Chirurgia estetica, con Breform la vecchia protesi al seno

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Chirurgia estetica, con Breform la vecchia protesi al seno
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Chirurgia estetica, con Breform la vecchia
protesi al seno se ne va
Il dott. Antonello Tateo è portavoce dell'ultima frontiera della mastoplastica, resa possibile da
una rete tridimensionale che agisce come un reggiseno interno. Ma attenzione sempre a
scegliere il chirurgo giusto
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è stata pubblicata all'interno del Vocabolario della Lingua Italiana Zingarelli 2010.
Alla fine del riquadro di spiegazione ne sarà proposta anche la traduzione in inglese, ripresa dal lemmario Italiano-Inglese
del Ragazzini 2010.
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Il chirurgo Antonello Tateo
Bologna, 22 febbraio 2010 - Sono circa centomila gli interventi di chirurgia al seno praticati in Italia in un anno e di questi
almeno l'80% sono per finalità estetiche. Resi sempre più evidenti dal mondo dello spettacolo e frequente argomento di dibattito
televisivo, per moltissime donne sono un vero e proprio oggetto del desiderio, mentre infuria la critica sugli stereotipi e sul rischi
per le più giovani.
Se a livello normativo si è appena deciso di vigilare proprio sulle pazienti minorenni, intanto la tecnica e la sperimentazione
proseguono offrendo risultati sempre più innovativi. Proprio come Breform, che rappresenta una vera e propria rivoluzione nel
campo della mastoplastica. L'effetto è quello di un reggiseno interno, una rete che ha lo scopo di migliorare il sostegno e la forma
del seno. Abbiamo parlato di questa nuova generazione di protesi con il dott. Antonello Tateo, specialista di chirurgia estetica, e
responsabile della Divisione di Chirurgia Plastica Clinica San Carlo Milano dell’Istituto Auxologico Italiano.
Dott. Tateo, in che cosa consiste questa nuova tecnica chirurgica e in che cosa differisce dalle protesi tradizionali?
“Il problema della ptosi mammaria è che, verso i 35 e i 45 anni, il tessuto ghiandolare, abbondante nelle donne giovani, regredisce
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18/03/2010
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in tessuto adiposo. Inoltre, perde tonicità il legamento di Cooper e si ha un aumento della distanza tra la clavicola e il capezzolo.
Qualsiasi correzione ha una durata breve e richiede una sostituzione, cosa che non vale per Breform, una rete in polietilene che,
posizionata tra il corpo mammario e la cute, aiuta ad evitare recidive. La rete tridimensionale, inoltre, dà compattezza alla
mammella".
Sembrerebbe anche un intervento meno invasivo.
“E' così, inoltre permette di avere cicatrici meno evidenti, visto che la tensione è meno concentrata sulla cute e si scarica sul
legamento ricostituito. Un altro dei vantaggi, è che perfettamente compatibile con qualsiasi tipo di esame ed ecografia”.
Lei è stato il primo in Italia a sperimentare questa nuova tecnica?
“Sì e nel nostro paese si sta diffondendo adesso, anche se non è nuovissima. La rete è stata messa a punto in Francia ed è molto
usata in Sudafrica, Olanda e Spagna”.
E per quanto riguarda i costi?
“Sono quelli delle normali protesi già in uso, niente di più”.
Qual è la tipologia di donna che più ricorre alla chirurgia plastica?
“La paziente più comune non è, come molti pensano, la giovanissima, ma quella nella fascia d'età compresa tra i 35 e i 45 anni che
comincia a vedere i primi cambiamenti del proprio corpo. Inoltre, appartiene ad una fascia sociale media.
E' vero che spesso sono i mariti o i compagni a regalare un 'ritocchino' estetico?
“No, si tratta solo di una propaganda che non descrive una situazione reale. Esiste il fenomeno, ma non è ancora così comune”.
Ormai è passata la legge che vieta alle minorenni l'intervento estetico al seno. Lei è d'accordo sul fatto di porre un limite
d'età?
“Assolutamente sì, è giusto che ci sia un'età minima, ma quello che veramente è necessario che la donna sia giunta ad una sua
maturità, che non necessariamente coincide con i diciotto anni. Più che in termini terroristici, il discorso dovrebbe essere posto in
termini educativi, visto che sempre di intervento si tratta. Questo lavoro educativo andrebbe fatto a monte, mentre oggi di chirurgia
si parla molto, ma in modo errato e su un piano superficiale. La legge dal punto di vista concettuale è giusta, ma è quasi
impossibile che venga correttamente praticata”.
Lei, dunque, ritiene che l'Italia sia un paese 'indietro' su questo fronte?
“Sì, perché esiste un disordine enorme. Basti pensare che, per esercitare un intervento estetico, un chirurgo non ha l'obbligo di
certificazione di specialità. Questo vuol dire che si accosta ad un'operazione di questo tipo nel nostro paese in tre casi su quattro si
sta rivolgendo ad un chirurgo generico. Ripeto, regna una grande confusione a livello normativo e spesso le leggi del libero
mercato non tutelano il paziente. Bisogna sempre evitare le scelte a basso costo, che vanno a scapito della qualità”.
Le è mai capitato di trovarsi davanti ad una paziente che non le sembrava pronta a sottoporsi ad un intervento estetico?
“Ai veri chirurghi estetici capita e sconsigliare l’operazione è nel loro interesse. Sicuramente, infatti, sarà una paziente che darà
problemi perché non si trova in condizioni psicologiche e fisiche adatte al momento della scelta. Il fatto che molti medici operino
lo stesso, si riconduce alla mancanza di specializzazione da parte di certi chirurghi e di un preciso regolamento”.
Ma qual è il 'ritocchino' più diffuso?
“La mastoplastica costituisce più della metà del lavoro del chirurgo plastico, seguita dalla rinoplastica. Terzo posto per la
blefaroplastica, l'intervento alle palpebre”.
di Letizia Gamberini
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