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Se il primo, fondamentale repertorio del paesaggio siciliano si costituisce al seguito dei viaggiatori del Grand Tour, l’inizio di una scuola siciliana di pittori di paesaggio va ricondotto a un episodio importante della storia europea, il doppio esilio a Palermo (1798 e 1806) di re Ferdinando IV, in fuga da Napoli durante le guerre napoleoniche. La presenza della corte e i soggiorni di artisti, come Philipp Hackert e Giovan Battista Lusieri, svolsero infatti un ruolo essenziale sia per la formazione di un pubblico cosmopolita di diplomatici e commercianti, sia per la diffusione di un’idea del paesaggio che ai grandi modelli classicheggianti e accademici univa la minuzia descrittiva dei luoghi. Sono i modi che si riscontrano nelle opere di Giuseppe Patania, noto soprattutto come pittore di storia e ritrattista ma che le fonti coeve accreditano anche come paesaggista, e di Francesco Zerilli, la cui ricca produzione di tempere fornisce anche, grazie alla cura dei dettagli, una importante documentazione topografica della Sicilia dei primi decenni dell'Ottocento. In tutta questa prima fase, il paesaggio siciliano viene raffigurato con caratteri molto diversi da quelli che si imporranno nei decenni successivi all'Unità. Pittori, storici o anche ingegneri militari come Carlo Afàn de Rivera descrivono una natura armonica e rigogliosa, in un equilibrio al fondo fragile che riflette quello storico dell'età della Restaurazione, quando le leggi eversive della feudalità promulgate da Gioacchino Murat e successivamente recepite anche nell'isola sembravano annunciare una stagione di riforme poi rimasta senza esito. Con Zerilli e con i suoi allievi e continuatori, tra cui Andrea Sottile e Tommaso Riolo, la pittura di paesaggio recepisce quella effusiva dimensione luministica propria della Scuola di Posillipo e di artisti come Anton Pitloo e Giacinto Gigante. Nelle loro opere l'influenza dei pittori napoletani conferisce a una iconografia ormai canonica una rinnovata modernità. Inception Whilst the first fundamental repertoire of Sicilian landscapes was formed subsequent to the arrival of travellers on the Grand Tour, the inception of a Sicilian school of landscape painters may be traced back to an important episode in European history; the exile to Palermo of King Ferdinand IV when he twice fled from Naples (1798 and 1806) during the Napoleonic Wars. The presence of the court and artists such as Philipp Hackert and Giovan Battista Lusieri, indeed played and essential role both in educating a cosmopolitan community of diplomats and merchants and spreading an idea of landscape paintings that combined the great mock-classical and academic models with a detailed description of the locations. This approach is to be found in works by Giuseppe Patania, who was mainly known as a History painter and portraitist, though contemporary sources recognised him as a landscapist, and Francesco Zerilli, whose attention to detail in his rich production of tempera paintings also provides important topographic records of Sicily in the early nineteenth century. During this stage, Sicilian landscapes were depicted in a manner that was quite different from the style that became popular in the decades ensuing the Unification of Italy. Painters, historians and army engineers such as Carlo Afàn de Rivera described a harmonious and luxuriant nature, in balance with the fragile land, reflecting the historical European Restoration period when the revolutionary laws on feudality enacted by Giacchino Murat and subsequently adopted in Sicily appeared to proclaim a period of reforms, that were never accomplished. Landscapes by Zerilli, his pupils and continuators, including Andrea Sottile and Tommaso Riolo, embraced the effusive Luminism typical of the School of Posillipo and artists such as Anton Pitloo and Giacinto Gigante. Influenced by Neapolitan artists, they modernised the then canonical iconography in their paintings. Gli itinerari seguiti dai viaggiatori del Grand Tour tra Settecento e Ottocento fissarono una geografia della Sicilia, poi seguita e rielaborata dalla pittura ottocentesca. I luoghi celebri delle antichità classiche, le vedute dell'Etna o della Conca d'Oro vengono tuttavia rivisitati con una rinnovata sensibilità moderna anche quando punti di ripresa e inquadrature rimangono invariati. Quello che cambia è l'attenzione alla verità sensibile del colore e della luce tipica della stagione del naturalismo del tempo, così che il sentimento della stagione e dell'ora si imprime nella concezione stessa del paesaggio celebrando, indirettamente, la natura dell'isola. Questa nuova visione suggerisce talvolta agli artisti alcuni accorgimenti che modificano il repertorio tradizionale, privilegiando per esempio ampie panoramiche, come ne Le mura fenicie di Erice di Michele Cortegiani, o adottando al contrario una prospettiva ribassata, come ne La salita sull'Etna di Francesco Lojacono dove lo sguardo da sottinsù conferisce una evidenza quasi tattile alle rocce di lava. Questa topografia della Sicilia organizzava nel medesimo itinerario di sguardi vedute urbane e scenari naturalistici, includendo talvolta anche i giardini storici come l'Orto Botanico di Palermo (Lojacono, In giardino). In occasione dell’Esposizione Nazionale