Schermature e chiusure oscuranti a pannelli mobili
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Schermature e chiusure oscuranti a pannelli mobili
SPECIALE CHIUSURE TECNICHE OSCURANTI Alessandro Premier, Amina Dehò Alessandro Premier è professore a contratto di Progettazione dei Sistemi Costruttivi presso l’Università Iuav di Venezia. Amina Dehò è designer, membro dell’UdR Colore e Luce dell’Università Iuav di Venezia. Schermature e chiusure oscuranti a pannelli mobili 1 - Carabanchel Social Housing a Madrid di Foreign Office Architects. Dettaglio dell’involucro. Foto © Francisco Andeyro Garcia 42 TENDA IN&OUT - MAGGIO/GIUGNO 2012 L’impiego delle schermature come elemento architettonico e non solo come dispositivo tecnico è ormai una tendenza consolidata dell’architettura contemporanea. Esistono edifici che, privi di schermature, perderebbero in toto la loro riconoscibilità. Pensiamo ad esempio ad un edificio residenziale progettato da Foreign Office Architects e pubblicato in molte riviste, il Social Housing Carabanchel a Madrid, realizzato nel 2007 (Foto 1), dove l’intero involucro edilizio è rivestito di schermature ad ante ripiegabili in bambù: un parallelepipedo ricoperto con tanti pannelli uguali che si aprono e si chiudono definendone l’immagine. L’impiego delle schermature a pannelli mobili, così come rappresentato dall’evoluzione degli altri sistemi di schermatura, ha trovato un successo via via sempre crescente grazie al “crescere” delle superfici in vetro. Evidentemente maggiore è la superficie trasparente o traslucida, maggiore è la necessità di proteggersi dalla luce diurna, soprattutto alle latitudini con climi più caldi. L’utilizzo di pannelli mobili in facciata si configura come un’evoluzione relativamente recente delle chiusure oscuranti ad ante e dei frangisole. In questi ultimi, al posto delle “classiche” pale o lamelle orientabili, si utilizzano pannelli in lamiera forata, stirata o altro materiale montati su sistemi di manovra di tipo elettromeccanico o addirittura idraulico. Per quanto riguarda le chiusure ad ante, ben note sono le rielaborazioni degli scuri con apertura a libro realizzate da Herzog & de Meuron negli anni Ottanta del Novecento, riproposte anche in alcuni lavori più recenti. Sistemi di oscuramento che negli anni, ingrandendosi, si sono trasformati in veri e propri sistemi di facciata. Negli Appartamenti Schwitter a Basilea di Herzog & de Meuron (concorso e progetto 1985 – realizzazione 1987-88) la facciata principale, che segue l’andamento curvilineo del lotto, è composta da pannelli prefabbricati modulari in calcestruzzo armato colorato. I piani degli alloggi sono separati da terrazze-ballatoio anch’esse curvilinee e la facciata è scandita da ampie finestre che occupano ognuna un modulo. Ogni finestra è schermata da persiane ripiegabili in legno cosicché, una volta chiuse tutte le ante, la pelle esterna dell’edificio è costituita dalle stesse schermature. Questo concetto di “schermatura-pelle esterna” viene riproposto in maniera ancora più esplicita nella stretta facciata degli Appartamenti in Schützenmattstrasse a Basilea (concorso 1984-85, progetto 1991, realizzazione 1992-93) dove le schermature ad ante metalliche perforate vengono portate verso l’esterno, al limite dei poggioli, chiudendo l’intero interpiano. Le schermature diventano facciata esattamente come nell’edificio di Foreign Office Architects realizzato nel 2007 (Foto 1). Gli stessi Herzog & de Meuron hanno riproposto più volte questo tipo di soluzione: negli Appartamenti in Rue des Suisses a Parigi (2000) e nella facciata d’ingresso della Galleria Commerciale Fünf Höfe a Monaco di Baviera (2003). Altri professionisti hanno attinto a questo tipo di interpretazione del tema della schermatura, ad esempio gli austriaci Baumschlager & Eberle nel Lohbach Residence a Innsbruck dove le schermature a libro sono costituite da pannelli in rame brunito, o nel progetto residenziale a Krems dove pannelli ripiegabili proteggono le singole finestre a tutt’altezza. Gli stessi Baumschlager & Eberle hanno proposto più volte soluzioni con chiusure oscuranti a pannelli scorrevoli. Tra i vari edifici realizzati ricordiamo le residenze universitarie di Molkereistraße a Vienna (2003-2005), con pannelli scorrevoli in ottone, e le residenze Eichgut a Winterthur in Svizzera (2002-2005) con pannelli scorrevoli in vetro serigrafato che ricoprono l’intero involucro del complesso. TENDA IN&OUT - MAGGIO/GIUGNO 2012 43 Nei sistemi frangisole l’utilizzo di grandi pannelli mobili al posto delle lamelle o delle pale in materiale estruso sembra essere legato prevalentemente ad esigenze di tipo espressivo. La grande facciata sud del Musée du quai Branly a Parigi (2006), edificio progettato Jean Nouvel, è composta da due lame che si sovrappongono descrivendo la compenetrazione di due corpi di fabbrica che in realtà sono un corpo unico. Le due facciate che si incontrano sono interamente ricoperte di pannelli orientabili