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Se il primo, fondamentale repertorio del paesaggio siciliano si costituisce al seguito
dei viaggiatori del Grand Tour, l’inizio di una scuola siciliana di pittori di paesaggio
va ricondotto a un episodio importante della storia europea, il doppio esilio
a Palermo (1798 e 1806) di re Ferdinando IV, in fuga da Napoli durante le guerre
napoleoniche. La presenza della corte e i soggiorni di artisti, come Philipp Hackert
e Giovan Battista Lusieri, svolsero infatti un ruolo essenziale sia per la formazione
di un pubblico cosmopolita di diplomatici e commercianti, sia per la diffusione
di un’idea del paesaggio che ai grandi modelli classicheggianti e accademici univa la
minuzia descrittiva dei luoghi.
Sono i modi che si riscontrano nelle opere di Giuseppe Patania, noto soprattutto
come pittore di storia e ritrattista ma che le fonti coeve accreditano anche come
paesaggista, e di Francesco Zerilli, la cui ricca produzione di tempere fornisce anche,
grazie alla cura dei dettagli, una importante documentazione topografica della
Sicilia dei primi decenni dell'Ottocento.
In tutta questa prima fase, il paesaggio siciliano viene raffigurato con caratteri
molto diversi da quelli che si imporranno nei decenni successivi all'Unità.
Pittori, storici o anche ingegneri militari come Carlo Afàn de Rivera descrivono
una natura armonica e rigogliosa, in un equilibrio al fondo fragile
che riflette quello storico dell'età della Restaurazione, quando le leggi eversive
della feudalità promulgate da Gioacchino Murat e successivamente recepite
anche nell'isola sembravano annunciare una stagione di riforme poi rimasta
senza esito.
Con Zerilli e con i suoi allievi e continuatori, tra cui Andrea Sottile
e Tommaso Riolo, la pittura di paesaggio recepisce quella effusiva dimensione
luministica propria della Scuola di Posillipo e di artisti come Anton Pitloo
e Giacinto Gigante. Nelle loro opere l'influenza dei pittori napoletani conferisce
a una iconografia ormai canonica una rinnovata modernità.
Inception
Whilst the first fundamental repertoire of Sicilian landscapes was formed subsequent
to the arrival of travellers on the Grand Tour, the inception of a Sicilian school
of landscape painters may be traced back to an important episode in European
history; the exile to Palermo of King Ferdinand IV when he twice fled from Naples
(1798 and 1806) during the Napoleonic Wars.
The presence of the court and artists such as Philipp Hackert and Giovan Battista
Lusieri, indeed played and essential role both in educating a cosmopolitan
community of diplomats and merchants and spreading an idea of landscape
paintings that combined the great mock-classical and academic models with
a detailed description of the locations.
This approach is to be found in works by Giuseppe Patania, who was mainly known
as a History painter and portraitist, though contemporary sources recognised him as
a landscapist, and Francesco Zerilli, whose attention to detail in his rich production
of tempera paintings also provides important topographic records of Sicily in the early
nineteenth century.
During this stage, Sicilian landscapes were depicted in a manner that was quite
different from the style that became popular in the decades ensuing the Unification
of Italy. Painters, historians and army engineers such as Carlo Afàn de Rivera
described a harmonious and luxuriant nature, in balance with the fragile land,
reflecting the historical European Restoration period when the revolutionary laws
on feudality enacted by Giacchino Murat and subsequently adopted in Sicily
appeared to proclaim a period of reforms, that were never accomplished.
Landscapes by Zerilli, his pupils and continuators, including Andrea Sottile
and Tommaso Riolo, embraced the effusive Luminism typical of the School
of Posillipo and artists such as Anton Pitloo and Giacinto Gigante.
Influenced by Neapolitan artists, they modernised the then canonical iconography
in their paintings.
Gli itinerari seguiti dai viaggiatori del Grand Tour tra Settecento e Ottocento fissarono
una geografia della Sicilia, poi seguita e rielaborata dalla pittura ottocentesca.
I luoghi celebri delle antichità classiche, le vedute dell'Etna o della Conca d'Oro vengono
tuttavia rivisitati con una rinnovata sensibilità moderna anche quando punti di ripresa
e inquadrature rimangono invariati. Quello che cambia è l'attenzione alla verità sensibile
del colore e della luce tipica della stagione del naturalismo del tempo, così che il sentimento
della stagione e dell'ora si imprime nella concezione stessa del paesaggio celebrando,
indirettamente, la natura dell'isola. Questa nuova visione suggerisce talvolta agli artisti
alcuni accorgimenti che modificano il repertorio tradizionale, privilegiando per esempio
ampie panoramiche, come ne Le mura fenicie di Erice di Michele Cortegiani,
o adottando al contrario una prospettiva ribassata, come ne La salita sull'Etna
di Francesco Lojacono dove lo sguardo da sottinsù conferisce una evidenza quasi tattile
alle rocce di lava. Questa topografia della Sicilia organizzava nel medesimo itinerario
di sguardi vedute urbane e scenari naturalistici, includendo talvolta anche i giardini storici
come l'Orto Botanico di Palermo (Lojacono, In giardino).
