1. introduzione
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1. introduzione
1. INTRODUZIONE E’ noto che nell’uomo il dolore influenza i sistemi motori spinali, trigeminali nonché le aree corticali motorie e somatosensoriali; è stato dimostrato che la scarica delle afferenze nocicettive muscolari ad alta soglia (afferenze di gruppo III-IV), sperimentalmente indotta, determina i seguenti effetti: a. potenzia l’inibizione presinaptica delle afferenze primarie muscolari [1]; b. potenzia l’inibizione non-reciproca di gruppo I tra i muscoli flessori ed estensori della caviglia [2]; c. esercita un “gating” sulle componenti corticali post-centrali a media latenza implicate nei processi di percezione propriocettiva [3,4]. d. riduce la forza e la velocità di esecuzione di un atto motorio balistico [5]. Queste osservazioni suggeriscono che il dolore muscolare potrebbe influenzare i processi di controllo della postura e del movimento. Da un punto di vista epidemiologico, la probabilità che nella vita di un soggetto si verifichi un episodio di dolore lombosacrale di qualsiasi eziologia è del 60-90%, [6] L’incidenza delle Sindromi da dolore lombare cronico (backpain) è tale da raggiungere proporzioni epidemiche; infatti, negli USA il numero totale di visite mediche annuali richieste per mal di schiena è al 5° posto con 15 milioni di consulti. [7] Sempre negli USA, il back pain é la seconda causa di perdita [1] di ore di lavoro (nel 1978 ca. 175,8 milioni delle giornate lavorative, 25% del totale/anno). La somma dei costi socioeconomici diretti ed indiretti ammonta a ca. 100 miliardi di dollari/anno. [6] Nei pazienti affetti da dolore lombare cronico la propriocezione del tratto lombare della colonna vertebrale è alterata [8], inoltre, in pazienti con dolore lombare la latenza della risposta degli erettori spinali alle improvvise variazioni di carico è maggiore rispetto ai controlli indicando che può essere ridotta la capacità dei propriocettori, ed in particolare degli Organi tendinei del Golgi, di modulare la stiffness muscolare in rapporto alle esigenze posturali. [9] Nell’80–90% dei casi di dolore lombare non è possibile evidenziare alcuna alterazione morfologica [10] pur in presenza di un’alterazione elettrofisiologica (tecnica dell’HReflex) che riflette verosimilmente una compromissione dell’afferenza propriocettiva proveniente dagli estensori della caviglia. [11,12] Non è noto a tutt’oggi se l’alterazione del controllo posturale indotta dal back pain e la conseguente modificazione della strategia siano in parte il risultato di una disfunzione propriocettiva proveniente dalla caviglia (alterazione dei fini adattamenti sensori-motori distali) e/o dalle strutture osteomio-legamentose del rachide lombosacrale (alterazione degli adattamenti sensori-motori lombari e prossimali degli arti inferiori). Al fine d’identificare, nel dolore lombare cronico, gli eventuali meccanismi “dolore-indotti” responsabili della genesi dei [2] processi di “adattamento e/o maladattamento posturale”, abbiamo analizzato un gruppo di soggetti affetti da questa patologia mediante lo studio del riflesso H associato a Posturografia Dinamica Computerizzata. Infatti, tale metodologia d’analisi combinata consente di affrontare le problematiche su esposte in modo innovativo ed estensivo fornendo per la prima volta informazioni sulle interazioni tra dolore e processi di integrazione sensoriale (propriocettiva, vestibolare e visiva) implicati nel controllo e nel mantenimento della stazione eretta [13]. Questa tesi descrive i risultati di questo studio. [3] 1. ANATOMIA FUNZIONALE DEL RACHIDE La colonna vertebrale nel suo insieme, svolge molteplici funzioni ed è intesa come vero e proprio pilastro centrale del corpo umana; meccanicamente dovendo conciliare contradditori: la due rigidità e parametri l’elasticità. L’elasticità è dovuta al fatto che è formata da molti segmenti sovrapposti; pertanto, pur rimanendo rigida sotto l’influenza dei suoi tiranti muscolari, può deformarsi grazie proprio all’elasticità conferita dalla presenza di numerose strutture legamentose che connettono i segmenti funzionali. (v. fig. 1) [4] Il rachide oltre alla funzione di sostegno garantisce protezione all’intero nevrasse; in determinate condizioni e “criticamente” in alcuni punti, il rapporto di tipo protettivo esistente tra contenente e contenuto può esitare in una condizione conflittuale. Da un punto di vista morfologico, riferendoci a tutti e quattro i segmenti (cervicale, toracico, lombare e sacrale), si può individuare una “vertebra tipo” pur dovendo considerare alcune sostanziali differenze anatomo-funzionali di tipo distrettuale. Funzionalmente, sul piano sagittale, distinguiamo una porzione o pilastro anteriore (avente funzione statica) ed una posteriore (con funzione dinamica) tra loro unite dai peduncoli vertebrali. (v. fig 2) La congiunzione fra il pilastro anteriore e quello posteriore delimita la vera Unità Funzionale Rachidea, il c.d. Segmento di Junghanns che è composto dall’insieme di due vertebre adiacenti e dai relativi tessuti interposti. (v. fig 3) Fig. 2: la C.V. è costituita dal pilastro anteriore (A) con funzione di sostegno in cui sono presenti i corpi vertebrali ed i dischi interposti e dal pilastro posteriore (B) formato dalla sovrapposizione degli archi vertebrali e delle articolazioni interapofisarie con funzioni di guida del movimento. [5] Fig. 3: il segmento mobile di Junghanns è composto dal disco, dal canale vertebrale, dai canali di coniugazione, dalle articolazioni interapofisarie e dalle strutture nervose, vasali e fibrolegamentose interposte. In (A) vediamo tratteggiato un segmento mobile vertebrale che rappresenta la vera unità funzionale rachidea. In (B) si nota la presenza del tripode articolare composto posteriormente dalle articolazioni interapofisarie ed anteriormente dal disco intervertebrale. In senso verticale è di fondamentale importanza la presenza del “segmento motore” comprendente in senso anteroposteriore: il disco intervertebrale, il forame di coniugazione, le articolazioni interapofisarie ed infine i legamenti giallo ed interspinoso. Sembra superfluo ricordare per la mole di lavori presenti in letteratura a riguardo, come il disco, riunente i piatti articolari di due vertebre adiacenti, sia formato da: a) Porzione centrale (nucleo polposo), avascolare e non innervata e composta prevalentemente da acqua e da mucopolisaccaridi quindi spiccatamente (secondo Charnley la pressione al suo interno raggiunge i 250 mmHg). b) Porzione periferica (anulus), formata da una serie di fasci concentrici a decorso obliquo ed incrociato rispetto ai fasci adiacenti. [6] E’ da rimarcare che la pressione del nucleo non è mai nulla anche quando non è sottoposto ad alcun carico (precompressione). Hirsch nei suoi studi ha dimostrato che mediante carichi sperimentalmente indotti i processi di riduzione-riacquisizione dello spessore del disco non presentano un andamento lineare bensì fenomeno esponenziale, fosse legato a suggerendo processi di che questo disidratazione proporzionali al volume del nucleo. Il disco, avvicinandosi alla porzione sacrale, sopporta carichi via via maggiori e distribuiti nel seguente modo: - 75% del carico sul nucleo, - 25% sull’anello fibroso. Pertanto il nucleo si comporta come un “ripartitore orizzontale di pressione” verso l’anulus. La senescenza fisiologica determina la progressiva ed inevitabile perdita d’elasticità del rachide in toto maggiormente dovuta alla perdita delle proprietà idrofile del nucleo; ciò, in ultima analisi, causa la progressiva diminuzione dei valori di pressione endonucleare con ovvio decadimento della compliance meccanica (pre- compressione). Nel computo della distribuzione ponderale è importante valutare non solo la ripartizione anulus-nucleo fibroso ma anche quella disco-segmenti ossei. Nella normale postura eretta il peso applicato al segmento motore è omogeneamente ripartito al 50% tra disco e faccette; nelle posture iper-lordotiche il carico si distribuisce [7] soprattutto sulle faccette causando una maggior incidenza di fenomeni degenerativi interapofisari; nelle posture cifotiche è il segmento anteriore ad essere sottoposto ad elevati carichi di lavoro meccanico aumentando la vulnerabilità del rachide agli stress compressivi tali da determinare la possibile fissurazione della parete posteriore dell’anulus e conseguente protrusione discale con possibile lesione del legamento longitudinale posteriore. I sovraccarichi torsionali non sono certamente secondari (è sufficiente una rotazione di 3° a livello lombare per produrre lesioni) e accadono, quando alla contrazione dei mm. erettori si sovrappone quella dei mm. torsionali del tronco; questo evento si verifica frequentemente nella pratica sportiva e soprattutto nelle specialità che prevedono performances torsionali asimmetriche tali da determinare una lesione delle fibre dell’anulus e delle faccette articolari. (v. fig. 4, 5, 6) Fig. 4: nella postura eretta normale il peso si distribuisce in modo omogeneo fra la posizione anteriore e quella posteriore del segmento mobile. La conseguenza di carichi assiali mantenuti per lunghi periodi sulla C.V. atteggiata in posizione neutra è la diminuzione in altezza del disco. [8] Fig. 5: nelle posture in iperestensione della C.V. il carico meccanico grava tanto più sulle articolazioni interapofisarie quanto più è accentuata la lordosi. L’estensione, infatti, mentre distende il legamento longitudinale anteriore, schiaccia la cartilagine articolare determinando una potenziale lesione da sovraccarico. Fig. 6: le posture della C.V. in flessione determinano un notevole carico di lavoro meccanico sulla porzione anteriore del segmento mobile, danneggiando in sequenza i legamenti sovraspinosi, le capsule delle faccette, l’anulus nella sua porzione posteriore e producendo un aumento considerevole della pressione intradiscale. Queste considerazioni spiegano la percentuale rilevante di danni al legamento sovra ed intraspinoso, che viene ad assumere il ruolo di prima difesa contro ali insulti traumatici in flessione. [9] Ritornando alla pressione intradiscale sappiamo che essa è tanto maggiore quanto più ci si avvicina al sacro ed inoltre che, essendo funzione delle posture statiche o dinamiche assunte, presenta un’ampia variabilità. Nachemson ha rilevato che in un soggetto in posizione seduta la pressione misurata a livello del disco L3-L4 è di 3,5 Kg/cm2 ma appare rilevante che la pressione intradiscale può aumentare considerevolmente durante l’esecuzione di esercizi contemplati nei protocolli terapeutici di rieducazione funzionale. (v. fig. 7) Fig. 7: nella figura è evidenziato il carico a cui è sottoposto il III disco intervertebrale nelle differenti posture, considerando 100 la semplice posizione ortostatica di riferimento. Si nota che la pressione varia da un minimo di 35 nella postura supina con appoggio degli arti inferiori in completo rilassamento, fino ad un massimo di 275 nella postura seduta con busto proteso in avanti ed un peso mantenuto con gli arti superiori spinti lievemente in avanti. Da notare che l'esecuzione di alcuni esercizi è in grado di determinare un notevole aumento della pressione intradiscale. Nel suo insieme il rachide può essere considerato come un’articolazione che presenta tre gradi di libertà le cui rispettive ampiezze sono chiaramente segmentarie: [10] - flesso-estensione, - inclinazione laterale, - rotazione. In ultimo, tra queste considerazioni di tipo introduttivo, merita sicuramente un accenno la struttura anatomo-funzionale delle componenti vascolare e nervosa della colonna vertebrale. L’irrorazione arteriosa dei corpi vertebrali è pressoché identica nei quattro distretti eccezion fatta per quello cervicale. A livello lombare le arterie, in numero di 5, decorrono dapprima orizzontalmente nella doccia dei corpi vertebrali (ai quali inviano piccoli rami) passano poi sotto le arcate del muscolo grande psoas e giunte davanti ai forami di coniugazione si dividono nei seguenti due rami: il primo, denominato ramo spinale, entra nei forami intervertebrali per distribuirsi ai corpi vertebrali ed al midollo il secondo, ramo muscolocutaneo, irrora i muscoli delle docce paravertebrali e la cute corrispondente. Le vene vertebrali sono rappresentate da: - Plessi intrarachidei costituiti da: 4 vene longitudinali che decorrono dal forame occipitale fino al coccige; vene trasversali che uniscono tra loro le vene longitudinali ed infine vene di coniugazione che uniscono le vene intrarachidee. - Plessi extrarachidei: nei quali confluiscono un gran numero di venule afferenti dai tessuti molli, lamine, processi spinosi e traversi. - Tronchi collettori sono rappresentati dalle vene: cervicale [11] profonda, azygos, lombari, ileo-lombari, sacrali laterali e medie. L’innervazione, come l’irrorazione, è segmentarla ed è assicurata dalle seguenti branche: - Branca posteriore, origina da ciascun nervo spinale al di fuori del canale di coniugazione e si divide in due rami (mediale e laterale), assicurando l’innervazione sia delle articolazioni zigo-apofisarie sia della cute della regione posteriore nonché dei muscoli paravertebrali nonché del legamento giallo mediane rami dedicati. (v. fig. 8) Fig. 8: la figura mostra uno schema di distribuzione metamerica dei nervi spinali ed evidenzia l'intima connessione con il Sistema Nervoso Autonomo, in particolare con i gangli del Simpatico. Questa conoscenza assume un rilievo particolare nell'interpretazione delle dermalgie riflesse: i distretti cutanei iperestesici ed iperalgici (chiamati zone di Head) possono presentarsi nel corso di una malattia che interessi un organo interno in virtù di questa connessione con le fibre provenienti dai gangli simpatici nel distretto metamericamente corrispondente. Tale cognizione potrebbe essere in grado di fornire una spiegazione sull'effetto benefico di metodiche come il massaggio connettivale, l'agopuntura, la digitopressione reflessogena etc, che ripercorrendo a ritroso le vie nervose (dalla cute al viscere) sono in grado di produrre variazioni funzionali degli organi interni. - Nervo sinu-vertebrale di von Luschka, è un nervo misto, [12] giacché si unisce appena al di fuori del canale di coniugazione con il ramo comunicante del simpatico; fornisce l’innervazione dei legamenti longitudinali anteriore e posteriore, della porzione posteriore dell’anulus così come della porzione anteriore della dura madre e della parte posteriore del corpo vertebrale (v. fig. 9) [14]. Fig. 9: nella figura è evidenziata l'innervazione della faccetta articolare ed i suoi rapporti con la branca posteriore del nervo spinale, che complessivamente si distribuisce con le sue fibre a tre articolazioni interapofisarie; con le sue branche brevi innerva l'articolazione del segmento mobile corrispondente, con le branche lunghe si dirige caudalmente ad innervare l'articolazione sottostante e quella controlaterale. L’innervazione segmentaria presenta però una caratteristica: ciascun segmento mobile riceve fibre che derivano da tre nervi spinali adiacenti, cosicché ciascuna articolazione interapofisaria è innervata non solo dai rami articolari del nervo spinale del proprio segmento metamerico ma anche da rami che derivano dalle radici superiori ed inferiori (c.d. regola delle tre radici) analogamente a quanto avviene per l’innervazione dei miomeri [15]. [13] ANATOMIA FUNZIONALE DEL RACHIDE LOMBO-SACRALE E DEL SEGMENTO LOMBARE LOMBARE, DELLA CINTURA DI TRANSIZIONE TORACO- La tipica vertebra lombare presenta caratteristiche simili a qualunque altra vertebra: • Corpo vertebrale: di forma regolare, • Le due lamine: estese in altezza, • Apofisi spinosa: di forma rettangolare che trae origine dalla fusione posteriore delle due lamine, • Apofisi costiformi: residui costali, • Peduncolo: porzione ossea di modeste dimensioni che riunisce le lamine al corpo vertebrale, • Faccette articolari superiore ed inferiore: rispettivamente localizzate sul bordo superiore della lamina, nella sua unione con il peduncolo, e sul bordo inferiore della lamina stessa, in prossimità dell’unione con l’apofisi spinosa; • Forame vertebrale: tra l’arco posteriore e la faccia posteriore del corpo vertebrale. L’osservazione sul piano sagittale è quella ottimale ai fini della miglior definizione dei due sistemi legamentosi associati al rachide che sono i seguenti: - Sistema dei legamenti cranio-sacrali: i legamenti vertebrali comuni anteriore e posteriore, estesi entrambi dall’apofisi basilare dell’occipite fino al sacro; il legamento posteriore presenta una peculiarità che è quella di non presentare punti di contatto con i corpi vertebrali rimanendone separato da uno spazio nel quale trovano alloggio i plessi venosi peri[14] rachidei. Questa caratteristica morfologica determina nel senso longitudinale un ampio “margine” di riserva per patologie come le discopatie che determinano una diminuzione dell’altezza del canale. - Sistema dei legamenti segmentari: il legamento giallo che s’inserisce sulla lamina sovrastante e sottostante chiudendo posteriormente il canale e che ricopre la capsula ed il legamento antero-interno delle articolazioni interapofisarie; il legamento interspinoso-sovraspinoso localizzato posteriormente all’apofisi spinosa e poco distinguibile a livello lombare dai muscoli dorso- lombari ed infine il legamento intertrasversario particolarmente sviluppato a livello lombare. Un brevissimo accenno all’anatomia radicolare. Ciascun nervo rachideo fuoriesce attraverso il canale di coniugazione delimitato: - anteriormente dalla faccia posteriore del corpo vertebrale ricoperta dal legamento comune longitudinale posteriore, - superiormente dal peduncolo della vertebra sovrastante, - inferiormente dal peduncolo della vertebra sottostante, - posteriormente dall’articolazione interapofisaria circondata a sua volta dalla capsula articolare e ricoperta dal legamento giallo (fig. 10). Il nervo rachideo attraversa il sacco durale in prossimità della sua superficie esterna a livello del colletto radicolare che rappresenta un punto di passaggio obbligato. Abbiamo detto in precedenza che il rachide in toto si comporta come un’articolazione con tre gradi di libertà le cui ampiezze a livello lombare [15] possono essere così schematizzate: Fig. 10: nel canale di coniugazione sono contenuti i nervi spinali ed il nervo senovertebrale nella porzione superiore, le arterie e le vene nella parte inferiore. Tutte queste importanti strutture sono immerse in un connettivo lasso. Anteriormente, la parete del canale è formata dall'anulus e dal legamento longitudinale posteriore, posteriormente dal legamento giallo,superiormente ed inferiormente dalla sovrapposizione dei peduncoli vertebrali. - Estensione: 30° ed associata ad iperlordosi lombare, - Flessione: 40° associata ad un raddrizzamento della lordosi lombare, - Inclinazione laterale: da ogni lato è di circa 35° (è maggiore tra L3-L4) - Rotazione totale massima dx-sx: corrisponde a circa 10° (5° per lato) anche se la misurazione è suscettibile di variazione a secondo della posizione nella quale si effettua il rilevamento (v. fig. 11). [16] Fig. 11: la disposizione sagittale delle faccette articolari a livello lombare consente principalmente i movimenti di flesso-estensione, che avvengono consensualmente al movimento di antiversione pelvica (cosiddetto ritmo lombo-pelvico). La misura indiretta della motilità in flessione lombare si ottiene misurando la distanza dita-suolo: con tale misurazione non si valuta solamente la motilità segmentarla lombare ma anche l'escursione delle coxofemorali e l'elasticità della muscolatura posteriore delle cosce (ischiocrurali in particolare). Una misura che riflette solamente il grado di motilità lombare è rappresentata dal test di Schoeber: si misura la distanza fra la dodicesima vertebra dorsale e la quinta vertebra lombare in posizione neutra, in massima flessione ed in massima estensione. Il movimento di rotazione è minimo realizzandosi insieme al tratto dorsale. Un ultimo breve accenno sul ruolo e sull’importanza delle due cerniere, quella toraco-lombare e quella lombo-sacrale. La XII vertebra dorsale rappresenta un elemento molto rilevante da un punto di vista biomeccanico nel contesto della cerniera toraco-lombare, essendo interposta tra due segmenti con opposte curvature: la cifosi dorsale e la lordosi lombare e morfologicamente presenta le seguenti atipie rispetto alle altre vertebre: [17] - presenta due sole faccette articolari per le coste sul corpo vertebrale, - le faccette articolari inferiori presentano un orientamento inverso rispetto a quelle superiori in quanto devono prendere contatto con le faccette superiori della I lombare; sono pertanto orientate all’infuori e in avanti e presentano una superficie convessa. I muscoli paravertebrali non prendono alcun contatto con essa; la stabilità della vertebra è garantita a scapito della mobilità attiva. La constatazione sembra paradossale ma, a ben guardare, sarebbe impossibile pensare la vertebra come fulcro attivo di movimento; la sua passività garantisce il passaggio dalla convessità alla concavità delle due curve (fig. 12). Fig. 12: la vertebra transizione è generalmente rappresentata da T12. Nella metà superiore si può notare l’orientamento delle faccette su un piano pressoché orizzontale, mentre in quella inferiore l’orientamento delle faccette è sagittale. La V vertebra lombare invece ha un corpo vertebrale più alto nel muro anteriore rispetto a quello posteriore, assumendo nel piano sagittale un aspetto di tipo cuneiforme. Le faccette articolari inferiori invece sono più distanziate rispetto a quelle delle altre [18] vertebre: condizione indispensabile visto che l’articolazione è prevista con un elemento, il sacro, ben più sviluppato in senso longitudinale rispetto ad una vertebra di qualsiasi altro segmento. La cerniera lombo-sacrale rappresenta un elemento strutturale a rischio nell’impalcatura rachidea; infatti, le continue inclinazioni anteriori favorirebbero un potenziale scivolamento (listesi) di L5 su S1 probabilmente dovuto alla insufficiente contenzione delle strutture (disco lombo-sacrale e muscoli della loggia paravertebrale) deputate al mantenimento in sede del corpo di L5. A ciò si aggiunge il fatto che la mobilità di tale cerniera è estremamente ridotta a causa della notevole resistenza offerta dai legamenti ileo-lombari che ne limitano più l’inclinazione che la flessione anteriore. Infine, è da ricordare l’importanza del ruolo funzionale della III vertebra lombare che svolge un ruolo fondamentale nella statica vertebrale; si trova, infatti, all’apice della lordosi lombare e i suoi piatti sono orizzontali tra loro. Da un punto di vista dinamico essa svolge un ruolo biomeccanico fondamentale in quanto è un relais tra i fasci lombari del m. Grande Dorsale (portio aponevrotica) originatisi dall’osso iliaco ed i fasci del m. Epi-spinoso che hanno come inserzione distale proprio il corpo vertebrale di L3: ne consegue che L3 risulta essere la vertebra più mobile di tutto il tratto lombare in quanto L4 e L5 garantiscono un collegamento statico più che dinamico con il sacro [14]. [19] 2. FISIOPATOGENESI DEL DOLORE RACHIDEO Uno degli aspetti più frustranti del dolore rachideo sia per il medico sia per il paziente consiste nella difficoltà ad individuarne la causa precisa. Ciononostante, è largamente accettato che gran parte delle cervico e lombalgie non irradiate sia secondaria a lesioni muscolo-legamentose e/o ad alterazioni degenerative. I RECETTORI Il periostio, i tendini, le fasce e le aponeurosi che ad esse aderiscono, il legamento longitudinale posteriore, il legamento giallo, la parte anteriore della dura madre, il grasso epidurale sono tutte formazioni in cui i nocicettori sono ampiamente distribuiti (v. fig. 13). Come mostrato nella fig. 13 le terminazioni del 4° tipo costituiscono i nocicettori del rachide. Fig. 13: rappresentazione grafica dei recettori. A ciò è da aggiungere che a livello della capsula delle faccette e delle strutture legamentose ad essa contigue, si realizza un’intima connessione [20] tra meccanocettori e terminazioni nocicettive. TAB. 1 CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI RECETTORI NERVOSI TERMINALI TIPO DISTRIBUZIONE CARATTERISTICHE Meccanocettori statici e dinamici a 4 1 Strati superficiali delle capsule bassa soglia, capaci di fibrose adattamento lento (6-12 mm Ø) 2 Strati profondi delle articolazioni sub-sinoviali e nel grasso peri-articolare Meccanocettori dinamici o d’accelerazione, a bassa soglia, capaci di adattamento lento (6-12 mm Ø) 3 Superficie articolari estrinseci lento (13-17 mm Ø) dei legamenti Meccanocettori dinamici ad alta intrinseci ed soglia, capaci di adattamento Capsule fibrose articolari, grasso periarticolare, tonaca Intreccio plessiforme di fibre non a avventizia vasale e mieliniche (<2 mm Ø) articolazioni b Legamenti intrinseci ed Terminazioni libere (<2 mm Ø) estrinseci delle articolazioni E’ utile riaffermare che il disco intervertebrale è del tutto privo d’innervazione e quindi il dolore d’origine “discale” è da imputare