Scarica la raccolta di poesie - ilNichilista
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www.ilnichilista.wordpress.com Fabio Chiusi PIANO INCLINATO A mio padre. Non porterà nemmeno La lanterna. Là Il buio è così buio Che non c’è oscurità. - Giorgio Caproni, La lanterna 1 www.ilnichilista.wordpress.com Quando il miele colerà dalle vene noi saremo rapaci nel becco intenti a portare la tua dolcezza. Ronzeremo nella notte per segnalarci l'un l'altro l'arrivo, il verso sarà il condotto scuro dove ci siamo perduti – in esso ci ritroveremo, “con le mani giunte”, “con la mente impegnata a violare cose”, “con tutte le frasi su cui abbiamo sbagliato”. Perché io ti cerco dove sembrano svanire le consuetudini, io nego la tua morte (perché io cerco un antidoto, una salvezza) (mai negare ad un uomo la salvezza) – perché io possa più agilmente distinguerti da ciò che scompare ritorno al nostro ululato (il nostro verso) (ricordi?) - rimetto nelle sue mani l'incontro, l'esito e la destinazione: come lupi affamati (“ancora ti bramo, ancora di te sono affamato”) abbracciano la preda, a caccia di risposte. 2 www.ilnichilista.wordpress.com Tre fili ingannano la morte (non sono tre dee, non si tagliano per morire, non abbiamo la stessa separazione) (noi possiamo toccarlo, questa morte possiamo volere) (mai del tutto): ho visto come li guardi, ho visto come ci guardano – sono tutto quanto abbiamo – tutta la nostra vitalità. Ed eccoti sopra la sedia del cielo, il trono del mondo, le macerie e la nascita di ogni cosa. Tocca a ciascuno di noi infilarsi tra le braccia quel cavo ed attendere, scalare l'universo fino a quella sedia, scavare dentro il dolore per riemergere avvolto a tre fili che spostano l'ago tre fili che attendono il destino e i tuoi occhi (no, questo non ti rende grazia) (non è per la grazia) (questo senso eterno, questa peculiarità) – come vorticano e insieme si oscurano - è tutto incomprensibile (resisti) (“ho voglia di alzarmi”, “sono pur sempre vivo, ho diritto ad alzarmi”) (“non voglio privarti di me”)? 3 www.ilnichilista.wordpress.com Potesse nutrirmi lo spavento, dicevi, un filo di voce mi avrebbe portato alle pendici del monte Olimpo – non sapevi dire “Olimpo”, era tutto per te una dannazione. Potessi viaggiare finché ogni cosa si arrampica alle pendici fallendo, sceglierei il luogo dove io e il tormento troviamo casa: la misericordia che hai lasciato in cima – tutto pur di averti qui. Perché s'inventa per questi giorni un'attesa (“non smettere”, “non sperare”, “chiamami”, “ti rispondo”), perché si vibra con questa parola – speranza – fosse l'amo delle nostre condanne per sempre lasciato ai tuoi piedi a dibattersi. 4 www.ilnichilista.wordpress.com Prevale l'istinto, il mormorarsi terribile (“ce la faremo, ce la faremo”) non ti contempla, non si sottrae incognita a incognita (non verremo come piani inclinati a scendere il suolo, scovare il segreto). Tu segretario del tempo, domestico della pazzia annota la data di oggi – venti maggio duemilanove (spegni nel frattempo la sigaretta) (ricordati di omaggiare il caduto, di avere nel pericolo una fuga infinita) (ricorda ricorda ricorda) – tu che fragile dei malanni (ora, si scriva, sul braccio, pietà) accedi al mio futuro remoto, alle mie coniugazioni dimmi, in un sussurro, il risultato. Annoto il pericolo (“scampato”), e delle tue parole è un mostro che si avvera (“ce la faremo, ce la faremo”). Di queste frasi è fatto un decesso: “sono guarito”, “riempio di faglie il mio stomaco”, “ho pena di me”. Poi tutto è rimorso, e sale la china. 5 www.ilnichilista.wordpress.com Ad esempio questa ribellione, questa urgenza: “cambiare le cose”, “mostrarti sempre disincantato”, “essere il primo contro il muro” - che significa? Se io lo volessi saresti forse salvato (perché di questo si tratta) (vincere la morte)? Raccogliere ombre, vendicare tutto lo sforzo compiuto per raccogliere il male, gettarlo oltre la tua spada trafitta, scagliarmi contro il guerriero che ha vinto il duello perché aveva nel folto nascosto un complice? Non sono sicuro sarebbe servito a una spada più nuova, una spada più intatta – sempre impugno e solamente il mio pensiero e non basta, tu continui a morire. 