In occasione dell’Esposizione Nazionale del 1891 fu organizzata la mostra dedicata
alla Sicilia Artistica e Monumentale ordinata da due figure cardine della cultura siciliana
dell'Ottocento come l'archeologo Antonino Salinas e lo storico dell'arte
Gioacchino Di Marzo. Furono esposti nove grandi dipinti dedicati ai luoghi di Sicilia
(tra cui in mostra il dipinto di Cortegiani e i Ruderi del tempio di Giove a Siracusa
di Ettore De Maria Bergler) che conferirono alla pittura di paesaggio un ruolo
di affermazione identitaria della natura e della storia siciliana.
Singolare variante di questa concezione è il Ritratto dell'abate Meli di Giuseppe Sciuti,
a cui fa da fondale lo scorcio parziale del Monte Pellegrino.
Negli anni a cavallo del nuovo secolo, tale funzione venne ribadita anche dalle prime
edizioni delle Biennali di Venezia (allora allestite per sale regionali) dove incontrò grande
favore De Maria Bergler con opere come Conca d'Oro in cui la dimensione naturalistica
era aggiornata all’eleganza del colore tipico della cultura figurativa internazionale
di quel decennio.
i
Sites
luoghi
The itinerary that travellers covered on the Grand Tour between the eighteenth
and the nineteenth century mapped the geography of Sicily, which was subsequently
followed and revised through nineteenth-century paintings. The famous sites of classical
antiquity, views of Mount Etna and the Conca d’oro were revisited with a modern
sensibility even when the scenes were portrayed from the same viewpoints.
However, more attention was paid to the accurate description of the details of light
and colour, typical of the naturalist period, and a range of weather conditions and degrees
of natural light were depicted in landscapes, indirectly extoling the island’s countryside.
This new concept occasionally suggested several techniques to the artists who changed
their traditional repertoires by choosing sweeping panoramas such as
Le mura fenicie di Erice (The Phoenician Walls in Erice) by Michele Cortegiani,
or taking views from a low angle, as in La salita sull'Etna (Climbing Mount Etna)
by Franceso Lojacono, where the worm’s eye view confers visual texture to the lava.
The itinerary included urban and rural views and historical gardens such as
the Botanic Garden in Palermo, F. Lojacono In Giardino (In the Garden).
In 1891, two pivotal figures of Sicilian culture, the archaeologist Antonino Salinas
and the art historian Gioacchino Di Marzo, curated an exhibition focused on Artistic
and Monumental Sicily in a gallery of the Esposizione Nazionale.
Nine large landscape paintings of Sicilian sites - including the painting by Michele
Cortegiani and Ruderi del tempio di Giove a Siracusa (Ruins of the Temple of Olympian
Jupiter in Syracuse) by Ettore De Maria Bergler, also displayed here - played the role of
depicting the natural features and history of Sicily.
The Portrait of Abbot Meli, with a partial view of Mount Pellegrino in the background
is an unusual version of landscape painting.
The aforementioned role was also confirmed at the turn of the century, when Sicilian
Landscape paintings were exhibited in the first Venice Biennials (then arranged in Regional
pavilions). Ettore De Maria Bergler was acclaimed for his works such as Conca d’Oro,
the naturalistic quality of which was abreast of the elegance of the international figurative
culture’s typical colour in that decade.
Abate
Paesaggio con figura o ritratto con veduta sullo sfondo,
l’Abate Meli sovverte le consuete partizioni per generi
della pittura, pervenendo, grazie ad un gusto evidente
per la materia pittorica densa, ad una coerente osmosi tra figura
in primo piano e l’ambientazione naturalistica della costa
palermitana. Sciuti fonde nell’opera i due generi, facendo
assumere al personaggio – come all’albero sulla sinistra –
la funzione di figura, quinta che apre alla rappresentazione
del mondo naturale tanto caro al poeta palermitano. Il Meli (1740-1815), figura fra gli intellettuali siciliani
più interessanti tra la fine del XVIII e i primi del XIX secolo:
“vestito con l’abito corto e il collarino”(Santangelo),
si fa chiamare abate pur essendo un laico e si paragonerà
all’ostrica “attaccata all’istesso scoglio in cui nacque”.
Landscape with figure or portrait with a view
in the background, Abbot Meli subverts the usual
classification of paintings by genre and, due to
an evident gusto for thick paint, achieves a consistent
osmosis between the figure in the foreground
and the naturalistic scenery of the Palermitan coast.
Giuseppe Sciuti combined both genres in this painting,
using the personage – as likewise the tree to the left
– as a figure, a wing that opens onto representations
of nature, which this Palermitan poet held dear.
Between the late XVIII century and the early XIX century,
Giovanni Meli (1749-1815), a secular self-styled Abbot,
was one of the most interesting Sicilian intellectuals,
who compared himself to an oyster “attached
to the same rock on which he was born”,
“dressed in a short habit and clerical collar” (Santangelo).
Abbot Meli
Medico per alcuni anni a Cinisi, sarà docente di chimica, avrà
interessi letterari, filosofici e scientifici; intellettuale di transizione,
attento all’Illuminismo, partecipe della cultura letteraria arcadica,
lettore di Teocrito, Anacreonte, Virgilio, Ovidio, Orazio, Petrarca
tra i poeti a lui cari, e di Bacone, Locke, Hobbes, Leibniz,
Montesquieu, Voltaire, Rousseau.
