Da grande farò il bambino - Fondazione Pubblicità Progresso
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Da grande farò il bambino - Fondazione Pubblicità Progresso
si08-76.qxd 04/12/06 07.30 Pagina 88 ITINERARI Da grande farò il bambino di Mayla Archetti Le chiamano “guerre dimenticate”, conflitti che si consumano in terre che sono fuori dai centri d’interesse. Talmente fuori dal “nostro” mondo, che le immaginiamo lontane: in realtà, poche ore di aereo e l’inferno è servito. Difficile scrivere e parlare di guerra, troppo facile indignarsi di fronte a tragedie umanitarie che abbiamo relegato ai confini del mondo che conta. Questa alla fine la realtà più sconcertante: nessuna notizia dal Nord Uganda, un Paese perduto in chissà quale dei confini dritti e squadrati del continente africano. Eppure l’Uganda c’è, ci sono i suoi villaggi sconvolti da una guerra senza fine, ci sono civili, uomini, bambini, donne, persone, che da vent’anni vivono l’orrore di una violenza le cui ragioni si perdono nella follia di un sanguinario. L’Uganda c’è, stretta nel cuore dell’Africa nera; Winston Churchill la chiamava la “perla d’Africa”. Oggi è una terra dimenticata. L’Uganda esiste Eppure l’Uganda c’è e dal prossimo 11 dicembre al 7 gennaio 2007, la sua parte più ferita, quella che confina con il Sudan, atterra in piazza Duomo, a Milano. Magia del mondo moderno. No, sogni che diventano realtà nell’impegno di quanti da anni prestano la loro opera per la gente di quel Paese. A quella gente, meglio, ai loro figli, a cui è stato tolto anche il diritto di essere bambini, è dedicata la mostra “Bambini-soldato del Nord Uganda”, un modo semplice, ma immediato per non cedere all’ingiustizia dell’indifferenza, per conoscere la storia terribile di tanti piccoli che si sono ritrovati con un fucile in mano. Per scoprire che l’Uganda esiste davvero, e veri sono i bambini, 88 vittime “due volte” di una tragedia che nel 2003 l’ONU definiva più grave di quella irakena. La mostra, voluta da Mariolina Maioli, assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche sociali del Comune di Milano è promossa dalla Fondazione Pubblicità Progresso, in collaborazione con AVSI, che dal 1984 s’impegna in Uganda in progetti umanitari, con un’attenzione parti- si08-76.qxd 04/12/06 07.38 Pagina 89 Sim colare ai bambini-soldato. Oltraggiati due volte: costretti a vivere la violenza delle uccisioni e costretti ad essere carnefici. Per loro il gioco dei soldatini non è più finzione: solo realtà, solo fucili veri e morte vera. Soldatini di carne Alla fine del gioco, i soldatini tornano nella loro scatola o buttati alla rinfusa in qualche cassetto. I bambini dell’Uganda, che cosa faranno, che cosa saranno alla fine del “non gioco” a cui sono costretti da vent’anni? AVSI lavora perché possano essere bambini. Cosa non facile: il ritorno ad una “vita bambina” è bloccato dal senso di colpa, dall’odio e dalla volontà di vendetta, dalla disperazione. La via possibile è rivivere da bambini, attraverso il disegno, la condizione di soldati; dare sfogo ai sentimen- ti, alle emozioni dolorose per superarle. Allora ci sarà spazio per pensare e costruire un futuro nuovo. Oggi i disegni dei bambini di Uganda sono una mostra che parla di guerra, di vita, di speranza. Nei racconti tratteggiati con la penna, la matita, i pastelli, l’Uganda e la sua storia straziata prendono forma e consistenza. L’Uganda esiste davvero. Disegni del passato La mostra segue la storia dei piccoli protagonisti attraverso un itinerario che rappresenta il loro recupero psicosociale. All'esposizione si accede varcando una soglia che introduce nella penombra del percorso: al muro una fila di disegni con didascalie sintetiche, sopra e sotto immagini che ritraggono la gente dell’Uganda. In sottofondo, suo- ni che fanno eco a spari, grida, pianti. Siamo in guerra: lo dice il pannello rosso che apre la sequenza di disegni. Ma soprattutto lo dice il primo disegno, in bianco e nero (a sinistra nella p. precedente); uomini armati attaccano il villaggio. Il sole si appoggia sulle montagne: è il tramonto, il momento più temuto dalla gente e dai bambini che per scappare ai ribelli, si ri- fugiano a Kitgum. Sono i pendolari della notte (night commuters) perché al calare del sole fuggono per non diventare bambini-soldato. I guerriglieri mietono terrore, danno fuoco alle capanne; i bambini piangono, le donne urlano; non c’è pietà per nessuno; i bambini vengono legati e obbligati a marciare; chi rallenta la marcia viene ucciso. Ogni frammento di questo 89 si08-76.qxd 04/12/06 10.18 Pagina 90 dramma trova la sua espressione nelle figure, nel colore, nel tratto ora preciso ora intricato come una matassa impazzita. È la guerra, vissuta e raccontata dai bambini, vera come poche immagini della TV. L’Uganda c’è. Disegni del presente Il percorso prosegue. La situazione non si può cambiare, la guerra in Uganda continua, continueranno le sue conseguenze lontano, di certo da costruire, ma ci può essere pace per i bambini soldato, ora solo bambini. Nei disegni che chiudono la mostra c’è un grande desiderio di futuro. La guerra è lontana e anche il presente, ancora difficile, sembra proiettato in un domani di progetti ambiziosi. Il dialogo ora è possibile; si può giocare; si va a scuola con gli amici (disegno di sinistra); il villaggio è bello (disegno di destra). E poi tanti so- nel tempo. Ma è possibile tornare alla vita, resistendo ai traumi, al dolore di ciò che si è vissuto. Il recupero della normalità avviene focalizzando le energie sulle “cose” positive: le relazioni, gli interessi, le situazioni favorevoli. C’è speranza per i bambini-soldato: avere un pozzo vicino è una grande fortuna (disegno piccolo, in alto); i feriti vengono soccorsi; ci sono persone che aiutano, si va a scuola; si fa festa: si va a Messa. «Nel centro di riabilitazione io sono di nuovo felice perché le persone sono gentili e ascoltano i nostri problemi. Insieme, a volte, ascoltiamo anche la musica… », racconta Scovia, 8 anni. L’Uganda c’è. gni: da grande costruirò una casa con i mattoni; da grande farò l’autista; da grande farò il pilota; da grande lavorerò per l’AVSI; da grande guiderò la moto; da grande farò la maestra. “Bambini-soldato del Nord Uganda” A cura di Fondazione Pubblicità Progresso in collaborazione con AVSI e con il contributo del Comune di Milano. Milano, piazza Duomo, 11 dicembre 2006 – 7 gennaio 2007 (orario: 11,00-19,00). Da grande sogno un mondo migliore… Banale forse, ma vero, come i racconti dei bambini della vicina terra di Uganda. Ne sono certa, l’Uganda esiste davvero. La mostra è modulare e trasferibile, con due tipologie di allestimento. Sono previste visite guidate per scuole e famiglie. Per saperne di più: http://www.pubblicitaprogresso.it http://www.avsi.org 90 Disegni del futuro I suoni che ricordavano guerra e violenza hanno lasciato spazio alle voci gioiose dei canti che accompagnano i gesti quotidiani. È il tempo della pace, un tempo forse