pa parla n 91 maggio 2013 web
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PoLitica Successo della Primavera Russa sublimato di cultura e collaborazione La Russia abbraccia la Sicilia Il coro del Monastero Sretensky di Mosca a San Giuseppe dei Teatini. In basso il console russo Vladimir Korotkov La “Primavera Russa”, l’inedita manifestazione organizzata in Sicilia dal Consolato di Mosca, guidato dal dinamico Console Vladimir Korotkov, tende la mano alla Sicilia sul terreno culturale, ma lancia anche concrete proposte di collaborazione su quello imprenditoriale e commerciale. Fra queste, alcune sono già state portate a termine con successo e reciproca soddisfazione. Non tutti sanno che la Russia è la terza nazione che sia rappresentata in Sicilia da un apposito console dalla Madrepatria ed abbia aperto un grande consolato, oltre a Tunisia e Marocco. Fra le tre non è difficile dire che sia la più importante: una vera gratificazione per la nostra regione. A sponsorizzare l’evento è stato il colosso petrolifero russo Lukoil che, rappresentato dal suo presidente Vagit Alekperov ha appena annunziato che sta per acquistare l’ultimo 20% dell’impianto di raffinazione Isab ex Erg. Con ciò garantirà il lavoro a breve a 150 nuovi addetti in aggiunta ai 2500 già impiegati grazie ad un investimento di 1,7 miliardi. In prospettiva, con interventi a Priolo e Melilli (di cui i Russi già dispongono) i nuovi posti diretti saranno 3500 e 5000 nell’indotto. I russi applicheranno un processo moderno a ridotto impatto ambientale. Soddisfazione, quindi, dei siciliani rappresentati da Rosario Crocetta che ha promesso di velocizzare le pratiche. La Primavera russa, articolatasi anche a 4 Messina e Catania, ha preso il via da Palermo con una gran serata al Teatro Massimo in cui si sono esibiti, davanti ad una platea ed a palchi esauriti, con la presenza di un pubblico italiano e russo (in prevalenza dalla numerosa comunità nell’isola) ballerini, cantanti e musicisti classici. Il pittore Misha Lenn è stato protagonista della mostra Attimi di bellezza a Villa Niscemi, dove la delegazione russa è stata salutata dal sindaco Orlando. Dei festeggiamenti a Palermo hanno fatto parte anche due esibizioni del coro del Monastero Sretensky di Mosca, una al Massimo e l’altra nella chiesa di San Giuseppe dei Teatini. Frattanto, al Cerisdi si svolgeva la Scuola primaverile dei giovani imprenditori con il sostegno del Ministero degli Affari esteri (3 giornate). Stupenda la serata al Massimo, sia come momento di incontro fra due realtà sociali e civili lontane – ma decise a stringersi la mano – sia per suggestività dello spettacolo. Ad incantare il pubblico alcuni solisti del Balletto Imperiale Russo. Fra questi applauditissimi anche una bimba e un gruppo femminile di ballerine teen agers che si sono esibite anche in una tarantella napoletana rivissuta nei modi del balletto classico. Non sono mancati, infatti, i riferimenti e gli omaggi all’Italia, definita sinonimo di Opera. Fra l’altro il basso Dorozhkin ha cantato dai Vespri siciliani di Verdi l’aria Oh tu Palermo terra adorata. Applaudi- tissima la mezzo soprano Irina Pererva, diplomata al Conservatorio Statale Tchaikovsky di Mosca (1989). Hanno suonato e cantato inoltre i seguenti artisti, laureati dei concorsi internazionali di musica, studenti del Conservatorio Statale Tchaikovsky di Mosca: Serghey Pospelov (violino), Andrey Yaroshinsky (pianoforte), Fedor Zemlerub (violoncello), Ekaterina Markova (soprano), Vla- PoLitica Fra storia e geografia conosciamo questi grandi vicini Un nazione sempre più europea dislav Dorozhkin (basso), Antonina Kadobnova (pianoforte). La domenica mattina nella Cappella Palatina ha avuto luogo la liturgia con la partecipazione dei preti ortodossi russi. Si è proseguito frattanto con la seduta plenaria della II Missione d’affari delle piccole e medie imprese delle regioni russe in Sicilia orientate all’export ed all’innovazione tecnologica (organizzata dall’Agenzia russa per le piccole e medie imprese, Associazione degli Imprenditori Confindustria Sicilia ed il Consorzio ARCA, con l’assistenza del Consolato Generale). E’ stato istituito da parte del Consolato Generale della Federazione Russa a Palermo insieme con l’Agenzia russa per le piccole e medie imprese e la filiale della banca “UniCredit” il Premio “Archimede: Eureka!” che verrà riconosciuto a colui il quale ha contribuito a creare un efficace partenariato tra PMI della Russia e Sicilia della Federazione Russa a Palermo e l’agenzia di viaggi “Tour Plus Sicilia”). Una serie di incontri fra imprese siciliane e russe si è svolta con il concreto sistema del workshop. Il più importante accordo – che era stato particolarmente voluto dai russi – è stato quello per la costruzione in Russia di forni per il pane di concezione e tecnologia italiana della ditta Spinnato. Un convegno all’Archivio storico comunale ha parlato di tre secoli di rapporti fra Russia e Sud Italia con la presentazione del volume La Sicilia dei Russi. Incontri e manifestazioni similari si sono svolte a Messina, città che nel 1600 (quando ebbe un ruolo primario nell’Isola) ricevette le prime delegazioni russe, e poi a Catania e San Cataldo. E’ stato ricordato come la Russia si sia schierata sempre al fianco della Sicilia e del Meridione, sin dal tempo della minaccia dei Saraceni, fino a quando Napoleone si impadronì dei territori da Napoli alla Calabria, ma non della Sicilia, fino all’amicizia con i Borboni e Re Ferdinando, a discapito delle minacce inglesi e francesi. Una amicizia, insomma, quella con il Meridione d’Italia, che ha precise radici nella storia. A Palermo l’articolato evento si è concluso con il Gran Ballo della Primavera Russa, organizzato dall’associazione Suggestioni Mediterranee con il contributo del Rotaract Club Palermo Ovest, presso i locali di Palazzo Bonet nel complesso monumentale Sant’Anna. Germano Scargiali La Russia non è adeguatamente conosciuta dalla media degli italiani. Vicissitudini storiche recenti ne hanno reso per un po’ ostica l’immagine. Adesso questo enorme “paese” multirazziale si apre, come molto europeo, cioè come un tempo fu certamente, ai confini dell’Ue. Esso ama il Mediterraneo, in cui si specchia tramite il Mar Nero. Con una superficie di 17 075 400 chilometri quadrati la Russia è il Paese più vasto del pianeta. Insieme alla Cina è lo stato al mondo con il maggior numero di stati limitrofi (14). Inoltre possiede dei confini marittimi con il Giappone (attraverso il mare di Ochotsk) e gli Stati Uniti (attraverso lo stretto di Bering). Nel 2008 contava circa 140 milioni di abitanti. Dopo essere stata per alcuni secoli un regno sotto gli Zar, la Russia ha sperimentato il socialismo reale, mutando il proprio nome in Urss. Dopo la caduta del regime comunista, preparata dalla glasnost del premier Michail Gorbačëv, che in un primo tempo provocò un crollo dell’economia, la nuova Russia ha proceduto con un tasso di crescita economica fra i maggiori al mondo, entrando a far parte di un quintetto di stati definito dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Mentre tale lusinghiera definizione (bric è un duro mattone di pietra) fu coniato dalla statunitense Goldman Sachs, adesso i Brics stanno creando una banca autonoma proprio per contrastare il pool di banche americano che tenta di monopolizzare il mondo… Ma ecco un po’ di storia. Con Ivan I (1332 - 1341) il Granducato di Mosca si avviò a divenire il più importante principato russo. Ma già dopo la Caduta di Costantinopoli nel 1453, la Russia rimase l’unico stato cristiano sulla frontiera orientale dell’Europa, tanto che rivendicò la qualità di Terza Roma, cioè l’eredità dell’Impero Romano d’Oriente. Fra gli Zar resta la memoria di Pietro I il Grande, per la potenza raggiunta e della famosa Caterina di Russia, saggia e colta al tempo dell’Illuminismo, che alla sua corte ospitò personaggi come Voltaire. Non ci si può esimere dal dire che la parentesi comunista fu per la Russia una sorta di medio evo che la isolò dall’Europa, alla ricerca di una soluzione di tipo autarchico che sembrava poter funzionare, data la grandezza dei territori. Ma di quella esperienza – per quanto si conservino alcuni aspetti di vita e personaggi interessanti, come lo stesso Vladimir Lenin e Leone Trotsky – oggi resta poco da salvare. La Russia di oggi ha rivalutato il proprio grande passato e l’appartenenza alla storia europea, per quanto sia un grande paese a cavallo con l’Asia. Essa non ci pare ripudi nulla in particolare, ma aspira ad avere la capacità di guardare avanti senza rinunciare al meglio del passato e della tradizione. La RSFS Russa dichiarò la propria indipendenza il 13 novembre 1999 come Federazione Nazionale Russa. Tale indipendenza fu riconosciuta insieme a quella delle altre ex repubbliche sovietiche, dopo che il Soviet Supremo aveva decretato lo scioglimento dell’Urss. Del mal funzionamento del sistema sovietico si ricorda il fallimento dei piani quinquennali in agricoltura, un settore che per molti motivi avrebbe dovuto essere una carta vincente. Recita Wikipedia: Seriamente danneggiata nelle proprie infrastrutture dopo il collasso dell’Unione Sovietica nel 1992, la Russia sta ora tentando di sviluppare un’economia di mercato e di conseguire una ripresa economica consistente. A quanto pare ci riesce egregiamente. L’Italia guarda ora alla Russia con interesse, sognando anche il concetto del “capovolgimento delle alleanze”. 5 La SiciLia che PRoDUce a i successi isolani Zoom su campenois Milazzo cerasuolo Frappato e olii Disisa Sicilia oK al Vinitaly anticrisi Vinitaly 2013, foto ricordo Monreale doc con il presidente Mario Di Lorenzo e l’Enologo Gianni Giardina della degustazione “Il Syrah: vitigno di qualità nel territorio della Doc Monreale” sotto egida Irvos e la partecipazione delle aziende del territorio, quali Spadafora Dei Principi di Spadafora, Marchesi De Gregorio, Principe di Corleone, Alessandro di Camporeale, Sallier De La Tour, Feudo Disisa e Cantina Sociale Alto Belice. Speriamo che sia tutto vero: a dispetto della crisi, c’è euforia negli ambienti vinicoli siciliani. Dalle trasferte (Verona non è stata l’unica) i produttori tornano con i premi conquistati. La critica è prodiga di encomi, le banche – guidate da Banca Nuova e Unicredit, seguite dalle versatili locali Sant’Angelo e Don Rizzo – promettono di allargare i cordoni della borsa, perché il vino siciliano “tira” ed è prevedibile un adeguato rientro dei capitali con il relativo profitto. Frattanto si lavora alla riconoscibilità di un prodotto che diventi “comune” a tutta la produzione qualificata con l’indicazione del marchio Sicilia e con l’apporto del concetto di “born in Sicily” che, dal settore enologico si estende – come è noto – in tutto l’agroalimentare. Ciò dovrebbe giovare anche alla sua risonanza ed a dar rilievo al concetto di filiera. Internazionalizzazione e DOC Sicilia sono dunque le carte vincenti del vino siciliano. Grandi marchi e piccoli produttori spingono verso l’estero. Segnali di ripresa si riconoscono anche del mercato interno. “L’unità del vino siciliano – dichiara l’assessore Dario Cartabellotta – si conferma una risorsa essenziale per l’intero sistema produttivo regionale“. Verona è stato un successo già di per sé: fonti ufficiali dell’organizzazione parlano di 140.655 visitatori nelle quattro giornate (da domenica 7 a mercoledì 10 aprile), 4.255 espositori e 2.496 giornalisti per una superficie di quasi 6 100.000 mq. Si tratta di numeri importanti che assumono maggior valore se contestualizzati nel difficile momento congiunturale. Insomma, il vino si dimostra un treno per l’economia internazionale, lo è per l’Italia, a maggior ragione dev’esserlo per la Sicilia, perché esca dall’impasse della propria economia. Lo Stivale e l’Isola diventano, infatti, sempre più sinonimo di qualità. Il Padiglione 2 – quello siciliano – anche quest’anno è stato uno dei più visitati, su un’area di 8.000 mq che ospitavano oltre 170 cantine provenienti dai diversi territori dell’Isola, a testimonianza dell’immensa varietà ampeleografica che la contraddistingue. “Il Vinitaly si conferma per la Sicilia un appuntamento eccezionale, non solo perché si tratta di una grande fiera internazionale – afferma Dario Cartabellotta – ma per la capacità delle aziende di condividere una strategia ed un percorso, che valga per tutta l’Isola, del vino di qualità. Noi dobbiamo facilitare questo movimento di aggregazione per far vincere l’idea del Born in Sicily come fattore propulsivo, sia sui mercati storici, sia su quelli emergenti. Tale unità ha già dato buoni frutti per la Doc Sicilia e la crescita dell’export del vino siciliano”. Ospiti della Sicilia, ben 20 paesi, con un aumento di buyer e stampa specializzata dei più importanti mercati dove storicamente il vino italiano è più apprezzato. Per i produttori siciliani si sono aperte anche nuove frontiere come la Cina, il paese asiatico che ha di recente manifestato un interesse crescente nei confronti del vino siciliano. Una delegazione della stampa cinese, guidata da Francesco Ye, Chief Representative di Enoteca Italiana a Shanghai, ha partecipato alla de- La SiciLia che PRoDUce I premiati olii Disisa gustazione dei migliori vini in Sala Stampa, dove è stata organizzata, a cura dell’IRVOS e per tutti i giorni della Fiera, l’attività “Born in Sicily – La carta delle eccellenze siciliane”: oltre 100 etichette provenienti da ogni parte dell’Isola proposte in degustazione ai giornalisti italiani ed esteri. Un’attività particolarmente apprezzata dagli operatori per la sua originalità, unica regione ad essersi attrezzata in tal senso. Non vanno poi dimenticate la Russia e alcune aree emergenti dell’Est Europa, su queste piazze infatti molti produttori hanno deciso di puntare. Non a caso tra gli stand si aggirava con la sua troupe il rappresentante italiano di Expert Magazine, il principale settimanale economico e politico della CSI (Commonwealth of Independent States) con edizioni in Russia, Ucraina e Kazakistan. Fra le aziende di successo che segnaliamo al momento, l’Azienda agricola Milazzo di Campobello di Mazara ha presentato il suo spumante methode classique a dosaggio zero. Blend di Inzolia rosa e Chardonnay “d.zero” è uno champenoise rosè di assoluto livello. Una buon ruolo hanno svolto il Cerasuolo di Vittoria e il Frappato presentati dall’Azienda vinicola Valle dell’Acate. Questa si propone di lanciare il progetto Sette terre per sette vini: dal giallo della Quest’anno Marsala è la Capitale europea del vino costa sabbiosa che ricorda l’Insolia e lo Zagra, al bianco dell’altopiano che ricorda il Bidis, dal rosso-arancio del Rusciano al nero intenso con ciottoli bianchi del Frappato e al rosso del Cerasuolo di Vittoria. Il Consorzio del Cerasuolo, presieduto da Francesco Ferreri, ha realizzato alcuni momenti di degustazione riservata ai giornalisti di settore e agli opinion leader, alla presenza di Antonio Rallo, presidente di Assovini Sicilia e del Consorzio Doc Sicilia, che si è soffermato sulle doc territoriali nella diversità della Sicilia. IL SOL SALONE DELL’OLIO. In concomitanza al Vinitaly si è svolta la 19esima edizione del Salone internazionale dell’olio d’oliva extravergine di qualità (SOL), la manifestazione dedicata al meglio della produzione olearia italiana. La Sicilia, presente con 37 aziende, dieci in più rispetto allo scorso anno, ha portato a Verona una vasta offerta di produzioni di qualità. Segnaliamo il successo del Feudo Disisa, che ha nell’olio di qualità un’esperienza più lunga nel tempo che nel vino, dove comunque è approdata di recente al grande successo del bianco “Per sempre”. Il titolare Mario Di Lorenzo presiede attualmente la prestigiosa Doc Monreale, in cui brillano anche i blend rossi (taglio bordolese). Ma, tornando Una valida alternativa alle Malvasie: uno dei 4 vini della Messa della Pipitone Spanò all’olio, Disisa ha appena ottenuto le Tre foglie del Gambero rosso per tutti e tre gli olii prodotti: Tesoro dop Val di Mazara, Monocultivar Cerasuola e Monocultivar Cerasuola Bio. Premiato, in particolare il blend del “Tesoro” ottenuto da Cerasuola, Biancolilla e Nocellara. L‘osservazione conclusiva di Palermoparla è l’augurio, ancora una volta, che a tanta diversificata qualità facciano seguito quelle quantità che altre regioni italiane ed estere raggiungono e che si tocchino le quote del maggior busines. Questo ancora non avviene per varie ragioni. Il “Born in Sicily” è certamente un gran passo, come anche il marchio Sicilia. Ma ancora di più lo sarebbe una promotion più massiccia di vini (e olii) tipici e unici, frutto di più cantine ciascuna con la propria etichetta: ad esempio Cerasuolo, Etna, Alcamo, Marsala, Malvasie delle varie origini. Nomi che nessuno possa “rubare” alla Sicilia, come avviene invece per i vini che portano il nome delle uve da cui sono prodotte e che possono essere coltivate ovunque. Incluso il Nero d’Avola. Allora il “born” sarà certo un’arma in più per ambedue le tipologie di prodotto. Lo stesso avvenga per l’olio: utilizziamo anzitutto i nomi dei terroir o nomi di fantasia da poter coprire con brevetto! 7 A editoriAle N Anno Xvii - n. 91 maggio 2013 Direttore responsabile: Germano Scargiali Redattore capo: Lydia Gaziano Redattori: Francesco Italia, Grazia Gulino, Aldo Librizzi, Chiara Scargiali, Vincenzo Scargiali, Andrea Uzzo, Riccardo Picone Da Roma: Nino Macaluso M. Antonietta Gaziano Sarao, Collaboratori: Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione, Benito Bonsignore, Alessandro Bruno Giuseppe Lo Verso, Tina La Loggia, Guido Guida, Marcello Malta, Marco Vaccarella, Adriana Barbera, Roberto Gueli, Anna Maria Ingria, Rory Previti, Bartolo Scalici, Nino Martinez Corrispondenti: Agostina Altieri, M. C. Di Lunardo, Vincenzo Lombardo, M. Carola Tuzzolino Vincenzo Agozzino, Gaetano Messina, G. Di Quattro Fotografia: FrancescoItalia. it Progetto grafico: FrancescoItalia.it Impaginazione: Toneco Direzione e redazione: Tel. 091 520971 - 339 4928353 e-mail: [email protected] www.palermoparla.it Edizione e Stampa: Euroservice Puntografica Trib. Palermo n. 42/1997 Tutti i testi indistintamente giunti al nostro giornale possono essere riassunti e modificati in armonia con la linea formale e morale della nostra pubblicazione. Le collaborazioni sono tutte a titolo gratuite. Le edicole di “PalermoParla” Politeama (via Turati`), R. Settimo (Randazzo); Piazza Massimo. Via Libertà: Matteotti e Fiamma. Via Calvi. Edicole Mercurio: Roccaforte, Pacinotti. Via Pr. Villafranca: Kilt bar e Schillaci. Via Sicilia: Bar Sicilia, V.le Strasburgo: Belgio. P.zza Leoni. V.le del Fante: P.le del Fante, Villa Sofia, P.zza Niscemi. P.zza Acquasanta. Mondello: Paese, P.zza Castelforte. S. Erasmo. Cefalù: V. Roma, Bar Al solito posto. Trapani: Villa comunale. Edicole Roma: “Caporali & Caporali” edic. n. 4, Stazione Termini (fronte bin. 14); “Magliano Fiammetta” via S. Pincherle, Mun. XI; Viale Marconi (ang. piazza della Radio (Mun. XV); Mondini Luciano “Edicola Giornali” - Piazza Colonna (Portici Veio); “Ascensi” via Ponzio Cominio, 50 (Mun. X) Edicola-tabacchi “Shangri-La Corsetti” via Algeria, 141 (Mun. XII); Eur: 2G s.a.s. di Ciocari Giovanni , via Pietro Maffi, 72 (Mun. XIX) . el caos della macropolitica, mentre ci arrovelliamo attorno alle teorie sul “grande complotto”, spesso illustrate da questa rivista, mentre la Repubblica democratica va a caccia di se stessa, per un attimo si può accettare l’invito (che però non condividiamo) a “ripiegarci” su di noi, per guardare vicino: all’Isola. Cioè, non già all’apertura e all’emancipazione materiale e morale, cui su queste pagine aspiriamo, ma alla possibilità di “chiudere nel guscio” l’esistente. Sia chiaro che, tecnicamente, sono i numeri a parlar chiaro: quelli dell’import surclassano quelli dell’export. Per cui il traguardo non è lontano, ma lontanissimo. Che sia vero, frattanto, che gli Usa abbiano truffato il mondo (e gli stessi loro cittadini), stampando tanti più dollari (e continuano) di quanto avrebbero dovuto, riversando il gran debito sui derivati/patacca e li abbiano venduti corrompendo i politici più scaltri (anche i più importanti, come la Merkel) e raggirando i gonzi, è un’ipotesi probabile. Che la politica nazionale sia quella che soffra di più della dicotomia del pensiero umano fra statalisti e liberali, fra i seguaci di Platone ed Hegel, ovvero quelli di Kierkegaard, Nietzsche e Schopenhauer (anche se inconsapevoli), perdendosi nella “selva selvaggia ed aspra e forte” dell’inferno in cui ci troviamo, è vero cer- tamente. Vero è pure che, in tutto ciò che vogliano intraprendere entro i confini del proprio piccolo continente, i siciliani possano cavarsela abbastanza bene: agrigastronomia, vini, accoglienza, ma anche industria estrattiva, sali, grandi appalti, ma ancora know how universitario, cioè cultura in senso tecnico. Tutto ciò possono anche asportarlo “in pillole”. E tale assunto è vero – almeno in parte – anche per altre regioni in difficoltà. L’evoluzione della tecnica e della scienza percorre l’Italia e non si ferma ad Eboli come il Cristo di Carlo Levi. Potremmo – scusate il plurale, vezzo improprio – produrre molto di più rispetto a quel che facciamo e consumarlo noi per primi, esportando anche i prodotti di qualità. Ma dev’esser chiaro – anzi chiarissimo – che tutto ciò è cosa buona e giusta solo per una metà o meno del “problema”. Ben più importante resta l’ampia apertura verso tutto ciò che è “fuori”, gli scambi culturali e soprattutto – costa dirlo – economici e commerciali. Africa, Mediterraneo Meridionale, Oriente vicino e lontano ci aspettano con l’Europa alle spalle e l’America oltremare. Tale chance ci viene invidiata e quest’atto di emancipazione resta il primo cui dedicarsi, entrando nei ritmi della macroeconomia più “sana”. Nel guscio si muore sommario In copertina uno scatto del fotografo Francesco Italia e della sua troupe palermitana che ha fotografato la Puglia per conto della Nikon di Germano Scargiali 4 7 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 26 27 28 29 30 32 34 36 37 La Russia abbraccia la Sicilia Sicilia ok al Vinitaly anticrisi Quel Berlusconi così cattivo Meglio il vecchio conosciuto: le camere adottano la nota massima A Letta il ruolo di quadrare il cerchio Per la Vicari il tempo è politica Lauricella moderato ma non troppo col Pd alla Camera Cascio a Contro corrente “Donne in neuroscienze” simposio a Palermo Come dissanguare la mucca finché non darà più latte Dagli Usa la tirannide finanziaria Pd e Grillini democratici a parole Paradisi fiscali, Hollande coinvolto Black Hawk elicotteri neri Usa in incognita a Contessa Intervista a Giuseppe Talluto presidente Msa Primo catetere tetrapolare al mondo con bipolo Campofelice: Il sindaco Vasta di è dimesso Viva Il Papa La Chiesa cattolica tra stali ed eterna gloria Distretto pesca e blue economy binomio che naviga Tripoli difficile la pesca siciliana Guaschino al mercato Trasporto intermodale tema planetario Alle Eolie ribassano l’Imu Nautica siciliana: saltati altri 50 milioni? No a Sant’Erasmo sì alla Bandita La storia dalla parte di Costantinopoli Quei bizantini troppo trascurati Maria Grazia Bertucci e la sua musica su tela Kitesurf a Marsala week end con i funamboli Luna Rossa al via con i colori del Circolo della Vela w w w. p a l e r m o p a r l a . i t 37 Coppa America a Montecarlo per festeggiare gli 80 anni 38 Alla Fijlkam la lotta è una gioia 39 Lotta Tricolori juniores a Città del Mare 40 La squadra rosa ora può 41 Addio a Mennea per te ci spellammo le mani 42 I piloti inglesi dopo 42 anni visiteranno luoghi e musei della Targa 43 A Tirana Genny Pagliaro esplode e Scarantino si conferma 44 Morgana vice al Coni e una nuova rivista Giunta e programma di Giovanni Caramazza 45 Università e sport 7 giorni da leoni Nuova Aquila stella del basket palermitano 46 Mille ostacoli allo sviluppo Come va in tilt la ricchezza delle nazioni 48 Otto marzo contro la violenza alle donne e 21 con la poesia Allarme pensionati contro la casta 49 Il prodigio della vita umana e le falsità ideologiche 50 Oltre i massoni gli illuminati 52 Quell’Italia così attuale di due secoli fa 53 Benedette le mamme in attesa La Pastorale per le persone separate 54 Convegno su Don Puglisi 55 Scuola e contributo alunni: polemica in corso Da laici cattolici vogliono tornare all’impegno in politica 56 Umorismo: Addio alle gambe 57 Ciprì, Andò e un Tornatore da Oscar 58 Giuliano in “Francesco Rosi Io lo chiamo cinematografo” 60 Alla Rosa dei Venti un plastico eccezionale 61 Dove andiamo stasera 62 Francesco Italia fotografa la Puglia per la Nikon 9 editoriAli Un’analisi delle accuse rivolte al “più invidiato degli italiani” Quel Berlusconi così cattivo Si dice da più parti che Berlusconi abbia risalito la china elettorale grazie alle sue capacità “affabulatorie”. I suoi sostenitori potrebbero rispondere già: meglio di niente, almeno finalmente hanno ammesso che i voti non li compra. Ma c’è ancora un’offesa grave in quell’aggettivo perché gli elettori del Pdl crederebbero alle favole (dal latino fabula). Chi sa se un prossimo passo sarà quello di ammettere che Berlusconi rappresenta, con le sue capacità e il suo decisionismo, la possibilità di affermare quei valori antistalisti e liberali nel micro e nel medio cosmo economico (tanto importanti) che tutti desiderano affermare da decenni. A prescindere dagli eventuali limiti di Angelino Alfano, senza di lui l’arma contro quella grande impresa che vuole andare a rimorchio dello Stato e si allea con il grande potere finanziario – anziché imprenditoriale – si smusserebbe come con qualunque altro premier alternativo. Un passo ulteriore sarebbe accorgersi che in politica estera, tutt’altro che fare poco e male, ha pagato per aver fatto troppo. Ma che lo si affermi sarebbe come pretendere l’impossibile. Vedremo qui, nei prossimi righi. Se i potentati che, secondo i più attenti berlusconiani, hanno impedito con i più svariati mezzi a Berlusconi e al suo partito di attuare la politica programmata, sono riusciti a tarpare in gran parte le ali al suo movimento con lui stesso a capo, figuriamoci che cosa sarebbe avvenuto senza di lui. Il vero limite di un governo Berlusconi – anche futuribile – sta nella battuta che fu l’ultima ratio, prima del Berlusconi 1, quando i sondaggi decretarono che stesse per vincere: “…tanto non lo faranno entrare nei salotti buoni dell’economia italiana”. Da allora si è detto di tutto, che fosse troppo ricco per governare, fosse lui il padrone dell’Italia… Una cosa è certa: spesso, con i gruppi che fanno capo a lui, è risultato il maggior contribuente. Insomma, lo si voglia o no, nei salotti importanti c’era già entrato. Oppure, al contrario di quel che si dice, è più onesto di qualche altro nella dichiarazione dei redditi. Ma bisognerebbe anche chiedersi in modo inquietante quali siano quei salotti buoni… Per sommi capi parliamo di due temi nevralgici: fisco e politica estera. Si dice che togliesse imposte e tasse da una parte per metterle da un’altra: se fosse vero, si potrebbe rispondere che una risistemazione del prelievo fiscale può ben far parte di una politica opportuna. Ma, a parte l’alleggerimento dell’Ici prima casa (effettuato per 2 volte), Berlusconi tolse nientemeno che la “Tassa di successione”. La portata storica di tale provvedimento fi- 10 Putin, Erdogan e Berlusconi scale può sfuggire a qualcuno. Su questa imposta (sul patrimonio nazionale) vi sono intere biblioteche di scritti: trattasi di un pesante prelievo periodico da parte dello stato dalla ricchezza privata. E’ un’imposta odiosa e pesante, ignorata ad esempio dal vicino mondo musulmano. L’alleggerimento si estendeva alla donazione fra genitori e figli. Quando Prodi operò il più turpe ribaltone della nostra storia repubblicana, donò i suoi averi ai figli, prima di reinserire l’imposta. Berlusconi non l’avrebbe mai fatto, così come non avrebbe reintrodotto l’Ici. Il “problema Berlusconi”, prima del “ribaltone Monti” era dovuto al dramma finanziario provocato dai derivati: una buccia di banana – o meglio una truffa …all’americana – su cui è scivolata tutta l’Europa. Ma perché, nello specifico, è stato dato il potere a Monti se non perché prendesse col placet (di fatto) della Cgil quei provvedimenti fiscali che Berlusconi non avrebbe mai potuto prendere di fronte alle classi lavoratrici? E usciamo dai confini: in politica estera l’Italia stava per tornare realmente nel novero delle grandi potenze. Ciò stava avvenendo grazie al doppio accordo con la Russia, la Libia e la Turchia. Un passo nella politica mediterranea di grandissimo rilievo: il gas dalla Gazprom (ed altro ancora con Mosca), il petrolio dalla Libia e l’impegno, di grande prestigio politico di contribuire al “corridoio Johannesburg – Tunisi”, distribuito appunto fra le grandi potenze, con la realizzazione del tratto Tunisi - Cairo, che sarebbe valso (o varrebbe ancora) anche a sa- nare realmente l’ostilità professata dai libici (Gheddafi e i danni di guerra) ed avrebbe assicurato la presenza delle imprese italiane per gli anni della costruzione. Ciò è foriero di altri innumerevoli contatti e possibili opere da realizzare. Questa è politica. Questo significa fare gli interessi dell’Italia. Ed è estremamente probabile che abbia giocato un ruolo decisivo nell’attacco alla Libia e nella destabilizzazione generale del Nord Africa. Che la si chiami in altro modo è da discutere… Una foto ritrae una stretta di mano a tre fra Putin, Berlusconi ed Erdogan. Quest’ultimo intende fare dei Dardanelli il massimo hub mediterraneo per il passaggio dei gasdotti. Da lì deve passare il provvido metano della Gazprom per l’Italia. Inoltre, a quei tempi, l’Italia aveva avvicinato il governo Bush al governo Putin. Niente hai detto… Un aneddoto sulle famose “gaffes”, quando Berlusconi incontrò una persona di spirito. Nel 2008, durante una conferenza stampa di Vladimir Putin, dopo che una giornalista pose a quest’ultimo una domanda sgradita circa una sua presunta relazione extra-coniugale, Berlusconi mimò un mitra che le sparava. Il gesto fu criticato dalla stampa italiana in modo pressoché ufficiale, a causa dei numerosi casi di giornalisti assassinati in Russia. Ma la cronista coinvolta successivamente puntualizzò: “Ho visto il gesto del vostro presidente e so che scherza sempre. E’ un gesto privo di conseguenze”. (D.) editoriAli Napolitano torna al Quirinale Meglio il vecchio conosciuto: le camere adottano la nota massima Torna Giorgio Napolitano. Meglio il vecchio conosciuto che il nuovo da conoscere: da ultima ratio, le camere hanno adottato questa vecchia massima che tutti i dialetti propongono a modo proprio. Tutti contenti, dunque, per aver messo all’angolo gli esacerbati Grillo e Vendola. Pdl soddisfatto per aver convinto il Pd – che non ne esce bene – ad unirsi in una forma di palese collaborazione nella sola forma di solidarietà democratica possibile, assieme ad altri partiti legati ad una gestione del parlamento abbastanza fedele alle regole di sempre. E’ un male? Non crediamo. Il presidente uscente è risultato l’unico personaggio accettabile fra quelli proposti, oltre ad Anna Maria Cancellieri. Ma come perdonare a quest’ultima di essere emersa nell’ambito di quel governo non suggerito dal voto degli Italiani e resosi odioso alla maggior parte di essi? Fuori dal palazzo c’era gente che gridava e quasi implorava nomi che non conosceva con Grillo e Vendola decisi a rompere tutto: un gioco solitamente facile (al contrario che costruire) che a loro, però, non è neppure riuscito. Che Napolitano abbia ricoperto in precedenza la carica in modo realmente “super partes“ ed esercitato i propri poteri in modo obiettivo resta da dimostrare. Il vecchio legame alla sinistra Pc ed ai suoi compagni di banco è emersa più volte. Ma almeno è risultato meno indigesto di quanto non lo siano stati i due predecessori Scalfaro e Ciampi, che pure sembravano avere una provenienza meno partitica. Ma una certa politica “sinistrorsa” ha un’altra matrice difficilmente configurabile ed individuabile... Nessuno dei nomi emersi in questa occasione era esente dalle stesse accuse, dai medesimi sospetti. Adesso vedremo chi Napolitano sceglierà per affidargli la formazione del governo: un momento difficile quanto la elezione del Capo dello Stato. Ma viene da pensare a come siano finiti Fini e Casini, coloro che avevano ceduto alle lusinghe di chi li aveva indotto a rompere l’ultimo vero “giocattolo elettorale”, che tanto sembrava averli pur favoriti. Fu vero scrupolo ed amore per l’Italia? E’ difficile crederlo. Avevamo più volte pubblicato che chi li aveva lusingati era avvezzo a non saldare il conto. Ma la storia oggi evolve, nel micro e nel macro cosmo, ancora più velocemente di quanto non si possa immaginare né sperare. L’Italia non è stata in grado di trovare un personaggio di rispetto e di adeguato comune gradimento politico. L’irrigidirsi dell’ideologia di sinistra ha fatto sì che non emergessero seriamente nomi come quelli di Martino e Gianni Letta, Frattini... Sareb- ra, dallo “smacchiettato” D’Alema, che comunque resta il più intelligente (il solo?) del Pd. Pochi mesi hanno fatto giustizia di Monti (ribaltonista robot da laboratori). Della Bonino, autrice personale dei tanti aborti (e se ne vanta) in una nazione che prima o poi vorrà tornare a crescere, non se ne parli più. Anche fidarsi di Napolitano significa solo “aver fede e speranza”. Non mancano in lui elementi positivi: la difesa dell’idea di Nazione italiana, il non celare la radice napoletana e l’apprezzamento per le potenzialità del Meridione e del suo ruolo. Ne penalizza la personalità il suo intimo ateismo. Infine, nell’ultimo viaggio oltre Oceano, non meno di Monti, ha “rassicurato” la visione anglosassone, la politica atlantica e, a modo proprio, anche gli italiani. Come be già stato qualcosa che fossero nel novero. Il cielo, però, ci ha salvati da Prodi (ribaltonista perdente), Amato (impelagato come pochi in oscuri fatti coperti dai servizi segreti), Rodotà (vanesio sputasentenze che i grillini alludono senza conoscerlo), e, anco- se questi non conoscessero il significato reale di certi slogan o lui potesse pronunziarli per caso o per errore, invocandone solo il bel significato generico: “E’ necessario lavorare per un ...nuovo ordine mondiale”. Che Iddio ci aiuti! (D.) 11 PolitiCA A Palazzo Chigi l’unico governo possibile contro “i cattivi” della repubblica A letta il ruolo di quadrare il cerchio Riusciranno i nostri eroi (liberali) a convincere i socialisti evoluti che si può parlare tutti insieme per salvare la situazione? Il Pdl, come si dice nello sport, ce l’ha messa tutta e lo ha anche detto. Ma ciò si oppone ad un nostro fermo assunto che chi scrive queste righe ha anche messo nero su bianco: le due posizioni sono profondamente inconciliabili, per motivi di mentalità (ideologia?) prima che di volontà. Pierluigi Bersani è giunto fino alla propria sconfitta personale, elencando nel programma al primo posto miriadi di volte la “creazione dei posti di lavoro” e non già “il risveglio dell’economia, tramite una nuova premialità per le imprese”. Nel caso dell’uovo e della gallina è facile bloccare i bambini su un dubbio che non c’è, perché per prima è nata colei che fa le uova. Nel caso dei posti di lavoro i dubbi sono mille volte di meno: non c’è lavoro se non si fa impresa. Ma vai a farglielo capire. Bersani ha pianto sulla propria sconfitta. Anche lui “ce l’aveva messa tutta” e quasi avremmo voluto aiutarlo, ma non era all’altezza e …si vedeva subito. Enrico Letta (vice premier A.Alfano) si presenta con la ripresa economica “quasi” al primo posto sulle labbra. Ha anni in meno, un’esperienza di vita sempre più slegata dal vecchio Pc. Tutto questo non è poco. Può sembrare un passo breve, ma è difficile a compiersi. Per strada non c’è da meravigliarsi che qualcuno bruci la tessera in piazza: stavano col Pd ma con la speranza della rifondazione. Al cuore non si comanda: avete mai trovato precise ragioni all’amore? In parlamento l’ala sinistra, che non manca mai nei partiti italiani, come del resto la destra, “promette” astensioni e opposizioni... Tutto questo – come se non bastassero i famosi problemi del paese, inflazionati nelle parole, ma oggi più pressanti di