BOCCACCIO Istituto di studi italiani Lugano, 2

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BOCCACCIO Istituto di studi italiani Lugano, 2
Scuola dottorale confederale in Civiltà italiana
CANTIERI TESTUALI: BOCCACCIO
Istituto di studi italiani
Lugano, 2-3 giugno 2014
Lunedì 2 giugno, Università della Svizzera italiana
Aula 354
14.30-18.30
14.30
Corrado BOLOGNA, Introduzione
15.00
Marco CURSI, Novità sulla scrittura e i libri di Boccaccio
16.30
Pausa
17.00
Maurizio FIORILLA, Novità sul testo del Decameron
Martedì 3 giugno, Università della Svizzera italiana
Aula 354
09.30-13.00
09.30
Lucia BATTAGLIA RICCI, Novità sui rapporti tra testo e immagine in Boccaccio
11.00
Discussione
12.30
Chiusura dei lavori
Cantieri boccacciani
Novità sulla scrittura e sui libri, sul testo del Decameron, sulle immagini
Marco Cursi, Maurizio Fiorilla, Lucia Battaglia Ricci
USI, Lugano, 2-3 giugno 2014
Gli anniversari, che invecchiano i comuni mortali, ringiovaniscono i classici. Le commemorazioni del
700simo anno dalla nascita di Giovanni Boccaccio (1313-2013), appena concluse, attraverso la ricerca di
specialisti di alta qualità, in particolare un notevole gruppo di giovani paleografi e filologi, hanno immesso
nel settore specifico della ricerca molti elementi innovativi, specie sul piano paleografico-codicologico e su
quello filologico-testuale (fra le numerose pubblicazioni di carattere scientifico apparse con encomiabile
tempestività va rammentato il magnifico catalogo ragionato delle opere boccacciane e dei loro esemplari
manoscritti, documentariamente ricchissimo, legato alla grande esposizione: Boccaccio autore e copista,
Firenze, Biblioteca Laurenziana, 11 ottobre 2013-11 gennaio 2014, a cura di Teresa De Robertis, Carla
Maria Monti, Marco Petoletti, Giuliano Tanturli, Stefano Zamponi, Firenze, Mandragora, 2013).
Oggi possiamo dire che Boccaccio è il più giovane dei nostri classici antichi. Anche rispetto a Dante e a
Petrarca, Boccaccio è lo scrittore-studioso di cui sappiamo di più quanto alle posizioni culturali, alle
abitudini di lettura e di scrittura e quindi al pensiero del libro, alla laboriosità di intellettuale e di editor, al
ruolo sempre più chiaro di formidabile attore di un rinnovamento generoso, anche rivoluzionario, nell’attività
di copia e di fissazione di un testo, proprio o altrui, a cui si accompagnò un importante, sempre più limpido
ruolo di esegeta e di ermeneuta dei classici latini e italiani. In particolare i nuovi studi sugli Zibaldoni e
sull’antologia volgare costituita dai due codici un tempo uniti, oggi separati e conservati alla Biblioteca
Apostolica Vaticana (Chigi L.V.176 e L.VI. 213), lasciano intravedere l’operosa ideazione e metamorfosi
della prima, innovativa idea di una storia e antologia della letteratura italiana (confronta ora Martin Eisner,
Boccaccio and the Invention of Italian Literature, Cambridge University Press, 2013) e di un’altra del genere
classico e mediolatino dell’egloga (a Stefano Zamponi e Marco Petoletti si devono acute proposte in
quest’ultimo campo).