alla stimolazione dei recettori algogeni legamentosi (es. legamento longitudinale posteriore) o localizzati in strutture contigue. Nella tabella di seguito riportata sono elencati i tessuti forniti d’innervazione dolorifica. [21] TAB. 2 TESSUTI SPINALI SENSIBILI AL DOLORE Cute, tessuto sottocutaneo e tessuto adiposo Capsule delle faccette e delle articolazioni sacroiliache Legamenti: longitudinale spinale, interspinoso, giallo e sacroiliaco Periostio: corpi ed archi vertebrali Dura madre e tessuto epidurale fibroadiposo Arteriose che irrorano le articolazioni spinali e sacroiliache Vene epidurali e paravertebrali MM. paravertebrali: terminazioni nervose perivascolari amieliniche nelle tuniche avventiziali dei vasi intramuscolari IL DOLORE VERTEBRALE LOCALIZZATO, NON IRRADIATO E’ innanzi tutto veicolato attraverso il ramo primario posteriore ed i nn. senovertebrali (ricorrenti) ed è generalmente causato da un’aumentata tensione dei mm. paraspinosi e correlato ad attività fisica (sollevare pesi, colpo di frusta) e/o situazioni biomeccaniche tali da provocare lesioni di vario grado delle inserzioni tendinee e di fibre muscolari. L’uso persistente o eccessivo di un gruppo muscolare può causare dolore e potenzialmente una contrazione tonica (spasmo) determinata probabilmente dall’edema conseguente all’accumulo di cataboliti (ac. lattico) o di ioni (potassio), a cui è noto sono sensibili i nocicettori [17]. Tale situazione può inoltre provocare, quale conseguenza dell’affaticamento dei gruppi muscolari principalmente coinvolti, effetti lesionali indiretti in muscoli “secondariamente reclutati” e pertanto poco allenati ed a maggior rischio lesionale. [22] IL DOLORE RADICOLARE A differenza di quello spondilogenetico non è mediato dai nn. senovertebrali semmai dai nn. spinali prossimali. La compressione e l’infiammazione sono i principali meccanismi patogenetici responsabili della sua insorgenza. La compressione determina ischemia locale con alterazione del flusso assoplasmatico e edema; l’ischemia può impattare pesantemente sulle grandi fibre meccanocettrici che avendo un elevato livello metabolico risentirebbero maggiormente di tal evento. Oltretutto verrebbe a mancare il normale effetto inibitorio il c.d. gating che tali fibre esercitano sulle afferenze dolorifiche [3] [4]. L’origine della risposta infiammatoria in sé può essere neuro od immunogena; in caso d’ernia del disco con associata compressione radicolare, il nucleo polposo avascolare viene in contatto per la prima volta con il meccanismo di difesa immunitaria, con potenziale risposta infiammatoria di tipo autoimmune nella regione del nervo spinale. Questo è uno dei motivi per questo i pazienti con ernia del disco neuroradiologicamente dimostrata presentano un’irradiazione sciatalgica solo nel 35% dei casi. IL MIDOLLO SPINALE: CENTRO DI RACCOLTA, INTEGRAZIONE E SMISTAMENTO D’AFFERENZE NOCICETTIVE. Come affermato in precedenza, i nocicettori di nostro interesse, sono quelli meccanici e polimodali. I nocicettori meccanici sono fibre Aδ di piccolo diametro, dotate di una sottile guaina mielinica, conducenti alla velocità [23] di 5-30 m/s. I nocicettori polimodali sono attivati da stimoli misti e sono fibre C, di piccolo diametro, amieliniche, che conducono impulsi a velocità generalmente inferiori ad 1 m/s. Le fibre afferenti di tipo nocicettivo terminano a livello dei neuroni di proiezione del corno dorsale del midollo spinale ed in modo specifico nelle: - Lamina I e II: sono presenti nella parte superficiale del corno dorsale che comprende la zona marginale (I) e la substantia gelatinosa (II). La zona I risponde in alcune zone esclusivamente a stimoli nocicettivi (neuroni nocicettivi specifici) in altre a stimoli misti (neuroni ad ampio spettro dinamico). La zona II comprende quasi esclusivamente neuroni inibitori. - Lamina V: è il punto di convergenza d’afferenze nocicettive somatiche e viscerali. - Lamina VI: riceve afferenze da fibre di grande diametro provenienti dai muscoli e dalle articolazioni e rispondono ad esempio a manipolazioni non dolorose delle articolazioni. - Lamina VII e VIII: sono situate nel corno ventrale e i loro neuroni rispondono a stimoli nocivi; le afferenze ai neuroni della lamina VII sono polisinaptiche e rispondono a stimolazioni provenienti da entrambi i lati del corpo. Il principale neurotrasmettitore delle fibre Aδ e C è il glutammato (peptide); esso è sintetizzato dall’acido αchetoglutarico. Una volta riassorbito è convertito in glutamina che a sua volta diffonde nei neuroni che usano il glutammato [24] stesso. In questi neuroni è presente una glutaminasi che consente il reintegro del glutammato come neurotrasmettitore. Il glutammato ha due funzioni: - eccitatoria sui recettori ionotropici - modulatoria sui recettori metabiotropici. In entrambi i casi, i recettori attivi per il glutammato sono quelli di tipo AMPA (o non-NMDA). Questi sono i responsabili della componente precoce dell’EPSP grazie allo sblocco dei cationi Mg2+ fortemente legati al recettori in condizioni di riposo (-65 mV). I potenziali postsinaptici di tipo eccitatorio nei neuroni del corno dorsale vengono anche prodotti attraverso la liberazione di neurotrasmettitori come la sostanza-P. Le vescicole contenenti il neuropeptide sono utilizzate una sola volta e quindi i successivi processi di rilascio sono molto lenti grazie anche alla necessità di un importante aumento generalizzato della concentrazione di Ca2+. Inoltre, a differenza del glutammato, la liberazione di questa molecola non rimane circoscritta: è probabile quindi che la liberazione di neuropeptide da una singola fibra afferente influenzi numerosi neuroni postsinaptici del corno dorsale e che sia responsabile del carattere diffuso che caratterizza molte sindromi dolorose. Le informazioni nocicettive sono ritrasmesse dal midollo spinale al cervello attraverso quattro vie principali. - Tratto spinotalamico: origina da assoni provenienti dalle lamine I, V e VII. che s’incrociano ed ascendono nel cordone antero-laterale terminando a livello talamico. [25] - Tratto spinoreticolare: da assoni provenienti dalle lamine VII e VIII ascendenti nel cordone antero-laterale terminando nella formazione reticolare e nel talamo. - Tratto spino-mesencefalico: da assoni provenienti dalle lamine I e V che salgono nel cordone antero-laterale e che proiettano alla formazione reticolare, alla sostanza grigia periacqueduttale e ai nuclei parabrachiali; da questi ultimi originano proiezioni destinate all’amigdala (impregnazione affettiva della sensazione dolorosa). - Tratto spinoipotalamico: da assoni provenienti dalle lamine I, V e VIII e che proietta direttamente ai centri di controllo sovraspinali del sistema nervoso autonomo responsabile dell’attivazione di risposte cardiovascolari ed endocrine. IL TALAMO L’elaborazione dell’informazione nocicettiva vede sostanzialmente coinvolti due nuclei talamici: - Gruppo nucleare laterale (posteromediale, posterolaterale e posteriore): riceve afferenze dal tratto spinotalamico e quindi da neuroni ad ampio spettro dinamico. Questi neuroni hanno campi recettoriali piccoli e quindi mediano informazioni relative alla sede del dolore che di norma raggiungono lo stato di coscienza come dolore acuto. In certe condizioni di dolore cronico la stimolazione elettrica del talamo provoca l’insorgenza di un dolore intenso. Questa osservazione mette in risalto il fatto che nelle condizioni in cui si verifica l’insorgenza di un dolore cronico i circuiti talamici e corticali implicati nell’ analisi [26] delle informazioni dolorifiche si modificano. - Gruppo nucleare mediale (centrale laterale ed il gruppo intralaminare): riceve afferenze dal tratto spinoreticolotalamico a loro volta collegati con i nuclei della base. I MECCANISMI CENTRALI DI CONTROLLO DEL DOLORE I sistemi di controllo sulla trasmissione del dolore sono molteplici; il primo e sicuramente il più conosciuto è il “Gate Control” midollare, il secondo ancora più potente è quello dei sistemi discendenti inibitori. Un’analgesia è stata indotta sperimentalmente mediante stimolazione della Sostanza grigia periacqueduttale, il substrato anatomico di tale fenomeno è rappresentato dall’esistenza d’interconnessioni con i nuclei del rafe magno; tali neuroni inviano proiezioni di tipo inibitorio con neuroni delle lamine I, II e V del corno dorsale del midollo. La sostanza grigia periacqueduttale non è la sola responsabile di quest’inibizione, infatti, anche dal locus coeruleus originano sistemi inibitori discendenti. Non ultimo per importanza, è il sistema di controllo endogeno del dolore che vede implicati i peptidi oppiodi. Il nostro organismo è dotato di recettori endogeni (μ, δ e κ) per gli oppiodi i cui ligandi endogeni sono: encefaline, dinorfine e β-endorfine. La morfina è un potente agonista del recettore μ e produce profonda analgesia attraverso l’inibizione della scarica dei neuroni nocicettivi del corno dorsale. I recettori μ sono [27] presenti in elevata concentrazione nella sostanza grigia periacqueduttale, nella parte ventrale del bulbo e negli strati superficiali del corno dorsale del midollo [18]. [28] 3. IL SISTEMA POSTURALE L’ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE II modello tradizionale è basato su un’organizzazione gerarchica delle vie e stazioni neuronali deputate al controllo posturale e come avviene per tutte le risposte motorie utilizza moduli efferenti in parte pre-programmati e più o meno complessi [19] [20]. Il meccanismo neurofìsiologico del “feed-back” non poteva spiegare di per sé la rapidità dell'adattamento motorio in itinere (es. adattamenti posturali anticipatori prima e durante l’esecuzione di un movimento); infatti, tutto ciò necessita della presenza di un meccanismo alternativo non retroattivo del tipo "feed-forward" mediante il quale si realizzi un’analisi ed una previsione dei risultati di un movimento non ancora iniziato. Quindi, da un sistema propositore di schemi motori preprogrammati siamo passati a quello di regolatore delle diverse componenti motorie nella loro interazione con la situazione contestuale (body surround). SISTEMA AFFERENTE INFORMAZIONI COGNITIVE SCHEMA RAPPRESENTATIVO SISTEMA DI ELABORAZIONE [29] In tal modo la realtà contestuale rappresenta una componente attiva e fortemente implicata nella genesi del movimento stesso [21] [22] [23]. Nell'esposizione dell'anatomo-fisiologia del controllo posturale faremo riferimento alla fisiologia classica che suddivide i centri di controllo del movimento in tre livelli tra loro altamente integrati: 1) II livello Spinale, 2) II livello Encefalico Inferiore comprendente: Tronco dell’encefalo, Cervelletto, Nuclei della base e Talamo, 3) II livello Encefalico Superiore o Corticale. IL LIVELLO SPINALE Su di esso convergono afferenze propriocettive provenienti da recettori di varia natura e dotati di una sensibilità specifica che rappresentano il substrato anatomico di riflessi segmentari nonché l’origine di vie dirette a livello sovraspinale. Muscoli e tendini sono dotati di due tipi di recettori fondamentali per la realizzazione dei seguenti e distinti archi riflessi: 1) Fuso neuromuscolare: sensibile alle variazioni di lunghezza del muscolo ed alla velocità cui avviene tale variazione; è inserito nell’arco del riflesso miotatico o da stiramento. Il riflesso da stiramento, vale a dire la contrazione del muscolo in risposta alla sua distensione è un riflesso elementare, comune a tutti i muscoli che in definitiva tende a [30] mantenere costante la lunghezza del muscolo. 