Già Domenico Scinà, nel 1827, lo definisce “poeta della bella
natura” e in quest’ottica può essere ricordata la sua opera più
significativa, La Buccolica, un’opera campestre e pastorale,
organizzata nello schema delle quattro stagioni. Nota Giorgio
Santangelo che in quest’opera “il centro vitale si rintraccia in
questo atteggiamento della fantasia che, in virtù di nuovi timbri
espressivi, ottenuti con il sapiente innesto di certe possibilità
melodiche del dialetto nel tessuto della comune lingua letteraria,
sa trovare nuovi effetti lirici nella visione di boschi, vallate, cieli,
marine”, non trascurando l’attenzione alla pesca.
Tutti elementi che avranno a che fare col paesaggio dipinto,
con un atteggiamento narrativo che si orienta verso il realismo,
in un momento culturale ancora prevalentemente tardobarocco
e neoclassico.
He practiced as a doctor for several years in Cinisi,
taught chemistry and had literary, philosophical
and scientific interests. An intellectual of the transition,
attentive to the Enlightenment, he engaged in Arcadian
literary culture, read Theocritus, Anacreon, Virgil, Ovid,
Horace and Petrarch, who were amongst
his favourite poets, and Bacon, Locke, Hobbes, Leibniz,
Montesquieu, Voltaire and Rousseau. Back in 1827,
Domenico Scinà defined Giovanni Meli as a
“Poet of the beauty of nature”, and from this perspective
his most significant work is La Buccolica, a rural
and pastoral work, structured according to the four
seasons. Giorgio Santangelo notes that,
“the vital centre” of this work “may be traced
in this imaginative approach which
- by virtue of new expressive tones, accomplished
by grafting certain melodious possibilities of dialect
onto the fabric of the common literary language
- is capable of finding new lyrical effects in the views
of woods, valleys, skies and seascapes” without
overlooking fishing.
Il descrittivismo include un temperato romanticismo,
un sentimento pacato verso la natura, luogo di serenità e di pace.
Natalino Sapegno coglie nelle sue opere più efficaci “il profondo
legame con la natura e il sentimento della sua terra, le luci, i colori,
i toni di un paesaggio naturale”. Tutto questo, che Sciuti riesce
a cogliere nell’opera esposta, si salda con l’edonismo che permea
molti suoi versi e con il fascino della sua personalità, per certi versi
eccentrica, che si rivela nel modo di vestire. All these elements are involved in this landscape,
which was painted with a narrative approach oriented
towards realism in a cultural period that was still mainly
late Baroque and neoclassical. Descriptivism involves
temperate romanticism and a calm feeling about nature,
where all is peaceful and serene. Natalino Sapegno senses
in Meli’s most effective works “a deep bond with nature
and the sentiment of his land, the lights, colours and
hues of a natural landscape”. All of this, which Sciuti
captures in this painting, is related to the hedonism that
pervades many of his verses and fascinating personality,
in some ways eccentric as his way of dressing reveals.
Il tema della marina, centrale sin dagli inizi della pittura di paesaggio,
viene rielaborato dai pittori naturalisti dell'Ottocento con una nuova attenzione
alla configurazione delle coste e alla conformazione delle rocce.
Nella pratica degli artisti siciliani (e napoletani) questo motivo assorbe anche quello
della veduta, come in quella della borgata dell'Acquasanta che Francesco Lojacono
rielabora da un'opera di Francesco Zerilli, con punti di ripresa che progressivamente
tendono o ad allontanarsi, dando quindi maggiore rilievo ai colori e alla luce del mare
(è il caso del dipinto di Francesco Scarpinato) o ad avvicinarsi, accentuando così la resa
della natura geologica degli scogli, come nello Scoglio di Roccafiorita di Gennaro Pardo
e in Dall’Ospizio marino dello stesso Lojacono.
Come era tipico dell'arte italiana del tempo, i gruppi di figure talvolta in situazioni
narrative inseriscono all'interno della marina le notazioni quotidiane proprie della pittura
di genere (Antonino Leto, I due amici). Unitamente o meno alla riconoscibilità
topografica (per esempio con il Monte Pellegrino, vero e proprio landmark della costa
palermitana), questa variante ottocentesca del pittoresco assicura alle marine dei pittori
siciliani una ampia diffusione, in campo nazionale e soprattutto presso il pubblico
locale.
L'interesse per il paesaggio costiero è ulteriormente alimentato, soprattutto
nella seconda metà del secolo, da altri fattori: l'apertura o il miglioramento delle strade
litoranee che si affiancarono ai tradizionali collegamenti interni e la realizzazione di
linee ferroviarie, non soltanto facilitarono gli spostamenti lungo la costa, ma offrirono
ai pittori nuovi scorci e punti di vista, anche se questi aspetti tipicamente moderni
non vengono quasi mai inclusi nella rappresentazione.
Nella grande Marina di Acitrezza Francesco Mancini riprende quel paesaggio
da un luogo di osservazione non dissimile da quello che si presenta dal treno
ai due viaggiatori ad apertura della celebre novella Fantasticheria di Verga.
