newsletter 29-2015

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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
Un grande abbraccio alla famiglia Toraldo per la scomparsa dell'amica e socia
Francesca Lameri, moglie di Bernardo.
Molti di noi l'hanno conosciuta, e di lei sicuramente conserveremo il ricordo
del suo sorriso e del suo senso di accoglienza verso gli altri.
Ricordiamo in particolare quanto insieme al marito abbia raccolto l'eredità
culturale dello zio Edoardo e sia stata presente nei momenti importanti
della nostra cooperativa, nonostante la distanza geografica.
Tutti noi del Tamiso siamo vicini ai tuoi cari
Ciao, Francesca
AMICA ARNICA
L’arnica è un delizioso, fiore colorato, ma
non solo…
L’Arnica è una pianta che ricorda il girasole,
possiamo dire che sia sua cugina. Ha foglie
morbide e un lungo stelo esile. E’ chiamata in
Italia anche col nome popolare “Tabacco di
montagna”, in Francia “Tabac des Vosges”, in
Inghilterra “Mountain snuff” o “Mountain
tobacco”, perché le popolazioni delle zone
montane, in cui l’Arnica prospera, la
utilizzavano come tabacco da fiuto dopo
averla essiccata e polverizzata.
Cresce infatti nelle regioni temperate del Nord America, Europa e Asia. La pianta ha grandi
fiori giallo/arancioni e viene usata in medicina da secoli: molte delle sue interazioni con
la salute devono ancora essere confermate. Tuttavia, nonostante contrastanti affermazioni
su ciò che possa o non possa fare e la mancanza di giustificazione definitiva in entrambe le
direzioni, l’utilizzo dell’arnica può aumentare il benessere della vita quotidiana in una
miriade di modi, dalla testa alle dita dei piedi.
Vediamo otto vantaggi per la salute, bellezza e benessere che l’arnica può offrirvi,
occupando un posto nella vostra casa. Possiamo usare l’arnica per:
• Gonfiore e lividi perchè possiede proprietà anti-infiammatorie e contribuisce a
diminuire il gonfiore delle zone colpite. In realtà, l’utilizzo principale dell’ arnica è
proprio per questo tipo di disturbo: dolori, distorsioni e anche artrite.
• L’olio di arnica è un ottimo rimedio omeopatico come anti-forfora. L’olio di arnica
rinforza le radici dei capelli, nutre la cute e vi libera dalla forfora. Permette ai
capelli di crescere con più forza e allontana l’ingrigimento degli stessi.
• L’arnica è un fiore che viene utilizzato in molte fragranze. Se avete il fiore fresco,
provate a strofinare i petali sui polsi e dietro le orecchie: l’olio può essere applicato
al corpo come un profumo.
• E’ spesso usata come ingrediente per dare un aroma particolare alle bevande calde
e fredde, ma anche alle torte.
• Aiuta a neutralizzare l’irritazione causata da punture di insetti. Strofinate un po’ di
olio di arnica sulla zona interessata e guardate lavorare la sua magia!
• Grazie alla sua capacità di combattere l’infiammazione, l’arnica, viene
utilizzata contro l’acne. L’acne è di per sé una malattia infiammatoria e l’arnica è un
ottimo modo per combattere o prevenire l’insorgenza di acne.
• Anche i denti possono giovare dell’aiuto dell’arnica per ridurre l’infiammazione,
alleviare il gonfiore e accelerare il processo di guarigione senza l’uso di antidolorifici
e antibiotici, soprattutto in caso di estrazioni o interventi sul cavo orale.
• le sostanze organolettiche attive nell’arnica la rendono un vero e proprio antibiotico
locale, da sempre usato utilizzato in unguenti e creme per lussazioni, distorsioni,
contusioni, geloni e ulcere varicose….
L’arnica viene sconsigliata per uso interno, perché in dosi non controllate può provocare
scompensi cardiaci, vertigine e vomito. Le dosi omeopatiche sono invece più sicure, poiché
utilizzano dosi minime. L’arnica è davvero un “farmaco” straordinario per la cura post
trauma. Può essere usata per coadiuvare le terapie post incidente; può aiutare i
trattamenti acuti e cronici anche a lungo termine, ma i migliori benefici si hanno nel
contrastare gli shock e i traumi.