Una speciale attenzione investe l’attività di Boccaccio come editore e interprete della Commedia
dantesca. A Marco Cursi si devono scoperte e messe a punto decisive, soprattutto nell’importante volume La
scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio, Roma, Viella, 2013, ma anche nel saggio in collaborazione con
Sandro Bertelli apparso in Boccaccio editore e interprete di Dante, Atti del convegno internazionale (Roma,
Centro pio Rajna, Casa di Dante, 28-30 ottobre 2013), Roma, Salerno editrice, 2014. Nel Dottorato luganese
Sonia Tempestini sta svolgendo per la prima volta un esame dettagliato e comparativo delle tre copie del
poema trascritte da Boccaccio di suo pugno (i codici Toledano, Riccardiano, Chigiano), e rimeditando, per
meglio cogliere il senso del lavoro editoriale boccacciano, le considerazioni svolte da Giorgio Petrocchi
nell’esame ecdotico in vista dell’edizione critica della Commedia (1965); Paolo Trovato e la sua scuola
stanno riesaminando la tradizione recenziore. Infine la scoperta sull’ultima carta del codice Toledano di un
disegno parzialmente svanito, con l’intestazione Omero poeta sovrano, ha riaperto il dibattito anche intorno
all’attenzione di Boccaccio per l’arte e per il disegno, segnatamente al ruolo che il nesso testo-immagine
svolge nell’impaginazione delle opere e quindi alla loro connotazione ideologico-culturale, che già Lucia
Battaglia Ricci aveva finemente studiato in rapporto al Decameron del manoscritto Parigino It. 482.
Quanto alla scrittura creativa, aria freschissima entra, appunto, nel cantiere del Decameron: la stessa
Battaglia Ricci dedica uno studio articolato all’intreccio fra l’attività di auctor e quella di editor (Scrivere un
libro di novelle. Giovanni Boccaccio autore, lettore, editore, Ravenna, Longo, 2013); Maurizio Fiorilla, con
alcuni saggi di grande rilievo (in particolare quelli apparsi sulla rivista «L’Ellisse» nel 2010 e nel 2013, e da
ultimo quello scritto insieme con Monica Bertè nel citato Boccaccio editore e interprete di Dante), riesamina
il valore testuale dell’autografo Hamilton 90 di Berlino, applicando per la prima volta un rigoroso metodo
lachmanniano attraverso una comparazione del testo lasciato di suo pugno dall’autore con altri testimoni
(soprattutto il Parigino e il codice Mannelli) non autografi, ma derivanti da autografi perduti, e recuperando
in circa 150 casi lezioni migliori, a fronte di sviste ed errori di distrazione scivolati nel Berlinese.
È dunque la categoria stessa di autografia a venire storicizzata e rimessa in discussione, con una sottile
applicazione editoriale che, senza ridurre il valore dell’edizione critica di Vittore Branca (1976), permette nel
contempo di migliorare il testo di uno dei capolavori della nostra letteratura e di aprire una discussione
metodologica ed epistemologica di alto profilo, le cui implicazioni valicano i confini della storia letteraria.
MARCO CURSI, Novità sulla scrittura e libri di Boccaccio
«Ad apertura di un saggio intitolato Tre campi di tensioni Maria Corti scrive: “il sistema letterario, che Thibaudet
chiamava la ‘Repubblica delle lettere’ o con immagine più professionale l’’Ordine delle Lettere’, alterna momenti di
temperata costituzionalità, in cui si impartiscono efficienti modelli letterari e può esservi persino un presidente, a fervidi
processi di rottura, di destrutturazione e di tensioni pluridimensionali”. Per quanto concerne quella che nel mondo
antico e medievale si può indicare analogamente come ‘Repubblica delle Scritture’ o ‘Ordine delle scritture’ si può dire,
più o meno, la stessa cosa; almeno se l’angolo visuale dal quale ci si pone è quello del rapporto Testi/Scritture nel
manoscritto».