un tempo – mette in forse la tenuta del nuovo gover- Enrico Letta Angelino Alfano no. Esso nasce all’insegna della “unica scelta possibile”. Giorgio Napolitano, oggi più che mai nelle vesti di anima del Paese, non fa che ripeterlo e miriadi di italiani lo pensano già da sé. Su queste pagine parliamo spesso della lotta fra il bene e il male. Se il diavolo non esistesse (come oggi sostengono persino certi parroci…) sarebbe ben inventato. Il male c’è e il bene lo combatte. Sono uomini contro uomini: i buoni contro i cattivi, proprio come nei romanzi d’appendice, di cappa e spada o nei western. Ebbene, non è difficile capire in questo caso chi siano i buoni. Sono quelli che somigliano alla mamma di Salomone, disposta a cedere all’altra il bambino. L’altra, la cattiva si sarebbe accontentata di spaccarlo in due, pur di non darlo tutto alla rivale… E’, dunque, la casta che si ricompatta per difendersi a riccio, come dice Grillo che di ricci – capricci – ne ha tanti, sia fuori che dentro la testa? Questo è oggi il “bu- sillis” che sta sotto gli occhi del popolo italiano. Dopo gli oltre 60 anni di Repubblica, il difficile cammino ci ha portati a guardarci le ferite della mentalità differente. In realtà tale differenza d’idee dilania l’umanità da sempre. C’è l’idea affascinante ma fuorviante di Parmenide che confligge con quella della accettazione della molteplicità e del movimento naturale di Eraclito. Con il primo si schiera pericolosamente il fascinoso Platone e si porta appresso opposti estremismi. Vi si oppongono parzialmente i razionalisti Aristotele e Cartesio. Più profondamente Galileo che propone la sua scienza “possibile”, che aiuta l’umanità ad uscire definitivamente dall’impasse del Medio evo. Sceglieremo la via dell’improbabile repubblica platonica – ciascuno a modo proprio – o ci incontreremo “via terra”, per parlare dei problemi. Attenti che l’Amleto Shakespeariano muore sognando la prima. L’Italia non deve morire. no: “diamo alla gente il denaro per comprare”. Se si potesse destinare direttamente a tutti “il necessario” per vivere senza perdere la dignità, ciò potrebbe avvenire (astrattamente) da tempo. Il problema è come. E, se in altri stati europei si è iniziato ad assicurare un “reddito minimo garantito”, l’Italia creò, prima della guerra, già la “buonuscita” e la pensione per tutti. Da allora molte pensioni sono state date con facilità e molti stipendi sono stati troppo alti. Di certo per alcuni si sono anticipati i tempi, per altri …ci si è dimenticati. Ma, prima o poi, a tutti toccherà un “buono - acquisti”. Produrre più che risparmiare osservatorio No non è la carestia Coloro che intravedono una carenza obiettiva di “mezzi di sussistenza” e l’eventualità di coltivare qualcosa come l’orticello di guerra pensino ad altro. Si tranquillizzino: a parte l’abissale sproporzione rispetto al problema di approvvigionare una popolazione, sarà sempre solo un passatempo per pochi. Da tanti anni, ormai, il “sistema” è in grado di produrre da sé il necessario e molto di più. Gli individui dei paesi progrediti consumano più di quanto non producano e molti senza produrre. In questa rivista cerchiamo spesso di spiegarlo, ma ecco perché certi economisti ora esorta- 12 Quanto sopra – lo ripetiamo sempre – si rende possibile grazie alla tecnologia applicata alla produzione. Un ruolo fondamentale viene svolto dall’energia. D’accordo che occorra anche risparmiarla, ma è un madornale errore “giocare al ribasso” per quel che riguarda le quantità da produrre, programmando. Se si dice che ne occorrerebbe una quantità uguale a 100, ricordiamo che, se ne avessimo 200, sarebbe molto meglio. Andiamo a vedere attentamente e diciamo alla gente numeri, cifre, sommatorie e simili. Allora si vedrà che termoelettriche e nucleari assicurano in poche ciò che non darebbe mai PolitiCA da donna in carriera la palermitana cresce nei ranghi del Pdl Per la vicari il tempo è politica Nei momenti decisivi parla con i suoi collaboratori per mezzo di brevi “dictat” che essi “devono” capire. Quando rispondono sottolinea spesso: “ho capito perfettamente, non ti dilungare”. Per chi lavora, in genere, il tempo è denaro, per Simona Vicari “il tempo è politica”. Di lei si dice che stia proseguendo la propria escalation nella scala del prestigio “ufficiale e non” di un Pdl che, stringendosi attorno alla figura di Silvio Berlusconi, è tornato più coeso di quanto non sia l’avversario di sempre, il Pd. “Ma le mie figlie – precisa – continuano ad avere il primo posto nel mio cuore”. Dopo un po’, al telefonino: “aspettami, mangio con voi…” Vicepresidente del gruppo Pdl al Senato, l’abbiamo incontrata tempo fa nella veste di Commissario coordinatore del partito a Palermo e provincia. Sei tornata, dunque, palermitana… “Solo per la campagna elettorale - si affretta a precisare – e devo dire che mi sto impegnando”. Hai lanciato personali accuse contro Bersani… “Ha ripetuto che non ci fossero le condizioni per dar vita ad un nuovo governo entro il fatidico 18 aprile, inizio delle operazioni per l’elezione del Presidente. Mi è sembrato come Alice nel Paese delle Meraviglie, cioè del tutto incapace di comprendere la gravità della situazione. L’ostinazione del segretario del Pd sta spingendo il Paese sempre più verso il baratro. L’Italia ha bisogno di un governo subito. Voglio soltanto ricordare che il governo Berlusconi nel 2008 nei primi 40 giorni abolì l’Ici e risolse l’emergenza rifiuti in Campania. Adesso la gravissima crisi economica impone interventi seri all’altezza di un governo stabile e forte. Per questo Bersani si faccia da parte e consenta ad altri quello che lui non è stato capace di fare: un governo”. Il disegno sulle pari opportunità elettorali di marca Pdl conferma il ruolo della Sicilia regione pilota in politica, nonostante tutti i suoi difetti? “Già. Credo proprio di sì. Il via libera dell’Ars alla riforma elettorale con la previsione della doppia preferenza di genere è un buon risultato, ma soprattutto un importante segnale di civiltà e rispetto delle pari opportunità che la Sicilia manda all’Italia. Grazie a questa riforma all’interno degli enti locali siciliani sarà possibile garantire una maggiore rappresentanza femminile. Una vittoria anche per le tante donne impegnate in politica nel Pdl. Spiace invece constatare l’opposizione del M5S, che ha votato contro la riforma, sollevando un inesistente timore per un possibile controllo del voto attraverso la doppia preferenza di genere. Un atteggiamento incomprensibile soprattutto perchè i grillini si sono sempre battuti per il ritorno alle preferenze. Non vorrei che ritenessero le preferenze giuste solo se si tratta di candidare gli uomini...” Senza un governo subito non si può stare, ma anche un ritorno al voto è foriero di un dannoso impasse… “Certo. Ma il Pdl fino a questo momento si è dimostrata la sola forza politica responsabile. Se, però, prosegue la situazione di stallo, l’unica alternativa è il voto e, ripeto, non per colpa del Pdl. Gli italiani necessitano di un governo forte e stabile ed è l’ostinazione di Bersani e di quella parte del Pd che lo segue ad impedirlo. E’ chiaro come continuino a seguire i propri interessi e non quelli del Paese. Anche il presidente di Confindustria ha lanciato il proprio grido d’allarme perchè si faccia al più presto un governo. Si pensi ai licenziamenti e alla produzione industriale in continuo calo. Mentre la pressione fiscale aumenta…” Quale la svolta, se non la soluzione? “Bersani ha giocato sulla pelle degli italiani. Occorre una sinistra più matura ed aperta. Essa favorirebbe la grande intesa tra le forze politiche in Parlamento. Stando così le cose, finiremo per andare dritti al voto”. (G. Scargiali) osservatorio una miriade di fonti alternative, a parte certa idroelettrica (ove possibile, a parte il dissesto ambientale) e le geotermiche. Fatti isolati come ad Assuan o in Islanda. E non si dica che le alternative creano lavoro, quando tutto quello sforzo è inutile. Oppure potremmo abolire l’informatica e rimettere mille ragionieri. Produrre e risparmiare sono due indubbie virtù, ma la prima – me lo diceva anche mio padre – batte la seconda. La “decrescita felice” Ovvio che riteniamo una barzelletta il concetto di decrescita felice: a quanto pare ne esiste un’associazione nazionale. E Grillo che la predica come una sorta di ineluttabile scelta morale, parla poi per primo di “reddito minimo garantito”. Il che, come abbiamo accennato, implica alti livelli di produzione. Gli imprenditori riuniti non hanno avuto mezze parole: “la decrescita felice è solo ricerca della povertà”. Ma c’è di peggio. E’ forte il dubbio – da anni ormai – che a propagandare i veleni della decrescita siano l’alta finanza mondiale e le multinazionali “cattive” (vedi servizi alle pagg 17,18 e 19) per dominare il pianeta in un certo modo ad esse gradito. Sono sempre state anche le prime a dare l’input ai media per certe ininterrotte campagne idealiste. Obama: Né guerra né pace Obama salutato come il salvatore del mondo alla vigilia della prima elezione e rieletto pur di misura conferma di non saper fare né la pace né la guerra. Negli Usa non fa che salvarsi in corner di fronte ad una realtà che lo aggredisce da ogni parte, mentre il potere bancario fa da solo derubando il resto del mondo. In politica estera non ha fatto altro che guerre, promettendo ritiri di truppe e pacificazioni mai viste. Ha provocato risentimenti enormi nei suoi confronti da parte di Iran, Egitto, Corea… Ha destabilizzato il Nord Africa e la Siria, provocando all’Italia e all’Europa un danno che è impossibile da > 13 PolitiCA Figlio d’arte è un keinesiano e vuole più certezze dalla politica e dal voto lauricella moderato ma non troppo col Pd alla Camera Giuseppe Lauricella, da noi incontrato negli studi di Siciliauno, è uno di quei personaggi politici italiani che meritano ancor più risalto sotto ogni aspetto. Figlio d’arte – si fa per dire – coglie l’eredità di un padre famoso che fu ministro ed appartiene al novero dei maggiori uomini politici siciliani di sempre: Salvatore Lauricella, che fu presidente dell’Ars e presidente del Psi. Costituzionalista e docente universitario, Giuseppe, componente nel 2012 del Consiglio di Giustizia amministrativa, ha rinunziato a questa carica essendo stato eletto alla Camera nelle liste del Pd. Palermitano, classe 1960, non tarda ad apparirci come un componente della nouvelle vague del Partito Democratico, anche per fedeltà, probabilmente, alle tradizioni familiari di pregiata fattura socialista. E’ una tradizione iniziata dal nonno, avvocato a Ravanusa, suo omonimo. Più di così… “Un momento difficile – esordisce l’onorevole sapendo di ripetere ciò che è ovvio – senza una vera maggioranza né al senato, ma in pratica neppure alla camera…” Ma, allargando la visuale, può essere un momento di cambiamento, di scelte… “Sicuramente. Il primo intento dello stato dev’essere quello di saper distinguere la spesa pubblica produttiva e dare un taglio a quella improduttiva”. Se le dicessi che un certo socialismo è invecchiato, che cosa intenderebbe, specie in relazione alla crisi, per socialismo evoluto? “Dobbiamo riuscire a passare da una politica di austerità ad una di marca keinesiana. Auspico e coltivo un socialismo evoluto che non soffochi la libera concorrenza, laddove essa risulta utile alla cresci- ta e allo sviluppo, ma non dimentichi le necessità del sociale e del welfare nell’ottica di un miglioramento della qualità della vita”. Lei spera insomma di poter portare acqua al mulino di una razionalizzazione, del cambiamento, ma in un certo modo… “Io sono capitato nella legislatura più complicata della storia della repubblica italiana. Vedremo che cosa ci riserva il domani. Nella possibilità di un progresso come ho decritto, non mancherà per me”. Berlusconi, Grillo sono i leader dei due partiti diversi dal suo. Come li vede? “Partiamo da Grillo. Occorre fermare uno che predica la guerra contro tutto e contro tutti. Credo che la gente capirà da sé. Quanto al leader del Pdl non mi chieda certo di essere berlusconiano. La gente dimentica tutto, anche le marachelle e Berlusconi con la propria abilità affabulatoria che tutti gli riconosciamo ha portato un partito che in mano di Alfano era ridotto al 12 per cento fino al 29. Ribadisco, a dispetto dei tanti difetti che io riscontro e delle sue gaffe” Ma un dialogo con Berlusconi oggi potrebbe riguardare un discorso di governabilità… “Ci sarebbero state, in effetti, due o tre strade per la governabilità. O un governassimo, Grillo compreso. Oppure l’accordo di larghe intese per grandi riforme, elettorale, lavoro… Infine Bersani con pochi punti da riformare e al senato con un po’ di senatori in più a suo sostegno”. Una soluzione per l’avvenire? “Dare la certezza a chi vince le elezioni di governare, come avviene in altri stati quali l’Inghilterra, dove basta un turno secco. I deputati dei partiti concorrono ai seggi e se li aggiudicano uno ad uno. Il leader di coloro che hanno conquistato più seggi riceve l’incarico della Regina”. La Sicilia e l’Italia: le elezioni vanno meglio nell’Isola. Un sistema da copiare? “Probabilmente sì. Si vota il leader che, vincendo, comunque diventa tale. Abbiamo visto che una maggioranza si aggrega comunque intorno a lui. Un sistema che va studiato. A Roma il capo del governo designato deve presentarsi subito alle camere per la fiducia”. Non le sembra di raccomandare un passo indietro per la democrazia? Forse, ma uno in avanti per la governabilità”. osservatorio > calcolare. E’ l’unica persona cui sia stato dato un Nobel (per la pace) prima di poterlo meritare con i fatti. Purtroppo i Nobel non è possibile toglierli. La stima sì. Maledetta primavera Salutata come “la Primavera araba”, la rivolta del Nord Africa è avvenuta, come minimo, in anticipo sui tempi. I difensori ad oltranza di quanto avvenuto parlano di “prezzo della democrazia”. Ma è strana la voglia di democrazia “spontaneamente” manifestata a tratti dagli Usa. C’è chi giura di conoscere in milioni di dollari le cifre stanziate da Washington per capovolgere i regimi “stato per stato”. Una co- 14 sa è certa: il danno alla politica europea e italiana in particolare. Con i governi precedenti si era lavorato per anni onde giungere a qualche certezza. Con quelli attuali le certezze si sono ridotte al lumicino e molti dei programmi in corso e tanti contatti commerciali privati sono saltati per aria. Ma i discorsi con il Nord Africa, specie da parte italiana, erano (e lo sono ancora) anche di pace (vera) e di mano tesa. Quegli europeisti così anti europei Si autodefiniscono ancora europeisti e lasciano nelle nebbie quanto fossero saggi gli “europrudenti” di qualche hanno fa. Fra cui la grande M. Tatcher. Ma tutt’og- gi, il loro asservimento pedissequo (teorico alla base, pratico al vertice) alla Germania, a propria volta asservita “per motivi meno noti di colore e di figura” (per citare un po’ Leonardo e i suoi sfondi) agli Stati Uniti d’America, stupisce. Non che siamo diventati così anti “atlantici”, né incolpiamo i popoli appresso ai loro governi. Chiariamo. Ma la teoria del riciclaggio con corruttela dei “derivati” di cui parlammo nel numero scorso (pp 50 e 51, La maggior truffa d’ogni tempo) ci convince molto. Continuare a dire sì alla Merkel e al suo governo, come se si preoccupasse per amore ed altruismo di Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia, è di certo eccessivo. Siamo di nuovo europru- PolitiCA Quando l’uomo politico tornerà opportunamente operativo? Cascio a Contro corrente L’onorevole Francesco Cascio, responsabile all’Ars per i rapporti con l’Ue, qui accanto ospite del nostro direttore a Contro corrente, la trasmissione di Siciliauno (Canale 219), la tv gemellata con Palermoparla. Con Cascio abbiamo parlato degli ottimi anni in cui ,con il governo Cuffaro I, attorno al 1994, l’onorevole – che aveva esordito a soli 21 anni come consigliere comunale (allora un caso quasi unico) – si rese protagonista al Turismo di vere performances, quali il recepimento migliorato, ma rapidissimo, della legge sulla conferenza dei servizi per i porti turistici. Questo portò in pochi mesi alla realizzazione dei porti di Ragusa e Licata, prima che la burocrazia regionale – aggiungiamo noi – inventasse gli “escamotage” per creare nuove inedite pastoie… Allora, essendo i trasporti accorpati con i trasporti, Cascio riuscì, quando sembrava non ci fossero i fondi (così diceva l’opposizione) ad acquistare i treni Minuetto per le linee interne che posero la Sicilia avanti al Piemonte e alla Li- Francesco Cascio ospite del nostro direttore a Contro corrente su Siciliauno guria, che hanno usato e forse usano ancora soli i vecchi Breda prodotti a pensi che l’Emilia Romagna con una coCarini (molti non lo sanno). Acquistò an- sta 7 volte più breve della Sicilia, riscuote che una vera flotta di bus tipo pullman in canoni demaniali 7 volte più tasse e che destinò in buona parte a Catania (che surclassa le coste della Sicilia per afflusso ne aveva più bisogno) e un po’ in tutta la turistico. Per quante differenze si possano Sicilia (Palermo compresa). Solo allora si immaginare, c’è un punto d’equilibrio dal parlò a fondo in Sicilia, nel suo assessora- quale la Sicilia è distante… Si tenga conto, di trasporti intermodali e si approfon- to che, per fargli lasciare il Turismo e andirono e diffusero studi notevoli (vedi con- dare al Territorio, ebbe la carica di vice vegno a Catania illustrato a p.28). Venne presidente della Regione. Fu un modo per trasferito, non si capì perché, a Teritorio e addolcirgli la pillola? Ambiente: anche da lì spinse la realizza- Adesso, attaccato da qualcuno, dopo aver zione dei porti turistici e preparò una leg- ricoperto con grande dignità il ruolo di ge “avversata stupidamente dall’opposi- Presidente dell’Assemblea regionale nella zione” che regolasse una volta per tutte passata legislatura (resta il più giovane di l’assegnazione del demanio marittimo. Si sempre), in cui cercò di compensare le vi- sibili intemperanze di R.Lombardo, sta all’opposizione con atteggiamento costruttivo. Non sempre lo condividiamo, ma non c’è dubbio che questa presidenza Crocetta sia un altro momento pernicioso per la storia dell’autonomia siciliana. Di recente il governo in carica è andato incontro ad una serie di battute d’arresto. Una di queste l’elezione di Francesco Cascio assieme al presidente Ars Giovanni Ardizzone a fianco di Crocetta fra i grandi elettori del Presidente della Repubblica. Un riconoscimento opportuno per un uomo politico che si spera possa tornare al più presto nel ruolo a lui più consono: una carica direttamente operativa. osservatorio denti. Ma il nostro caro Vecchio Continente non ha ancora neppure abbastanza cose realmente in comune che funzionino, né in campo monetario, tantomeno in campo politico. Quel che manca è poi un amalgama morale, culturale e civile. Ce n’era di più, paradossalmente, 40 anni fa. Tg 2 ecologia e pesca Tutto sembrò iniziare quando il Tg2 enunciò per due volte ad aprile che l’Italia aveva già esaurito la “quota di pesca” per tutto l’anno. Andammo su tutte le furie perché una notizia del genere è sempre una corbelleria, anche perché ci sono campagne di pesca non ancora neppure iniziate. Giovanni Tumbiolo, guida della pesca mazarese, faceva notare con dispiacere ed anche con rabbia, che un’enunciazione come quella faceva credere al cliente ultimo che il pesce esposto al mercato fosse massicciamente “taroccato” (parole sue). La verità pura è che la salute del Mediterraneo continua a stupire tutti (coloro che lo vivono). Da allora, però, notiamo che le comunicazioni eccessive e per nulla scientificamente supportate sull’ecologia sono quasi giornaliere sul Tg2, che pure non appartiene ai settori estremisti dell’ecologia ideologica e viscerale che temono l’imminente morte del Pianeta. Chi è dunque quest’anima grigia dentro il Tg2? Dal Durc in poi Beati gli italiani che non sanno ancora cosa sia il Durc. Il documento di regolarità contributiva è l’ennesimo spauracchio dell’imprenditore che, se non trova i soldi per saldare tutti i contributi (i piccoli li fanno a se stessi) o hanno anche meno di 1euro da dare, non vengono pagati dalla pubblica amministrazione cui hanno fornito qualcosa. Il Durc, dai più zelanti amministratori veniva richiesto più volte, proprio perché il pagamento ritardava... E’ già il colmo, no? Perchè a quel punto, magari, il fornitore non era in regola proprio perché non aveva riscosso. Ed erano anche “viaggi” in più. > 15 AttUAlitA’ Protagoniste le neurologhe Marina rizzo e Maria Grazia Piscaglia “donne in neuroscienze” simposio a Palermo Le donne medico fanno sentire la propria voce, sia nell’ambito della professione, sia in quello più largo del lavoro al femminile e, quasi, inedito del dolore al femminile. Un significativo evento primaverile è stato realizzato dalle donne impegnate nelle neuroscienze. A Palermo il 18 aprile a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei Medici, nell’ambito del Congresso regionale SNO, Scienze Neurologiche Ospedaliere, si è svolto un “Simposio” scientifico che ha sapore di novità, a partire da alcuni espressivi neologismi. La realtà femminile è vista adesso in controluce con la carriera medica. Nasce anche un database accanto ad una mailig list con resoconti periodici. Un titolo complesso quello del simposio: “Donne in Neuroscienze, Le donne in neuroscienze e il loro primo database con una rete di contatto nazionale per avviare un dibattito sulla femminilizzazione delle professioni sanitarie sui problemi di riconoscimento e marginalità delle carriere, su lavoro, famiglia e società”. Un titolo tanto lungo lascia intravedere la varietà dei problemi che si intendono affrontare. Sarà, quindi, una “due giorni” densa di dibattiti e notizie. Le donne – comunica l’organizzazione – sono la maggioranza del personale del Servizio Sanitario nazionale ma appena il 18% o poco più riveste ruoli apicali. Nonostante 1 medico su 3 sia donna, solo 1 donna su 10 è dirigente medico di struttura complessa. Prendendo spunto da dati già noti del Ministero per la Salute e da un’ idea delle neurologhe Marina Rizzo e Maria Grazia Piscaglia, è partito il tam tam fra donne che operano nel campo delle Neuroscienze che ora si danno appuntamento per il secondo anno per La neurologa Marina Rizzo un nuovo confronto, onde rafforzare l’obiettivo del progetto: - realizzare un forum di discussione nel Portale Web dedicato; - raccolta e diffusione dei dati relativi alle posizioni occupate dalle donne nelle realtà ospedaliere, universitarie e nel territorio; - analisi del fabbisogno formativo delle Donne in Neuroscienze; - analisi dei temi critici e problematici nelle professioni. Le donne nelle Neuroscienze sono medici specialisti, psicologhe, imprenditrici di settore, con una cultura scientifica aggiornata, arricchita da esperienze all’estero e dalla pratica nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Negli Ospedali, nelle Università, sul territorio rappresentano la spinta innovativa della professione. Restano tuttavia i problemi di accesso ai vertici delle istituzioni mediche e sanitarie. Per questo le Donne in Neuroscienze istituiscono la loro “rete”, per mettere a confronto esperienze in tutto il territorio italiano attraverso un database e una mailing list cui seguono resoconti periodici, proposte che possano arrivare anche sul tavolo del legislatore. Nell’ambito del simposio è stato presentato anche il Progetto nazionale Dolore e donne. Di questo ci ha parlato la cardiologa Gabriella Vitrano dell’ospedale Ingrassia di Palermo. “Finora – ha detto la Vitrano – si è parlato di dolore in generale, ma il problema del dolore (primum lenire dolorem, diceva la scuola salernitana, ndr) in generale. In realtà si è sempre esteso alle donne il dolore al maschile. Ma c’è un modo femminile e dei motivi femminili per patire il dolore. Adesso focalizziamo tutto questo”. osservatorio > Si ottenne che l’ufficio lo chiedesse da sé, ma il fornitore spesso lo continua a portare di persona, perché è in regola mentre fattura e ne dispone (lo riceve per posta). Passa il tempo, l’ufficio non paga e, invece di chiudere la pratica (e per legge lo potrebbe fare), lo chiede di nuovo, ricorrendo a quella che avrebbe dovuto essere solo una facilitazione, non un altro controllo. Si è detto che si ovvierà. Ma dice “Italia Oggi”, aprendo in copertina a tutta pagina, testualmente: Chi ha vinto un appalto sarà obbligato a fornire una montagna d’informazioni. In caso contrario lo Stato non salderà il suo debito. All’anima degli aiuti alle imprese! 16 Chi si rivede: l’apprendistato Apprendere in corso d’opera, direttamente da “maestri” del settore produttivo di cui si vuol far parte ha radici più profonde di quanto possa sembrare. Apprendisti furono gli artisti del passato e un po’ lo sono ancora, se un gran pittore o scultore viene tutt’oggi chiamato “maestro”. Ma lo erano stati anche gli antichi filosofi e giureconsulti e, persino, farmacisti (cerusici) e dottori. Lo fu Cagliostro, che divenne medico del Re. Fino ai giorni nostri interamente da apprendisti si diveniva giornalisti, a parte l’esame che quasi tutti poi superavano. Fino agli anni ’60 si consentiva ai ragazzi, dopo le elementari, di andare ad imparare il mestiere da un fabbro, un meccanico, elettricista, un fontaniere… AttUAlitA’ riusciranno i nostri eroi – gli imprenditori – a smettere di suicidarsi? Come dissanguare la mucca finché non darà più latte Come accenniamo in altra parte della rivista (e nei numeri precedenti), anche se non fosse vera alcuna teoria del complotto statunitense ai danni dell’Europa, gli errori commessi nel vecchio continente e in Italia, sul terreno dell’oppressione fiscale e burocratica, dovrebbero aver messo k.o. l’economia già da più anni. Non solo noi, ma tanta gente si stupisce che ciò non sia avvenuto e lo “imputa” alla gran forza di quel tanto di “liberismo” rimasto in vita nella variegata realtà dell’industria grande, piccola, piccolissima e del commercio. Incluso, badate bene, anche il sommerso, che è la parte nobile (scusate il paradosso) del cosiddetto nero. In Germania è il 30%. Capiamoci bene: anche se moralizzassimo l’intero ambiente, azzerando persino il giro delle armi, della droga e della prostituzione, sarebbe sempre il valore aggiunto reale, che si crea nell’ambito del libero giro di denaro, a muovere la ruota del pil. Se miriadi di economisti hanno indicato prima nel reddito nazionale e poi nel pil l’indice fondamentale del benessere delle nazioni, del vero ci dev’essere. E c’è, sin dal giorno lontano in cui non fu più l’oro, ma la vile moneta cartacea la misura del valore e il mezzo di pagamento corrente. Ma oggi il pil si critica – nel modo in cui lo si misura – senza definirlo. Per molti è un oggetto misterioso fra i tanti con cui i media ci bombardano come se ci lapidassero. Ne ripetiamo una definizione, ma comprensibile: è la somma di tutti i pagamenti effettuati nell’ambito di un territorio circoscritto. Ad esempio, l’Italia, la Francia o la Sicilia. Il Pil (ufficiale) della Sicilia è simile a quello della Gre- cia o della sola città di Vicenza. Il concetto si basa – e qui si capisce come l’economia non sia una matematica, anche se vorrebbe esserlo – sul fatto che, se qualcuno si è indotto a fare una certa spesa, vuol dire che ha valutato un bene o un servizio degno di tale esborso. Difficile? Non crediamo. Poi c’è il concetto di valore aggiunto in pratica denaro fresco, creato da chi spinge forte la ruota dell’economia creando e gestendo un’impresa industriale o commerciale. A questo punto ci tocca spiegare, una volta per tutte, che cosa sia il valore aggiunto. Esso è quel tanto in più di valore che un industriale, un artigiano o un commerciante riescono ad ottenere piazzando sul mercato un bene o un servizio, ricavandone più di quanto gli siano costati il materiale e il lavoro. Per giungere a questo essi si adoperano con risolutezza, usando l’intelligenza, la cultura, il coraggio e il rischio. Questo è il sistema, caratteristico dell’economia di mercato, che, funzionando, ha assicurato il benessere di cui godiamo tuttora dalle nostre parti ed al quale ritornano ormai “a bomba“ tutte le nazioni che l’avevano abbandonato. L’intero meccanismo, però, è divenuto col tempo oggetto di imposte d’ogni genere e il valore aggiunto viene tassato con l’Iva, che si deve ripercuotere sul consumatore finale senza un peso “teorico” per l’imprenditore. Ma non è sempre così, anzi: ciò avviene solo quando il meccanismo funziona, cioè la merce e i servizi vengono pagati nel corso del loro iter. L’Iva è un grande ostacolo – per la sua forte incidenza sulla cassa – alla scorrevolezza della produzione e, in caso di insolvenza, fallimento o ritardo nel pa- gamento da parte del debitore, può essere la causa di un crac. Inoltre l’amministrazione dell’iva è laboriosa, costosa, richiede l’intervento di almeno un consulente (specie ora con i pagamenti telematici), anche per i piccolissimi detentori di partita iva e i giovani professionisti che “vorrebbero” iniziare un lavoro. Il valore aggiunto è, in effetti, come l’oro. In realtà da esso, in un’economia che da molto tempo non è più agricola e non tornerà mai più ad esserlo, viene ciò di cui godiamo. E’ un bene tanto prezioso da venir tassato in Europa con aliquote prossime o superiori al 20%. Si tratta di un tasso enorme che supera del doppio la provvigione di un comune venditore o rappresentante. Lo Stato la esige senza far nulla. L’Italia da alcuni anni la versa all’Europa che la restituisce in parte sotto forma di “fondi europei” che in Sicilia, ma anche oltre lo Stretto, non riusciamo ad utilizzare e – credeteci – non sempre per colpa nostra. Spesso la “formula” è talmente estranea al nostro costume giuridico e sociale che non riusciamo ad adeguarci. Poi l’azienda è tartassata da una serie di imposte dirette: irpeg, irpef, irap e, finalmente, l’imu che non è la sola che prescinde dal reale utile d’esercizio. Lo Stato ha bisogno di soldi e …se li prende. Con la forza della legge che esso stesso mette nero su bianco. Ecco perché lo Stato è ancora medievale. Non cerchiamolo – e si potrebbe ben fare – in altre sue caratteristiche. Chi potrebbe mai dirci con certezza che il depauperamento complessivo che subiscono l’economia e la crescita spontanea, valga meno di “servizi” che lo Stato ci rende? osservatorio C’era anche una scuola media speciale, di creazione prebellica (Gentile) che si chiamava Avviamento al lavoro, dove l’apprendistato avveniva dentro le mura rassicuranti d’una scuola. Ma fu ritenuto “discriminante” e nacque la Scuola media unificata, che fra l’altro sostituì i programmi con l’evanescente figura della programmazione. Essa sforna 14enni che sono spesso “né carne, né pesce”. C’è voluto quasi mezzo secolo per capire ciò che capivano subito in tanti: eravamo sulla strada sbagliata. Ce lo dice Rosario Fiorello che propone – se non sbagliamo – un apprendistato del tipo “non è mai troppo tardi”. La pubblicità la paga il governo. E, con sprezzo per la crisi, ne paga un’altra che dice come essere omosessuali sia normale e persino bello: è solo questione di natura, non di apprendistato. I bambini hanno diritto ad essere cresciuti dai genitori naturali oppure... Il primo diritto che deve essere riconosciuto ad un essere umano (bambino), in aggiunta agli altri fondamentali che sono quelli alla vita, alla salute e alla libertà, è quello di essere cresciuto in modo armonico da un uomo ed una donna. Non esistono altri diritti accettabili, se non nella fantasia di marca buonista e consumista di matrice anglosassone. Affermare una sorta di proprietà dei genitori sui figli (naturali o adottati che siano) è un grave errore. L’interesse, la salvezza e la cura del bambino sono prioritari e vanno anteposti a qualsiasi altra aspirazione di tipo genitoriale. Vediamo come nelle coppie separate si lotti per l’assegnazione del figlio in esclusiva. Ma – ripetiamolo – è il figlio ad aver diritto ad ambedue i genitori. Notiamo invece come si voglia propagandare ad oltranza l’adozione unigenitoriale. Ma, se è stata resa storicamente tanto difficile l’adozione da parte di coppie del tipo uomo – donna, come spianare adesso la strada a single e ad “omo”? Per una “coppia tradizionale” basterà un domandina in carta semplice? 