Cap 20 - L`Europa di Filippo II e di Elisabetta d`Inghilterra

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Cap 20 - L`Europa di Filippo II e di Elisabetta d`Inghilterra
CAPITOLO 20
L’EUROPA DI FILIPPO II E DI ELISABETTA D’INGHILTERRA
Dopo l’abdicazione di Carlo V, il regno di Spagna (che comprendeva anche i Paesi Bassi, i
possedimenti italiani, la Franca Contea e le colonie americane) passò a suo figlio Filippo II.
Filippo II:
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governò attraverso un complesso apparato burocratico. I suoi possedimenti erano divisi in
province e regni affidati a vicerè o governatori;
fu il braccio armato della Controriforma: si prefisse, infatti, l’obiettivo di unire nella fede
cattolica tutti i suoi domini:
La Spagna dovette la propria prosperità ai metalli preziosi delle colonie americane. Tuttavia
mancava una borghesia in grado di far fruttare questa fonte di ricchezza e cresceva la mentalità
parassitaria. Durante il regno di Filippo II per tre volte fu dichiarata la bancarotta dello Stato.
Per il suo modo di fare fu chiamato re prudente. Nella seconda metà del Cinquecento la Spagna
era la più grande potenza europea. L’elemento unificante della complessa politica estera di
Filippo II fu il suo ruolo di difensore del cattolicesimo. I fronti che lo impegnarono furono:
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il Mediterraneo: nel 1571 Filippo II sconfisse gli Ottomani, con l’aiuto di Venezia e dello
Stato della Chiesa (Lega Santa), nella battaglia di Lepanto. Tuttavia nel 1577 firmò una
tregua con i Turchi: entrambi i concorrenti si ritirarono dalla lotta per l’egemonia del
Mediterraneo, che aveva perso la sua centralità.
i Paesi Bassi: quest’area, una delle più ricche e sviluppate d’Europa, aveva goduto di
autonomia sotto Carlo V. L’indirizzo centralista di Filippo II e la sua volontà di sopprimere
il protestantesimo scatenò una rivolta, condotta proprio dai protestanti, che portò
all’indipendenza dell’Olanda (le Province Unite).
l’Inghilterra, con la quale vi erano motivi di contrasto sul piano religioso e per il controllo
sui mari;
le colonie americane, teatro di disordini provocati sia dai discendenti dei conquistatores che
dagli indigeni;
il Portogallo, dove, in occasione di una crisi dinastica, Filippo II prese il potere (1580) :
l’unione delle due colonie durò sino al 1640.
Nel 1553 salì al trono inglese Maria Tudor, che restaurò il cattolicesimo ma si attirò l’ostilità
della popolazione, per lo più protestante. Alla sua morte c’erano due candidate alla successione:
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Elisabetta Tudor, nata dal matrimonio illegittimo (illegittimo per i cattolici) di Enrico VIII e
Anna Bolena;
Maria Stuart, cattolica, regina di Scozia e moglie del sovrano francese Francesco II. Con lei
l’Inghilterra rischiava di dipendere dalla Francia.
Il Parlamento inglese, in gran parte protestante, appoggiò Elisabetta che nel 1558 fu incoronata.
Il regno di Elisabetta fu uno dei periodi più prosperi della storia inglese, Elisabetta:
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avviò un processo di modernizzazione del paese, che favorì una rapida crescita economica in
tutti i settori. Gestì l’economia secondo i dettami del mercantilismo ( una politica di
intervento dello Stato nell’economia). Il commercio internazionale fu il fulcro dello
sviluppo: la corona promosse le compagnie privilegiate (società con il monopolio del
commercio in una determinata area), ma si servì anche di corsari, che depredavano i vascelli
spagnoli e portoghesi;
dopo anni di cambiamenti religiosi ai vertici dello Stato, riportò la stabilità: scelse il
protestantesimo ma non perseguitò i cattolici. Il clima di pace sociale favorì la rinascita della
cultura.
LA GUERRA CON LA SPAGNA
Maria Stuart, fuggita dalla Scozia dopo avere tentato di reintrodurvi il cattolicesimo, trovò
rifugio presso Elisabetta. Nel 1587 fu giustiziata per avere complottato contro la sovrana
inglese. L’episodio inasprì i già tesi rapporti tra Spagna e Inghilterra e Filippo II colse
l’occasione per dichiarare guerra a Elisabetta. Nel 1588 la flotta spagnola, l’invincibile armata,
venne sconfitta da quella inglese. La guerra continuò fino al 1604. Nel frattempo entrambi i
sovrani morirono. Elisabetta non aveva discendenti, e il trono d’Inghilterra alla sua morte (
1603) passò a Giacomo Stuart, figlio di Maria, che unificò il Regno di Scozia e quello di
Inghilterra.
L’EUROPA ORIENTALE E L’ESPANSIONISMO RUSSO
Gli Stati dell’Europa orientale erano caratterizzati da:
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una monarchia debole nei confronti dell’aristocrazia, che non consentì l’accentramento;
un’economia di tipo feudale ( con il ritorno alla servitù della gleba);
l’inconsistenza della borghesia;
l’isolamento culturale
Intorno alla metà del Cinquecento, per la varietà della popolazione e delle rispettive religioni, la
Polonia era la patria della tolleranza religiosa. Nel 1572 una crisi dinastica rafforzò la Dieta
(l’assemblea rappresentativa della nobiltà). Ivan IV il Terribile fu il vero fondatore dello Stato
russo; egli cercò:
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l’espansione territoriale ;
la limitazione dei poteri dei boiari ( la potente aristocrazia).
Dopo la sua morte ci fu un periodo di lotte per il potere da cui emerse la dinastia Romanov, che
avrebbe regnato fino al 1917. Nella seconda metà del Cinquecento la congiuntura favorevole
dell’economia favorì lo sviluppo dei paesi del Nord, ma accrebbe la conflittualità per il
controllo dell’area da parte delle potenze circostanti. Nel XVII secolo il sovrano Gustavo
Adolfo seppe inserire la Svezia tra le grandi potenze europee.
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