(G. CAVALLO, Frammenti di un discorso grafico-testuale, in Il libro e il testo. Atti del Convegno internazionale. Urbino,
20-23 settembre 1982, a cura di C. Questa e R. Raffaelli, Urbino, Università degli Studi di Urbino, 1984, pp. 417-29: 417)
Marco CURSI insegna Codicologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
degli Studi di Roma “Sapienza”; si è occupato in diversi contributi e in una specifica monografia (Il
Decameron: scritture, scriventi, lettori. Storia di un testo, Roma, Viella, 2007), della tradizione
manoscritta tre-quattrocentesca del Decameron in un’ottica codicologica e paleografica,
esaminando i manoscritti nei loro aspetti strutturali, tecnici e merceologici e approfondendo lo
studio delle condizioni e degli ambienti in cui furono confezionati. Ha dedicato diversi studi ai
copisti a prezzo nella Firenze dei secoli XIV e XV e più in generale alle tecniche di produzione del
libro in botteghe di cartoleria. I suoi temi di ricerca più recenti riguardano il libro del mercante, la
più antica tradizione manoscritta del Canzoniere di Petrarca, l’evoluzione della forma-libro della
Commedia nel Trecento, la copia in carcere nel basso Medioevo, la scrittura del giovane Leonardo
da Vinci, le origini della scrittura umanistica italiana. Ha di recente pubblicato alcune schede nel
catalogo della mostra laurenziana Boccaccio autore e copista (2013) e nel volume degli Autografi
dei letterati italiani (2013), tra cui quella dedicata a Giovanni Boccaccio (in collaborazione con
Maurizio Fiorilla). È autore di una monografia dedicata a uno studio complessivo degli autografi di
Boccaccio e al metodo di lavoro del Boccaccio copista (La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio,
Roma, Viella 2013).
Novità sulla scrittura e libri di Boccaccio: L’identificazione di un autografo ha un valore
incomparabile per la storia letteraria; i libri progettati e concretamente realizzati dall’autore sono i
più efficaci strumenti a nostra disposizione per sviluppare fino alle sue massime potenzialità
«l’ambizione programmatica a fare una paleografia che sia storia […] dello scrivere e degli
scriventi» (A. Petrucci). Giovanni Boccaccio visse in un’epoca e in una società caratterizzata da
un’ampia diffusione sociale della scrittura; di lui ci restano ben 34 autografi, tra i quali una lettera
privata, alcuni postillati e un buon numero di codici. Nella prima parte dell’intervento verrà fatto
cenno all’avventurosa stagione dei riconoscimenti degli autografi boccacceschi; quindi saranno
esaminate le diverse scritture adoperate dal certaldese per la copia dei suoi manoscritti. La seconda
parte sarà dedicata al metodo di lavoro del Boccaccio copista, con particolare riferimento alle
trascrizioni della Commedia dantesca e del Decameron. Il confronto tra le caratteristiche materiali
dei codici (autografi o direttamente discendenti da essi) e i dati strettamente testuali mostrerà con
chiarezza che egli scelse consapevolmente precise forme librarie, dando vita a vere e proprie
edizioni d’autore, caratterizzate da soluzioni fortemente innovative e da strategie compositive
raffinate e ricche di significato.
Riferimenti bibliografici EDIZIONI:
G. BOCCACCIO, Decameron, a cura di M. Fiorilla, illustrazioni di M. Paladino, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana, 2011;