17 AttUAlitA’ A l’europa reagisca monetariamente alle agenzie di rating ed ai derivati dagli Usa la tirannide finanziaria Da tempo un chiaro j’accuse parte dall’Europa – e dall’Italia in particolare – contro le agenzie di rating statunitensi, specie sulle “tre sorelle” Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, che in realtà fanno parte di un solo pool – un unicum, se ne osserviamo la composizione societaria – per cui difficilmente le vedremo in reale disaccordo. O, per lo meno, in tal senso il sospetto rasenta la certezza. E’ bene ricordare che il conto con esse, da questa parte dell’Oceano, è ancora aperto e – per intenderci – deve rimanere tale, soprattutto se il Paese valutato e a cui viene assegnata una valutazione gravemente peggiorativa, è la “povera Italia”, visibilmente aggredita finanziariamente da oltremare in modo più pesante di quanto non avvenga, sul Vecchio continente, per la Germania, non sola, ma in compagnia, forse, di qualche altra sua “complice”. Di recente il presidente dell’Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari) Elio Lannutti ha dichiarato, più o meno: “Finalmente è emerso e si è presa coscienza del fatto che le tre sorelle, Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch siano un pericolo vagante per la sovranità degli Stati in materia economica e finanziaria ed emettono report a orologeria, visto che fra i loro soci ci sono le banche più importanti e potenti al mondo, la Credit Union, la Inge e altre. Insomma sono molti i conflitti di interesse presenti in queste agenzie di rating. Adesso si ha consapevolezza, anche politica, che trattasi di entità private che rappresentano un pericolo per la stabilità economico-finanziaria degli Stati e per i risparmiatori”. Ed ecco come “ci tratta” il maggior rappresentante Gergely Kiss, direttore di Fitch Ratings di Londra… “La situazione italiana – afferma Kiss – rende improbabile che un governo stabile in Italia possa essere formato nelle prossime settimane… La tante incognite, assieme ad un clima sfavorevole alle riforme strutturali, dopo un risultato elettorale privo di senso, rappresentano un ulteriore shock negativo per l’economia reale nel mezzo di una profonda recessione”. E’ questo un giudizio che – come minimo – lascia perplessi: la volontà di colpire l’Italia sembra evidente. Il risultato delle elezioni non è affatto “senza senso” ma, al contrario, è perfettamente coerente con la volontà in corso, da parte degli italiani, di voltare pagina e di dotarsi comunque di un nuovo sistema capace di affrontare i gravi problemi cui la fine della Prima repubblica e il tentativo di dar vita alla Seconda non ha fornito soluzione. In un periodo di svolta così difficoltoso sul piano strategico, è normale si richieda del tempo per formare un nuovo governo, ma non trattasi di un ritardo tale da comportare da solo un nuovo “shock” negativo per l’economia reale. Ad essa deve esser dato semplicemente nuovo fiato con una più intelligente politica fiscale e con l’eliminazione – che in certi casi potrebbe essere immediata – di certi colli di bottiglia burocrtatici… Mr Kiss di Fitch Ratings, invece, potrebbe e dovrebbe considerare quanto sarebbe stato positivo per l’economia reale fare a meno del Governo Monti con la sua ricetta recessiva, facilmente riconoscibile come tale, che proprio “le tre sorelle” hanno sempre sponsorizzato e continuano ad auspicare persino adesso, dopo le prove in contrario. Secondo Ma la vera partecipazione popolare è un traguardo lontano Pd e Grillini democratici a parole 18 i più competenti economisti, ormai è chiaro che “…ciò che nuoce e distrugge l’economia reale italiana, sono gli alti tassi di interesse di natura speculativa che un giudizio di inconcludenza e di drastica riduzione del rating, promosso proprio da Mr Kiss e dalla Fitch, ha sostenuto”. In base ad un recente studio della Banca d’Italia, il tasso di interesse coerente con i fondamentali economici, non dovrebbe superare il 2% . Valutazione ora confermata da un analogo studio della BCE. Ciò significa che oltre la metà degli interessi pagati dall’Italia sono di natura speculativa. Ciò significa che è la finanza scorretta che, prevaricando l’economia, sta affossando questa in Europa e, in special modo in Italia. Che cosa significherebbe infatti – per l’economia reale – poter contare su una tal massa miliardaria fisicamente rubata ogni giorno allo sviluppo? Si ricordi che – dopo la truffa dei derivati, emessi con la frode dalle banche Usa e venduti con la corruzione e l’inganno a stati e pubbliche amministrazioni europei – coprire gli interessi è già un traguardo, spesso il solo obiettivo raggiungibile in terra di Grecia, Cipro, Spagna, Portogallo, Irlanda e – si teme – Italia. Ma, secondo alcuni, anche in Germania e Francia. Questi Stati, secondo una diffusa teoria, sarebbero – a prescindere dagli errori interni, a volte grandi, commessi da ciascuno di essi – già spacciati. A meno che non troveranno una mega soluzione comune in campo finanziario e monetario, sarebbero condannati, prima o poi, al default: un modo moderno, inglese, per non dire fallimento. Accuse contro accuse, politica contro politica e cortile contro cortile. Secondo quel tal columnist straniero avevamo 2 clown, ma con le recenti esternazioni di Bersani e le invettive della Finocchiaro contro Renzi, ne abbiamo tre, quattro e più. Frattanto l’Italia soffre. Si suole accusare il Pdl di mancanza di democrazia al proprio interno, perché nei vari appuntamenti elettorali non si svolgerebbero le consultazioni, dette primarie, per la scelta dei candidati. Comunque, va detto che, per quanto riguarda il candidato premier, cioè Silvio Berlusconi, è vero che questi, tutt’altro che venire imposto dall’alto (come da qualcuno si vorrebbe far credere), ad ogni votazione, si dimostra regolarmente scelto a “furor di popolo” o, se volete, per acclamazione. Il Pd, in autunno, ha organizzato le primarie con gran tam tam ed esternazioni. Ne è uscito vincitore Pieruigi Bersani (che era già …segretario del partito). Ma che cosa è successo? Questo leader, depositario del potere “attribuitogli dal popolo”, al momento di prendere delle decisioni, è rimasto a guardare, inseguendo il terzo “vincitore” teorico delle elezioni nazionali: Beppe Grillo. Invece non ha saputo stringere la mano tesa del Pdl. E, frattanto, l’Italia manca di ciò che più urge: un governo. AttUAlitA’ virgin Cooc Cayman sede di società offshore dolce chimera dei “Paperoni” Paradisi fiscali, Hollande coinvolto Virgin Islands e Cook Islands, due nomi di isole che sembrano già un programma: le prime per chi vuol restare vergine davanti al fisco, le seconde una vera cuccagna per chi vuol nascondere e far fruttare “risparmi” di un certo livello. Lì, nel lontano oceano, offshore, cioè lungi dalla costa, “ricchi si può”. Per un certo verso, si può propendere persino dalla parte del “cattivo”: neanche a dirlo, l’evasore. Nella vecchia Europa, ma anche in Usa e, forse, in Giappone, detentori di piccoli e grandi gruzzoli non possono più far fruttare, né (addirittura) conservare neppure una lira. Che dico, peggio ancora: 1 euro! Noi gente comune sogniamo l’idea che abbiamo dei titolari dei grandi conti fruttiferi… Pensiamo che ogni tanto ci vadano, in volo nel mezzo del Pacifico o ai margini dei Caraibi, a sdraiarsi al sole o ad in- crociare in barca lungo coste, rispetto alle quali le nostre, per incontaminate che siano, sembrano Ladispoli o Isola delle Femmine il 15 agosto… Virgin, Cook, ma anche Cayman, non sono solo un sogno turistico, ma anche economico. Ad alzare il velo sulla scandalosa realtà è stata stavolta un’inchiesta giornalistica internazionale sui conti esteri di politici e personalità in vista in tutto il mondo. Del club globale degli evasori che nascondono il denaro nei paradisi fiscali farebbero parte anche 200 italiani. E si tratta di tanti files raccolti in poco più di un anno da un gruppo di giornalisti di tutto il mondo. E’ un database con ben 12 mila società offshore in cui il personaggio più famoso coinvolto è il presidente francese Francois Hollande, la cui stima elettorale, già a pezzi, è scesa frattanto quasi al 30% secondo le indagini immediate. Tanto più che del consorzio dei giornalisti magna pars è interpretata da quelli di Le Monde il quale rivela che Jean-Marc Augier, uomo d’affari nel mondo dell’editoria e tesoriere di Hollande durante la recente campagna elettorale, è azionista di due società alle Cayman. L’Espresso si è affrettato ad evidenziare che fra i 200 italiani coinvolti ce n’è uno in “odore berlusconiano”. Il nome è Gaetano Terrin, un Carneade che però è stato commercialista nello studio Tremonti (che a propria volta è un commercialista…). Il servizio relativo viene da Washington in cui c’è anche Fabio Ghioni, definito hacker dello scandalo Telecom: avrebbe un conto alle Vergini. Ma vi sarebbe anche un sistema fi- nanziario legato in prevalenza a tre famiglie lombarde (imprenditori e gioiellieri). Si nota poi un trust i cui direttori sarebbero i commercialisti meneghini Oreste e Carlo Severgnini coinvolti con la loro professione nei gruppi più importanti del busines nazionale che conta. Sulla moralità dei vertici finanziari europei parla chiaro, del resto, anche lo scandalo della Bundesbank, la banca centrale tedesca che ha aperto l’indagine sull’occultamento di perdite per miliardi di dollari (su derivati) della Deutsche bank, prima banca del Paese durante l’ultima crisi finanziaria. Ma, in concreto, dai privati e dalle aziende c’è da aspettarsi di tutto. In un’Europa ormai priva di salvadanai, ricorrere alle società offshore, finché sarà possibile, non è altro che un’ancora di salvezza, una mera conseguenza. E teniamo conto che i grandi finanzieri delle banche – quelli che lavorano direttamente con moneta contro moneta – non necessitano dei paradisi fiscali… Da anni, nel microcosmo economico, gli italiani ne inventano cento, se non mille, per “darsi aiuto” contro uno stato famelico. E’ immorale frodare una p.a. che spreca tanta ricchezza, ben al di là di quello che riescono ad intascare i politici, ma a causa e in conseguenza di decisioni errate, disamministrazione e simili? E’ contro produttivo soddisfare la definizione per eccellenza del capitale (denaro prodotto destinato a nuova produzione), baipassando uno Stato che voglia aggredirlo a mani basse finendo per bloccare – come sta avvenendo – la crescita generale? Non tutti gli italiani, siamo sinceri, difendono lo Stato. Germano Scargiali Per Grillo e Bersani l’incapacità di governare i due partiti che fanno capo a questi stessi due politici così poco politici, è saltata agli occhi di tutti, costatata e sottolineata ampiamente. Purtroppo, invece, non è ancora abbastanza chiaro – ma è solo questione di tempo – il deficit democratico di queste formazioni che annunziano di rappresentarne la quinta essenza. Esaminiamo le primarie del Pd. A parole si fanno, sempre e comunque, per eleggere i candidati da presentare alle varie elezioni. In realtà si “svicola” in più modi. Le primarie si fanno puntualmente quando il risultato è scontato. In Sicilia, ad esempio, per le prossime elezioni comunali, in alcuni comuni vengono adottate, in altri no, perché – si dice – il candidato già c’è e non bisogna cercarne un altro. E’ il caso di Catania dove si vuole portare Enzo Bianco, perché la sua sarebbe una candidatura autorevole, solo che si tratta sempre di rilanciare uno del vecchio “giro”, davanti al quale ci si inchini ossequiosi (governatore Crocetta in testa). E andiamo a Grillo. “La parola al popolo, consultazioni online, votazioni online…” Si badi, però, che a fronte di circa otto/nove milioni di voti ottenuti nelle ultime elezioni nazionali, a votare online, per eleggere il candidato presidente della Repubblica, siano solo 48 mila persone. Sarebbe questa la democrazia diretta? Senza parlare delle votazioni già effettuate e annullate da Grillo (indette, sempre, per eleggere il candidato alle “quirinarie”) “a causa di un attacco di hacker”. Hacker o comode scuse? Chi può saperlo? In ogni caso un bello scivolone per l’osannato mondo online. In pratica, arroganti e autoreferenziali non meno dei politici del vecchio PCI, Grillo e Casaleggio (il nume tutelare) tappano la bocca a tutti: “Attenti, coi giornalisti non si parla e soprattutto non con gli italiani”. Con i media stranieri, invece, è tutto un cinguettio. Forse il comico ligure teme i no- stri comunicatori, e per quale motivo? Perché – a sentir lui – sarebbero tutti venduti e in malafede. E, se è così, perché tale “verità” non varrebbe per Berlusconi? Chi scappa, comunque, non fa una gran figura. Inoltre, sarebbe ben strano se, al contrario degli italiani, i giornalisti stranieri fossero tutti onesti e in buona fede. Oppure – potremmo anche pensare malignamente noi – che Grillo gli appoggi li ha più all’estero che in patria ed è da lì che aspetta l’imbeccata. Chi li difende dice pure che gli eletti tra le fila grilline non sanno parlare coi giornalisti perché sono alle prime armi. Beh, allora, che imparino a camminare da soli, altrimenti, poi, il ciuccio quando se lo leveranno? Infine, da parte di Grillo e Casaleggio gli insulti fioccano quotidianamente per tutti, senza remore né parsimonie, per quale magia non dovrebbero tornargliene indietro almeno un po’? Lydia Gaziano 19 AttUAlitA’ i velivoli da guerra atterrano senza avvertire ignorando le coltivazioni Black Hawk elicotteri neri Usa in incognita a Contessa Amerikani in esercitazione nel cuore della Sicilia, mentre si cerca di rilanciare l’agricoltura con la creazione del “Born in Sicily” per l’esportazione e con la logica del “chilometro zero” per il consumo diretto dei prodotti di locale genuinità. Invece elicotteri di tipo Black Hawk sbarcano più volte a terra militari yankee in armi non si sa bene con quali scopi, in pieno campo di grano e simili. Come se non bastasse la guerra alla nostra agricoltura sferrata dalla Ue, a tutto favore di prodotti di grande produzione di provenienza comunitaria e persino extra comunitaria... Forti sospetti sui motivi della presenza dei Blak hawk sono stati espressi dal parlamentare siciliano Salvino Caputo all’Ars in un’interrogazione rivolta a Rosario Crocetta. L’interrogazione parlamentare del Vice Presidente la Commissione Legislativa Attività produttive ha per tema le esercitazioni effettuate dall’esercito americano nelle campagne della provincia di Palermo e precisamente nel territorio di Contessa Entellina. Stando ad alcuni racconti della gente del luogo, infatti, da fine settembre si ripetono settimanalmente alcuni episodi, l’ultimo alla vigilia di Pasqua, che vedono raid di elicotteri neri da cui scendono per almeno tre o quattro ore militari che piazzano nelle campagne anche strumenti elettronici e di rilevamento. L’iniziativa del parlamentare è finalizzata a conoscere se il Governo della regione ha concordato o autorizzato le predette esercitazioni e se queste attività servono ad individuare una zona alternativa per impiantare il sistema MUOS dall’area originariamente individuata a quella di Contessa Entellina. L’area interessata, infatti, è area agricola ed insistono campi di grano oltre che insediamenti abitativi nelle vicinanze. “Trovo preoccupante – ha dichiarato Caputo – che tutto ciò possa accadere nelle nostre campagne destinate alle attività agricole e per la coltivazione e senza una preventiva autorizzazione da parte degli enti. Non vorrei che si trattasse – continua Caputo – di un modo silenzioso per rimediare ad una nuova collocazione del Muos o per impiantare altri sistemi elettronici. Ritengo che su questi fatti – conclude Caputo – il Governo deve riferire in Aula e fare luce su quanto accaduto non solo ai fini della sicurezza e dell’incolumità pubblica ma anche per assicurare che non vi siano danni alla salute e alle colture atteso che queste esercitazioni avvengono nei fondi seminati a grano”. Per quanto a Palermoparla riteniamo che vi siano più probabilità che il Muos sia inoffensivo per la salute, piuttosto che il contrario, questi episodi, senza alcun preavviso pubblico, in una Sicilia decisamente antropizzata, come quella della provincia palermitana, sono inquietanti e gravissimi. intervista a Giuseppe talluto nuovo presidente del Msa Giuseppe Talluto, Dirigente Provinciale de la Destra di Storace fino allo scorso anno, ieri Coordinatore Provinciale nel M.S.A. ed ora nominato Presidente Nazionale del Movimento Sociale d’Azione. Succedono raramente in politica balzi di nomina del genere all’interno dei partiti o dei movimenti (questa anche doppia). Dalla padella metropolitana alla brace nazionale, si direbbe ed anche a titolo gratuito. Se c’è la buona stoffa si può fare un bel vestito e poi con la crisi “identitaria” che c’è… Quando si trova tanta passione, allora è giusto tenerla ben custodita in cassaforte e conservarne con cura la chiave. Da qualche mese lei è stato nominato Presidente nazionale Msa. Le sono stati riconosciuti dei meriti relativi al lavoro svolto nel territorio in pochi mesi, nel ruolo di Coordinatore provinciale. Si sente sempre più responsabile della sua piccola comunità, destinata comunque ad un bel futuro? “Cresceranno le responsabilità e direi che i vertici nazionali se la potevano anche risparmiare questa gratificazione? - scherza il nuovo Presidente -. La gratificazione comunque riguarda non solo me, ma tutti i membri dello staff che compongono l’organigramma palermitano. Sono orgoglioso dei miei Dirigenti e collaboratori. In sei mesi insieme abbiamo fatto di tutto, senza risorse finanziarie, senza apparati propagandistici e senza deputati al sostegno, soltanto tanto impegno sociale e politico. Ci spieghi… Dal 15 Dicembre a Trabia, davanti ad una platea numerosa per 20 la nostra prima Assemblea Fondativa, all’apparentamento politico con “Fratelli d’Italia” e alla relativa crescita della nostra visibiltà. Dai 240 iscritti a Palermo e zone limitrofe, all’exploit di facebook: ad oggi con oltre 400 contatti e tutti reali. Se poi aggiungiamo che l’80% delle forze politiche ci conoscono, ci stimano e ci guardano bene, la soddisfazione si raddoppia ed accresce sempre più il nostro entusiasmo nell’operare bene sempre e comunque. E il futuro? Ci riserva tanto impegno. E poi la mia probabile candidatura all’Ars, ma non diciamolo troppo in giro. Questo Governo Regionale è destinato ad abdicare, non reggerà a lungo l’urto dei grillini e le rivalse dell’opposizione, specie dopo l’abolizione “incostituzionale” delle Province. Inoltre ci stiamo già organizzando per presentarci alla città di Palermo nel mese di Settembre con un’Assemblea Federale rivolta ai nostri simpatizzanti e dirigenti, ai giornalisti e alle rappresentanze politiche locali. Esporremo quindi il nostro programma e i nostri progetti insieme agli amici Fratelli d’Italia e i loro rappresentanti. A SiCiliA Al S. raffaele Giglio di Cefalù impiantato dall’equipe del Prof. Giannola Primo catetere tetrapolare al mondo con bipolo E’ stato impiantato, per la prima volta al mondo, su un paziente, di 57 anni il primo catetere tetrapolare con bipolo corto per la cura dello scompenso cardiaco. L’intervento della durata di un’ora è stato eseguito, la scorsa notte, senza complicanze, dall’equipe di elettrofisiologia del San Raffaele Giglio di Cefalù, guidata da Gabriele Giannola che afferisce all’unità di cardiologia diretta da Tommaso Cipolla. “Il nuovo catetere “Medtronic” – ha spiegato il professionista – ha di diverso rispetto ai precedenti una nuova forma che con quattro punti di ancoraggio si adatta meglio e con maggiore stabilità alle pareti della vena cardiaca in cui viene posizionato. Inoltre, ha la possibilità di stimolare il ventricolo sinistro con 16 differenti vettori (ovvero 16 diversi modi di stimolazione) mediante quattro elettrodi che utilizzano minore energia possibile e posti ad una distanza particolare che di fatto abolisce complicanze quali la stimolazione del nervo frenico. Tutto questo – conclude Giannola che ha partecipato (unico europeo di un team internazionale) alla progettazione e allo sviluppo del nuovo catetere – si integra con il nuovo defibrillatore biventricolare che, grazie ad un particolare algoritmo, è in grado di stimolare il cuore in maniera più fisiologica”. L’intervento eseguito a Cefalù da Gabriele Giannola, con l’aiuto di Riccardo Airò Farulla che con Riccardo Torcivia fa parte del team di aritmologi dell’ospedale siciliano, ha anticipato di poche ore gli altri 20 centri selezionati, per questo impianto, nel mondo. In sala anche l’infermiere Giovanni Cristofaro e l’ingegnere di Medtronic Dario Corrao. Apprezzamento è stato espresso dal direttore generale, Carmela Durante, che ha Campofelice il sindaco vasta si è dimesso Durante la processione di San Giuseppe la giunta era presente tranne il sindaco Vasta Il prof. Gabriele Giannola e accanto Giannola con Riccardo Airò Farulla (a sx) in sala operatoria con il nuovo catetere Mangiacavallo su iCt: creare una task force regionale per la “la sanità elettronica”. “La creazione di un coordinamento regionale per l’Ict (Information communication technology) per lo sviluppo dell’informatizzazione negli ospedali siciliani” è la proposta avanzata dal Commissario straordinario del San Raffaele Giglio di Cefalù, Nenè Mangiacavallo, arrivata nel corso del convegno di “Sud Sanità al Cannizzaro di Catania, su “La sanità elettronica”. “Proporrò – afferma Mangiacavallo – all’Assessorato alla Salute di creare una task force che lavori alle linee guida per una ICT omogenea in tutta la regione, sovrintendendo, pur nel rispetto delle autonomie delle singole aziende, alla programmazione per investimenti nel campo delle tecnologie informatiche, oggi strategiche per lo sviluppo sanitario e per i servizi al cittadino”. voluto sottolineare la “professionalità di tutto il personale medico a cui va riconosciuto il merito di tenere alta – ha detto – la qualità dei servizi sanitari del nostro ospedale”. “Rappresenta una tappa importante – ha rilevato il direttore sanitario, Giuseppe Ferrara – per la crescita di questa struttura su cui siamo fortemente impegnati per il suo poten- Dopo 7 anni di mandato il Sindaco Francesco Vasta di Campofelice di Roccella, proprio nella mattinata della festa del papà, ha presentato le proprie dimissioni, depositandole presso la segreteria del comune che immediatamente le ha notificate al prefetto di Palermo. La notizia è rimbalzata sui siti internet, radio e velocemente si è diffusa a macchia d’olio in tutta la città. Tutti i cittadini si sono sentiti mortificati e presi da mille pensieri. Siamo stati in piazza per fotografare l’uscita della processione e constatare che a seguito della statua di San Giuseppe il Sindaco non era presente, ma lo era la giunta con i consiglieri. Chiedendo ai vari assessori e consiglieri, tutti hanno fatto scena muta, affermando di non poter parlare senza conoscere le carte. Francesco Vasta era al suo secondo mandato e mancavano 3 anni alla scadenza del mandato. Una dichiarazione dello stesso Sindaco nell’ultimo consiglio comunale faceva presagire qualcosa: “Sono superato dai tempi la gente aspetta e vuole altro.’’ ziamento”. Per il neo commissario straordinario del “San Raffaele Giglio”, Nenè Mangiacavallo, “il livello particolarmente elevato di professionalità raggiunto dai colleghi cardiologi mi invoglia ancor di più a consolidare i risultati ottenuti e traguardare nuovi ambiziosi obiettivi che ritengo a portata di questo ospedale”. A caldo chi scrive ha buttato giù queste righe: “Nell’apprendere la notizia ho avuto un nodo alla gola poiché ho rivisto i sei anni di cronache che ho scritto di mio pugno sui giornali per quest’uomo ed al momento non trovo aggettivi per definire il suo impegno operativo sotto ogni profilo. E’ stato un grande sindaco e saremo in tanti a rimpiangere il valore del suo operato amministrativo. Sensibile verso i giovani e gli anziani”. Oltre tutto Franco Vasta è stato attento a tutti i cittadini e soprattutto agli ultimi. Voglio ricordare all’amico Franco che due anni fa è stato a Roma per essere ricevuto dal Papa Benedetto XVI. Questo evento ci ha tutti emozionati e oggi che è stato eletto un nuovo pontefice che si chiama Francesco, il nostro Francesco si dimette. Mi verrebbe naturale una frase, un Francesco che arriva e uno che va, ma, il suo andare è solo per ritrovare un senso di pace interiore e quel calore che forse gli è mancato. Gaetano Messina 21 reliGioNe riecheggia lo storico saluto di roma al Pontefice vivA il PAPA Dopo un papa tedesco, preceduto da uno dell’ex est sovietico – per buoni che siano stati – ecco un papa latino che si presenta fra gli applausi come un “vero papa pastore”. All’atto della sua prima apparizione al balcone, ha interpretato il meglio del messaggio che ci giungeva da Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I. Papa Francesco – se fosse vero che in Piazza S.Pietro ciascuno tifasse per un papa di casa propria – fa felici gli argentini e fa contenti un po’ anche gli italiani, certamente affranti dall’aver perso una prerogativa storica: una frequenza sul Soglio ormai perduta. Col nome del Poverello d’Assisi, il più santo degli Italiani, il Papa ha aggiunto al più bel copione che potevano avergli scritto i più amati predecessori, una novità storica assoluta: quella di chiedere alla piazza di pregare per lui, per aiutarlo nel difficile compito che lo attende. Lui certo pregherà per il mondo e i suoi grandi problemi: la pace, la distribuzione della ricchezza, un progresso – se sano – accettato come una conquista dell’uomo e una grazia di Dio, legato alla saggezza e alla morale civile della società che egli stesso è chiamato a guidare. Una crescita ottenuta anche nel rispetto della genialità di coloro che innovano, inventano, scoprono ciò per cui l’umanità intera marcia da sempre: una mente più colta in un corpo più sano (nell’ambito di una più diffusa comodità della vita), perchè sia il bene a vincere sul male, sempre più spesso, sempre di più, Così avevamo scritto prima delle dimissioni di Benedetto X la Chiesa Cattolica fra stra Tutte negative da vario tempo le note della “foresta mediatica” nei confronti della Chiesa di Roma. Ci è rimasto più impressa, però, l’osservazione sconsolata di un credente “evoluto”, che ci parlava di chiese semivuote a Milano… Due dubbi, frattanto, spazziamo subito. Ecco il primo: non si può dubitare che ci sia da innovare nella maniera che il cattolicesimo adopera nel proporsi alla società di oggi e, soprattutto al mondo più …“civilizzato”. Il dubbio è più semplice: per primi ammettiamo che in Europa (vedi l’esempio di Milano) la frequenza nel culto sia in crisi. Ma il numero dei battezzati e cresimati rimane altissimo, assieme a chi va in chiesa in modo saltuario o crede “a modo proprio, ma crede”. I soliti media, però, si affrettano a comunicare le percentuali di crescita dei matrimoni conclusi davanti al sindaco… Ma è anche moda: un’originalità a poco prezzo. Rimangono ben altre frecce al nostro arco, da scoccare al contrario, cioè a favore della Chiesa. La verità di base è che una campagna anticattolica sia in atto, proprio perché nei paesi terzi il successo della “religione più presente nel mondo evoluto” cresce in modo esponenziale e risulta vincente sugli altri culti. Ciò sembra generare la solita “catena” da parte di tutte le forze che vi hanno un interesse contrario: altre religioni (concorrenti) a partire dai Musulmani, ma anche atei ideologici, credenti in deità misteriose, massonerie… Il cattolicesimo, più del cristianesimo in genere, è la “religione per eccellenza”, cioè quella che si indica a mo’ di esempio ed anche quella contro la quale gli atei o i 22 cosiddetti laici (ideologici) più si scagliano, non solo per combatterla, ma ancor più per affermare un’opinione. A voler infierire, ciò rappresenta una conferma rivolta non solo agli altri, ma a se stessi. Si dice che nessuno sia realmente del tutto ateo… Notiamo molta gente che crede nel sociale, nella legalità morale, nel mutuo collaborare degli uomini: questa, se portata a comune denominatore, è una “religio” diffusa. Così come lo è la stolta superstizione, che il poeta Lucrezio nel Sacrificio di Efigenia (condotta innocente ad un esecuzione ingiusta – casta inceste) stigmatizza così: …tantum religio potuit suadere malorum. Gli anti cristiani hanno sempre addotto la corruzione del clero per screditare l’intero cristianesimo. Peggio ancora se cercano con tali argomenti di giustificare il proprio scetticismo religioso: i limiti morali dei preti non hanno a che vedere con la scelta di credere o non credere, di aderire a quella che è anche per tradizione storica la nostra religione ed è facilmente dimostrabile come sia avanzatissima nella scelta morale (ama anche il tuo nemico…), come venga preferita – come dicevamo prima – ad altri culti nei paesi terzi. Ma i peccati dei (singoli) preti non sminuiscono la grandezza che – sotto gli occhi di tutti – appartiene alla Chiesa Cattolica, ben più ricca di santi anche ignoti. Una delle “battaglie” più recenti nel campo della lotta anticattolica riguarda il problema della pedofilia. Una battaglia mediatica senza quartiere è iniziata in una data quasi precisa e si è affievolita, come si stesse risolvendo dopo alcuni mesi. Ma il reliGioNe in nome del trionfo di Dio. A posteriori si può pensare – nella difficoltà d’interpretazione dell’accaduto – che Papa Benedetto si sia dimesso per consentire, in un momento in cui i nemici del cristianesimo e le turpi battaglie mediatiche rischiavano di ottundere la giusta percezione della Chiesa di Roma. Si è offerta l’immagine della forza della Fede, del culto sempre vivo in milioni di persone…. Frattanto, si è venuto a sapere che, proprio in Sud America, la crescita del cristianesimo è notevole (nostante notizie in contrario diffuse dalla stessa Rai 3), così da passare dalle due cifre alle tre cifre in milioni di fedeli e convertiti. Di più – badate – avviene in Africa e in Asia. Ecco il perchè di tante reazioni anticristiane… Un giudizio politico stentoreo e – riteniamo – definitivo lo ha fornito il teologo palermitano Giuseppe Savagnone, pur noto per le sue, pur generiche, aperture verso la sinistra. “Questo – ha detto Savagnone – è un Papa innovatore, ma non si usi l’abusata parola progressista che sarebbe riduttiva e fuorviante”. Un papa aperto al sociale, ma non socialista. Un vero cattolico, tanto meno un papa, non potrebbe mai esserlo. Xvi ali ed eterna gloria pensare che il problema si attenui, grazie alle campagne di stampa, è puerile. Il problema è grosso, lo è a livello sociale, già al di fuori della realtà clericale, mentre – frattanto – c’è pure chi combatte battaglie per l’accettazione dell’omosessualità come condizione “normale”. Ma quanti omosessuali sono anche pedofili? Il problema non si risolve in pochi mesi, né in pochi anni… Dovremmo dimenticare che da vecchia data gli omosessuali erano definiti pederasti, o che la pedofilia non sia certamente bandita neppure dall’omosessualità femminile. Ovvero dovremmo non aver mai letto Baudelaire e Mallarmè, oppure ancor prima, Marziale e Giovenale. Ma – come sosteneva anche quest’ultimo (polemista) – la vera cultura e la sincerità d’intenti non sono così frequenti. I media, in particolare, hanno enfatizzato il discorso sull’omosessualità dei preti: giusto, ma fino a quanto? Lo hanno fatto come per altre trovate mediatiche: la mucca pazza, il surriscaldamento del pianeta, i (supposti) danni del nucleare, l’1% di carne di cavallo nel ragù con un po’ di carne di cavalli da corsa, l’influenza di stagione… Passata la novità, la moda, l’enfasi, l’epidemia, il tutto quasi si azzera... E’ ovvio che i media dovrebbero parlare della religione con molto più rispetto, che dovrebbero evitare di trattarla alla stregua dell’influenza o del supposto “buco nell’ozono” che, a quanto pare, s’è chiuso da solo. Trattasi, infatti, di disprezzare i sentimenti di milioni di persone in tutto il mondo, di quelli che le piazze – per pregare – le riempiono e che si inginocchiano, cercando anche loro di dar forza alla propria fede, che è una continua ricerca, una speranza, una conquista a favore dell’uomo, del progresso senza limiti, in direzione del Cielo. Al tutto si aggiunga che i nostri codici e le nostre leggi sono ispirate a quanto codificato dalla religione cristiana, la quale dettò regole ed altre ne assunse certamente da tradizioni di saggezza che provengono dalla storia del pensiero, ma non per questo si può negare che siano di provenienza divina. E Benedetto Croce (che nell’insieme del pensiero non condividiamo) stigmatizzò tutto ciò nella sua storica opera “Perché non possiamo non dirci cristiani”. Parlare in quei termini spregiativi è da stupidi, oltre che da stolti. La Chiesa, come si sa, è l’insieme di clero e credenti, di istituzioni, storia, tradizioni, uomini e popoli. E’ un gigante e c’è chi la combatte. Ma la maggior probabilità è che non venga mai il giorno della sua sconfitta. E’ probabile che ovunque organismi di tipo massonico, che sono spesso alle spalle dell’editoria maggiore, diano il loro contributo nefasto – a tratti di un disvalore diabolico – al disfattismo religioso. Chi mai – infatti – potrebbe non augurarsi che una moralità interiore, come quella predicata dalla Chiesa, assista il rispetto delle sventolate “regole”. Ma che cosa è la legalità senza la moralità? Che cosa è la forma – tipica della giustizia umana – senza il contenuto, che è richiesto dalla giustizia divina? Peggio è sapere che anche fra i prelati e qualche cardinale c’è chi “simpatizza” per le massonerie, legate alla sinistra politica (spesso falsa), a dispetto della scomunica che pende su quelle congreghe. Tanto altro si potrebbe dire, ma diamo un’occhiata al bene che deriva all’Italia dalla presenza della Roma papale e dello Stato Pontificio. Non solo per tutte le ambasciate presso il Papa: si osservi come, proprio durante il periodo del conclave, giungano da ogni angolo del pianeta prelati che parlano alla perfezione o quasi la lingua italiana, anche in conseguenza della conoscenza del Latino, lingua preziosa, oggi studiata più sotto gli Urali che sotto le Alpi, ma eterno “esperanto” di Sancta Romana Ecclesia. Chi si lamenta del supposto “peso” della curia romana sulla politica italiana, ricordi che anche all’estero la chiesa è influente in politica e consideri quanto brilli il faro mondiale della Chiesa Cattolica Apostolica ed, appunto, Romana. *** Se quanto sopra l’avevamo scritto prima della fumata bianca, ora ci preoccupiamo delle forme di “gioia“ espresse da personaggi, secondo noi fasulli come Barak Obama e dagli …innovatori “viscerali”. Sono quelli che si vestono d’Illuminismo e credono che basti poco – appunto – ad “illuminare” ogni problema, e che la verità sia davanti al nostro naso, lì da ...acchiappare a piene mani. Ma la storia dimostra quanto gli illuministi si sbagliassero. Speriamo invece che Papa Francesco riconosca e contrasti i veri cattivi del mondo, fra gli speculatori delle multinazionali, nei meandri dell’alta finanza, fra coloro che manovrano il denaro per il denaro e denaro contro denaro, contravvenendo alla morale latina (pecunia non facit pecuniam) ed a quella musulmana che ignora l’interesse bancario. O almeno era così prima di certe intrusioni – vedi Primavera Araba – da parte delle banche “amerikane”. 