Incontro privato con il genio. Claudia Ruggeri
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Incontro privato con il genio. Claudia Ruggeri
Intervista esclusiva per “Il Fiacre n. 9” Incontro privato con il genio. Claudia Ruggeri raccontata dalla madre Maria Teresa del Zingaro e dal biografodocumentarista Elio Scarciglia di Mara Venuto Un pomeriggio d‟estate a Lecce. Un‟accogliente villa privata, immersa nel verde, fa da cornice ad un toccante incontro per approfondire gli aspetti più intimi della poetessa Claudia Ruggeri, alla luce dei quali leggere i significati della sua poetica. Tutto, di questo importante appuntamento ruota attorno alla figura di Elio Scarciglia, apprezzato fotografo e videomaker salentino, autore di un sensibile e accurato documentario sull‟autrice leccese. Scarciglia è il tramite attraverso cui un confronto diretto impossibile con la Ruggeri, scomparsa nel 1996, prende vita nel ricordo della persona a lei più vicina, la madre Maria Teresa, coadiuvata nell‟interpretazione dallo stesso documentarista. E‟ proprio Elio Scarciglia ad organizzare il colloquio con la mamma di Claudia Ruggeri, rientrata a vivere a Napoli, sua città natale, da Lecce, dopo la morte del marito e della figlia. Maria Teresa del Zingaro è una donna forte come uno scoglio di mare, il colori che ha indosso sono quelli dell‟estate, a coprire un dolore che non si spegne, sublimabile solo attraverso la memoria. In un clima di sincera voglia di condivisione, a piccoli passi, entriamo nel cuore della storia della talentuosa autrice, nel genio della poetessa e nel dolore della donna. Maria Teresa, alla mamma ma anche all’insegnante, alla donna di cultura, chiedo: chi era Claudia? La prima cosa che sento di rispondere è che mia figlia era un mistero. Persino per me, per suo padre, la sua stessa famiglia. Da adolescente sembrava una ragazzina come tante, andava a scuola, faceva i compiti, viaggiava con noi. Oggi, però, rileggendo i suoi diari mi rendo conto di come avesse qualcosa di diverso dai suoi coetanei, di particolare. Fra le pagine delle sue agende di scuola media ho trovato cose ordinarie mescolate a note straodinarie: foto di cantanti, Baglioni, Bob Marley, accanto a versi già molto maturi di sua composizione e a una molteplicità di citazioni dotte e molto sofisticate, alcune delle quali in lingua originale: Foscolo, Shakespeare, Persio, Hugo. La nostra biblioteca er a fornita ma Claudia credo si procurasse questi testi altrove, io stessa vorrei saperne di più. Amava molto lo studio, leggeva tantissimo e già a tredici, quattordici anni scriveva poesie interessanti, sorprendenti in relazione all‟età. Ultimamente ne ho ritrovata una datata „80-‟81, si intitola “Non cambiarmi le valvole padrone”, la cito perché è emblematica della particolarità di Claudia. “Non cambiarmi le valvole padrone non cambiare i miei circuiti logori ma lasciami morire. Ritorna alla tua terra tra le stelle, lasciami sola in questo mondo ostile ove l'acciao non resiste agli acidi. Ben altre sfere e ruote gireranno per te nell'universo ed io fioca scintilla nell'infinita fiamma lascia che in questo istante mi consumi. Nel mio cervello elettrico solo un circuito ancora regge il carico, quello della preghiera, perciò ti prego non cambiar le valvole, non aggiustare i miei circuiti logori ma lasciami morire. Oh si ti prego, lasciami morire.” E‟ evidente dalla lettura di questi versi, scritti da una ragazzina delle medie, come mia figlia fosse attratta e portata in modo innnato per la poesia. Ma viveva in un mondo tutto suo. Crescendo si è votata completamente alla scrittura, ha iniziato a frequentare i poeti del “Laboratorio di poesia”. Aveva diversi amici e si innamorava continuamente, spesso però finiva per essere delusa perchè per lei l‟amore era tutto e nella realtà non trovava corrispondenza. Sembrava un‟attrice della tragedia greca: appassionata di Carmelo Bene e del palcoscenico, aveva comportamenti stravaganti e imprevedibili, era capace di andare a scuola con i guanti neri da sera e a teatro con i jeans. La sua vita l‟ha vissuta con grande intensità, non riusciva a essere “neutra”. La malattia l‟ha consumata poco a poco e negli ultimi anni, quattro o cinque dopo la morte del padre a cui era legatissima, ha sofferto enormemente. Sola, abbandonata da tutti. Nella lirica che ha citato, così come nei componimenti più giovanili inseriti da Mario Desiati in “Inferno minore”, il senso risulta maggiormente percepibile rispetto alla produzione successiva. E il tema della morte emerge in modo più esplicito. Non posso che condividere questa osservazione. Le prime poesie di Claudia io le leggo e le comprendo senza difficoltà, con il passare del tempo, invece, il suo modo di comporre si è fatto sempre più ermetico e criptico. Persino la grafia è cambiata, si è rimpicciolita, è diventata illeggibile. Mario Desiati ha fatto una grande fatica per decifrare tutto il materiale scritto da Claudia di suo pugno: pagine e pagine di versi segnati in modo confuso, pieni di correzioni. Sembrava aver bisogno di spazio e di piena