G. BOCCACCIO, Decameron, introduzione, note e repertorio di Cose (e parole) del mondo di A.
Quondam, testo critico e nota al testo a cura di M. Fiorilla, schede introduttive e notizia biografica
di G. Alfano, Milano, Rizzoli-BUR, 2013;
H. HAUVETTE, Notes sur des manuscrits autographes de Boccace à la Bibliothèque Laurentienne,
«Mélanges d’archéologie et d’histoire», 14 (1894), pp. 87-147;
M. BARBI, Introduzione a ‘La Vita nuova’, per cura di M. Barbi, Firenze, Società Dantesca Italiana,
1907;
A. CHIARI, Un nuovo autografo del Boccaccio?, «La Fiera letteraria», 3 (n° 27, 11 luglio 1948), p. 4;
V. BRANCA - P. G. RICCI, Un autografo del Decameron (codice Hamiltoniano 90), Padova, Cedam,
1962;
A. C. DE LA MARE, The Handwriting of Italian Humanists, Oxford, University Press, 1973, pp. 1729; VI Centenario della morte di morte di Giovanni Boccaccio. Mostra di manoscritti, documenti
ed edizioni. Firenze - Biblioteca Medicea Laurenziana, 22 maggio-31 agosto. 1 vol.: Manoscritti e
documenti; 2 voll., Edizioni, Certaldo, a cura del Comitato promotore, 1975;
V. BRANCA, Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio, II. Un secondo elenco di manoscritti e
studi sul testo del «Decameron» con due appendici, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1991;
S. ZAMPONI - M. PANTAROTTO - A. TOMIELLO, Stratigrafia dello Zibaldone e della Miscellanea
Laurenziani, in Gli Zibaldoni del Boccaccio. Memoria, scrittura e riscrittura, Atti del Seminario
internazionale di Firenze - Certaldo (26-28 aprile 1996), a cura di M. Picone e C. Cazalé Bérard,
Firenze, Cesati, 1998, pp. 181-258;
M. CURSI, Il Decameron: scritture, scriventi, lettori. Storia di un testo, Roma, Viella, 2007;
L. BATTAGLIA RICCI, Edizioni d’autore, copie di lavoro, interventi di autoesegesi: testimonianze
trecentesche, in «Di mano propria». Gli autografi dei letterati italiani. Atti del Convegno
Internazionale di Forlì, 24-27 novembre 2008, a cura di G. Baldassarri, M. Motolese, P. Procaccioli,
E. Russo, Roma, Salerno, 2010, pp. 123-57;
Boccaccio autore e copista, a cura di T. De Robertis, C. M. Monti, M. Petoletti, G. Tanturli e S.
Zamponi, Firenze, Mandragora, 2013;
M. CURSI - M. FIORILLA, Giovanni Boccaccio, in Autografi dei letterati italiani. Le Origini e il
Trecento, a cura di G. Brunetti, M. Fiorilla, M. Petoletti, Roma, Salerno Editrice, 2013, pp. 43-103;
M. CURSI, La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio, Roma, Viella, 2013;
L. BATTAGLIA RICCI, Scrivere un libro di novelle. Giovanni Boccaccio autore, lettore, editore,
Ravenna, Longo, 2013.
MAURIZIO FIORILLA, Novità sul testo del Decameron
«[…] per il filologo, e più specificatamente per l’editore di testi, l’autografia è questione di nessun rilievo, visto che non
accetteremo lezioni non volute dall’autore neppure se testimoniate da un autografo. C’è di più. Ho già accennato di
passaggio alla possibilità che dietro un autografo sia esistito un altro autografo perduto non più ricostruibile dal
materiale superstite, cioè che siamo in contatto coll’autore in quanto copista anziché coll’autore in quanto autore. Il
filologo ha dunque due ragioni per non farsi ingannare dalla pretesa autorità dell’autografo. A chi per motivi storici si
domanda se un certo manoscritto sia autografo o no consiglierei soltanto di essere molto più cauto nel negare
l’autografia di un manoscritto che presenta errori».
(M.D. REEVE, Manuscripts and Methods. Essay on editing and trasmission, Roma, Storia e Letteratura, 2011, pp. 20-21).