23 reliGioNe Non riformerà certo la cristianità in senso anticristiano Un uomo chiamato Francesco Sono almeno tre secoli che la Chiesa viene data per moribonda, morta, sbiadita nell’orizzonte dell’umanità. Eppure ad ogni elezione di papa si precipitano a Roma giornalisti di tutto il mondo che si producono prima nella caccia al cardinale “Eminenza, eminenza, che può dirci?”, poi in improbabili previsioni sull’esito del conclave e infine in spudorati io l’avevo detto e in previsioni più o meno sensate su ciò che farà l’eletto. Questa volta, poi, l’evento inedito della rinuncia di un papa ha moltiplicato l’interesse e fatto parlare di scisma – alcuni che seguono il vecchio papa e altri il nuovo – di rotture traumatiche e di crisi totale. Il fatto è che chi parla della Chiesa senza farne parte o senza, almeno, essere davvero interessato alla sua realtà prende di solito cantonate memorabili perché usa categorie interpretative che riguardano la politica o la finanza o altre realtà che con essa hanno poco a che fare. Come in un problema di matematica se si escludono i dati fondamentali non si può arrivare ad alcuna soluzione così se parlando della Chiesa non si prende in considerazione l’azione dello Spirito Santo e della sua fantasia tutto diventa semplicemente incomprensibile e quindi l’interesse si sposta dalle questioni fondamentali ad aspetti che pure hanno un certo interesse, come lo IOR, i corvi, le beghe di curia, ma che di sicuro interessano ben poco ai cattolici e che non gli cambiano la vita come invece può fare un padre nella fede, un dono di Dio che li aiuti in ciò che veramente conta. Il papa Francesco è piaciuto a tutti – o quasi – perché appare semplice, autentico, spontaneo, perché fa e dice cose inedite e sorprendenti; incredibile come un semplice buonasera, detto dalla loggia delle benedizioni, appaia una specie di rivelazione. Piace il nome Francesco, che nessun papa aveva mai osato imporsi. Davvero impegnativo, ma altrettanto ispirato al vero Francesco di Assisi e non alla caricatura che tanti hanno in mente. Un piccolo promemoria: Francesco amava e voleva la povertà per sé e per i suoi frati ma non criticò né condannò mai la ricchezza di nobili, borghesi e prelati. Fu sempre assolutamente fedele e ubbidiente alla Chiesa. Amava la natura in quanto creatura di Dio ma non era un ecologista e tantomeno un panteista. Amava la gioia e il canto ma ben conoscendo la drammaticità della vita e meditando sulla croce. Si recò presso i mussulmani non per intavolare un dialogo ma per tentare di convertirli a Cristo ed , eventualmente, per morire martire. Voleva certamente alleviare le sofferenze dei poveri ma sapeva bene che la maggiore e più necessaria delle ricchezze è la fede. Vestiva un logoro saio ma voleva che i calici dell’altare fossero preziosi. Papa Francesco è così, ama la povertà Uno stralcio di un articolo da roma all’indomani del ritiro di Benedetto Xvi i perché del nuovo “gran rifiuto” Un papa che rinuncia al pontificato è un evento di portata storica, praticamente senza precedenti se non in tempi remoti e in condizioni del tutto diverse. Prevedibilmente, ha scatenato una valanga di interrogativi, illazioni, commenti dei più disparati. Da parte laica o anche atea talvolta di stima, rispetto o anche di partecipazione umana. Altri commenti, soprattutto sui social network, orribili, insultanti, livorosi, come se ogni avvenimento fosse in grado di smuovere una melmosa palude di astio e le più laide fantasie. Non poteva mancare, naturalmente, il grande capitolo delle dietrologie, delle speculazioni su “complotti vaticani”. Grandi e piccoli Dan Brawn stanno sicuramente affilando i computer per inondarci nei prossimi anni delle loro contorte congetture. Non è mancato perfino un Saviano che se ne è uscito con “Il papa lo ha fatto per compattare il voto cattolico”, frase che merita l’oscar per la cretinata del secolo. In fondo però anche battutacce e stupidaggini riflettono il senso di desolazione che prende un po’ tutti quando improvvisamente il papa non c’è più. I credenti perdono un padre amato, una guida autorevole e amorevole, una sicurezza. Gli altri, come adolescenti ribelli, perdono il padre contro cui erano abituati a rovesciare rancori e frustrazioni. Anche loro ne avevano bisogno. I veri motivi della decisione rimarranno nel segreto dell’anima del papa; e, poiché anche i cardinali sono rimasti spiazzati come tutti gli altri, possiamo dire che non si sia consultato con la Curia… (M.Gaziano) 24 e vuole essere vicino ai poveri, ma ama soprattutto Cristo e la sua verità, che è poi la vita e la felicità per tutti noi. Quindi quando dirà che le persone più povere di tutte, quelle che più hanno bisogno di essere amate e protette sono i bimbi non ancora nati e che le loro madri vanno aiutate ad accettare i loro figli perché la possibilità di “rimandarli indietro”, come dice lui, non è libertà ma schiavitù e disperazione, allora piacerà molto meno, così come è facile prevedere che ogni riaffermazione delle verità sulla famiglia e sulla Chiesa lo renderà sempre meno simpatico agli occhi di giornalisti e opinionisti fino a far tornare in auge tutta la trita solfa sul papa conservatore, sulla Chiesa retriva e sulla imminente fine del cristianesimo che la sorpresa Francesco aveva per un momento fatto accantonare. Pazienza, è già tutto messo in conto “se sarete miei discepoli vi odieranno, vi disprezzeranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi” ha detto Gesù e, finora, in duemila anni, è sempre stato così, tanto che può essere usato come un test: se non piaci agli opinionisti sei un vero cristiano e se gli piaci non lo sei. Mietta Gaziano Roma, 25/03/2013 *** Chi si aspetta un Papa che vada contro gli insegnamenti del Vecchio e del Nuovo Testamento è fuori dalla realtà. In particolare il “crescete e moltiplicatevi” fa parte dell’intima natura dell’intero messaggio biblico. Con esso la strenua difesa della vita dal concepimento (era sentita anche dai Romani) fino alla morte naturale. Dai nuovi nati ci si attende che pongano un mattone o un grano di polvere importante nel progresso dell’umanità verso la vittoria sul Male. Dall’anziano che lanci il suo ultimo messaggio… E sono solo i motivi principali. L’umanità non è “un’ospite” fra gli altri del quadro naturale, ma “l’ospite” per eccellenza, con uno specifico ruolo nella storia: un dovere. Di esso fanno certamente parte il progresso e lo sviluppo, quelli veri, che includono l’edificazione morale, pur fra tante difficoltà interne ed esterne all’umana natura. Un Papa non potrà mai rendere leciti costumi da Sodoma e Gomorra. Ben differente è ribadire che i concetti della tolleranza e del perdono si estendano a certe devianze. Purché vi sia almeno un cammino verso il pentimento, la riservatezza vinca sull’esibizionismo, non sia dia – come Gesù voleva con forza – scandalo agli altri. Chi si aspetta oggi che, nel mare magnum della morale, della cultura e delle problematiche che il mondo e la vita di cui si occupa il cristianesimo si aprano le porte alle “novità” che questa strana moda si porta appresso si sbaglia certamente. (G.S.) Pesca Prospettive dal Mediterraneo grazie alla tenacia dei mazaresi Distretto pesca e blue economy binomio che naviga La pesca siciliana, spesso penalizzata da politiche Ue distanti dai veri problemi e dalla stessa realtà mediterranea e italiana in particolare, vuol fornire soprattutto un’immagine viva e vitale. Fra l’altro occorre sfatare certi eccessi sulla misura del depauperamento della risorsa mare e questo avviene alimentando invece il nuovo concetto della Blue economy, che rispetti lo sfruttamento compatibile del “bene mare” ed acqua in generale, in un’ottica che venga anche dal basso e dall’esperienza diretta. Essa non è del resto mero empirismo, se sempre ricorre - proprio a Mazara - ad interlocutori come il Cnr e l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Ambedue gli enti dovrebbero smussare molte delle preoccupazioni degli ambientalisti che vanno “a occhio e a memoria”, in quanto diffondono su base ben più scientifica sia gli allarmi – quelli veri – che le rassicurazioni sulla salute del mare. Mai come in questi mesi è stata intensa l’attività del Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo e del suo presidente Giovanni Tumbiolo, grande assertore e divulgatore della Blue economy. Questo personaggio fa da anni la spola con i paesi rivieraschi del Nord Africa, ma anche con quelli del Mar Rosso e dell’Africa Sub Sahariana portando messaggi di pace, collaborazione con l’etichetta di quello che da poco viene definito il Born in Sicily. Al riguardo Tumbiolo ha espresso piena fiducia nell’assessore Dario Cartabellotta con il quale condivide fra l’altro l’idea di un agroalimentare e di distretti a 360 gradi, proiettati nell’ottica di società miste con i paesi frontalieri. Un programma questo che, proprio in fatto di pesca, si trova al primo posto. Di esso ha parlato anche con la neo presidente della Camera Laura Boldrini, già nota al distretto ed apprezzata per la sua trascorsa esperienza in Africa. La convinzione è quella che solo da una collaborazione può nascere un’adeguata gestione del “bene mare”. Il lavoro del Distretto pesca, politicamente trasversale, ha trovato riscontro al di là dei capovolgimenti politici. Valgano queste parole pronunziate da Tumbiolo all’inizio di quest’anno alla presenza di Antonio Lo Presti, Direttore generale del Dipartimento regionale degli Interventi per la Pesca e del suo dirigente Ignazio Di Dio, nel corso di un incontro a livello tecnico, aperto ai rappresentanti istituzionali e delle organizzazioni datoriali e sindacali del comparto pesca mazarese. Il Presidente del Distretto, Giovanni Tumbiolo, ha dichiarato: “Non è più tempo di divisioni. Abbiamo invitato tutte, sottolineo tutte, le parti sociali, sindacali, datoriali perché, in un momento di gravissime 26 Giovanni Tumbiolo e Adnan Gibrial Mazara tratta ma occorre l’appoggio del governo centrale Tripoli difficile per la pesca siciliana Giovanni Tumbiolo è stato a Bengasi in un clima rovente e non ha nascosto il proprio disappunto, guardando a Roma ed a Bruxelles che consentono situazioni come quella che perdura. Il Presidente del Distretto Produttivo della Pesca-Cosvap è stato a Tripoli per incontrare il Ministro dell’Economia, Mustafa Abofanas, ed il Vice Ministro dell’Agricoltura con delega alla Pesca, Adnan Gibrial. La missione è poi ancora una volta finalizzata alla determinazione degli accordi nell’ambito della cooperazione nella filiera ittica. Tumbiolo a Bengasi ha incontrato anche i rappresentanti della Camera di Commercio ed imprenditori libici del settore marittimo al fine di spingere verso l’applicazione degli accordi firmati nel 2012. Il Presidente Tumbiolo insieme a Vincenzo Lo Nigro e Rosario Grafato, rispettivamente armatore e capitano del peschereccio Daniela L sequestrato nel porto di Bengasi dallo scorso 7 ottobre, hanno incontrato i miliziani, oggi militarizzati nello stesso porto cirenaico. Le parti hanno trattato per il rilascio del peschereccio. “Non ci possiamo fermare - ha sottolineato Tumbiolo - nella ricerca di una difficile cooperazione in un clima socio-politico assai confuso qui in Libia. È in gioco il futuro e la stessa esistenza di un settore nevralgico e portante del lavoro e dell’economia siciliana”. Tumbiolo ha fatto poi il punto della complessa situazione con l’Ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi, e con i Consoli Generali, Federico Ciattaglia e Pierluigi D’Elia. Si attende che si muova finalmente il governo italiano e molto si spera nel nuovo esecutivo e nella persona della presidente della Camera Laura Boldrini, esperta dei problemi africani. In contemporanea agli atti ostili dei miliziani, rapporti pacifici si intrattengono con esponenti del governo libico. Giovanni Tumbiolo, i dirigenti generali e vari funzionari della Pesca e dell’Economia della Libia, guidati dal Capo di gabinetto del Ministero dell’Economia Mr. Fathi Kuwafi hanno da poco incontrato a Palermo l’Assessore all’Agricoltura e Pesca della Regione Siciliana, Dario Cartabellotta, ed il Capo di Gabinetto delle Attività produttive, Angela Antinoro. La delegazione ha visitato il mercato ittico e l’Istituto Zooprofilattico “A. Mirri”. La delegazione è stata poi a Mazara del Vallo e Trapani. difficoltà che attraversa l’economia del nostro territorio, non sono accettabili divisioni, steccati e fughe solitarie. Solo attraverso un gioco di squadra, collettivo e partecipato correttamente e professionalmente da tutte le reali rappresentanze pubbliche e private, si può costruire una interlocuzione forte, capace d’incidere ai vari livelli istituzionali: regionale, nazionale e comunitario”. Due grandi ombre pesano – in realtà – sul settore. La prima è che l’Europa, per una gelosia misurabile anche monetariamente difenda il prodotto oceanico cui non sfuggono certo i numeri del nostro mercato, gran consumatore di pesce. La seconda è che chi di competenza – in Italia ed in Sicilia – non si sia battuto adeguatamente per le cosiddette quote. Non tutti sanno (forse) che, per motivi di protezione e ripopolamento, il pescato venga sottoposto al peso arTe Il pittore palermitano prende come pochi ispirazioni dalla vita Guaschino al mercato che non deve superare le quote assegnate. Francesi e soprattutto Spagnoli hanno “goduto” di quote tali, a discapito dei siciliani, ma anche dei salernitani (un paio di operatori consistenti) che non era difficile, sul Tirreno meridionale scorgerne i pescherecci (tonnare volanti) presso Ustica e le Eolie. Questi temi non possono sempre essere trattati politicamente in modo troppo aperto. Ma ascoltiamo le seguenti parole che “rubiamo” nuovamente a Giovanni Tumbiolo. “…Se tutto questo non lo fa la Regione Mediterranea maggiormente ‘dipendente dalla pesca’, chi lo deve fare? La Sicilia ha l’obbligo di fare ciò quale capofila naturale (per la storia e la geografia) dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Essa ha il sacrosanto diritto di orientare, guidare, educare, diffondere, ‘vendere’ le proprie specifiche conoscenze, il proprio know-how, a tutte le regioni costiere del nord Africa ed oltre. L’Europa deve lasciarglielo fare!” Ma talvolta anche Tumbiolo non ha potuto resistere nel parlare di …inevitabili “bordate” romane, degli ascari, degli stupidi e dei marpioni di Bruxelles. Ha anche chiesto all’Ue la restituzione dei “danni della guerra del pesce”, culminata con il bilancio di 3 pescherecci mai più restituiti e dalla morte di tre pescatori (un mazarese e due di origine tunisina “ma a Mazara non fa differenza”). Notevole è stato il lavoro svolto attraverso il Distretto della pesca per la pacificazione e la collaborazione con i libici, nel corso di ripetuti incontri già da tempo e adesso nel dopo Gheddafi. Lavoro che è stato certo turbato dal sequestro dei pescherecci, per il cui recupero Tumbiolo si è adoperato di persona al fianco delle autorità diplomatiche. Ricordiamo l’interessamento diretto per salvare un pescatore colpito da un infarto a Bengasi e trasferito al Civico di Palermo con l’intervento di un elicottero italiano. Uno degli ultimi eventi la visita a Roma di un gruppo di studenti presso le sedi istituzionali internazionali. Il viaggio, comunicano da Mazara, è il riconoscimento conferito dal Distretto e dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo a 13 studenti, tra i quali oltre che italiani, tunisini, egiziani, marocchini e libici che si sono distinti nella realizzazione di video-documentari a scopo divulgativo e illustrativo sul tema del mare, dell’ambiente marino, della pesca e della “Blue Economy”. Pronto a cogliere al volo l’impressione che conta, Eugenio Guaschino è solito ritrarre scene dai mercati, individuare scugnizzi che vanno a padrone e faticano con un misto di sofferenza e di fiducia, comunque, nella vita. Critico, ma uomo di fede, è lo stesso artista, che si è posto in anticipo sui tempi e senza cedimenti verso quella politica a senso unico che non condivide, anche il problema degli immigrati. Tante volte protagonisti, giovani e adulti, delle sue opere. Ma ciò che scoviamo con piacere nel libro che raccoglie la sua “opera omnia” sono due ritratti di venditori oggi più rari a vedersi nella realtà: il Venditore di cozze e il Venditore di olive, ambedue ritratti con la impegnativa tecnica dell’acquerello. Notevole il movimento e l’espressione del venditore di cozze. In un movimento che quasi lo vede avvitarsi su se stesso, il personaggio, incontrato di certo realmente dal pittore, “ab- Venditore di olive (acquerello cm. 30x40) Venditore di cozze (serigrafia cm 50x70) bannìa” le cozze che ha disposto ammonticchiate artisticamente davanti a sé. Una pentola di coccio lascia pensare che le venda anche cotte. Ma l’acquerello risale certamente ai begli anni in cui le cozze si gustavano anche crude senza troppe preoccupazioni. Il quadro è comunque un misto di realismo – vedi il grido e l’espressione del protagonista – e di stilemi, come le cozze disposte in modo così perfetto, in una finta casualità, da poterle sognare. Diverso è il personaggio del venditore di olive. Il pittore ha incontrato un uomo calmo e compassato. Anche lui ha sistemato le olive in modo spettacolare, adornando il tutto con due vistosi rami dell’albero di cui vende i frutti. Il protagonista resta in secondo piano e guarda verso un cliente che non è ritratto, ma …c’è. Due spaccati di vita di eccezionale valore, di grande rilevanza cromatica, in bilico tra impressionismo e figurativismo apertamente dotati di un filo conduttore comune, due immagini da amare, presso il vertice dei valori nella produzione del professor Guaschino . (Alisciarg) 27 TrasPorTI a catania esperti da tutto il mondo parlano del problema e della sicilia Trasporto intermodale tema planetario Trasporti, settore nevralgico nel mondo della produzione, la cui importanza sfugge non soltanto all’osservatore esterno (la cui opinione conta di certo), ma è sottovaluta persino dai protagonisti del busines. Lo è sotto due aspetti: sia per il ruolo irrinunciabile che svolge nella realtà piccola, e grande degli scambi, sia come fonte di lavoro, voce di bilancio, settore che genera autonomo pil. La conferenza mondiale “NorthSouth”, che ha scelto Catania per la sua XVII edizione, dovrebbe far squillare un campanello d’allarme nella realtà regionale e nazionale. Se le parole hanno un senso, specie se appartengono a personaggi di rilievo, addetti ai lavori, il Mondo e l’Europa chiamano la Sicilia e l’Italia attraverso l’Isola a svolgere un ruolo primario in questo settore. E’ questo il succo delle parole del professor Rocco Giordano dell’Università di Salerno, un uomo maturo di quelli che “non le manda a dire”, uno che parla chiaro e spacca il capello in quattro. E le sue parole si specchiano più o meno in quelle del più giovane professore catanese Marco Romano. Il tema dichiarato del convegno che vede l’incontro fra tre mondi (Asia, Europa, America) è il trasporto intermodale. Vedi caso uno di quelli che stanno più a cuore al nostro piccolo Palermoparla. Il trasporto intermodale è il sistema di trasporto moderno, che vive momenti di continua evoluzione. Consiste nel far viaggiare in Containers sempre uguali le merci e trasferirli da un tipo di vettore all’altro: nave, treno, gommato. Alla base del problema le enormi quantità di merci che sono in movimento attraverso il mondo: un fenomeno in crescita inarrestabile da cui non si può prescindere e sarebbe perfettamente inutile. Un dato saliente – a dirla più chiaramente è il professor Giordano – è che, mentre il Mediterraneo rappresenta meno dell’1% dei mari del mondo, movimenta circa il 10% delle merci. Questo significa che il movimento è altissimo. Dal punto di vista della Sicilia, il dato saliente – come emerge dal convegno – possiamo così riassumerlo: mentre l’Isola ha perso le prime battaglie, a favore di porti disseminati un po’ dappertutto (Tangeri, Algesiras, Gioia Tauro, Malta, Genova, Trieste…), verrebbe tutt’oggi preferita ad ogni altro approdo. In particolare la costa est. Il mondo ci concede un appello, ma la Regione era assente. Fra le tante caratteristiche di un “fronte portuale” o di un “sistema portuale” (un porto da solo non basta più), c’è quella di poter smaltire velocemente verso le mete desiderate il traffico in arrivo. Quindi ci vogliono ferrovie, strade e finalmente, detto fra i denti, il …Ponte sullo Stretto. Il professor Giordano usa parole da noi ripetute e lo fa a voce più bassa (il Ponte è una sorta di top secret): “il ponte non è un fatto siciliano, ma un fatto italiano, europeo, mondiale”. Mar- 28 Rocco Giordano (Salerno) Yfu Xu (Shanghai) Marco Romano (Catania) co Romano non può che avallare e, persino il dottor Lorenzo Matacena si allinea con queste parole: “io come rappresentate della Caronte Tourist non dovrei dirlo, ma…” Ma non è questo il solo problema. Occorrono spazi presso i porti o il fronte portuale di più centinaia di ettari. Questo è oggi il traffico merci nel mondo. Sono indispensabili gli interporti e gli autoporti (soprattutto per il gommato). E, se Genova nel proprio tentativo di rilancio che ha i monti incombenti sul mare, ha creato un interporto presso Alessandria (ma se vorrà farlo funzionare, ben presto dovrà bucare le montagne), tutta l’Italia è indietro per altri motivi. Ripetiamo la “lezione” impartitaci anni fa dal palermitano Luigi Tagliavia e da noi più volte pubblicata: un porto deve battere la concorrenza di altri porti vicini e lontani, fornendo servizi migliori e prezzi più bassi. Nello smaltimento medio dei containers i porti italiani impiegano, al momento, un tempo che è quasi di 10 giorni contro uno, rispetto ai concorrenti. Non incolpiamo, hanno detto un paio di conferenzieri, la sola burocrazia nazionale, prima responsabile. Occorre esaminare uno ad uno tutti i passaggi del container e tagliare sui tempi, razionalizzando. Si invoca un legge unitaria che porti più ordine in Italia e più controlli altrove (sarà…) E’ stato fatto un esempio su Singapore, in gara con Shanghai, fra i maggiori e più efficienti porti del pianeta. La movimentazione è ottenuta con trasportatori senza pilota, una rotaia circolare carica i containers che vengono collocati nelle varie zone di destinazione. Qualcuno si è premurato a precisare che tutto ciò non ha provocato una diminuzione dell’occupazione, perché il personale perduto fra i trasportatori è stato assunto in altre mansioni, grazie all’aumento della mole complessiva di lavoro in conseguenza della maggiore efficienza ottenuta. Insomma, l’innovazione si impone con la massima di “o bere o affogare”. Lo stesso può dirsi della possibile rinunzia a far parte di questo enorme busines. Significherà ridursi al rango di semplici clienti di chi lo esercita. Lo si voglia o no, la crescita inarrestabile a livello mondiale ed anche locale, creerà il bisogno di un’intensificarsi di import export e si tratterà di enormi quantità da trasportare, da vendere e da acquistare. Sempre che le parole – udite a Catania – da diretti protagonisti e cattedratici provenienti da Giappone, Filippine, Cina, Europa, Canada, Texas (andiamo a caso) hanno un senso, una serie di verità di cui anche la pubblica opinione (spesso fuorviata e confusa non si sa bene perché) dovrebbe essere messa al corrente di alcune verità assodate. Le ferrovie assumono un enorme ruolo nell’imminente avvenire. E’ inutile scavare porti e costruirli se non li si organizza a dovere, se non si pensa all’entroterra, alle strade, ai ponti. Gli assi stradali e relative gallerie e ponti, come l’Asse N.1 Berlino Palermo hanno un ruolo primario e irrinunciabile, sempre che non vogliamo finire “outside”. L’alta velocità come la Tav e relative strade ferrate sono altrettanto auspicabili soluzioni, sia come strumento commerciale, che turistico, sia come veicolo d’incontro e di pace fra gli uomini e fra i popoli. Germano Scariali Organizzazione: Bic (Boureau international containers), Cis.Co (Council interntional ship consultans), Est (Europea servizi terminalistici). Il XVI convegno si era svolto 5 anni fa a Malta. TurIsMo che ciò serva da esempio per gli hotel di tutta la sicilia alle eolie ribassano l’Imu Mentre l’Imu è stata definita come “lo tsunami sulle attività alberghiere”, culminata con la serrata degli hotel di Cefalù a Natale ed il tragico gesto di Edoardo Bongiorno, uno dei primissimi albergatori di Lipari, è partita dalle Eolie l’onda che sta finalmente portando ad una riduzione delle aliquote dell’esosa, assurda imposta. Una prova che l’estremo sacrificio di alcuni imprenditori – giunti a togliersi la vita – almeno non è inutile. Dopo Lipari, anche a Salina, si corre a ridurre le aliquote IMU 2013. “Dopo la delibera della scorsa settimana del consiglio comunale di Santa Marina Salina, anche Malfa ha ritenuto di non penalizzare oltre le imprese alberghiere, di fatto accogliendo i nostri reiterati appelli a differenziare nell’applicazione delle aliquote IMU”. Così dichiara soddisfatto Christian Del Bono, presidente Federalberghi isole Eolie e isole minori Sicilia. Il comune di Malfa, guidato dal sindaco Salvatore Longhitano, ha infatti lasciato invariata, rispetto al 2012, l’aliquota per le abitazioni principali (0,55%), ha ridotto le altre aliquote di base allo 0,88% (rispetto allo 0,96% dell’anno precedente), mentre ha ridotto allo 0,76% quella destinata agli immobili ad uso delle attività alberghiere. Meglio di niente, diciamo noi, convinti che l’Imu applicata a chi produce valore aggiunto sia un’infamia morale e materiale. “Il 2012 ha dimostrato, aggiunge Del Bono, l’assurdità di procedere con aumenti lineari delle aliquote che non tengano in attenta considerazione l’utilizzo al quale sono adibiti gli immobili tassati. È evidente, come più volte ribadito, che gli immobili alberghieri necessitano di ampie superfici e sono beni strumentali all’attività svolta. Non possono, insiste Del Bono, essere considerati al pari, ad esempio, di una seconda casa. A questo bisogna aggiungere che la tassa non tiene nemmeno in considerazione l’eventuale utilizzo stagionale di molti immobili”. Speriamo davvero, conclude Del Bono, che l’onda partita dai due comuni eoliani possa raggiungere le sponde di altre ammi- Niente Bit per la sicilia sicilia e prodotto turistico Anche quest’anno, per mantenere la “bella tradizione” instaurata da R.Lombardo, anche R. Crocetta ha “marinato” la Bit di Milano. Ma l’evento che ha avuto 14 partecipazioni siciliane autonome (Eolie, Egadi, Marsala, Cefalù…) resta uno degli eventi più importanti del turismo in Europa. Trattasi di un’esperienza di notevole comunicazione: l’incontro fra seller e hosted buyer. Fiera Milano opera una sapiente selezione di questi ultimi in base a propensioni e capacità d’acquisto, per garantire ai Seller un “matching” proficuo. Alla Bit partecipano: Consorzi e associazioni di commercializzazione ricettività, Tour operator, Agenzie di viaggi, Stabilimenti termali, Compagnie di trasporti, Società di noleggio, Organizzazioni congressuali, Operatori dell’accoglienza, Catene alberghiere, Agenzie immobiliari turistiche. Tutto per vendere e siglare nuovi contratti, per fidelizzare il portafoglio clienti, rafforzare i brand, pubblicizzare i nuovi prodotti, individuare nuovi contatti, essere aggiornati sui trend del mercato ed altro ancora. La Bit è anche aperta ai semplici visitatori, ma il cuore di questo evento è il Bit Buy Italy, il più importante Workshop del prodotto turistico italiano, dove oltre 2000 Seller selezionati incontrano circa 500 top buyer internazionali esclusivi di circa 50 paesi. Ma la Sicilia come tale, anche quest’anno, non c’era. Dal recente workshop della Primavera Russa e relativi contatti con le agenzie di viaggio, non è difficile trovare conferma di certi nostri assunti. Ciò che manca, di regola, al turismo regionale è “un buon confezionamento complessivo del prodotto turistico”. A valle delle battute di Ryanair al Politeama (noi iralndesi abbiamo 7 volte meno attrattive di voi e 7 volte più turisti, datevi una regolata), pur accettando la lezione, va detto che Ryanair è poco affidabile per i voli di linea. A latere resta il fatto che gli agenti debbano ricorrere massicciamente ai rischiosi (economicamente) voli charter. Ed eccoci al “confezionamento”: indice particolari come concomitanza con eventi “puntuali e sicuri”, accompagnatori di qualità e gite programmate. Altro problema il Kinderheim per i bambini. Più a sud della Sicilia fanno cose che non ci sogniamo. “In posti come la Turchia, ci dicono, i bambini te li restituiscono senza gambe, tanto son stanchi di giocare e a letto piombano nel sonno ristoratore”. E in Sicilia? “Quasi niente”, è la risposta. Infine, viene l’animazione serale a base di cabaret in siciliano, davanti ad un pubblico in gran parte straniero. Ora un aneddoto. Ieri a Catania al momento del conto è stata aggiunta la tassa di soggiorno che non ci era stata comunicata il giorno prima. Da “siculo – italiani” noi non protestiamo per pochi euro. Ma, crescendo la latitudine, s’incazzano anche per meno. nistrazioni a vocazione turistica, dove centinaia di attività rischiano di chiudere i battenti a causa di una crisi finanziaria che fino ad oggi ha visto l’esclusivo attuarsi di manovre repressive foriere di andamenti economici necessariamente recessivi. Vorremmo che dalle Eolie questo passo avanti del settore alberghiero, incredibilmente penalizzato in Italia rispetto alle altre nazioni, si estenda a tutta la Sicilia. Il parlamentare regionale Salvino Caputo ha parlato in aula di “Zona franca del turismo”. Iniziativa di tal portata ci vorrebbero, assieme ad una presa di coscienza. Perché le potenzialità non si attivano con una “pavida” (scusate) attesa, ma con coraggio anche imprenditoriale che non sia solo resistenza passiva. Questa gli albergatori l’hanno dimostrata. Tutti, insomma devono fare di più. Per esempio “concertandosi” con le agenzie e comprendendo le relative esigenze: imparando, insomma anche da esse, armandosi tutti anche della giusta dose di modestia. (G. Scargiali) Travelexpo arrivederci al 2014 continua a crescere la manifestazione di Toti Piscopo Nuovo successo della XV Travelexpo a Città del Mare, intenso workshop che ha ospitato circa 1.600 addetti ai lavori, l’80% dei quali agenti di viaggio che hanno sviluppato circa 10 mila contatti commerciali in 3 giorni. Sempre più vicina a divenire una Borsa del turismo, l’edizione si è conclusa con la visita a sorpresa di Michela Stancheris, neo assessore regionale al Turismo (da 15 giorni) che ha voluto dare il proprio saluto agli operatori e ascoltare le loro richieste. “Una legge sul turismo e una lotta all’abusivismo sono gli elementi prioritari che da tempo chiedono a gran voce gli operatori – ha detto Toti Piscopo, patron di Travelexpo – in quanto l’abusivismo ha raggiunto limiti insostenibili che, oltre a danneggiare le categorie imprenditoriali, nuocciono al mercato alimentando l’evasione fiscale. Inoltre, abbiamo voluto ricordare all’assessore i punti che riteniamo essenziali per rilanciare l’azione di governo sul settore: programmazione e pianificazione, azioni di comunicazione e marketing e il riassetto del ruolo e della funzione dell’assessorato Turismo con la valorizzazione delle attuali risorse umane”. Un battesimo atipico per il neo assessore davanti agli operatori: Stancheris annuncia che intende ascoltare gli addetti ai lavori e che le loro istanze saranno accolte al più presto. Cammina per gli stand, si sofferma a parlare con gli operatori che stupefatti la guardano fare la fila insieme a loro per pranzare… 29 PorTI TurIsTIcI La crescita azzerata dall’inerzia governativa Bloccato un porto al traguardo il via a una pratica Nautica siciliana: saltati altri 50 milioni? No a sant’erasmo sì al Ospitalità turistica, eterna croce della politica siciliana che – soprattutto – continua a non capire, per motivi che si accavallano e che sono di carattere tecnico, burocratico, sociale ed economico, la materia nel suo insieme e le singole strade da percorrere. In linea generale le carenze si riscontrano in fatto di marketing, promotion, inefficienza dei trasporti (dall’esterno), infrastrutture (specie attorno alle mete turistiche), qualità. Ma in particolare è nel disconoscimento dell’importanza di singole “branche”, vedi turismo nautico, che la Regione naviga nelle nebbie e …persevera. Ma oggi è il fisco ad avere il sopravvento ed a stroncare gli albergatori e gli operatori in genere: troppa iva (all’estero è più bassa), tasse di soggiorno e, infine, la più tragica per l’hotellerie: l’Imu. Si ignorano due dati certi: il fenomeno turistico (come domanda primaria) cresce con certezza, a prescindere dagli “sbandierati” cali negli arrivi; il turismo nautico, come molti hanno vanamente affermato, è la porta d’ingresso di tutto lo sviluppo turistico e di un territorio come quello di un’isola: la Sicilia. Ma sembra stiano per “saltare” altri fondi europei. Sarebbero legati al nascere dei distretti che – neanche a dirlo – non decollano, come avevamo ampiamente previsto. Nelle circostanze in cui tanti piangono quasi irreparabile miseria, in cui il fisco rischia di “mangiarsi vivo” il settore – ma nonostante tutto (a riprova dei segni della crescita potenziale) potremmo nominare, uno ad uno, coloro che stanno ampliando la capienza dei propri hotel (non li vantiamo per motivi italiani e specialmente siculi, perché pare che crescere sia una colpa) – è veramente un “reato” perdere i finanziamenti. A protestare vivamente contro tale situazione è stato il deputato regionale “iperattivo” Salvino Caputo, nella passata legislatura presidente della commissione Attività produttive della Regione e adesso vice presidente della stessa. Onorevole, ancora chance andate perdute per la nautica siciliana… “Il rinnovarsi del rischio di perdere altri fondi, trattasi di milioni di euro, per il turismo nautico conferma fin qui un’incapacità di questo governo regionale e dei suoi assessori di occuparsi dei progetti di rilancio dell’economia. Inclusa quella turistica”. Qual’è il rischio? “Mi creda. E’ assurdo che la Sicilia perda altre occasioni. Ho presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo e l’Assessorato al Turismo ad attivarsi al fine di evitare la perdita di 50 milioni di euro (fonte Ue, ndr) ed avviare le procedure per sbloccare gli investimenti. Perdere il treno significa mettere in ginocchio le attività legate al turismo e soprattutto dimostra il disinteresse e la mancanza di un’attività di programmazione. Specie alla vigilia della stagione”. Che cosa sta succedendo in concreto? “Trattasi di fondi destinati specificamente ad infrastrutture nel settore della Nautica, la cui disponibilità è nota. Realizzarle significa crescere. Rischiamo, invece, di subire un ulteriore calo di presenze. Perché la nostra regione è tuttora dotata di infrastrutture per la nautica insufficienti, oltre che poco efficienti. Nonostante i casi di Ragusa, Licata, Riposto e qualche nuovo ormeggio privato all’interno di aree esistenti, più i lavori in corso (Sant’Agata di Militello, Capo d’Orlando, ndr) mancano i posti barca e le opere da ultimare non vanno in funzione perchè le aziende non hanno ricevuto le risorse per il completamento dei lavori, causa i ritardi degli uffici regionali”. (G.S.) 30 La realtà della Bandita una mattina di Aprile. Il porto è poco più che una spiaggia con due moncherini in cemento. Poi due spaccati di quello che dovrebbe essere il parcheggio, che già non basta per le auto stanziali (e di passaggio) di un angolo iper antropizzato. Infine il sogno progettuale di trasformarlo in quello che per escamotage doDopo aver misteriosamente “stoppato” il porto di Sant’Erasmo ad un attimo dall’inzio lavori, con varie contestazioni giuridicamente “per aria”, cioè più che infondate, seguite dall’azione del Comune (parti “lese” l’Autorità portuale, la ditta che aveva vinto la gara e i palermitani, manovalanza e professionisti coinvolti) la stessa amministrazione cittadina con il sindaco Orlando ha indetto un tavolo operativo per il recupero della costa sud di Palermo, cioè quella in direzione di Messina. Insomma, due passi indietro ed uno avanti: nelle intenzioni… Il no a Sant’Erasmo aveva fatto come un vecchio cablogramma il giro dell’imprenditoria locale legata alle opere marittime. Il porto era stato voluto da anni in modo bipartizan. Da tempo avevamo del resto assistito, attoniti, al declino del progetto e dell’opera sull’onda delle “immancabili” proteste di un paio di comitati cittadini. La vicenda ricorda in piccolo il no al Ponte sullo Stretto. Fa parte del regno dell’assurdo, come un tempo lo fu il tentativo di evitare il trasferimento della flotta da diporto cittadina nell’alveo della “Cala”: si diceva che offendesse la povertà del rione… Oggi le barche stanziali e qualcuna ospite danno un lieto spettacolo, la riva è stata interamente riarredata a giardino. Perché un’opera ne porta appresso un’altra, un altro restauro, una nuova miglioria. Le barche alla Cala offendono qualcuno? E a Montecarlo e a La Rochelle, ben prima, ciò avveniva? A Sant’Erasmo sarebbero state un’offesa a qualcuno o a qualcosa? O c’è chi spera di rivedere passare le carrozze del 1700? L’arrivo della Nautica ha trasformato la Cala in un giardino sul mare e i pescatori vi ormeggiano sempre… A Sant’Erasmo non avrebbe fatto altro che offrire presidio e dignità a quell’angolo che pochi mesi fa chi scrive fotografò e ne pubblicò il commento: si fecero vivi il quotidiano locale e seguì una corvé del comune che diede una sommaria ripulita. Da poco il Tgs vi è tornato con solerzia: tutto come prima. E la vicinanza di un rione difficile, la mancata raccolta rifiuti e la mancanza di discariche fan pensare che i luoghi resteranno in degrado. Ma le massime principali degli ambientalisti sono del tipo “che tutto resti com’è”, in attesa dell’optimum”. En attendant Godot, quindi, trascorre la vita, mentre errori si sommano ad errori, perché il ritardo lo è quasi sempre. E qui la lentezza è la regola e lo sviluppo (specie turistico) resta all’orizzonte. Adesso la notizia, una vera novità (news) emerge nel corso di un incontro del sindaco a Villa Nisce- PorTI TurIsTIcI a nuova quanto strana la Bandita vrebbe “passare” per porto turistico, ma a questo punto occorrerebbe capire che cosa siano turismo e turismo nautico. Infine, questa pratica, al posto di quella già pronta per Sant Erasmo, dovrebbe partire finanziamento compreso solo adesso. mi con il presidente del …comitato cittadino per il recupero della costa sud di Palermo, presenti vari consiglieri. “Speriamo che sia femmina” diceva un titolo cinematografico. Noi diciamo: che qualcosa nasca sul serio. Si è trattato, in effetti, di una riunione programmatica con il presidente dell’Amia, i presidenti delle partecipate e il presidente della II circoscrizione, insieme ad un non nominato “consulente del comune per il recupero della costa sud”. Recita il comunicato: Il Comune di Palermo si è reso disponibile per effettuare un’opera di sbancamento (?) al porticciolo della Bandita diventato pericoloso. L’amministrazione comunale inoltrerà la richiesta al Demanio per l’autorizzazione. Si torna a parlare del porticciolo della Bandita. Ed è questo che ci colpisce: si trova ad un paio di km più avanti di Sant’Erasmo e una 15na d’anni fa se ne parlava su una guida De Agostini in vendita a Genova più (ma molto di più) di quanto non si accennasse al porto Acquasanta (Marina Villa Igiea), che, con tutti gli ostacoli che ha avuto, lotta per essere un vanto per quel quartiere e tutta la città ed è certo nell’elen- co dei pochi porti turistici in Sicilia. Il porto Bandita, che incide su uno degli angoli più “difficili” di Palermo, è una bocca di granchio semidistrutta in calcestruzzo, che ha un diametro massimo sotto i 400 metri e 200, si e no, di fronte a terra: si dice ai bimbi che sia il porto più piccolo del mondo e poco più grande resterà nel progetto abbozzato di trasformazione. Attualmente, con vento di levante si trasforma in un pauroso bagnasciuga. I due o tre pescatori sanno cavarsela ed avrebbero in effetti bisogno di un lieve ripristino dei moli. Ma i portolani continuano a definirlo “rifugio” per il diporto: un rifugio, in questo caso, per morirvi dentro. C’è, insomma, uno strano interesse da sempre per questo “porto”, che in realtà non è mai esistito nella tradizione (si parla di una realizzazione dopo il 1970). C’è, invece, una piccola popolazione “intellettuale” che marcia per …restituire il porto alla Bandita. Ma il porto a Sant’Erasmo, dove c’era, non avremmo potuto “restituirlo”, dopo che aveva compiuto l’iter annoso dei permessi? Germano Scargiali Eccoci ad Isola delle Femmine. Dopo tanti sindaci che ci hanno provato e lavorato sopra, sarà l’amministrazione commissariale a portare a termine la pratica del porto? Non sarebbe un caso unico. Molto può dipendere dalla personalità dei tre commissari nominati dal prefetto di Palermo. Non che sia facile attribuire delle colpe al sindaco commissariato Gaspare Portobello che forse ha pagato per colpe non sue. Può darsi – però – che ora siano i commissari a trovarsi con le mani più libere in un territorio che facile non è. In realtà, la pratica è già pronta e, con alcune rifiniture amministrative, il sogno degli “isolani” si realizzerebbe. Il progetto di iniziativa pubblica ha proceduto nella lenta marcia fra i meandri dell’amministrazione regionale. La mano pubblica, in conseguenza della crisi e del perdurare delle difficoltà burocratiche – a dispetto dell’uso della conferenza dei servizi dopo l’avvenuto recepimento della normativa nazionale – è considerata da qualcuno la sola che, perora, possa realizzare un porto turistico. Si tratta – in fondo – di un completamento, un ampliamento ed una messa in sicurezza. Il porto favorirebbe l’economia locale, pur rivolgendosi ad un’utenza prevalentemente palermitana e …isolana. Si tratta di ridefinire sia la scogliera esterna che il banchinamento interno delle due dighe principali, delle quali la maggiore potrà ospitare delle piccole unità passeggeri (catamarano, aliscafo) e sporgerà parecchio rispetto al sottoflutto. Tale soluzione adottata dal progetto dello studio Giordano di Palermo è richiesta dalle condizioni di mare del luogo, non certo “bonarie” per 365 giorni l’anno… Si tratterà di oltre 300 posti, più 50 ed oltre destinati alla pesca. Il porto di Isola con pochi pescherecci come appariva il 2 gennaio 2013 dai monti sovrastanti Isola in una foto con su riportati completamento e messa in sicurezza ( da aggiungere le banchine galleggianti): nulla manca per il via ai lavori 31 cuLTura Quando i musulmani presero la sicilia per amarla anche loro La storia dalla parte di costantinopoli Alla morte di Costantino, l’impero romano si avvia verso la suddivisione. Si costituì presto, infatti, l’impero romano d’Oriente e, intorno al 330 dC, Bisanzio, da allora Costantinopoli, oggi Istanbul, ne diventò la capitale. La fine dell’Impero romano d’Occidente, con capitale Roma, avvenne nel 476. Nel 535 i Bizantini conquistano la Sicilia con una spedizione inviata da Giustiniano e condotta dal suo generale Belisario. All’inizio della guerra goto-bizantina, l’imperatore annette la Sicilia all’impero romano d’Oriente. L’Isola diventa così provincia Giustiniano e il suo seguito (VI sec., Ravenna) Teodora e il suo seguito (VI sec., Ravenna) rimasero in sicilia quasi 300 anni contro i 200 dei musulm Quei Bizantini troppo trascu Mar di Marmara elo Stretto dei Dardanelli La dinamica dell’evolversi dell’Impero Bizantino, nato come Impero Romano d’Oriente e destinato a durare a lungo nel tempo, è di notevole interesse e rischia – da sempre – di essere a torto trascurata. In Sicilia, in particolare, i bizantini rimasero più a lungo dei musulmani – che li detronizzarono – lasciando meno segni visibili dal punto di vista “tecnico”, ma scavando un solco importante nel costume, nell’arte, nella civiltà. Sotto il profilo formale val la pena di ricordare che la cosiddetta “arte e architettura arabo normanna” si avvale in realtà di elementi non secondari, anzi fondamentali, dell’arte bizantina. Artigiani bizantini furono chiamati in Sicilia per realizzare i mosaici del Cristo Pantocratore che vediamo a Monreale e Cefalù, nella Cappella Palatina e nella Martorana… Sul piano sociale e civile, occorre ricordare il ruolo fondamentale che Bisanzio (oggi Istanbul) ebbe nella diffusione del Cristianesimo e nella conservazione del Diritto romano che, riordinato nel Corpus juris civilis Justinanei, è stato poi modificato solo dal Codice napoleonico e come tale è passato in buona parte nei codici moderni e in particolare nei codici civile e penale italiani. 