Coasts
le
coste
Nineteenth-century Naturalist painters revised the fundamental theme of Seascapes
by paying more attention to the coastal features and the shape of the cliffs.
Sicilian (and Neapolitan) artists have incorporated vedute in this genre.
The view of the village of Acquasanta, which Francesco Lojacono had drawn
from a work by Francesco Zerilli, was taken from viewpoints that either tend
to fade away, thus emphasizing colours and the light of the sea (as in the seascape
by Francesco Scaripinato), or draw closer, so as to accentuate the rendering
of the geological nature of the cliffs, as in his Dall’ Ospizio Marino
(From the Children’s Seaside Hospital) and the Scoglio di Roccafiorita
(Cliff of Roccafiorita) by Gennaro Pardo.
Following the standard in Italian art of the time, seascapes included groups of figures,
occasionally describing scenes of everyday life, as in Genre painting (The Two Friends
by Antonino Leto). With or without topographical recognisability (such as Mount
Pellegrino, the actual landmark of the Palermitan coast) this nineteenth-century
version of picturesque views made seascapes by Sicilian painters very popular both
locally and nationally.
Other factors also fuelled interest in seascapes, especially in the second half
of the century: the new or improved coast roads supporting the traditional inland
highway links and the building of railways eased travel along the shores whilst providing
painters with new views, even though these typically modern aspects were seldom
depicted. The large Seascape of Acitrezza by Francesco Mancini was depicted from a
perspective similar to the view that the two travellers saw from the train at the
beginning of Giovanni Verga’s famous novel Fantasticheria (Daydreaming).
Lojacono
Francesco
L'estate in Sicilia.
Via Romagnolo
Dei tre grandi dipinti presentati da Lojacono alla mostra di Belle Arti dell’Esposizione
Nazionale di Palermo del 1891, L'estate in Sicilia, Dall'Ospizio marino e Autunno,
il primo fu quello che riscosse il successo maggiore, almeno presso il pubblico locale.
Acquistata da re Umberto per la Villa Reale di Monza e successivamente dispersa, l'opera
è transitata in anni recenti presso il mercato antiquario. Come per altri dipinti, Lojacono
ne realizzò una serie di varianti, come dimostrano le quattro versioni qui esposte eseguite
nell'arco di circa un decennio, mutando condizioni atmosferiche, dettagli e, sia pure
di poco, l'inquadratura. Le ragioni della fortuna de L'estate in Sicilia sono evidenti e
vanno individuate nella ripresa di un genere di larga diffusione come la marina
a cui lo stesso Lojacono aveva dato un contributo fondamentale, nella resa atmosferica
di una giornata d'afa, nella presenza stessa del carretto siciliano a cui la mostra etnografica
curata da Giuseppe Pitrè all'interno della Esposizione dedicava una sezione.
Di fronte ad alcune perplessità avanzate dalla critica nazionale, i commentatori locali
furono invece entusiasti: “Non è che la fedele riproduzione del vero", scriveva per esempio
Antonino Di Giovanni, ancora una volta insistendo sul carattere di verità oggettiva
della pittura del maestro.
Al contrario, L'estate in Sicilia si avvale di una smaliziata strategia visuale.
Lojacono varia in questa occasione il motivo della strada di campagna quale asse
prospettico, già adoperato in Una giornata di caldo in Sicilia! e in Dopo la pioggia;
e, nonostante la scena sia ambientata in una zona già parzialmente urbanizzata alle porte
di Palermo, ogni riferimento a un possibile contesto moderno è eluso in favore
di una dimensione rurale. Non a caso i pali del telegrafo a destra hanno l'aspetto di tronchi
rinsecchiti e i fili sono come dissolti nella calura: un’ immagine arcaicizzante, divenuta
quasi un manifesto del paesaggio dell'isola.
Franceso Lojacono, Summer in Sicily.
Via Romagnolo
Lojacono displayed three paintings in the 1891 National Exhibition of Fine Arts in
Palermo: L’estate in Sicilia (Summer in Sicily); Dall’Ospizio Marino (From the Children’s
Seaside Hospital) and Autunno (Autumn). The former was the most popular painting,
at least locally, and King Umberto I of Italy purchased it for the Royal Villa of Monza.
Although the whereabouts of this work were subsequently unknown, it has recently
transited through the antiques market. Lojacono painted a series of versions of his works,
as demonstrated by the four shown here, which were executed approximately
in a decade, changing the atmospheric conditions, details and, slightly, the angle.
Summer in Sicily was successful due to several evident factors such as the revival
of Seascapes - a popular genre to which Lojacono had provided a fundamental
contribution - his rendering of a sultry day and the very Sicilian cart to which
the ethnographic exhibition curated by Giuseppe Pitré had devoted a section.
Whereas national critics had raised doubts the local commentators were enthusiastic:
for instance Antonio Di Giovanni, again insisting on the objective realism of the Master’s
painting, wrote, “It is merely an accurate reproduction of reality”. However, Lojacono
actually implemented a sophisticated visual strategy in Summer in Sicily, he no longer
used the country road as the perspective axis, as he did in Una giornata di caldo
in Sicilia! (A Hot Day in Sicily!) and Dopo la Pioggia (After the Rain), and although
the scene is set in a partially developed area near Palermo, he maintained a rural
environment avoiding any indication of the modern context.
