gli ospiti - Sponz Fest

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 GLI OSPITI (le schede con le foto sono disponibili al link http://www.sponzfest.it/2015/ospiti/) _______________________________________________________________________ PSARANTONIS Antonis Xylouris, in arte Psarantonis è un cantante e compositore greco di Anogeia, un villaggio di montagna vicino a Creta. E’ considerato uno dei più grandi suonatori di Lyra, lo strumento ad arco tipico di Creta le cui origini risalgono alla Lyra bizantina di epoca medievale. Inizia a suonare lo strumento all’età di 13 anni e nel 1964 incide il suo primo singolo: “I Thought of Denying You” (“Ho pensato di rinnegarvi”). Da 1973 ad oggi ha pubblicato trenta album diventando uno dei principali rappresentanti della musica greca all’estero. “Un mito vivente. Una specie di Zeus con la lira…Psarantonis è il più originale, ascoltarlo è come ascoltare la roccia, il verso dell’aquila, il canto degli alberi o del vento.” dice di lui Vinicio Capossela. L’incontro artistico tra Vinicio e Psarantonis risale al 2011, quando l’artista cretese partecipò alle registrazioni dell’album “Marinai, profeti e balene”. KING NAAT VELIOV & THE ORIGINAL KOČANI ORKESTAR Spettacolare fanfara che ha saputo tradurre in uno spettacolo pirotecnico le melodie tradizionali dei Balcani. Il sound è quello tipico, portato al successo da Goran Bregovic, con un pizzico d’istrionismo in piu’ e contaminazioni varie. E’ la versione originale della “Kocani Orkestar”, che ha nel trombettista Naat Veliov un vero grande leader. La Kocani propone un’interpretazione originale dei brani tradizionali, ma introduce anche degli elementi di modernità, fino ad eseguire nei suoi concerti delle cover “tzigane” di brani di Bob Dylan e Cheb Khaled. L’incontro artistico con Vinicio Capossela risale al 1997, quando al Naima Club viene registrata una speciale serata che vede sul palco assieme la band di Vinicio e la Kokani Orkestar. Da questa serata viene ricavato il corpo principale del quinto disco di Vinicio, LIVEINVOLVO, alla cui pubblicazione seguirà un tour memorabile. FANFARA TIRANA & ROBERT BISHA Nel 2002 una parte della Banda dell’Esercito Albanese si diverte durante le prove a suonare Bach in chiave tradizionale. Quei musicisti che da bravi balcanici negli weekend focosi di Tirana si divertono a suonare anche ai matrimoni, iniziarono per scherzo quella che oggi conosciamo come una delle più belle e brillanti brass band dei balcani, Fanfara Tirana. Riescono anche a convincere la legenda vivente del folclore albanese, il Gran Maestro Hysni (Niko) Zela e non andare in pensione e a girare con loro. Girano l’Europa in tournèe sfiancanti per 5 anni prima di decidere a registrare il loro primo album Albanian Wedding, A Brass Explosion (Piranha – Germania) rispolverando la tradizione del fine ‘800 che in Albania era andata perduta durante tutto il XX secolo. All’album seguono nuove tournée e concerti da Piazza San Marco durante il Carnevale in presenza di oltre 40.000 persone ai più grandi festival d’Europa come Sziget, WOMAD, Roskilde, WOMEX etc. La piena maturazione discografica arriva nel febbraio 2013 con il loro ultimo album, Kabatronics (World Village / Harmonia Mundi – Regno Unito) che li vede collaborare con i londinesi Transglobal Underground ed è apoteosi di stampa e critica. Quattro anni di lavoro per un album meticolosissimo. Un concept di rara fattura. L’album viene considerato dalla stampa internazionale come una pietra miliare della world music. Ricevono unanimi apprezzamenti da Il Manifesto, The Times, Rolling Stone, Rumore, The Guardian, The Indipendent che valutano il disco con 4 e 5 stelle. Alcuni si spingono oltre definendolo un nuovo genere musicale. Balzano per 3 mesi di fila nella Top Ten degli World Music Charts Europe per poi seguire con 2 premi prestigiosissimi come Best World Beat Album e Best Short Music Video (No Guns To The Wedding – un mix di autoironia e presa in giro dei Balcani stereotipati alla Tarantino e Monthy Python). Ottengono