32 Ebbene fu nel 324 dopo Cristo – poco tempo dopo i fatti descritti nei Vangeli, se vogliamo – che l’imperatore romano Costantino decise di fondare una “Nova Roma” – odierna Istanbul – nel sito dell’antica città di Bisanzio, in posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli e di aprire le porte al Cristianesimo. La sola città su due continenti. Con un gesto rivoluzionario, Costantino sancì la separazione tra Impero romano d’Occidente e Impero romano d’Oriente, che sarebbe divenuta definitiva dopo la morte di Teodosio I nel 395. Costantino – per ragioni politiche più che morali – aveva stabilito che i cristiani godessero di libertà di culto. Con l’editto di Milano del 313, aveva già posto fine alle persecuzioni religiose e permesso la costruzione di luoghi pubblici dove celebrare le cerimonie. Si dice giustamente che il Cristianesimo si affermò grazie alla imponente rete stradale di Roma. Ma le prime basiliche si ornarono presto di mosaici che rappresentavano scene della vita di Cristo, dando di fatto il via all’arte religiosa dell’Occidente e del Medio Oriente. Costantino fu anche fautore e responsabile del Concilio ecumenico di Nicea, in cui si combatteva pubblicamente l’eresia, si proclamava il Credo e si affermava definitivamente il primato del Cristianesimo sulle religioni politeiste. Successivamente, con l’Editto di Tessalonica del 380, Teodosio il Grande stabilì che il paganesimo fosse fuori legge e perseguitabile. Questi eventi storici furono determinanti per l’afferma- zione del nuovo costume dell’Alto Medioevo. Verso la fine dell’Impero romano d’occidente, gli abiti maschili e femminili erano andati incontro a una trasformazione radicale: le conquiste e la conoscenza di usanze totalmente diverse da quelle latine, avevano portato a una ridefinizione del costume. Erano state introdotte le maniche, di origine orientale, e le brache, tipiche dell’Europa del nord, mentre si andava verso una decadenza definitiva della toga, il principale indumento maschile romano, sostituita da mantelli assai più comodi come il Pallium e la Clamide. Anche la donna, uniformandosi ai nuovi canoni estetici, era diventata più sottile, con vesti accollate che coprivano il busto e un mantello leggero che ne proteggeva la pudicizia. Non estranei a questo fenomeno erano i discorsi dei primi apologeti e dei padri della chiesa... Tertulliano in particolare, nel “De cultu foeminarum”, apriva una diatriba sulla vanità femminile, nella convinzione che “la donna è la porta del Diavolo”... San Girolamo ricorda i capelli posticci della vergine Demetriade, mentre Sant’Ambrogio si scagliava contro le pietre preziose che orlavano le vesti , affermando che “sarebbe meglio levigare, anziché le pietre, la durezza del cuore”. Da innovazioni e vezzi non venivano risparmiati neppure gli uomini: ad esempio, una curiosa diatriba su barba e capelli vedeva schierati due partiti opposti. Il primo, rifacendosi alla Bibbia, affermava che non bisognava distruggere i peli che Dio cuLTura di Bisanzio, con capitale Siracusa. Tale presenza verrà interrotta soltanto dagli “arabi”. La conquista “araba” della Sicilia viene datata nell’anno 827, quasi 300 anni dopo l’arrivo dei bizantini. Ma sempre più si parla di conquista musulmana, perché i popoli che si stabilirono nell’Isola e tanto l’amarono, non furono propriamente “arabi”. C‘erano già state numerose incursioni fin dal lontano 652 e reiterati tentativi di conquistare la Sicilia, tutti falliti. La spedizione definitiva venne effettuata quando il ribelle bizantino Eufemio di Messina, li chiamò in aiuto. (Si fa risalire a quella guerra, nelle tende di Eufemio, che tradì i Bizantini, ma ne aveva personalmente motivo, la prima preparazione della “pasta con le sarde”). I Bizantini, che avevano tentato relativamente da poco, con l’imperatore Costante (morto avvelenato), un ritorno in grande stile con la riconquista di Roma, tennero duro a lungo. Siracusa cedette solo nell’878, Catania, nel 900, Taormina nel 902 ed infine cadde il piccolo presidio di Rometta nel Messinese. Correva l’anno 965. Eravamo, quindi, alla vigilia dell’anno mille. Il ricordo della raffinatezza artistica e civile dei bizantini rimase a lungo. A margine di tutto ciò, l’opinione corrente annota che la disgregazione dell’ Impero Bizantino e la sua debolezza si facessero “pesantemente” sentire in Sicilia, alimentando un certo malcontento, in un’area che da sempre politicamente e culturalmente si sentiva più vicina a Roma ed a quello che fu l’Impero d’Occidente, piuttosto che a Costantinopoli (o Bisanzio). Infine, Il dominio islamico sulla Sicilia (Ṣiqilliyya) iniziò a partire dallo sbarco a Mazara del Vallo nell’827 e terminò con la caduta di Noto nel 1091. Durò, quindi meno di 200 anni. Nella sostanza i bizantini ebbero un buon modo di interpretare il cristianesimo (chiesa ortodossa) e furono i primi a concepire la divisione del latifondo (divisione in Temi ai militari meritevoli fatta da Era- clio o Costante II). Una mentalità “aperta” in fatto di religione e lavoro si confermò, poi, con l’arrivo dei greci Albanesi nelle colonie siciliane e meridionali. Ma in Sicilia è rimasta – ripetiamo – più forte la memoria dalla scienza, dalla tecnica e dall’amore per l’Isola dimostrata dai Musulmani… Testi raccolti e ricostruiti da Gelis mani urati Il Cristo Pantocratore del Duomo di Cefalù icona mondiale dell’Anno della Fede /11/10-23/11) aveva creato e il secondo invitava a radersi per penitenza. Un esempio di abbigliamento del periodo è il famoso “Dittico di Stilicone” in cui il console e generale compare con la moglie Serena in atteggiamento rigido e frontale, indossando gli abiti dell’epoca. La caduta dell’Impero romano (476 d.C.), sancì l’ascesa dell’Impero d’Oriente. Nel 527, tuttavia, l’imperatore Giustiniano I cercò concretamente di riconquistare le regioni occidentali. Ne conseguì la creazione dell’Esarcato d’Italia, che aveva sede a Ravenna e che fu in seguito travolto dalle invasioni longobarde, lasciando alcune colonie in Emilia Romagna, Marche, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Questo lungo preambolo è necessario per definire l’influenza del Cristianesimo sul costume dei bizantini, di questi sul suo diffondersi, la reciproca espansione in Italia, e di seguito l’influenza bizantina sull’arte e l’abbigliamento, ma anche sulla realtà civile che sfocerà su varie differenze …regionali. Bisanzio fu considerata la più bella capitale del mondo conosciuto. Ereditate dall’impero romano lo splendore e le consuetudini, la città conobbe il suo acme sotto Giustiniano (462 – 565) e la moglie Teodora. L’imperatore, poi chiamato Basileus, era e considerato il rappresentante di Dio in terra. Eccolo, nell’iconografia, frontalmente e con l’aureola, rigido, ieratico e disumano, come una divinità. Gli abiti in seta splendevano di ricami aurei. La luce, concetto metafisico alla base dell’arte bizantina, emanava dalla sua persona e dalla consorte. A tal fine erano fondamentali i tessuti serici con riflessi e bagliori ottenuti da tessere in marmi rari e dorate. La seta era stata importata per caso dall’oriente: due monaci avevano introdotto il bozzolo del baco nel cavo del loro bastone, e Giustiniano aveva dato il via ad un importante laboratorio manifatturiero annesso al suo palazzo e severamente protetto contro qualsiasi tentativo di spionaggio. Determinante era l’uso del colore. La porpora, che poteva essere indossata solo dall’imperatore – detto Porfirogenito, ossia nato dalla porpora – era un colorante ottenuto da un mollusco gasteropode, che secerneva un liquido vischioso di colore violaceo, ma che poteva digradare dall’azzurro al rosso. Ci volevano migliaia di molluschi per tingere una veste: per questo motivo era rarissimo, molto costoso ed …esclusivo. Con i loro tessuti preziosi, nel palazzo ricco di marmi e mosaici d’oro e ricoperti di gioielli, Giustiniano e Teodora si presentavano al mondo nell’ineffabile luce del loro sfarzo. Il sovrano doveva rappresentare il “Typus Christi”, il simbolo vivente di Cristo e garante della sua Chiesa, mentre Bisanzio diventò un punto di riferimento per l’abbigliamento. Ravenna conserva ancora nei suoi mosaici l’immagine dell’imperatore e della sua corte. Nella basilica di San Vitale, sono conservati i famosi mosaici che ritraggono la coppia regale ed il seguito. Giustiniano, il basileus, offre un pane, indossa una lunga clamide purpurea, una tunica di seta e panno aureo, brache e calzari rosso cupo. Il mantello semicircolare e di origine greca, reca una decorazione romboidale detta “tablion”, che sottolineava la differenza di ceto: mentre l’imperatore l’aveva color porpora e ricamata con una spilla che chiude il mantello. I dignitari senza porpora hanno una allacciatura ben più semplice. A fronte di Giustiniano, splende Teodora che – è bene ricordarlo – aveva origini modestissime e aveva fatto la prostituta. Questa donna dal carattere di ferro, era riuscita a salire alla dignità imperiale e si era circondata di un’aureola soprannaturale. Quasi divinizzata, assorta nella rigida posizione frontale, Teodora reca in mano una coppa che sta per offrire alla Chiesa, simboleggiata da una fontana d’acqua zampillante. La basilissa indossa un mantello purpureo, decorato sul bordo con le immagini dei re Magi, e una tunica lunga. La ancelle del seguito portano invece un mantello più corto e chiuso, e un velo arrotolato in testa. I sovrani sono carichi di gioielli: entrambi portano la corona. Quella di Giustiniano è più piccola e a pendenti, mentre Teodora ha un diadema straordinario, decorato di perle e gemme, che fa pendant col maniakon, un collare che si riallaccia all’aristocrazia egiziana. Del resto gli influssi della civiltà del Nilo, conquistata da Alessandro Magno, non potevano non essere presenti in Grecia e in Turchia, grazie anche agli stretti rapporti commerciali. 33 a arTe Pittura della natura e dell’anima Maria Grazia Bertucci e la sua mu U L’artista M. Grazia Bertucci espositrice alla Biennale d’Arte di Palermo 34 n tratto netto, deciso, spesso geometricamente disposto, ma con il colore generosamente usato per rappresentare una realtà che non è triste monotonia, ma multiforme varietà di aspetti e situazioni.La pittrice palermitana Maria Grazia Bertucci ha esposto alla Biennale d’Arte di Palermo del 10 gennaio 2013 presso il Loggiato San Bartolomeo, sei opere di particolare significato. Un prestigioso riconoscimento le è poi giunto proprio dalla partecipazione a tale Mostra grazie alla scelta della giuria presieduta da Vittorio Sgarbi di consentire all’artista, insieme a pochi altri selezionati, di esporre alcune opere a Venezia. arTe usica su tela Maria Grazia Bertucci, che ha una lunga storia di attività e di successi, nasce in una famiglia dove tele e pennelli sono pane quotidiano da più generazioni. Cresce con l’amore per l’arte e la consuetudine con artisti di fama che frequentano la sua casa e i suoi familiari. La contemplazione della natura procura emozioni e fantasie non sempre facilmente definibili. Uomo e natura rappresentano un binomio indissolubile e parlano una lingua di suoni e di colori. Anche la musica, infatti, entra in gioco nell’ispirazione della pittrice, che sembra tesa ad ascoltare, oltre che a vivere concretamente, la caotica pluralità di quella realtà esterna che i sen- si ci rimandano. Vi si ritrovano, a volte, anche strumenti musicali… “Come leggere le sue tele? Nella pittura di Maria Grazia Bertucci le linee e le tracce dei soggetti sono evidenziati col graffito dove domina il colore, quasi come musica soave che giunge alla nostra sensibilità… (Beccaccini – Ferrara)” Complessità e ricchezza di un mondo che, però, ci appare comprensibile. Una rete definisce e comprende ciò che cade sotto i nostri sensi, una rete avviluppa le cose che, così, non ci sfuggono, ma ci attraggono nella loro misteriosa bellezza in bilico, quasi sulla lama di un rasoio, tra figurativismo ed astrattismo. Un progetto sottende al crea- Il parroco di S. Filippo Neri, padre Miguel Pertini con l’opera “Divinità” donatagli dall’artista M.G. Bertucci (Ass. Fildis Pa) nel dicembre 2012 to che, galileianamente, si presenta “come un libro scritto in triangoli, quadrati, cerchi…” La geometria non come artificio, ma come essenza e compresenza di un reale complesso, ma non distante dall’umana ragione. Manifesta l’artista una poetica del bello che è da ricercare e scoprire in ogni luogo, in ogni oggetto, in ogni ora del giorno. In modo tale che colori, luci, ombre catturino quella bellezza che si vuol mostrare, ampliandola e magnificandola nei suoi contrastanti aspetti. “La Bertucci dimostra una forte sensibilità per il colore luminoso preziosamente tonale, che deriva da un’autentica capacità di emozione lirica” (E. De Villardi - Venezia). Così, dipingere per quest’artista non è solo un descrivere, ma un riflettere, un modo di pensare, per scoprire ciò che non ci è subito dato, ma che va cercato con pazienza ed amore. Lydia Gaziano 35 sPorT sarà la 3° tappa del mondiale nella “città del vino” e a terra Boy George e altro Kitesurf a Marsala week end con i funamboli Il grande scenario dello Stagnone di Marsala, sarà dal 25 al 30 giugno, teatro della terza e unica tappa italiana del mondiale PKRA (Professional kiteboard rider association): Kitesurf freestyle world cup 2013. La manifestazione - che vedrà impegnati i migliori kiter del mondo - s’inserisce nell’ambito degli eventi di “Marsala Città del vino 2013”, prestigioso titolo conferito da “Recevin”, la rete delle realtà geografiche a vocazione enologica più importanti d’Europa. A scegliere Marsala come location ideale è stata la Pkra (Professional kiteboard rider association), che gestisce la disciplina del freestyle da oltre 12 anni ed è riconosciuta dalla classe internazionale del kiteboard, IKA. Il kitesurf si pratica con una piccola tavola (kiteboard), trainata da un aquilone scivolando sull’acqua a velocità fino a 100 km all’ora. Si articola in varie discipline: lo Slalom, il Wave Riding lo Speed (gare di velocità), il Racing ed il Freestyle che è il preferito dai giovani. In quest’ultima specialità “i kiter” si sfidano in scontri diretti, in un quadrilatero, di fronte a 5 giudici internazionali, esibendosi in salti, alti anche venti metri, ed evoluzioni speciali. La laguna dello Stagnone sulla costa di Marsala è considerata per conformazione e forza del vento un circuito di gara ideale. Già nel 2007 ha ospitato una tappa del mondiale e nel 2013 è stata confermata dalla Pkra, in risposta alla richiesta dei tre circoli di kitesurf, Le Vie del Vento, Sicily Kite School, Sicily Kite Lounge. Gli aspetti organizzativi saranno curati dalla S.I. Eventi in collaborazione con il comune di Marsala. Freeclimbing, beach volley, bikini concept e musica: ottomila metri quadri di sport e divertimento per 5 giorni animeranno Marsala e lo Stagnone. Su una superficie di più di 8 mila mq, il villaggio Expo ospiterà esibizioni di fitness con presenter internazionali, partite di beach volley, sfilate mozzafiato per il bikini con- 36 cept e la possibilità per i più temerari, amanti delle emozioni forti, di cimentarsi in sport estremi. Una parete rocciosa, darà la possibilità, a quanti vorranno di provare il freeclimbing mentre per chi ama gli sport acquatici adrenalinici, una novità assoluta made in USA ovvero il Flyboard. Il pilota sul Flyboard – una macchina che permette la propulsione sott’acqua e in aria, collegata ad una moto d’acqua dalla quale riceve potenza – attraverso dei comandi a mano e degli ugelli sotto i piedi, riceve una propulsione che permette il movimento in aria e in acqua. Trovando il proprio equilibrio – affiancati dagli istruttori – si sarà in grado si compiere ogni tipo di evoluzione, sia decollando dall’acqua che tuffandosi in essa. L’intera giornata sarà accompagnata da jam session e musica dance. Un incredibile contorno: Trampolieri, mangiafuoco, musicisti, maghi, giocolieri, acrobati e aspiranti reginette all’appello per la cerimonia d’inaugurazione dell’evento che si concluderà con il concerto di Boy George. S.I. Eventi ha bandito il “Concorso d’idee”, per reclutare artisti di varia natura per la sfilata in stile Olimpiadi che si terrà nel centro storico marsalese la sera di martedì 25 giugno. Gli atleti di 25 paesi, preceduti dalla bandiera, faranno da tedofori e, seguiti dal corteo artistico, giungeranno in piazza Duomo per accendere il braciere. La serata – in diretta su Sky – avrà il coordinamento scenico di Pippo Balistreri, conosciuto ai più per il suo decennale impegno come direttore di palco del Festival di Sanremo. La regia e le coreografie saranno di Carla Favata e Alessandro Mazzini. A fare gli onori di casa, la presentatrice Fiammetta Cicogna attualmente impegnata nella conduzione della trasmissione di Italia Uno “Wild, oltrenatura”. Baby Village: una zona del villaggio Expo sarà interamente dedicata ai bambini, con giochi e animazione per tutta la durata della manifestazione. Miss Bikini Cult & Mr. Kite Cult: Si terrà il concorso di bellezza per eleggere Miss bikini Cult e Mr. Kite Cult. Il regolamento del concorso e il form per iscriversi sono disponibili sul sito (www.marsala 2013.com). La musica di Boy George e di M2O: La colonna sonora dell’intera kermesse sarà firmata “Dual Core”, il programma radiofonico di M2O (radio ufficiale del mondiale di kite) in cui Dino Brown e il dj Alberto Remondini raccontano la musica dance degli ultimi 20 anni. Il programma dettagliato del Kitesurf Freestyle world cup 2013, i form per gli accrediti stampa (sezione press), Miss Bikini Cult, “Concorso d’idee” (sezione Lavora con noi) e gli appuntamenti collaterali alla kermesse sportiva, sono disponibili sul sito www.sicilykitesurfworldcupfreestyle.com Il kitesurf è uno sport di recente invenzione (1999), nato come variante del surf. Consiste nel farsi trascinare da un aquilone (kite), che usa la forza propulsiva del vento e viene manovrato attraverso una “barra di controllo” (boma), tenuta dalle mani e collegata al surfista da un trapezio, con 4 o 5 cavi in dyneema o spectra detti “linee” che trattengono l’aquilone. Il kitesurfing richiede l’ovvio utilizzo di una tavola (surf o board). Saper nuotare con la pagaia costituisce un accorgimento molto importante nella pratica dello Stand up Paddle. Un po’ di vocabolario sul tema basta a consigliare di trovarsi un “vero” istruttore e chiedersi anzitutto se si possiede la forza, la freschezza atletica e il dominio del mare per affrontare uno sport del genere. E’ anzitutto necessario superare un beach break piuttosto insidioso, raggiungere la lineup, avvicinarsi alla tavola eventualmente tramite il leash, usare sempre il Caschetto e sapere “nuotare a pagaia” trascinando la tavola. Il tempo è sempre limitato e le onde certo non aspettano i nostri comodi… Infine occorre mantenersi in una posizione che non sia di intralcio con quella degli altri surfer e paddler sull’onda. Altri termini: shorebreak, closeout, impact Zone, wipeout, late takeoff... Insomma: sotto, ragazzi! Ma ho detto: ragazzi! VeLa Nell’america’s cup oracle attende la sfida a san Francisco Luna rossa al via con i colori del circolo della Vela Si è detto che il prologo di Coppa America – le World Series – destinato a propagandare nel mondo la grande manifestazione di Settembre, abbia avuto tre vincitori: la Città di Napoli, Oracle e Luna Rossa. Napoli con il suo golfo ha incantato ospiti e pubblico, dimostrando quanto può essere telegenica anche una regata di flotta. Oracle ha vinto la classifica generale al termine del circuito. Luna Rossa ha conquistato il secondo posto con l’imbarcazione Pirana ed ha vinto la regata di flotta con Swordfish. Al timone di quest’ultima, divenuto sempre più popolare, il timoniere palermitano Francesco Bruni cresciuto a Mondello. Al termine di queste regate di metà aprile Napoli, ospitando per la seconda volta la flotta di catamarani di classe AC45, è stata denominata come splendido stadio della vela e la città si candida a ospitare la fase finale della prossima Coppa America. Scelta che, però, tocca al team che vincerà in California. Alle World series partecipavano team che non saranno in California. La 34ma America’s Cup si disputerà quest’anno dal 7 al 22 settembre a San Francisco. Il Golden Gate Yacht club è il Defender che ha riportato l’America’s Cup negli Stati Uniti, dove mancava dal dal 1995 (dopo essere stata “americana” da sempre), strappandola nel febbraio 2010 agli svizzeri di Alinghi. Il Golden Gate presenta al via il catamarano Bmw Oracle Racing. Dopo il ritiro per motivi economici del Club Nautico Roma con Mascalzone Latino di Onorato, il Circolo della Vela Sicilia, da cui è partita la sfida con Luna Rossa di Bertelli il 21 ottobre 2011, è il solo sfidante italiano. Fa parte dei tre challengers – pochi come non si vedeva da tempo – assieme agli svedesi di Artemi Sacing ed ai neozelandesi di Emirates Team New Zealand. Per la prima volta in una edizione multichallenger le imbarcazioni da regata saranno dei catamarani ad ala rigida d’ispirazione aeronautica che danno i natali alla nuova classe AC72: loa 22 metri, bmx 14, 40 metri, 7 tonnellate di peso, superficie velica circa 300 metri. Dei veri giganti della vela per testimoniare la grandezza dell’America’s Cup. Anche la sfida italiana nasce – secondo le parole dello stesso patron di Prada Patrizio Bertelli – grazie a forti economie (si fa per dire, ma di fronte alla grande sfida è così). La collaborazione è fra il Club siciliano presieduto da Agostino Randazzo, il marchio Prada, un’azienda del settentrione che ha realizzato alcune parti dell’imbarcazione e lo stesso team New Zealand con lo sponsor Emirates. Per cui il catamarano è stato costruito e varato nel mondo dei Kiwi, dove si sono svolte anche le prime prove in mare, e poi spedito a San Francisco. Ammainate le vele a Napoli, la Luna-Rossa AC72. In alto San Francisco sfida è in California. “Ciao Napoli, see you in San Francisco”, è il saluto alla città, con uno striscione, dei catamarani della Coppa America. I velisti sono attesi da altri loro compagni d’equipaggio e tecnici di ogni livello al confronto sui giganteschi C72. circolo della Vela sicilia coppa america e Montecarlo per festeggiare gli 80 anni Un grande anno, questo, per il Circolo della Vela Sicilia, anche per la IX edizione della Palermo-Montecarlo, classica della vela d’altomare in Mediterraneo, in collaborazione con lo Y.C. de Monaco. Nel 2013 Il Circolo della Vela Sicilia vive la ricorrenza degli 80 anni dalla sua fondazione (1933), nella stessa storica villa di Mondello che ne è ancora la splendida sede. Una storia di cultura del mare, di rapporto con la città, di grandi personaggi, di promozione dello sport e prestigiosi risultati. Per l’occasione, il Circolo della Vela Sicilia non poteva farsi regalo più bello: la sfida di Luna Rossa alla 34ma America’s Cup con il suo guidone. La novità della Palermo-Montecarlo 2013 è l’introduzione di un cancello obbligatorio lungo la rotta, situato davanti all’insenatura di Porto Cervo, Gate Costa Smeralda, che oltre a definire una classifica separata, valida anche per chi non dovesse tagliare l’arrivo a Montecarlo, nelle intenzioni degli organizzatori e del Comitato coordinato dal Race director Alfredo Ricci, vuol aprire le porte ad imbarcazioni di ogni dimensione. Nasce così anche la collaborazione prestigiosa dello Yacht Club Costa Smeralda. La macchina della Palermo-Montecarlo è partita con la pubblicazione del Pre-bando di Regata e il via alle iscrizioni. I do- cumenti possono essere scaricati dal sito www.palermomontecarlo.it. La partenza è fissata a Mondello per il 18 agosto, cerimonia di premiazione a Montecarlo per il 23 agosto. Confermato anche il programma con la classica regata di Warm-Up (16 agosto) nel golfo di Mondello, e il 17 la serata in onore dei partecipanti. La Palermo-Montecarlo intravede il decennale da regataevento con più contenuti: il gemellaggio tra la città di Palermo e il Principato di Monaco, una rotta che taglia in due il Mediterraneo lungo 500 miglia ricche di storia e sfide tecniche per i navigatori, un tocco di glamour velico nel pieno dell’estate. La partenza avviene nello spettacolare Golfo di Mondello e la linea d’arrivo è posta all’entrata della Baia di Montecarlo, sullo sfondo dell’inconfondibile skyline. Tra partenza e arrivo tutto il meglio della vela di grande altura: le insidie delle bonacce notturne e dei groppi, le scelte tattiche tra le isole, l’interpretazione del meteo… Nel 2013, la Palermo-Montecarlo torna a essere una tappa del Campionato Italiano Offshore della Fiv, con il massimo coefficiente, e si conferma tappa del Trofeo d’Altura del Mediterraneo (con le Regate Pirelli, la Tre Golfi e la Rolex Giraglia). 37 sPorT aLLa FIjLKaM La LoTTa è uNa GIoIa Una federazione serena come poche e una sede “da favola” ad Ostia Lido. La Fijlkam è stata per chi scrive, che di federazioni ne ha viste tante, una notevole sorpresa. Perché si sa che spesso le scale federali e quelle degli uffici Coni sono state “dure a salire”, ma poi, mutata la dirigenza, tornano a funzionare gli ascensori, le porte si aprono, le poltrone ci accolgono e via dicendo... “Abbiamo realizzato il nostro Centro Olimpico – ci dice il presidente Matteo Pellicone, una vita nella lotta, affiancata a grandi esperienze professionali – a forza di risparmi. Non dico interamente con i nostri soldi, ma ce ne abbiamo messi tanti, tagliando qua e là sulle spese. Oggi siamo ai vertici internazionali nel poter ospitare le maggiori manifestazioni…” In effetti, già dalla foto aerea, non è facile elencare tutto, ma proprio tutto ciò che si trova in questa sorta di cittadella dello sport e, in particolare, della lotta. A poca distanza dallo sbocco della Cristoforo Colombo sul lungomare, c’è un ingresso monumentale in stile post moderno che dà accesso a quella che noi chiamiamo cittadella, in cui le due costruzioni forse più nevralgiche si trovano dalla parte opposta: il Palazzetto dello sport (6 campi di gara) e la sede federale su 4 livelli. Ma il centro contiene 3 palestre distinte (lotta, judo e karate) più una “sala di muscolazione” per il potenziamento super fornita dei moderni attrezzi. Sul piano logistico, si segnalano uffici anche per le federazioni ospiti e, soprattutto, una foresteria in due plessi con 120 posti e quattro suite. Chi sospetterebbe che si è pensato anche ad un Museo della lotta? 38 “Dispone – ci spiega il presidente Pellicone – di 840 metri quadri coperti, da poter utilizzare anche per mostre a tema. Speriamo di coinvolgere anche turisti stranieri, ma i primi saranno quelli delle squadre ospiti…” Poi, quando il presidente ci comunica con orgoglio che il centro impiega 38 dipendenti, ripensiamo alle ultime dichiarazioni del grande Mennea sull’eccesso dei dipendenti nei nostri sport: ne consegue la domanda “cattiva”… Non saranno troppi? “Non è certo il nostro caso – ribatte Pellicone – perché con tanti sport cui badare (la voce arti marziali vale per jiku, aikido e sumo, ndr) e un tale centro da accudire, il personale è all’osso. Vorrei dare più lavoro, piuttosto. Ma, le ripeto, da noi non si spreca neanche la luce. Così abbiamo realizzato il centro”. Presidente, ci sono timori per la lotta tradizionale alle Olimpiadi? “Credo di poterlo escludere nel modo più assoluto. Per il 2016 non c’è problema. Per il 2020, considerato che la scelta alternativa dovrebbe riguardare Istanbul o Tokio, con Turchia e Giappone cultori di questo sport, lo escluderei ancora. A prescindere che il sostegno viene un po’ da tutto l’est a partire dalla Russia”. Ci dica qualcosa su Palermo, sull’imminente campionato juniores… “Anzitutto voglio ricordare che Palermo e Faenza sono le due capitali storiche della lotta in Italia. Il tricolore juniores di libera è certamente una tappa importante della stagione. E’ dai giovani che dobbiamo sperare per il futuro dello sport. In particolare mi fido degli organizzatori. Enzo Scuderi, che segue le orme di suo padre Elio, porta un nome storico, ma anche quello di una persona a me tanto cara e cui ripenso ancora. Il maestro Enzo Scuderi, nonno di Enzo junior era un gran signore ed un grande intenditore di sport. Incontrarlo tante volte sui campi di gara fu per me sempre un piacere. I suoi successori ne hanno ereditato certamente le qualità e l’esperienza”. (G. Scargiali) sPorT a maggio nuovo impegno organizzativo dell’accademia scuderi Lotta Tricolori juniores a città del Mare La Lotta libera, storica presenza nel programma olimpico, vanta a Palermo e in Sicilia ottime tradizioni e il nome Scuderi ne rappresenta una …dinastia. Nella sequenza di Enzo, Elio, Enzo tre generazioni lavorano con passione attorno alla materassina sulla quale gli atterramenti si alternano ai fantastici “ponte” che le si oppongono. Se Enzo senior fu uno dei padri fondatori dello sport moderno a Palermo, la famiglia affonda le proprie radici nella tradizione dei Fabra, laddove Antonio fu un mitico lottatore a livello nazionale e internazionale degli anni ’30, aiutato anche da Vincenzo Florio, mentre l’indimenticabile Ignazio, un portatore di handicap (era sordomuto) andò a Melbourne sul podio dei normodotati e fu uno dei primi palermitani a trovar posto nella storia dei Giochi. Adesso, invece, la “Libera” palermitana cerca casa nella vecchia palestra di Borgo Nuovo per gli allenamenti e pagherebbe “troppo caro” l’affitto nelle palestre tribunate della città, al punto che, per organizzare gli imminenti Campionati italiani juniores (11 maggio 2013), Enzo junior ricorre all’ospitalità in toto della Città del Mare. Come dire: i privati con le stelle fanno meglio del pubblico o di quello che dovrebbe esser tale… “Solo nella bella palestra di Montelepre – Enzo Scuderi fondatore della storica Accademia ci dice Scuderi – avremmo ospitalità gratis, ma è troppo lontano. Del resto anche a Borgo Nuovo, in un impianto che andrebbe ristrutturato paghiamo il canone, mentre noi non pretendiamo alcuna quota dagli atleti…” In pratica, a Palermo non esistono impianti disponibili per la lotta. Questa è una verità “nuda e cruda” che Scuderi ci sottolinea senza remore. Frattanto, per la storica Accademia Scuderi questo è un ennesimo impegno organizzativo e vi farà fronte con il solito coraggio e, certamente, con competenza. Il presidente di Zona Matteo Pellicone di Reggio Calabria parla con orgoglio del sodalizio e della lotta palermitana. Per cui è imminente anche l’allestimento di un evento internazionale. A maggio i colori di casa saranno difesi da Gabriele Oneto, già tricolore jr al limite degli 84 Kg. In pratica un medio massimo (ma queste dizioni sono oggi estranee alla Libera). Da seguire anche i termitani Stefano Trapani (Jg 96) e Marco Azzarello (Kg 50). A Palermo, oltre all’Accademia Atletica pesante Enzo Scuderi operano, sempre a Borgonuovo, il Club Atletico Fabra e il Club Edera. “La lotta libera è uno sport puro – ci fa notare a ragione Scuderi – è uno sport che ha uno sbocco olimpico e finalità di edificazione fisica e morale dell’individuo. Certamente contribuisce a togliere i giovani dall’ozio, dalla indeterminatezza dei messaggi per non dire dai vizi. Molte altre attività vengono meglio pubblicizzate dai media, vengono tenute in maggior stima, come …benefiche. Noi veniamo dimenticati e non se ne capisce il perché”. 