Classe 4^O - Gruppo 2 (Sofia Fiore, Caterina Paggi

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Classe 4^O - Gruppo 2 (Sofia Fiore, Caterina Paggi
Classe 4^O - Gruppo 2 (Sofia Fiore, Caterina Paggi, Irene Rotellini, Andrea Tirini, Beatrice Vara) - 2013-4
ARGOMENTO: I FONDAMENTI DELL'UMANESIMO – scheda 001
Informazioni sulla fonte:
Brano:
“Gli studia humanitatis” (citato da Leggere come io l’intendo, vol. II, a c. di Ezio Raimondi e altri, Milano,
Bruno Mondadori, 2009, pp. 44-5)
Autore:
Leonardo Bruni nacque ad Arezzo nel 1370 e morì a Firenze il 9 marzo 1444. Educato da Coluccio Salutati,
fu uno dei primi umanisti ad imparare il greco e tradusse opere dal greco di Platone e Aristotele. Egli diede,
infatti, grande importanza allo studio dei classici, che riteneva necessari per riuscire a comprendere a pieno
le potenzialità della lingua.
Opera:
Epistolarum Libri VI, 6. Genere letterario: epistola. Lingua: latino.
Informazioni dalla fonte:
Informazioni vere e proprie:
• Il passo, è tratto da una delle epistole di Bruni, databile tra il 1430 e il 1434, è indirizzata ad uno dei
suoi giovani allievi, Niccolò Strozzi.
• Risultano ben conosciuti Cicerone fra gli autori latini, Aristotele fra quelli greci.
• Nella mentalità comune, la cultura giuridica è più utile della filosofia e della poesia.
• Gli intellettuali valorizzano di più sia i filosofi sia i poeti.
Tesi dell'autore:
In questo brano l’autore indica all’interlocutore una sorta di vero e proprio “piano di studi” da seguire per
raggiungere un duplice scopo: “un sapere diligente ed intimo” (r. 2), ossia una competenza letteraria così
profonda ed intima da divenire forma della mente e del pensiero e “la scienza di quelle cose che riguardano
la vita e i costumi” (r. 3) ovvero una conoscenza concreta di tutto ciò che riguarda la vita civile, la società e
la comunità cui l’individuo appartiene. Leonardo Bruni, infatti, sostiene che solo gli studi letterari e filosofici
(studia humanitatis) consentono all’uomo di realizzarsi in tal senso, in quanto solo grazie ad essi l’uomo
viene formato nella sua compiutezza e non solo in qualità di letterato di professione. Egli ci fa inoltre capire
che l’uomo realizza se stesso solamente all’interno di una comunità, non dimenticandosi mai dei suoi doveri
verso la res publica: per questo motivo la scienza politica deve avere un ruolo preminente nella formazione
dell’uomo.
Conoscenza ed eloquenza costituiscono un binomio irrinunciabile nella cultura umanistica; il nuovo letterato
grazie agli studia humanitatis deve saper convincere, incantare e commuovere il proprio pubblico con
un’eloquenza che non è semplice virtuosismo verbale, ma frutto di un lungo e vario studio e di vasta dottrina.
Secondo Bruni Aristotele era l’esempio da cui “apprendere i fondamenti delle discipline” (rr. 8-9); allo
stesso tempo l'intellettuale identifica Cicerone come il miglior maestro dell’eloquenza.
La parola chiave di questo testo è sicuramente humanitas.
Approfondimento extratestuale:
La categoria dell'humanitas racchiude due importanti concetti greci, paidéia (“educazione) e philanthropía
(“amore per l’altro”). Terenzio, commediografo del II secolo a.C., aveva formulato per primo questo
concetto: scrisse, infatti, “Homo sum: humani nil a me alienum puto” (“sono un uomo: niente di ciò che
riguarda l’uomo ritengo a me estraneo”).
Nel secolo successivo poi Cicerone elaborò l’espressione studia humanitatis, ossia studi che hanno la
capacità di rendere l’uomo migliore.
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