Pdf Opera - Penne Matte

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Pdf Opera - Penne Matte
RUBAMI L’ANIMA
di Antonio Fanelli
Proprietà letteraria riservata
© 2013 Antonio Fanelli
Immagine di copertina
Jessica Alteri
Prima edizione
Novembre 2013
I personaggi e i fatti descritti nel racconto sono frutto dell'immaginazione
dell'autore. Qualsiasi riferimento ad avvenimenti e a persone reali è puramente
casuale.
Questa copia è protetta dalla Legge sul diritto d'autore; è vietata ogni
riproduzione, anche parziale, non autorizzata.
Presentazione
“Rubami l’anima” è il primo racconto di #Cyberbully, una collana di racconti per
adolescenti sul tema del bullismo cibernetico e, più in generale, sui rischi e i pericoli
di internet in cui i giovani (e non solo) possono imbattersi.
Il tema trattato in questo racconto riguarda il furto di identità. Il giovane
protagonista, Marco, si imbatte su Facebook in una bella ragazza polacca di nome
Yulia, e tra loro nasce subito un’amicizia virtuale. Ma qualcosa va storto e Marco si
trova a dover fare i conti con un nemico insospettabile.
Rubami l’anima
Marco ormai ci aveva preso gusto. Anche le ragazze stavano dalla sua parte. C'era
quel tipo lì, un certo Sabu, che con quell'aria da sotuttoio annoiava il gruppo con
paranoie su come proteggersi dagli attacchi informatici.
– Ma quali hacker, – scrisse nel commento al post del tipo, – secondo te quelli
perdono tempo con le nostre password? A loro interessano le carte di credito, caro
mio. E qui soldi non ce ne sono… quindi non ci stressare con queste menate, dai!
Rimase a fissare il suo commento per qualche minuto, compiaciuto per quella
risposta azzeccata, e ancor di più per la serie di like che aveva scatenato: Alessia,
Manu, Lisa, Dani, erano tutte con lui, e a quel tipo non restava che andare a fare il
professorino da qualche altra parte.
L'icona dei messaggi si illuminò: una certa Yulia voleva chattare, gli aveva anche
chiesto l'amicizia.
– Bravo Marco, hai proprio ragione, – gli aveva scritto nel messaggio, – che noia
quel Sabu, sempre a darci lezioni, ma chi si crede di essere?
Marco accettò l'amicizia della ragazza e si mise volentieri a chattare, pronto a
sfruttare quel momento di notorietà per far colpo su di lei. Mentre scriveva dette
un'occhiata alle foto. Yulia Olejnick, di origini polacche, era davvero uno schianto,
sembrava un fotomodella, anzi era una fotomodella che viveva a Roma. E ora stava
chattando proprio con lui. Da non crederci.
Quel pomeriggio Marco non avrebbe più studiato. Yulia era fantastica. Chattare
con lei era diverso, si poteva parlare di tutto, senza falsi moralismi; le aveva anche
proposto di vedersi in webcam, e Yulia aveva subito accettato, al contrario delle
altre che se la tiravano troppo ed erano sempre sospettose. Che poi lui non usava
mica la cam per fare certe porcherie.
Quando il video si avviò Marco rimase a bocca aperta. Di persona quella ragazza
era ancora più bella.
– Non posso crederci, – le disse, – una ragazza come te che perde tempo con uno
come me… ci deve essere qualcosa sotto. Ma chi sei in realtà?
Yulia rise. Aveva un sorriso radioso, c’era da perdersi tra quelle labbra.
– E chi potrei essere… mmm… vediamo… e se fossi il diavolo?
– Allora ti direi di rubarmi l’anima.
– Attento, potrei farlo per davvero.
– Dove devo firmare?
Yulia rise di nuovo.
– Sei comico, sai? Mi ricordi Claudio Bisio.
– Ah, ti faccio questo effetto? – disse Marco con poco entusiasmo.
– Ma guarda che è un complimento, io lo adoro Bisio, mi fa divertire così tanto. Se
anche tu vuoi rubare la mia anima non devi far altro che farmi ridere – gli disse con
espressione ammaliante.
Marco abbassò timido lo sguardo.
– E invece secondo te io a chi assomiglio? – gli chiese poi a bruciapelo.
Marco ci pensò un attimo.
