorso, altre formiche, in uscita, tenderanno a seguire quello stesso percorso, muovendosi in direzione del cibo, via via sempre più numerose man mano che su quella traccia verrà depositata una quantità crescente di feromoni. Questo interessante caso di comportamento collettivo, che si riscontra pure in altre specie di insetti, è stato anche considerato in uno studio sull’impiego della reazione positiva come strategia generale di ricerca, per affrontare problemi di ricerca operativa come quello del commesso viaggiatore6. Un problema di grande attualità e interesse è oggi quello delle relazioni fra l’aumento della concentrazione di biossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera e le prospettive del riscaldamento globale del nostro pianeta in relazione all’effetto serra. A tale proposito viene spesso ci- La crescita iniziale, determinata da reazione positiva, segue la legge esponenziale. Poi intervengono effetti di reazione negativa che limitano la crescita portandola verso l’equilibrio con legge monotona o con lente oscillazioni. scienze\235-03 - 12 GENNAIO 2005 | N. 235 | tato il caso di Venere, dove l’atmosfera è costituita da CO2 al 90% e la temperatura della superficie si aggira attorno a 500°C, ipotizzando che su tale pianeta si sia creato in passato un circolo vizioso, cioè un ciclo di reazione positiva, per cui il diossido di carbonio avrebbe intrappolato la radiazione solare (più precisamente quella emessa dal pianeta riscaldato dal Sole) provocando un riscaldamento anomalo che a sua volta avrebbe impedito a questo gas di venire fissato sulla sua crosta accrescendone nel tempo la concentrazione nell’atmosfera. Ciò che più sorprende chi si accosta all’argomento, d’altra parte, è la grande diversità delle conclusioni raggiunte dai diversi studiosi circa l’entità del riscaldamento globale previsto per i prossimi decenni e l’entità del contributo effettivo delle emissioni di gas serra dovute alle attività umane; a tale proposito si tenga presente che fra gli scienziati non mancano neppure i «negazionisti», che sostengono che non vi è alcun riscaldamento globale7. La ragione di questa diversità di vedute deriva dal fatto che a tutt’oggi abbiamo solo conoscenze limitate circa i fenomeni in gioco e questi, inoltre, presentano un’estrema complessità; sicché vi sono incertezze sia sulla forma dei modelli matematici impiegati per sviluppare le previsioni sia sui valori dei parametri usati nei calcoli. La complessità nasce dalla presenza di cicli di reazione, sia negativa che positiva, che agiscono su scale di tempo diverse, cioè con effetti variamente ritardati. Un esempio di reazione positiva, ai fini del riscaldamento terrestre, riguarda l’estensione dei ghiacci delle calotte polari: il riscaldamento terrestre ne provoca la diminuzione, aumentando l’estensione degli oceani, i quali assorbono la radiazione assai più dei ghiacci, contribuendo ulteriormente al riscaldamento globale. Un esempio di reazione negativa riguarda l’incremento del processo di fotosintesi da parte degli organismi vegetali conseguente a una crescita della concentrazione di CO2 nell’atmosfera che conduce a ridurre l’entità complessiva di questo aumento. Per dare un’idea, appunto, della complessità di questi fenomeni, si deve ricordare che il diossido di carbonio assorbito dal fitoplancton marino scende poi assai lentamente verso le profondità degli oceani dove però non scompare perché viene fissato in rocce che poi lo restituiranno all’atmosfera attraverso le eruzioni vulcaniche, con un effetto dunque di reazione positiva, ma sulla scala dei tempi geologici. Qui vale anche la pena di ricordare un fatto assai importante per noi, cioè che la temperatura della Terra è tale da consentire la vita soltanto per l’effetto di reazione positiva dei gas serra atmosferici, in particolare del CO2, senza i quali si aggirerebbe attorno a circa –10 °C. scienze\235-03 - 13 13 DIDATTICA delle SCIENZE d D S 兩 ...e nelle scienze sociali 兩 È ben noto a tutti il fenomeno della crescita vivacissima degli impieghi dell’elettronica, dai calcolatori ai telefonini e ad altri apparecchi domestici inclusi i gadget più vari, che deriva dalle riduzioni dei costi di fabbricazione dei dispositivi elettronici, dalla diminuzione delle