nominations nella Long List dei Grammy Awards, SongLines etc. Le tourneè li portano dalla Spagna all’India e dall’Italia, Germania, Gran Bretagna fino alla lontano Cina. Nel 2015 si unisce al gruppo come guest Robert Bisha, uno dei più grandi pianisti al mondo di musica contemporanea e le strade della Fanfara e la loro voglia di sperimentare si avventurano al loro terzo album che siate sicuri, vi sorprenderà. LOS TEXMANIACS Nel corso degli ultimi dieci anni, Max Baca e Los Texmaniacs si sono affermati come la band Conjunto più importante al mondo, grazie alla loro capacità di unire lo stile tradizionale con i ritmi e le sonorità più moderne. La band è guidata da Max Baca, probabilmente il più grande suonatore di bajo sexto. Max ha partecipato alla registrazione di innumerevoli album e ben undici di questi si sono aggiudicati un Grammy: The Rolling Stones “Voodoo Lounge”, Los Super 7, Texas Tornados, ecc, solo per citarne alcuni. Nel 2009, Los Texmaniacs sono stati selezionati da Smithsonian Folkways un documentario sull’ “American Roots & Folk”. L’album registrato per l’occasione si è aggiudicato un Grammy nel 2010. Los Texmaniacs hanno suonato in alcuni dei luoghi più prestigiosi degli stati uniti come la Biblioteca del Congresso, The Kennedy Center, New Orleans Jazz Fest, Rhythm and Roots Fest (Rhode Island). Dal 2013, Max e la band si sono concentrati su un lavoro che ha come obiettivo quello di allargare i confini del Conjunto, sia da un punto di vista musicale che culturale: Los Texmaniacs sono stati designati “ambasciatori culturali” per la città di San Antonio, Texas. Si sono esibiti in Russia (due giri), Cina, Svizzera, Canada e Argentina. BANDA DELLA POSTA La Banda della Posta è un complesso di anziani musicisti di Calitri, che sin dagli anni ‘50 ha suonato agli sposalizi del paese un repertorio musicale energico e vitale, fatto di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot. Nel 2013 esce “Primo Ballo”, l’album d’esordio prodotto da Vinicio Capossela a cui è seguito un tour di più di cinquanta concerti. Per presentare la Banda della posta al pubblico Vinicio ha scritto: “Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità, veniva consumato con il cibo e con la musica. Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a “sponzare” le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell’Italia degli anni ‘50 e ‘60 e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo “sposalizio” è stata la principale occasione di musica, incontro e ballo.”. La Banda della Posta è composta da: Giuseppe Caputo “Matalena” al violino, Franco Maffucci “Parrucca” chitarra e voce, Giuseppe Galgano “Tottacreta” alla fisarmonica, Giovanni Briuolo chitarra e mandolino, Vincenzo Briuolo mandolino e fisarmonica, Giovanni Buldo “Bubù” al basso, Antonio Daniele alla batteria, Crescenzo Martiniello “Papp’lon” all’organo, Gaetano Tavarone “Nino” alle chitarre. VINCENZO VASI Polistrumentista, compositore versatile e dallo stile surreale – suona infatti basso, theremin, marimba, vibrafono, elettronica, giocattoli e voce – è considerato uno dei musicisti più eclettici nell’ambito delle musiche eterodosse e non. Il suo stile spazia trasversalmente toccando vari generi, dalla sperimentazione elettronica sino al pop d’autore. Attivo sin dal 1990 nell’ambito della musica di ricerca con diversi progetti tra i quali, Trio Magneto, Ella Guru, Gastronauti, Switters, Orchestra Spaziale, Etherguys, OoopopoiooO, incidendo oltre 40 CD. Collabora stabilmente con Vinicio Capossela, Mike Patton, Mauro Ottolini e Sousaphonix, Remo Anzovino e Roy Paci; quest’ultimo è il produttore dell’album VINCE VASI QY LUNCH ( etnagigante / v2 ). Di recente pubblicazione il progetto di theremin solo Braccio Elettrico e PerFavoreSing insieme al pianista Giorgio Pacorig. Ha suonato con Chris Cutler, Tony Coe, Butch Morris, Antonello Salis, Pierre Favre, Phil Minton, Paolo Angeli, Gianluca Petrella, Cristina Zavalloni, Otomo Yoshihide, Lol Coxill, OminoStanco, Steve Piccolo, Wang