Schermature e chiusure oscuranti a pannelli mobili

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Schermature e chiusure oscuranti a pannelli mobili
SPECIALE CHIUSURE TECNICHE OSCURANTI
Alessandro Premier, Amina Dehò
Alessandro Premier è professore a contratto di Progettazione dei
Sistemi Costruttivi presso l’Università Iuav di Venezia.
Amina Dehò è designer, membro dell’UdR Colore e Luce
dell’Università Iuav di Venezia.
Schermature e chiusure
oscuranti a pannelli mobili
1 - Carabanchel Social
Housing a Madrid di
Foreign Office Architects.
Dettaglio dell’involucro.
Foto © Francisco Andeyro
Garcia
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L’impiego delle schermature come elemento architettonico e non solo come dispositivo tecnico è ormai una tendenza consolidata dell’architettura contemporanea. Esistono edifici che, privi di schermature, perderebbero in toto la loro riconoscibilità. Pensiamo ad esempio ad un edificio residenziale progettato da Foreign Office Architects e
pubblicato in molte riviste, il Social Housing Carabanchel a Madrid, realizzato nel 2007
(Foto 1), dove l’intero involucro edilizio è rivestito di schermature ad ante ripiegabili in
bambù: un parallelepipedo ricoperto con tanti pannelli uguali che si aprono e si chiudono definendone l’immagine.
L’impiego delle schermature a pannelli mobili, così come rappresentato dall’evoluzione
degli altri sistemi di schermatura, ha trovato un successo via via sempre crescente grazie al “crescere” delle superfici in vetro. Evidentemente maggiore è la superficie trasparente o traslucida, maggiore è la necessità di proteggersi dalla luce diurna, soprattutto
alle latitudini con climi più caldi.
L’utilizzo di pannelli mobili in facciata si configura come un’evoluzione relativamente
recente delle chiusure oscuranti ad ante e dei frangisole. In questi ultimi, al posto delle “classiche” pale o lamelle orientabili, si utilizzano pannelli in lamiera forata, stirata o
altro materiale montati su sistemi di manovra di tipo elettromeccanico o addirittura
idraulico. Per quanto riguarda le chiusure ad ante, ben note sono le rielaborazioni degli
scuri con apertura a libro realizzate da Herzog & de Meuron negli anni Ottanta del Novecento, riproposte anche in alcuni lavori più recenti. Sistemi di oscuramento che negli
anni, ingrandendosi, si sono trasformati in veri e propri sistemi di facciata.
Negli Appartamenti Schwitter a Basilea di Herzog & de Meuron (concorso e progetto
1985 – realizzazione 1987-88) la facciata principale, che segue l’andamento curvilineo
del lotto, è composta da pannelli prefabbricati modulari in calcestruzzo armato colorato. I piani degli alloggi sono separati da terrazze-ballatoio anch’esse curvilinee e la
facciata è scandita da ampie finestre che occupano ognuna un modulo. Ogni finestra
è schermata da persiane ripiegabili in legno cosicché, una volta chiuse tutte le ante,
la pelle esterna dell’edificio è costituita dalle stesse schermature. Questo concetto di
“schermatura-pelle esterna” viene riproposto in maniera ancora più esplicita nella stretta facciata degli Appartamenti in Schützenmattstrasse a Basilea (concorso 1984-85,
progetto 1991, realizzazione 1992-93) dove le schermature ad ante metalliche perforate vengono portate verso l’esterno, al limite dei poggioli, chiudendo l’intero interpiano. Le schermature diventano facciata esattamente come nell’edificio di Foreign Office
Architects realizzato nel 2007 (Foto 1). Gli stessi Herzog & de Meuron hanno riproposto
più volte questo tipo di soluzione: negli Appartamenti in Rue des Suisses a Parigi (2000)
e nella facciata d’ingresso della Galleria Commerciale Fünf Höfe a Monaco di Baviera
(2003). Altri professionisti hanno attinto a questo tipo di interpretazione del tema della
schermatura, ad esempio gli austriaci Baumschlager & Eberle nel Lohbach Residence a
Innsbruck dove le schermature a libro sono costituite da pannelli in rame brunito, o nel
progetto residenziale a Krems dove pannelli ripiegabili proteggono le singole finestre
a tutt’altezza. Gli stessi Baumschlager & Eberle hanno proposto più volte soluzioni con
chiusure oscuranti a pannelli scorrevoli. Tra i vari edifici realizzati ricordiamo le residenze universitarie di Molkereistraße a Vienna (2003-2005), con pannelli scorrevoli in ottone, e le residenze Eichgut a Winterthur in Svizzera (2002-2005) con pannelli scorrevoli
in vetro serigrafato che ricoprono l’intero involucro del complesso.
