Riforma della previdenza complementare e ruolo di Enpapi

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Riforma della previdenza complementare e ruolo di Enpapi
Previdenza Intervista al presidente
dell’Ente di previdenza e assistenza della professione infermieristica Mario Schiavon
on la riforma del Trattamento di Fine
Riforma
CRapporto (conosciuto dai più come
in vigore dal primo gennaio, il Governo
della previdenza TFR),
si è posto un obiettivo ambizioso: dare
definitivo allo sviluppo della
complementare impulso
previdenza complementare, che, fino ad
oggi, ha stentato a fare breccia nella
e ruolo
coscienza generale. Si tratta di un obiettivo
particolarmente ambizioso, perché il
di Enpapi
cambiamento coinvolgerà circa undici milioni
di lavoratori.
Molti sono, in tal senso, gli interrogativi che
tutti hanno riguardo l’opportunità, o meno,
di esercitare la scelta verso il conferimento
del TFR ad un Fondo pensione, piuttosto che
il suo mantenimento in azienda. Tra questi,
i professionisti infermieri, autonomi o
dipendenti del settore privato, si pongono
anche un’altra domanda: se il loro Ente di
categoria, cioè l’Ente nazionale di previdenza
e assistenza della professione infermieristica
(Enpapi), potrà porsi al loro servizio per la
gestione di forme pensionistiche
complementari, accanto a quella
obbligatoria, riservata, quest’ultima, ai soli
liberi professionisti.
Incontriamo, per avere una concreta risposta
a queste domande, il presidente di Enpapi,
Mario Schiavon.
segue da pag 29
personale infermieristico nel più ampio quadro
della responsabilità sanitaria.
Ancora, a fugare definitivamente le perplessità
sul mancato coordinamento, continua il Tar, c’è
la collocazione del Sitra in linea al direttore
sanitario Aziendale cui debbono rispondere in
maniera eguale sia i dirigenti sanitari, sia il Sitra
al fine di garantire la più efficiente e razionale
organizzazione sanitaria.
Con queste motivazioni il Tar Lombardia ha
respinto il ricorso proposto dai medici con
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L’infermiere 2/2007
complementare garantita dal proprio Ente
di previdenza, anziché da Fondi pensione
operanti sul mercato?
L’interesse, effettivamente, c’è e sembra
essere elevato. Nella mia funzione di
presidente, mi trovo, molto spesso, a
riscontrare diverse questioni che vengono
poste in tal senso, non solo dai nostri
assicurati, ma anche e forse in misura
maggiore, da professionisti dipendenti.
Questa circostanza, peraltro, è confermata e
rafforzata nelle diverse occasioni di incontro
presso i Collegi provinciali Ipasvi, alle quali
Enpapi aderisce volentieri, proprio per
diffondere un messaggio di orientamento
verso lo sviluppo di una cultura del risparmio
previdenziale. In tali occasioni e nei dibattiti
che si sviluppano, molte sono le richieste
che, peraltro, non sono poste
semplicemente in termini informativi, ma
sembrano avere in sé una sorta di impulso
ad operare in questa direzione.
È vero che c’è un interesse, da parte della
categoria infermieristica nel suo complesso,
prescindendo dalla forma di svolgimento
della professione, verso una tutela
Qual è la posizione di Enpapi al riguardo?
Enpapi valuta molto favorevolmente la
possibilità di ampliare il proprio ambito di
protezione sociale a nuove forme di tutela.
La legge di riforma “Maroni” del 2004 ha
già, di per sé, esteso l’ambito di attività degli
Enti previdenziali privati anche alle forme di
tutela complementare e di assistenza
sanitaria integrativa.
Molto positivamente è considerata
l’eventuale circostanza di accogliere,
sentenza depositata il 19 febbraio 2007.
Credo sia superflua qualunque altra
considerazione se non quella che il contenuto
delle leggi 42/99 e 251/00 sono state la
chiave interpretativa utilizzata dal Collegio del
Tar al fine di collocare la querelle nel più
opportuno quadro di riferimento attuale delle
norme che riguardano l’organizzazione
sanitaria e le professioni sanitarie.
Infine, una annotazione di merito va fatta nei
confronti del Coordinamento regionale dei
Collegi Ipasvi della Lombardia che, con il loro
intervento ad opponendum con unico atto,
avevano chiesto la reiezione del ricorso in
quanto infondato nel merito. Il Tar ha
riconosciuto in capo ai Collegi Ipasvi la legittimità
a difendere dinnanzi al giudice amministrativo gli
interessi di categoria degli infermieri di cui hanno
la rappresentanza istituzionale. Ciò a significare
che la finalità istitutiva degli Ordini professionali
rispetto alla tutela del decoro della professione,
ritrova valore e senso anche nel più attuale
quadro normativo e professionale.