inc., Joey Baron, Ikue Mori, Lukas Ligeti, John Zorn. ANTONIO INFANTINO Antonio Infantino “è uno che non sai mai da dove viene, non saprai mai dove va. Si muove come le nuvole” cosi è scritto di lui in un efficace ritratto che apre il volume “Antonio Infantino: danza cosmica, colore, suono ed architettura” edito, nel 1996, dal Parlamento Europeo, nel cui spazio espositivo di Bruxelles, è stata ospitata una sua grande mostra antologica. Il “nomadismo” di Infantino, che lo porta da Tricarico (non distante da Metaponto, dimora del filosofo e matematico Pitagora) a Firenze, in Brasile, in Belgio, Olanda, altrove e poi di nuovo a Firenze, non è solo fisico, ma soprattutto culturale e disciplinare. La “tarantola dell’arte”, il virus che non lo abbandona mai e lo spinge verso territori di ricerca sempre nuovi e diversi, lo porta a diventare architetto (Firenze, 1972, tesi su spazio naturale, artificiale, a “n” dimensioni), musicista, poeta, pittore, regista teatrale, antropologo, lasciando il segno in ognuno dei campi toccati. Di ritorno dall’ Egitto e da Creta, Infantino, nel 1975, ripensa le comuni radici mediterranee e, sintetizzando le sue esperienze da vita a “I Tarantolati di Tricarico”, un ensemble che utilizza il dialetto Lucano, per la particolare sonorità linguistica, con un accompagnamento musicale fatto di accordi MINIMI sorretti da una potente base percussiva. Un personaggio che incarna in senso letterale alcune tra le cose migliori della cultura e dello spettacolo di questi ultimi quarant’anni. ENZA PAGLIARA La sua voce arcaica, affonda le radici nell’esperienza della tradizione popolare salentina; una ricerca che attraversa la spontaneità e la fatica del mondo contadino dell’Italia meridionale e si nutre delle sonorità della cultura orale di queste terre. Enza Pagliara ha portato con la sua voce il “canto contadino” nei più importanti teatri d’Europa e del mondo. Tra i tanti, citiamo il teatro: BOLSHOIJ di Mosca, MUSSORSKIJ di San Pietroburgo, ESPLANADE di Singapore, HONG KONG CULTURAL CENTRE GRAND THEATRE, AUDITORIUM DI ROMA, AUDITORIUM DI DIJON e poi ancora il Teatro: LICEU di Barcellona, DI OSTIA antica, dell’ELFO di Milano, GULBENKIAN di Lisbona, SADLER’S WELLS THEATRE di Londra, e in quelli di Amsterdam, Parigi, Bruxelles, Belgrado, Patrasso, Lione, Francoforte, e altri ancora. Enza, ha condiviso l’esperienza musicale con Giovanna Marini, Notte della Taranta, Stewart Copeland, Piero Milesi, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Nuovo Canzoniere Italiano, Ludovico Einaudi, Mauro Pagani, Vittorio Cosma, Goran Bregovic, Lucilla Galeazzi, B’net Houariyat. PIERGIORGIO ODIFREDDI Odifreddi ha studiato matematica in Italia, Stati Uniti e Unione Sovietica, e insegnato logica presso l’Università di Torino e la Cornell University. Collabora a «la Repubblica» e «Le Scienze», e nel 2011 ha vinto il premio Galileo per la divulgazione scientifica.Tra i suoi libri ricordiamo la trilogia logica C’era una volta un paradosso, Il diavolo in cattedra (Einaudi, 2001 e 2003) e Le menzogne di Ulisse (Longanesi, 2004), la trilogia geometrica C’è spazio per tutti, Una via di fuga e Abbasso Euclide! (Mondadori, 2010, 2011 e 2013), la trilogia biografica In principio era Darwin (Longanesi, 2009), Hai vinto, Galileo (Mondadori, 2009) e Sulle spalle di un gigante su Newton (Longanesi, 2014) e il volume scritto con Benedetto XVI Caro papa teologo, caro matematico ateo (Mondadori, 2013). Per Rizzoli ha pubblicato Come stanno le cose (2013) e Il museo dei numeri (2014). PADRE ALEX ZANOTELLI Alex-­‐ZanotelliPadre Alessandro Zanotelli (Alex) è missionario dell’ordine dei Comboniani di Verona nonché ispiratore e fondatore di più movimenti italiani che hanno l’obiettivo di creare le condizioni per una società solidale ( tra i tanti, Rete Lilliput e il movimento “Beati i costruttori di pace”, con cui ha condotto molte battaglie in nome della cultura della mondialità e per i diritti dei popoli) Come missionario parte da giovane per il Sudan meridionale, martoriato dalla