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Nei sistemi frangisole l’utilizzo di grandi pannelli mobili al posto delle lamelle o delle pale in materiale estruso sembra essere legato prevalentemente
ad esigenze di tipo espressivo. La grande facciata sud del Musée du quai
Branly a Parigi (2006), edificio progettato Jean Nouvel, è composta da due
lame che si sovrappongono descrivendo la compenetrazione di due corpi di
fabbrica che in realtà sono un corpo unico. Le due facciate che si incontrano
sono interamente ricoperte di pannelli orientabili tutti di identica dimensione che scandiscono un pattern a griglia regolare su tutta la superficie. I
pannelli sono in alluminio micro-forato e possono aprirsi singolarmente ruotando verso l’alto. L’intera facciata è sui toni di rosso. Il progettista accentua
il dinamismo del prospetto utilizzando i pannelli di schermatura come tante celle colorate, ognuna con una lieve variazione di tono, come se volesse
sapientemente mostrarci la sezione triangolare del solido a sei vertici che
rappresenta il sistema di classificazione dei colori NCS (Natural Color System)
dove i toni di rosso sono catalogati per confronto con tre colori base: rosso,
bianco e nero. Le sfumature che si colgono partono da un rosso saturo per
offuscarsi via via verso toni “tagliati” col bianco o col nero. L’involucro del
“Breath Building” in via Torino a Milano, il “palazzo che respira” di Geox, progettato da Dante O. Benini & Partners (2010), è ricoperto da 734 pannelli
metallici di forma quadrata che ne definiscono il rigoroso pattern. I pannelli
sono in acciaio inox micro-forato elettro-colorato e si aprono ruotando verso
l’alto. Nel reticolo di facciata trovano collocazione diverse cromie: oro, bronzo, rame e rame brunito: colori che sembrano riferirsi alla stagione autunnale. Essi sono alternati secondo uno schema apparentemente casuale dove i
colori più caldi sembrano stare nella parte più bassa e quelli più freddi nella
parte alta, mentre macchie di bruno scuro si alternano serpeggiando e sottolineando questa variazione. Tutta la composizione gioca sui toni del giallo,
tra l’arancio e il bruno. Gli aspetti probabilmente più innovativi di questo genere di superfici mobili sono rappresentati dal connubio fra movimento ed
espressività. Se da un lato i progettisti si affidano al colore abbinandolo ad
elementi che possono muoversi secondo una logica rigorosamente funzionale (devono schermare dalla luce naturale), dall’altro esiste la possibilità di
utilizzare questi pannelli anche a scopo espressivo. Grazie al controllo computerizzato è possibile impostare livelli di apertura e chiusura degli stessi
al fine di ottenere particolari disegni sulla facciata dell’edificio. Ancora una
volta lo scopo progettuale è duplice: avere una facciata in grado di modulare la luce in ingresso, riducendo quindi i consumi energetici degli impianti
di climatizzazione estiva, e allo stesso tempo conferire all’edificio una sua
identità, una sua simbologia. È l’obiettivo che appare chiaramente nell’intervento degli austriaci Giselbrecht + Partner per il Kiefer Technic Showroom
a Bad Gleichenberg (2007). Una facciata in vetro completamente coperta
da pannelli bianchi in alluminio micro-forato che, aprendosi e chiudendosi,
sono in grado di riprodurre curiosi disegni (Foto 2).