tutti di identica dimensione che scandiscono un pattern a griglia regolare su tutta la superficie. I pannelli sono in alluminio micro-forato e possono aprirsi singolarmente ruotando verso l’alto. L’intera facciata è sui toni di rosso. Il progettista accentua il dinamismo del prospetto utilizzando i pannelli di schermatura come tante celle colorate, ognuna con una lieve variazione di tono, come se volesse sapientemente mostrarci la sezione triangolare del solido a sei vertici che rappresenta il sistema di classificazione dei colori NCS (Natural Color System) dove i toni di rosso sono catalogati per confronto con tre colori base: rosso, bianco e nero. Le sfumature che si colgono partono da un rosso saturo per offuscarsi via via verso toni “tagliati” col bianco o col nero. L’involucro del “Breath Building” in via Torino a Milano, il “palazzo che respira” di Geox, progettato da Dante O. Benini & Partners (2010), è ricoperto da 734 pannelli metallici di forma quadrata che ne definiscono il rigoroso pattern. I pannelli sono in acciaio inox micro-forato elettro-colorato e si aprono ruotando verso l’alto. Nel reticolo di facciata trovano collocazione diverse cromie: oro, bronzo, rame e rame brunito: colori che sembrano riferirsi alla stagione autunnale. Essi sono alternati secondo uno schema apparentemente casuale dove i colori più caldi sembrano stare nella parte più bassa e quelli più freddi nella parte alta, mentre macchie di bruno scuro si alternano serpeggiando e sottolineando questa variazione. Tutta la composizione gioca sui toni del giallo, tra l’arancio e il bruno. Gli aspetti probabilmente più innovativi di questo genere di superfici mobili sono rappresentati dal connubio fra movimento ed espressività. Se da un lato i progettisti si affidano al colore abbinandolo ad elementi che possono muoversi secondo una logica rigorosamente funzionale (devono schermare dalla luce naturale), dall’altro esiste la possibilità di utilizzare questi pannelli anche a scopo espressivo. Grazie al controllo computerizzato è possibile impostare livelli di apertura e chiusura degli stessi al fine di ottenere particolari disegni sulla facciata dell’edificio. Ancora una volta lo scopo progettuale è duplice: avere una facciata in grado di modulare la luce in ingresso, riducendo quindi i consumi energetici degli impianti di climatizzazione estiva, e allo stesso tempo conferire all’edificio una sua identità, una sua simbologia. È l’obiettivo che appare chiaramente nell’intervento degli austriaci Giselbrecht + Partner per il Kiefer Technic Showroom a Bad Gleichenberg (2007). Una facciata in vetro completamente coperta da pannelli bianchi in alluminio micro-forato che, aprendosi e chiudendosi, sono in grado di riprodurre curiosi disegni (Foto 2). Kiefer Technic Showroom di Giselbrecht + Partner Percorrendo la Grazer Straße verso nord, in direzione di Gratz, immersi nel paesaggio rurale appena usciti dal centro di Bad Gleichenberg ci si può imbattere in uno “spettacolo” inaspettato: una facciata bianca, leggermente curvata verso Est animata dai fluidi movimenti delle schermature in alluminio, che si aprono e chiudono ora come un grande occhio, ora come una scacchiera. Una “facciata danzante” come la descrive il suo progettista Ernst Giselbrecht che con il suo staff, in due anni, ha realizzato per Astrid Kiefer, titolare di Kiefer Technic, l’edificio per lo Showroom inaugurato nell’estate del 2007. Kiefer Technic è presente sul mercato da più di trenta anni. È un’azienda specializzata nella lavorazione dell’acciaio e dell’alluminio per la produzione di arredi e attrezzature per le sale operatorie ed ha partecipato 2. Kiefer Technic Showroom a Bad Gleichenberg di Ernst Giselbrecht + Partner. Varie configurazioni di facciata. Foto © Paul Ott 44 TENDA IN&OUT - MAGGIO/GIUGNO 2012 al progetto non solo nelle vesti di cliente ma anche di appaltatore, producendo all’interno dello stabilimento i 112 pannelli in alluminio microforato che compongono la facciata dinamica. Su un lotto di 420mq, posto a sud dello stabilimento di produzione, Gieselbrecht disegna un edificio dalla pianta conica che, come un ideale fascio luminoso, proietta sullo schermo curvo della facciata sud il messaggio di elevata specializzazione dell’azienda. L’edificio si sviluppa su due piani per un totale di 545mq di superficie. È a pianta libera e si raccorda al corpo di fabbrica dello stabilimento aderendovi per una superficie di 6mx9m. I nuovi solai sono alla stessa quota di quelli dello stabilimento di produzione permettendo il collegamento diretto tra i due edifici. L’ingresso allo Showroom è posto sul lato est della facciata. Si accede, attraverso una rampa, ad una ampia hall a doppia altezza in cui è situata una scalinata con struttura in acciaio rivestita in legno. Dalla hall si accede all’open space dedicato all’esposizione dei prodotti che si sviluppa lungo la vetrata principale. Sempre al piano terrà, proseguendo verso l’accesso allo stabilimento, si