(da VeganOK Network News di Promiseland - luglio 2015)
IL FORMAGGIO SI FA CON IL LATTE! FIRMA LA PETIZIONE!
Slow Food dice NO all’uso del latte in polvere
FIRMA LA PETIZIONE ENTRO LUGLIO!
CLICCA QUI !!!
La legge italiana proibisce l’uso
di latte in polvere per fare
formaggio. È una buona legge, che
ha
contributo
non
poco
a
salvaguardare l’immenso patrimonio
caseario di tutto il paese.
Ora,
la
Commissione
europea,
sollecitata da una parte dell’industria
lattiero casearia italiana, invita l’Italia
a modificare questa legge entro la
fine di luglio per garantire la libera
circolazione delle merci.
Ancora una volta, in nome del libero mercato, si tenta di livellare verso il basso, a
spese dei produttori di qualità e dei consumatori. Il latte in polvere non è nocivo per
la salute, ma il suo utilizzo per produrre formaggi ha un unico risultato: aumentare i
profitti dei giganti dell’industria casearia, omologando un prodotto che dovrebbe nascere
dalla biodiversità dei latti, degli animali, dei territori.
Se l’Italia ammettesse la produzione di formaggi anche con latte in polvere non
farebbe altro che aumentare la confusione dei consumatori, penalizzando
ulteriormente i produttori virtuosi. Non facciamo un passo indietro su qualità e
sostenibilità. Anzi, facciamo un passo avanti e chiediamo a tutti i paesi europei di
affermare un principio molto semplice: il formaggio si fa con il latte!
FIRMA L’APPELLO ON LINE PER DIRE NO AL LATTE IN POLVERE,
SOSTIENI SLOW FOOD IN QUESTA CAMPAGNA CLICCANDO QUI!
Oppure puoi aiutarci con una raccolta cartacea!
• Scarica qui il pdf per raccogliere le firme tra i tuoi conoscenti
• Consulta l’informativa per la privacy sulla petizione di Slow Food Il
formaggio si fa con il latte! Slow Food dice NO all’uso del latte in polvere
•
La petizione è indirizzata a:
• Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
• Commissione europea – Direzione Generale Agricoltura e sviluppo rurale
• Parlamento europeo
(da Slow Food - luglio 2015)
… sull’argomento leggiamo:
POLVERIZZATI
Il latte in polvere come base per fare i formaggi è
solo un esempio di quello che significherà per il
nostro comparto alimentare l'approvazione del
TTIP.
Si tratta di un ulteriore attentato alla salute dei
consumatori e alla ricchezza della nostra agricoltura proprio mentre la domanda
di agricoltura biologica, di cibi sani e di rispetto per l'ambiente, continua a
crescere in Italia e in Europa.
E' ormai evidente che la politica è totalmente
asservita alle multinazionali. Ciò che preoccupa
ulteriormente è l'eliminazione dal voto, attraverso
una forzatura procedurale, dell'emendamento 40 che
avrebbe permesso di votare sull'ISDS (investor-tostate dispute settlement).
Si tratta di un sistema di regolamento dei conflitti tra
Stato e imprese che permette a queste ultime di
scavalcare
le
giurisdizioni
nazionali,
facendo
riferimento direttamente ai tribunali di arbitrato internazionali, spesso composti
da avvocati provenienti dalle imprese stesse.
La pericolosità di questo accordo per un settore fortemente legato ai diritti
essenziali degli individui non va sottovalutata:
•
•
Da un lato c'è l'Unione Europea, che ha fondato il proprio mercato comune
sulla buona qualità dell'agricoltura, anche nel settore bio, proteggendola
fino ad oggi.
Dall'altro la stessa Unione Europea che firma un Trattato che, abbattendo
le ultime barriere che dividono le due coste dell'Atlantico, consentirà a Usa
e Canada di importare i migliori prodotti dell'agricoltura europea,
esportando cibo di qualità inferiore e con più bassi livelli di sicurezza
alimentare.