loro dimensioni fisiche e anche dall’aumento delle loro prestazioni. Per esempio, un microprocessore, che costituisce il cuore di ogni calcolatore, contiene oggi svariate decine di milioni di transistori in pochi millimetri quadrati di silicio e offre potenze di calcolo incomparabilmente maggiori delle macchine che nel passato si trovavano soltanto nei centri di calcolo di laboratori di ricerca o di grandi amministrazioni. A questo proposito viene spesso citata la legge di Moore8, che risulta ben verificata nei fatti ormai da quasi 40 anni, secondo la quale il numero di transistori contenuti in un circuito integrato, realizzato in un chip di silicio, si raddoppia ogni due anni circa. Questa legge di crescita esponenziale costituisce, come si è detto prima, la soluzione di una equazione differenziale del primo ordine che è a sua volta un buon modello dei fenomeni di reazione positiva. Si tratta, in questo caso, di fenomeni riguardanti l’economia: alla diminuzione dei costi di fabbricazione corrisponde un allargamento del mercato9 che da un lato porta a economie di scala nella produzione e dall’altro, grazie alla crescita del fatturato, consente ~ Un microprocessore offre potenze di calcolo incomparabilmente maggiori delle macchine che nel passato si trovavano soltanto nei centri di calcolo di laboratori di ricerca o di grandi amministrazioni. ~ d D S 14 di sviluppare innovazioni tecnologiche che a loro volta conducono a ulteriori riduzioni dei costi; sicché il ciclo si ripete continuamente. Quello che stupisce, qui, non è tanto la crescita esponenziale quanto la sua regolarità attraverso il tempo, che indica come i parametri in gioco mantengano valori costanti, almeno approssimativamente, ormai da parecchi decenni: un buon esempio di equazione differenziale a coefficienti costanti. Ci si chiede, d’altra parte, per quanto tempo ancora potrà durare la crescita rappresentata dalla legge di Moore e quali sono i fattori limitanti che potrebbero intervenire, per analogia con i limiti per la crescita della popolazione di una specie vivente dovuti all’intervento di predatori o alla finitezza del nutrimento disponibile. Qui interverranno certamente dei fattori di natura economica, riguardanti l’ampiezza dei mercati nei quali l’industria elettronica potrà ragionevolmente estendersi ulteriormente, come pure i limiti del suo fatturato complessivo che nella sua crescita non potrà superare il reddito nazionale dei Paesi del mondo (che è caratterizzato da una crescita assai più lenta). Ma vi sono anche dei limiti di natura fisica per la riduzione delle dimensioni dei dispositivi, dettati dalla meccanica quantistica, che si prevede interverranno nel giro di un decennio. Questi limiti riguardano i cambiamenti nel comportamento10 della materia quando le dimensioni degli oggetti considerati si riducono alla scala atomica, che già iniziano a manifestarsi nei dispositivi ultraminiaturizzati realizzati oggi nei laboratori di ricerca. E comunque è chiaro che, per esempio, uno degli straterelli isolanti utilizzati in questi dispositivi, che presenta già oggi spessori costituiti da pochi strati di atomi, non potrà mai ridursi a spessori inferiori a quello delle dimensioni atomiche. Nell’ambito dell’economia, d’altra parte, il paradigma della controreazione trova ampio spazio. Nella teoria classica, per esempio, si considerano situazioni di equilibrio a cui conducono effetti di reazione negativa che tendono a compensare le perturbazioni. Un esempio che illustra chiaramente l’azione correttiva dei meccanismi naturali dell’economia di mercato è quello del prezzo del petrolio dopo la crisi degli anni ’70, quando il cartello dei maggiori produttori, fra cui in particolare i Paesi arabi, scelse di ridurre la produzione del prezioso liquido e contemporaneamente di aumentarne il prezzo. Dopo un certo numero di anni, la richiesta del mercato mondiale subì una graduale diminuzione per un ventaglio di motivi, fra cui l’introduzione di innovazioni tecnologiche che miglioravano le modalità d’impiego dell’energia11 e il ricorso ad altre fonti di energia, come il nucleare e il gas naturale, sicché il prezzo del petrolio, mantenutosi alto per qualche tempo dopo l’impennata, si ridusse poi considerevolmente, DIDATTICA