del 1891 fu organizzata la mostra dedicata alla Sicilia Artistica e Monumentale ordinata da due figure cardine della cultura siciliana dell'Ottocento come l'archeologo Antonino Salinas e lo storico dell'arte Gioacchino Di Marzo. Furono esposti nove grandi dipinti dedicati ai luoghi di Sicilia (tra cui in mostra il dipinto di Cortegiani e i Ruderi del tempio di Giove a Siracusa di Ettore De Maria Bergler) che conferirono alla pittura di paesaggio un ruolo di affermazione identitaria della natura e della storia siciliana. Singolare variante di questa concezione è il Ritratto dell'abate Meli di Giuseppe Sciuti, a cui fa da fondale lo scorcio parziale del Monte Pellegrino. Negli anni a cavallo del nuovo secolo, tale funzione venne ribadita anche dalle prime edizioni delle Biennali di Venezia (allora allestite per sale regionali) dove incontrò grande favore De Maria Bergler con opere come Conca d'Oro in cui la dimensione naturalistica era aggiornata all’eleganza del colore tipico della cultura figurativa internazionale di quel decennio. i Sites luoghi The itinerary that travellers covered on the Grand Tour between the eighteenth and the nineteenth century mapped the geography of Sicily, which was subsequently followed and revised through nineteenth-century paintings. The famous sites of classical antiquity, views of Mount Etna and the Conca d’oro were revisited with a modern sensibility even when the scenes were portrayed from the same viewpoints. However, more attention was paid to the accurate description of the details of light and colour, typical of the naturalist period, and a range of weather conditions and degrees of natural light were depicted in landscapes, indirectly extoling the island’s countryside. This new concept occasionally suggested several techniques to the artists who changed their traditional repertoires by choosing sweeping panoramas such as Le mura fenicie di Erice (The Phoenician Walls in Erice) by Michele Cortegiani, or taking views from a low angle, as in La salita sull'Etna (Climbing Mount Etna) by Franceso Lojacono, where the worm’s eye view confers visual texture to the lava. The itinerary included urban and rural views and historical gardens such as the Botanic Garden in Palermo, F. Lojacono In Giardino (In the Garden). In 1891, two pivotal figures of Sicilian culture, the archaeologist Antonino Salinas and the art historian Gioacchino Di Marzo, curated an exhibition focused on Artistic and Monumental Sicily in a gallery of the Esposizione Nazionale. Nine large landscape paintings of Sicilian sites - including the painting by Michele Cortegiani and Ruderi del tempio di Giove a Siracusa (Ruins of the Temple of Olympian Jupiter in Syracuse) by Ettore De Maria Bergler, also displayed here - played the role of depicting the natural features and history of Sicily. The Portrait of Abbot Meli, with a partial view of Mount Pellegrino in the background is an unusual version of landscape painting. The aforementioned role was also confirmed at the turn of the century, when Sicilian Landscape paintings were exhibited in the first Venice Biennials (then arranged in Regional pavilions). Ettore De Maria Bergler was acclaimed for his works such as Conca d’Oro, the naturalistic quality of which was abreast of the elegance of the international figurative culture’s typical colour in that decade. Abate Paesaggio con figura o ritratto con veduta sullo sfondo, l’Abate Meli sovverte le consuete partizioni per generi della pittura, pervenendo, grazie ad un gusto evidente per la materia pittorica densa, ad una coerente osmosi tra figura in primo piano e l’ambientazione naturalistica della costa palermitana. Sciuti fonde nell’opera i due generi, facendo assumere al personaggio – come all’albero sulla sinistra – la funzione di figura, quinta che apre alla rappresentazione del mondo naturale tanto caro al poeta palermitano. Il Meli (1740-1815), figura fra gli intellettuali siciliani più interessanti tra la fine del XVIII e i primi del XIX secolo: “vestito con l’abito corto e il collarino”(Santangelo), si fa chiamare abate pur essendo un laico e si paragonerà all’ostrica “attaccata all’istesso scoglio in cui nacque”. Landscape with figure or portrait with a view in the background, Abbot Meli subverts the usual classification of paintings by genre and, due to an evident gusto for thick paint, achieves a consistent osmosis between the figure in the foreground and the naturalistic scenery of the Palermitan coast. Giuseppe Sciuti combined both genres in this painting, using the personage – as likewise the tree to the left – as a figure, a wing that opens onto representations of nature, which this Palermitan poet held dear. Between the late XVIII century and the early XIX century, Giovanni Meli (1749-1815), a secular self-styled Abbot, was one of the most interesting Sicilian intellectuals, who compared himself to an oyster “attached to the same rock on which he was born”, “dressed in a short habit and clerical collar” (Santangelo). Abbot Meli Medico per alcuni anni a Cinisi, sarà docente di chimica, avrà interessi letterari, filosofici e scientifici; intellettuale di transizione, attento all’Illuminismo, partecipe della cultura letteraria arcadica, lettore di Teocrito, Anacreonte, Virgilio, Ovidio, Orazio, Petrarca tra i poeti a lui