6 www.ilnichilista.wordpress.com Ci hanno imprigionato (era la tua vicenda) (potevamo forse noi muoverla?) in mesi scritti d'appendice, da non vivere davvero – per questo ordine di fuoco (“spara nel mucchio”, “colpisci questo avambraccio”, “in alto le mani”) “consegnati al nemico” - non potevamo che batterci e per una morte annunciata. Ma da questa prigione hai colto di me che soltanto impugnando il tuo amore avresti perduto ogni cosa – e terribile è notare quanto precoce fu la tua analisi, quanto esatta la descrizione di ciò che avrei scritto. 7 www.ilnichilista.wordpress.com È sempre un usciere la buona novella - dovrei avvicinarlo al buio, come si avvicina un gatto, lentamente farmi invisibile e costringerlo a dire, spogliarsi del peso, incitare alla confessione: “io, oggi ventuno di maggio (sarebbe la confessione un giorno qualunque, sempre un giorno qualunque) riduco me stesso a parola, voglio svelarne il destino” - condurlo alla resa. La lotta di chi impara (forzatamente) l'accettazione, o la lotta (“sono incredulo”, “ho la tua fede”, “non mi conosco”) di chi la rinnega, o ancora l'imbarazzo di trovarsi nel culmine delle parole con un solo disarmato silenzio. 8 www.ilnichilista.wordpress.com E sempre alla guerra (il tuo gesto preferito la fuga cui non sapevi distrarti) sempre quel morso vivo d'incomprensione: ma che un giorno capissi non che di guerra si può morire, che è delle nostre ultime voci che risuona il tempo, delle nostre più fragili menzogne dei nostri amori irrisolti – di questo scrivono gli dèi quando perdono le tracce e nell'ultimo atto un giudizio recuperano sulla nostra eternità. Ho pensato (e congiungo le mani) (e mi sento imprudente) (e affronto la colpa e il perdono) che sei vecchio per questo mondo e giovane per il prossimo – che ti hanno scelto da un luogo di purezza per mischiarti all'errore e che io, misero cronista della tua e di ogni caduta io non ho diritto a sorgere (“saranno altre le cadute”, “sarò io a reggerti”, “io il tuo suolo, la tua terraferma”) dalle ceneri. 9 www.ilnichilista.wordpress.com Servirti sarà infinito (avrà forse il tempo di una carezza?) (avremo di che ridere?), ma come infinito è il piacere - per un attimo appena e poi te ne andrai. È deciso come congiungersi alla cerimonia, violare il codice allo specchio, “ho strappato il tuo abito”, “ho veduto sopra le scarpe una macchia”, “voglio inabissarmi nel tuo corpo” - giungere alla meta con un compito inseparabile dal raggiungerti (io non ti temo) (io ti sono fedele). Questa generazione la vivremo insieme, come un colpo che trapassa due cuori, come un monte che scala due cieli. 10 www.ilnichilista.wordpress.com La percezione infinita delle tue gambe che si affannano mentre lo specchio rimanda la debolezza di chi ha perduto del sangue ed ancora – con un colpo di azzardo – prova una certezza (“ti avrò con me”) (“ancora mie saranno queste gambe”) (“questa fatica”). Venisse nel malanno una conoscenza ulteriore, una resistenza che spezza - non di questa debolezza, di questo pallore fosse attraversato il mondo ora che scavalchiamo il sole e la terra e in un balzo vediamo ciò che rimane - “sarei perseguitato dal tuo fallimento”, “ora il mio destino si lega al tuo, non per amore, non per saggezza ma perché sia innocente (o ti lasci in essa sospeso) (o ti semplicemente ricordi del tempo innocente) (averne testimonianza) questo ultimo nostro traguardo”. 