39 sPorT L’impossibile torna a portata di mano ma la lotta continua La squadra rosa ora può Al Palermo è tornata la decenza. I rosa hanno recuperato – una ad una – tante cose: per primo l’allenatore Giuseppe Sannino. Pur essendo uomo il partenopeo, che aveva allenato i rosa senza successo nelle prime tre di campionato, è sembrato a Zamparini l’ultima dea. E “Zampa” ci ha azzeccato. Perché Sannino, pur non avendo un gran passato ed aver lavorato anche alla Asl di Voghera prima di tornare al calcio che lo aveva visto centrocampista (mai in serie A) ha comunque la fama di ottimo tecnico e gran motivatore. Per lui che da ragazzino era chiamato “ciabattino” perchè girava con le giapponesine anche d’inverno, il dorato mondo del calcio è una motivazione continua. Quindi la seconda conquista del Palermo è stata la motivazione, un ingrediente che era venuto meno dopo le varie capitolazioni nel secondo tempo, più d’una volta al 90’. Le vittorie divenute pareggio, i pareggi sconfitte. La vittoria con la Roma per 2 – 0 fa tornare gli applausi sulle scalinate di via del Fante da dove s’erano fatti sempre più rari. E contiamo con ciò che il Palermo ha recuperato, dopo la decenza, un mister, la motivazione. Certamente ha ritrovato Ilicic ed anche un pezzo almeno del vecchio leone Miccoli che anche a pezzi a volte può valer tanto. Ma quando avanti c’è chi fa miracoli anche tutta la squadra comincia a ritrovare i suoi pezzi. Ecco che Aronica recupera la compostezza della sua lunga esperienza che sembrava 40 avesse fatto la fine del senno di Orlando. Sulla luna, insomma. E poi anche Doni ci mette del suo. E quando i veci girano da sei anche i giovani ci mettono del proprio e può capitare che Garcia, asso nel sangue, risulti il migliore in campo. Anche a dispetto di Josip Ilicic, l’eroe indiscusso, l’Achille piè veloce del momento: cinque gol pesanti in cinque partite vittoriose ed una apparizione nella classifica assoluta dei marcatori. Lo sloveno è semi infortunato e non può allenarsi al pari dei compagni, ma gode della segreta fiducia di Sannino. Così si è detto che “non abbia nulla da invidiare a Pastore”. Esagerazioni. Ma Sannino il miracolo, poco più piccolo, lo ha fatto anche con l’altro sloveno Jasmin Kurtic. Insomma, questo Palermo, L’attaccante Josip Ilicic. In basso lo stadio “Barbera” tanto disastrato, avvilito e calpestato fino a poche settimane fa (sembra ieri) adesso scopre oro da tutte le parti. La stampa milanese, anche per giustificare la nuova sconfitta dell’Inter, loda il Palermo per smalto e decisione, emblema del modulo caratteristico di Sannino. Il popolo dei “criticoni”, tipico degli spalti palermitani viene zittito dai fatti e dai tifosi “da curva nord” disseminati di fatto un po’ ovunque. Non si sente il grido abbasso Zamparini, non si alza il pollice verso sull’arena dei gladiatori. La battaglia, però, continua e probabilmente finirà dopo il recupero dell’ultima partita, interminabile come quei 5’ che diventarono quasi sei in Palermo Inter, ma sembrarono un’eternità dagli spalti e davanti ai televisori. A sport Fu la “Freccia del sud” ma mai lo celebrarono o lo ascoltarono abbastanza Addio Mennea per te ci spellammo le mani Troppo presto 61 anni d’età per salutare un campione che era un “messaggio vivente” dalle tante – forse troppe – connotazioni. Longevo nell’attività sportiva, che lo vide vincitore in mille gare sin da giovane fino ad oltre 30 anni, molto meno nella vita. Le cinque olimpiadi disputate non hanno potuto “evitare” che si trattasse di un personaggio popolarissimo in Italia e conosciuto anche all’estero, ma... La “Freccia del sud” fu il suo soprannome e Pietro Mennea è uscito il nome del primo nato dell’elettrotreno da 400 kmh in queste settimane dalla Ansaldo Breda, perché lui ricordava a propria gloria la battuta di un film di Manfredi alla stazione: “Inseguì er treno? E che so’ Mennea?” Tuttavia Pietro Mennea non fu mai vantato e valorizzato abbastanza dall’ufficialità e dai media. E fu questo che lo fece realmente soffrire per tutta la carriera e la vita. Sin da quando – cioè da junior – ottenne i primi record e vittorie, a partire da quello nazionale e continentale, fino a quando vinse un’olimpiade (Mosca) e stabilì un record mondiale che nessuno – neppure gli atleti di colore considerati geneticamente avvantaggiati – violarono per 17 lunghissimi anni. Ebbene: quel tempo sui 200 metri piani, di 19”72 (Città del Messico 1970) è ancora il record europeo. Ma quanti lo ricordavano fino al giorno prima della sua morte? Mennea se ne va lasciando un record oltralpe. E si pensi che anche qui gli atleti di colore (Francia, Inghilterra…) non sono rari. Ebbene, è facile adesso commemorarlo con cuscini di fiori del presidente della Repubblica e picchetti d’onore del Coni… Fra gli azzurri che lo hanno ricordato meglio Sara Simeoni, felicemente sposata con il saltatore e tecnico salernitano Erminio Azzaro (ancora attivi nell’atletica), che non Livio Berruti che ne fu sempre geloso, precisando anche adesso: io lo facevo per divertimento, lui per agonismo... Mennea, dall’inizio alla fine della sua carriera, fu considerato un “personaggio scomodo”, caso non unico nello sport nazionale. La controprova si ha non tanto nel fatto che, dopo la sua lunghissima carriera sportiva, vissuta fra i 200 e i 100 mt più la staffetta, visse passando alla carriera politica (parlamentare europeo) e sfruttando le sue lauree in giurisprudenza e scienze politiche, pur ottenendo una cattedra che aveva a che fare con la cultura sportiva, ma in qualche constatazione finale: a caldo alcuni cronisti lo hanno definito un “maratoneta”. Che lo scam- biassero per Dorando Pietri? Anche Gelindo Bordin, oro olimpico della Maratona (Seul 1988) in un incontro con chi scrive allo Stadio delle Palme apparve come un uomo piuttosto triste. Ma forse fu un’impressione. Chi è “troppo bravo” o rischia di diventarlo è – spesso – nello sport nazionale considerato uno che ….rompe il gioco. Addirittura, un personaggio “scomodo”. Sono parole che ricorrono… Ma i “peccati” di Pietro Mennea erano più d’uno. Meridionale di Barletta, trapiantato in alternativa non più su dell’Aquila, come studente e poi docente, atleta convinto degli insegnamenti di singoli istruttori: Pietro Mascolo, che fu il suo primo allenatore e gli è rimasto sempre legato, e poi il noto Carlo Vittori, che diede grande impulso a tutta la velocità azzurra. Ambedue ricordano oggi Pietro con grande affetto. Altri difetti: sognare e voler progettare un mondo migliore, una realtà sportiva più giusta e più consona. Niente hai detto. Può un campione ottenere tanto per sé – fra cui l’inestimabile bene della gloria che già il destino, prima della propria volontà e sacrificio toglie ai tanti – ma voler anche incidere sull’ambiente circostante? Le teorie parlano dell’esempio e della voce del campione, ma… Ma Pietro non era uomo da accontentarsi di singole manifestazioni d’amicizia e d’affetto. Si accorgeva di come gli si facesse troppo spesso la caccia agli errori. Il tal giornalista lo prendeva di mira e “di punta”. Lui gli dava ...male risposte. Gli hanno dato persino del cretino. Questa è la verità. Il “guaio” è che chi conosce a fondo lo sport soffre a sentirne parlare con saccenteria da chi ne ha solo un’infarinatura. Il motivo di base, ai nostri occhi, è però quello che abbiamo iniziato a delineare prima. Mennea, nella propria purezza d’animo, non si rendeva conto di una verità semplicissima (se la si capisce). Cioè che in Italia, ma forse anche in altre parti del mondo, il valore conta meno dell’appartenenza. “Fuori dal palazzo” è la frase che alcuni blog più informati usano per Pietro Mennea. Tale rimase in pratica per tutta la vita, pur essendo visibilmente una persona che molto avrebbe potuto dire e fare per curare i mali storici dello sport italiano. Da qui alcune recenti sue affermazioni sul Coni (ma ora si spera in Giovanni Malagò) e sulla Fidal, la federazione di Atletica leggera, che impiega oltre 50 persone, mentre la Jamaica, la più forte del mondo, ne ha meno di 10. Il ri- corrente discorso sui dirigenti “sempre gli stessi”: in gran parte quelli dei miei tempi... Ma ancora più sarebbe stato capace di proporre a livello funzionale e di organizzazione. L’Italia nasconde i propri eroi da vivi e li celebra da morti. Non è la prima volta, non sarà l’ultima purtroppo. Germano Scargiali 41 sport tris d’assi redman De Cadenet e Attwood a termini Campofelice Collesano I piloti inglesi dopo 42 anni visiteranno luoghi e musei della targa Un manifesto pubblicato dal Comune di Termini Imerese annuncia che due famosi piloti inglesi Brian Redman e Alain De Cadenet, tornano dopo 42 anni a rivedere quei luoghi del circuito della Targa Florio che nel 1971 li videro anche coinvolti in due gravi incidenti in Contrada Pistavecchia (gli incidenti avvennero sul finire del rettifilo erroneamente detto di Bonfornello). I due personaggi, cari ai tifosi d’automobilismo, sono a Termini Imerese il 3 Maggio alle 11,00 nella sala Consiliare per ricevere la cittadinanza onoraria dal sindaco Salvatore Burrafato. Redman, che fu anche pilota di Formula uno, vincitore di gare in tutto il mondo, partecipò quattro volte alla Targa Florio prevalendo nel 1970 alla 54ma edizione in coppia con Jo Siffert dopo un appassionante duello con Vaccarella-Giunti (Ferrari 512S – 5000 cc). De Cadenet fu pilota e preparatore di auto di vario genere (preparò anche un Brabham per la F1). Ospite anche l’altro pilota britannico Richard Attwood che fu tre volte alla Targa, sempre su Porsche e una volta in coppia con J.Bonnier. La giornata inizia alle 9,30 con la visita al Museo del Motorismo siciliano, alle 13,00 visita al monumento Conte Masetti presso il Grande Hotel delle Terme e, infine, alle 15,00 visita a Floriopoli e probabilmente al vecchio Ospedale. Il giorno 4 gli ospiti saranno a Campofelice. Ci sarà anche il giornalista Antonio Lombardi che seguì gli eventi degli incidenti di tanti anni fa. Il giorno 5 saranno a Collesano, dove c’è uno dei Musei della Targa, ospiti della manifestazione “Dedicato a”. Nel 2006, durante i preparativi del Centenario, chi scrive queste righe fu il solo a raccontare di questi personaggi , grandi piloti della Targa . Un sogno degli appassionati sportivi campofelicesi della corsa più famosa del mondo, quindi, si realizza. Nel 1971 Brian Redman fu alla Targa con la Porsche 908, il londinese Alain De Cadenet con la Lola 7212. Entrambi vennero ricoverati all’ospedale di Termini – uno per il crash e l’altro perché ustionato – l’incidente avvenne in Contrada Pistavecchia (all’altezza della proprietà dei Mormino). Ad estrarre dalle fiamme De Cadenet fu Giovanni Russo di Campofelice, il quale qualche anno dopo ricevette un attestato di benemerenza dal Ministro Mariano Rumor. A Campofelice (4 Maggio) alle ore 17,00 è prevista la visita dei piloti e la kermesse al Museo Biblioteca Vincenzo Florio. Questi personaggi dopo 42 anni di assenza tornano dunque nei luoghi famosi della Targa, per ricordare i giorni della loro gioventù in quel di Campofelice, ove è stata rivendicata 42 La Porsche 908 pilotata da Brian Redman (nella fotina) la posizione esatta delle prime Tribune assieme al nome del rettilineo (non Bonfornello, ma Pistavecchia). Siamo certi che Alan De Cadenet vorrà incontrare i familiari dell’amico Giovanni Russo che lo salvò dall’incendio della macchina e personalmente più volte ci ha raccontato la vicenda, mentre tutti i campofelicesi ricordano il suo gesto. (Gaetano Messina) La Targa del 1970 (la 54ma) fu quella più partecipata del dopoguerra con Porsche, Ferrari, Alfa e Lola. Al via c’erano tutti i politi, da quelli “rubati” alla F1 a quelli dei rally, come Leo Kinnunen, da Muller al vecchio Maglioli (Alfa). Le Porsche presentarono il motore 908 montato, anziché sulla cosiddetta berlinetta (si fa per dire) su uno spyderino soprannominato “barchetta” nato, in buona parte, proprio per la Targa. Solo una coppia come Vaccarella – Giunti (che quella volta si erano scrollati degli “ingombranti” rispettivi copiloti) potevano attaccare con una pesante, per quanto splendida, 5000 (Ferrari) quella macchina su quelle curve. Ed ecco che Vaccarella “morde la coda” a Siffert e sugli 11 km di Bonfornello (pardon, Pistavecchia) lo supera e porta in testa la rossa a Floriopoli. Quel motore deve fare il pieno ogni 2 giri. Ninni deve cavallerescamente offrire il volante al grande Giunti. Per quanto eccellente, il romano, fra i famosi meandri non è Ninni. La Porsche 908 barchetta fa due volte un record sul giro ritenuto incredibile: prima con Siffert (34’10”) e poi con Kinnunen (33’36” che resterà imbattuto per sempre). Alla fine quella sorta di morsa delle due 908 con la livrea azzurro cielo dello sponsor Gulf coglie il primo posto di Siffert – Redman e il terzo di Kinnunen – Rodriguez. Vaccarella con Giunti è secondo, mentre le mani gli si sono inevitabilmente piagate. La folla che urlava il suo tifo avrebbe potuto essere accontentata. Anche Siffert ormai tremava: la benzina era agli sgoccioli. Un’altra Porsche 908 tagliò il traguardo con 3 sole ruote. In tribuna batteva le mani un ospite non da poco: Manuel Fangio. (G.Sc.) (Il libro La Targa Florio 100 anni di storia di Germano Scargiali può essere acquistato nelle edicole Mercurio di via Roccaforte e via Pacinotti). A sport Carrellata sulle performances della pesistica siciliana A tirana Genny pagliaro esplode e scarantino si conferma Tirana, in Albania, risvegliano la leonessa della pesistica siciliana. Un’attesa lunga 25 anni e il digiuno si interrompe lunedì 8 aprile con 2 medaglie d’oro e 1 argento dalla classe di età seniores femminile nella cat. di peso fino a 48 kg. Autrice del colpo Genny Pagliaro, la siciliana, 24enne nissena, portabandiera internazionale di questa disciplina sportiva. Era dal 1988 che non avveniva, quando vinse Roberta Sforza. Il successo arriva dopo qualche medaglia mancata negli anni scorsi e i primati conquistati nelle categorie giovanili. Prima assoluta nello strappo e nel totale, seconda nello slancio per il minore peso corporeo della rivale a parità di bilanciere sollevato: niente da fare per la rumena Andries e l’azera Angelova rispettivamente piazzatesi al 2° e al 3° posto. Nella stessa giornata altra medaglia, stavolta di bronzo, per un altro siciliano: Mirco Scarantino (già campione Europeo Under 17) che con questa medaglia, la prima in un Campionato Europeo Seniores, più il record Juniores di slancio, si aggiudica la prima medaglia in carriera in un Europeo Seniores. Tricolori giovanili a Molfetta Dai risultati internazionali torniamo a parlare di due gare nazionali importanti già disputate: i Campionati Italiani Under 17 svoltisi a Molfetta il 9 e 10 marzo e quelli Seniores del 16 e 17 marzo a Biella. Numerosi i podi degli atleti palermitani: oro a Fabio Arcara (In Mare Palermo) nella cat. 56 kg e ad Antonino Pizzolato (Dynamo Bagheria) nella cat. 85 kg, argento a Giosuè Attardo (Power Club Palermo) e bronzo per il compagno di squadra Alessandro Vinci nella +94kg. Le ragazze vincono l’oro con Natalia Farina nella cat. 58 kg e il bronzo con Antonella Pizzolato (Dynamo Bagheria). Natalia Farina ci regala anche il nuovo record italiano di slancio con l’alzata di 88 kg e porta a casa il terzo titolo consecutivo Under 17 così come Antonino Pizzolato che ha stabilito altri due primati italiani di classe, stabilendo i nuovi record italiani di strappo e totale della classe, anche Alessandro Vinci batte tutti e tre i record italiani (stavolta della categoria Esordienti). Nella classifica delle squadre maschili arriva seconda la Vlassof 200 di Carini che In basso, Genny Pagliaro e Mirco Scarantino. Nella foto in basso, lo slancio di Natalia Farina con 88kg. con 5 atleti qualificati è la società siciliana ad ottenere il migliore risultato. Seguono i podi dei Campionati Italiani Seniores con Massimiliano Rubino della Jogging Palermo che conquista la medaglia d’argento nella cat. 62 kg, bronzo per Enrico Cangemi (Fiamme Oro) nella cat. 85 kg e Davide Pratoameno (Record Palermo) nella +105kg. Per le donne: oro a Giorgia Russo (Clea- ITALNAUTICA s.r.l. Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected] Alberto Cambiano Ingegnere Navale e Meccanico Progettazione e costruzione di repliche di imbarcazioni d’epoca e classiche. Riparazione e restauri imbarcazioni in legno dig Palermo) nella cat.58kg e, nella stessa categoria, argento per Jennifer Lombardo atleta delle Fiamme Azzurre come le altre palermitane Giovanna D’Alessandro che lo conquista nella cat. 48 kg e Roberta Buttiglieri nella cat. +75kg. Una stagione che inizia nel migliore dei modi e che si preannuncia con una pedana ricca di risultati ed emozioni. M. Carola Tuzzolino ZANCA SPORT s.a.s. Accessori per la Nautica da Diporto e Professionale Per la vela sartiame di ogni diametro Via Simone Gulì, 232 - Palermo - Tel./Fax: 091544505 e-mail: [email protected] 43 sport Novità alla Federazione Gioco Calcio Lega Dilettanti Morgana vice al Coni e una nuova rivista Il mese scorso ha visto la luce il primo numero dell’edizione Sicilia della gloriosa rivista “Calcio Illustrato” organo ufficiale della Lega nazionale dilettanti della Figc. Notizie, curiosità, rubriche e commenti sul movimento calcistico siciliano accompagneranno i lettori ogni mese alla scoperta dei fatti e delle vicende dal campionato di Eccellenza fino all’attività giovanile. “Attraverso la pubblicazione della rivista – ha esordito Sandro Morgana, presidente del Comitato regionale Sicilia della Lnd – abbiamo avviato un percorso comunicazionale nuovo e maggiormente incisivo avente l’obiettivo di sviscerare le varie problematiche del calcio siciliano e di rendere fruibile ogni iniziativa intrapresa”. Il primo numero è anche coinciso con l’in- gresso del presidente Sandro Morgana nella giunta del Coni, insignito del maggior numero di suffragi, e la nomina a vicepresidente vicario. “Con vivo orgoglio – ha affermato il massimo dirigente regionale – prendo atto della mia elezione a componente della giunta e del ruolo di vice presidente. Il ringraziamento va al presidente Caramazza, agli amici delle Federazioni, degli Enti di Promozione sportiva e, non ultime, alle società calcistiche dell’Isola che da sei anni, con il loro corale spirito di collaborazione pur in una difficile situazione economica generale, mi accompagnano al vertice del Comitato siciliano della Figc. L’obiettivo è quello di difendere e sorreggere gli interessi di tutto lo sport”. Sandro Morgana Il Torneo delle Regioni, frattanto, a fine marzo, parte con la 52° edizione, che quest’anno si disputerà in Sardegna dal 22 al 30 marzo. Riconfermati tutti i tecnici delle sei Rappresentative siciliane: la Juniores a Stefano Valenti, gli Allievi a Stefano Aiello, i Giovanissimi a Gaetano Rizzo, la selezione Femminile a Massimiliano Osman, i campioni d’Italia del calcio a 5 maschile a Nino Corsino e la rappresentativa femminile di calcio a 5 a Massimo Neglia. Giunta e programma di Giovanni Caramazza presidente Coni sicilia Nel corso di una conferenza stampa nei locali del Coni Sicilia il nuovo Presidente regionale Professor Giovanni Caramazza, alla presenza dei membri della giunta da poco eletti, ha presentato l’articolato programma con il quale intende affrontare il nuovo quadriennio. Una nomina annunciata quella del neo presidente, unico candidato alla presidenza del comitato regionale e votato unanimemente, a testimonianza della stima da lui maturata e della compattezza dell’intero movimento sportivo siciliano. Caramazza (nella foto) ha presentato alla stampa i punti salienti del suo programma, diviso in 21 temi, Lo sport dalla A alla Z : “ Rispetto al passato – ha detto – il Coni Sicilia sarà tanto altro ancora. Dovrà essere sempre più innovativo e pronto a rispondere alle nuove richieste e aspettative del mondo sportivo dell’Isola. Un compito impegnativo, che si potrà affrontare con il lavoro coeso di ciascuno di noi”. Un plebiscito, quindi, quello che sostiene l’ex presidente provinciale di Palermo, poi commissario per la Sicilia – dopo le dimissioni per impegni politici del presidente Costa – ed oggi Presidente del Comitato Regionale. Dopo l’attesa votazione, ecco come risulta composta la nuova Giunta. Sandro Morgana (FIGC). Eletto componente della giunta come rappresentante delle federazioni. Nato il primo gennaio 1957, vive tra Palermo e Caltanissetta. - Ex arbitro di calcio in serie D. Dal 1992 lavora all’interno della FIGC. Ex vice presidente dalla FIGC Nazionale. Presi- 44 dente regionale della FIGC. Sergio Parisi (FIN). Eletto componente della giunta come rappresentante delle federazioni.Nato il 18 giugno 1966, vive a Catania. Imprenditore e assessore allo sport del comune di Catania. Ex pallanuotista. È stato presidente della Mediterraneo Pallanuoto, società giunta sino alla finale scudetto in A1 femminile e vincitrice di cinque titoli italiani in ambito giovanile Presidente regionale della federazione nuoto. Enzo Falzone (FIPAV). Eletto componente della giunta come rappresentante delle federazioni. Nato il 29 Settembre del 1962, vive a Catania. - Ex dirigente sportivo, inizia come segretario della P.G.S. Sales di Catania. Ex Direttore Generale della Pallavolo Catania nel campionato maschile di Serie A2 di volley. Ex Presidente del C.P. di Catania, in carica per tre mandati. Presidente regionale della federazione volley. Roberta Cascio (CIP). Eletta compo- nente della giunta come rappresentante delle federazione paralimpica. Nata il 25 febbraio 1965, vive a Palermo. Atleta di tennis tavolo, nuoto, tiro con l’arco e vela. Ex presidente del Cip Palermo. Presidente regionale del comitato paralimpico. Antonio Rescifina (Basket). Eletto componente della giunta come rappresentante degli atleti. Nato il 4 ottobre 1963, vive a Messina. Imprenditore. Ex atleta di basket, motocross, wind-surf. Dirigente di società polisportiva. Presidente regionale della FIP dal 2009. Gabriele Palpacelli (Tennis). Eletto componente della giunta come tecnico. Nato il 4 gennaio 1957, vive a Palermo. Funzionario Asp Palermo. Ex atleta di tennis, ha giocato in 2a categoria e a livello agonistico per molti anni. Ex allenatore di tennis. Presidente regionale della FIT Sicilia. Carlo Beninati (Badminton). Eletto componente della giunta come rappresentante delle discipline associate. Nato il 5 gennaio 1956, vive a Palermo. Docente di educazione fisica presso l’istituto comprensivo statale “Antonio Ugo” di Palermo. Ex atleta di badminton, pallamano e atletica leggera. Dal 1987 dirigente della federazione Badminton. Vice Presidente della federazione italiana Badminton. Stella d’argento al merito Coni. Salvatore Maria Russo (CSI). Eletto componente della giunta come rappresentante degli enti di promozione sportiva. Nato il 3 febbraio 1956 e residente a Caltagirone. Bancario. Attuale dirigente Csi. A sport Unipasport settimana da campioni nell’ateneo palermitano Università e sport 7 giorni da leoni Foto ricordo. A destra il Magnifico rettore Lagalla e a sinistra l'inossidabile Michele Bevilacqua Sempre più intensa la presenza dell’Università di Palermo al di fuori della cerchia strettamente didattica, per aprirsi anzitutto alla realtà della sperimentazione, all’impresa e al mondo del lavoro, ma anche alle attività ludiche e schiettamente interpersonali in chiave di socializzazione. E’ il caso di Unipasport, definita “Una settimana da Campioni”, un grande evento sportivo, una competizione che ha visto gli studenti delle 12 facoltà dell’Ateneo vestirsi da atleti e confrontarsi in sport individuali e di squa- dra: calcio A5, tennis, pallavolo, basket, nuoto e atletica. In palio l’ambito Trofeo UnipaSport 2012. Altre esibizioni si sono affiancate allo sport: zumba, hip hop, danze caraibiche, fitness funzionale e vari spettacoli di natura sportiva. La manifestazione sportiva “UNISPORT Una settimana da campioni” è volta ad incentivare i valori dello sport all’interno dell’ateneo. Quei valori di merito, di rispetto reciproco, e di competizione che dovreb- bero essere i pilastri della nostra società. Nella prima edizione si è avuta una cospicua partecipazione di studenti (circa 600) tra partecipanti alla gara e membri dello staff. Teatro di gara l’interno degli impianti sportivi del CUS Palermo, in orari serali, aprendo le porte all’intera città. La parte agonistica è stata supervisionata da un comitato organizzatore e da uno staff tecnico per il corretto svolgimento delle gare. Riccardo Picone Nuova Aquila stella del basket palermitano Con la Nuova Aquila, Palermo torna ad applaudire il basket. Comunque vada l’ultimo atto del campionato, la quadra e il sodalizio dimostrano di potere e voler crescere. L’autorevole vittoria sull’Aretusa per 76-60 porta la squadra alla semifinale playoff, a danno dei pur forti siracusani. Al Palauditore, gli ospiti hanno fatto tremare i palermitani per 36’ interminabili. Poi la truppa di Ivan Drigo ha messo in campo orgoglio, coraggio e talento, ribaltando una sfida che pareva compromessa. Siracusa infatti dopo l’espulsione di Ranalli e lo stop obbligato di Giordano (in panchina per una fortuita gomitata presa da Agosta) arriva anche a +18 quando con 3’ alla fine del secondo periodo. L’Aquila però tampona l’emorragia, va sul -12 all’intervallo e poi piazza l’affondo dalla metà del terzo quarto fino al roboante +17 finale. Questo l’epilogo, ma si era capito fin dal- la palla a due che la gara sarebbe stata complessa. Carpinteri e Agosta umiliano prima con i loro pick and roll la difesa biancorossa. D’altro lato però gli aquilotti sono ben sciolti in attacco, soprattutto con Dragna e Calò. Ma Palermo si intestardisce e l’Aretusa ne approfitta, sfruttando le qualità di Agosta, che fa commettere ad André tre falli in 5’. Seguono alterni episodi, l’infortunio e l’espulsione di Ranalli, che era lì in borghese ed era entrato in campo... Dopo l’intervallo lungo una tripla di Bonaiuto gela i gremiti spalti. Siracusa sembra avere ancora tante energie. La Nuova Aquila, sorretta dalla lucida regia di Cuccia che dà anche il buon esempio in difesa, fa la “formichina”. Due zampate di Tagliareni prima, un furto di Cuccia poi e due triploni di Calò danno il la alla rimonta. E’ un 12-0 che cambia tutto, pu- nendo la zona ospite. Ma Giordano è ora una furia in penetrazione e Palermo sorpassa sul 47-46. Siracusa si scuote col solito Agosta, mentre Cuccia mette la bomba del +3 che vale un boato assordante. L’ultimo a mollare è proprio Agosta, che azzecca l’ennesima tripla rocambolesca della serie per 51-50 al terzo periodo. Il Palermo ricomincia: Dragna è un leone, Giordano e Andrè fanno la voce grossa. La Nuova Aquila sul velluto va in carrozza fino al +10. Bonaiuto e Alescio mettono due triple per il 60-56. E’ un attimo e toccano a Tagliareni i canestri della staffa. La semifinale è raggiunta. L’avversario sarà il Basket Empedocle, che eliminò nel 2011 gli aquilotti di Piero Musumeci in post-season. Primo match in programma domenica 5 maggio a P.Empedocle in contemporanea a Cefalù - Mazara. Adriana Barbera 45 AttUALItA’ Chi si oppone ad esso ed ha bloccato la macchina del benessere I MILLe ostACoLI ALLo svILUppo Lo sviluppo e la crescita tornano di diritto nel vocabolario “comune”. Questo è un buon segno, perchè da tempo rappresentavano un totem cattivo, una sorta di “dio del male” per una parte della società. Ateo dichiarato, ma politeista nella realtà, questo “popolo” è formato tuttora in gran parte da ex marxisti non rassegnati alla morte del socialismo reale. Questo si basava sulle teorie ottocentesche o ancor più antiche, che vedevano nel progressivo depauperamento del Pianeta e nella crescita demografica (T.R.Malthus) una deriva certa verso politiche economiche che hanno preso – in effetti – varie forme concrete, fra cui, ultima, la “battaglia” per la compatibilità: giusta, quando non è ideologica. Non sono bastati due secoli di storia “al contrario”, né la caduta del socialismo reale, che interpretava – o credeva di farlo – quelle teorie “al meglio possibile”. Rimane, dell’ideologia marxista, la convinzione ben poco scientifica e basata solo sulla fantasia, della “scarsità”, intesa ad ampio spettro, non limitata nel tempo e nello spazio, per cui un prodotto non sarebbe solo temporaneamente “ofelimo” – come insegna V. Pareto – e quindi solo più caro. Da qui nasce anche l’errore di giudicare simili ad un “tantum” definito le risorse e la stessa “ricchezza” da dividere (es. reddito disponibile per i lavoratori), perdendo tutta quella visione dinamica della realtà, che fa dell’evolversi naturale e storico un procedere in costante stato di cambiamento di tutti i fattori – nessuno escluso – che compongono il quadro completo del “sistema”. E questi sono fattori naturali, storici, sociali, umani e – in specie – tecnologici. La ricchezza, come somma del benessere di cui si dispone, non consiste più da tempo in “cibo, tetto, vestiario”. Le “necessità” si sono moltiplicate e sono le comodità e i servizi le componenti maggiori dell’economia. Il terziario, produttivo di valore aggiunto, pallini ma soprattutto non adotteranno le medesime tecniche di oggi per alcuna delle proprie attività. Ma ecco quanti “lussi” penalizzano la crescita. Mentre lo sviluppo fa dunque paura ad una certa parte dei moralisti, in effetti, da molti anni ormai, esso viene ostacolato in vari modi e per vari motivi non solo in Italia, ma anche nei paesi europei e dell’intero Occidente. Il fenomeno è un po’ …misterioso. Per capire il problema conviene illustrare quali siano i motivi della crescita che sem- Come va in tilt la ricchezza delle nazioni Come si può mandare in tilt una macchina che crea benessere come quella definita “occidentale”? Iniziò a pensarci la propaganda sovietica e, per un po’, anche quella cinese, quando i due paesi avevano una politica a modo loro imperialista. Uno strano socialismo il loro, che era dittatoriale dentro i confini ma, appunto, “conquistador” al di fuori e con una propaganda “liberal”. Così nel 1968, dopo che l’Europa – Italia compresa – aveva risolto la crisi post bellica e giungeva a livelli di benessere imprevedibili, quando i bimbi non camminarono più nudi nei vicoli, ma ebbero i vestiti, gli elettrodomestici e sotto casa la brava Fiat (in Italia) e le ferie, si montò dal nulla una protesta gigantesca. Tale protesta era incredibilmente basata su prevalenti rivendicazioni di carattere materialistico salariale e solo nelle università assumeva risvolti culturali, successivamente esaltati da una sorta di epopea che poco ha a che vedere con ciò che era realmente accaduto. In realtà, durante quello che si chiamò il ’68, ma furono gli anni ’70, si sperimentò sul campo l’azione degli agitatori occulti fra il popolo e gli studenti che fino ad oggi vediamo impiegata in fenomeni come i no tav, i no ponte e gli ambientalisti ideologici. Si scatenarono manifestazioni di piazza sostenute da nuove figure: gli “opinion leaders” stradali diffusi sul territorio. Tanta stampa si allinea da allora, perché collusa o per costume. Il primo “lusso” sessantottino fu la disobbedienza ai genitori e ai maestri. Un fenomeno questo previsto nella Repubblica di Platone, ma inteso come spontaneo nei “corsi e ricorsi” storici, pur pericolosamente foriero di derive verso la dittatura (tirannide). Un altro lusso fu il tentativo della dimi- a cura del redattore capo Se l’idiota risulta comodo In politica li abbiamo chiamati spesso “uomini segnalibro” e se ne incontrano anche nel mondo delle banche e della finanza. Ciò non avviene solo a basso livello, ma persino presso i vertici. Vogliamo dire che spesso c’è un momento in cui è facile riconoscere un cretino. Ma a che servono gli utili idioti? Possono avere due differenti …funzioni: la prima è che un altro li guidi da dietro o “dall’alto”. Ma questo è il caso più veniale. Il secondo caso è che l’utile idiota abbia però la capacità e la faccia di lasciar colare a picco un’istituzione, un ente, una banca …tutto per favorire l’attesa spartizione dei resti. In ogni caso, anche 46 equilibra e supera l’importo di quanto una volta era il primario. Ciò è vero soprattutto per le conseguenze monetarie (finanza) nell’economia: questa “gira”, grazie al volubile, altrettanto bene che attorno al necessario. Ma nella prima voce c’è anche l’arte… Gli uomini di domani, inoltre, non avranno i medesimi appetiti di oggi, non si riprodurranno alla stessa velocità (la storia ha smentito la teoria della sovrappopolazione in 50 o 100 anni e smentirà quella del calo demografico, perché si va comunque da un equilibrio all’altro con momenti di transizione), l’idiota sarà profumatamente retribuito e persino lodato. Dimezzamento Lega Nord La Lega nord col passar degli anni ha finito per mostrare tutti i propri limiti. La recente vittoria, alla regione Lombardia, di Maroni è solo una piccola consolazione, ma il potere di attrazione che il partito/movimento era riuscito a creare nelle masse non c’è più. L’analisi sulle cause storiche dei mali italiani era completamente sbagliata e frutto di pregiudizi di comodo: sarebbe stato il sud a danneggiare e frenare lo sviluppo del nord, cioè l’opposto di quel che è realmente accaduto. Comunque, forse, l’errore più grave degli ‘ideologi leghisti’ è stato non additare le vere cause del declino italiano (di tutta l’Italia e non solo del nord) che risiedono, invece, nello statalismo e nella corruzione dei cosiddetti “boiardi di stato”. L’amministrazione, infatti, per decenni ha sprecato le risorse del paese, non ha saputo amministrare i suoi beni (grande industria, paesaggio, cultura…), ha caricato i cittadini di tasse ed è rimasto indietro nelle infrastrutture e nei servizi. Fra nord e sud, non c’è stata alcuna differenza. Ma l’Italia resta un grande paese Le recenti elezioni hanno dimostrato – se ce ne fosse bisogno – che l’Italia è sempre A AttUALItA’ brò innescarsi “senza posa” dal Rinascimento in poi e in modo esponenziale dal 700 all’800 e soprattutto nel 900. Diremo subito che ritenere che la crescita si sia arrestata per un depauperamento delle risorse – cioè per problemi di compatibilità – è peggio che ritenere che la fine del mondo fosse fissata all’anno mille. Questa non è una battuta: significa che i numeri, gli spazi a disposizione, le quantità, i volumi, e gli stessi fatti sono differenti e lontani da quelli che le teorie sulla compatibilità intravedono. Il problema della crescita “compatibile” esiste soprattutto nel raggio delle aree più intensamente antropizzate, che vanno senza dubbio razionalizzate per poter fruire di “sfoghi” e “fonti” al di fuori di esse, cioè attinti a volte appena – un po’ – più lontano. La crescita, data per inarrestabile nei de- cenni passati, in cui le maggiori realtà commerciali e produttive ragionavano solo in termini di “tasso di crescita” annuo, è dovuta a motivi tecnici. Ecco che cosa la genera: i beni strumentali e lo stesso fattore “terra” che fa parte dello stato patrimoniale (imprese) nel settore della produzione sopravvivono al proprio ammortamento. Un esempio elementare, preso dalla realtà familiare può essere utile, se pensiamo che io uso ancora il martello, la pinza, il giravite di mio padre, ma soprattutto abito ancora la sua casa e non ho bisogno di comprarmene un’altra. Ciò che i predecessori hanno procurato, togliendolo dal reddito giornaliero, o non riuscendo materialmente a consumarlo, io – almeno in parte – non lo compro e non ne sopporto il relativo costo. Nel mondo della produzione, una serie di strumenti (es. pressa piegatrice, un impianto di saldatura) già nuzione delle ore di lavoro oltre il limite del nocumento alla sua giusta continuità. Per fortuna in Italia siamo rimasti alle 40 ore (8 per 5 giorni). La Francia ha fatto di peggio e si vede: imposte pesantissime, crescita zero. Tutto quanto sopra non giovò certo alla nostra economia. Altri lussi, per intenderci, sono una serie di politiche – giuste ma in anticipo sui tempi – a favore delle classi disagiate, dei disabili. Vedi le pensioni anticipate e facili ottenute con la complicità dei sindacati, gli “stipendifici” in atto in ogni settore, incluso quello meccanico, alimentaristico etc, oltre a quello dell’apparato burocratico statale che lo ha anche appesantito, rendendolo meno efficiente. Ecco gli aiuti alle imprese in stabile passività, anche con statalizzazioni e nazionalizzazioni, che hanno reso collettivi non già gli utili, ma le perdite di tali aziende. E potremmo continuare: si pensi che la miniera del Sulcis partì ben sapendo che sarebbe stata passiva. Intendiamoci: un mondo che sovrapproduce “deve” distribuire ricchezza a chi non ne ha. Oggi assistiamo al paradosso che altri stati europei distribuiscono “redditi di cittadinanza”. Vi sarebbero altri modi di occupare più dignitosamente e compensare chi è in grado di “dare una mano”. Ma leggi sbagliate e ideologie perniciose, generalizzazioni nocive hanno reso difficile forme di “volontariato premiato” e, come colmo, l’Italia non ha al momento come pagare neppure le pensioni. Ebbene, queste sono alcune delle cause del dissesto odierno, prima ancora dall’essere stati derubati dai titoli avvelenati delle banche americane (vedi p 18 e pp 50 e 51), sotto forma di derivati etc. Ma tutto potrebbe cambiare in poco tempo con una politica ed un’organizzazione adeguata che, da una parte non penalizzi o demonizzi la produzione e lo sviluppo, dall’altra tenga presenti i moderni principi della mutua solidarietà e del welfare che fanno parte inscindibile della vita moderna. Perché si dice che si potrebbe stampare più moneta? Sarebbe una soluzione metterla in circolo dandone ai più bisognosi. Questi si precipiterebbero a consumare, rimettendo