Piccolo saggio in uscita per l`Editore Spaggiari relativo al convegno

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Piccolo saggio in uscita per l`Editore Spaggiari relativo al convegno
Piccolo saggio in uscita per l’Editore Spaggiari relativo al convegno di Bologna
Outdoor Education
Il giardino di Agata
E’ l’emozione che nella memoria infantile certifica il ricordo.
(L.Restuccia Saitta)
Il giardino: uno spazio per la ri-creazione?
Nella retorica adulta ci sono due oggetti, utilizzati molto spesso come
pilastri fondamentali dell’idea di assecondare la naturale predisposizione ludica
dell’infanzia. Il primo pilastro, legato agli spazi interni, è rappresentato dalla piscina
con le palline. Lo scopo, in realtà, è la concessione di un’area di movimento non
organizzato e di attività non consuete tra le mura domestiche. Forse è la piccola
catarsi del senso di colpa per un “parcheggio” dei bambini, in attesa di compiere
le attività genitoriali, senza l’impaccio della presenza infantile. Fare acquisti?
Visitare un museo? Percorrere un centro storico?
Per le attrezzature da esterno, invece, l’opinione diffusa è che le attività
all’aperto siano uno “scarico” necessario per la noia accumulata nelle lunghe
permanenze negli spazi interni, prevendendo, anche in questo caso, la possibilità
di un movimento grande o inconsueto: la scala e lo scivolo, ad esempio. Ma il
punto di vista dei bambini, in entrambi i casi, è diverso. Scherzando abbiamo
immaginato una proiezione statistica o il sondaggio di qualche Istituto
accreditato, che testimonierebbe che il 73% dei bambini, vista l’attrezzatura, sale
sulla pista dello scivolo per scendere dalla scaletta. Avendo compreso fin da
subito quale fosse l’aspettativa della retorica adulta. E tutti abbiamo esperienza di
come la piscina con le palline sia immediatamente percepita dai bambini come
luogo dello “scatenamento” un po’ fine a se stesso.
L’esperienza della natura
Il rispetto della natura si andava ogni giorno accentuando fino a diventare sentito
e spontaneo: fu la prima testimonianza della presa interiore … che la natura
andava facendo sui nostri ragazzi. (P.Bertolini)
Affrontiamo un'altra convinzione diffusa: lo spazio esterno è una fonte di
distrazione e non si presta a esperienze cognitive, alla motricità consapevole, alla
sensorialità e all’acquisizione di abilità e competenze. E’ principalmente l’ “ora
d’aria di un piccolo recluso”. Il volo di un uccello, una farfalla, il vento o la neve,
attirano un’attenzione che si sposta da qualunque argomento e lo rimuove nella
distrazione. Oggi gli studi psicologici (e perfino le neuroscienze) ci suggeriscono
una tesi contraria. E’ esattamente anche quella “distrazione” che fa delle
esperienze all’aperto qualcosa che resta, perché spesso sono associate ad
un’emozione. Ed è l’emozione che lega quelle esperienze alla memoria.
Alcuni studi sull’Alzheimer suggeriscono che, in realtà, i ricordi infantili,
residuali negli anziani con quella patologia (che nel linguaggio comune definiamo
spesso il “ritornar bambini”), potrebbero derivare invece dalla collocazione
cerebrale (anche fisica) di quella memoria in uno spazio mentale, utilizzato solo se
associato a una forte emozione, e per questo più resistenti al degrado della
memoria.
Da questo deriva la costatazione della forte crescita della memorizzazione
nei lobi frontali di molte delle attività contemporanee, per esempio legate
all’utilizzo dell’informatica, tipicamente razionali, e, spesso, con una scarsa
componente emozionale. Nello stesso modo (cf. gli studi di Newberg
dell’Università della Pensylvania) si verifica che è il lobo frontale il protagonista
dell’astrazione e della mistica che richiedono un distacco dall’emozione
quotidiana.
I giardini scolastici: ornamento dell’edificio e “ora d’aria” del recluso
Non ci si può limitare alle attività che si svolgono dentro la scuola; è la natura
infatti che offre la possibilità di trovare un giusto rapporto tra il corpo e l’ambiente:
sole, acqua, terra, sabbia ed erba. (R.Rostagno)
Nei decenni del XX° secolo i giardini della scuole e dei servizi all’infanzia
sono stati realizzati (e poi modificati) in coerenza con diverse impostazioni edilizie e
architettoniche. Prima soprattutto come elemento verde a completamento e
ornamento degli edifici (spesso molto simili a piccole caserme); nei decenni
successivi con lo scopo di dotare scuole e servizi di uno spazio per la motricità.