2) Organo tendineo del Golgi: sensibile alla tensione cui è sottoposto un tendine durante la contrazione o lo stiramento di un muscolo ed è inserito nell’arco riflesso tendineo. Tale riflesso è appunto mediato dall'organo tendineo di Golgi, che rileva la tensione cui è sottoposto un tendine durante una contrazione muscolare ed opera nel senso di un controllo a feedback. I riflessi segmentari contribuiscono pertanto a mantenere la contrazione tonica dei muscoli striati fornendo il substrato bio-elettrico e bio-meccanico per il mantenimento dell'equilibrio. IL LIVELLO ENCEFALICO INFERIORE A tale livello esistono numerosi circuiti neuronali disposti nel tronco encefalico per il controllo dei movimenti oculari, dell'equilibrio, del sostegno antigravitario e d’altri movimenti stereotipati. Tali circuiti sono identificabili nel Sistema Vestibolare, nella Formazione Reticolare, nei Gangli della base e nel Cervelletto. A) SISTEMA VESTIBOLARE I nuclei vestibolari rappresentano un relais neuronale del controllo dell'equilibrio e della postura. Ad essi approdano eminentemente afferenze provenienti dai recettori vestibolari maculari ed ampollari; su detti nuclei giungono anche afferenze plurisensoriali multiple quali visive, propriocettive (fra cui prevalgono quelle dagli arti inferiori, dai segmenti [31] lombari, cervicali, le stomatognatiche e dai muscoli oculari) ed esterocettive. I riflessi vestibolari deputati al controllo dell'equilibrio e della postura sono: 1) Riflesso vestibolo- spinale, 2) Riflesso vestibolo-oculomotore, 3) Riflesso visuo-vestibolo-oculomotore. Ai fini del controllo posturale il riflesso più importante è quello vestibolo-spinale (tri-sinaptico: fibre vestibolari primarie, fibre vestibolari di II ordine, motoneuroni alfa e gamma) che si avvale di due vie efferenti principali: a) il fascio vestibolo-spinale laterale che complessivamente produce effetti facilitatori sui mm. estensori ed inibitori sui mm. flessori mediante l'attivazione di un unico interneurone inibitorio (lo stesso responsabile dell’inibizione reciproca che caratterizza i riflessi a genesi fusale). b) il fascio vestibolo-spinale mediale, caratterizzato da fibre di minor numero e diametro a proiezione eminentemente controlaterale verso i segmenti cervicali e toracici alti. Può produrre un’azione facilitatrice ed inibitrice bilaterale sui motoneuroni del collo e del dorso. Degno di nota, ai fini del controllo posturale, è il ruolo svolto dai propriocettori cervicali indovati nelle capsule articolari e nei legamenti delle prime due-tre vertebre cervicali ed attraverso la via spino-vestibolare, vengono veicolate informazioni relative all'orientamento del capo rispetto al corpo (riflessi cervico-spinali e cervico-oculari) contrastanti [32] durante la rotazione del capo, a corpo stazionario, l'attivazione del sistema vestibolare [24] [25] [26]. B) LA FORMAZIONE RETICOLARE I fasci bulbopontini reticolo-spinali della originano formazione dai reticolare 2/3 e mediali vengono classicamente distinti in due fascicoli: ventromediale e ventrolaterale. Tali fasci, da un punto di vista funzionale, sono sovrapponibili alle vie vestibolo-spinali pur svolgendo un ruolo di modulazione dell'attività vestibolare [13] [27]. C) I GANGLI DELLA BASE Comprendono il Claustro, l'Amigdala, ed il Corpo Striato: quest'ultimo si divide nel Nucleo Caudato, nel Putamen e nel Nucleo Pallido. Il Claustro è anatomicamente in rapporto con vari territori corticali, ma ancora non risulta chiaramente evidenziata la sua funzione. Il Complesso Amigdaloideo è funzionalmente coinvolto in varie risposte viscerali, endocrine e motrici somatiche sempre connesse con le emozioni e le motivazioni. Le complesse integrazioni rendono conto delle risposte ottenibili dopo stimolazione elettrica nell'animale, quali: le reazioni d'arresto di movimenti spontanei ed evocati dalla stimolazione corticale così come della deviazione controlaterale del capo e degli occhi, l'inibizione o la facilitazione di riflessi spinali, le modificazioni delle funzioni respiratoria, cardiovascolare e del [33] tono dell'umore. Il Corpo Striato è una formazione localizzata nel lobo frontale; è suddiviso in tre nuclei: il Caudato, il Putamen ed il Pallido. Per quanto concerne il Caudato ed il Putamen, la loro funzione si esplica nel controllo dei movimenti intenzionali grossolani e/o svincolati dal controllo volontari. Il Pallido durante l’esecuzione dei movimenti volontari modula il tono muscolare di base mediante meccanismi a tipo feedback. Nel loro complesso un’importante questi stazione tre nuclei integrativa costituiscono del sistema extrapiramidale. Nel Sistema Extrapiramidale si possono considerare due complessi funzionali principali: quello dei circuiti riverberanti cortico-basali e quello discendente destinato ai motoneuroni somatici del tronco encefalico e del midollo spinale. D) IL CERVELLETTO Pur essendo una semplificazione eccessiva possiamo, basandoci sui suoi rapporti anatomo-funzionali, schematicamente suddividerlo nei seguenti tre territori: 1) Archicerebello (vestibolare), 2) Paleocerebello (spinale), 3) Neocerebello (pontino). L’Archicerebello: dedicato principalmente al mantenimento dell'equilibrio (prevalentemente della metà superiore del corpo), al controllo dei movimenti dei bulbi oculari, alla [34] regolazione del tono muscolare ed all’integrazione delle risposte originate dai canali semicircolari. Il Paleocerebello: deputato al controllo della stazione eretta e della deambulazione è connesso con il midollo spinale. Ha anche la funzione di regolazione dell'equilibrio, dei riflessi posturali di piazzamento, sollevamento degli arti e nel controllo del tono muscolare degli arti inferiori ipsilaterali. Il Neocerebello: ha la funzione di coordinare gli arti superiori ed inferiori durante i movimenti fasici volontari. Poiché ogni movimento si accompagna ad un aggiustamento del tono muscolare è improbabile che i meccanismi di controllo del tono e dei movimenti agiscano separatamente [28]; infatti, parallelamente al comando motorio corticospinale viene inviata, tramite le vie cortico-ponto-cerebellare e cortico-olivocerebellare, una volley alla corteccia neocerebellare. Il cervelletto, in ultima analisi, valuta in itinere i parametri del movimento in corso (es. velocità, tempo necessario per il raggiungimento della posizione voluta, etc) ed infine modula il tono dei muscoli mediante le sue efferenze (cerebelloreticolo-spinale, cerebello-vestibolo-spinale e cerebello- vestibolo-oculomotoria) destinate ad altre stazioni neuronali (F.R., Nc. Vestibolari, Nc. Oculomotori, α-motoneuroni del T.E. e del Midollo Spinale). Il cervelletto non sembra avere connessioni dirette con i motoneuroni spinali, ma influenza strutture extrapiramidali che proiettano sui motoneuroni spinali (nucleo ventrolaterale del talamo, nucleo rosso, nuclei vestibolari). Da parte del cervelletto è stata inoltre ipotizzata la capacità [35] d’immagazzinare e memorizzare programmi motori complessi in modo da poter utilizzare al momento giusto esperienze acquisite in precedenza. II cervelletto, quindi, sovrintende al movimento garantendo gli opportuni adattamenti correttivi durante l’esecuzione di atti motori generati in altri distretti del sistema nervoso centrale, operando una continua comparazione tra lo stato attuale dei vari segmenti corporei (tramite le afferenze e le ri-afferenze) ed il progetto motorio. IL LIVELLO ENCEFALICO SUPERIORE La funzione principale della corteccia cerebrale nella locomozione consiste nel conferire a questa l’intenzionalità, infatti, quasi tutte le attività motorie fini richieste per la postura e la locomozione, possono essere evocate dalla stimolazione di determinate aree del midollo spinale. Per conferire a qualsiasi atto motorio coordinazione, fluidità, equilibrio, progressione ed intenzionalità è necessaria un’elevata integrazione neuronale. [36] 4. LA VALUTAZIONE DEL SOGGETTO AFFETTO DA DOLORE LOMBARE Un accurato approccio al paziente affetto da low back pain non dovrebbe prescindere dall’utilizzazione di tecniche di studio morfologiche (neuroimaging) e funzionali (video analisi, elettrogoniometria, elettrofisiologia, valutazione posturometria e propriocettiva, posturografia statica- dinamica). Tali tecniche nel loro insieme consentono una ricostruzione complessiva della biomeccanica del rachide (i.e. tridimensionalità del movimento rachideo, accelerazione e velocità dei movimenti); meritano un accenno, se non altro per il loro valore storico, le tecniche d’elettrogoniometria e di valutazione propriocettiva. ELETTROGONIOMETRI Rendono possibile la misurazione diretta delle misure angolari, in pratica degli spostamenti reciproci di due segmenti corporei in corrispondenza di un’articolazione. Essi sono costituiti da un sistema d’aste incernierate che sono fissate al soggetto in modo che la rotazione della cerniera sia solidale con quella dell’articolazione. Il software trasduce l’ampiezza in segnale elettrico rendendo così disponibile la misura su schermo. Le possibilità d’acquisizione sono molteplici, tra queste ricordiamo: - ROM (Range of Motion): la sensibilità della misurazione del ROM tra pazienti con back pain e controlli non è [37] statisticamente significativa [29] anche perché identificare un deficit del ROM appare oggettivamente impossibile. - Misurazione combinata di ROM-Velocità-Accelerazione durante movimenti complessi di flesso-estensione: è eseguita una valutazione della posizione del rachide lombare nello spazio ottenuta mediante 6 misurazioni del disassamento, dell’accelerazione e della velocità di questo; la performance funzionale dimostra una sensibilità dell’86% e una specificità del 94% [30]. - Velocità angolari: tra il gruppo di controllo ed i pazienti, è stata riscontrata una differenza tra le velocità angolari pelvica e toracica [31]. VALUTAZIONE PROPRIOCETTIVA Per quanto concerne il Repositioning Error (RE), misura la differenza tra posizione iniziale e riposizionamento dopo perturbazione in flessione o estensione e si è dimostrato il test più affidabile. Questa tecnica presenta due indubbi vantaggi: facilità d’esecuzione e ripetibilità. Sperimentalmente è stato dimostrato che, solo in flessione, i pazienti affetti da back pain cronico presentano un RE maggiore rispetto ai controlli [32]. Ad oggi disponiamo di altri due metodi di misurazione della propriocezione: a) misurazione dell’oscillazione posturale mediante la registrazione del movimento del baricentro corporeo su una piattaforma dinamometria [33] [34]. [38] b) identificazione del verso (orario/antiorario) del movimento rachideo, tramite la percezione soggettiva del movimento durante la rotazione. Per quanto concerne lo studio della propriocezione è opportuno citare in questo contesto lo studio di Brumagne, Cordo e Verschueren [35]. Questo si basava sull’analisi di quattro gruppi di soggetti così confrontati: due per età, giovani (età media 25 aa) ed anziani (età media 63 aa), e gli altri due per la condizione sani ed affetti da back pain. Il protocollo prevedeva quattro condizioni sperimentali: - Vibrazione bilaterale del tendine del m. tricipite surale. - Vibrazione bilaterale del tendine del m. tibiale anteriore. - Vibrazione bilaterale dei tendini dei mm. paraspinali. - Controllo (assenza di vibrazione). In tutte le condizioni, con i pazienti ad occhi chiusi e 15 sec. dopo l’inizio del trial, era somministrato per altri 15 sec lo stimolo vibratorio; durante l’esecuzione dei test veniva misurata la dislocazione del centro di gravità sulla piattaforma dinamometrica. Lo scopo era quello di valutare l’esistenza e di quantificare l’eventuale correlazione tra l’instabilità posturale, osservata in soggetti anziani ed in pazienti affetti da LBP, con eventuali cambiamenti nelle strategie del controllo posturale e propriocettivo. I soggetti sani, giovani ed anziani, mostravano un buon controllo posturale quando sottoposti allo stimolo vibratorio applicato ai muscoli paravertebrali e lombari. [39] La performance posturale da stimolo vibratorio applicato ai muscoli paraspinali, risultava diminuita nei pazienti con LBP mentre, applicata al tricipite surale era aumentata rispetto ai controlli. Nei soggetti anziani non affetti, la vibrazione applicata al tibiale anteriore, induceva una maggior oscillazione del centro di gravità rispetto ai giovani. Inoltre, al cessare dello stimolo le persone sane ristabilivano il loro asset posturale molto più velocemente rispetto agli affetti da LBP, e quelli giovani più rapidamente degli anziani. Gli autori ipotizzano che le suddette modificazioni, legate all’età ed al dolore lombare cronico, potrebbero essere correlate sia con il decremento della sensibilità fusale dei muscoli paraspinali che con eventuali modificazioni dell’elaborazione centrale dell’informazione propriocettiva. Altra ipotesi suggerita dagli stessi è che nelle persone sane l’interpretazione delle informazioni sensoriali potrebbe essere alterata a causa della modificata rappresentazione interna della postura. Quindi, i soggetti affetti da LBP così come gli anziani presenterebbero un’alterata propriocezione probabilmente compensata da una riorganizzazione degli input propriocettivi; ciò, da un punto di vista biomeccanico, si tradurrebbe in un incremento del carico (stress) sull’articolazione tibio-tarsica. Comunque, un accurato studio dei soggetti affetti da LBP non dovrebbe prescindere dall’esecuzione di un’indagine elettrofisiologica completa e comprensiva di: - Studio delle velocità di conduzione sensitive e motorie, [40] - Studio del