trovano il bar e i servizi igienici per il pubblico. Al primo piano è situata la sala conferenze, sviluppata anch’essa lungo la facciata sud e con un affaccio sulla hall. Proseguendo verso il corridoio di raccordo con lo stabilimento sono stati ricavati i locali per i servizi igienici del personale, una cucina e un ufficio. La struttura portante del nuovo edificio è costituita da pilastri in calcestruzzo armato, così come i solai. Le partizioni verticali di collegamento con lo stabilimento di produzione sono realizzate in laterizio intonacato di bianco. Nel sistema di facciata a doppia pelle i montanti sono tubi quadri in acciaio 200mmx200mmx2mm, consolidati da un getto interno di calcestruzzo. La pelle interna in vetro è realizzata con infissi in alluminio a taglio termico, mentre il sistema di schermatura mobile presenta telai in alluminio verniciato di bianco. Nel sistema a doppia pelle la facciata esterna si sviluppa per una lunghezza di 28m ed è costituita da pannelli in alluminio microforato che fungono da frangisole. I pannelli hanno dimensioni di 96cmx200cm, dimensione identica a quella dei moduli della facciata dello stabilimento di produzione: scelta formale e produttiva che dona continuità a due fabbricati così differenti e lontani nella loro concezione (Foto 3). I pannelli sono disposti su 14 colonne che corrispondono alle campate scandite dai pilastri posti internamente. Ogni campata è costituita a sua volta da 8 pannelli (96cmx200cm), 4 per piano, che vengono movimentati a coppie da 56 motori che ne controllano l’apertura e la chiusura inviando l’impulso a dei carrelli che scorrono verticalmente su guide. Il sistema schermante ha un peso complessivo di circa 10 tonnellate. La sua sottostruttura di sostegno è costituita da montanti in acciaio formati da un doppio profilo ad L TENDA IN&OUT - MAGGIO/GIUGNO 2012 45 3 - Kiefer Technic Showroom a Bad Gleichenberg di Ernst Giselbrecht + Partner. Dettaglio del sistema di schermatura. Foto © Paul Ott 46 TENDA IN&OUT - MAGGIO/GIUGNO 2012 (100mmx50mmx8mm), saldato su una piastra in acciaio (700mmx140mmx2mm) posta a taglio che si raccorda con un’orditura orizzontale di profili ad L (100mmx100mmx8mm) fissati alle solette in calcestruzzo. Gli elementi orizzontali fungono da sostegno alle grate della passerella posta nell’intercapedine della doppia pelle. I pannelli mobili di schermatura sono collegati, a coppie, da cerniere disposte ai lati. In posizione di chiusura totale gli elementi non sono perfettamente complanari, grazie ad un perno distanziatore posto in prossimità delle cerniere: dettaglio di rilevanza formale oltre che tecnica dal momento che in assetto di completa chiusura la facciata anticipa la sua natura dinamica con una leggera increspatura. La facciata interna, posta a 60cm circa dalla facciata schermante, è continua e completamente vetrata. È per lo più trasparente, fatta eccezione per una fascia di circa 53cm di altezza posta in corrispondenza del solaio e della trave di bordo e tamponata con lastre di vetro smaltato. I serramenti in alluminio hanno una dimensione modulare di 200cmx300cm di altezza. Possono essere fissi con sopraluce apribile o apribili (100cmx228cm) consentendo l’accesso alla passerella posta nell’intercapedine tra i due sistemi di facciata. La struttura di sostegno del sistema di facciata vetrata è in alluminio anodizzato ed è fissata alle solette in calcestruzzo tramite un sistema di staffe e profili ad L in acciaio. Nella chiusura superiore i due sistemi di facciata sono sormontati da una schermatura orizzontale in vetro (lastre da 100cmx200cm) con pendenza verso l’interno. L’isolamento termico è garantito dall’utilizzo di serramenti ad alte prestazioni integrati con l’inserimento di uno strato isolante di circa 10cm lungo lo spessore delle trave di bordo del solaio intermedio. Il sistema di riscaldamento e ventilazione dell’edificio è garantito da una serie di termoconvettori disposti lungo il perimetro della facciata in corrispondenza delle soglie. Il successo del Kiefer Technic Showroom, confermato dall’ottenimento di numerosi riconoscimenti internazionali, va ricondotto sicuramente al carattere di innovazione che scaturisce dalla meticolosa ricerca volta al perseguimento di elevati standard in termini di risparmio energetico, attraverso il controllo della luce naturale filtrata mediante schermature in movimento. Ma il carattere probabilmente più significativo di questo progetto è l’espressività di facciata ottenuta grazie al particolare design del sistema di pannelli mobili: conseguenza di un rapporto illuminato e tra committente e progettista. Dove i mezzi a disposizione della produzione favoriscono ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, si possono creare sinergie favorevoli. È una tendenza ormai consolidata in molti paesi che ancora stenta a prender piede in Italia, dove le molteplici e fortemente specializzate realtà produttive hanno ancora molto da indagare e osare in questa direzione.