Nella consuetudine concreta spesso la manutenzione di questi spazi ha compreso
anche fornitura e allestimento di attrezzature per la motricità grande e/o per le
attività ludiche, a cura degli assessorati al verde e all’ambiente, come per i parchi
pubblici.
Ora la riflessione sull’outdoor education può portare lo spazio esterno a
diventare strumento fondamentale per due tipi diversi di esperienze. La prima,
fondamentale, è quella della natura così com’è. Il più possibile integra e conforme
al variare delle stagioni all’occasionalità delle piante e dei piccoli animali che
contiene. E di questi aspetti prioritari si occupano altri interventi di questa
pubblicazione.
Ma c’ è una seconda opportunità aggiuntiva: è quella che potremmo
chiamare dei laboratori all’aperto, tipica delle tradizioni educative del nord
Europa. E’ abbastanza singolare, infatti, che più saliamo verso i paesi con un clima
continentale o addirittura nordico, più possiamo rilevare tempi di permanenza
prolungata dei bambini all’esterno. Il clima mediterraneo italiano sembra,
paradossalmente, non essere alleato con le esperienze all’aperto. Ovviamente si
tratta di una diversa cultura sul ruolo educativo delle esperienze all’aperto.
In generale è necessario riportare educatori e pedagogisti al ruolo di
decisori sulle caratteristiche e l’organizzazione degli spazi outdoor, con la
competenza della programmazione educativa degli spazi e degli strumenti.
Strumenti che devono essere “discreti” e, come sempre, al servizio degli obiettivi
educativi. Non possiamo non sottolineare che spesso i giardini scolastici sono
tutt’altro che discreti e le attrezzature dominanti.
Laboratori all’aperto: consapevolezza e sensorialità
La predisposizione dei “laboratori a cielo aperto” deve tener conto del
contesto naturale e inserirsi negli spazi in modo non aggressivo. Il primo criterio è
quello cromatico; vanno utilizzati materiali con i colori tipici dell’ambiente: le scale
del verde, del marrone, ecc. simili, cioè, agli elementi naturali (vedi immagine 1).
Prevedere la presenza di piccole attrezzature complementari negli spazi
Outdoor significa dare all’insieme una caratterizzazione funzionale alla
progettazione pedagogica, ma anche rispettosa di alcuni criteri di impatto visivo:
come si diceva, abbiamo tutti presente l’aggressività cromatica e dimensionale di
molti parchi gioco con strutture di grande dimensione e colori sgargianti.
Va promosso anche un criterio di sostenibilità dei materiali: infatti possono
essere utilizzati materiali provenienti da foreste certificate (in relazione al legno) o
dal riciclaggio delle materie plastiche differenziate.
La previsione complessiva dell’allestimento di uno spazio verde consente
inoltre all’Ente pubblico una modalità d’acquisto nei termini di legge, attraverso il
Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione attraverso una richiesta
d’offerta complessiva se non superiore a 40.000 euro.
Una progettazione della presenza di attrezzature complementari è utile per
proporre attività che risultano più efficaci e divertenti se svolte all’aperto, e altre
che solo l’esterno consente e/o valorizza. Le Università europee (in particolare
quelle tedesche) hanno aperto ricerche e progettazione di sistemi complementari
idonei a questi obiettivi e utili ad ampliare le attività outdoor ad una diversa
motricità, alla sensorialità e, come detto più sopra, per attività di “laboratori
outdoor”.
Complementi per l’outdoor education
Quelli che descrivo sommariamente seguire a sono alcuni esempi delle
funzioni e delle attività che alcune delle attrezzature disponibili per i “laboratori
outdoor” possono offrire. Questi materiali progettati dalle Università tedesche e
olandesi sono in buona parte prodotti già disponibili da diversi produttori.
Motricità grande
L’idea di una motricità “consapevole” può essere declinata da piccole
strutture con movimenti sperimentabili per prove ed errori e non solo ripetitivi. E’
fondamentale in queste attrezzature l’aspetto di una previsione strategica del
movimento con le sue varianti per raggiungere un obiettivo o la conclusione del
percorso.
Il labirinto a pareti mobili: mentre si percorre il labirinto è necessario spostare le
pareti mobili per consentire l’uscita, ma, dopo aver attraversato l’apertura si può
riorientare la parete stessa; progettando in questo modo il percorso di chi seguirà
e determinandone difficoltà o facilità. La presenza di diversi specchi e pannelli “a
caleidoscopio” introduce un ulteriore elemento di movimento consapevole (vedi
immagine 2).
Il bilico strategico: è apparentemente un bilico a due o quattro posti come tutti gli
altri, ma al centro dell’asse c’è una ghiera che consente di progettare l’equilibrio.