Riflesso-H, - Elettromiografia (di superficie e ad ago). Ciò assume maggior valenza soprattutto, quando l’eziopatogenesi del back pain è da ricercare in fattori di tipo meccanico; infatti, è stato dimostrato che l’analisi del riflessoH è ancora più sensibile in quanto l’EMG mostra segni di sofferenza solamente in caso di deficit più severi [11]. STUDIO DEL RIFLESSO-H Il riflesso H segue le stesse vie che gli impulsi provenienti dal riflesso Achilleo, quindi sensibili alla compromissione delle fibre di competenza radicolare S1. In termini puramente anatomici il braccio afferente del riflesso H è rappresentato dalle fibre Ia che contattano monosinapticamente gli α-motoneuroni omonimi. La tecnica consiste appunto nella stimolazione nel cavo polpliteo (sopra il nervo tibiale) delle fibre Ia provenienti dal m. Soleo e nella registrazione della conseguente risposta riflessa (con elettrodi di superficie) dal muscolo omonimo. La risposta registrata dal Soleo è correlata all’intensità dello stimolo: - quando lo stimolo è di bassa intensità si parla di riflesso H “puro” dato che la soglia d’attivazione per le fibre Ia è minore rispetto a quella degli assoni motori; - quando l’intensità è maggiore sono eccitati gli assoni sensitivi e motori e si registrano due risposte in successione temporale: a) la prima, è l’onda M, motoria [36]; [41] b) la seconda, è la risposta “H” generata dall’arco riflesso. Incrementando l’intensità di stimolazione si determina il fenomeno inverso: l’aumento d’ampiezza dell’onda M con l’associata diminuzione della risposta H, ciò è legato ai P.d.A. che percorrono anti-dromicamente l’assone motorio (ritornano cioè verso i loro corpi cellulari) collidendo ed annullando i P.d.A. che erano stati generati dalla coincidente attivazione del circuito riflesso (quelli cioè di risposta alla stimolazione delle fibre Ia). H-M recruitment curve (representative subject) 120 % of Mmax 100 80 60 H 40 M 20 0 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 x M Th Fig. 14: curva di reclutamento H-M. Il riflesso H è considerato patologico se: a) la latenza assoluta è >2 SE dei controlli o se si rileva una differenza tra i lati di almeno 1,8 msec, b) è presente una perdita del riflesso uni o bilaterale. Nel caso in cui sia presente una differenza d’ampiezza è [42] opportuno ed utile eseguire lo studio della curva H/M che in sostanza esprime la differenza tra intensità di stimolazione ed ampiezza della risposta (v. fig. 14) [12]. Nei pazienti con dolore lombare cronico è di fondamentale importanza individuare la presenza o meno di una radicolopatia di qualsiasi eziologia; ciò non è difficile nel momento in cui si rilevano anomalie cliniche, neuroradiologiche ed elettromiografiche determinanti un interessamento focale delle radici. In effetti, l’EMG ad ago indaga solo la funzionalità delle radici ventrali e quindi essere nella norma in assenza di sintomi motori [37]. Mazzocchio & co. hanno dimostrato che il prolungamento della latenza del Riflesso H dal m. Soleo, è l’unica anomalia rivelabile con le attuali tecniche d’indagine elettrofisiologica nei casi di spondilolistesi lombare [12]. D’altro canto una limitazione diagnostica del Riflesso H è che la sua prolungata latenza si rileva solo, quando sono clinicamente manifesti i segni di sofferenza radicolare, e pertanto, non è un indice sufficientemente sensibile nei casi di sofferenza subliminale della radice nervosa [11]. Ciò implica che lo studio del Riflesso H è un criterio diagnostico essenziale nei casi di radicolopatia, ed in particolar modo, quando sono assenti i segni clinici ed elettrofisiologici di un coinvolgimento della radice ventrale [11]. Inoltre, è noto che un cambiamento nella soglia d’attivazione del riflesso H è predittivo di una sofferenza subclinica di S1 [11]. [43] A tal proposito giova ricordare che le fibre di grosso diametro (Ia) sono molto sensibili alla compressione o agli effetti indotti dall’ischemia: pertanto, un rilevante aumento nella soglia per l’attivazione del riflesso H suggerisce un ritardo o un blocco parziale della conduzione [38]. Il fatto che il riflesso H si dimostri più sensibile rispetto allo studio EMG o all’onda “F” nell’analisi delle lesioni della radice di S1 può essere spiegato, soprattutto nelle fasi precoci, con la predominante alterazione di componenti sensitive generatrici sia della sintomatologia algica sia dell’alterata propriocezione che si traducono nelle alterazioni posturali tipiche del back pain [12]. L E T ECNICHE P OSTUROGRAFICHE POSTUROGRAFIA DINAMICA COMPUTERIZZATA (EQUITEST) Si è rapidamente evoluta negli ultimi vent'anni e per definizione comprende l'insieme di metodiche strumentali che consentono una rappresentazione grafica della postura. Eccezion fatta per la craniocorpografia (approccio posturografico non informatizzato e tuttora utilizzato) la posturografia si sviluppa soprattutto negli anni ’80: dapprima sono state elaborate strumentazioni stabilometriche per lo studio analitico della posizione eretta in condizioni statiche, poi gli ulteriori sviluppi tecnologici hanno consentito la progettazione di strumenti in grado di descrivere e misurare gli aspetti comportamentali (dinamici) della stazione eretta anche a seguito di eventi perturbazione dell’equilibrio. [44] destabilizzanti causati la In senso lato, queste nuove tecniche comprendono anche lo studio posturale attuato durante movimenti più complessi, come la marcia [24]. I fattori che, a dispetto dei costi elevati, hanno favorito la progressiva diffusione di queste tecniche sono: a) la posizione eretta statica analizzata con strumenti stabilometrici rappresenta indubbiamente un modello poco aderente alla realtà soprattutto se rapportato alle più complesse necessità d’equilibrio imposte dalla quotidianità; b) la comparsa di sintomi vertiginoso-posturali lamentata dalla maggioranza dei pazienti affetti da disturbi dell’equilibrio, si manifesta solo durante l’esecuzione dei movimenti; c) i pochi studi comparativi tra le metodiche d’indagine posturale statiche e dinamiche, documentano la superiorità clinica di queste ultime sia in termini di sensibilità sia d’informatività complessiva. [33] Attualmente, Equitest è ampiamente riconosciuto come un sistema diagnostico ad elevato contenuto tecnologico ed è in dotazione presso i più avanzati centri di ricerca dei disturbi dell’equilibrio. E’ stato inizialmente concepito per la valutazione dell’equilibrio degli astronauti prima e dopo le missioni spaziali; non è l'unico sistema di posturografia dinamica esistente ma per la quantità e la qualità dei dati che può fornire è considerato come lo standard di riferimento. Può essere definito come uno strumento d’analisi qualiquantitativa dei meccanismi coinvolti nel controllo della [45] postura e dell’equilibrio. A) EQUITEST L'apparecchiatura (v. fig. 15) è dotata di una pedana (v. fìg. 16) svincolabile dai supporti, mobile sul piano sagittale (gain variabile: -1,99/+1,99) e consensualmente ai movimenti che il paziente esegue per mantenersi in equilibrio. Normalmente si utilizza un guadagno=1, quindi ad ogni oscillazione del soggetto corrisponde un consensuale spostamento della pedana. Fig. 15: EquiTest. [46] ed analogo e Trasduttori di forze verticali Trasduttore di forze tangenziali Fig. 16: la pedana. I movimenti possibili sono: a) sway-referenced (oscillazione consensuale-passiva) la pedana oscilla consensualmente alle oscillazioni che il paziente compie entro i limiti del suo "cono di stabilità". Nella stazione eretta, i normali limiti d’oscillazione (a pendolo capovolto) e di stabilità sul piano sagittale sono compresi in un range complessivo pari a 12.5° (8.0° d’oscillazione anteriore e 4.5° d’oscillazione posteriore); (v. fig. 17) b) rotazione attiva antero-posteriore della pedana, lungo un asse coincidente con quello delle caviglie del paziente. Questa rotazione è generata da un servomotore che consente movimenti angolari di +/- 10°, con una velocità massima di 50°/sec; c) traslazione attiva anteriore e posteriore della pedana, generata da un secondo servomotore, che imprime movimenti d’ampiezza compresa in un range = -6,5 cm/+6,5 cm, ed alla massima velocità lineare di 15 cm/sec. A questo livello le risposte posturali del paziente sono raccolte sotto forma di variazione [47] di pressione (forza/superficie) sul piano verticale e di forza tangenziale sul piano orizzontale. Due coppie di sensori consentono di registrare indipendentemente le forze (pressione) verticali, mentre il quinto sensore (centrale) percepisce le variazioni delle forze tangenziali applicate sulla pedana. (v. fig. 16) Fig. 17: il “pendolo capovolto” dell’oscillazione nella stazione eretta. Un pannello policromo, simulante l’orizzonte, visivo è a sua volta attivato da un servomotore che può farlo ruotare sul piano sagittale seguendo consensualmente le oscillazioni presentate dal soggetto ("sway-referenced", gain=- 1,99/+1,99, regolato su un valore pari ad 1. Il tutto è gestito da un software che guida l’esecuzione del test e l’analisi dei dati registrati. [48] B) IL TEST COMPLETO E’ composto dalle seguenti 5 diverse serie di prove eseguibili indipendentemente: 1) Sensory Organization Test (SOT), 2) Motor Control Test (MCT), 3) Adaptation Test (AT), 4) Weight Bearing Test WBT), 5) Unilateral Stance (US). Nel nostro studio abbiamo utilizzato tutti i test, ma in questa tesi saranno presentati solo i dati inerenti il SOT e pertanto, verrà descritto solo quest’ultimo. C) IL SENSORY ORGANIZATION TEST (SOT) E’ il test più comunemente usato e consente di valutare separatamente singoli quali-quantitativamente canali sensoriali (visivo, il contributo dei vestibolare e somatosensoriale) coinvolti nel controllo dell’equilibrio e della postura. Comprende sei prove caratterizzate dalle differenti combinazioni tra le condizioni visive (visione normale, visione abolita, visione riferita alle oscillazioni del panorama consensuali a quelle del soggetto) e le due condizioni della pedana, fissa o mobile. Peculiari d’Equitest sono le condizioni riferite alle oscillazioni consensuali della pedana e del panorama visivo nelle quali la pedana e/o il pannello, seguendo fedelmente le oscillazioni del soggetto creano una sorta di "inganno sensoriale": Infatti, in soggetti patologici, tale artificio potrebbe fuorviare la [49] corretta percezione del reale spostamento del proprio centro di gravità. Il SOT è così strutturato (v. fig. 18): Condizione 1: ad occhi aperti (mira fissa) con pedana e panorama fissi (Prova di Romberg ad occhi aperti). Condizione 2: ad occhi chiusi con pedana fissa (Prova di Romberg ad occhi chiusi). Condizione 3: ad occhi aperti con pedana fìssa e panorama oscillante referenced). consensualmente In somatosensoriali tale e con il condizione vestibolari le soggetto sole forniscono (sway afferenze informazioni corrette ai fini posturali, mentre l'input visivo è "ingannato" dall'oscillazione del pannello. Fig. 18: i subset sensoriali del SOT. Condizione 4: ad occhi aperti con pedana mobile e panorama fisso. Le afferenze somatosensoriali sono perturbate, mentre la visione e le afferenze vestibolari forniscono informazioni utili ai fini posturali. [50] Condizione 5: ad occhi chiusi con pedana mobile. E’ ovvio che in tale condizione il mantenimento di una corretta postura è affidato eminentemente alle informazioni vestibolari. Condizione 6: ad occhi aperti con pedana e pannello consensualmente mobili. Le uniche informazioni non “alterate” sono quelle derivanti dall'apparato vestibolare, essendo ingannevoli quelle degli altri sistemi [39]. D) ANALISI DEI RISULTATI II comportamento posturale del paziente durante le 6 condizioni del SOT è quantificato ed elaborato mediante algoritmi statistici che consentono 4 tipi di analisi: a) Il punteggio globale dell'equilibrio (Equilibrium Score). b) L'analisi delle modalità sensoriali vestibolare, visiva e somatosensoriale (Sensory Analysis). c) L’analisi della Strategia motoria d’anca e di caviglia (Strategy Analysis). d) L'allineamento del Centro di Gravità ed il COF (allineamento del COG e del COF). L’allineamento del Centro di Gravità (COG) e del Centro di Forza (COF). Il COF (Centro di Forza non è altro che la proiezione al suolo del COG in ciascuna prova e quindi la risultante delle forze applicate alla pedana. Non è raro imbattersi nel riscontro di una dispersione spaziale del COG/COF, pur in presenza di un'analisi sensoriale normale; ciò può essere correlato con un [51] compenso vestibolare incompleto oppure con la presenza di patologie muscoloscheletriche e/o neurologiche a carico del