delle SCIENZE | N. 235 | GENNAIO 2005 ~ Si discutono e si approvano leggi con grandi promesse e speranze, ma molti programmi, una volta messi alla prova, risultano privi di efficacia: l’esito risulta spesso estraneo alle attese che hanno accompagnato la pianificazione, a volte addirittura opposto a quello auspicato. ~ tornando a livelli non molto diversi da quelli precedenti la crisi. Altri fenomeni in ambito economico trovano invece una efficace interpretazione in termini di reazione positiva12. Un esempio citato spesso a tale proposito riguarda l’affermazione, alcuni anni fa, del sistema VHS nel campo della videoregistrazione. Agli inizi della diffusione dei videoregistratori, al mercato vennero offerte due soluzioni, il sistema Beta prodotto da Sony e subito dopo il sistema VHS prodotto da JVC, che erano largamente equivalenti sia tecnicamente (sebbene alcuni ritenessero un po’ migliore il Beta) che dal punto di vista del costo. Avvenne quindi che inizialmente i due prodotti si affermarono entrambi, conquistando quote di mercato più o meno equivalenti, ma in seguito, per qualche tipo di fluttuazione, uno di essi, cioè il VHS, venne a prevalere, seppur di poco, sull’altro. Ed è proprio allora che intervenne inesorabilmente un meccanismo di reazione positiva che segnò la definitiva affermazione del VHS. Dato che vi era un maggior numero di videoregistratori VHS, venne prodotto un maggior numero di cassette di film adatte a questo formato, con la conseguenza che i scienze\235-03 - 14 GENNAIO 2005 | N. 235 | DIDATTICA delle SCIENZE nuovi acquirenti di videoregistratori si orientarono sempre più verso questo prodotto, fino a che il Beta uscì addirittura dalla produzione. Un altro esempio, di attualità oggi, riguarda le consegenze dei provvedimenti di legge sulla rottamazione degli autoveicoli. Qui l’obiettivo che il governo si era posto era quello di rivitalizzare l’industria automobilistica attraverso l’offerta di incentivi economici per l’acquisto di nuove automobili in sostituzione di quelle in possesso. Ottenuto effettivamente a breve quanto desiderato, si è manifestato in seguito un risultato di segno opposto, tanto indesiderato quanto facilmente prevedibile, che possiamo interpretare come dovuto a un effetto di reazione ritardato: chi aveva sostituito anzitempo la sua vettura per godere delle incentivazioni governative non ha trovato motivo, negli anni successivi, per cambiare di nuovo la macchina. Sicché il mercato ha subito una forte contrazione provocando una grave crisi nell’industria produttrice. Calcolo premeditato, da parte del legislatore e dell’industria, o pura insipienza? Accade normalmente, del resto, che le leggi vengano fatte in vista di ottenere determinati risultati sulla base di quanto si immagina dovrebbe verificarsi, anziché di quanto avviene poi realmente, cioè senza prevedere meccanismi di reazione negativa basati sugli effetti stessi delle norme e nello stesso tempo senza tener conto dei meccanismi di reazione che possono venire innescati da fenomeni imprevisti. Di conseguenza l’applicazione delle leggi, per quanto minuziose, facilmente conduce a risultati incontrollati che spesso, come nel caso citato prima, hanno segno opposto a quanto si desiderava. Ciò rientra nel quadro generale delle conseguenze non intenzionali delle azioni dell’uomo, che il filosofo tedesco Wilhelm Max Wundt ha chiamato «eterogenesi dei fini»; secondo Karl Popper, addirittura, «il compito principale delle scienze sociali teoriche... consiste nel delineare le ripercussioni sociali, non intenzionali, che ~ Il grado di accuratezza con cui si arriva a costruire i modelli è, nel caso dei sistemi sociali, assai inferiore rispetto ai sistemi fisici... ~ scienze\235-03 - 15 15 d D S seguono alle azioni umane intenzionali». Di questa problematica si è occupato in particolare lo studioso americano Jay W. Forrester nel corso di una serie di ricerche sulla dinamica delle imprese, sul problema dei ghetti urbani nelle città degli Stati Uniti d’America e sulla modellistica globale, i cui sviluppi sono all’origine degli studi che vennero svolti negli anni ’70 nell’ambito del Club di Roma. Un risultato fondamentale del lavoro di Forrester13 è consistito nell’evidenziare come i provvedimenti legislativi, e