guerra civile, dove rimane otto anni. Viene allontanato dal governo a causa della sua solidarietà con il popolo Nuba e della coraggiosa testimonianza cristiana. Le sue prediche erano di fuoco: denunciava le ingiustizie e metteva sotto accusa i responsabili corrotti del governo e dell’amministrazione, che intascavano i fondi, sia locali sia internazionali, destinati allo sviluppo. Nel 1978 assume la direzione della rivista comboniana Nigrizia e contribuisce a renderla sempre più un mensile di informazione, con un obiettivo che si può riassumere in una sua dichiarazione: “Essere al servizio dell’Africa, in particolare ‘voce dei senza voce’, per una critica radicale al sistema politico-­‐economico del nord del mondo che crea al Sud sempre nuova miseria e distrugge i valori africani più belli, autentici e profondi”. Per 10 anni Nigrizia denuncia il sistema di aiuti ai Paesi del Terzo Mondo, il traffico delle armi, le distruzioni ambientali e scandali di ogni tipo, mettendo a nudo le complicità dei governanti italiani. Le sue prediche di fuoco lo portano ad essere bersaglio di diversi tentativi da parte del Vaticano e dei “vecchi missionari” di piegarlo o espellerlo dal sistema. Per 12 anni, fino al 2001, Zanotelli vive a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya. A Korogocho il male si chiama AIDS, prostituzione, violenza, droga, fame, degrado sociale. Lì dà vita ad una cooperativa che si occupa del recupero di rifiuti, propizia la nascita di Udada, una comunità di ex prostitute che aiuta le donne che vogliono uscire dal giro e, nello stesso tempo, si è batte per le riforme che riguardano la distribuzione della terra, uno dei temi-­‐chiave della politica keniana. In quel periodo matura un pensiero che ci parla in modo straordinario: “Oggi Dio è impotente, è malato. Potrà guarire solo quando guariremo noi. Solo noi oggi possiamo far qualcosa. Dio non può più. Ognuno di noi è importante perché vinca la vita… Più ci rifletto e più mi convinco che forse Dio non è l’onnipotente che pensiamo noi. È il Dio della croce”. Oggi vive nel rione Sanità di Napoli, con la comunità Crescere Insieme e, in un contesto diverso, ha la stessa ispirazione di fondo: aiutare la gente a rialzarsi e a riacquistare fiducia. MARCO STEFANINI in arte TENENTE DUM Marco Stefanini nasce a Berna nel 1960 è un artista poliedrico che spazia tra architettura e design. Pietra, legno, ferro e vetro sono le materie da cui prendono forma i suoi oggetti d’arte. E’ stato co-­‐fondatore della Galleria INTERNO e DUMDUM a Bologna ed è direttore artistico del circolo letterario ART CAFE’ ESCANDALO a Parma, dove si propone un nuovo modo di fare arte attraverso esposizioni, letture, musica. Un colossale progetto di restauro è stato per lungo tempo il solo protagonista dell’incessante ricerca progettuale dell’artista; un acquedotto del 1915 divenuta ora la sua abitazione ed eletta “una delle case più belle del mondo” da TF1, canale della tv francese. Dopo questa fondamentale esperienza, dal design la sua attenzione pare essere più vicina all’architettura. Ma la passione che da sempre ha segnato il suo lungo percorso esperienziale e conoscitivo è il viaggio, da cui ogni volta attinge ispirazione e consiglio per le sue innovative proposte. Fortemente legato alla cultura manuale dell’arte amazzonica, per la sua capacità di costruire senza distruggere e dall’arte antica giapponese per l’organizzazione degli spazi interni. MAKARDIA Makardìa è il battito musicale di un buon augurio, perdersi dentro il sudore, le lotte, i sogni dei propri corpi, farsi terre e campi che ispirano il mare. Makardìa («magari a Dio!») è una parola del dialetto irpino, con questa s’invoca una bella occasione oppure, per il rovescio della medaglia, serve a dire «non importa, non fa niente», il bello e il brutto del dedicarsi alle cose del cuore, non a caso, per alcuni, è la trasformazione meridionale del greco “ma-­‐kardìa”, «il mio cuore». Makardìa sono i testi, la voce, i tasti della fisarmonica e le corde della chitarra