A rischio sono la qualità dei prodotti e del modo di coltivazione, quindi la salute
umana e ambientale. Ma anche la credibilità del Made in Italy – anzi del Made in
Europe – e quindi il conto economico è nettamente in perdita per quanto riguarda
il settore cardine dell'agroalimentare.
(da Bio@gricoltura Notizie di AIAB - luglio 2015)
ASCANIO CELESTINI:
“L’ITALIA? STA MIGLIORANDO, MA NON SI DICE”
Incontriamo Ascanio Celestini alla Reggia di Colorno, poco prima che salga sul
palco per il suo spettacolo “Racconti d’estate. Fiabe per adulti che volevano essere
bambini cattivi”.
Siamo alla festa dei dieci anni di attività dei Comuni Virtuosi, una grande kermesse che
vuole celebrare un decennio di crescita e successo, ma soprattutto un modo di vedere la
vita slow, rilassato, riflessivo, consapevole. È il Festival della Lentezza.
«Per me la lentezza non è niente, se è decontestualizzata non esiste», ci dice Ascanio
parlando del senso di questo Festival. «Se sono in auto e rimango bloccato nel traffico
della tangenziale ho un problema e la lentezza diventa un tempo negativo in un luogo
pessimo». Non fa una piega! Ma cosa succederebbe se la mettessimo in contrapposizione
con la velocità, rispetto allo spazio?
«Io vengo da una zona di Roma vicino a Ciampino. L’aeroporto, un tempo poco utilizzato,
ha avuto un boom di traffico da quando hanno cominciato a viaggiare le compagnie low
cost. Io ho amici che spesso volano a Dublino o a Belfast nei weekend per passare delle
serate al pub: vanno dall’altra parte dell’Europa per fare le stesse cose che fanno qui e ci
mettono meno tempo a fare il tragitto Italia-Irlanda in aereo che quello per arrivare in
macchina a Ciampino da Marino o da Grottaferrata».
Così, siamo arrivati al punto in cui lo
spazio si è azzerato, una condizione in cui
dobbiamo aumentare sempre di più la
velocità per diminuire i tempi di
percorrenza. «In questa maniera però
bruciamo tutto quello che c’è in mezzo:
conoscenze, persone, relazioni. Rimane
solo un tempo che non vale niente. Ed è
in questo contesto che l’idea di lentezza
comincia ad assumere un valore».
La conversazione prosegue e finiamo a parlare dell’arte, dell’artista e della loro dignità.
«L’artista è un lavoratore», sostiene Ascanio. «Partiamo dal fatto che un pittore che
dipinge svolge un lavoro che non è differente da quello del muratore o del parrucchiere. Lo
dico non per sminuire l’attività dell’artista, ma proprio perché se non la consideriamo un
lavoro, non pensiamo che abbia una dignità». L’artista però fa qualcosa di diverso, perché
gestisce la sua opera: se costruisse una macchina, questa non dovrebbe per forza
camminare. Non gli è richiesta la certezza del risultato, non esiste un metro oggettivo per
misurare ciò che produce. «L’arte – prosegue Ascanio – ha questo compito: non deve dare
un messaggio politico, bensì scarnificare e raccontare l’estrema debolezza degli esseri
umani».
Attenzione però, perché quando si parla di impegno politico bisogna stare attenti:
«L’impegno politico è di una persona, ma io come artista non posso essere schierato
perché il mio lavoro è un altro, la condizione in cui devo operare è un’altra. Poi è chiaro
che il mio carattere e le mie idee finiscono per influire sulle scelte che faccio dal punto di
vista artistico». Anche perché, almeno per Ascanio Celestini, l’oggetto della narrazione non
è la condizione socio-economica della persona: «Per me non esiste un genere che
possiamo definire teatro sociale, civile, politico o impegnato. Questi termini si sono logorati
molto velocemente.