cari, e di Bacone, Locke, Hobbes, Leibniz, Montesquieu, Voltaire, Rousseau. Già Domenico Scinà, nel 1827, lo definisce “poeta della bella natura” e in quest’ottica può essere ricordata la sua opera più significativa, La Buccolica, un’opera campestre e pastorale, organizzata nello schema delle quattro stagioni. Nota Giorgio Santangelo che in quest’opera “il centro vitale si rintraccia in questo atteggiamento della fantasia che, in virtù di nuovi timbri espressivi, ottenuti con il sapiente innesto di certe possibilità melodiche del dialetto nel tessuto della comune lingua letteraria, sa trovare nuovi effetti lirici nella visione di boschi, vallate, cieli, marine”, non trascurando l’attenzione alla pesca. Tutti elementi che avranno a che fare col paesaggio dipinto, con un atteggiamento narrativo che si orienta verso il realismo, in un momento culturale ancora prevalentemente tardobarocco e neoclassico. He practiced as a doctor for several years in Cinisi, taught chemistry and had literary, philosophical and scientific interests. An intellectual of the transition, attentive to the Enlightenment, he engaged in Arcadian literary culture, read Theocritus, Anacreon, Virgil, Ovid, Horace and Petrarch, who were amongst his favourite poets, and Bacon, Locke, Hobbes, Leibniz, Montesquieu, Voltaire and Rousseau. Back in 1827, Domenico Scinà defined Giovanni Meli as a “Poet of the beauty of nature”, and from this perspective his most significant work is La Buccolica, a rural and pastoral work, structured according to the four seasons. Giorgio Santangelo notes that, “the vital centre” of this work “may be traced in this imaginative approach which - by virtue of new expressive tones, accomplished by grafting certain melodious possibilities of dialect onto the fabric of the common literary language - is capable of finding new lyrical effects in the views of woods, valleys, skies and seascapes” without overlooking fishing. Il descrittivismo include un temperato romanticismo, un sentimento pacato verso la natura, luogo di serenità e di pace. Natalino Sapegno coglie nelle sue opere più efficaci “il profondo legame con la natura e il sentimento della sua terra, le luci, i colori, i toni di un paesaggio naturale”. Tutto questo, che Sciuti riesce a cogliere nell’opera esposta, si salda con l’edonismo che permea molti suoi versi e con il fascino della sua personalità, per certi versi eccentrica, che si rivela nel modo di vestire. All these elements are involved in this landscape, which was painted with a narrative approach oriented towards realism in a cultural period that was still mainly late Baroque and neoclassical. Descriptivism involves temperate romanticism and a calm feeling about nature, where all is peaceful and serene. Natalino Sapegno senses in Meli’s most effective works “a deep bond with nature and the sentiment of his land, the lights, colours and hues of a natural landscape”. All of this, which Sciuti captures in this painting, is related to the hedonism that pervades many of his verses and fascinating personality, in some ways eccentric as his way of dressing reveals. Il tema della marina, centrale sin dagli inizi della pittura di paesaggio, viene rielaborato dai pittori naturalisti dell'Ottocento con una nuova attenzione alla configurazione delle coste e alla conformazione delle rocce. Nella pratica degli artisti siciliani (e napoletani) questo motivo assorbe anche quello della veduta, come in quella della borgata dell'Acquasanta che Francesco Lojacono rielabora da un'opera di Francesco Zerilli, con punti di ripresa che progressivamente tendono o ad allontanarsi, dando quindi maggiore rilievo ai colori e alla luce del mare (è il caso del dipinto di Francesco Scarpinato) o ad avvicinarsi, accentuando così la resa della natura geologica degli scogli, come nello Scoglio di Roccafiorita di Gennaro Pardo e in Dall’Ospizio marino dello stesso Lojacono. Come era tipico dell'arte italiana del tempo, i gruppi di figure talvolta in situazioni narrative inseriscono all'interno della marina le notazioni quotidiane proprie della pittura di genere (Antonino Leto, I due amici). Unitamente o meno alla riconoscibilità topografica (per esempio con il Monte Pellegrino, vero e proprio landmark della costa palermitana), questa variante ottocentesca del pittoresco assicura alle marine dei pittori siciliani una ampia diffusione, in campo nazionale e soprattutto presso il pubblico locale. L'interesse per il paesaggio costiero è ulteriormente alimentato, soprattutto nella seconda metà del secolo, da altri fattori: l'apertura o il miglioramento delle strade litoranee che si affiancarono ai tradizionali collegamenti interni e la realizzazione di linee ferroviarie, non soltanto facilitarono gli spostamenti lungo la costa, ma offrirono ai pittori nuovi scorci e punti di vista, anche se questi aspetti tipicamente moderni non vengono quasi mai inclusi nella rappresentazione. Nella grande Marina di Acitrezza Francesco Mancini riprende quel paesaggio da un luogo di osservazione non dissimile da quello che si presenta dal treno ai due viaggiatori ad apertura della celebre novella Fantasticheria di Verga. Coasts le coste Nineteenth-century Naturalist painters revised the fundamental theme of Seascapes by paying more attention to the coastal features and the shape of the