Maurizio FIORILLA (Roma, 1972), insegna Filologia della Letteratura italiana presso il
Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi “Roma Tre”. Laureatosi presso
l'Università degli Studi di Roma “Sapienza” (1997), ha conseguito il dottorato di ricerca in “Studi
di Storia Letteraria e Linguistica Italiana” presso l'Università degli Studi “Roma Tre” (2003). La
sua attività di ricerca si è concentrata prevalentemente sulla letteratura due-trecentesca. Si è
occupato delle fonti delle opere di Francesco Petrarca e di Giovanni Boccaccio, indagate soprattutto
a partire dalle note di lettura lasciate dai due scrittori in margine ai testi di autori classici e
medievali, argomento cui ha dedicato diversi articoli e due monografie (Marginalia figurati nei
codici di Petrarca, Firenze, Olschki, 2005; I classici nel ‘Canzoniere: note di lettura e scrittura
poetica in Petrarca, Roma-Padova, Antenore, 2012). Ha scritto saggi filologici sulla tradizione del
Decameron, di cui ha curato due diverse edizioni, uscite per Istituto della Enciclopedia Italiana
(2011) e per i Classici Bur-Adi (2013, in collaborazione con A. Quondam e G. Alfano). È uno dei
curatori della Serie Le Origini e il Trecento all’interno degli Autografi dei letterati italiani, nella
quale ha pubblicato (in collaborazione con Marco Cursi) la voce dedicata agli autografi di
Boccaccio (2013); è inoltre autore di alcune schede (tra cui quella sul Decameron) del catalogo
Boccaccio autore e copista (2013). Si è occupato anche di fonti ed esegesi antica dei testi
danteschi (Convivio e Commedia) e collabora al progetto Nuova edizione commentata delle opere
di Dante (promosso dal Centro Pio Rajna), per il quale sta curando (in collaborazione con Monica
Berté) Le vite di Dante tra XIV e XVI secolo, che accoglierà anche una nuova edizione
commentata del Trattatello del Boccaccio. È uno dei direttori de «L'Ellisse» (rivista di Studi Storici
di Letteratura Italiana) e fa parte del Comitato Scientifico dell’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio.
Nel 2013 ha condotto su Radio3 Umana cosa, programma in 16 puntate dedicato alla lettura del
Decameron.
Novità sul testo del Decameron: L’intervento sarà incentrato sul problema della ricostruzione
filologica del testo del Decameron. Per prima cosa sarà presentato brevemente un quadro delle
principali edizioni e degli studi filologici usciti prima e dopo la definitiva acquisizione
dell’autografia dell’Hamilton 90, riconoscimento che ha condizionato profondamente la restituzione
del testo dell’opera boccacciana. Saranno riesaminati quindi i rapporti fra i tre manoscritti più
autorevoli della tradizione (il Parigino Italiano 482, il codice Mannelli e l’Hamilton 90) e, a partire
da una nuova ipotesi stemmatica, verranno discusse alcune lezioni problematiche dell’autografo
(con proposte di soluzioni testuali alternative alle più recenti edizioni critiche). Sarà prospettato
anche un ampliamento dell’indagine all’intera tradizione manoscritta dell’opera in vista di una
nuova edizione critica (con esemplificazione di apparati dedicati alle fonti, alle varianti d’autore,
agli errori d’autografo e alle varianti di trasmissione). Il seminario intende, a livello metodologico,
anche riflettere sull’approccio ricostruttivo lachmanniano o bédieriano in tradizioni manoscritte di
testi in cui si sia conservato un testimone autografo.
Riferimenti bibliografici
EDIZIONI:
G. BOCCACCIO, Il Decameron, a cura di C.S. SINGLETON, Bari, Laterza, 1955;
G. BOCCACCIO, Decameron. Edizione diplomatico-interpretativa dell’autografo Hamilton 90, a
cura di C.S. SINGLETON, con la collab. di F. Petrucci, A. Petrucci, G. Savinio e M. Mardesteig,
Baltimore-London, The Johns Hopkins University Press, 1974;
G. BOCCACCIO, Decameron. Edizione critica secondo l’autografo Hamiltoniano, a cura di V.
BRANCA, Firenze, presso l’Accademia della Crusca, 1976;
G. BOCCACCIO, Decameron, a cura di A. ROSSI, Bologna, Cappelli, 1977.;
G. BOCCACCIO, Decameron, a cura di M. FIORILLA, illustrazioni di M. Paladino, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 2011;
G. BOCCACCIO, Decameron, introduzione, note e repertorio di Cose (e parole) del mondo di A.
QUONDAM, testo critico e nota al testo a cura di M. FIORILLA, schede introduttive e notizia
biografica di G. ALFANO, Milano, Rizzoli-BUR, 2013.