The telegraph poles to the right intentionally look like dead tree trunks and the overhead
wires evaporate in the heat shimmer: an image that suggests the past and has almost
become an icon of Sicilian landscapes.
l'arrivo
inatteso
The unexpected arrival
Presentato all’Esposizione Nazionale di Roma che nel 1883
inaugurava il nuovo Palazzo delle Esposizioni, L'arrivo inatteso
(Il ritorno del coscritto) è una delle opere che maggiormente contribuì
alla affermazione anche in campo nazionale di Francesco Lojacono,
culminata con la nomina a commendatore della Corona d'Italia.
Fu in questa occasione che venne coniata quella espressione,
“ladro di sole", che nei decenni successivi identificò la pittura
dell'artista. Il dipinto venne acquistato dai sovrani e destinato
alla residenza del Quirinale.
Per L'arrivo inatteso Lojacono elaborò una strategia di immagine
adeguata alla importanza della sede e dell'evento, contaminando
il motivo del paesaggio, che ne aveva decretato i primi successi,
con la pittura di genere e con un ulteriore richiamo, nel tema della leva
militare obbligatoria, ai valori unitari del nuovo stato nazionale.
In questa accezione l'opera si proponeva con un’intenzione di
ufficialità più ampia rispetto al tradizionale repertorio del paesaggio.
Tuttavia, più della resa delle figure e della loro organizzazione narrativa,
fu proprio la rappresentazione della natura meridionale, e siciliana
in particolare, a attirare l'attenzione di commentatori e critici.
Così scriveva per esempio Gabriele D'Annunzio: “Il maggio siciliano,
il maggio d'oro trionfa in una fioritura ardente di rosmarini, di ferale,
di acetoselle, di cardi, di papaveri. La campagna biondeggia nella
tranquillità del pomeriggio, sotto il cielo sparso qua e là di nuvole cineree,
incurvantesi all'orizzonte pieno di vapori leggermente violetti, tagliato
a sinistra da una linea turchina di mare”.
L'enfasi posta sui caratteri del paesaggio siciliano, sul clima e sulla stagione,
assecondava in questo modo quel riconoscimento delle scuole regionali
quali tasselli armonicamente inseriti nel nuovo insieme dello stato unitario.
Shown in the National Exhibition in Rome, which officially
opened the Palazzo delle Esposizioni, L’arrivo inatteso
- Il ritorno del coscritto (The Unexpected Arrival - The Conscript
Returns), is one of the works that mainly contributed to Lojacono’s
success even at a national level, that led to his nomination as
Commendatore of the Order of the Crown of Italy.
The term “The Sun Thief” was coined during the exhibition
and in the ensuing decades identified the artist’s painting.
This painting was purchased by the Sovereigns and placed
in the Quirinal Palace.
However, commentators and critics were more attracted
by the representation of the southern countryside, especially
in Sicily, than the rendering of the figures and narrative
organisation. For example, Gabriele D’Annunzio wrote,
“May in Sicily, a golden May, triumphs in an ardent blossom
of rosemary, wild plants, sorrels, thistles and poppies.
The countryside turns golden in the quiet of the afternoon, under
the sky with cinereous clouds scattered here and there that curves
on the horizon full of a somewhat violet mist, interrupted on the
left by a turquoise line of sea”.
When painting the Unexpected Arrival Lojacono developed
an image strategy appropriate to the importance of the venue
and the event. He combined landscapes - which had first brought
him success – with genre painting, adding the theme of conscription
as a further reference to the unitarist value of the new national state.
In this sense the work had a broader official intention, compared
to his traditional repertoire of landscapes.
Highlighting the characteristics of Sicilian landscapes, the climate
and the season facilitated the recognition of the regional schools
as tesserae blended into the new unified state.
dopo la
after the rain
Le opere di Francesco Lojacono furono molto apprezzate
dalle famiglie aristocratiche e della ricca borghesia
della Palermo dell'Ottocento. Il dipinto Dopo la pioggia
qui esposto fu acquistato infatti dal Principe di Trabia
nel 1886 per la somma di 18.000 lire e collocato
a Palazzo Butera a Palermo dove fu ammirato da viaggiatori
e letterati stranieri tra cui lo scrittore francese René Bazin
che, condotto dallo stesso Lojacono nei saloni del palazzo
nell'estate del 1891, rimane estasiato dalla verità di luce
e colore del paesaggio siciliano, resa dagli effetti del sole
velato e della nebbia.
Secondo una consuetudine operativa dell'artista, che usava
ritornare su uno stesso tema variandone di volta in volta
il formato e inserendo o eliminando alcuni particolari,
esistono altri dipinti con lo stesso titolo e lo stesso soggetto,
Works by Francesco Lojacono were highly appreciated
by the aristocratic and upper middle class families in Palermo
during the nineteenth century. This painting entitled
Dopo la Pioggia (After the Rain), was indeed purchased
in 1886 by the Prince of Trabia for eighteen-thousand Italian
Lire and placed Palazzo Butera in Palermo where it was
admired by foreign travellers and men of letters. The French
novelist René Bazin was enraptured by the realistic colours
and light of the Sicilian landscape rendered through the effects
of the hazy sunshine and mist when Lojacono escorted him
through the halls of Palace in the summer of 1891.