11 www.ilnichilista.wordpress.com Le semplicità infinite come il braccio che ti sorregge (semplicità?) (non si trattava di una prova ulteriore) (di un'esattezza?): semplice perché ancora afferra – la scalinata, il portavivande, il poggiolo – una memoria del mondo che hai avuto e prosegue. Ma ecco, di nuovo improvvisamente non è semplice: il braccio è memoria, le scale memoria, le pere (“gialle”, “mature”, “williams”) memoria – verranno tutte nel giorno della prova ulteriore, dell'esattezza – il tuo ultimo indizio, la stoffa con cui tessere nel petto un diamante di te? Per questo e per ogni altro tempo osservo il tuo braccio afferrarmi – così, semplicemente. 12 www.ilnichilista.wordpress.com Da quando ho speso le ultime monete per assaggiare la neve ho saputo la forma del ghiaccio – forma che in te ho imparato a conoscere e negare (perché sempre di questa fantasia abbiamo sofferto) (sempre delle tue negazioni) (sempre del tuo lento discioglierti). Era per questo tremendo sulla lingua, “due anni ancora”, “due anni soltanto”, “non vedremo dei fiocchi una fine” - saperti una destinazione impossibile per la mia struttura, fiocco io stesso, fragile io stesso e nella fragilità estrema un'ultima condanna: osservare l'inverno (“ma sempre e comunque due anni sarebbero i giorni della mia perfezione”) (“i giorni di ciò che al sole rimane”) e con l'inverno finire. 13 www.ilnichilista.wordpress.com Ciò che hai desiderato non conta – sono braci per un calderone in cui vedo la morte (e in essa l'amore) (e dopo l'amore nulla). È stato in questi mesi il mio tornare a te una cerimonia sacra, con le formule assurde della salvezza (“prometto”) (“giuro”) vedere l'aprirsi di un mistero, testimoniare il miracolo – osservarne ogni giorno il ripetersi. E se in te ho sperato, se in te ho promesso è perché credo a questi miei occhi (sono a volte come i tuoi, cangianti), credo siano un impasto della salvezza e del fuoco i tuoi desideri impigliati nei miei, la nostra memoria oltre il fumo che emana (“ed è questo, in sostanza, un miracolo”) intatta. 14 www.ilnichilista.wordpress.com Con un vago pallore (bianco è il colore della resa) (bianco è il tuo ventre che cerca ristoro) (bianco è tutto il futuro) ti abbandona – e non è sguardo per il tuo corpo, “sarà una vita indegna della vita”. Verremo noi a combattere, annotare le nostre sconfitte (“è nato qui”) (“ha toccato questo”) (“fino a te si estende il nemico”), sacrificare in esse il dolore. Ma ti prego ridammi i confini, non lasciare di tutto indistinto candore il nemico e il fratello – è nella tua resa che si arrende la percezione del momento in cui ad arrendersi è il nemico, il momento in cui ad infrangersi è il sole (“con questa tua luce ho illuminato il tuo corpo”) (“quale colore hai veduto, allora”) (“quale colore ha il sangue, dopo la resa”) sopra un sole più grande, che ti abbandona. 15 www.ilnichilista.wordpress.com Torna per un più assurdo annuncio, più di quanto annunci (“questo nulla è incurabile”) (“l'intero universo sarà il mio tatto”) (“ovunque sarai potremo sfiorarci”) una preghiera di assurdità ulteriore - dopo tutta la speranza (e a questo punto batterà la pietra) (in questo momento sarà una briciola il tuo male) il convitto chiude i battenti sopra una notte proibita e solamente desidero la ribellione in cui la notte è proibita ma al desiderio - “ho saputo della mia fine, e non vi è desiderio”, “ho trovato la chiave per entrarvi ed uscirvi a comando”, “questa fine ha un segreto, è reversibile”. Dopo tutto il male patito io ancora ti tengo la mano come potessi in una parola (“è amore”) (“è attaccamento”) (“serenità”) ritornare dal viaggio. 16 www.ilnichilista.wordpress.com Il procedere a piene mani nell'amore, come un fantoccio nella notte – senza più occhi per il nemico, senza più tatto per stringerlo a terra. E io che provavo a scendere fino a te (camminando) (correndo) (restando immobile) privo della vista e di una pelle io stesso per capirti, fare del tuo il mio stesso dolore – io che non capivo che dentro al tuo abisso c'è posto per uno soltanto, un sospetto arenato nel cuore (“come una persona ritta e immobile osserva il passato”) (“come chi per sempre cammina non in suo nome ma in quello degli altri”) che sia questa la colpa – avermi escluso da questo tuo abisso come dal cuore si esclude un fantoccio da terra raccolto. 