Vento largo 28

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Vento largo 28
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Vento largo (28)
Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini. (Jorge Luis Borges)
Augurando a tutti una buona primavera, ringraziamo (come sempre) per la partecipazione e per la
condivisione. Very special thanks (ci tocca dirlo in slang) davvero speciali alla Gnola Blues Band che dopo
“20 years on the road” ha trovato il modo di renderci omaggio con un grande show (e con grande simpatia).
(dischi)
Natalie Merchant, Leave Your Sleep, Nonesuch
Era difficile immaginare uno sforzo compositivo e interpretativo delle dimensioni e della portata di Leave Your
Sleep. Nathalie Merchant ci aveva abituati, sì, a uno standard piuttosto elevato, compreso il capolavoro di
Motherland, uno dei dischi imprescindibili del primo decennio di questo secolo, ma scoprire la quantità e la
qualità di Leave Your Sleep è un’esperienza unica. Tra i dischi migliori usciti quest’anno.
Gnola Blues Band, 20 Years On The Road, Good Company
Protagonisti di uno dei nostri migliori incontri, i quattro vagabondi della Gnola Blues Band confermano con
questa florida antologia la passione, l’entusiasmo (ma anche un grande savoir faire) con cui hanno girato e
incrociato le strade del blues e del rock’n’roll da vent’anni a questa parte. Perfetto per celebrare
l’anniversario della maturità, ottimo da gustarsi, visto il tema, in viaggio e senza controindicazioni di sorta.
Ella Fitzgerald, Twelve Nights In Hollywood, Universal
“Non è mai stata meglio” scrisse il Los Angeles Times all’epoca. In prima fila, a sentirla senza perderla mai
di vista, c’era Duke Ellington. Concerti strepitosi, che resteranno per sempre nella storia e che oggi trovano
la giusta collocazione in una magnifico cofanetto di quattro dischi che riprende gran parte (e il meglio) dei
concerti tenuti da Ella Fitzgerald tra il 1961 e il 1962 al Crescendo, un club di Hollywood, il cui nome è
perfetto per ospitare le sue straordinarie interpretazioni. Imperdibile.
Moreland & Arbuckle, Flood, Telarc
Attenti a quei due: mischiando il blues elettrico, duro e stridente di Chicago e di tutte le città di questo
mondo alle radici più tradizionali della musica americana, senza fare distinzioni tra bianco e/o nero, la
strana coppia mischia ancora una volta le carte in tavola con un disco che è frutto di una micidiale ed
esplosiva composizione chimica che tiene insieme Charlie Patton e Muddy Waters così come i Black Sabbath
e gli Zepp. Temperatura da febbre alta.
Graham Parker, Imaginary Television, Bloodshot Records
Uno splendido disco nato da un equivoco: chiamato per incidere alcune canzoni per la televisione (poi
scartate senza troppe preoccupazioni) Graham Parker ha ribaltato l’idea inventandosi una sua personale
televisione (del tutto immaginaria, come si può intuire) per cui lavorare. A scrivere format impossibili si è
divertito un mondo e a suonare queste bellissime canzoni, anche. Il suo miglior disco da Struck By Lightning, e
non è poco.
(libri)
Wallace Stegner, Angolo di riposo, Rizzoli
In una casa nella Grass Valley, California professore universitario si ritira alla volta del suo crepuscolo. Il
vero West deve essergli sembrato il posto migliore per un tramonto, ma nella casa della sua famiglia,
rovistando tra le carte della nonna, artista e scrittrice, vede emergere un passato ingombrante e delicato che
graffia molti dei miti americani. Con grazia, ma lasciando segni profondi. Uno splendido romanzo.
Marco Revelli, Controcanto, Chiarelettere
“D’ora in poi nessuno si permetta di farci, dall'alto di qualche luogo istituzionale o dal qualche organo di
stampa, la predica sul bene comune, sull'impegno civile e della buona cittadinanza. Perché ogni
legittimazione è finita”: non va tanto per il sottile Marco Revelli nella sua lucidissima analisi nel tentativo di
trovare ragioni per “mettere insieme chi continua a non voler rinunciare alla propria residua umanità.” Ci
associamo, volentieri.
Victoria Donda, Il mio nome è Victoria, Corbaccio
La storia tragica, commovente e lancinante di Victoria, figlia di due desaparecidos, adottata da una famiglia
di militari che, vent’anni dopo il tragico epilogo della dittatura argentina, scopre la verità. Una testimonianza
coraggiosa, che scova nel dolore la forza per raccontare un’altra libertà. Sul versante cileno, vale la pena di
ricordare Il deserto di Carlos Franz (E/O), altrettanto toccante.
Javier Marias, Trilogia sentimentale, Einaudi
Tre romanzi che appagano il bisogno di immaginazione che è indispensabile, secondo Javier Marías, alla vita
dell’amore. Tutte le anime, Un cuore cosí bianco e infine Domani nella battaglia pensa a me parlano l’inarticolata
lingua del cuore declinandola in mille aspetti diversi eppure complementari che, confluendo in questa intensa
trilogia, ne fanno un ritratto molto vicino all’idea di bellezza (gioie e dolori compresi nel prezzo).
Paolo Sorrentino, Hanno tutti ragione, Feltrinelli
La storia di Tony Pagoda corre parallela a quella dell’Italia: prima florida e generosa, all’insegna del successo
in tutte le sue più felici accezioni. Poi il ribaltamento dei tempi lo vede in partenza verso il Brasile in cerca di
un caldo e confortante esilio, tra l’umidità della foresta amazzonica e la nuova ossessione per gli scarafaggi.
Ma il passato ritorna e Tony Pagoda viene convocato a indossare la sua volitiva maschera. Un bel romanzo
con un grande personaggio.
(promemoria)
Sabato 17 aprile, Michele Anelli con Paolo Montanari e Evasio Muraro presenta Oggi mi alzo e canto!, canti di
lavoro, canti di resistenza quotidiana, canti per il pane e le rose. Si inizia sempre alle 17.30, ingresso libero e
gratuito, brindisi finale. Non mancate.
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