Since this artist habitually reverted to the same theme,
changing the size and adding or removing several particulars,
there are other paintings on the this subject bearing the same
title, one of which was mentioned by Giuseppe Pitré,
whilst the Florio family acquired another.
uno dei quali è menzionato da Giuseppe Pitré, mentre
un altro ancora fu acquistato dai Florio.
È probabile che il prototipo sia l'opera esposta con notevole
successo a Torino in occasione dell’Esposizione Nazionale
del 1884, anch'essa di grandi dimensioni e di cui
non si conosce l'attuale collocazione, che differisce da questa
in mostra soltanto per alcuni dettagli dei personaggi.
Nella lunga descrizione che accompagnava il dipinto
nelle dispense pubblicate per l'Esposizione, Ugo Fleres
notava come “la campagna siciliana, cui è caratteristica
l'essere saettata dal sole ardente sotto un cielo africano,
prende un aspetto malinconico da questa condizione
climaterica insolita e desta un senso di malinconia dolce
che l'artista ha saputo esprimere coi contrasti del chiaroscuro
e la precisione del disegno".
Lojacono rappresenta con sapiente realismo uno scorcio
di strada di campagna dopo uno scroscio di pioggia.
L'inquadratura non è centrata sulla strada ma leggermente
diagonale, così da conferire profondità alla scena, esaltando
nella visione ribassata la dimensione tattile e comprendendo
le direttrici prospettiche costituite dal rivolo d'acqua a
sinistra, dai segni delle ruote dei carri e dai declivi montuosi
a destra. Le pozze fangose che riflettono il cielo e le nuvole,
la resa naturalistica della terra bagnata e i toni di luce quasi
autunnali saturano l'atmosfera di umidità. I viaggiatori ormai
di spalle si allontanano, così come il temporale, portando
con loro l'unica nota di colore, il rosso dell'ombrello, mentre
il bambino, che richiama altri bambini rappresentati nelle
marine, con la testa china sembra attardarsi, assorto,
aggiungendo una nota malinconica all'insieme.
The prototype was probably the large painting, in which
the details of the figures are slightly different compared to this
canvas, that was most successfully displayed in Turin during
the Esposizione Nazionale (National Exhibition)
in 1884, the whereabouts of which are currently unknown.
In the lengthy description of the painting published in the
documents drafted for the National Exhibition, Ugo Fleres
noted how the “Sicilian countryside, which is characteristically
struck by the scorching rays of sun under an African sky,
assumes a gloomy aspect due to this unusual, critical condition
and rouses a feeling of sweet melancholy, which the artist
has managed to express through the contrast of chiaroscuros
and his accurate drawing”.
The low viewpoint enhances the texture and includes
the perspective lines constituted by the ditch to the left,
the tracks left by cartwheels and the mountain slopes on
the right. The muddy puddles reflecting the sky and
the clouds, the naturalistic rendering of the soggy ground
and the shades of the almost autumn light saturate
the atmosphere. The travellers, by now depicted from behind,
move away like the storm, taking with them the only trace
of colour, the red umbrella, whilst the child, who evokes
the children that Lojacono depicted in his seascapes, appears
to dawdle with his head bowed, captivated, adding an air
of gloom to the entire scene.
Lojacono depicts with skilful realism a foreshortened view
of a country road after pouring rain. In order to confer depth,
the scene has been painted from a slightly diagonal angle
rather than centred on the road.
Nella concezione del paesaggio siciliano come uno scenario tendenzialmente immobile
e quasi fuori dal tempo, il mondo del lavoro viene raffigurato soprattutto
nella sua componente tradizionale - contadini, pastori, pescatori - che meglio si prestava
a una concezione arcaicizzante e al fondo idillica della natura.
Sotto l'aspetto figurativo, questa scelta permetteva inoltre di conciliare la pittura
di paesaggio con quella di genere e di figura, talvolta, come in Ve ne darò
di Antonino Leto, con un tono di bozzetto molto diffuso nella pratica pittorica del
periodo. Se l'universo sociale sembra così ricalcare quello della narrativa di Giovanni Verga,
rispetto alle pagine dello scrittore catanese manca alla pittura coeva ogni accento
drammatico anche quando il repertorio è lo stesso, come nelle diverse versioni
de La raccolta delle olive la cui ambientazione trova riscontro nella novella Nedda.
Al contrario, in particolare nei dipinti di Francesco Lojacono, i paesaggi con pascoli,
armenti o pescatori pongono l'accento sulla evidenza quasi mimetica di alberi e rocce
o sulla bellezza delle distese di cielo e mare, come in Dopo il tramonto, in una visione
conciliata della natura siciliana.
Una simile dimensione arcaica presiede a due opere tra loro analoghe come tema
e impaginazione, Pescatori di Valdesi di Ettore De Maria Bergler e Pescatori di Sferracavallo
di Luigi Di Giovanni, con le figure quasi smarrite tra la distesa delle dune come in un
orizzonte arcano e remoto. Ancora pochi anni e le due borgate marinare vicino Palermo
saranno raggiunte dalla modernità diventando progressivamente moderni centri balneari.