A. CHIARI, Un nuovo autografo del Boccaccio?, «La Fiera letteraria», III/27, 1948, p. 4;
ID., Ancora dell’autografia del codice Berlinese del ‘Decameron’, Hamilton 90, «Convivium», n.s.,
XXIII/3, 1955, pp. 352-356;
V. BRANCA-P.G. RICCI, Un autografo del ‘Decameron’ (codice Hamiltoniano 90), Padova,
CEDAM, 1962;
G. MARTELLOTTI, rec. a BRANCA-RICCI, Un autografo del ‘Decameron’ (codice Hamiltoniano 90),
cit., «Studi sul Boccaccio», I, 1963, pp. 547-553;
F. BRAMBILLA AGENO, Il problema dei rapporti tra il codice Berlinese e il codice Mannelli del
‘Decameron’, «Studi sul Boccaccio», XII, 1980, pp. 5-37;
EAD., Ancora sugli errori d’autore nel ‘Decameron’, ivi, 71-93;
V. BRANCA, Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio. II. Un secondo elenco di manoscritti e
studi sul testo del ‘Decameron’ con due appendici, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1991, in
part. pp. 71-492;
V. BRANCA-M. VITALE, Il capolavoro del Boccaccio e due diverse redazioni, Venezia, Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti;
M. MARTI, Note e discussioni sulle due redazioni del ‘Decameron’, «Giornale storico della
letteratura italiana», n.s., CLXXX, pp. 251-259;
G. BRESCHI, Il ms. Parigino It. 482 e le vicissitudini editoriali del ‘Decameron’. Postilla per Aldo
Rossi, «Medioevo e Rinascimento», XVIII, 2004, pp. 77-119;
M. FIORILLA, Per il testo del ‘Decameron’, «L’Ellisse», V, 2010, pp. 9-38;
T. NOCITA, Loci critici della tradizione decameroniana, in Dai pochi ai molti. Studi in onore di
Roberto Antonelli, a cura di P. Canettieri e A. Punzi, Roma, Viella, 2013, t. 2, pp. 1205-1210;
B. FORDRED, “Errori” del Boccaccio o varietà della lingua trecentesca?, «L’Ellisse», VIII/1, 2013,
pp. 43-74;
M. FIORILLA, Ancora per il testo del ‘Decameron’, «L’Ellisse», VIII/1, 2013, pp. 75-90.
LINK UTILI: http://www.altritaliani.net/spip.php?page=article&id_article=1750
Lucia BATTAGLIA RICCI, Novità sui rapporti tra testo e immagine in Boccaccio
«Il Decameron è uno strano libro, non è un libro di novelle».
(M. LUZI, Il novellare boccaccesco: un “transfert” leggendario, in Aldo Rossi, Il “Decameron”. Pratiche testuali,
Bologna, Cappelli, 1982, p. 262).