17 www.ilnichilista.wordpress.com Quando guarderemo da un vecchio colore questo caos senza più tela e il dipinto come una sabbia nelle nostre mani si sfalda - in esso il tessuto delle nostre vite sapremo e di quale materia erano fatte - a quale corrente avremmo potuto appartenere, se appartenere fosse stato una possibilità. Vedo questo colore mutare nel tuo volto (“sono più giallo”) (“soffoco un poco, a mangiare”) (“dovrei fare più moto”) come cambia una prospettiva nei dipinti ingannevoli cui abbiamo creduto negli ultimi mesi (“graviola”) (“aloe arborescens”) (“erlotinib”) - tutti piani da cui non si scende, tutte figure che in te si sovrappongono - e non posso sostare nella bellezza, lo sguardo è al punto di fuga, noi stessi (senza più tele) (senza più sabbia) (senza più a nulla appartenere) fuggiamo. 18 www.ilnichilista.wordpress.com Come ti avvero nulla. Come ti posseggo, controcanto e benedizione del nostro cercarci oltre le frasi (è forse una figura che brilla oltre noi) (è forse una voglia irraggiungibile) (una veduta) – potresti domani avere pace? Oppure non servirebbe a contenerla, materia che si nutre di te – di questo, purtroppo, ho parlato e non risponde una voce, non di questo scaffale dispongo (me ne addoloro) - non posso inverarlo. Ma se siamo desiderio e preghiera, se miserabili e possenti per tutta la potenza delle mani (“potrebbero sostituire il mio corpo”) (“dicono non servirebbe”) (“cambieranno mai il mio amore in salvezza?”) appresa da chi con altre, più forti mani ha violato il possibile lascia sia vero il riposo, vera la benedizione. 19 www.ilnichilista.wordpress.com Questa condizione (buia, scura nell'abito) di inseguimento parziale: di te che spegnendoti cerchi e al contempo chiedi di scappare oltre il tuo fiato, oltre la corsa che ancora potresti produrre. Mancano giorni - o forse anni, o forse ancora il tempo ti conduce senza fermate all'abisso (veste, in quel caso, l'abito nero di tutti i giorni che perderemo) (sono cerimonie per ciò che non avrai) (formule per la memoria e il pianto)? - “l'abisso che ho chiesto in un gesto è arrivato”, “era troppo l'amore”, “era troppo ciò che, creando, ho scatenato?”. Mancano al tramonto e a me un sorriso si confonde col tracciato esile della tua anima sopra il buio e il tempo. 20 www.ilnichilista.wordpress.com Sempre sfinito dalla tua condizione - sento il ricordo del tempo calcolare (era forse un giorno d'estate improvvisa, di quelli che sorprendono come il tuo male) la vicenda del mio riempire d'impegni l'agenda e del mio tentare di raccogliere, in poche parole, un senso millenario per la nostra fragilità (“a me piace far niente”) (“anche tu stessa ne hai l'abitudine”) (“anche a noi scatta nel cuore un serraglio”) - e, come ogni volta, il poggiarsi delle maree e il ritrarsi in dolore, in manchevolezza, il ritirarsi che portava il tuo nome e lasciava il tuo corpo, bagnava i passi residui (verso casa) per solamente risvegliare un più assurdo deserto, fatto dei passi futuri che ancora avrò tempo di spendere mentre tu (“a volte l'ho desiderato”) (“a volte ho chiesto l'irrazionale”) (“il definitivo”) come me, annoti la distanza coperta dai cocci del calice infranto. 21 www.ilnichilista.wordpress.com Viaggeremo nella confusione, tra porte che sbattono e altre che avanzano memoriali bruciati (sempre tra loro coordinate) (sempre spazialmente disposte a ventaglio, per raggiungerti la fronte) di te medesimo – libero come l'arco infinito, come il libro che si crede mondo? Permettimi di aprirli tra le tue mani ora che sei disposto a generazioni ulteriori (“e guardo la pace del prato”) (come potesse contenerti) (sciocco) – permetti che in essi conduca un gesto d'amore sopra il tuo amore ultimo, che spinge nell'odio la vita, che della vita stessa è rifiuto, incapace com'è di amarti così (“la mia ribelle”), (“la mia caduta”) interamente. 