Io non parlo degli operai, degli immigrati, dei detenuti o di
chi vive un disagio psichico solo perché penso che sia giusto
farlo. Ne parlo perché credo che la loro condizione sia la
condizione di debolezza che meglio racconta l’essere
umano».
Immagine tratta da www.ascaniocelestini.it
Dal backstage chiamano Ascanio. Lo spettacolo inizierà fra poco, il pubblico sta per entrare
in sala e intorno a noi è tutto un via vai di persone. Abbiamo tempo per un ultimo scambio
di battute. Gli chiediamo se oggi vede dei mutamenti positivi nella gente, se c’è davvero
qualcosa che sta cambiando nella nostra società. «L’Italia è un paese che sta migliorando
tantissimo», ci dice con entusiasmo. «La retorica della crisi non funziona più. Il mercato
della mia borgata è un bellissimo momento di socialità: ogni tanto qualcuno si lamenta che
le cose vanno sempre peggio, ma non è così. Tu vedi una deriva? Può essere, ma questa
deriva sarebbe molto più grave se non ci fossero tante persone che lavorano per fermarla.
Detto questo, c’è una valanga di muffa da togliere, ma anche i nostri padri e i nostri nonni
si sono trovati in queste condizioni e ce l’hanno fatta».
«Io mi ribello contro la convinzione che siamo la prima generazione che si trova in
condizioni peggiori rispetto a quella che l’ha preceduta, perché credo questo sia solo un
mantra del neoliberismo che cerca di convincerci che dobbiamo a tutti i costi andare
avanti, dobbiamo crescere sempre, all’infinito. Adesso stiamo imboccando la via della
decrescita: facciamolo! Ci manca solo una cosa: dobbiamo capire che ciò che accade per
davvero non è quello che viene raccontato, ma è quello che succede a noi in prima
persona e a ciò che ci sta intorno». Come dire: la palla ce l’abbiamo noi e il cambiamento
dipende da quello che faremo, da quello che saremo e da nessun altro.
**guarda QUI il video dell’artista – da YouTube**
QUI il sito personale di Ascanio Celestini.
(da Italia che Cambia - luglio 2015)
PER FARE UN PIATTO, CI VUOLE UN SEME
Una canzone di Sergio Endrigo recitava: «per fare un albero ci vuole il
seme, per fare il seme ci vuole il frutto». Così si spiegava ai bambini che fra
il tavolo di legno e il seme piantato nella terra esisteva un legame… Ancora
più stretto, e più fondamentale, quel legame esiste fra l’ortaggio o il frutto o
il piatto di riso che abbiamo in tavola e il seme da cui è stato generato.
È vero: un consumatore consapevole deve assumersi mille
responsabilità prima di mangiare qualcosa. Badare a che il
proprio cibo sia prodotto nel rispetto dell’ambiente, del benessere animale, di
chi lo ha coltivato o allevato; che non abbia inquinato; che non abbia
consumato troppa acqua… Cogliere il legame con le sementi da cui arrivano
un pomodoro, un ciuffo di insalata, una zuppa di legumi è un passaggio
ulteriore, importante quanto gli altri.
Ecco perché Slow Food, nella sua biblioteca di Expo, ha incluso anche un piccolo libro
dedicato ai semi, l’elemento che sta alla base di tutto il nostro cibo. Affinché quando
facciamo la spesa o cuciniamo ci chiediamo anche chi ha prodotto, selezionato o acquistato
le sementi che sono servite per produrre la nostra verdura, ma anche il nostro pane e la
nostra pasta, e addirittura la nostra carne, visto che gli animali allevati si nutrono di
vegetali.
Fra i destinatari della guida Per fare un piatto ci vuole un seme ci sono anche gli orticoltori
in erba, ossia coloro che si dedicano con passione all’orto di casa, ma spesso non sanno da
dove vengono e come sono state scelte e prodotte le piante che coltivano, come orientarsi
nell’acquisto delle sementi o, ancora, come si fa ad averne di nuove di anno in anno senza
comprarle.