cliffs. Sicilian (and Neapolitan) artists have incorporated vedute in this genre. The view of the village of Acquasanta, which Francesco Lojacono had drawn from a work by Francesco Zerilli, was taken from viewpoints that either tend to fade away, thus emphasizing colours and the light of the sea (as in the seascape by Francesco Scaripinato), or draw closer, so as to accentuate the rendering of the geological nature of the cliffs, as in his Dall’ Ospizio Marino (From the Children’s Seaside Hospital) and the Scoglio di Roccafiorita (Cliff of Roccafiorita) by Gennaro Pardo. Following the standard in Italian art of the time, seascapes included groups of figures, occasionally describing scenes of everyday life, as in Genre painting (The Two Friends by Antonino Leto). With or without topographical recognisability (such as Mount Pellegrino, the actual landmark of the Palermitan coast) this nineteenth-century version of picturesque views made seascapes by Sicilian painters very popular both locally and nationally. Other factors also fuelled interest in seascapes, especially in the second half of the century: the new or improved coast roads supporting the traditional inland highway links and the building of railways eased travel along the shores whilst providing painters with new views, even though these typically modern aspects were seldom depicted. The large Seascape of Acitrezza by Francesco Mancini was depicted from a perspective similar to the view that the two travellers saw from the train at the beginning of Giovanni Verga’s famous novel Fantasticheria (Daydreaming). Lojacono Francesco L'estate in Sicilia. Via Romagnolo Dei tre grandi dipinti presentati da Lojacono alla mostra di Belle Arti dell’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891, L'estate in Sicilia, Dall'Ospizio marino e Autunno, il primo fu quello che riscosse il successo maggiore, almeno presso il pubblico locale. Acquistata da re Umberto per la Villa Reale di Monza e successivamente dispersa, l'opera è transitata in anni recenti presso il mercato antiquario. Come per altri dipinti, Lojacono ne realizzò una serie di varianti, come dimostrano le quattro versioni qui esposte eseguite nell'arco di circa un decennio, mutando condizioni atmosferiche, dettagli e, sia pure di poco, l'inquadratura. Le ragioni della fortuna de L'estate in Sicilia sono evidenti e vanno individuate nella ripresa di un genere di larga diffusione come la marina a cui lo stesso Lojacono aveva dato un contributo fondamentale, nella resa atmosferica di una giornata d'afa, nella presenza stessa del carretto siciliano a cui la mostra etnografica curata da Giuseppe Pitrè all'interno della Esposizione dedicava una sezione. Di fronte ad alcune perplessità avanzate dalla critica nazionale, i commentatori locali furono invece entusiasti: “Non è che la fedele riproduzione del vero", scriveva per esempio Antonino Di Giovanni, ancora una volta insistendo sul carattere di verità oggettiva della pittura del maestro. Al contrario, L'estate in Sicilia si avvale di una smaliziata strategia visuale. Lojacono varia in questa occasione il motivo della strada di campagna quale asse prospettico, già adoperato in Una giornata di caldo in Sicilia! e in Dopo la pioggia; e, nonostante la scena sia ambientata in una zona già parzialmente urbanizzata alle porte di Palermo, ogni riferimento a un possibile contesto moderno è eluso in favore di una dimensione rurale. Non a caso i pali del telegrafo a destra hanno l'aspetto di tronchi rinsecchiti e i fili sono come dissolti nella calura: un’ immagine arcaicizzante, divenuta quasi un manifesto del paesaggio dell'isola. Franceso Lojacono, Summer in Sicily. Via Romagnolo Lojacono displayed three paintings in the 1891 National Exhibition of Fine Arts in Palermo: L’estate in Sicilia (Summer in Sicily); Dall’Ospizio Marino (From the Children’s Seaside Hospital) and Autunno (Autumn). The former was the most popular painting, at least locally, and King Umberto I of Italy purchased it for the Royal Villa of Monza. Although the whereabouts of this work were subsequently unknown, it has recently transited through the antiques market. Lojacono painted a series of versions of his works, as demonstrated by the four shown here, which were executed approximately in a decade, changing the atmospheric conditions, details and, slightly, the angle. Summer in Sicily was successful due to several evident factors such as the revival of Seascapes - a popular genre to which Lojacono had provided a fundamental contribution - his rendering of a sultry day and the very Sicilian cart to which the ethnographic exhibition curated by Giuseppe Pitré had devoted a section. Whereas national critics had raised doubts the local commentators were enthusiastic: for instance Antonio Di Giovanni, again insisting on the objective realism of the Master’s painting, wrote, “It is merely an accurate reproduction of reality”. However, Lojacono actually implemented a sophisticated visual strategy in Summer in Sicily, he no longer used the country road as the perspective axis, as he did in Una giornata di caldo in Sicilia! (A Hot Day in Sicily!) and Dopo la Pioggia (After the Rain), and although the scene is set in a partially developed area near Palermo, he maintained a rural environment avoiding any indication of