sistema di controllo posturale. Secondo Nashner (il suo ideatore) - Equitest valuta nel complesso l'equilibrio e non è un esame della funzione vestibolare in senso stretto. In particolare, è assolutamente errato interpretare i dati del test come misura del riflesso vestibolo-spinale -. Nel nostro studio è stato scelto come parametro di riferimento per l’analisi statistica dei dati posturografici. [52] 5. PROTOCOLLO OPERATIVO Sono stati sottoposti alla procedura sperimentale 14 soggetti (7 affetti da LBP e sette sani). L’età media dei pazienti è di 28,8 anni (5 maschi e 2 donne) analoga a quella dei controlli. I CRITERI D’INCLUSIONE I criteri d’inclusione in base ai quali sono stati selezionati i soggetti da sottoporre alla procedura sperimentale sono i seguenti: • • • • Età < 40 aa. Dolore lombare cronico da almeno 6 mesi. Dolore non irradiato oltre la natica. Non devono essere affetti da malattie vascolari o sistemiche. • Nessun segno clinico o elettrofisiologico suggestivo di altre condizioni patologiche quali: mielopatia, polineuropatia, miopatia o disordini della trasmissione neuromuscolare. Due pazienti (maschi) hanno deciso di non sottoporsi al controllo neuroradiologico (RMN) per la valutazione morfologica. Ad ogni paziente è stato somministrato un test (Oswestry Lpp) che valuta in minima parte le ADL e le abilità del paziente (v. sezione appendice). Tutti sono stati sottoposti allo studio Posturografico e del Riflesso-H secondo i protocolli descritti nel precedente capitolo. [53] I SOGGETTI 1°: maschio (23 aa), studente, affetto da lombalgia cronica, pratica sport (calcio) a livello agonistico. Il dolore si presenta acutizzandosi alla ripresa dell’attività agonistica. E’ inizialmente trattato con esercizi di “rinforzo” muscolare, poi con agopuntura riportando dei miglioramenti ma non alla totale regressione. Il dolore è bilaterale con distribuzione tipo L4-L5 e L5-S1, nessun segno di sciatalgia ed assenza di parestesie. Assume FANS. In appoggio monopodalico sinistro il dolore aumenta in zona lombare destra. Ha eseguito RMN (01/05): “…normale l’aspetto del canale vertebrale, iniziali aspetti degenerativi disco-somatici a livello di L4-L5 ed L5-S1con bulging di lieve entità i cui, normali il cono midollare e la cauda equina”. Non riferisce aumento del dolore durante l’esecuzione dei tests. 2°: maschio (22 aa) studente, affetto da lombalgia cronica. Incidente stradale (12/02) a seguito del quale riporta frattura da schiacciamento di D11 e D12 con immobilizzazione (busto per 50 gg). Per circa un anno ha tenuto un regime di vita piuttosto sedentario lamentando l’insorgenza di dolore toraco-lombare nei cambiamenti posturali, climatici così come nelle posizioni a lungo mantenute. Utilizza FANS. Caduta accidentale (08/04) che riacutizza il dolore localizzato in sede lombare. Sottoposto a trattamento FKT (Back School) con una frequenza di due sedute a settimana. Non riferisce aumento del dolore durante l’esecuzione dei tests. [54] 3°: maschio (31 aa), libero professionista affetto da lombalgia cronica. Nel luglio 2003 lombalgia acuta non irradiata trattata con FANS e cortisonici associati a trattamento manipolativo chiropratico. Ha eseguito RMN (08/04): “dischi intersomatici normali di spessore e di densità, non si documentano protrusioni discali né formazioni erniarie. Normali le dimensioni del canale”. In questo periodo, il dolore è presente con localizzazione costante ma di modesta intensità, tanto che il paziente riferisce quasi di “essersi abituato alla presenza del dolore”. Non riferisce aumento del dolore durante l’esecuzione dei tests. 4°: donna (40 aa), insegnante di scuola materna, pratica sport amatoriale (nuoto), affetta da dolore cronico a sinistra sin dall’epoca del primo parto (1994); lombalgia acuta non irradiata (1998) assume corticosteroidei ed esegue manipolazioni e riflessologia. All’epoca ha eseguito RMN: “protrusione discale al livello di L5-S1. Nel 2002 nuovo episodio di lombalgia acuta che costrinse la paziente all’immobilità a letto per ca. 2 mesi. Esegue una nuova RMN: “alterazioni a carattere degenerativo nei dischi L1 e L2 con protrusione posteriore mediana e paramediana sx, alterazione degenerativa di L5 ed S1 con protrusione posteriore mediana prevalente a sx”. Attualmente lamenta una dolenzia in regione lombare alta (L1-L2). Controllo RMN (01/05): “canale vertebrale ampio su base congenita, megasacco durale, aspetti degenerativi discali a livello L1-L2, L4-L5 ed L5-S1, a livello di L4-L5 piccola ernia [55] discale contenuta nell’anulus, situata in sede pre-foraminale sx, normali il cono midollare e cauda equina”. La paziente sintomatologia non ha algica accusato durante modificazione l’esecuzione del della test posturografico, ma riferisce d’avvertire come inadeguate le risposte di correzione alle perturbazioni posturali somministrate. 5°: donna (32 aa), studente-lavoratrice (impiegata), lombalgia cronica. Insorgenza di dolore lombare nel 2000 (localizzato in zona L2, L3, L4) che si accentua con la stazione eretta e con la deambulazione per lunghi tratti. Episodio d’irradiazione del dolore alla natica di dx per circa venti giorni (01/04). RX lombosacrale: “lieve riduzione dello spazio L5-S1, modesta scoliosi con rotazione dei corpi in senso orario (++)”. Si sottopone a visita fisiatrica a seguito della quale viene consigliata l’esecuzione di ciclo di ginnastica correttiva (mai effettuato). La paziente accusa dolore costante ma di modesta intensità senza riuscire a trovare posizioni antalgiche. Ha eseguito una RMN (01/05): “normale il canale vertebrale, orizzontalizzazione dell’osso sacro con conseguente accentuazione della lordosi fisiologica, modesti aspetti degenerativi discali il L4-L5 e L5-S1, in assenza d’ernia. Normali il cono midollare e cauda equina”. La paziente non riferisce modificazioni della sintomatologia durante l’esecuzione d’Equitest. 6°: maschio (29 aa), libero professionista, affetto da lombalgia cronica. Nel 1997 primo episodio di lombalgia [56] acuta; il dolore, centro-lombare e mai irradiato, si ripresenta periodicamente e soprattutto a seguito dell’assunzione prolungata di determinate posture (il paziente svolge attività motociclistica amatoriale e riferisce che la riacutizzazione avviene dopo gare o tratti particolarmente lunghi). Ha eseguito RMN (01/05): “…il canale vertebrale presenta dimensioni ai limiti inferiori della norma per brevità dei peduncoli vertebrali, si associano aspetti degenerativi dei dischi L2-L3 ed L5-S1. A quest’ultimo livello si rileva la presenza d’ernia di piccole dimensioni, contenuta dall’anulus, situata in sede mediana paramediana bilaterale. Normali il cono midollare e cauda equina”. Non riferisce aumento del dolore durante l’esecuzione dei tests. 7°: maschio (25 aa), libero professionista affetto da lombalgia cronica. Nel 1991 dopo aver iniziato l’attività sportiva agonistica (calcio) insorge dolore vertebrale toracico esegue gli opportuni accertamenti a seguito dei quali gli è stata diagnosticata una scoliosi idiopatica dx convessa, curata con ginnastica correttiva. Nel 1996, comparsa per la prima volta di dolore lombare sempre in concomitanza d’attività sportiva agonistica (podismo). Esegue Rx della colonna che descrive “… dismetria degli arti inferiori, con lieve scoliosi a più curve, prevalentemente dorsale. Da segnalare mancato saldamento degli istmi interapofisari di L5 (spondilolisi) con spostamento anteriore del corpo di L5 sul piano sacrale per circa 1 cm (listesi)”. Nel marzo 2004 episodio acuto di dolore lombare con immobilizzazione a letto per ca. 5 giorni. Per circa 12 ore dall’inizio del dolore lombare [57] il paziente riferisce parestesie e dolore in territorio d’innervazione del n. sciatico sx. Al paziente è consigliata l’assunzione di FANS e di portare per ca. un mese il busto correttivo. Inizia attività sportiva non agonistica (nuoto) che apporta notevoli benefici nel miglioramento del tono/trofismo e della sintomatologia dolorosa. Si sottopone, tri-quadrimesralmente, a trattamento manipolativo osteopatico senza però trovarne particolare giovamento. Nel maggio 2004 esegue RMN: “…Esiti d’osteocondrosi giovanile, diametri del canale e del sacco durale regolari, normale la morfologia del cono midollare e delle radici della cauda equina che decorrono regolarmente addossate alla parete posteriore del sacco durale. Il disco L5-S1 è ridotto di spessore e degenerato; allo stesso livello si osserva una protrusione posteriore ad ampio raggio del disco, asimmetrica per prevalenza a sinistra dove contatta la porzione prossimale della tasca radicolare S1 dello stesso lato. …accentuazione della fisiologica lordosi lombare”. I tests sono tutti riportati nella sezione Appendice. [58] 6. RISULTATI LO STUDIO DEL RIFLESSO H In tutti i soggetti sono stati eseguiti sia l’esame EMG sia lo studio delle velocità di conduzione nervosa. Per quanto concerne il Riflesso H sono stati calcolati e sottoposti ad analisi statistica i seguenti parametri per entrambi gli arti: a) Soglia, b) Ampiezza, c) Latenza, d) Pendenza (slope) della curva. H-M recruitment curve (representative subject) 120 % of Mmax 100 80 60 H 40 M 20 0 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 x M Th Fig. 19: Curva di reclutamento H-M espressa in valori percentuali di Mmax (H/M ratio) Tra i due gruppi non sono state rilevate differenze significative tra i valori di: [59] a) Latenza: controlli (dx 30,3 ms ± 1,96 sd, sn 30,6 ± 2,1 sd, t-test p: n.s.) vs affetti (dx 29,9 ms ± 2,13 sd, sn 29,9 ± 2,5 sd, t-test p: n.s.). b) Ampiezza (H/M ratio): controlli (dx 55,3 ± 8,4 sd, sn 52,8 ± 9,5 sd, t-test p: n.s.) vs affetti (dx 53,8 ± 23 sd, sn 48,5 ± 15 sd, t-test p: n.s.). H e a lth y S u b je c ts S o le u s H - r e fle x r e c r u it m e n t c u r v e 80 H-reflex size (% of Mmax) 70 60 50 d x R 2 = 0 .7 40 s n R 2 = 0 .7 5 30 20 10 0 0 .0 0 .2 0 .4 0 .6 0 .8 1 .0 1 .2 1 .4 S t im u lu s in t e n s it y ( x M T h ) Fig. 20: grafico rappresentante la media, bilaterale, delle reclutamento del riflesso H dei soggetti di controllo. curve di Invece per quanto concerne la soglia e la pendenza (slope), l’analisi statistica mostrava valori significativi per i seguenti parametri: a) Soglia: aumento bilaterale nei soggetti affetti rispetto ai controlli (dxnorm vs dxcontrol: t = 5,4, p = 0,0001, snnorm vs sncontrol: t = 4,6, p = 0,0002) (v. fig. 21). b) Slope: riduzione bilaterale nei soggetti affetti rispetto ai controlli (dxnorm vs dxcontrol: t = 3,15, p = 0,004, snnorm vs [60] sncontrol: t = 8,0, p = 0,0001). Analizzata mediante funzione di regressione lineare (v. fig. 22). Threshold multiples of MTh 1.00 Hdx N Hdx BP Hsn N Hsn BP 0.75 0.50 0.25 0.00 Hdx N Hdx BP Hsn N Hsn BP Fig. 21: grafico rappresentante gli istogrammi delle medie dei valori di soglia del riflesso H e rilevati da ogni arto inferiore sia nei soggetti sani che negli affetti da dolore lombare cronico. Slope values 120 Arbitrary values 100 Hdx N Hdx BP Hsn N Hsn BP 80 60 40 20 0 Hdx N Hdx BP Hsn N Hsn BP Fig. 22: grafico rappresentante gli istogrammi dei valori di pendenza (slope) delle curve medie del riflesso H rilevate da ogni arto inferiore sia nei soggetti sani che negli affetti da dolore lombare cronico. [61] H-reflex (right side) Size of H-reflex (% of Mmax) 80 70 60 50 Control R2=0.6 40 BP R2=0.2 30 20 10 0 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 Stimulus intensity (x MTh) Fig. 23: grafico rappresentante la media delle curve di reclutamento del riflesso H dall’AI dx dei controlli (nero) e degli affetti (rosso). H-reflex (left side) Size of H-reflex (% of Mmax) 80 70 60 Control R2=0.7 50 40 BP 30 R2=0.14 20 10 0 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 Stimulus intensity (x MTh) Fig. 24: grafico rappresentante la media delle curve di reclutamento del riflesso H dall’AI sn dei controlli (nero) e degli affetti (rosso). L’EMG e lo studio delle velocità di conduzione nervosa erano normali. [62] POSTUROGRAFIA DINAMICA COMPUTERIZZATA Tutti i dati rilevati presentano una distribuzione normale (test di Kolmogorov-Smirnov). I dati, raggruppati per condizioni e gruppi di soggetti, sono stati poi sottoposti ad analisi della varianza (ANOVA). Si è rilevato un diverso comportamento del Centro di Forza (COF) secondo l’asse d’oscillazione considerato. Oscillazione medio-laterale (asse delle ascisse) I valori rilevati non hanno raggiunto significatività statistica tra i due gruppi (p = n.s.). Fig. 25: grafico dell’ANOVA del Centro di Forza (COF) sull’asse dell’ascisse calcolata rispetto ai fattori Gruppo e