Kiefer Technic Showroom di Giselbrecht + Partner
Percorrendo la Grazer Straße verso nord, in direzione di Gratz, immersi nel
paesaggio rurale appena usciti dal centro di Bad Gleichenberg ci si può imbattere in uno “spettacolo” inaspettato: una facciata bianca, leggermente
curvata verso Est animata dai fluidi movimenti delle schermature in alluminio, che si aprono e chiudono ora come un grande occhio, ora come una
scacchiera. Una “facciata danzante” come la descrive il suo progettista Ernst
Giselbrecht che con il suo staff, in due anni, ha realizzato per Astrid Kiefer,
titolare di Kiefer Technic, l’edificio per lo Showroom inaugurato nell’estate del 2007. Kiefer Technic è presente sul mercato da più di trenta anni. È
un’azienda specializzata nella lavorazione dell’acciaio e dell’alluminio per la
produzione di arredi e attrezzature per le sale operatorie ed ha partecipato
2. Kiefer Technic Showroom a Bad Gleichenberg di Ernst
Giselbrecht + Partner. Varie configurazioni di facciata.
Foto © Paul Ott
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al progetto non solo nelle vesti di cliente ma anche
di appaltatore, producendo all’interno dello stabilimento i 112 pannelli in alluminio microforato che
compongono la facciata dinamica.
Su un lotto di 420mq, posto a sud dello stabilimento
di produzione, Gieselbrecht disegna un edificio dalla pianta conica che, come un ideale fascio luminoso, proietta sullo schermo curvo della facciata sud il
messaggio di elevata specializzazione dell’azienda.
L’edificio si sviluppa su due piani per un totale di
545mq di superficie. È a pianta libera e si raccorda
al corpo di fabbrica dello stabilimento aderendovi
per una superficie di 6mx9m. I nuovi solai sono alla
stessa quota di quelli dello stabilimento di produzione permettendo il collegamento diretto tra i due
edifici. L’ingresso allo Showroom è posto sul lato est
della facciata. Si accede, attraverso una rampa, ad
una ampia hall a doppia altezza in cui è situata una
scalinata con struttura in acciaio rivestita in legno.
Dalla hall si accede all’open space dedicato all’esposizione dei prodotti che si sviluppa lungo la vetrata
principale. Sempre al piano terrà, proseguendo verso l’accesso allo stabilimento, si trovano il bar e i servizi igienici per il pubblico. Al primo piano è situata
la sala conferenze, sviluppata anch’essa lungo la
facciata sud e con un affaccio sulla hall. Proseguendo verso il corridoio di raccordo con lo stabilimento
sono stati ricavati i locali per i servizi igienici del personale, una cucina e un ufficio.
La struttura portante del nuovo edificio è costituita da pilastri in calcestruzzo armato, così come i
solai. Le partizioni verticali di collegamento con lo
stabilimento di produzione sono realizzate in laterizio intonacato di bianco. Nel sistema di facciata a
doppia pelle i montanti sono tubi quadri in acciaio 200mmx200mmx2mm, consolidati da un getto
interno di calcestruzzo. La pelle interna in vetro è
realizzata con infissi in alluminio a taglio termico,
mentre il sistema di schermatura mobile presenta
telai in alluminio verniciato di bianco.