the modern context. The telegraph poles to the right intentionally look like dead tree trunks and the overhead wires evaporate in the heat shimmer: an image that suggests the past and has almost become an icon of Sicilian landscapes. l'arrivo inatteso The unexpected arrival Presentato all’Esposizione Nazionale di Roma che nel 1883 inaugurava il nuovo Palazzo delle Esposizioni, L'arrivo inatteso (Il ritorno del coscritto) è una delle opere che maggiormente contribuì alla affermazione anche in campo nazionale di Francesco Lojacono, culminata con la nomina a commendatore della Corona d'Italia. Fu in questa occasione che venne coniata quella espressione, “ladro di sole", che nei decenni successivi identificò la pittura dell'artista. Il dipinto venne acquistato dai sovrani e destinato alla residenza del Quirinale. Per L'arrivo inatteso Lojacono elaborò una strategia di immagine adeguata alla importanza della sede e dell'evento, contaminando il motivo del paesaggio, che ne aveva decretato i primi successi, con la pittura di genere e con un ulteriore richiamo, nel tema della leva militare obbligatoria, ai valori unitari del nuovo stato nazionale. In questa accezione l'opera si proponeva con un’intenzione di ufficialità più ampia rispetto al tradizionale repertorio del paesaggio. Tuttavia, più della resa delle figure e della loro organizzazione narrativa, fu proprio la rappresentazione della natura meridionale, e siciliana in particolare, a attirare l'attenzione di commentatori e critici. Così scriveva per esempio Gabriele D'Annunzio: “Il maggio siciliano, il maggio d'oro trionfa in una fioritura ardente di rosmarini, di ferale, di acetoselle, di cardi, di papaveri. La campagna biondeggia nella tranquillità del pomeriggio, sotto il cielo sparso qua e là di nuvole cineree, incurvantesi all'orizzonte pieno di vapori leggermente violetti, tagliato a sinistra da una linea turchina di mare”. L'enfasi posta sui caratteri del paesaggio siciliano, sul clima e sulla stagione, assecondava in questo modo quel riconoscimento delle scuole regionali quali tasselli armonicamente inseriti nel nuovo insieme dello stato unitario. Shown in the National Exhibition in Rome, which officially opened the Palazzo delle Esposizioni, L’arrivo inatteso - Il ritorno del coscritto (The Unexpected Arrival - The Conscript Returns), is one of the works that mainly contributed to Lojacono’s success even at a national level, that led to his nomination as Commendatore of the Order of the Crown of Italy. The term “The Sun Thief” was coined during the exhibition and in the ensuing decades identified the artist’s painting. This painting was purchased by the Sovereigns and placed in the Quirinal Palace. However, commentators and critics were more attracted by the representation of the southern countryside, especially in Sicily, than the rendering of the figures and narrative organisation. For example, Gabriele D’Annunzio wrote, “May in Sicily, a golden May, triumphs in an ardent blossom of rosemary, wild plants, sorrels, thistles and poppies. The countryside turns golden in the quiet of the afternoon, under the sky with cinereous clouds scattered here and there that curves on the horizon full of a somewhat violet mist, interrupted on the left by a turquoise line of sea”. When painting the Unexpected Arrival Lojacono developed an image strategy appropriate to the importance of the venue and the event. He combined landscapes - which had first brought him success – with genre painting, adding the theme of conscription as a further reference to the unitarist value of the new national state. In this sense the work had a broader official intention, compared to his traditional repertoire of landscapes. Highlighting the characteristics of Sicilian landscapes, the climate and the season facilitated the recognition of the regional schools as tesserae blended into the new unified state. dopo la after the rain Le opere di Francesco Lojacono furono molto apprezzate dalle famiglie aristocratiche e della ricca borghesia della Palermo dell'Ottocento. Il dipinto Dopo la pioggia qui esposto fu acquistato infatti dal Principe di Trabia nel 1886 per la somma di 18.000 lire e collocato a Palazzo Butera a Palermo dove fu ammirato da viaggiatori e letterati stranieri tra cui lo scrittore francese René Bazin che, condotto dallo stesso Lojacono nei saloni del palazzo nell'estate del 1891, rimane estasiato dalla verità di luce e colore del paesaggio siciliano, resa dagli effetti del sole velato e della nebbia. Secondo una consuetudine operativa dell'artista, che usava ritornare su uno stesso tema variandone di volta in volta il formato e inserendo o eliminando alcuni particolari, esistono altri dipinti con lo stesso titolo e lo stesso soggetto, Works by Francesco Lojacono were highly appreciated by the aristocratic and upper middle class families in Palermo during the nineteenth century. This painting entitled Dopo la Pioggia (After the Rain), was indeed purchased in 1886 by the Prince of Trabia for eighteen-thousand Italian Lire and placed Palazzo Butera in Palermo where it was admired by foreign travellers and men of letters. The French novelist René Bazin was enraptured by the realistic colours and light of the Sicilian landscape rendered through the effects of the hazy sunshine and mist when Lojacono