* segretaria del Comitato Centrale Ipasvi
Previdenza
all’interno del bacino dei soggetti assicurati,
anche coloro che non sono liberi
professionisti ma dipendenti. La politica
dell’Ente, peraltro, è già da tempo orientata
nel senso di considerarsi un punto di snodo
centrale per tutto ciò che riguarda l’ambito
previdenziale e assistenziale, a prescindere
dalla modalità di esercizio.
Questo nuovo assetto, ove fosse realizzato,
concretizzerebbe l’intento perseguito, fin
dall’insediamento degli attuali
Amministratori, dai due Enti (Enpapi e
Federazione nazionale dei Collegi provinciali
Ipasvi) che sono la massima rappresentanza
della professione infermieristica.
Quali sono le azioni che sono state messe
in moto per valutare la fattibilità di questo
obiettivo?
Fin dall’entrata in vigore della nuova
normativa, sono stati avviati alcuni
approfondimenti. Il Consiglio di indirizzo
generale ha, in tal senso, istituito una
commissione di studio ad hoc, che si è
avvalsa del prezioso contributo di Mefop,
società partecipata da circa settanta Fondi
pensione e dal ministero dell'Economia e
delle Finanze, costituita al fine di contribuire
alla piena affermazione della previdenza
complementare, proprio per studiare a
fondo la normativa e verificare la forma più
appropriata, per l’Ente, di gestione delle
forme di previdenza complementare e se vi
fossero i margini per estendere tale tutela
anche ai lavoratori dipendenti.
Qual è stato l’esito di questi
approfondimenti?
La normativa attuale, purtroppo, non
consente in alcun modo di attivare, da parte
nostra, forme di tutela complementare in
favore dei professionisti dipendenti del
pubblico impiego: la stessa normativa,
d’altronde, li esclude dal campo di
applicazione della riforma. Analoghe
problematiche, peraltro, risultano esistere
anche per i professionisti che operano nel
settore privato. Il decreto legislativo 252/06,
entrato in vigore con il primo gennaio 2007,
non sembra lasciare ulteriori spazi.
Appare, in definitiva, che la tutela
complementare debba avere
come bacino di utenza
potenziale quello di coloro in
favore dei quali l’Ente esercita
la funzione di tutela
previdenziale obbligatoria.
Ritiene che le possibilità di
operare in questo senso siano
svanite?
L’Ente, in ogni caso, ha piena
intenzione di proseguire con gli
approfondimenti e di esercitare tutta
la pressione politica perché venga
colmata questa lacuna, che deriva,
fondamentalmente, dalla circostanza che i
professionisti infermieri sono diversamente
tutelati, in funzione della modalità di
esercizio della professione. Il nostro auspicio
è che, al pari delle altre professioni sanitarie,
sia garantita a tutti i professionisti iscritti
all’albo la naturale tutela da parte del
proprio Ente di previdenza, a prescindere dal
fatto che il professionista sia subordinato o
meno.
In attesa che sia chiarita la possibilità, o
meno, di estensione a tutta la categoria,
l’Ente avrà certamente riflettuto
sull’opportunità di avviare questa nuova
forma di protezione almeno in favore dei
propri assicurati. Cosa sa dire al riguardo?
Enpapi sta attentamente valutando la
fattibilità di sviluppare questo progetto. Le
alternative possibili sono più di una:
l’istituzione diretta di un Fondo pensione,
che potrebbe risultare particolarmente
onerosa, sia per il peso dei costi di gestione,
che potrebbero risultare particolarmente
elevati, sia per il rischio di un basso livello di
adesione, esperienza, questa, vissuta, in
passato, da altre categorie professionali.
Un’altra possibilità potrebbe essere quella di
aderire ad iniziative promosse all’interno
dell’associazione degli Enti previdenziali
privati. L’Ente ha, al momento, condiviso il
progetto di massima, senza entrare a far
parte materialmente del costituito Fondo
pensione. Un’ulteriore opportunità potrebbe
essere quella di sottoscrivere una
convenzione con un Fondo pensione aperto
già esistente. Sono valutazioni, queste, che
potranno essere sviluppate adeguatamente
soltanto dai nuovi organi di Amministrazione,
che si insedieranno nel corso del prossimo
mese di aprile.
Qual è il messaggio conclusivo che può
dare agli Iscritti all’Ente ed a tutta la
categoria?
Enpapi è molto attenta a sviluppare questa
nuova forma di tutela, nell’ottica di condurre
l’Ente ad una protezione sociale quanto più
ampia possibile, che possa tutelare il
professionista durante tutto il corso di
svolgimento dell’attività professionale e che
possa, altresì, garantire l’assolvimento dei
diritti alla previdenza ed all’assistenza sanciti
dall’articolo 38 della Costituzione. Ritiene,
inoltre, che solo l’affiancamento di una
forma pensionistica complementare a quella
obbligatoria possa garantire, con l’attuale
normativa, il mantenimento di un adeguato
tenore di vita al termine dell’attività
professionale. Tutti gli sforzi saranno,
pertanto, orientati in questo senso.