generati e animati da Filomena D’Andrea, le pelli, i tappi, le buatte, i sonagli, le folle e le storie agitati da Virginio Tenore, la chitarra, l’armonica e le atmosfere maneggiate e soffiate da Amilcare D’Andrea. Makardìa è l’Irpinia, il suo grano, il vento, l’Avellino-­‐Rocchetta, è l’Est delle fiabe narrate dagli occhi neri e delle montagne dei miti, è l’America delle rivoluzioni e degli addii. Makardìa è il Sud di ogni terra, il sud di ognuno di noi, il sud che lotta e canta, canta e lotta per difendere la propria anima. Makardìa è più di un trio, è un’orchestra popolare buona da mangiare e da ascoltare, la messa in musica delle lingue della rivoluzione, delle storie di miseria e di coraggio, un ritorno alla canzone d’autore popolare che parte dal suono delle radici per sfociare nei mari del mondo. DEM DEMONIO DEM, come un moderno alchimista, crea personaggi bizzarri, creature surreali, abitanti di uno strato impercettibile della realtà umana. Multiforme ed ironico, le sue opere che spaziano dal wall-­‐painting, all’illustrazione, alla pittura su tela, si arricchiscono di un linguaggio simbolico che invita ad elaborare un proprio codice d’accesso per questo mondo enigmatico ed arcano. L’avvicinamento a tematiche antropologiche e legate alla natura stimolano l’artista a una costante sperimentazione, giunta negli ultimi anni alla produzione di un film e alla creazione d’installazioni composte esclusivamente da materiali naturali. Oltre alla produzione nelle fabbriche abbandonate e nei boschi, scelti come sfondo ideale per i suoi lavori, DEM vanta varie pubblicazioni ed esperienze espositive, come la personale alla Oro Gallery di Goteborg e la partecipazione alla mostre Street Art, Sweet Art al PAC di Milano, Nomadaz alla Scion Installation di Los Angeles e CCTV all’Apostrophe Gallery di Hong Kong.” TONI RICCIARDI E’ uno storico delle migrazioni presso l’Università di Ginevra. Co-­‐direttore della collana “Gegenwart und Geschichte/Présent et Historie” (Seismo). Dal 2009 coautore del Rapporto italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Autore di saggi sulla storia dell’emigrazione italiana in Svizzera, nel 2011 ha vinto il Premio Sele d’Oro Mezzogiorno. Ha pubblicato, tra l’altro, “Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera” (Laterza 2013) dove racconta la presenza italiana in Svizzera a partire dal secondo dopoguerra e durante tutta la fase della Guerra fredda. È tra gli autori del primo “Dizionario Enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo” (Ser 2014). Ha curato, con Sandro Cattacin, “Le catastrofi del fordismo in migrazione” (Cser 2014). L’ultimo lavoro è dedicato alla catastrofe di Mattmark: “Morire a Mattmark. L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana” (Donzelli 2015). PAOLO SPERANZA Paolo Speranza (Avellino, 1962), docente e pubblicista, dirige la rivista e la collana “Quaderni di Cinemasud” ed ha scritto libri di storia contemporanea, cultura cinematografica, letteratura di viaggio, pensiero meridionalista. In relazione alla storia ed alla cultura dell’Alta Irpinia e dell’area del Formicoso ha scritto e/o curato, tra le altre, le seguenti pubblicazioni: L’occupazione delle terre in Alta Irpinia 1945-­‐1950, Edizioni Tempi Moderni Avellino, 2001, con prefazione di Sergio Cofferati; e per le edizioni Mephite: Un’avventura neorealista. Il film La donnaccia a Cairano; 19.35. Scritti dalle macerie; Operai neri di sogni. Il lavoro, le lotte, le utopie negli scrittori irpini del ‘900; Poeti al confino. Il “diverso esilio” nel Sud di Bartolini, Sanini, Spallicci. E’ l’artefice della riscoperta e della valorizzazione – anche a livello nazionale – del maggiore poeta altirpino del ‘900, Pasquale Stiso, del quale ha curato la raccolta degli scritti in quattro pubblicazioni: Terra d’Alta Irpinia (1998) e, nel 2013, Ed il giorno è venuto (poesie), Questa è una storia vera, o forse no (racconto), Giustizia per la mia terra (scritti politici e giornalistici). Ha curato l’antologia Intorno un vento di bandiere