escorted him through the halls of Palace in the summer of 1891. Since this artist habitually reverted to the same theme, changing the size and adding or removing several particulars, there are other paintings on the this subject bearing the same title, one of which was mentioned by Giuseppe Pitré, whilst the Florio family acquired another. uno dei quali è menzionato da Giuseppe Pitré, mentre un altro ancora fu acquistato dai Florio. È probabile che il prototipo sia l'opera esposta con notevole successo a Torino in occasione dell’Esposizione Nazionale del 1884, anch'essa di grandi dimensioni e di cui non si conosce l'attuale collocazione, che differisce da questa in mostra soltanto per alcuni dettagli dei personaggi. Nella lunga descrizione che accompagnava il dipinto nelle dispense pubblicate per l'Esposizione, Ugo Fleres notava come “la campagna siciliana, cui è caratteristica l'essere saettata dal sole ardente sotto un cielo africano, prende un aspetto malinconico da questa condizione climaterica insolita e desta un senso di malinconia dolce che l'artista ha saputo esprimere coi contrasti del chiaroscuro e la precisione del disegno". Lojacono rappresenta con sapiente realismo uno scorcio di strada di campagna dopo uno scroscio di pioggia. L'inquadratura non è centrata sulla strada ma leggermente diagonale, così da conferire profondità alla scena, esaltando nella visione ribassata la dimensione tattile e comprendendo le direttrici prospettiche costituite dal rivolo d'acqua a sinistra, dai segni delle ruote dei carri e dai declivi montuosi a destra. Le pozze fangose che riflettono il cielo e le nuvole, la resa naturalistica della terra bagnata e i toni di luce quasi autunnali saturano l'atmosfera di umidità. I viaggiatori ormai di spalle si allontanano, così come il temporale, portando con loro l'unica nota di colore, il rosso dell'ombrello, mentre il bambino, che richiama altri bambini rappresentati nelle marine, con la testa china sembra attardarsi, assorto, aggiungendo una nota malinconica all'insieme. The prototype was probably the large painting, in which the details of the figures are slightly different compared to this canvas, that was most successfully displayed in Turin during the Esposizione Nazionale (National Exhibition) in 1884, the whereabouts of which are currently unknown. In the lengthy description of the painting published in the documents drafted for the National Exhibition, Ugo Fleres noted how the “Sicilian countryside, which is characteristically struck by the scorching rays of sun under an African sky, assumes a gloomy aspect due to this unusual, critical condition and rouses a feeling of sweet melancholy, which the artist has managed to express through the contrast of chiaroscuros and his accurate drawing”. The low viewpoint enhances the texture and includes the perspective lines constituted by the ditch to the left, the tracks left by cartwheels and the mountain slopes on the right. The muddy puddles reflecting the sky and the clouds, the naturalistic rendering of the soggy ground and the shades of the almost autumn light saturate the atmosphere. The travellers, by now depicted from behind, move away like the storm, taking with them the only trace of colour, the red umbrella, whilst the child, who evokes the children that Lojacono depicted in his seascapes, appears to dawdle with his head bowed, captivated, adding an air of gloom to the entire scene. Lojacono depicts with skilful realism a foreshortened view of a country road after pouring rain. In order to confer depth, the scene has been painted from a slightly diagonal angle rather than centred on the road. Nella concezione del paesaggio siciliano come uno scenario tendenzialmente immobile e quasi fuori dal tempo, il mondo del lavoro viene raffigurato soprattutto nella sua componente tradizionale - contadini, pastori, pescatori - che meglio si prestava a una concezione arcaicizzante e al fondo idillica della natura. Sotto l'aspetto figurativo, questa scelta permetteva inoltre di conciliare la pittura di paesaggio con quella di genere e di figura, talvolta, come in Ve ne darò di Antonino Leto, con un tono di bozzetto molto diffuso nella pratica pittorica del periodo. Se l'universo sociale sembra così ricalcare quello della narrativa di Giovanni Verga, rispetto alle pagine dello scrittore catanese manca alla pittura coeva ogni accento drammatico anche quando il repertorio è lo stesso, come nelle diverse versioni de La raccolta delle olive la cui ambientazione trova riscontro nella novella Nedda. Al contrario, in particolare nei dipinti di Francesco Lojacono, i paesaggi con pascoli, armenti o pescatori pongono l'accento sulla evidenza quasi mimetica di alberi e rocce o sulla bellezza delle distese di cielo e mare, come in Dopo il tramonto, in una visione conciliata della natura siciliana. Una simile dimensione arcaica presiede a due opere tra loro analoghe come tema e impaginazione, Pescatori di Valdesi di Ettore De Maria Bergler e Pescatori di Sferracavallo di Luigi Di Giovanni, con le figure quasi smarrite tra la distesa delle dune come in un orizzonte arcano e remoto. Ancora pochi anni e le due borgate marinare vicino Palermo saranno raggiunte dalla modernità diventando progressivamente moderni centri balneari. Non è un caso allora che un tema come