I Rencontres d`Arles 2016: una rottura nella continuità

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I Rencontres d`Arles 2016: una rottura nella continuità
I Rencontres d’Arles 2016: una rottura nella continuità
Scritto da Monica Cillario
Di Arles, Osservatorio Digitale se n’è occupato a più riprese (l’ultimo in ordine di tempo è il
pezzo “ Arles senza i Rencontres ”, uscito a febbraio 2016), ma continuare a parlarne non è
peccato, poiché questo piccolo paesino della Francia ogni estate dà vita ad uno dei pochi
Festival in cui la fotografia è davvero al centro del mondo. Come sicuramente avrete capito sto
parlando dei
Rencontres de la Photographie, che in questa
edizione si presentano particolarmente “incisivi”… a cominciare dai manifesti.
Quest’anno saranno 137 gli artisti esposti, così recita il quadro del programma ufficiale, ma la
cifra sarà sicuramente decuplicata, come accade a ogni edizione, dalle centinaia di fotografi
presenti nel circuito Off del Festival (che di “off” ha solo il nome, poiché ospita spesso nomi di
riguardo, che sono esposti nelle varie gallerie e nei diversi spazi sia dentro la cittadina che
negli incantevoli d’intorni).
Per il secondo anno consecutivo la direzione del Festival è curata da Sam Stourdzé, che questa
volta punta a una sorta di rottura nella continuità, a partire dal manifesto, che è una foto al
rovescio.
La vera rottura non è però data solo dalle locandine, ma dalla scelta di aggiungere luoghi
espositivi: ben cinque nuovi spazi ad Arles e, per la prima volta, tre nuovi spazi fuori, ossia ad
Avignone, Nimes e Marsiglia.
Questo è un tentativo di aggiungere respiro a un Festival che di respiro ne aveva già molto,
promuovendo un maggior coinvolgimento dell’intera area della regione PACA, ossia cercando
di continuare a puntare su un mercato internazionale ma al contempo valorizzando anche il
territorio locale.
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Scritto da Monica Cillario
Ho parlato di una rottura nella continuità e infatti la tradizione è data dal raggruppamento di
alcune esposizioni sotto una sequenze tematica.
Le mostre saranno una quarantina, con un interessantissimo panorama sulla street
photography rappresentata da veri e propri tesori riportati alla luce: come il lavoro di Sid
Grossmann
- una meteora nell’America oppressa dal Maccartismo di cui fu una delle tante vittime - o
l’esposizione dedicata a
Peter Mitchell
ed ospitata negli spazi della Grande Halle, ad Arles, fino al 25 settembre.
I Rencontres non sarebbero i Rencontres se non presentassero anche delle novità assolute, e
sto parlando dell’irlandese Eamon Doyle, la cui esposizione si trova all’Espace Van Gogh; “En
d
”
è il titolo della mostra ed è il punto d’arrivo di una trilogia inizialmente raggruppata e presentata
al pubblico in un libro ed ora esposta per la prima volta in modo esaustivo in una scenografia
che oscilla fra esposizione e performance artistica.
O ancora, fra le novità, il lavoro del californiano Christian Marclay (che è un mix fra fotografie
e video) merita sicuramente una visita. Marclay è ospitato al Parc des Ateliers. Secondo me il
suo lavoro va visto per l’originalità con cui ha montato alla maniera di flip book, tante foto di
piccoli rifiuti lasciati sui marciapiedi, dando loro una nuova vita, restituendoceli in maniera
originalmente poetica.
Interessantissimo anche il dialogo generazionale rappresentato dai lavori di Garry Winogrand
e di
Ethan Levitas
.
Il filone “Africa Pop” è dedicato alla effervescente creatività africana, mentre un’attenzione
particolare al territorio si trova nell’interessante lavoro sulla Camargue, che il grande pubblico
conosce per gli affascinanti ampi spazi paludosi e selvaggi ma che qui è proposto nella veste
meno conosciuta di paesaggio prediletto per i film western. E il filone western lo si ritrova anche
nelle foto di Bernard Plossu, (“
Western Colors” alla sala Henri-Comte), un
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Scritto da Monica Cillario
western rivisitato a colori, impregnato di un sogno americano proposto sotto una luce
estremamente personale.
La fotografia, fra le altre cose, è anche documentazione e memoria: ce lo ricorda l’esposizione “
Operazione Condor
” in cui è presentato il grande lavoro di documentazione portato avanti da
Joao Pina
per denunciare al mondo il piano segreto di eliminazione degli oppositori politici portato avanti,
a partire dal 1975 fino al 1980, dai dittatori di sei Stati Latino-Americani.
Il filone che va sotto il titolo di “Après la guerre” (il dopoguerra) raggruppa quattro esposizioni
che si interrogano sulle conseguenze dei conflitti:
Yann Morvan
espone dieci anni di lavoro sui campi di battaglia;
Alexandre Guirkinger
ci porta per mano sulla linea Maginot;
Don McCullin
espone invece i suoi mitici scatti realizzati nelle zone di pace, e infine una collettiva di più artisti
propone una carrellata mediatica di un gran numero di immagini dell’11 settembre 2001.
Il mondo viene sempre ai Rencontres, non solo in termini di visitatori giunti da ogni dove ma
anche in termini di lavori esposti, e quest’anno non fa eccezione: troviamo l’Etiopia di Hans
Silvester
l’Amazzonia di
Yann Gross
, il Sudan di
Dominique Nahr
e il Giappone di
William Klein
ed
Eiko Hosoe
.
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,
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Scritto da Monica Cillario
Sorprendente
èriservata
fatto
alla
rivista
Hara-Kiri
ricordiamo
rivista
prettamente
dell’assurdo
èmanifesti
famosa
personaggi
nell’ambito
fotografica,
per
le vignette
come
di
con
una
immagini
Georges
società
satiriche
Wolinski,
che
francese
e satirica
irriverenti,
evocano
all’epoca
vittima
un
ma
surrealismo
dell’attentato
qui
in
(fra
pieno
viene
mutamento.
dato
quotidiano
fondatori
asettembre:
Charlie
risalto
e
alla
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e collaboratori
una
parte
poetica
La
più
Last
but
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least,
l’istallazione
di
Maurizio
Pierpaolo
Ferrari,
creatori
della
rivista
Toilet
dei
diperiodo
questa
edizione
Il“ eFestival
attraversa
andare
in
vacanza,
della
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ill’omaggio
fateci
estivo,
di
un
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pensierino
quindi,
è 2016.
iniziato
se
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buon
4 luglio
viaggio
la
fotografia
ee terminerà
e buona
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non
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praticamente
deciso
estate.
dove“
Data
diPaper
pubblicazione:
luglio
2016
©
riproduzione
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