Lucia BATTAGLIA RICCI è stata professore ordinario di Letteratura italiana presso le
Università di Roma Tre e di Pisa e insignita da quest’università dell’Ordine del Cherubino. È
condirettore del «Giornale Storico della Letteratura Italiana», membro del Comitato scientifico
dell’Ente Boccaccio e di quello per l'Edizione nazionale di Commenti Danteschi, oltre che di varie
riviste scientifiche. Si è occupata e si occupa principalmente di letteratura medievale in volgare e
delle relazioni tra letteratura e arte figurativa, per le quali in particolare ha ottenuto, nel 1992,
Menzione speciale al premio Salimbeni per la storia e la critica d’arte. Della sua vasta produzione
scientifica si ricordano i volumi Dante e la tradizione letteraria medievale. Una proposta per la
“Commedia” (Pisa, Giardini,1983), Palazzo Vecchio e dintorni. Studio su Franco Sacchetti e le
"fabbriche" di Firenze (Roma, Salerno Ed.,1991), Parole e immagini nella letteratura italiana
medievale. Materiali e problemi (Pisa, GEI,1994). A Boccaccio in particolare ha dedicato tre
monografie – Ragionare nel giardino. Boccaccio e i cicli pittorici del “Trionfo della Morte”
(Roma, Salerno Ed.,1987, 2000 2nda ed. ampliata), Boccaccio (Roma, Salerno Ed., 2000); Scrivere un
libro di novelle. Giovanni Boccaccio autore, lettore, editore (Ravenna, Longo Ed., 2013) – e un
numero considerevole di saggi usciti in riviste scientifiche o in atti di convegno.
Novità sui rapporti tra testo e immagine in Boccaccio: La forma di libro che Boccaccio,
esperto editore e copista, ha scelto per il suo Decameron è la prima, più vistosa, prova
dell’irriducibilità dell’opera al genere “libro di novelle”. Sul significato di tale scelta e più
precisamente sul rapporto che lega la forma di libro attestata dal celeberrimo autografo Hamilton 90
(che è sostanzialmente quella di un trattato universitario) e l’opera in esso contenuta si continua
ancor oggi a dibattere. Nella prima parte del mio intervento vorrei mostrare come le soluzioni
esperite da Boccaccio per dar vita alla sua “edizione d’autore” del Decameron e le conseguenti
indicazioni paratestuali siano del tutto coerenti con l’idea che dell’opera offre lo scavo intertestuale
che, soprattutto in questi ultimi anni, ha lasciato emergere, accanto alla componente romanza della
biblioteca implicata, la componente classica e quella filosofico-morale, imponendo una revisione
radicale della percezione tradizionale del libro di novelle e del libro che le contiene. Una siffatta
“idea” del Decameron implica che l’impianto editoriale per noi attestato dall’autografo steso negli
anni settanta sia quello originario: che cioè fin dagli anni cinquanta la forma del Decameron sia
esattamente quella propria di un trattato universitario. Nella seconda parte del mio intervento
intendo misurarmi con quest’ipotesi prendendo in esame il manoscritto del Decameron che al
contempo più da vicino mima la scrittura di Boccaccio e mina la mise en page dell’autografo,
ovvero quel ms. Parigino 482 il cui corredo figurativo orienta la fruizione dell’opera in una
direzione ludico-cortese che si direbbe del tutto congrua per un’opera catalogabile come libro di
novelle.
Riferimenti bibliografici
Per i temi affrontati la bibliografia è sterminata, e vede implicati, come autori, i colleghi presenti a
questo incontro. In particolare a Marco Cursi si devono le più dettagliate e informate analisi dei due
mss. di cui si ragiona.
M. CURSI, Il ‘Decameron’: scritture, scriventi, lettori. Storia di un testo, Viella, Roma 2007.
ID., La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio, Viella, Roma, 2013;
ID., L’autografo berlinese del ‘Decameron’. in Boccaccio autore e copista, Firenze, Biblioteca
Medicea Laurenziana, 11 ottobre 2013-11 gennaio 2014, pp. 137-138;
ID., Il ‘Decameron’ illustrato, di Giovanni d’Agnolo Capponi, ivi, pp. 142-144;
Per la biblioteca di Boccaccio e l’interpretazione del Decameron un’analisi dettagliata del problema
e bibliografia implicata nel mio ultimo libro su Boccaccio:
L. BATTAGLIA RICCI, Scrivere un libro di novelle. Giovanni Boccaccio autore, lettore, editore,
Ravenna, Longo, 2013.