quello della zolfara, centrale nelle trasformazioni economiche, sociali e anche paesaggistiche della Sicilia tra Ottocento e Novecento, non venga affrontato dai pittori dell'epoca (contrariamente a quanto avviene per la letteratura, da Verga e Pirandello) con l'eccezione della grande tela I carusi di Onofrio Tomaselli oggi alla GAM di Palermo. il paesaggio e il mondo del lavoro Landscapes and the working class In Sicilian landscapes, conceived as scenery from the bygone times that tends to be still, the working class is mainly portrayed through traditional roles such as farmers, shepherds and fishermen that enhanced the archaic quality and idyllic basis of nature. From a figurative point of view, this preference also reconciled landscape and Genre painting, occasionally in a sketchy style as in Ve ne darò (Feeding the Goats) by Antonino Leto, which was quite common in the painting practices of the time. Although the social universe appeared to emulate Giovanni Verga’s literature, contemporary painting lacked any dramatic accent compared to the pages written by this author from Catania, even when the repertoire was identical, as in the different versions of La raccolta degli ulivi (Olive Harvesting), in which the settings are to be found in the novel Nedda. Conversely, landscapes with pastures, herds or fishermen, especially those painted by Lojacono, emphasise the almost mimetic representation of trees and rocks or the beauty of expanses of sky and sea, as in Dopo il tramonto (After Sunset), in a reconciled view of Sicilian nature. A similar archaic aspect governs two works with analogous themes and layouts, Pescatori di Valdesi (Fishermen from Valdesi) by Ettore De Maria Bergler and Pescatori di Sferracavallo (Fishermen from Sferracavallo) by Luigi Di Giovanni, since the figures are almost lost in the dune expanse as if in a remote and mysterious horizon. The two coastal villages near Palermo were redeveloped and gradually turned into modern seaside resorts a few years later. The theme of sulphur mines, central to the socioeconomic and landscape revolution in Sicily between the nineteenth and the twentieth century, was intentionally left unaddressed by the painters of the time (unlike in literature, from Verga to Pirandello) with the exception of the large canvas I Carusi (The Boys) by Onofrio Tomaselli, currently kept in the Galleria d’Arte Moderna, Palermo. I Florio e Antonino Leto The Florio family and Antonino Leto I Florio, la famosa dinastia di imprenditori, ebbero un ruolo importante anche nella storia culturale e artistica dell'isola. Se l'episodio più celebre è quello legato alla stagione dell'Art Nouveau e ai rapporti di Ignazio e Vincenzo Jr con Ernesto Basile, anche Ignazio Sr (1838 - 1891) promosse l'attività artistica. Antonino Leto fu un suo protetto sin dagli anni giovanili, e le sue opere più volte ebbero come soggetto i differenti ambiti economici della famiglia, costituendo quindi un importante documento iconografico dello sviluppo imprenditoriale del secondo Ottocento. Al primo periodo della sua attività risale la Veduta dello stabilimento Florio a Marsala, cui funge da ideale pendant una veduta di Lojacono, di identiche dimensioni ma di inquadratura opposta, raffigurante lo stabilimento Ingham, sempre a Marsala. Sotto il profilo artistico, più importanti sono le altre due opere, che risalgono invece al ritorno di Leto dal breve soggiorno parigino quando, ospite di Florio, senatore del Regno, gli furono commissionate anche alcune tempere murali nella residenza ai Colli di Palermo. The Florio dynasty of entrepreneurs played an important role even in the cultural and artistic history of Sicily. The most renowned episode is related to the Art Nouveau period and the relationship between Ignazio and Vincenzo Juniors and Ernesto Basile. However, Ignazio Senior (1838 -1891) also fostered artistic activities and Antonino Leto had been his protégé ever since youth. Works by this artist often depicted the family’s various fields of business and constitute important iconographic documents concerning their development in the late nineteenth century. The View of the Oenological establishment Florio in Marsala, which dates back to his first period, serves as an ideal pendant of an identical sized veduta by Lojacono, taken from the opposite angle of the Ingham establishment in the same city. From an artistic point of view, the other two works are more important and date back to Leto’s return from Paris when, whilst staying with Ignazio Florio, Senator of the Kingdom of Italy, he was also commissioned to paint several murals in tempera in the residence in Colli di Palermo. In entrambe le opere, ispirate dal paesaggio naturale e antropologico del trapanese, il pittore di Monreale non concede nulla alla convenzionale rappresentazione del paesaggio isolano. Nelle Saline di Trapani Leto restituisce così una scena illividita, dominata da colori smorzati e cinerei. Ne La pesca del tonno in Sicilia (tema già affrontato da Jean Houel e che da questo momento in poi si imporrà con la sua selvaggia violenza ritualizzata quale fondamentale tassello iconografico In both paintings, inspired by Trapani’s natural and anthropological landscape, this painter from Monreale depicted unconventional views of the island. In Saline di Trapani (The Salt