– Se fossi un'auto saresti una Ferrari – le disse deciso, sperando di sortire l’effetto
desiderato.
Yulia scoppiò in una fragorosa risata e Marco tirò un sospiro di sollievo. Da quel
momento non si fermò più, non ebbe più esitazioni, ormai era un vulcano di battute
irresistibili. Era così felice, una sensazione mai provata prima. Quel pomeriggio
aveva preso la giusta direzione; poco importava che dopo cena avrebbe dovuto
rimettersi a studiare per recuperare il tempo perso.
***
La sveglia suonò alle sei in punto. Marco allungò il braccio sul comodino per
spegnere quel dannato aggeggio prima che svegliasse tutti. Dopo lunghi e
interminabili secondi finalmente ci riuscì, e poté sprofondare di nuovo la testa nel
cuscino. Solo due minuti, pensò.
Si risvegliò dopo un po’ di tempo e con affanno afferrò l’orologio. Caspita, pensò,
era troppo tardi, non ce l'avrebbe più fatta a ripetere storia. Si sedette sul letto e,
ancora frastornato, accese il tablet. Si collegò a Facebook nella speranza che Yulia gli
avesse scritto ancora, ma rimase deluso nel constatare che non era arrivato alcun
messaggio. Nel frattempo era giunta la notifica di una nuova email. Era di Yulia: "C'è
una cartolina per te". D'un tratto quel torpore da dormiveglia svanì. Preso dalla
smania di aprire la cartolina, cliccò senza indugio sul link all’interno dell’email; si aprì
la posta di Gmail che gli chiedeva l'autenticazione. Abituato a ricevere le email in
automatico ebbe un attimo di smarrimento davanti alla richiesta di login, ma per
fortuna aveva anche la consuetudine di utilizzare la stessa password per ogni sito a
cui si registrava, così non ebbe difficoltà ad accedere.
La cartolina era un'esplosione di cuoricini, bacetti e stelline. In effetti un po'
troppo romantica per i suoi gusti, ma il messaggio in essa contenuta era intrigante:
~
Ciao bellissimo ragazzo,
sono le tre di notte e non riesco a dormire. Non so perché ma ti penso di continuo ;)
Domani appena esci da scuola collegati su facebook… ci sarà una sorpresa per te.
Fai bei sogni caro,
Yulia.
PS: ho deciso di rubarti l’anima :)
~
Marco era in estasi. Lesse e rilesse quel messaggio così tante volte che arrivarono
le sette e neanche se ne accorse. La madre bussò alla porta della camera per
chiedergli se fosse sveglio. Lui saltò giù dal letto in preda a una sensazione di gioia
immensa mai provata prima. Si guardò allo specchio e si sentì un figo, nonostante i
capelli arruffati e gli occhi gonfi dal sonno. Sorrise e fece qualche smorfia, cercando
di individuare il profilo migliore da mostrare in video.
– Ciao, bellissimo ragazzo – disse strizzando l’occhio alla sua immagine riflessa.
Ma che gli faccio io alle donne? pensò.
Andò a far colazione tutto allegro e baldanzoso. Quello sì che era davvero un
buon inizio di giornata.
***
Al termine delle lezioni Marco era impaziente. Accese il cellulare e si collegò a
internet mentre aspettava il padre all’uscita della scuola. Poco importava che
avrebbe speso una fortuna per la connessione dati, voleva almeno avvisare Yulia di
pazientare ancora un po’. Ma proprio quel giorno Facebook non ne voleva sapere di
funzionare. "Combinazione e-mail/password errata" veniva scritto ogni volta che
tentava di accedere. Provò a scaricare la posta di Gmail, ma anche lì c'era un
problema di connessione al server. Si innervosì e così lasciò perdere, forse era la
rete del cellulare che non andava, avrebbe riprovato più tardi.
Arrivato a casa salutò appena la madre e si chiuse in camera sua. Lanciò lo zaino
sul letto e afferrò con trepidazione il tablet. Provò ad accenderlo, ma la batteria era
scarica. Imponendosi di mantenere la calma, si sedette alla scrivania e accese il
computer.
– Dai bello, dai – disse tamburellando impaziente le dita sulla tastiera. Non che si
aspettasse nulla di particolare, non voleva illudersi, ma comunque si trattava pur
sempre di una bella ragazza che lo stava aspettando in chat. E lui odiava far
aspettare le ragazze.