Non è un caso allora che un tema come quello della zolfara, centrale nelle trasformazioni
economiche, sociali e anche paesaggistiche della Sicilia tra Ottocento e Novecento, non
venga affrontato dai pittori dell'epoca (contrariamente a quanto avviene per la letteratura,
da Verga e Pirandello) con l'eccezione della grande tela I carusi di Onofrio Tomaselli
oggi alla GAM di Palermo.
il paesaggio
e il mondo
del
lavoro
Landscapes and the working class
In Sicilian landscapes, conceived as scenery from the bygone times that tends to be still,
the working class is mainly portrayed through traditional roles such as farmers, shepherds
and fishermen that enhanced the archaic quality and idyllic basis of nature.
From a figurative point of view, this preference also reconciled landscape and Genre
painting, occasionally in a sketchy style as in Ve ne darò (Feeding the Goats)
by Antonino Leto, which was quite common in the painting practices of the time.
Although the social universe appeared to emulate Giovanni Verga’s literature,
contemporary painting lacked any dramatic accent compared to the pages written
by this author from Catania, even when the repertoire was identical, as in the different
versions of La raccolta degli ulivi (Olive Harvesting), in which the settings are to be found
in the novel Nedda. Conversely, landscapes with pastures, herds or fishermen, especially
those painted by Lojacono, emphasise the almost mimetic representation of trees and rocks
or the beauty of expanses of sky and sea, as in Dopo il tramonto (After Sunset),
in a reconciled view of Sicilian nature.
A similar archaic aspect governs two works with analogous themes and layouts,
Pescatori di Valdesi (Fishermen from Valdesi) by Ettore De Maria Bergler
and Pescatori di Sferracavallo (Fishermen from Sferracavallo) by Luigi Di Giovanni, since
the figures are almost lost in the dune expanse as if in a remote and mysterious horizon.
The two coastal villages near Palermo were redeveloped and gradually turned
into modern seaside resorts a few years later.
The theme of sulphur mines, central to the socioeconomic and landscape revolution in
Sicily between the nineteenth and the twentieth century, was intentionally left unaddressed
by the painters of the time (unlike in literature, from Verga to Pirandello) with the
exception of the large canvas I Carusi (The Boys) by Onofrio Tomaselli, currently kept in
the Galleria d’Arte Moderna, Palermo.
I Florio
e
Antonino Leto
The Florio family and Antonino Leto
I Florio, la famosa dinastia di imprenditori, ebbero un ruolo
importante anche nella storia culturale e artistica dell'isola.
Se l'episodio più celebre è quello legato alla stagione
dell'Art Nouveau e ai rapporti di Ignazio e Vincenzo Jr
con Ernesto Basile, anche Ignazio Sr (1838 - 1891) promosse
l'attività artistica. Antonino Leto fu un suo protetto
sin dagli anni giovanili, e le sue opere più volte ebbero
come soggetto i differenti ambiti economici della famiglia,
costituendo quindi un importante documento iconografico
dello sviluppo imprenditoriale del secondo Ottocento.
Al primo periodo della sua attività risale la Veduta dello
stabilimento Florio a Marsala, cui funge da ideale pendant
una veduta di Lojacono, di identiche dimensioni ma
di inquadratura opposta, raffigurante lo stabilimento
Ingham, sempre a Marsala.
Sotto il profilo artistico, più importanti sono le altre due
opere, che risalgono invece al ritorno di Leto dal breve
soggiorno parigino quando, ospite di Florio, senatore
del Regno, gli furono commissionate anche alcune tempere
murali nella residenza ai Colli di Palermo.
The Florio dynasty of entrepreneurs played an important
role even in the cultural and artistic history of Sicily. The
most renowned episode is related to the Art Nouveau
period and the relationship between Ignazio and
Vincenzo Juniors and Ernesto Basile. However, Ignazio
Senior (1838 -1891) also fostered artistic activities and
Antonino Leto had been his protégé ever since youth.
Works by this artist often depicted the family’s various
fields of business and constitute important iconographic
documents concerning their development in the late
nineteenth century. The View of the Oenological
establishment Florio in Marsala, which dates back to his
first period, serves as an ideal pendant of an identical
sized veduta by Lojacono, taken from the opposite angle
of the Ingham establishment in the same city.
From an artistic point of view, the other two works are
more important and date back to Leto’s return from
Paris when, whilst staying with Ignazio Florio, Senator
of the Kingdom of Italy, he was also commissioned
to paint several murals in tempera in the residence
in Colli di Palermo.