Lagoon of Trapani), Leto renders a livid scene dominated by subdued ashen colours. He took a long time to execute La pesca del tonno in Sicilia (Tuna Fishing in Sicily), which focuses on the thrashing tunas and the mess of water and blood. della Sicilia, sino al cinema neorealista), opera di lunga gestazione, l'attenzione è condotta al dibattersi dei tonni e al marasma di acqua e sangue. Come a volere ribadire la sua distanza dalla retorica di una Sicilia assolata, anche in questo caso Leto privilegia una tavolozza di grigi, forse il lascito più evidente del periodo trascorso a Parigi. This theme had already been addressed by Jean Houel and, due to its ritualized savage fury, subsequently became a popular and fundamental element of Sicilian iconography until Italian Neorealist films were released. As if to underline that he differed from the rhetoric of sunny Sicily, Leto chose a palette of greys in this painting too, perhaps the most evident legacy of his period in Paris. Negli anni a cavallo del nuovo secolo si impongono anche in Italia le nuove poetiche simboliste, che fanno apparire attardata la precedente stagione naturalista che aveva favorito l'affermazione della pittura di paesaggio siciliana. Il palcoscenico della Biennale, con le sue aperture sia pure parziali nei confronti della cultura artistica internazionale, facilita questo processo offrendo nuove possibilità di confronto. L'aggiornamento alla nuova sensibilità da parte di artisti formatisi nel solco del naturalismo non segue strade univoche. Lojacono, pur continuando a realizzare copie e varianti dei suoi dipinti precedenti, elabora una nuova maniera di toni più bassi e smorzati, e di una stesura di colori più sfumata, allentando quella identificazione topografica dei luoghi che era stata una delle sue prerogative. Non a caso i titoli dei dipinti del primo decennio prediligono indicazioni da paesaggio ideale interiore, come Solitudine o Caducità. L'altro grande protagonista di questo periodo, Ettore De Maria Bergler, che sotto la regia di Ernesto Basile aveva affrescato il salone di Villa Igiea in chiave decisamente Art Nouveau, adotta invece una strategia più diversificata: intensifica i contrasti di colore e impagina le opere con una dissimulata eleganza lineare, come in Febbraio in Sicilia, accordandosi in questo a una tendenza diffusa nell'arte europea di quegli anni. Michele Catti raffigura invece una Sicilia autunnale, umbratile e malinconica, allentando il naturalismo della sua formazione con una stesura sgranata di brevi tocchi nervosi che restituisce del paesaggio una visione intimista e crepuscolare. In questa situazione, che presto vedrà il declino delle scuole regionali, gli artisti siciliani cominciano a cercare nuovi stimoli al di fuori dell'isola. Domenico Quattrociocchi si accosta al modello delle Secessioni romane, con una figurazione sospesa e stilizzata che assume il valore di una rievocazione. Allievo di Lojacono, Pietro De Francisco si muove invece tra Roma, Parigi e Milano, confrontandosi con gli ultimi esiti dell'impressionismo e con il dinamismo futurista. Sicilia, il dipinto che tenne sempre con sé, testimonia la volontà di immettere la lezione del maestro in una esasperata tensione della memoria. Sicilia la come stato d’animo The Sicilian mood At the turn of the century the new poetics of symbolism became popular also in Italy, outdating the previous naturalist period that had contributed to the success of Sicilian landscape painting. The opening, albeit partial, of the Biennales to international artistic cultures, encouraged this process and offered new occasions to exchange views. Artists who trained in the wake of naturalism did not follow the same paths to keep abreast of the new cultural sensibility. Whilst Lojacono continued to paint copies and variants of his previous pictures, he developed a new toned down and sfumato style and moderated his characteristic topographical descriptions. The titles of works executed during the first decade intentionally reflected ideal inner scenes such as Solitude or Caducity. The other leading artist of this period, Ettore De Maria Bergler who, directed by Ernesto Basile, frescoed the halls of Villa Igiea in a clearly Art Nouveau style, adopted a more varied strategy: he increased colour contrast and arranged the works with an understated coherent elegance, as in Febbraio in Sicilia (February in Sicily), conforming to a general trend in European art in those years. Conversely, Michele Catti, who trained in Naturalism, depicted Sicily in the autumn, shady and melancholy. He moderated realism and, with short nervous brush-strokes, added a grainy texture that renders intimate and crepuscular landscapes. In this scenario, the regional schools soon declined and Sicilian artists started to look for new stimuli outside the island. Domenico Quattrociocchi approached the Roman Secessionists’ stylised suspended figuration, tantamount to nostalgia. Lojacono’s pupil, Pietro De Francesco, travelled to Rome, Paris and Milan, where he tackled the latest effects of Impressionism and the dynamism of Futurism. He always carried a copy of the painting Sicily, which demonstrated his master’s teachings, though the colours are richer than those found in the actual landscape which he had painted by relying on his memory.