in moto il sistema: sono cose risapute, non una novità nello studio dell’economia politica. Ma perché è possibile, in una certa misura, battere più moneta? Sempre per il fatto che la ricchezza obiettiva (cibarie, vestiti e manufatti) c’è. Una volontà delle “multinazionali cat- ammortizzati nel costo continuano a produrre. Ancor più significativo è l’utilizzo generale dell’alto contenuto di tecnologia già acquisita e diffusa, frutto di invenzioni, brevetti, perfezionamenti del passato. Ciò assicura o dovrebbe assicurare la crescita “automatica” al sistema. Ma questo è solo un primo esempio. E tutto ciò è vero nell’industria come la immaginiamo tutti, ma anche – forse di più – nell’agroalimentare (produttività per ettaro). In realtà tutto abbonda e i prezzi al consumo “reali”, a pari qualità, sono obiettivamente sempre più bassi, anche se spesso “gonfiati” con artifizio per vari motivi. Si butta e si elimina in partenza di tutto, compreso il 50% del pesce (azzurro o di specie meno commerciabile) per mantenere il prezzo di mercato. tive” e del sistema bancario visibilmente lavora – dopo la capitolazione del socialismo reale – onde impoverire (per motivi non tutti chiari) il tenore di vita generalizzato: si sente più certa se detiene le quote di mercato, rispetto a lavorare su un mercato più ricco. Per questo finanzia anche la campagna “pro ecologismo ideologico”. Nessuno vieterà loro (nella loro stessa convinzione) di produrre “tutto il necessario per tutti” in modo standardizzato a prezzi di cartello nelle sedi più lontane da occhi indiscreti. Vedi la politica di grano e cereali in genere che giungono in quantità enormi a prezzi stracciati… Ebbene, il sistema sostanzialmente liberista europeo (basato sulla concorrenza) e non già socialista (socialismo reale) è così forte, talmente forte, che regge ancora: abbiamo finora il necessario e molti persino se la spassano. Da tempo – del resto – i cittadini degli stati evoluti godono già di un benessere cui contribuiscono solo in piccola parte. Ma speriamo che a far crollare tutto non siano gli atei a parole, ma come dicevamo, politeisti nei fatti, con la massima “sviluppo e benessere sono totem cattivi”. Germano Scargiali pallini uno dei primi paesi del mondo. Le copertine dei giornali e i media di tutto il globo erano lì a seguire col fiato sospeso quanto accadeva dalle nostre parti durante lo spoglio con la corsa all’ultimo voto. Passano le elezioni e c’è l’addio di Benedetto XVI seguito dall’arrivo di Papa Francesco. Siamo un piccolo grande paese amato dagli stranieri che vivono nella nostra patria o all’estero. Dagli stessi guai del Sulcis e di Taranto sappiamo ancora che siamo i primi in Europa nell’estrusione dell’alluminio (tubi e lamiere) e abbiamo la prima acciaieria. C’è l’industria spaziale e la ricerca nel nucleare. Questo per smentire la ridondante diceria: in Italia non c’è niente. Ricordiamocelo. L’opposizione egiziana rifiuta di incontrare Kerry lizzato vari paesi amici e ora si ritrovano a dialogare con governi “infidi”. Bella mossa, complimenti! L’amministrazione Usa continua a collezionare magre figure. L’ultima nel tempo è il rifiuto da parte dei capi dell’opposizione egiziana di incontrare John Kerry, nuovo segretario di stato americano. Da notare che il governo Obama ha sostenuto la rivolta in Egitto contro Mubarak, tradizionale fedelissimo alleato Usa, ma quel che ne è seguito è una situazione di crisi e di ingovernabilità del paese (analoga, del resto, a quella provocata da tutta la Primavera araba). In pratica, gli Usa hanno destabi- Grillini utili o no e a chi? Il cosiddetto “grillismo” è un fenomeno da studiare nei suoi vari aspetti. La proposta politica di Grillo ha colmato un vuoto che si era prodotto negli ultimi tempi: i cittadini, indignati, chiedevano qualcosa ai politici, ma non venivano ascoltati. E Grillo, invece,li ha accontentati (almeno in parte). Però dobbiamo chiederci chi c’è dietro Grillo e che prezzo rischiamo di pagare per un suo eventuale successo. Infatti, a parte quel personaggio dall’aria > 47 A AttUALItA’ Alla Fildis primavera tra problematiche e versi soavi otto marzo contro la violenza alle donne e 21 con la poesia La presidente della Fildis di Palermo, professoressa Mariolina Quiligotti Cordio, l’8 marzo, giornata della donna, ha introdotto il tema dei diritti della donna sottolineando l’importanza delle conquiste civili finora raggiunte, ma senza nascondere i tanti ostacoli ancora presenti. Con una ampia e qualificata relazione la docente di Procedura penale militare Licia Russo ha, poi, trattato il tema della violenza contro le donne. Sono state anche comunicate le iniziative in corso in Italia e all’estero della presidente nazionale Liana Tumbiolo. Purtroppo al giorno d’oggi non sono rari i casi di violenza, sia fisica che psicologica, nei confronti delle donne, persino per opera degli stessi familiari: genitori, mariti, conviventi… fino ad arrivare al cosiddetto femminicidio, un neologismo opportuno se servirà a limitare il fenomeno. Gelosia, parti- Allarme pensionati contro la casta sulla spinta dei soliti “tecnici” il nuovo governo potrebbe averli nel mirino colari credenze o altre motivazioni conducono a volte ad autentiche esecuzioni. Esiste, inoltre, il tremendo fenomeno della tratta e della riduzione in schiavitù, spesso perpetrata da malavita organizzata straniera, anche se c’è, fortunatamente, un’efficace opera di contrasto – come ha osservato in particolare Licia Russo – condotta da parte di alcune associazioni, dalla magi- Corre voce che i “tecnici” di Roma stiano preparando (provvedimento da varare col nuovo Governo) un ennesimo colpo di mano contro i pensionati. Si vorrebbero tagliare le pensioni superiori a partire da quelle di 3.500 euro al mese, non è chiaro se netti o lordi. La parte eccedente verrebbe decimata da una pesante imposta progressiva… Pensionati sempre nel mirino, dunque. Ma la domanda sorge spontanea: tra queste pensioni ci saranno anche i vitalizi della casta? I 3500 euro iniziali non sono una soglia bassa, visto che tanti pensionati hanno ancora figli da mantenere, li ospitano e li aiutano a raggiungere quella soglia dei 40 anni ormai divenuta frequente per un minimo stratura e dalle forze dell’ordine. C’è infine il caso di etnie allogene che applicano in Italia discriminazioni anti femministe contro la legge e il costume locale. Una serie di problematiche che la Fildis (Associazione laureate e diplomate istituti superiori) affronterà ancora. Un 21 marzo dedicato alla poesia. La professoressa Mariolina Quiligotti Cordio ha trattato il tema a lei molto caro della poesia, ricordando liriche e grandi nomi della letteratura italiana come Leopardi, Pascoli, D’Annunzio, Ungaretti, Montale… ed ha voluto sottolineare come la poesia sia, per definizione, donna. “La poesia nasce con noi. E’ la nostra anima”. La lettura dei brani ha coinvolto particolarmente il pubblico che ha rivissuto vecchie emozioni. Piacevole conclusione della serata con la scrittrice/pittrice Rosa Ponte che ha letto e tradotto una lirica di Evgeni Evtuscenko in russo e con Anna Lupo, che ha letto alcune sue poesie. Lydia Gaziano di sistemazione e per il matrimonio? Sarebbe opportuno, invece, abolire, tagliare, sospendere una volta per tutte i privilegi della “casta” imperante, anziché attuare una ennesima rapina di stato da parte dei mestieranti della politica, molti dei quali devono tornare a scuola per imparare a leggere e scrivere… Ci basta la mafia. Altre mafie non sono da sopportare. C’è bisogno più che mai che i cattolici si rimettano insieme per far tornare questo Paese alla normalità, cioè uguaglianza democrazia e libertà. Corruzione e privilegi vanno condannati alla stessa stregua di delitti contro il popolo. Benito Bonsignore pallini > poco rassicurante di Gianroberto Casaleggio, chi altri si potrebbe aggiungere? Si parla di un certo Di Bernardo, ex massone, ora fondatore di una nuova “obbedienza”, collegata agli “illuminati di Baviera”. Un gruppo che interagisce con l’alta finanza e opera al fine di realizzare il “Nuovo Ordine mondiale”, un sistema socioeconomico e …culturale, diretto dall’alto e strettamente controllato, che mira, tra l’altro, ad eliminare tutte le religioni e a marchiare ogni uomo come si fa con i bovini. Del resto, la “libertà” di cui godono i loro eletti in Parlamento è sotto gli occhi di tutti, come pure lo è l’atteggiamento sprez- 48 zante di Grillo nei confronti dei media italiani (perché con quelli stranieri invece dialoga). Infine, sembra che con l’ambasciatore americano sia nato persino un feeling... Americani, europei e resto del mondo Tanta acqua è passata sotto i ponti da quando gli yankies, al di qua dell’oceano, erano visti come i “liberatori”, i portatori di pace e sviluppo. Nelle stesse Americhe non si sono conquistati grandi simpatie, anzi… Valga il detto “Estados Unidos no es un modelo de referencia”. Oggi, mentre gli americani arrancano, in crisi anche mo- rale, riesce difficile ai più immaginarli come apportatori di novità positive. Sulla difensiva in vari teatri di guerra, perennemente alla ricerca di denaro, arroccati su valori materialisti e consumisti, attraggono pochi consensi e simpatie, ma più spesso timori e sospetti. Vedono (e trattano) l’Europa come una colonia, costruiscono basi militari ovunque, disattendono il diritto del paese che li ospita, senza parlare degli abusi in campo economico (finanza sporca, derivati, agenzie di rating…) ma come andrà a finire? L’Atlantico, che potrebbe essere un lago di pace tra due sponde amiche, sta diventando il “mare dissociabile” di Orazio. A AttUALItA’ La libertà contro la licenziosità l’informazione contro il sensazionalismo Il prodigio della vita umana e le falsità ideologiche L’essere umano e la vita sono prodigi e doni da rispettare e da valorizzare. Quanto ci può insegnare, quanto ci può migliorare, un bambino o un essere debole (malato o anziano), se abbiamo la pazienza di ascoltarlo… E’ per questo che la vita e le ideologie materialistiche e consumistiche si rivelano carenti e superficiali. Oggi spesso ci troviamo a seguire ideologie superate, rivelatesi perniciose, imitiamo modelli anglosassoni, già tramontati anche in patria. Ad esempio, è in atto una guerra ideologica (vedi Movimento per la vita in America) e c’è un ritorno dell’influenza cattolica, che proprio per questo viene ostacolata e demonizzata. La Chiesa – nonostante qualcuno lo affermi – non vuole togliere la libertà agli esseri umani. Semmai è l’opposto. Oggi, del resto, spesso, si afferma una forma di libertà che è soltanto permissivismo della qualità più scadente, mentre la ricerca della libertà, con la L maiuscola, sarebbe importantissima se andasse nella giusta direzione. Un esempio è stato il femminismo, un movimento che ha svolto inizialmente una funzione positiva nella società, ma che, purtroppo, è stato indirizzato a volte verso atteggiamenti e comportamenti che non hanno arrecato autentici benefici né alle donne né alla società. In realtà, dietro i movimenti di protesta operano sempre, dall’alto, i “manipolatori”, cioè quelle lobby o persone portatrici di interessi che cercano di dirigere i movimenti culturali spontanei nella direzione a loro più conveniente, con considerazioni di interesse economico. Le menzogne dei media e il continuo occultamento della verità sono evidenti. Un dato che i più non conoscono è il seguente: l’Italia è al 22° posto su 29 paesi nella clas- sifica generale sul benessere dei bambini. Prima di noi Spagna, Ungheria e Polonia. L’Italia (dati Unicef) è al 23° posto per benessere materiale, al 17° per salute e sicurezza, al 25° per istruzione, al 21° per condizioni abitative e ambientali. Il 17% dei bambini vive sotto la soglia di povertà. E il tasso di “neet” è all’11%, il più alto dei paesi industrializzati. Insomma, nel nostro paese la salute, l’istruzione e il benessere dei bambini (e quindi dei giovani) interessano poco o nulla. Addirittura paesi molto più poveri del nostro dimostrano un’attenzione maggiore. La colpa è delle politiche miopi e scellerate che si portano avanti da decenni. Basti dire che il Ministero delle pari opportunità ha prodotto ben poco di utile per le donne e le famiglie, quando basterebbero interventi semplici e neppure troppo costosi. In ogni caso non sembra che ci siano voci di spesa pubblica più urgenti e necessarie di quelle che riguardano i bambini, le famiglie, i disabili, gli anziani e il mondo del lavoro in genere. Non si tratta di sprecare denaro pubblico (che va utilizzato al meglio, senza sprechi), né si tratta di portare avanti vecchie politiche assistenzialistiche. Si tratta, invece, di mettere le donne in condizione di lavorare con interventi mirati (asili nido, assistenza domiciliare per chi ne ha bisogno, sostegno al volontariato…), tuttora carenti, se non del tutto inesistenti che tra l’altro creerebbero posti di lavoro. L’aborto appare oggi in tutta la sua drammaticità nei dati allarmanti che ci arrivano (anche dall’uso delle varie pillole abortive per le adolescenti), ma c’è ancora qualcuno che si chiede se una precoce attività sessuale sia realmente apportatrice di benessere senza alcun rischio o controindicazio- ne? In ogni caso, anche volendolo accettare come una possibilità lecita, l’aborto non ha affatto risolto – come qualcuno pur sperava – le tante problematiche che ruotano intorno alla sessualità. Il divorzio, sventolato come grande conquista civile oggi, di fatto, è superato dalla convivenza senza matrimonio, dunque anche quello alla fine si è rivelato solo un mito. Del resto, ciò che viene oggi proposto come obiettivo verso cui tendere non è certo la costruzione di un nucleo familiare (che sia il primo, il secondo o il terzo) quanto la moltiplicazione dei rapporti sessuali di ogni genere e tipo, il che – sicuramente – non consentirà la crescita armonica della persona nelle sue varie componenti psichiche e sociali. Al riguardo, va notato che gli psicologi mettono in guardia da un simile stile di vita e in America ci sono addirittura cliniche specializzate per la disintossicazione dal sesso sfrenato. Forse, in Italia, siamo ancora nella prima fase, data la costante abitudine di imitare tutto ciò che viene da lontano, senza adeguata riflessione. I media, al riguardo, sono terrificanti, fanno parlare – come se fossero santoni o filosofi – persone “off limits” o la gente qualunque, mentre non si dà spazio ai veri esperti, possibilmente anche dotati di un po’ di saggezza. Non si riflette abbastanza sulla sapienza millenaria della Chiesa e sui suoi insegnamenti, sulla Bibbia e sulla vita dei santi, quelli sì veri maestri di vita. Lydia Gaziano pallini Valorizziamo la coppia e la famiglia E’ di moda criticare la coppia e la famiglia, additarne di continuo colpe e mali di ogni genere. Si scopre, poi, però, che a salvare oggi l’Italia dalla crisi è soprattutto la famiglia. Ecco che tanti papà fanno bene il loro mestiere, che tante mamme sono donne esemplari, che i nonni sono i migliori baby sitter, come spesso anche gli zii, che tanti cugini sono felici di incontrarsi. Insomma, nonostante quel che si dice, gli affetti familiari sono ben vivi. Almeno questa rimane – ben salda – la regola generale. Se ci fosse giustizia, si darebbe più aiuto e più attenzione a chi ne ha bisogno e merita, ma forse a lanciare le accuse più pesanti sono proprio quelli che la famiglia la vorrebbero distruggere e non capiscono quale ruolo fondamentale svolga nella società. Non è vero che la donna avesse un tempo un ruolo secondario E’ uno stereotipo oggi troppo diffuso quello che vede la donna sempre relegata a ruoli inferiori, rispetto agli uomini, nella società. Ma la storia, se studiata in modo meno superficiale, ci racconta di donne intraprendenti e protagoniste nei campi più disparati e, se pure si sia trattato di casi isolati, è indubbio che le opere tramandateci da letterati e storici non potevano non de- scrivere, nel contempo, anche la vita reale del popolo. Anche fra gli uomini c’era del resto chi comandava e chi obbediva. La Bibbia, sia nel Vecchio (Ester, Rut, la regina di Saba..) che nel Nuovo Testamento (la Madonna, la Maddalena, la Samaritana…) ci narra di donne eccezionali. Nelle Mille e una notte la narratrice è una donna coraggiosa e intelligente e si potrebbe continuare. La funzione di allevare ed educare i figli, oggi sottovalutata, in passato era, invece, molto considerata. La famiglia patriarcale non era, nei fatti, così antifemminista come si vuol far credere. In Sicilia, a ben vedere, un matriarcato sommerso si celava dietro il patriarcato apparente. 49 AttUALItA’ realtà inimmaginabili (ai più) dietro la politica e la finanza oltre i massoni gli illuminati Dal Teatro Massimo di Palermo alla pianta della città di Washington, al dollaro americano i simboli massonici ci circondano, il che equivale ad un massiccia presenza nella società civile oltre che nella politica. Ma tantissima gente lo ignora, sottovaluta il problema o vive come nulla sapesse, lasciando indisturbata la presenza di queste perduranti realtà semisegrete e segrete… Massonico, una volta “era bello”: lo furono Serpotta e Mozart. Lo fu Garibaldi e chi determinò la conquista del Regno di Napoli e l’Unità d’Italia. Massoni erano, infatti, a differenza dei Borboni, l’Inghilterra e il Piemonte. Ma forse, anche allora non era già più …bello come prima. E i re di Napoli resistettero al tentativo delle mogli austriache di “conventirli”. La corona inglese – notoriamente – è tuttora al vertice formale della massoneria. E’ da ritenere che una lobby massonica in Italia sia rimasta dominate sin dal 1860… Si parla solitamente di politica, ignorando che, dietro ciò che compare, si nascondono scontrandosi quelle che possiamo definire genericamente “le massonerie”, come ci esortano a dire i “bene informati” con aria sicura. Ma c’è anche chi, con altrettanta aria ben informata, ci avverte come la vera Massoneria sia – in realtà – una ed una soltanto, sotto forma – neanche a dirlo – piramidale. A chi credere non è facile per le persone “normali”. Queste si arrovellano tutte sui mali della società, attribuendo a questo o quel problema, a questa o quella mossa politico economica azzeccata o sbagliata una vittoria o una sconfitta per tutta la nostra società, oggi così bisognosa di …cure. Da tempo sui massoni – non tutti ugualmente “cattivi”, né ugualmente “scostanti”, a parte certe moine loro proprie – si alimentano teorie estemporanee. Per esempio che, al di sopra di tutto ci siano “tavole” più o meno rotonde (o logge di logge o dentro le logge) che rappresentano, rispetto alle massonerie, una sorta di male nel male. Secondo qualcuno un male assoluto… Nel lavoro di ricerca, infine, non è tanto difficile imbattersi nell‘Ordine degli Illuminati. Una sorta di super realtà che intenderebbe sovrastare le massonerie e guidarle, ovviamente ai propri fini e per i propri interessi. Ecco di seguito alcuni suoi aspetti assunti dai suoi stessi programmi... …L’Ordine non deve mai apparire con il proprio nome, bensì occultarsi sotto il nome di un’altra società. Le logge inferiori della Massoneria sono intanto il velo più conveniente al nostro grande oggetto, perchè il mondo è già abituato a non aspettarsi dai massoni nulla di grande e che meriti attenzione. Inoltre, al nostro scopo meglio si adatta la forma di società erudita o letteraria e, se la Massoneria non fosse esistita, questo è il mascheramento che si sarebbe dovuto adottare. E potrebbe essere non soltanto un costume, ma anche un potente strumen- 50 to nelle nostre mani. Instituiremo società e centri letterari, che saranno tutti sotto la nostra direzione, sostenendoli con le nostre opere, per piegare l’opinione pubblica a nostro piacere (citato in Arthur Goldwag, Il Libro che la Massoneria non ti farebbe mai leggere, Newton Compton Editori, Roma 2011, pag. 237). Diamo forza ad un nostro abituale assunto: abituiamoci a distinguere fra le opere di bene e di cultura quelle che appartengono a questa matrice. Non è poi tanto difficile… Ma in altre parole …gli Illuminati decisero di servirsi dei massoni per raggiungere il loro obbiettivo, e difatti Johann Adam Weishaupt ebbe a dichiarare anche: “I massoni, devono esercitare l’autorità sugli uomini di ogni stato, di ogni nazione, di ogni religione, dominarli senza alcuna costrizione esterna, tenerli uniti con legami durevoli, ispirando a tutti uno stesso spirito, diffondere ovunque tale spirito, nel massimo silenzio e con tutta l’operosità possibile, dirigere tutti gli uomini sulla terra per lo stesso fine. Ed è nell’intimità delle Aaron Russo società segrete che si deve conoscere come preparare l’opinione” (Emmanuel Barbier, Les Infiltrations maconniques dans d’Eglise, Ed. Desclée de Brouwer et Cie, Paris 1910, p. 3). Queste parole devono far riflettere forse più delle altre: quei capi di stato che non si allineano vengono perseguitati, campagne A AttUALItA’ mediatiche li aggrediscono, subentrano gli attentati politici, a volte una magistratura collusa e, in casi ben evidenti ai giorni nostri, la guerra. La banconota del dollaro americano, com’è noto, contiene sul suo retro il simbolo degli Illuminati, cioè la piramide (tronca) con l’occhio onniveggente in cima ad essa, e con la data della nascita dell’Ordine degli Illuminati scritta in numeri romani sulla base della piramide, e con il detto latino Novus Ordo Seclorum che significa nuovo ordine delle epoche. Annuit Coeptis significa invece Egli favorisce le nostre imprese, operando in segreto dietro la massoneria. A conferma di ciò c’è quello che ha affermato Aaron Russo (1943-2007), un produttore cinematografico americano e politico, durante una intervista rilasciata poco tempo prima di morire al giornalista Alex Jones. Russo infatti ha parlato di alcune cose che ha saputo personalmente da Nicholas Rockefeller (di cui è stato per un tempo amico) sull’intento di una elite di governare il mondo intero. Russo afferma che Rockefeller (della potentissima dinastia bancaria e finanziaria) gli chiese, durante una conversazione privata, se fosse disposto a far parte del Consiglio per le Relazioni Estere (Council on Foreign Relations, CFR), ma Russo rifiutò l’invito spiegando di non essere interessato a “schiavizzare la gente”. Russo andò più avanti: “Gli chiesi quale fosse il senso di tutto ciò. Avete tutto il denaro e tutto il potere di cui avete bisogno, quale è il vostro fine ultimo?”. Rockefeller rispose: “Il fine è di far mettere in tutti il microchip, per controllare l’intera società, per far controllare il mondo dai banchieri e dagli appartenenti all’élite”. Noi osserviamo che già le carte di credito e lo sventolato “ordine” di usarle quanto più possibile sono il microchip, cui si somma il telefonino. Riflettiamo, quindi, su un governo che auspica determinati provvedimenti da Grande Fratello… Smentiamo chi ci dice che sia un bene per la giustizia fiscale, crediamo a chi combatte dall’altra parte. Riappare, quindi,il nome di Rockefeller, vassallo dei Rotschild. E’ da lì che sembra venire il male della finanza, di chi all’imprenditoria normale preferisce le operazioni “denaro contro denaro” o le situazioni leonine di assoluto monopolio mondiale. Vedi il mercato delle sementi, ma anche l’energia, l’acqua, il clima… Ma una sorpresa della storia si è verificata quando la massoneria maggiore ha scelto “la sinistra”, mettendosi contro la destra. Ha considerato, probabilmente, che la situazione fosse matura, per l’indebolirsi del socialismo reale, onde avere a che fare tramite i massimi istituti e monopoli multinazionali con gli Stati per intero, spesso “più piccoli” di uno solo di quegli istituti. Il mondo bancario americano non è che un unico pool. La massoneria appoggia il partito democratico, vantandone mediaticamente lo spirito socialisteggiante. La gente non si accorge neppure che tale partito ospita da sempre anche Cosa nostra. Molti di noi pensano – non a torto – che il motivo dell’imbattibilità della criminalità organizzata provenga dalle protezioni che ha in più alto loco. (Da notizie tutte rintracciabili su fonti cartacee e magnetiche) 51 LIbrI tommaso romano su vincenzo Mortillaro: Contro la rivoluzione la fedeltà Quell’Italia così attuale di due secoli fa Non era facile attendersi una rilettura della storia nazionale, al di là di antichi e recenti manierismi celebrativi, come quella che emerge limpida nel volume “Contro la rivoluzione la fedeltà” di Tommaso Romano. Né è facile apprezzare certe critiche aspre altrettanto “mirate”. C’è, invece, tanta saggistica che rimane obliata tra la polvere di vetuste biblioteche ottocentesche e che non meriterebbe tale sorte, ma... Si deve alla paziente opera di Tommaso Romano, se le opere del palermitano Marchese Vincenzo Mortillaro, personalità dai molti interessi culturali e scientifici, non siano cadute nell’oblio. Vissuto tra il 1806 e il 1888, cattolico e tradizionalista intransigente, Mortillaro condusse un’analisi puntuale e accurata della politica messa in atto dai vincitori nel periodo che seguì la conquista (sic, e non liberazione) della Sicilia e del meridione borbonico. Il quadro che ne esce è decisamente sconfortante. Non solo. Colpisce anche la sua attualità. Certi giudizi sulla società o sui fatti dell’epoca sembrano di oggi. Vincenzo Mortillaro non era un reazionario. Aveva, invece, partecipato alla rivoluzione siciliana del 1848/49, una sollevazione condotta dal notabilato liberale dell’Isola che, in tal modo, aveva anche anticipato tutte le altre rivoluzioni europee. Il marchese si era, allora, adoperato a favore delle riforme e per una nuova costituzione, non mancando di criticare coraggiosamente certo immobilismo borbonico. Era, però, rimasto fedele alla monarchia borbonica che, sia pure con gli errori e i limiti che certamente ebbe, aveva comunque avuto grandi meriti per lo sviluppo economico del Regno delle due Sicilie. La tassazione moderata aveva favorito la crescita economica, lo stato aveva un sistema giudiziario moderno e una burocrazia non opprimente. La monarchia sabauda non seppe, al contrario, mantenere quanto di buono era stato fatto dai suoi “colleghi napoletani”. Abolì, infatti, in modo acritico leggi, usi e consuetudini collaudate, uniformandole a quanto già attuato in Piemonte. Ciò, lungi dal rappresentare un progresso, per il Sud fu un vero disastro. Cancellata la scuola giuridica napoletana, che era stata all’avanguardia in Europa, imposto un sistema burocratico arretrato e farraginoso, oppressa la popolazione con tasse e balzelli di ogni genere, calò sul regno del sole un triste e lungo inverno. Le implicazioni negative di questo processo di omologazione Mortillaro le vede già inequivocabilmente nei primi decenni dell’Unità e le denuncia: “Sperperi ed enormi profitti ovunque, mentre il governo si intromette in tutto, smentendo ogni 52 precedente ideologia liberale e libertaria, e dominando l’economia, l’istruzione (obbligatoriamente statale), la religione, ed ogni altra dimensione dell’esistenza individuale o collettiva. Non siamo affatto in presenza di uno Stato liberale, al quale sin dalla fine del XVIII secolo le teorie di Wilhelm von Humboldt avevano posto dei precisi limiti”. Il marchese Mortillaro, marito e padre affettuoso, ebbe una vita intensa, coltivò studi umanistici e scientifici (scoprì un fungo raro, portò avanti la ricerca sulla storia dei musulmani in Sicilia, si occupò di antiche pergamene…). Emerge dal libro come uomo religioso, onesto e corretto nell’operare. Seppe contrastare l’operato dei “caporioni della camorra”, riorganizzando – militarizzandola – la Dogana di Palermo, come pure quelle di Catania e di Messina. Sappiamo, al contrario, come con i Savoia tutte le mafie presero vigore... Negli ultimi anni del Regno delle due Sicilie, le nuove dottrine illuministiche, laicistiche, razionalistiche e massoniche si diffondevano anche a Corte, producendo gravi danni. Minavano, infatti, le fondamenta della monarchia e della società. Il Mortillaro si mostra particolarmente critico nei confronti dell’Illuminismo che non portò la luce che avrebbe voluto, ma fece imboccare agli uomini e ai popoli una strada sbagliata, di schiavitù e di immoralità smentendo le sue grandi promesse. E’ certo che il regno sabaudo peggiorò le cose... Secondo Mortillaro, libertà, giustizia, moralità hanno in Dio e in Gesù Cristo il proprio fondamento, il cosiddetto razionalismo è solo una pericolosa illusione che allontana dal bene e dalla giustizia sociale. Il socialismo comporta la barbarie, fingendo di togliere ad alcuni per dare ad altri fa sparire il lavoro e il capitale, ripudia tutte le tradizioni e le condizioni di civiltà conosciute e, mentre predica un mondo di pace, di fatto produce violenza, odio, invidia e vendetta. Il socialismo disprezza la famiglia cristiana, sorgente degli affetti più puri e lavora per sottrarle i suoi naturali mezzi di sostentamento e la proprietà privata. Anche la sottrazione dei beni ecclesiastici alla Chiesa, condotta dopo l’unificazione italiana, che cosa comportò? Forse una più equa ripartizione delle ricchezze tra le classi sociali? Niente affatto, soltanto l’ulteriore arricchimento di pochi, peggiorando di molto la condizione dei poveri cui venne a mancare il sostegno economico della Chiesa. Questa, però, nonostante le difficoltà insorte e la lotta serrata dei “cosiddetti laicisti” (per i quali l’uguaglianza non fu altro che una parola da sbandierare), riuscì a portare avanti molte opere importanti di carità come, ad esempio, il Boccone del povero. Attualissime anche le espressioni del Mortillaro sullo stolto spreco delle risorse (vedi consumismo) o sul Conclave, ghiotta occasione per i soliti detrattori del papa e della Chiesa per scatenarsi coi giudizi più cinici e infamanti senza minimamente cogliere l’azione dello Spirito Santo e la grandezza del successore di Pietro eletto in quell’occasione. Poveri noi, che dobbiamo oggi assistere impotenti alla distruzione della famiglia e dei generi, alla procreazione in laboratorio e a tante altre mostruosità. La Chiesa però – diciamo qui per concludere – nonostante le guerre e gli odi è ancora viva e salda e le forze del male non prevarranno. Lydia Gaziano AttUALItA’ Attività del Movimento per la vita alla parrocchia di santa rosalia benedette le mamme in attesa Da più anni la parrocchia di Santa Rosalia celebra a Palermo la festa dell’Annunciazione con la benedizione delle mamme in attesa, grazie alla disponibilità del parroco Don Giuseppe Bruno e di Giovanni Alessi, da anni socio molto attivo del Movimento per la Vita locale, che offre le piantine e i gadget dell’associazione quale augurio per la vita nascente. Quest’anno il momento liturgico si è svolto l’8 aprile. La comunità parrocchiale di Santa Rosalia si è pure distinta in città per avere attivato in questi ultimi anni circa 20 Progetti Gemma, l’iniziativa del Movimento per la Vita italiano che consente di adottare a distanza una mamma in difficoltà e salvare, insieme a lei, dalla disperazione anche la vita del bambino che porta in grembo. Chiunque, da solo o in gruppo, può attivare tale Progetto versando 160 € ogni mese x 18 mesi. Per contatti, telefonare al numero verde 8008.13000. Corso di formazione organizzato dal Movimento per la Vita di Palermo “Libertà di scelta e Vangelo della Vita”, Maggio 2013: ore 16.00-18.00, Parrocchia Regina Pacis, Piazza IV Novembre - Palermo. Nell’anno della Fede 2013, il MpV vuole offrire l’opportunità di un approfondimento delle tematiche sulla vita umana, dal concepimento alla morte naturale, attraverso la riflessione su alcuni aspetti profeticamente annunciati nell’Evangelium Vitae da Giovanni Paolo II. “Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per mettere in atto una grande strategia a favore della vita… Si deve cominciare dal rinnovare la cultura della vita all’interno Rosa Rao, presidente MpV di Palermo delle stesse comunità cristiane” per evitare la “dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita” (E.V., 95). Programma. Giovedì 2 maggio: Il prodigio della vita umana e le falsità ideologiche: Dott.ssa Sandra La Porta - Pediatra; Prof.ssa Lydia Gaziano Scargiali - Giornalista. Venerdì 17 maggio: Sofferenza umana e conseguenze della “cultura di morte”: Dott. Massimo Sole; Dott.ssa Claudia Di Pietra - Psicologa e psicoterapeuta. Venerdì 24 maggio: Lo sguardo sul concepito e le scelte economiche: Dott. Raffaele Pomo - Neonatologo; Prof. Giuseppe Notarstefano - Facoltà di Economia, Università degli Studi di Palermo. Venerdì 31 maggio: Educazione e politica a servizio della vita: Prof. Nicola Filippo- ne; Avv. Flavia Odoroso - Presidente Movimento U.e P. Gli incontri saranno guidati da Padre Giovanni Basile, parroco della chiesa Regina Pacis. Per informazioni e contatti: Rosa Rao, Presidente MpV di Palermo – 339.3768343 [email protected]. Un conforto spirituale per superare un momento difficile La pastorale per le persone separate Chi vive il dramma della separazione dal coniuge può trovare conforto tramite la “Pastorale per le persone separate”. Si offre, così, un percorso spirituale per aiutare a superare un momento di difficoltà. La pastorale è stata approvata dall’arcivescovo Salvatore Di Cristina ed è iniziata nel 2013. Il primo passo è di accettare e capire di essere figli di Dio. Se io conosco Dio padre e il suo amore, io non subisco un’imposizione, ma metto in opera la sua parola. Il secondo passo è il perdono, un momento difficile che va preparato. L’obiettivo è di ridare serenità per far tornare la voglia di vivere e di ricostruire l’armonia familiare che si era persa. In alcuni casi si hanno persino delle riconciliazioni. Dopo un anno si può rinnovare la promessa, si fa una cerimonia con una festa e un brindisi. Vengono invitati anche i parenti dei separati. Gli incontri avvengono di fronte la chiesa di Sant’Oliva, corso Calatafimi 763 la domenica (17,30/19,30), tel 091345744 – per informazioni digitare mariapiacampanellaseparatipalermo. 