Nel sistema a doppia pelle la facciata esterna si
sviluppa per una lunghezza di 28m ed è costituita
da pannelli in alluminio microforato che fungono da frangisole. I pannelli hanno dimensioni di
96cmx200cm, dimensione identica a quella dei moduli della facciata dello stabilimento di produzione:
scelta formale e produttiva che dona continuità
a due fabbricati così differenti e lontani nella loro
concezione (Foto 3). I pannelli sono disposti su 14
colonne che corrispondono alle campate scandite
dai pilastri posti internamente. Ogni campata è costituita a sua volta da 8 pannelli (96cmx200cm), 4
per piano, che vengono movimentati a coppie da
56 motori che ne controllano l’apertura e la chiusura inviando l’impulso a dei carrelli che scorrono
verticalmente su guide. Il sistema schermante ha
un peso complessivo di circa 10 tonnellate. La sua
sottostruttura di sostegno è costituita da montanti in acciaio formati da un doppio profilo ad L
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3 - Kiefer Technic Showroom
a Bad Gleichenberg di Ernst
Giselbrecht + Partner. Dettaglio del sistema di schermatura. Foto © Paul Ott
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(100mmx50mmx8mm), saldato su una piastra in
acciaio (700mmx140mmx2mm) posta a taglio che
si raccorda con un’orditura orizzontale di profili ad L
(100mmx100mmx8mm) fissati alle solette in calcestruzzo. Gli elementi orizzontali fungono da sostegno
alle grate della passerella posta nell’intercapedine
della doppia pelle. I pannelli mobili di schermatura
sono collegati, a coppie, da cerniere disposte ai lati.
In posizione di chiusura totale gli elementi non sono
perfettamente complanari, grazie ad un perno distanziatore posto in prossimità delle cerniere: dettaglio di
rilevanza formale oltre che tecnica dal momento che
in assetto di completa chiusura la facciata anticipa la
sua natura dinamica con una leggera increspatura.
La facciata interna, posta a 60cm circa dalla facciata
schermante, è continua e completamente vetrata. È
per lo più trasparente, fatta eccezione per una fascia
di circa 53cm di altezza posta in corrispondenza del
solaio e della trave di bordo e tamponata con lastre
di vetro smaltato. I serramenti in alluminio hanno una
dimensione modulare di 200cmx300cm di altezza.
Possono essere fissi con sopraluce apribile o apribili
(100cmx228cm) consentendo l’accesso alla passerella posta nell’intercapedine tra i due sistemi di facciata.
La struttura di sostegno del sistema di facciata vetrata è in alluminio anodizzato ed è fissata alle solette
in calcestruzzo tramite un sistema di staffe e profili
ad L in acciaio. Nella chiusura superiore i due sistemi di facciata sono sormontati da una schermatura
orizzontale in vetro (lastre da 100cmx200cm) con
pendenza verso l’interno. L’isolamento termico è garantito dall’utilizzo di serramenti ad alte prestazioni
integrati con l’inserimento di uno strato isolante di
circa 10cm lungo lo spessore delle trave di bordo del
solaio intermedio. Il sistema di riscaldamento e ventilazione dell’edificio è garantito da una serie di termoconvettori disposti lungo il perimetro della facciata in
corrispondenza delle soglie.
Il successo del Kiefer Technic Showroom, confermato
dall’ottenimento di numerosi riconoscimenti internazionali, va ricondotto sicuramente al carattere di innovazione che scaturisce dalla meticolosa ricerca volta al perseguimento di elevati standard in termini di
risparmio energetico, attraverso il controllo della luce
naturale filtrata mediante schermature in movimento. Ma il carattere probabilmente più significativo di
questo progetto è l’espressività di facciata ottenuta
grazie al particolare design del sistema di pannelli
mobili: conseguenza di un rapporto illuminato e tra
committente e progettista.
Dove i mezzi a disposizione della produzione favoriscono ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, si
possono creare sinergie favorevoli.
È una tendenza ormai consolidata in molti paesi che
ancora stenta a prender piede in Italia, dove le molteplici e fortemente specializzate realtà produttive
hanno ancora molto da indagare e osare in questa
direzione.