Attualmente, il 53% del mercato globale è detenuto dalle
prime tre aziende sementiere e le prime 10 ne detengono il
76%. Sono pertanto molto alte le probabilità che i semi che
stiamo utilizzando siano varietà commerciali prodotte
dall’industria, quelle che sulla bustina sono contrassegnati
dalle sigle F1 e F2. Eppure, scegliere sementi diverse, locali e
tradizionali è forse difficile, ma non impossibile: si possono
recuperare da un contadino, un vivaista, un istituto agrario o
un centro di ricerca oppure navigando nella rete, e cercando siti specializzati.
Tra i tanti vantaggi, i semi locali e tradizionali ti consentiranno di
autoprodurti la semente per l’anno successivo, se vorrai provare a
fare tutto da te, a partire dai frutti che le piante genereranno.
Anche se non saranno dei super-semi perfetti e, facilmente, su un
centinaio ne germinerà poco più della metà, su un piccolo orto val
la pena praticare questa strada, privilegiando la qualità – in termini
di gusto – e la varietà di quel che pianti rispetto alle garanzie di
uniformità e di resa ottimale delle sementi commerciali.
Per scaricare gratuitamente la guida “Per fare un piatto ci
vuole un seme” clicca QUI.
(da Slow Food Expo - luglio 2015)
Ciao Amici,
lo sapevate che - grazie alle ultime decisioni del Governo Renzi - tante
piattaforme petrolifere ti aspettano nei paesaggi marini più belli d'Italia?
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per invadere le nostre splendide coste, minacciandole di un disastro dal
quale non si tornerebbe più indietro. Questo è il futuro che vuole regalarci
il Governo con la sua vecchia, sporca e pericolosa politica fossile! E tu, che
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sfigurato per poche gocce di petrolio: quantità marginali per i consumi del
Paese, ma occasione di profitto per pochissime aziende.
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Grazie per quello che farai.
(da Greenpeace Italia - luglio 2015)
IL BIOLOGICO DIVENTERÀ MENO SICURO?
La domanda di prodotti biologici continua a crescere a ritmo impetuoso. La riforma
del biologico europeo nel frattempo sembra ad una svolta e presenta dei rischi
all'orizzonte. C'è bisogno di un ultimo sforzo da parte di tutte le organizzazioni.
Ne abbiamo parlato con il presidente di Federbio
L'agricoltura biologica ha davvero il potenziale per
trainare il Paese fuori dalla crisi, il mercato è maturo, la
domanda cresce impetuosa, e il fatturato nel 2014 ha
superato la quota dei 3,5 miliardi di euro, mentre
all'orizzonte si profila una riforma europea che potrebbe
rivoluzionare il funzionamento dei controlli e della
certificazione.
Ne abbiamo parlato con Paolo Carnemolla, presidente di
Federbio, cercando di capire cosa dobbiamo aspettarci, e
qual è lo stadio di avanzamento dei lavori in corso.
“Purtroppo abbiamo perso ormai più di un anno e mezzo a discutere di una proposta di
riforma sbagliata, messa di fretta sul tavolo da una Commissione ormai in scadenza a
marzo 2014. E anche il semestre di presidenza di turno italiano è servito a poco” ha
spiegato Carnemolla. Risulta cioè chiaro che nessuna riforma è possibile senza un
consenso ampio sia da parte delle organizzazioni del biologico europeo che dei Paesi che in
UE contano davvero, Germania in primis. “Solo a metà giugno, allo scadere della
presidenza di turno lituana” continua il presidente della federazione italiana “si è
finalmente trovato un accordo che ha consentito di aprire un negoziato utile per una
riforma che non sia uno stravolgimento dell’impianto normativo attuale, ma un’utile
revisione su alcuni punti critici, in particolare il sistema di certificazione e le importazioni”.
Il rischio, secondo gli esperti, è che la contemporanea introduzione della certificazione di
gruppo, i cui parametri e procedure appaiono ancora assai incerti e critici, e l’ipotesi di
eliminare l’obbligo della visita annuale obbligatoria per tutti gli operatori, comportino una
complessiva riduzione delle garanzie e uno scadimento dell’immagine e dell’integrità su
aspetti fino a ora peculiari del sistema di certificazione dei prodotti biologici. Desta
preoccupazione anche l'eventuale cancellazione delle soglie su eventuali residui chimici del
prodotto bio, comprese nella legislazione italiana ma non in quella degli altri paesi. In un
Regolamento che è legge per tutti i paesi membri secondo Vincenzo Vizioli, presidente di
Aiab, avere regole diverse come, nel caso specifico, la presenza o meno di soglia, suona
come uno svilimento del Regolamento stesso.