22 www.ilnichilista.wordpress.com Serve alle reni questo ritorno (“mescolando tutti quanti gli intenti si può forse ottenere un prolungamento biennale, una estrema carezza”), a biasimare il tempo e volere - volere interamente questo tempo perduto insieme alla morte. Rialza la testa (ancora una madre può versarti sulla fronte parole di pace) (anche adesso che ti sacrifico per rialzare io stesso lo sguardo) (per volere io stesso una madre e una pace) – c'è tutto il costato che duole, e un costone di pietra (il cielo), inamovibile, impossibilmente legato al tuo sguardo (come un riflesso di te che mi osservi) (come io stesso ti osservo). Vorrei come un santo affermare che ogni mistero si svela, che ogni cosa appaia ha un riflesso – che di esperienza è fatta la morte, che anch'essa (improvvisamente) si supera. 23 www.ilnichilista.wordpress.com Giuramenti talmente forti da nasconderti nell'avvenire, pensare a come sia scomparso il cemento da terra, il tuo sangue invece che vita portasse dolore - a come più spesso desidero. Fosse un un campanile o un tetto a smettere – non la breccia ma il suo affossarsi: fossimo noi esploratori di un suono che svanisce, non spettatori di un'eco infinita (altro che unici, noi siamo uno ed ognuno) (uno nel suo senso numerale) (categorico). Anche il male ha un pianto, un impegno (un giuramento)? Anche il suo sangue ha bisogno di bagnare le porte che sfonda? Anche il suo suono (dolcemente) si assenta? Perché ho bisogno di portare la fede in quel luogo, portare in quel luogo (se esiste) l'avvenire. 24 www.ilnichilista.wordpress.com Sopra un vetro scorrono le tue mani (sopra un tetto che luccica) (sopra tegole che riflettono il passato). Sopra il nostro vuoto. Come tutto si incrina quando la carne diventa carne, quando i sogni diradano materia anch'essi, materia che si spezza, quando tutto dirada e non resta che una chiara visione (“pallido spavento”) (“perché non chiami”) (“oggi potresti forse interrompere”) - un vento che muove fantasmi di noi tra le stanze, un'ombra che assurdamente vince allo specchio, che assurdamente ci toglie l'un l'altro la vista. Un giorno ti ho visto insultato dal tuo stesso amore (tu con pochi, leggerissimi passi, hai lasciato la stanza) – e mi incrocia nel rimando questa ferocia e il mondo intero. 25 www.ilnichilista.wordpress.com I mondi a noi opposti – realissime costruzioni senza concordia, divorano il corpo che a tutto si oppone. E che sempre annientano, (la misura della distanza, il colore del pigiama, la minestra torrida nel pentolone) pugile che suona le fortezze - e noi, arresi ai suoi vertici, ad attendere dal basso il nemico. Sono stato per anni nel secolo delle finzioni, ma è bastato il tuo volto (il tuo dissenso) (la tua identità) per spogliarmi, il tuo volto che arrende ogni pretesa, ogni progetto e conseguenza è bastato a toccarmi, il tuo corpo ha finalmente mostrato il vero. 26 www.ilnichilista.wordpress.com Finché ho sperato, ho scritto: per innamorarmi del ricordo, sostituirlo al corpo. Quando ha ceduto, allora non ho potuto più scrivere - sarebbe stato come consegnarti a un'eternità che giorno dopo giorno ti negava (e consegnarti alla bugia e alla menzogna) (al male estremo) (al non redento). Ora sono capace di dimenticarti, abbandonare le menzogne sul tuo male, calamite attratte da poli opposti – tu nella purezza, io sopraffatto dallo sforzo di impedire che la storia, per qualche osceno motivo, ti ricordi ti celebri, e cambi. 27 www.ilnichilista.wordpress.com Nota: Queste e altre poesie sono in cerca di un editore. Chi fosse interessato mi può contattare all'indirizzo mail [email protected]. 28