In entrambe le opere, ispirate dal paesaggio naturale
e antropologico del trapanese, il pittore di Monreale
non concede nulla alla convenzionale rappresentazione
del paesaggio isolano. Nelle Saline di Trapani Leto
restituisce così una scena illividita, dominata da colori
smorzati e cinerei. Ne La pesca del tonno in Sicilia
(tema già affrontato da Jean Houel e che da questo
momento in poi si imporrà con la sua selvaggia violenza
ritualizzata quale fondamentale tassello iconografico
In both paintings, inspired by Trapani’s natural and
anthropological landscape, this painter from Monreale
depicted unconventional views of the island. In Saline
di Trapani (The Salt Lagoon of Trapani), Leto renders a
livid scene dominated by subdued ashen colours. He took
a long time to execute La pesca del tonno in Sicilia
(Tuna Fishing in Sicily), which focuses on the thrashing
tunas and the mess of water and blood.
della Sicilia, sino al cinema neorealista), opera di lunga
gestazione, l'attenzione è condotta al dibattersi dei tonni
e al marasma di acqua e sangue. Come a volere ribadire
la sua distanza dalla retorica di una Sicilia assolata,
anche in questo caso Leto privilegia una tavolozza
di grigi, forse il lascito più evidente del periodo
trascorso a Parigi.
This theme had already been addressed by Jean Houel
and, due to its ritualized savage fury, subsequently
became a popular and fundamental element of Sicilian
iconography until Italian Neorealist films were released.
As if to underline that he differed from the rhetoric of
sunny Sicily, Leto chose a palette of greys in this
painting too, perhaps the most evident legacy of his
period in Paris.
Negli anni a cavallo del nuovo secolo si impongono anche in Italia
le nuove poetiche simboliste, che fanno apparire attardata la precedente stagione
naturalista che aveva favorito l'affermazione della pittura di paesaggio siciliana.
Il palcoscenico della Biennale, con le sue aperture sia pure parziali nei confronti
della cultura artistica internazionale, facilita questo processo offrendo nuove
possibilità di confronto. L'aggiornamento alla nuova sensibilità da parte di artisti
formatisi nel solco del naturalismo non segue strade univoche.
Lojacono, pur continuando a realizzare copie e varianti dei suoi dipinti precedenti,
elabora una nuova maniera di toni più bassi e smorzati, e di una stesura di colori
più sfumata, allentando quella identificazione topografica dei luoghi che era stata
una delle sue prerogative. Non a caso i titoli dei dipinti del primo decennio
prediligono indicazioni da paesaggio ideale interiore, come Solitudine o Caducità.
L'altro grande protagonista di questo periodo, Ettore De Maria Bergler,
che sotto la regia di Ernesto Basile aveva affrescato il salone di Villa Igiea in chiave
decisamente Art Nouveau, adotta invece una strategia più diversificata:
intensifica i contrasti di colore e impagina le opere con una dissimulata eleganza
lineare, come in Febbraio in Sicilia, accordandosi in questo a una tendenza
diffusa nell'arte europea di quegli anni.
Michele Catti raffigura invece una Sicilia autunnale, umbratile e malinconica,
allentando il naturalismo della sua formazione con una stesura sgranata di brevi
tocchi nervosi che restituisce del paesaggio una visione intimista e crepuscolare.
In questa situazione, che presto vedrà il declino delle scuole regionali, gli artisti
siciliani cominciano a cercare nuovi stimoli al di fuori dell'isola.
Domenico Quattrociocchi si accosta al modello delle Secessioni romane,
con una figurazione sospesa e stilizzata che assume il valore di una rievocazione.
Allievo di Lojacono, Pietro De Francisco si muove invece tra Roma, Parigi e Milano,
confrontandosi con gli ultimi esiti dell'impressionismo e con il dinamismo
futurista. Sicilia, il dipinto che tenne sempre con sé, testimonia la volontà
di immettere la lezione del maestro in una esasperata tensione della memoria.
Sicilia
la
come stato d’animo
The Sicilian mood
At the turn of the century the new poetics of symbolism became popular also
in Italy, outdating the previous naturalist period that had contributed to the success
of Sicilian landscape painting. The opening, albeit partial, of the Biennales
to international artistic cultures, encouraged this process and offered new occasions
to exchange views. Artists who trained in the wake of naturalism did not follow
the same paths to keep abreast of the new cultural sensibility.
Whilst Lojacono continued to paint copies and variants of his previous pictures,
he developed a new toned down and sfumato style and moderated his characteristic
topographical descriptions. The titles of works executed during the first decade
intentionally reflected ideal inner scenes such as Solitude or Caducity.
The other leading artist of this period, Ettore De Maria Bergler who, directed
by Ernesto Basile, frescoed the halls of Villa Igiea in a clearly Art Nouveau style, adopted
a more varied strategy: he increased colour contrast and arranged the works with
an understated coherent elegance, as in Febbraio in Sicilia (February in Sicily),
conforming to a general trend in European art in those years.
Conversely, Michele Catti, who trained in Naturalism, depicted Sicily in the autumn,
shady and melancholy. He moderated realism and, with short nervous brush-strokes,
added a grainy texture that renders intimate and crepuscular landscapes.
In this scenario, the regional schools soon declined and Sicilian artists started
to look for new stimuli outside the island. Domenico Quattrociocchi approached
the Roman Secessionists’ stylised suspended figuration, tantamount to nostalgia.
Lojacono’s pupil, Pietro De Francesco, travelled to Rome, Paris and Milan, where
he tackled the latest effects of Impressionism and the dynamism of Futurism. He always
carried a copy of the painting Sicily, which demonstrated his master’s teachings,
though the colours are richer than those found in the actual landscape
which he had painted by relying on his memory.