del poeta operaio irpino Antonio Giannattasio. Sta lavorando a libri, documentari e reading sui maggiori poeti meridionalisti del Novecento, sull’immagine dell’Alta Irpinia nel giornalismo italiano, sul cinema nel Sud. BANDA DI ANDRETTA Il gruppo musicale è oggi composto da 30 ragazzi della banda e 20 majorettes. È questa una banda giovanile, i cui componenti hanno un’età media di 16-­‐17 anni. Oggi si può affermare che la Banda Musicale & Majorettes “Città di Andretta” rappresenta un forte richiamo per i giovani del paese. Ciò induce a continuare l’opera di potenziamento e di sviluppo delle attività musicali. I programmi dell’Associazione, infatti, prevedono l’organizzazione di concerti, gemellaggi, raduni bandistici, manifestazioni musicali in genere, con le quali si cerca di diffondere le tematiche e la pratica dell’educazione musicale come mezzo di completamento della personalità dei giovani. La banda con majorettes, è molto conosciuta ed apprezzata nel circondario e si esibisce nelle tradizionali processioni sfilate e feste di paese. GRUPPO PESATURA DI TEORA Non è un gruppo musicale ma un gruppo amante delle tradizionali tecniche di coltivazione. per lo Sponz si esibiranno nella “pesatura” arcaica tecnica utilizzata dai contadini per estrarre il chicco di grano dalla spiga: una coppia di buoi, sull’aia, in moto circolare viene condotta a tirare un peso sulle “gregne”, mazzi di spighe di grano, che, sotto pressione e scivolamento perdono il chicco. a seguire avviene la ventilazione (altra tecnica) per separare il chicco dalla paglia. GIUSEPPE CESTA Giovane organettista di Andretta, al quinto anno di conservatorio presso il Cimarosa di Avellino. Membro della Banda del suo paese, suona motivi matrimoniali e della tradizione appenninica. GIOVANNI FIORDELLISI Organettista dei Conversazionevoli, suona arie e brani da “conversazione”, ballabili e non, con gli amici e compagni di tavola porta avanti la tradizione antica del canto intorno al tavolo (conversazione). PROF. GIAMPIERO GALASSO Giampiero Galasso è archeologo con esperienza ultraventennale nei beni culturali. Dal 1988 collabora in qualità di archeologo esterno per la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno ed è direttore del Museo Archeologico di Bisaccia. Esperto di archeologia preventiva e valutazione del rischio archeologico, è consulente di fiducia di enti locali e società che operano nel settore delle energie alternative ed è direttore tecnico del settore archeologia della Co.fi.ba. srl. Giornalista pubblicista dal 1990, autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico-­‐divulgativo sull’archeologia e i beni culturali, è dal 1999 corrispondente della rivista Archeo. È autore del volume L’archeologo dalla formazione alla professione (VI Edizione, Ed. Magna Grecia, Salerno 2014). TONUCCIO E I PINK FOLK Icona della musica folk dell’alta irpinia, Tonuccio Corona si dedica completamente al filone HARD FOLK popolare per tenere viva la cultura pop attraverso un linguaggio pregno di parlate gergali, ricco di significati allegorici e metafore. Si accompagna ad un gruppo di sartisti (la B FOLK BAND) composta da 6 musicisti e 1 cantante che utilizzano sia strumentazione elettronica con tecnologia d’avanguardia che tradizionale (organetti, fisarmonica, violino) per creare una musica originale e dal sapore popolare a mezza strada tra la tradizione e l’innovazione. ANIELLO RUSSO Irpino di Bagnoli, docente di Latino e Greco nei Licei classici, in pensione, ha ricevuto nel 1996 dal Consiglio della facoltà di Scienze della Formazione (Università degli Studi di Salerno) il riconoscimento di Cultore della materia (cattedra di Letteratura latina); nel 1998, quello di Cultore della materia (Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza). Dal 1975 dura la sua indagine sul territorio irpino, raccogliendo un’ampia documentazione del ricco patrimonio popolare, di trasmissione orale (canti, racconti, leggende, filastrocche, pratiche magiche, medicina popolare, indovinelli, proverbi, ecc.