libertà di espressione perchè componeva su fogli grandissimi... Quanto al tema della morte, devo dire che lo ritrovo più nelle liriche giovanili che in quelle vicine alla scomparsa, sebbene il binomio amore/morte abbia segnato tutta la sua vita e, di conseguenza, l‟esperienza poetica. Tornando a Mario Desiati, a lui va riconosciuto il merito di aver risvegliato l’interesse su Claudia, prima pubblicando numerose liriche e fotografie sulla rivista “Nuovi Argomenti”, e poi compendiando la sua produzione poetica nel volume “Inferno minore”, edito da peQuod. Non c‟è dubbio. L‟iniziativa di Desiati fu una sorpresa molto bella per me, dopo anni di silenzio su mia figlia. Mi scrisse una lettera dicendomi di voler dare risalto alle sue poesie che aveva scoperto casualmente. Il mio recapito l‟aveva avuto da Michelangelo Zizzi, un vecchio compagno di università di Claudia, pugliese anche lui. Ci incontrammo a Lecce e gli portai un enorme fascicolo con tutto il materiale che ero riuscita a radunare. Fu un lavoro monumentale il suo, fra decifrazione e trascrizione, tuttavia, oggi posso affermare che di Claudia potrebbero essere pubblicati altri volumi perché al tempo della lavorazione di “Inferno minore” tanti suoi testi non erano ancora tornati alla luce. A fronte dell‟impegno di chi ha voluto ricordare mia figlia e della qualità della sua opera, però, l‟eco che ne è seguita è stata poca. La piccola editoria soffre la scarsa distribuzione e, dunque, pure un volume così curato come quello di Desiati, ha avuto poca visibilità. Elio Scarciglia, oltre a Mario Desiati, un importante lavoro di studio e approfondimento sulla poetica di Claudia Ruggeri è stato operato da Alessandro Canzian per “Terra d’Ulivi”, associazione culturale da lei coordinata. E a lei credo si possa attribuire la definizione di “biografo” della poetessa, non solo rispetto al recupero delle fonti oggetto di studio di Canzian, ma anche per il documentario postumo e per il sito web dedicato alla poetessa da lei curato (http://www.claudiaruggeri.it/). A dire il vero non mi sono mai visto in tale veste. Di certo, fin dall‟inizio, mi sono accostato all‟arte di Claudia con grande passione perché ho ravvisato in lei il genio poetico. Il mio lavoro di raccolta delle liriche della Ruggeri, al fine di coadiuvare Alessandro Canzian nella scrittura del saggio, è iniziato un anno e mezzo prima dell‟arrivo di Mario Desiati a Lecce, mentre, parallelamente, ero impegnato nel progetto del documentario. Credo che il sito internet abbia potuto in parte aggirare l‟ostacolo della scarsa distribuzione dei volumi dedicati a Claudia, e anche il mio video-tributo “Claudia (dedicato alla poetessa Claudia Ruggeri)”, grazie alla rete, ha avuto una buona visibilità ed è stato proiettato a Firenze, Napoli, Como, Milano, Roma, Campobasso. Al di là delle definizioni, di questo riscontro sono orgoglioso perchè, a mio avviso, ciò di cui aveva bisogno Claudia era uscire dai confini del Salento. Pensarmi in qualità di biografo mi lusinga, tuttavia, non sono un critico, il mio sguardo resta quello del fotografo e del videomaker innamorato dell‟artista Claudia Ruggeri. Scarciglia, quale aspetto di Claudia ritiene sia predominante ai fini della comprensione della sua poetica? A questa domanda non posso che rispondere ponendomi sulla scia di quanto affermato da Alessandro Canzian in “Oppure mi sarei fatta altissima”: non si può leggere la Ruggeri senza aver chiaro quanto l‟amore sia stato vitale per lei e come abbia permeato tutta la sua esperienza artistica. E‟ lei stessa ad affermarlo nel documentario, era innamorata dell'amore. Ma questo suo bisogno di amare ed essere amata era poco concreto, spesso svincolato da persone in carne e ossa. Pur essendo una ragazza estremamente colta, una studentessa brillante, non sfuggiva all‟idealizzazione tipica dell‟eta giovanile. Soffriva per questa mancanza di rispondenza, e nei suoi versi traspare chiaramente un‟istanza profonda frustrata. Utilizzando la chiave del bisogno d‟amore inappagato, l‟intera poetica di Claudia diventa più comprensibile. Maria Teresa, cosa non è stato capito di sua figlia sotto il profilo artistico e umano? Credo che Claudia sia stata poco compresa in vita e, tuttora, a distanza di quindici anni dalla morte, di lei si sa poco. Io stessa, e lo dico con amarezza, non conoscevo davvero mia figlia. Il suo mondo intimo restava impenetrabile al pari di quello lirico. Era assetata di amore e conoscenza, ma entrambe queste dimensioni faticava a comunicarle in modo lineare. Trascorreva molto tempo da sola a scrivere, era ossessionata dalla perfezione, correggeva le sue rime più e più volte, dopo averle lette ad alta voce. Il ritmo per lei era importantissimo. Spesso la sentivo declamare i suoi versi, sembrava si rivolgesse a destinatari reali tanto era il fervore con cui recitava le sue liriche. Io credo che Claudia fosse innovativa, troppo al di fuori dei canoni del suo tempo. La sua poetica avrebbe bisogno di nuove chiavi interpretative, magari meno legate alla sua sofferenza psichica e più al suo talento.