Condizione. Oscillazione antero-posteriore (asse delle ordinate) Le oscillazioni del centro di forza (COF) su questo piano mostrano invece una significativa variazione tra i due [63] gruppi (F = 7,55, p = 0,0076). Fig. 26: grafico dell’ANOVA del COF sull’asse delle ordinate calcolata rispetto ai fattori Gruppo e Condizione. All’interno del gruppo dei soggetti affetti da dolore lombare cronico, si è evidenziata una significativa interazione (F = 32,11, p < 0,0001) per alcune condizioni del test: Condizione 4 (sistema referenziale visivo fisso e piattaforma mobile), Condizione 5 (sistema referenziale visivo assente e piattaforma mobile), Condizione 6 (sistema referenziale visivo mobile e piattaforma mobile), Questi dati evidenziano dunque una minore stabilità posturale nelle prove dinamiche rispetto a quelle statiche nel gruppo di soggetti affetti. Le tabelle sono tutte riportati nella sezione Appendice. [64] 7. DISCUSSIONE La diagnosi elettrofisiologica di Dolore Lombare Cronico, tramite indagini tradizionali (EMG e conduzione nervosa), è a tutt’oggi difficile, in particolare quando associata alla mancanza di segni clinici e neuroradiologici focali (coinvolgimento radicolare). Infatti, la sindrome da dolore lombare cronico è essenzialmente caratterizzata da una sintomatologia del comparto sensoriale (dolore, disestesie). I meccanismi patogenetici verosimilmente responsabili della sintomatologia algica lombare includono tra gli altri fattori periferici di tipo meccanico e/o ischemico (ex compressione), ai quali è noto che le fibre di grande diametro sono estremamente sensibili [12]. E’ altrettanto noto che l’attivazione delle fibre di grande diametro può amplificare il dolore, abbassandone la soglia [40]. E’ possibile quindi che le fibre di grande diametro, siano il target di un meccanismo di tipo centrale (gating presinaptico) risultante dall’interazione tra le afferenze nocicettive e propriocettive [1]. Il presente lavoro utilizzando un approccio elettrofisiologico non convenzionale, ma routinariamente adoperabile, ha per scopo lo studio del reclutamento delle fibre sensitive di grande diametro (Ia) che costituiscono il monosinaptico relato anatomo-fisiologico (Riflesso-H), nella sindrome del da riflesso dolore lombare cronico. L’analisi dei dati ha consentito di evidenziare, bilateralmente, un alterato reclutamento di queste fibre come espresso [65] dall’incremento dei valori di soglia nonché dalla diminuzione dello slope delle curve di reclutamento del Riflesso-H dal muscolo soleo. Tali dati confermano l’ipotesi di partenza, e cioè che nel dolore lombare cronico vi possa essere una disfunzione radicolare. La bilateralità del danno è indicativa della non focalizzazione della lesione, peraltro confermata dall’assenza di segni di sofferenza/lesione focale (radicolare) degli studi di neuroimmagine. Ciò deporrebbe a favore dell’esistenza di un meccanismo patogenetico agente all’interno del canale lombare dentro il quale decorrono per un lungo tratto le radici S1 esaminate mediante il Riflesso-H. Ciò in ogni modo non esclude che meccanismi centrali, tipo quello summenzionato, non compartecipino all’incremento della soglia ed alla riduzione dello slope del Riflesso-H. L’analisi dei dati posturografici ha permesso di evidenziare che i soggetti affetti da dolore lombare cronico, in condizioni dinamiche, presentano maggiori oscillazioni lungo l’asse antero-posteriore. Ciò verosimilmente è legato a due fattori il primo, biomeccanico, inerente i minor gradi di libertà di cui gode l’articolazione tibio-tarsica in senso laterale rispetto all’asse antero-posteriore correlato alla (sagittale), disfunzione il secondo, bilaterale probabilmente delle afferenze propriocettive provenienti dai muscoli flesso-estensori della caviglia (radici S1). Possiamo ipotizzare che, in condizioni statiche, la disfunzione dell’afferenza propriocettiva si mantenga a livelli subliminali in [66] quanto compensata dagli input sensoriali visivo e vestibolare. In condizioni dinamiche “slatentizzazione” di si tale verificherebbe invece, la disfunzione data la privazione/occlusione del suddetto compenso fornito dalle altre modalità sensoriali. Ciò da un punto di vista comportamentale, si tradurrebbe in un alterato comportamento posturale. [67] APPENDICE Matrice Oswestry LPP: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore o Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore o I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore o I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) o Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni o Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto. Sollevamento dei pesi o Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore o Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore o Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco o Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare o Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi o Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio o Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di star seduto Stare in piedi o Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore o Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi. Dormire o Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h o Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale o La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore o La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore o Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa o Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare o Posso andare ovunque senza aumentare il dolore o Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma o per meno di ½ h o Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego o Il lavoro non aumenta il dolore o Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso fare le attività che mi vengono richieste o Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [68] Oswestry LPP Soggetto N.1: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore X Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore o I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore o I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) X Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni o Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto. Sollevamento dei pesi X Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore o Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore o Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco o Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare X Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi X Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio o Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di star seduto. Stare in piedi X Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore o Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi. Dormire X Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h o Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale X La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore o La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore o Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa o Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare o Posso andare ovunque senza aumentare il dolore X Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h o Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma per meno di ½ h o Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego X Il lavoro non aumenta il dolore o Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso fare le attività che mi vengono richieste o Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [69] Oswestry LPP Soggetto N.2: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore o Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore X I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) X Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni o Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto. Sollevamento dei pesi o Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore o Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore X Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco o Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare X Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi o Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio o Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio X Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di star seduto. Stare in piedi o Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore X Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi. Dormire X Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale o La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore X La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore o Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa o Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare o Posso andare ovunque senza aumentare il dolore o Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore X Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h o Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma per meno di ½ h Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego o Il lavoro non aumenta il dolore X Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso fare le attività che mi vengono richieste o Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [70] Oswestry LPP Soggetto N.3: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore X Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore o I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore o I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) X Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni o Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto. Sollevamento dei pesi o Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore X Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore o Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco o Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare X Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi X Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio o Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di star seduto. Stare in piedi o Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore X Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi. Dormire X Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h o Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale o La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore o La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore X Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa o Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare X Posso andare ovunque senza aumentare il dolore o Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h o Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma per meno di ½ h o Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego o Il lavoro non aumenta il dolore X Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso fare le attività che mi vengono richieste o Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [71] Oswestry LPP Soggetto N.4: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore o Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore X I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore o I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) o Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni X Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto. Sollevamento dei pesi o Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore o Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore o Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco X Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare X Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi o Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio o Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. X Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h X Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. Il dolore mi impedisce di star seduto Stare in piedi o Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore X Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi. Dormire X Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale o La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore X La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore o Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare o Posso andare ovunque senza aumentare il dolore X Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h o Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma per meno di ½ h o Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego o Il lavoro non aumenta il dolore o Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso fare le attività che mi vengono richieste X Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [72] Oswestry LPP Soggetto N.5: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore X Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore o I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore o I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) X Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni o Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto. Sollevamento dei pesi X Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore o Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore o Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco o Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare X Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi X Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio o Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di star seduto. Stare in piedi o Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore X Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi. Dormire X Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h o Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale X La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore o La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore o Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa o Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare X Posso andare ovunque senza aumentare il dolore o Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h o Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma per meno di ½ h o Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego X Il lavoro non aumenta il dolore o Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso fare le attività che mi vengono richieste o Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [73] Oswestry LPP Soggetto N.6: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore X Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore o I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore o I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) X Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni o Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto Sollevamento dei pesi X Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore o Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore o Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco o Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare X Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi o Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio X Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di star seduto. Stare in piedi X Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore o Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi Dormire X Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h o Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale X La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore o La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore o Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa o Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare X Posso andare ovunque senza aumentare il dolore o Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h o Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma per meno di ½ h o Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego o Il lavoro non aumenta il dolore X Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso fare le attività che mi vengono richieste o Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [74] Oswestry LPP Soggetto N.7: Questo questionario è stato costruito per fornire informazioni riguardo a come il tuo mal di schiena ha colpito l’abilità nel gestire le attività nella tua vita quotidiana. Rispondi a tutte le domande segnando una affermazione che meglio descrive la tua condizione. Noi ci rendiamo conto che due affermazioni possono ugualmente descrivere la tua condizione, ma ti invitiamo a segnare l’affermazione che si avvicina di più di tutti alla tua condizione corrente. Intensità del dolore X Posso sopportare il dolore senza dover ricorrere ai farmaci o Il dolore è forte ma lo posso gestire senza ricorrere ai farmaci o I farmaci eliminano completamente il dolore o I farmaci mi danno un moderato sollievo dal dolore o I farmaci mi danno poco sollievo dal dolore o I farmaci non hanno effetto sul mio dolore Cura personale (lavarsi, vestirsi etc. ..) X Posso prendermi cura della mia persona normalmente senza aumentare il dolore o Posso prendermi cura di me stesso ma questo aumenta il mio dolore o E’ molto doloroso avere cura della mia persona e sono lento nel svolgere le azioni o Ho bisogno di aiuto ma sono abile a gestire la maggior parte delle mie cose o Non mi vesto, mi lavo con difficoltà e sto a letto. Sollevamento dei pesi o Posso alzare oggetti pesanti senza aumentare il dolore X Posso alzare oggetti pesanti ma questo aumenta il dolore o Il dolore impedisce il sollevare dei pesi dal pavimento, ma con facilitazioni (p.e. sul tavolo) ci riesco o Riesco solo a sollevare oggetti leggeri o mediamente pesanti solo se in luoghi facilitanti (p.e. tavolo) o Posso sollevare solo oggetti leggeri o Non posso sollevare o trasportare niente Camminare X Il dolore non mi impedisce di camminare o Il dolore non mi fa camminare per più di 2 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di 1 Km. o Il dolore non mi fa camminare per più di ½ Km. o Posso solo camminare con stampelle o Sono per la maggior parte del tempo a letto e vado in bagno solo a gattoni Sedersi X Posso sedermi in qualsiasi sedia per il tempo che voglio o Posso solo stare seduto nella mia sedia per il tempo che voglio o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 1h. o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di ½ h o Il dolore mi impedisce di star seduto per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di star seduto. Stare in piedi o Posso stare in piedi quanto voglio senza aumentare il dolore X Posso stare in piedi quanto voglio ma il dolore aumenta o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 h o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di ½ h. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti. o Il dolore mi impedisce di stare in piedi. Dormire X Il dolore non mi impedisce di dormire bene o Io posso dormire bene usando solo farmaci o Anche usando farmaci posso dormire meno di 6 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 4 h o Anche usando farmaci posso dormire meno di 2 h o Il dolore mi impedisce di dormire Vita Sociale X La mia vita sociale è normale e non concorre all’aumento del dolore o La mia vita sociale è normale ma aumenta il livello del dolore o Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività che richiedono più energia (p.e. sport, danza, etc...) o Il dolore mi impedisce di uscire spesso o Il dolore ha limitato la mia vita sociale alla mia casa o Non ho vita sociale a causa del dolore Viaggiare o Posso andare ovunque senza aumentare il dolore X Posso andare ovunque ma questo aumenta il dolore o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 2 h o Il dolora impedisce di viaggiare per più di 1 h o Il dolora limita i miei viaggi a necessarie uscita ma per meno di ½ h o Il dolore impedisce tutte le mie uscite eccezion fatta per quelle dal medico/fisioterapista o all’ospedale Impiego o Il lavoro non aumenta il dolore X Il lavoro aumenta il dolore, ma posso lo stesso Fare le attività che mi vengono richieste o Posso svolgere delle attività lavorative, ma il dolore mi impedisce di svolgere quelle più fisicamente stressanti o Il dolore mi impedisce di fare tutto tranne che attività poco impegnative o Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi attività [75] Tabelle dei dati sottoposti ad analisi della varianza: ANOVA per il coefficiente di varianza (CV) del COF sull’asse X. Gradi di libertà Somma dei quadri Media quadra F-Value P-Value Group 1 2,146 2,146 1,503 0,2243 Condition 5 4,26 0,852 0,597 0,7026 Group* Condition 5 5,758 1,152 0,807 0,5488 Correzione Bonferroni/Dunn per il coefficiente varianza (CV) del COF sull’asse X. Fattore: Group. Livello di significatività statistica: 5%. Control vs Back pain Mean Diff -0,328 [76] Crit Diff 0,523 P-Value 0,2149 di ANOVA per il coefficiente di varianza (CV) del COF sull’asse Y. Gradi di libertà Somma dei quadri Media quadra F-Value P-Value Group 1 0,023 0,023 7,55 0,0076 Condition 5 0,491 0,098 32,111 <,0001 Group* Condition 5 0,042 0,008 2,772 0,0241 Correzione Bonferroni/Dunn per il coefficiente di varianza (CV) del COF sull’asse Y. Fattore: Group. Livello di significatività statistica: 5%. Control vs Back pain Mean Diff 0,035 Crit Diff 0,024 P-Value 0,0049 S Condizione 1 (sistema referenziale visivo fisso e piattaforma fissa) Condizione 2 (sistema referenziale visivo assente e piattaforma fissa) Condizione 3 (sistema referenziale visivo mobile e piattaforma fissa) Condizione 4 (sistema referenziale visivo fisso e piattaforma mobile) Condizione 5 (sistema referenziale visivo assente e piattaforma mobile) Condizione 6 (sistema referenziale visivo e piattaforma mobile) [77] Correzione Bonferroni/Dunn per il coefficiente di varianza (CV) del COF sull’asse Y. Fattore: Condition. Livello di significatività statistica: 5%. Cond1 vs. Cond2 Mean Diff -0,021 Crit Diff 0,065 P-Value 0,3347 Cond1 vs. Cond3 -0,029 0,063 0,1693 Cond1 vs. Cond4 -0,077 0,063 0,0005 S Cond1 vs. Cond5 -0,203 0,063 < 0,0001 S Cond1 vs. Cond6 -0,168 0,063 < 0,0001 S Cond2 vs. Cond3 -0,008 0,065 0,6968 Cond2 vs. Cond4 -0,056 0,065 0,0103 Cond2 vs. Cond5 -0,183 0,065 < 0,0001 S Cond2 vs. Cond6 -0,147 0,065 < 0,0001 S Cond3 vs. Cond4 -0,048 0,063 0,0251 Cond3 vs. Cond5 -0,174 0,063 < 0,0001 S Cond3 vs. Cond6 -0,139 0,063 < 0,0001 S Cond4 vs. Cond5 -0,126 0,063 < 0,0001 S Cond4 vs. Cond6 -0,091 0,063 < 0,0001 S Cond5 vs. Cond6 0,036 0,063 0,093 Dopo la correzione, i valori espressi in questa tabella sono statisticamente significativi per i p < 0,0033 [78] Medie per il coefficiente di varianza (CV) del COF sull’asse Y. Fattore: Group * Condition. No. Media Dev. St. Control, Cond1 7 3,86 0,782 Control, Cond2 6 4,127 1,042 0,425 Control, Cond3 7 3,544 1,047 0,396 Control, Cond4 7 3,371 1,05 0,397 Control, Cond5 7 3,3 0,681 0,257 Control, Cond6 7 3,289 0,786 0,297 Back Pain, Cond1 7 4,449 1,486 0,562 Back Pain, Cond2 7 4,196 1,768 0,668 Back Pain, Cond3 7 4,563 1,657 0,626 Back Pain, Cond4 7 4,637 1,418 0,536 Back Pain, Cond5 7 5,151 1,233 0,466 Back Pain, Cond6 7 5,337 1,336 0,505 [79] Err. St. 0.296 Correzione Bonferroni/Dunn per il coefficiente varianza (CV) del COF sull’asse Y. Fattore: Condition. Livello di significatività statistica: 5%. Crit Diff P-Value Cond1 vs. Cond2 Mean Diff 0,100 1,398 0,8281 Cond1 vs. Cond3 0,085 1,372 0,8507 Cond1 vs. Cond4 0,056 1,372 0,9025 Cond1 vs. Cond5 0,325 1,372 0,4739 Cond1 vs. Cond6 0,653 1,372 0,1524 Cond2 vs. Cond3 -0,015 1,398 0,9741 Cond2 vs. Cond4 -0,045 1,398 0,9228 Cond2 vs. Cond5 0,225 1,398 0,6267 Cond2 vs. Cond6 0,553 1,398 0,2335 Cond3 vs. Cond4 -0,030 1,372 0,9476 Cond3 vs. Cond5 0,240 1,372 0,5971 Cond3 vs. Cond6 0,568 1,372 0,2126 Cond4 vs. Cond5 0,270 1,372 0,5524 Cond4 vs. Cond6 0,598 1,372 0,1898 Cond5 vs. Cond6 0,328 1,372 0,4698 [80] di Medie per il coefficiente di varianza (CV) del COF sull’asse Y. Fattore: Group * Condition. No. Media Dev. St. Err. St. Control, Cond1 7 -0,042 0,297 0,112 Control, Cond2 6 -0,09 0,250 0,102 Control, Cond3 7 -0,078 0,185 0,07 Control, Cond4 7 -0,002 0,263 0,099 Control, Cond5 7 -0,548 1,856 0,702 Control, Cond6 7 -1,355 3,54 1,338 Back Pain, Cond1 7 0,065 0,532 0,201 Back Pain, Cond2 7 -0,087 0,095 0,036 Back Pain, Cond3 7 -0,070 0,055 0,021 Back Pain, Cond4 7 -0,085 0,404 0,153 Back Pain, Cond5 7 -0,079 0,412 0,156 Back Pain, Cond6 7 0,072 0,216 0,081 [81] BIBLIOGRAFIA 1) Rossi A., Decchi B., Ginanneschi F. Presynaptic excitability changes of group Ia fibres to muscle nociceptive stimulation in humans. Brain Res. 818: 12-22, 1999. 2) Rossi A., Decchi B., Dami S., della Volpe R., Groccia V. On the effect of chemically activated fine muscle afferents on interneurones mediating group I nonreciprocal inhibition of extensor ankle and knee muscles in humans Brain Res., 815 (1999) 106-110 3) Rossi A., Decchi B., Groccia V., della Volpe R., Spidalieri R. 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