“Per chi sceglie i prodotti bio, il cibo oltre che buono deve essere anche rispettoso
dell'ambiente e della salute dei consumatori” ha spiegato Vizioli. “A questo punto diventa
necessaria una revisione del sistema di controllo basata sulla valutazione del rischio. Le
contaminazioni accidentali che comportano il declassamento del prodotto coltivato in bio
dovrebbero prevedere il risarcimento dell'agricoltore danneggiato".
Anche sulle regole per le importazioni si gioca una battaglia fondamentale, a tutela sia
degli operatori che dei consumatori europei. "Ci auguriamo che su questi aspetti il governo
italiano e le organizzazioni di settore rimangano compatte e determinate nel volere una
normativa migliore di quella attuale" chiosa il presidente di Federbio. "In un momento in
cui il mercato sta crescendo a ritmi vertiginosi non potremmo certo permettercelo".
(da Terra Nuova - luglio 2015)
IN FRANCIA L'INQUINAMENTO ATMOSFERICO COSTA 100
MILIARDI EURO L'ANNO. IN ITALIA CIFRE ANALOGHE
L'inquinamento atmosferico provoca ogni
anno in Francia 42mila morti e ha un
costo economico di circa 100 miliardi di
euro, pari a una somma compresa fra
1.100 e 1.600 euro pro capite.
È quanto sostiene un rapporto di una
commissione
d'inchiesta
del
Senato
francese, presieduta da Jean-François
Husson e che ha come relatrice
l'ambientalista Leila Aïchi.
La fetta maggiore della spesa è rappresentata dai costi per il sistema sanitario - assistenza
per malattie respiratorie causate dalle polveri sottili, come l'asma e alcune forme tumorali
- che oscilla tra i 68 e i 97 miliardi di euro all'anno, in cui rientrano anche i 650mila giorni
di malattia prescritti ogni anno. Ci sono poi 4,3 miliardi legati alla perdita di biodiversità e
alla manutenzione degli edifici danneggiati dall'inquinamento.
Il rapporto del Senato prevede una serie di misure fiscali mirate a controbilanciare questi
costi e a scoraggiare l'uso delle fonti di inquinamento più dannose, come per esempio una
tassa sulle emissioni di ossido d'azoto o di polveri sottili. Sul fronte sanitario, propone
invece un migliore monitoraggio delle patologie in particolare su alcune malattie
professionali specifiche del settore agricolo.
In Italia le cifre sono lievemente più basse ma in linea con quelle d'oltralpe. Secondo un
report dell'Organizzazione mondiale della Sanità in collaborazione con l'Organizzazione per
la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), pubblicato lo scorso aprile,
l'inquinamento atmosferico causa da noi più di 32mila morti premature all'anno e danni
per circa 88,5 miliardi di euro. Si tratta di quasi 5 punti di PIL.
A livello europeo il rapporto stima che i costi sanitari complessivi dell'inquinamento
atmosferico nei 53 paesi presi in considerazione (ai valori registrati al 2010) ammontino a
circa 1.600 miliardi di dollari e causino circa 600 mila morti premature all'anno. In 10 tra i
53 Paesi considerati, i costi valgono oltre il 20% del PIL: le situazioni peggiori sono
soprattutto nelle nazioni a basso reddito dell'Est-Europa, come la Bulgaria dove i danni
arrivano al 29% del PIL. In rapporto al PIL, il Paese con meno danni da inquinamento
atmosferico è la Norvegia (0,3%), seguita dalla Svezia (0,9%) e dalla Finlandia con lo
0,7%.