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Previdenza
Le nuove disposizioni sui contributi contenute nella Finanziaria 2007
Contribuzione
ai fini
pensionistici
a legge 27 dicembre 2006, n. 296
Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato (legge
finanziaria 2007), ha previsto, a decorrere dal
1° gennaio 2007, una serie di aumenti delle
aliquote contributive ai fini
previdenziali/pensionistici.
di Elio Corrente
LAVORATORI DIPENDENTI
L’aliquota a carico dei lavoratori dipendenti è
elevata dello 0,30%, ma non si potrà superare
complessivamente l’aliquota del 33% tra quota
a carico del lavoratore e del datore di lavoro.
Alcuni esempi:
a) la generalità dei lavoratori dipendenti privati,
iscritti al Fpld Inps, subirà l’aumento dello
0,30%. L’aliquota complessiva in vigore al 31
dicembre 2006 era del 32,70%, e pertanto
lo 0,30% è la differenza da coprire per
raggiungere il 33%. Esso si aggiunge
all’aliquota a carico del lavoratore dell’8,89%,
che di conseguenza passa al 9,19%;
b) per i dipendenti dello Stato l’aumento sarà
dello 0,05% (che si aggiunge all’8,75%), in
quanto l’aliquota complessiva al 31
dicembre 2006 era pari al 32,95%, e tale
percentuale dello 0,05% servirà a
raggiungere il 33%;
c) per i dipendenti degli enti locali e del Servizio
sanitario nazionale l’aumento sarà dello
0,30% (che si aggiunge all’8,55%), in
quanto l’aliquota complessiva in vigore al 31
dicembre 2006, pari al 32,35%, con
l’aumento dello 0,30%, non supererà il 33%.
La nuova aliquota a carico del lavoratore
dipendente è quindi pari all’8,85%.
L
APPRENDISTI
La contribuzione dovuta ai fini previdenziali dai
datori di lavoro per gli apprendisti, artigiani e
non, è rideterminata complessivamente in 10
punti percentuali della retribuzione imponibile.
Sarà un decreto del ministro del Lavoro, da
emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in
vigore della legge finanziaria, a stabilire la
ripartizione di detto contributo fra le varie
gestioni previdenziali (esempio IVS, indennità di
malattia ecc.).
Per i datori di lavoro che occupano alle
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dipendenze un numero di addetti pari o
inferiori a nove l’aliquota del 10% è ridotta,
limitatamente ai contratti di apprendistato, di
8,5 punti percentuali per il primo anno di
contratto e di 7 punti percentuali per il secondo
anno di contratto.
Si ricorda che l’aliquota a carico
dell’apprendista, fissata per l’anno 2006 nel
5,54%, per effetto dell’aumento dello 0,30%
(come per gli altri lavoratori dipendenti), dal 1
gennaio 2007 è pari al 5,84%.
ISCRITTI ALLA GESTIONE SEPARATA
PRESSO L’INPS
Si tratta dei cosiddetti ex lavoratori
parasubordinati, oggi sostanzialmente lavoratori
con contratti a progetto, ed iscritti alla gestione
separata presso l’Inps:
1. lavoratori che esercitano in maniera
esclusiva una attività autonoma o di
collaborazione, e non sono iscritti presso
altre gestioni pensionistiche: l’aliquota Ivs
(pertanto a copertura dei trattamenti
pensionistici) prevista al 1° gennaio 2007
nel 17,90% sarà elevata al 23%. Tale
aliquota del 23% sarà valida anche ai fini del
computo delle prestazioni pensionistiche.
All’aliquota del 23% va aggiunto un ulteriore
0,50%, destinato al finanziamento di
prestazioni sociali (malattia, maternità,
assegno per il nucleo familiare);
2. soggetti iscritti ad altre gestioni previdenziali
(con aliquota al 31 dicembre 2006 del
10%) e titolari di pensione diretta (con
aliquota al 31 dicembre 2006 del 15%): dal
1° gennaio 2007 tali aliquote saranno
elevate al 16%, e varranno anche per il
calcolo delle prestazioni pensionistiche.
Si rammenta che l’aliquota è per 1/3 a carico
del lavoratore e per 2/3 a carico del
committente.
ARTIGIANI E COMMERCIANTI
Le aliquote per il finanziamento delle gestioni
pensionistiche degli artigiani e commercianti,
previste rispettivamente nel 17,60% e 17,90%,
saranno elevate dal 1° gennaio 2007 al
19,50%. A decorrere dal 1 gennaio 2008
saranno ulteriormente aumentate al 20%.