in genere le scelte delle autorità di governo, risultino spesso inefficaci, o addirittura dannosi, proprio a causa dell’eterogenesi dei fini, da lui chiamata «comportamento controintuitivo dei sistemi sociali». Il motivo, nelle parole di Forrester, è che: «Si discutono e si approvano leggi con grandi promesse e speranze, ma molti programmi, una volta messi alla prova, risultano privi di efficacia: l’esito risulta spesso estraneo alle attese che hanno accompagnato la pianificazione, a volte addirittura opposto a quello auspicato». Forrester individua anzi come caratteristica dei sistemi sociali la presenza di una contraddizione di fondo fra le conseguenze a breve e a lungo termine di un mutamento d’indirizzo: una linea politica che dia luogo a miglioramenti nell’arco di qualche anno, generalmente, è tale da provocare una degradazione del sistema a più lunga scadenza, sicché molti dei problemi che ci si trova a fronteggiare oggi sono il risultato di provvedimenti adottati non più di due o tre decenni addietro. Ma quale amministrazione di governo è disposta a rischiare l’impopolarità a breve termine in vista di risultati che si manifesteranno socialmente utili soltanto nel lungo termine? Qui il discorso si è allargato a considerare la gestione della cosa pubblica. Ma l’argomento è del tutto pertinente in un discorso sulla controreazione, dato che l’origine della parola «governo» è la medesima del termine cibernetica14, che Norbert Wiener introdusse per indicare le discipline relative al controllo e alle comunicazioni. Si deve, però, sottolineare che le effettive possibilità di controllo di un sistema, e dunque i risultati conseguibili, dipendono dal grado di conoscenza del sistema stesso, formalizzata in quello che si chiama il suo «modello matematico», che rappresenta anche le variabili esterne in gioco, compresi i «disturbi» che tendono a far deviare le grandezze controllate rispetto a quanto si desidera. Sfortunatamente, il grado di accuratezza con cui si arriva a costruire i modelli è, nel caso dei sistemi sociali, assai inferiore rispetto ai sistemi fisici, se non altro per la nostra scarsa conoscenza delle leggi che li governano, sicché i risultati del controllo non potranno essere altrettanto efficaci. Ma questo non è certamente un motivo perché il concetto di controreazione non possa trovare impiego, almeno come guida metodologica, nel- d D S 16 DIDATTICA delle SCIENZE | N. 235 | GENNAIO 2005 la progettazione degli interventi. Anche nei sistemi sociali, come in qualsiasi altro tipo di sistema, valgono infatti i principi generali della controreazione che abbiamo esposto prima: qualsiasi azione correttiva risulta scarsamente efficace se non è resa dipendente dalla valutazione dei risultati che essa stessa produce e se non interviene con la necessaria prontezza. Lo schema interpretativo della controreazione può essere usato anche a proposito della democrazia, intesa come meccanismo per controllare il funzionamento di un sistema politico, più precisamente la qualità delle prestazioni offerte da una classe dirigente. I più gravi inconvenienti dei sistemi totalitari, a prescindere da altri aspetti, derivano proprio dall’assenza di mezzi efficaci per la valutazione e il controllo dell’azione di governo in termini dei risultati prodotti, cioè dall’assenza di controreazione. Questi mezzi, invece, sono alla base dei sistemi democratici, che li attuano periodicamente attraverso il meccanismo delle elezioni politiche, dove la valutazione espressa dai cittadini si traduce in una forma di controllo basata sul mantenimento oppure sull’avvicendamento della classe dirigente. L’efficacia della controreazione ri- chiede però che il segnale di controllo sia quanto più possibile rispondente ai fatti, cioè che esso si appoggi su una valutazione reale e non distorta, per esempio dai mezzi d’informazione, circa il confronto fra risultati effettivi e risultati attesi. Altrimenti il sistema democratico s’inceppa, esattamente come s’incepperebbe un termostato al quale venisse falsata l’informazione sulla effettiva temperatura dell’ambiente che s’intende controllare. Possiamo infine, per concludere, interpretare con il paradigma della controreazione anche il sistema giudiziario, considerandone l’opera come rivolta a svolgere azioni correttive a fronte delle deviazioni rispetto alle norme di legge. Se si considera che un processo civile di primo grado dura da noi mediamente quarantasei mesi, contro quindici in Francia e sei in Germania, si capisce che le evidenti disfunzioni di questo sistema consistono essenzialmente nell’inefficacia delle azioni correttive, dovuta al ritardo con cui agisce la controreazione. 