(da Eco dalle Città - luglio 2015)
COME LA CURCUMA RIESCE A RIPARARE
IL CERVELLO DANNEGGIATO
La curcuma è una delle spezie curative più versatili
del mondo. Ora l'attenzione della scienza va ad
un'ulteriore possibile proprietà benefica della curcuma:
migliorare la capacità del cervello di autoguarirsi.
Ancora una volta è merito della curcumina, un sostanza presente nella curcuma che
sarebbe in grado di incoraggiare l'attività delle cellule nervose nella riparazione del
cervello. Non soltanto la curcumina, ma anche altre sostanze presenti nella curcuma,
come ar-turmerone, curlone e β-turmerone, sarebbero in grado di abbassare il rischio di
ictus. In particolare, secondo gli studi dedicati alla curcuma, la curcumina ed altri
composti presenti in questa spezia sarebbero in grado di prevenire lesioni ed altri
danni alle arterie cerebrali, ripristinare la produzione di energia da parte delle cellule,
mantenere corretti i livelli di enzimi antiossidanti protettivi del cervello e ripararci dai danni
cerebrali causati da radicali liberi e infiammazione.
Al momento i ricercatori hanno testato in laboratorio la curcumina per valutare i suoi
benefici rispetto ai danni al cervello, incluso l'ictus. La speranza è che via via la scienza
possa approfondire i benefici della curcuma e dei suoi composti direttamente sull'uomo,
con riferimento ai suoi effetti sul nostro cervello. Le proprietà della curcuma come rimedio
in grado di migliorare il potere del cervello di autoripararsi sono state evidenziate da una
ricerca pubblicata di recente sulla rivista scientifica Stem Cell Research and Therapy.
Lo studio porta il titolo di "Aromatic-turmerone induces neural stem cell proliferation in
vitro and in vivo". In questo studio i ricercatori dell'Institute of Neuroscience and
Medicine di Julich, in Germania, si sono concentrati sull'ar-turmerone (aromaticturmerone). Su modello animale, la somministrazione di ar-turmerone ha portato ad un
aumento dell'80% della capacità del cervello di autoripararsi.
Secondo quanto dichiarato dagli esperti, si tratta di un importante passo avanti per
quanto riguarda la medicina rigenerativa e l'identificazione di sostanze che possano
promuovere la differenziazione delle cellule staminali in neuroni. I ricercatori sperano in
questo modo di trovare soluzioni per migliorare la qualità della vita dei milioni di persone
che soffrono di malattie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, sclerosi laterale
amiotrofica e non solo. Al di là di questo studio, la curcuma è considerata un vero e
proprio elisir di lunga vita, con conferme sempre più frequenti ed importanti da parte
della scienza. La curcumina, infatti, è un potente antinfiammatorio che è stato associato
con la possibilità di prevenire il diabete e l'artrite. Ci attendiamo in ogni caso ulteriori
ricerche per approfondire gli effetti benefici della curcuma sull'uomo e sul nostro cervello.
(da Greenme.it - luglio 2015)
… troppo caldo… è meglio rilassarci un po’…
• Le pressioni delle lobby per il TTIP
• Le varianti verdi del Veneto, una rivoluzione a metà
• Le Province in dissesto per colpa dello Stato

da Altreconomia – luglio 2015
• Un intero viale alberato è in pericolo a Brusegana!
• Le conseguenze dell’austerità

da Internazionale – luglio 2015
• Infrastrutture Venete: accordo Veneto-Trento su Valdastico
Nord

da FILT CGIL Regionale Veneto – luglio 2015
• Negli ulivi abbattuti ad Oria non c'era Xylella

da Bio@gricoltura Notizie di AIAB – luglio 2015
• Il lato oscuro della soia

da Disinformazione.it – luglio 2015
• Luoghi di Sosta Pedonale: riprendiamoci la socialità urbana!

da Italia che Cambia – luglio 2015
• GB, finanziaria di regime

da altrenotizie.org – luglio 2015
• Il filo spezzato dell'Europa

da Eddyburg.it – luglio 2015
siete al mare?
oppure in montagna?
o siete costretti a casa?
A
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