Quando finalmente riuscì a collegarsi a internet, digitò con cura la password di
Facebook, ma il messaggio era sempre lo stesso di prima: "Combinazione email/password errata".
– Ma che diamine… – esclamò confuso.
Cliccò su "Hai dimenticato la password?" e inserì l'indirizzo email per avviare la
procedura di reset. Aprì una nuova scheda del browser e si collegò a Gmail; inserì le
credenziali di accesso, ma al posto delle email gli apparve un messaggio inquietante:
"La password o il nome utente specificato non è corretto".
– Ma come è possibile? Che diavolo sta succedendo?
Riprovò più volte, digitando i tasti con estrema cura e assicurandosi di non avere il
blocco delle maiuscole attivo. Niente. Sudando freddo cliccò su "Non riesci ad
accedere al tuo account?". Alla domanda che gli apparve dopo non sapeva come
rispondere: "Hai problemi di accesso? - 1. Non so la mia password - 2. Non so il mio
nome utente - 3. Ho altri problemi di accesso".
Scelse la prima opzione. Google lo sollecitava a inserire l'indirizzo email da cui non
riusciva più ad accedere, poi gli chiese di inserire l'ultima password che ricordava e
infine di fornire un indirizzo email alternativo dove poter essere contattato per
impostare una nuova password. Come un automa, senza riuscire più a pensare con
lucidità, Marco inserì l'indirizzo di Hotmail, e a quel punto Google gli chiese di
inserire le date di ultimo accesso e di creazione dell'account.
– Maledizione! – E chi se lo ricordava quando aveva creato l'account? Si passò le
mani tra i capelli, in preda alla disperazione.
– Calma e riflettiamo... che cosa può essere successo? – Possibile che avesse un
vuoto di memoria e si ricordasse una password sbagliata? Ma no, impossibile, era da
sempre la stessa: G1mm3F1v3, una password a prova di hacker.
Provò a collegarsi a Hotmail. Anche lì ottenne lo stesso risultato: "La password
non è corretta. Verifica che stai usando la password del tuo account Microsoft."
– Oddio no, mi sembra di impazzire – urlò battendo il pugno sulla scrivania.
– Marco, tutto bene? – gli chiese la madre dalla cucina.
– Sì, non è niente ma' – si affrettò a rispondere.
Ormai era evidente che c'era qualcosa che non andava.
Il cellulare squillò. Era il suo amico Antonio, strano che lo chiamasse a quell’ora.
– Dimmi Antò.
– Marco, ma sei impazzito?
– In che senso, scusa?
– Ti sei messo a pubblicare tutte quelle foto su Facebook?
– Quali foto? – chiese allarmato.
– Quelle con Martina...
– Oh mio Dio! No, non sono io Antò, c'è qualcuno che si è impossessato del mio
account.
Una notifica segnalava una chiamata in arrivo da parte di Martina.
– Ehi scusami, ci sentiamo dopo, c'è un’altra chiamata, devo chiudere, ciao...
Pronto Martina?
– Sei uno schifoso!
– No, ti prego ascolta... C'è un hacker che si è impossessato del mio account di
Facebook e non riesco più ad accedere...
– Mi stai mettendo in imbarazzo con tutti. Ti odio!
– Martina ascolta... – la implorò, ma lei ormai aveva riattaccato. Provò a
richiamarla, ma non rispose.
– Maledizione! – esclamò scaraventando il cellulare sul letto.
Pensò a Yulia che lo stava aspettando in chat con una sorpresa che probabilmente
ora si stava godendo qualcun altro al posto suo. Poteva essere pericoloso, doveva
avvisarla in qualche maniera.
Si collegò a Facebook registrandosi con un altro nome e constatò amareggiato che
tutti i suoi vecchi post erano ormai diventati pubblici, anche i messaggi privati.
L'hacker si era impossessato del suo account e si stava divertendo a seminare
zizzania tra i suoi contatti. Seicentoquindici amici che ora gli si rivoltavano contro
con insulti, minacce, sberleffi, parolacce. Una tristezza infinita.
Il cellulare prese a segnalare l'arrivo di un sms dietro l'altro. A ogni notifica Marco
sussultava. Il numero dei contatti che gli toglievano l’amicizia su Facebook era
proporzionale a quello degli sms che riceveva; non ebbe neanche il coraggio di
leggerli.