쐽쐽쐽 della società Intel (attualmente il maggiore produttore mondiale di microprocessori) stabilì nel 1965, dopo aver tracciato un grafico del numero N di transistori contenuto nei circuiti integrati costruiti a quel tempo in funzione dell’anno A in cui erano stati realizzati. Graficando log(N) in funzione di A, egli trovò una retta con inclinazione corrispondente a un tempo di raddoppio di circa 2 anni. 9. Nel corso dei decenni passati la diffusione degli impieghi dell’elettronica si è progressivamente estesa dal settore militare e spaziale prima a quello industriale e poi a quello civile. Per fare solo un esempio, l’elettronica contribuisce oggi a quasi il 20% del costo di un’automobile. 10. Sono proprio i progressi nella comprensione del comportamento dei più minuscoli aggregati di materia che già oggi fanno intravedere le prospettive di dispositivi «quantistici» del tutto nuovi, che sostituiranno nel futuro quelli usati oggi nei circuiti integrati, cioè i transistori. 11. Si tratta di ciò che viene chiamato comunemente «risparmio energetico» e che consiste nel ridurre, a parità di risultati, la quantità di energia necessaria a produrre determinati beni, come fabbricare un’automobile, e a fornire certi servizi, come riscaldare un edificio o compiere un dato percorso in automobile. 12. W. Brian Arthur, Positive Feedbacks in the Economy, Scientific American, vol. 262, pp. 92-99, febbraio 1990. 13. Jay W. Forrester, Comportamento controintuitivo dei sistemi sociali, in Verso un equilibrio globale, a cura di D.L. Meadows e D.H. Meadows, Mondadori EST, Milano 1973. 14. L’origine comune del termine greco «kubernetes» e del latino «gubernator», che significano «pilota, timoniere», è la stessa del sanscrito «kubara» che vuol dire «timone». Ricordiamo anche che il fisico francese André Marie Ampère presentò nel 1834, chiamandola «cibernetica», una sua teoria dell’arte di governo, che peraltro ebbe assai scarsa risonanza. 1. N. Wiener, Cybernetics, or Control and Communication in the Animal and the Machine, Technology Press, Cambridge, Mass., 1948, trad. it. Introduzione alla cibernetica, Boringhieri, Torino, 1953. 2. Un classico esempio a questo proposito riguarda la crescita dei conigli importati in Australia dai colonizzatori, per cui non vi erano predatori, che trovò un limite soltanto nel nutrimento disponibile. Un altro esempio è la crescita rapidissima di una popolazione di batteri in un brodo nutriente. 3. V. Volterra, Variazione e fluttuazioni del numero di individui di specie animali conviventi, Memorie dell’Accademia Nazionale dei Lincei, vol. II, p. 33, 1926. Citato in J.M. Smith, L’ecologia e i suoi modelli, EST Mondadori, Milano 1975. 4. Progetto Le Monnier di Informatica Applicata alla Fisica, Le Monnier, Firenze 1988, pp. 161-166. 5. www.ai-depot.com/CollectiveIntelligence/Ant-Colony.html 6. M. Dorigo, V. Maniezzo, A. Colorni, Positive feedback as a search strategy, Rapporto Tecnico del Politecnico di Milano, n. 91-016, 1991. 7. Alcuni scienziati sostengono che le indicazioni per un aumento complessivo della temperatura della Terra sono al tempo stesso deboli e di incerta validità, perché le registrazioni delle temperature venivano eseguite in passato soltanto nelle città, le cui temperature sono soggette da qualche tempo ad aumenti, anche di qualche grado, rispetto alle zone circostanti, a causa dell’energia che vi viene dissipata e del diverso assorbimento della radiazione solare da parte dell’ambiente urbano (fenomeno delle «isole termiche»). Altri ritengono che gli aumenti di temperatura registrati finora siano analoghi a quelli verificatisi varie volte nei secoli passati, per cause naturali. 8. Si tratta di una legge empirica che Gordon Moore, dirigente Giovanni Vittorio Pallottino Dipartimento di Fisica Università «La Sapienza» - Roma scienze\235-03 - 16