Infatti se da una parte del bilico ci sono uno o due bambini più pesanti o più
leggeri, lo spostamento progressivo della ghiera da parte dei bambini consente di
trovare il giusto equilibrio tra i due o le due coppie (e rendere l’oscillazione più
divertente…) (vedi immagine 3).
Le assi di equilibrio con variazione del percorso di pedata: con trave singola e
doppia; con piccole piattaforme oscillanti; con curvatura dell’asse concava e
convessa; asse circolare; assi con corrimano rettilineo o curvo; con trave mobile
orizzontalmente (vedi immagine 4).
Il percorso sui trampoli: i trampoli sono fissati a terra ad altezze e a distanze
differenti; i bambini devono percorrerli, progettando i passaggi dall’uno all’altro
(vedi immagine 5).
Sensorialità
Ora che abbiamo esplorato il nostro giardino: “Ti viene in mente qualcosa che sia
ruvido e folto? Ti viene in mente qualcosa che sia caldo e asciutto? Quali sono le
cose che ti è piaciuto di più sentire o toccare?” (H.Plukrose)
Tatto
L’acquisire competenza sulla percezione tattile completa l’esperienza dell’outdoor
che consente ai bambini una grande varietà di sperimentazione sui materiali
naturali. Il confronto tra l’erba e la stoffa, tra il cemento e la terra secca d’estate
suggerisce un vero e proprio vocabolario tattile.
I funghi sensoriali: sono fatti proprio come funghi, ma il cappello contiene resine e
sostanze che reagiscono al calore; posando la mano il liquido reagisce in modi
differenti per pressione ed estensione (vedi immagine 61).
I pannelli dei materiali tattili: una sequenza di pannelli modulabili per le esperienze
tattili; con materiali lisci e ruvidi o specchi, materie prime differenziate (legno, ferro,
cemento), stoffe (vedi immagine 7).
Il maxi tavoliere: con 8 materiali differenti per composizione e percezione tattile
(ruvido, liscio, a pallini, griglia, ecc.) (vedi immagine 8).
Manualità
Usare il movimento dell’acqua come sperimentazione di causa/effetto,
salita/discesa, pressione e ristagno.
La condotta dell’acqua: progettare il percorso dell’acqua, attraverso una serie di
varianti di collegamento con tubi a soffietto in plastica riciclata, collegamenti
attraverso fori e piccoli canali, con depositi e rubinetto, ingranaggi di spinta e di
freno (vedi immagine 9).
Senza dimenticare che immaginiamo che l’outdoor può consentire (e forse
suggerire) la frequentazione, magari occasionale, degli spazi esterni anche in caso
di maltempo. E i percorsi dell’acqua diventano un’osservazione diretta e un
riscontro alle esperienze laboratoriali.
Udito
Il suono all’aperto consente una libertà delle variazioni (volume, echi, sequenze)
che l’interno o non consente o può essere di disturbo.
Pannelli musicali e del suono: stazioni componibili con campanelle di diverse
misure e suoni, piatti e cembali; con grande auricolare per distinguere le voci
anche lontane; con megafono o gong; con sequenze musicali (vedi immagine 10).
Cinque sensi…
L’esperienza outdoor si presta senza dubbio anche al gusto e all’olfatto. In
particolare se può essere previsto uno spazio coltivato. Ma la mia personale utopia
è quella che le scuole dell’infanzia, in particolare, possano avere le cucine come i
kindergarten in Germania. Con le piastre di cottura a disposizione dei bambini che
confezionano i cibi (magari rubando le ricette a Benedetta…). Con gradoni
estraibili per consentire ai bambini di accedere al livello dei tegami (vedi immagine
11).
Una prevenzione efficace contro le idiosincrasie, lo scarto alimentare (che
vede l’infanzia, insieme ai giovani, secondo le statistiche e la valutazione del prof.
Segrè, al primo posto tra i protagonisti dello scarto stesso); dare consuetudine e
familiarità alle materie prime, ma, soprattutto, offrire un’esperienza del calore e
della cucina che consenta abilità e competenza, evitando i tanti infortuni
domestici.
Non ultimo, infine, una progettazione efficace può essere anche
l’occasione di un dialogo efficace con le famiglie sugli argomenti citati
(aggiungendo quello di una spesso malintesa sicurezza, che, come suggeriscono i
pediatri vede la dimensione domestica e non quella scolastica come luogo tipico
dell’infortunio dei bambini).
La ricchezza dell’esperienza sensoriale è l’obiettivo di quello che abbiamo
chiamato il giardino di Agata, augurandoci che proprio Agata possa essere
l’acronimo dei cinque sensi: Ascolto, Guardo, Annuso, Tocco, Assaggio. E che tutti
e cinque trovino dimora nel giardino delle nostre scuole e dei servizi all’infanzia.
Marco Guerra
LudoVico srl