Chi aveva potuto fargli una cosa simile? L’ex ragazzo di Martina? Quell’invidioso
del compagno di classe? La tipa che gli andava dietro e che lui snobbava? Quel Sabu
che aveva affrontato in pubblico? Già, quel Sabu... D'istinto si collegò al gruppo su
Facebook e vide che Sabu aveva risposto al suo ultimo commento del giorno prima:
"Caro Marco, certo i soldi fanno gola. Se te li rubano ci rimani male, molto male. Ma
i soldi tutto sommato sono beni materiali, prova invece a immaginare che cosa
accadrebbe se ti rubassero l'identità. Anni di vita per costruire una rete di relazioni
sociali e pochi minuti per distruggerla. Credimi, ci rimarresti molto peggio, sarebbe
come se ti rubassero l’anima."
Marco abbassò lo sguardo, frustrato. Non sapeva che fare, da dove cominciare.
Poteva chiedere il blocco dell’account, dirlo ai suoi genitori, contattare le persone
più care per metterle in guardia, ma ormai la gogna era diventata virale e non
poteva essere più fermata. Quelle erano foto sue, parole sue, pensieri suoi; per
quanto manipolati ad arte da qualcuno, non avrebbe mai potuto negarne l’evidenza.
Per combattere ci vuole un nemico, e il suo aveva assunto le sembianze di sé stesso.
Il diavolo si nasconde nei dettagli, chissà perché gli era venuto d’un tratto quel
pensiero. Rialzò piano la testa e rilesse con attenzione il messaggio di Sabu. Sarebbe
come se ti rubassero l’anima…
Qualcuno aveva anche messo un “Mi piace”.
Il diavolo si nasconde nei dettagli…
Spostò il cursore del mouse sopra l’icona del like: “A Yulia Olejnick piace questo
elemento”.
To be continued…
Nota dell’autore
"Il furto dell’identità o l’uso improprio di una identità è un crimine che potrebbe
causare serie conseguenze sia di carattere emotivo che finanziario. Risulta
prioritario tutelare nel migliore dei modi le proprie informazioni personali ed agire
immediatamente nel caso si diventi vittima di un furto d’identità per minimizzare i
danni." (Ministero della Difesa)
In “Rubami l'anima” vorrei porre l'attenzione su uno dei pericoli di internet più
diffusi: il furto di identità. Nel racconto, l'anima è intesa come metafora dell'identità
virtuale di un individuo. Marco, come molti di noi, ha un'intensa attività sociale su
internet, fatta di seicentoquindici contatti su Facebook, partecipazione a gruppi di
discussione pubblici, scambio di messaggi privati, videochat, condivisione file (in
questo caso foto intime della sua ex ragazza Martina). Marco però ignora i rischi che
corre e usa il web con troppa disinvoltura. Trova comodo utilizzare la stessa
password per tutti i suoi account internet, accetta con facilità le richieste di chat da
parte di persone che non conosce (soprattutto se si tratta di ragazze carine),
conserva materiale riservato in spazi che ritiene privati. Tutto va bene finché
qualcuno non gli ruba la password. Una password a prova di hacker, lui pensa, ma a
ben poco servono le password di una certa complessità se poi non si pone la
massima attenzione agli attacchi di phishing. Marco infatti non si accorge che in
realtà la cartolina elettronica che gli manda Yulia è un'email di phishing e, nel
momento in cui, tutto eccitato, inserisce username e password su quella che lui
pensa sia la pagina di Gmail (se avesse guardato l'indirizzo nella barra del browser si
sarebbe accorto di trovarsi su un altro server), la password finisce inesorabilmente
nelle mani di Yulia. Da quel momento Marco perde il controllo della sua identità
virtuale, ormai gli è stata rubata, e lui non può far altro che assistere impotente ai
danni che il Marco virtuale fa sul Marco reale (Per combattere ci vuole un nemico, e
il suo aveva assunto le sembianze di sé stesso). Martina, ad esempio, non gli dà
neanche la possibilità di discolparsi. Per lei Marco è uno "schifoso" e non c'è storia
che tenga. Con lui ha chiuso.
In realtà il furto di identità è un problema molto più ampio, che verrà ripreso
spesso nei prossimi racconti, ma spero che già dalle disavventure del povero Marco
il lettore abbia colto qualche spunto di riflessione.