53 AttUALItA’ Parla il preside Nicola Filippone. Si intravede a destra il direttore Carmelo Umana. Nella foto accanto Padre Pino Puglisi Al Don bosco ranchibile Convegno su Don pino puglisi martire della mafia Si avvicina il giorno (l’imminente 25 maggio) in cui Padre Pino Puglisi sarà beatificato. Con l’approssimarsi di tale data è opportuno ricordare la luminosa figura ed approfondirne il significato e il valore. Oggi, infatti, Don Pino è più vivo che mai nei cuori e nel ricordo di quanti ancora lo amano nel ricordo. Il Convegno dal titolo “Don Pino Puglisi martire della mafia”, organizzato dal Centro Studi giuridici e sociali Cesare Terranova e dall’Istituto Salesiano Don Bosco Ranchibile con la collaborazione del laboratorio di teatro del Don Bosco, diretto da Gianpaolo Bellanca ha avuto relatori ed ospiti d’eccezione: Luigi Patronaggio, sostituto procuratore generale di Palermo, Annamaria Palma Guarnier, presidente del Centro Studi Cesare Terranova, Don Carmelo Umana e Nicola Filippone, rispettivamente direttore e preside dell’Istituto Don Bosco. Ha coordinato il giornalista del Sole 24ore Nino Amadore. Le conclu- 54 sioni sono state affidate a Pierfausto Frisoli, Superiore dei Salesiani per l’Italia e il Medio Oriente. La figura dell’imminente “beato” è stata vista dai conferenzieri in controluce, rispetto al grigiore dell’ambiente ostile in cui operava. E’ stato così giustamente esaltata la sua figura, divenuta esemplare per la lotta contro il malaffare ed a favore di una gioventù meglio seguita, educata ed avviata verso le scelte della morale religiosa, civile e sociale. Uno dei temi più interessanti ha illustrato il valore etimologico della parola martire, un aggettivo stabilmente legato al nome di Don Puglisi. Secondo la tradizione cristiana, i martiri (dal greco μάρτυς, «testimone») sono coloro che per diffondere il messaggio evangelico sono incorsi in pene e torture, fino alla pena capitale, considerando gli esiti estremi della loro vocazione come sacrificio della propria vita, sull’esempio del sacrificio e della volontà umana di Gesù. Tale termine viene attribuito originariamente solo agli antichi martiri del primo periodo e relative persecuzioni. Ma in tempi successivi i martiri, come coloro che abbiano testimoniato la propria fede nonostante la persecuzione, sono stati anche quei cristiani vissuti in un contesto sociale ostile. In onore all’antico principio per cui i martiri erano i santi per eccellenza, l’attribuzione da parte pontificia della definizione di martire esclude che per la santificazione si renda necessaria la prova dei miracoli avvenuti per loro intercessione. Padre Puglisi si avvia così alla beatificazione e ad una probabile veloce santificazione. Dedicare un convegno fitto di dotte argomentazioni morali come quello del Don Bosco è stato certamente di grande utilità per un uditorio composto in gran parte da studenti, ma anche da docenti e numerosi ospiti. Lydia Gaziano A AttUALItA’ Dal Liceo scaduto bagheria lumi su un problema nazionale scuola e contributo alunni: polemica in corso Tante parole si spendono oggi sulla scuola pubblica. E, di sicuro, non sono prive di una certa ambiguità e, spesso, neppure di veleno. Gli italiani dicono di essere stanchi delle polemiche, ma non fanno che crearne di nuove e, in tante circostanze, anche per il puro piacere di farlo. La polemica che più investe oggi la scuola pubblica riguarda niente poco di meno che il contributo scolastico, quel celebre contributo di cui si parla da oltre un anno e di cui si sono occupati i programmi televisivi e le più note testate giornalistiche. Il problema più allarmante non è tanto che sia in corso una polemica, ma che molti tra studenti, genitori e, secondo i malpensanti, anche vari professionisti del settore, non sappiano neanche bene che cosa sia questo contributo. Ogni anno i genitori pagano alle scuole dei loro figli una somma di denaro variabile che la scuola utilizza per finanziare le attività integrative, come pagare gli esperti esterni di molti progetti e corsi pomeridiani, finanziare il viaggio d’istruzione agli alunni più bisognosi e così via. É inoltre indispensabile specificare che, contrariamente a quanto molti pensano a causa di una diffusa disinformazione, il contributo alunni non può essere utilizzato dalle scuole per fini quali la manutenzione dell’edificio scolastico o gli acquisti di beni, spese che vengono affrontate grazie a dei fondi appositamente erogati dallo stato (qualora in una qual misura vengano erogati). Il contributo alunni deve assolutamente tornare agli studenti, per i fini che sono stati elencati sopra. Questa somma di denaro costituisce infatti un introito fondamentale e alle volte persino indispensabile per le scuole italiane e in particolare per quelle del nord Italia: basti pensare che per molti istituti del nord Italia questo contributo costituisce un’altissima percentuale delle entrate totali. Scendendo lungo lo stivale la situazione sembra però invertirsi pian piano: Palermo è infatti la città italiana in cui gli introiti dei privati costituiscono la percentuale più bassa rispetto alle entrate totali. Tali incisivi dati ci mostrano come le scuole italiane abbiano instaurato un’assoluta dipendenza da tale contributo, tanto che quando, in concomitanza con l’attuale crisi economica, quest’ultimo ha cominciato pian piano a venir meno, esse sono entrate in uno stato di panico e allerta che ha causato le reazioni più disparate, al punto che alcune scuole hanno chiesto il contributo per potere confermare le iscrizioni dei nuovi alunni. In un istituto tecnico del NordItalia alcuni alunni hanno anche dichiarato di aver ricevuto un ultimatum dal loro dirigente scolastico: o i contributi o la sospensione. Che un atteggiamento del genere sia assolu- tamente negativo nessuno può metterlo in dubbio: l’istruzione pubblica è e deve essere gratuita e accessibile a tutti. Proprio questo ha deciso di mettere in chiaro il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo in un’apposita circolare, che recita “Si ricorda, ancora una volta, il principio dell’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione, previsto dall’articolo 34 della Costituzione […]. Qualunque somma, ulteriore alle tasse erariali e a quanto strettamente necessario per il rimborso di spese sostenute dalla scuola per conto delle famiglie, può essere quindi richiesta soltanto quale contribuzione volontaria, erogazione liberale con cui le famiglie, con spirito collaborativo e nella massima trasparenza, partecipano al miglioramento dell’offerta formativa e al suo ampliamento al di là dei livelli essenziali.” Profumo, del resto, non fa che chiarire lo “spirito delle leggi”. Elemento fondamentale è la gratuità dell’istruzione, un diritto fondamentale di ciascun cittadino: il contributo dipende pertanto, come suggerisce il termine stesso, dalla discrezionalità della famiglia dello studente. Infine la recente crisi ha messo a dura prova l’economia di molte famiglie, che si sono ritrovate a chiedersi il perché di una simile spesa; il fatto che se ne siano chieste il perché non ha però determinato un’inversione di rotta rispetto alle abitudini precedenti. Se infatti le famiglie pa- gavano il contributo in momenti economici sicuramente più felici di questo, lo hanno fatto anche stavolta, mantenendo per le scuole le percentuali delle entrate pressoché invariate e dando una meravigliosa testimonianza: l’Italia, anche in un momento come questo, continua a scommettere sull’importanza dell’istruzione e della cultura. Questo dato non ha però distolto l’attenzione del Ministero dagli atteggiamenti intimidatori di alcuni istituti, tant’é che, nella sopraccitata circolare, si legge anche : “Ove dovessero pervenire a questo Dipartimento ulteriori segnalazioni di irregolarità, queste saranno trasmesse ai direttori degli Uffici scolastici regionali, i quali, nell’ambito della propria esclusiva competenza, provvederanno ad operare tempestivamente le opportune verifiche ed eventualmente ad assumere tutte le conseguenti determinazioni, anche di carattere sanzionatorio, in relazione alla gravità dei fatti contestati...” La circolare è molto chiara e i toni particolarmente incisivi. Eppure leggendo queste parole ci si chiede se davvero sia necessario dover scrivere una simile circolare: è possibile che alcune scuole adottino una sorta di recidiva? Ed è possibile che il Ministero si ritrovi costretto ad intimare controlli e revisioni nei confronti delle sue diramazioni? Alessia Girgenti Addetto stampa del liceo classico “F.Scaduto” Da laici cattolici vogliono tornare all’impegno in politica Nasce a Palermo il movimento UeP (Uguali e partecipi) che è stato presentato con la partecipazione di Padre Felice Lupo, noto parroco di Sant’Eugenio Papa nei locali della chiesa. Il movimento, fondato da Flavia Odoroso, avvocato palermitano, crede che la “Vita buona del Vangelo”, assunta come “regola aurea” di comportamento, possa migliorare la vita personale e sociale. Vuol, quindi, contribuire, passo dopo passo, ad una “ventata” di totale novità nella classe politica. Il movimento parla di “Uomini Nuovi per una Società di Uguali e Partecipi” (UeP) e si propone una serie di obiettivi a favore della qualità della vita, di un più razionale utilizzo delle risorse nell’ottica del progresso della Sicilia e nella considerazione di valorizzarne la centralità come crocevia culturale ed economico del Mediterraneo... Recente è l’inaugurazione del 2° Corso triennale di formazione socio-politica del Movimento “Uomini nuovi per una società di uguali e partecipi”, andata benissimo: più di trecento persone intervenute anche dalla provincia di Palermo. E’ stata una soddisfazione – dicono i promotori – perché sono intervenuti anche rappresentanti di movimenti che lavorano nel sociale e per l’affermazione dei diritti civile. Alcuni incontri interessanti sono stati promossi, sempre nei locali di Sant’Eugenio Papa. Ricordiamo soprattutto quello con il giornalista piemontese Lorenzo Del Boca (è stato presidente nazionale dell’Ordine), un pensatore – non frequentissimo – di tendenza cattolico liberale, che si inserisce nel filone torinese di Luigi Einaudi, ma a cui appartiene anche Luigi Sturzo. Del Boca ha passato gran parte della vita a Torino, città di Francesco Forte e Sergio Ricossa e propende per la “ineluttabilità” di organizzare una società libera, libertaria e liberale. Un altro incontro sul tema La famiglia e la vita a partire dalla Costituzione ha avuto per relatore Pino Morandini, vicepresidente nazionale Movimento per la vita, su un tema tanto caro e dibattuto da Palermoparla. Infine, il Cav dr Pasquale Amico, presidente dell’Unione nazionale cooperative si è intrattenuto su Crescita e sviluppo: lavoro e impresa. Adriana Barbera 55 UMorIsMo di Nino Martinez Addio alle gambe Ecco l’agghiacciante profezia di uno scienziato: nell’arco dei prossimi millenni, l’uomo perderà gradatamente la funzione delle gambe, destinate ad atrofizzarsi e a diventare un’inutile appendice del corpo, un peso morto. E, quel che è peggio, andando avanti nel tempo, secondo la nota teoria di Giovanni Battista, Pietro, Antonio Monet de Lamarck sulla modificazione degli organismi dovuta all’influenza dell’ambiente, le gambe finiranno con lo scomparire. Come è già avvenuto per la nostra coda (che ancora oggi hanno solo gli animali e gli sportelli degli uffici postali…). Su che cosa si basa la profezia? Sul fatto che l’uomo ha ridotto e continua a ridurre inconsciamente l’uso degli arti inferiori. Esce di casa la mattina, dopo molte ore di letto, e prende l’ascensore anche se abita al primo piano; fa pochi passi e s’infila in auto; posteggia a breve distanza dall’ufficio, dove l’attende una comoda poltrona, sulla quale inchioda il culo per parecchie ore davanti a infernali strumenti (computer, calcolatrice, telefax, telex, telefono, oltre al telefonino personale). All’ora di pranzo, riprende l’auto per tornare a casa dalla quale lo separano poche centinaia di metri. Sale con l’ascensore e subito si siede a tavola e, dopo il pranzo, a letto per il pisolino. Quindi, torna alla comoda poltrona dell’ufficio o alla sedia del negozio. La sera, a fine cena, inspiegabilmente stanco, si spalma sul divano e guarda la Tv, le palpebre socchiuse dal sonno. In 24 ore, le gambe dell’uomo si sono mosse sì e no un quarto d’ora. La domenica, però… Già, la domenica, vero è che ci si alza più tardi, ma, poi, finalmente, si va fuori città. In macchina, ovvio. E, arrivati in campagna o al mare, ci si siede sull’erba o sulla sabbia o, in maniera più riposante, su una sdraio. L’auto è senza dubbio il mezzo che ha la maggiore responsabilità sulla distruzione dell’uomo. La cui vita per l’80% si svolge all’interno di essa. Non ci si incontra più, quasi finiti i contatti umani. Solo, quando è possibile, un fuggevole salutino con sventolio di mano da un finestrino all’altro. Senza accorgercene (e mentre le industrie automobilistiche vomitano continuamente sul mercato milioni e milioni di seducenti macchine), corriamo verso l’alienazione. Inscatolato, schiavo di questo mezzo, l’uomo diventa sempre più cattivo, disposto a odiare e addirittura a uccidere se subisce un incidente, o un sorpasso azzardato, o una rischiosa precedenza arbitraria. Gran parte del tempo in cui trasferiamo il nostro domicilio in auto, la trascorriamo in cerca di posteggio. E qui viene attuato un giochetto crudele. Percorse due o tre volte le strade di uno stesso quartiere (maledicendo chi, precedendoci, riesce a trovare, per miracolo, uno spazio), finalmente scorgiamo felici un essere nell’atto di aprire uno sportello di un’auto dal lato guida. “Se ne va” pensiamo euforici, apprestandoci a subentrare nel posto a breve libero. Ma l’essere, che ha già aperto lo sportello, rimane ancora in piedi sulla strada; ci guarda, ha un sorriso cinico, maligno; solleva una mano e fa oscillare l’indice per dire: “Non me ne vado”. Poi, lentamente, entra e curva il busto sul sedile, fingendo di cercare qualcosa. Si tratta di un gioco impietoso che implica il fulmineo risveglio della belva che è in noi. E, purtroppo, – o fortunatamente – scopriamo che augurare i mali peggiori non serve a niente. Altrimenti, immaginate quante centinaia di automobilisti ogni giorno morirebbero all’istante di infarto o di ictus… Ma torniamo alle gambe. Se si avvererà la profezia, l’uomo del terzo o quarto millennio non le avrà più. Fungeranno da gambe gli arti superiori, le braccia, che tenderanno ad allungarsi e assottigliarsi per assolvere meglio al loro nuovo compito; e, pertanto, il corpo umano avrà un altro “design”, assumerà, infatti, la sagoma delle galline e camminerà beccheggiando. E, quando immancabilmente si compirà, per esclusiva colpa nostra, questa mostruosa trasformazione, dimostreremo di avere avuto da sempre in comune con le galline, il cervello. Ma c’è, inoltre, da fare una considerazione di ordine religioso molto più grave: l’uomo, così orrendamente ristrutturato dalla natura, come potrà continuare ad affermare di essere “a immagine e somiglianza di Dio”? E, allora, forza, da subito: CAMMINIAMO! Vignetta inviataci in esclusiva da Roma dal noto vignettista Ranucci, detto Rancho 56 speTTACOli / CineMA Frenetica passion di Eliana L. Napoli Rubrica creata da Gregorio Napoli Magici i cineasti siciliani del momento C’è pure la Quatriglio Ciprì, Andò e un Tornatore da Oscar Momento felice per i registi siciliani. Dopo gli ottimi risultati conseguiti al festival di Venezia da Daniele Ciprì con E’ stato il figlio, l’unico italiano ad aggiudicarsi un premio, e da Costanza Quatriglio con il bel documentario Terramatta, il nuovo anno ci sorprende ancor di più con due opere che per qualità e livello artistico sono in grado di competere con la miglior produzione internazionale. Con felice intuizione, il tre gennaio, mentre ancora ristagnavano nelle sale le modeste proposte commerciali legate alle festività natalizie, Giuseppe Tornatore irrompe sugli schermi italiani con La miglior offerta, puntando sull’effetto sorpresa ma anche su quel velo di mistero che sempre circonda i suoi film fino alla vigilia dell’uscita nelle sale. E la risposta del pubblico in tutt’Italia ha del miracoloso. Incassi record ed ampi consensi della critica. A Palermo poi un simile afflusso nelle sale non si vedeva da anni. Ma a cosa si devono risultati così sorprendenti? La miglior offerta, come ha affermato lo stesso Tornatore, è “una novità, un voler voltar pagina rispetto al passato”. Dopo il modesto successo di Baaria, con incassi di molto inferiori ai costi, Tornatore cambia registro. Il suo film segna un distacco, forse definitivo, dalla “sicilitudine” di cui è permeato in maniera preponderante il suo immaginario cinematografico. Di certo questa nuova opera si aggiunge a quella galleria, numericamente inferiore ma assai significativa, di film diversi per ambientazione ed atmosfera, che inizia nel 1994 con il film culto. Una pura formalità, da molti critici considerato il suo capolavoro, prosegue nel 1998 con La leggenda del pianista sull’oceano e riprende dopo una lunga pausa nel 2006 con La sconosciuta. Un filone questo che si rivolge ad un pubblico più cosmopolita. La miglior offerta infatti è girato in inglese e si avvale esclusivamente di attori stranieri, una scelta coerente con il soggetto e con l’ambientazione, un’ “indefinita Mitteleuropa”, quasi sempre irriconoscibile, ad eccezione delle scene girate a Praga. E tuttavia il film è rigorosamente italiano per il cast tecnico e la colonna sonora, un Morricone differente, più impersonale e classicheggiante, ma non per questo meno efficace. Autore, come sempre, del soggetto e della sceneggiatura (pubblicata da Sellerio editore) Tor- Il cast del film “È stato il figlio”. Da sinistra: Francesco Falco, Daniele Ciprì, Aurora Quattrocchi, Toni Servillo e Giacomo Civiletti natore ha costruito una storia veramente originale, intrigante ed enigmatica, che in una serie di colpi di scena finali, offre allo spettatore più di una chiave di lettura. Magna pars del suo successo è il personaggio centrale, il battitore d’aste e collezionista egli stesso Virgil Oldman, interpretato da un magistrale Geoffrey Rush. Solitario e un po’ nevrotico, Oldman si dedica al suo mestiere in maniera totalizzante e maniacale. Misantropo ma non del tutto misogino, alle donne si accosta solo idealmente, amandole attraverso la contemplazione della sua personale collezione di meravigliosi ritratti femminili. La sua monotona routine viene però stravolta da Claire (Sylvia Hoeks), fanciulla affetta da agorafobia, che comunica con gli altri solo a voce, senza mai mostrarsi e vive in volontaria clausura in una villa in disfacimento ereditata dai genitori, i cui arredi affida alla sua valutazione, decisa a venderli all’asta. Quando finalmente la fanciulla si svela al protagonista in tutta la sua bellezza, nasce fra i due un’appassionata storia d’amore. Ma anche altri singolari personaggi sono determinanti negli sviluppi della vicenda. Fra di essi Robert (Jim Sturgess), giovane ed abilissimo restauratore di congegni elettronici che as- La regista di “Terramatta” Costanza Quatriglio sembla i pezzi di un automa attribuito a Jacques De Vaucanson - il primo a creare nel ‘700 simili meccanismi - ritrovati poco alla volta da Oldman nei meandri della fatiscente villa. E c’è anche l’amico Billy (Donald Sutherland), pittore senza talento che lo aiuta ad aggiudicarsi nelle aste i ritratti femminili di cui è appassionato collezionista. Ricco di implicazioni metalinguistiche e segue a pagina 58 57 speTTACOlO > Geoffrey Rush, interprete del film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore Roberto Andò, regista del film “Viva la Libertà” di un variegato tessuto ideologico e metaforico (il rapporto fra arte ed amore, il sottile confine fra apparenza e realtà), il film piace per la mescolanza di generi, perché è al contempo romanzo sentimentale e thriller psicologico con sfumature noir. Ma affascina anche per l’impeccabile ritratto dell’insolito protagonista. Pochi i difetti, che si evidenziano nella parte finale, dove i copiosi indizi che consentono di accedere alla soluzione del mistero, sacrificano parte del suo fascino sottile ed ambiguo. La miglior offerta rimane comunque un film grandioso ed avvincente per la ricercata composizione delle inquadrature, per la ricchezza delle immagini, le fastose scenografie, la bravura degli interpreti e l’originalità dell’impianto narrativo. Dopo il suo trionfo in patria, continua a raccogliere consensi in una platea internazionale e non è difficile prevedere una pioggia di prestigiosi riconoscimenti, Oscar inclusi. Ancor più sorprendente, in quanto inaspettato, il successo di Viva la libertà di Roberto Andò. Uscito un po’ in sordina 58 nei giorni in cui i media dedicavano ampio spazio al Festival di Sanremo, trascurando le altre forme di spettacolo, il film si è conquistato in breve tempo le lodi incondizionate della critica, registrando anche una straordinaria affluenza di pubblico. Vale la pena, per chi non lo conoscesse già, dare qualche informazione sul bravo regista. Palermitano, da tempo trasferitosi a Roma dove generalmente vive e lavora, Andò è un intellettuale di vasti interessi che si dedica alacremente anche al teatro e all’opera lirica, è sceneggiatore ma anche scrittore (suo è il romanzo cui il film si ispira: “Il trono vuoto”, edito da Bompiani, vincitore nel 2012 del Campiello e del Vittorini Opera Prima). Al cinema ha sempre dedicato una particolare attenzione e i suoi film precedenti – da Diario senza date (1995) a Il manoscritto del principe (2000), ai più recenti Sotto falso nome (2004) e Viaggio segreto (2006) – colti e raffinati, generalmente apprezzati dalla critica ma destinati ad un ristretto pubblico di élite, privilegiavano il registro drammatico e un certo compiaciuto intellettua- lismo. Viva la libertà inaugura per Andò una nuova stagione, sceglie un linguaggio più immediato e universale e un approccio nuovo, di sorridente ironia e accattivante leggerezza. In scena due personaggi diversi e speculari, due gemelli che secondo la miglior tradizione letteraria (dai “Menecmi” plautini in giù) e le teorie psicanalitiche sull’alter ego, incarnano aspetti antitetici, apparentemente inconciliabili, di una stessa personalità. Accade quindi che Enrico Oliveri (Toni Servillo), segretario del maggior partito d’opposizione, cinico e disincantato, decida di dileguarsi per un po’, giusto in prossimità delle elezioni, mettendo in grave imbarazzo la sua parte politica. Per un caso a prendere il suo posto – complici la moglie Anna (Michela Cescon) e il suo portaborse Andrea Bottini (Valerio Mastandrea) – sarà il suo gemello Giovanni Ernani (lo stesso Servillo), un illustre filosofo, soggetto a crisi ricorrenti di follia, che libero dalle logiche e dai condizionamenti del potere, porta nella campagna elettorale una ventata d’aria nuova. Il suo è un appello sincero e vibrato alle coscienze degli elettori, un invito ad una responsabile partecipazione alla vita politica. Un messaggio emblematicamente racchiuso in una bella poesia di Bertolt Brecht, grondante passione civile, che Ernani – eccellente trovata – recita nel comizio di chiusura e che arriva direttamente al cuore dell’uditorio. I sondaggi risalgono vertiginosamente capovolgendo le sorti del confronto elettorale. Intanto Enrico, dal suo rifugio in terra di Francia, accanto a Danielle (Valeria Bruni Tedeschi) un amore di gioventù, osserva, riflette e cerca di guarire le sue ferite. Roberto Andò ha costruito un film di mirabile armonia ed equilibrio che deve parte del suo successo ad un cast d’eccezione (da un sobrio ed efficace Valerio Mastandrea a uno strepitoso Toni Servillo), intriso di sorridente e divertita ironia e capace di coniugare leggerezza e profondità. Un’opera multistrato con diversi piani di lettura, ricca di una cultura non pedante e non ostentata. Come nei tempi di una sinfonia classica, commedia e dramma, riflessione e leggerezza si compongono armoniosamente. Merito di una sceneggiatura puntuale, arricchita da dialoghi densi di significati sotto la superficie leggera e brillante, e dalle sobrie ed eleganti sottolineature musicali di Natale Betta che ben si sposano con le armonie schubertiane e con le note travolgenti della sinfonia verdiana de “La forza del destino”. Non solo monito ad una politica che ha perso il senso stesso della sua missione, ma metafora della vita stessa, il film è invito a vincere l’inerzia e la paura e messaggio positivo di speranza. Il pubblico si diverte ed apprezza. In un panorama cinematografico generalmente piatto e privo di idee innovative non è risultato da poco. Eliana Lo Castro Napoli speTTACOlO Amarcord del regista a Montelepre da Giuseppe Tornatore Giuliano in “Francesco Rosi io lo chiamo cinematografo” Mi hanno sempre chiamato professore – dice Francesco Rosi – per la mia mania di precisare tutto, di mettere ogni cosa a posto. Hanno cominciato presto, Gianni di Venanzo direttore della fotografia già mi chiamava professore. Ma lo dicono con rispetto. Nel cinema il rispetto non sempre c’è. Se fai dei film come, Cristo si è fermato a Eboli, con un testo così alto devi per forza fare il professore. I film fanno di testa loro. Un film è come un mulo, se lo si obbliga ad andare dove non vuole, quello non ci va. Spara calci, ma non ci va. Così parla di se stesso il regista visto da Giuseppe Tornatore che ne raccoglie parole e ricordi in “Francesco Rosi, Io lo chiamo cinematografo”. Quando ripenso a Salvatore Giuliano – prosegue Rosi – penso che veramente quel film abbia determinato una svolta, un altro modo di raccontare. Era nato un giorno dopo di me, il 16 novembre 1922 e fu ucciso il 5 luglio del 1950. Appena il cadavere fu rinvenuto, le redazioni dei giornali di tutto il mondo impazzirono. Andavamo in treno e parlavamo di Giuliano, forse perché i giornali erano pieni di notizie riguardanti la sua morte. Il film l’ho fatto poi nel ‘61, ma ne seguii le vicende. Leggevo tutto su quel personaggio diventato così popolare in Italia e nel mondo, tutti avrebbero voluto saperne di più… Così convocai Franco Solinas insieme a Suso d’Amico e dissi che saremmo andati in Sicilia insieme con Provenzale. Andammo a conoscere Palermo, la città che conserva nell’anima la grande civiltà araba. Poi siamo andati a Partinico e Montelepre, dove Suso volle subito visitare il cimitero. C’era la tomba di Giuliano e ci fece impressione. Vi andavano molte donne soprattutto straniere, che portavano fiori. Perché Giuliano era anche bellissimo. Pare che la giornalista svedese Maria Cyliakus, che l’aveva intervistato, avesse avuto con lui frequenti incontri d’amore. In paese cercavamo di restare sempre in incognito. Ci sforzavamo di capire i cittadini di Montelepre, che allora erano per me un mistero assoluto… Dopo, quando mi ci sono stabilito, hanno cominciato a riconoscermi perché ero sui giornali. Ma ormai non era più un problema, dovevo solo diventare un monteleprino, uno di loro. Con i miei sceneggiatori parlavamo, ci confrontavamo, abbiamo incontrato un grande personaggio, l’avvocato Nino Sorgi, padre di Marcello, uno dei massimi conoscitori della Sicilia e della mafia. Era giovanissimo, aveva 37 anni. Diventammo subito amici. La prima grande difficoltà da superare era di fare un film su un personaggio che era esistito davvero ed era stato ucciso, quindi avrei dovuto impadronirmi di un pezzo della vita di quest’uomo per rappresentarla. Lì ho capito che dovevo diffidare di uno stile narrativo canonico. Dovevo rendere comprensibile la relazione tra i siciliani e la cultura mafiosa, un traguardo complicatissimo. E un racconto cinematografico tradizionale avrebbe fatalmente sbilanciato il film sulla figura di Giuliano. Invece quella realtà io dovevo penetrarla da tutte le parti, capire ciò che se ne era scritto, per esempio le tesi di Francesco Renda. Dovevo entrare nei legami che c’erano tra il contadino di Montelepre e la spinta verso il potere mafioso. Intuire che bisognava rifuggire dal modello del racconto romanzato. La mia idea era ovviamente incomprensibile agli altri e dovevo andare avanti da solo. Dissi: ragazzi ho in mente un altro schema, adesso metto su carta quello che ho in testa. A Montelepre mi accorsi che la strada da fare era lunga. Il sindaco Giovanni Provenzano, amico d’infanzia di Giuliano, si era schierato col film e riceveva attacchi dai cittadini. Perciò si decise di tenere un dibattito popolare davanti ai maggiorenti del paese. Quell’incontro lo avevo chiesto io. Se n’era occupato Nino Sorgi, certi rapporti li manteneva lui. In effetti nessuno del luogo sapeva che film avrei fatto; capirono solo che non volevo fare un film romanzato, con personaggi aggiunti. Dopo il benestare della famiglia Giuliano, la lavorazione durò un intero anno. C’è un libro bellissimo di Tullio Kezich, Salvatore Giuliano, e credo sia il più bel diario di lavorazione di un film mai scritto. Prosegue Francesco Rosi: come ho detto non volevo seguire una narrazione classica e volli che Giuliano rimanesse nel mistero… Così di lui sai solo che agisce e che per un po’ tiene in pugno la situazio- Giuseppe Tornatore consegna il Leone d’oro alla carriera a Francesco Rosi ne, ma non può entrare poi nella storia per i vari aspetti non chiariti... A Portella della Ginestra, vista la montagna, dissi: non si deve vedere chi spara, oppure viene un film all’americana. Lo sparo deve solo venire dalla montagna. Anche per la morte di Giuliano ho fatto la stessa cosa. Vediamo la casa Di Maria, la vediamo dall’esterno di notte, sentiamo uno sparo… Non è sicuro sia stato Pisciotta e così non l’ho fatto vedere...” “Mentre giravi, eri consapevole di fare un gran film?”. Vuoi la verità? Capivo che dovevo andare avanti. Sapevo che stavo raccontando qualcosa che andava raccontato. Poi, superate le pastoie della censura, il film uscì nelle sale, io stesso lo avrei rivisto al cinema Adriano. Rifiutato a Venezia fu selezionato per il festival di Berlino, che lo premiò con l’Orso d’argento. Una proiezione memorabile, il pubblico applaudì a lungo. “Come è stata la proiezione a Montelepre?” Ai monteleprini lo avevo promesso “la prima proiezione sarà per voi”. La gente si portò le sedie per sedersi in piazza. Tutto si svolse in un silenzio incredibile, interrotto solo da risatine. Quella gente si riconosceva... Riconoscersi faceva scattare la risatina? Sì. E lo trovai bello. Conservo una foto di Paris Match, guarda quanta gente c’era. Era il 7 marzo, faceva un freddo cane. Terminata la proiezione, i monteleprini presero le sedie tornando a casa. Un silenzio assoluto, tutto siciliano. Ora dovrei chiedermi: se il vero Salvatore Giuliano non è morto, allora è probabile che abbia visto il film! “Buona questa, strano che non l’abbiano scritto!”. Aldo Librizzi Sintesi critica da “Io lo chiamo cinematografo” di Giuseppe Tornatore 59 RisTORAziOne’ nel ristorante dalla vocazione marinara il porto palermitano in bassorilievo Alla Rosa dei Venti un plastico eccezionale Aniello Paturzo ha lavorato mesi e mesi per realizzare un quadro a rilievo di grandi dimensioni del porto e della zona a mare di Palermo in cui ha lavorato per anni. Legno, colori ed altri materiali hanno contribuito a realizzare un’opera di eccezionale valore e di grande effetto. Il fondatore del ristorante La Rosa dei Venti Emanuele Riccobono, che sovrintende anche all’eccellente cucina del locale di Piazza Acquasanta a Palermo, dopo aver messo a disposizione il locale per l’esecuzione di questo bel lavoro, ha potuto esporlo perché facesse parte del suo arredamento. Gli avventori non possono fare a meno di esaminarne i particolari al vero.(foto di Francesco Italia) La movida GLi AmANTi. Si va sul sicuro. Modernità e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica. Così questo locale assolve all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia, vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’ un pub-ristorante, in piazzetta Colonna (fra via Cavour e via Roma). OLiVER. Si definisce restaurant bar, ma certamente è un punto di ritrovo gettonatissimo e ben gestito. Lo definiremmo un super pub. La signora Oliver e il suo socio si sono trasferiti da viale Strasburgo e hanno compiuto un nuovo salto di qualità. Adesso ospita, nelle sale liberty, anche la Club house Dioniso. Si trova in via Libertà angolo 60 via Gabriele D’Annunzio. Val la pena raggiungerlo per consumare una colazione leggera e stuzzicante, ovvero per trascorrere un po’ di tempo al tavolo a bere qualcosa di buono. mONTEzEmOLO. Food & beverage in questo restaurant bar che sa di modernità e in cui il personale è gentilissimo. C’è spazio sia al banco che ai tavoli e la possibilità di scegliere dagli stuzzichini ai piatti veri e propri corrono dalle bruschette, attraverso alcune ricette internazionali, fino al sushi e alle steaks all’americana. E’, insomma, un bel locale nel grande spazio che guarda piazza Unità d’Italia dall’angolo con via D’Annunzio. FUSO ORARiO. Nella seicentesca piazza Olivella lo “storico” nome di questo locale, che cresce sempre più nella considerazione cittadina. Non esitiamo a raccomandare questo pub originale e ben gestito. PELLE D’OCA. Vasta gamma con una buona pizza e un piatto di pollo a costo …abbordabile, così come gli arrosticini. Buona carne alla brace. Bevande da pizzeria: birre e vini. Si trova in piazza Marina. I ragazzi e i meno ragazzi vanno via contenti, spendendo anche meno di 10 euro. LE LUNETTE. Resiste all’inverno il fascino de Le Lunette, il locale all round, fra i pochissimi letteralmente sulla spiaggia, poco prima di Mondello paese. Ai bei tavoli in veranda è possibile ordinare di tutto: dai prelibati snack ai coloratissimi gelati hawaiani composti con frutta e gelato “made in Sicily”. Connubi unici al mondo d’ogni tipo. Ovviamente un sì ai cocktail. Chiuso nei mesi freddi. D ove andiamo stasera? RisTORAziOne iN CiTTA’ AL BRiGANTiNO. Un amico che non sbaglia ci segnala questo ristorante panoramico allineato sul breve ma “gustoso” lungomare di Sferracavallo. Ci riproponiamo di metterlo direttamente alla prova, ma frattanto – vista la raccomandazione – non esitiamo ad inserirlo fra i consigliati per rapporto prezzo qualità. 091 6911778. Ai VECCHiETTi (di “minchiapititto”). Un ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091 585606. COTTO A LEGNA. C’è anche il cervo sulla brace di questo ristorante con veranda in via Sciuti sulla destra prima delle suore e della scuola. Nell’atmosfera alpina si può prendere però anche la pizza e spendere “quanto si vuole”. Tutto buono, ci dicono i sondaggi… GRAFFiTi. Da sempre il ristorante “brilla di luce propria” nel pur apprezzabile e stimato Addaura Hotel. Il fondatore e proprietario architetto Corace ha sperimentato cosa significhi burocrazia “ostativa”, rimanendo bloccato sul problema dell’auspicato spazio a mare per …“4 ombrelloni”. All’anima degli incentivi al turismo! Ma ora il ristorante è curato personalmente dall’affabile moglie Silvana, che spesso è presente in sala. Dalla sua colta collaborazione con lo chef e dal fine tratto della signora, il locale è nato a nuova vita, si è riempito di ospiti, spesso legati da rapporti d’amicizia o divenuti amici per l’occasione. Il menù è sano e ricercato, rispettoso della tradizione nazionale, ma arricchito da ingredienti e piatti dalle nuove esperienze “etniche” che non guastano di certo. Il prezzo è più che corretto oltre che contenuto. (Pizzeria, pranzi speciali…) 0916842222 [email protected] iL GABBiANO A mONDELLO. In testa alla classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313. i CASCiNARi. Occorre andare nella non facile via D’Ossuna, presso il corso Alberto Amedeo, ma si scende dalla Zisa, via Marco Polo... Il risultato vale la ricerca. I due fratelli, da tempo titolari del ristorante, più volte segnalatoci dai lettori, vi lasceranno contenti. Cucina tipica siciliana, tutta buona, dagli antipastini ai dessert. Tel. 0916526212. Exè. Lo abbiamo provato per voi senza sconti: giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091 7909146. LA ROSA DEi VENTi a pochi metri dal mare di piazza Acquasanta, questo locale in stile marina riserva le sorprese suggerite dal vulcanico titolare Emanuele Riccobono, un tuttologo, un simpatico iperattivo che fa di questo locale un lavoro, una passione e un’espressione artistica. Le sorprese non mancano, tra cui la salsiccia …ovviamente “di pesce”. 091 6377825. STRAVizi. Il nome alletta: solo i vizi divertono, figuriamoci gli stravizi. Ma non c’è nulla da temere. Qui si va sul sicuro e il peggio dei vizi non arriva. Specie con i primi che sono deliziosi. Quanto il …conto. Trovatelo entrando da via Lincoln in direzione della Magione. Sarà una lieta sorpresa. iL COVO DEi BEATi PAOLi. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’ di mistero sì e qual- che pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634. LA mATTANzA. Fra i prediletti di Palermoparla che vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul mare della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298. iN PROViNCiA ANDREA iL PiRATA. Sempre a Terrasini, ma in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725. AL PALAzzACCiO. A Castelbuono, in pieno corso (via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si scopre questo ristorantino ben arredato e molto raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai porcini ai secondi di tagliata di carne e alle paste fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it NELL’iSOLA SCOPARi. A Mazara del Vallo. Osteria è il nome con cui si fa chiamare e il locale – lo dicono in molti – è rustico ed elegante al contempo. Ci finiamo una sera di freddo come in Sicilia ce n’è poche. Così mangiamo un po’ all’emiliana, che non guasta mai. Giungono una serie di portate, richieste da chi ci ospita, il caro Mimmo Targia, buongustaio come pochi, fra cui persino una pasta e fagioli. E’ lì che gustiamo sorsi di spumante Edonè, prodotto presso la città del Fauno con sorprendente perizia da uve siciliane e chardonnay. I titolari nati per quel mestiere sanno creare il clima dell’ ospitalità e della buona cucina. 0923 364061 info@osteriascopari. DA GiANNiNO a Santo Stefano di Camastra: una scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a pranzo, ma veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole che ci venivano in testa fra le proposte del menu, i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piatto di maccarruna alla marinara che abbiamo gustato. Buoni anche i secondi e …i prezzi. 0921 331748. A CANNATA. A Salina (Lingua), ecco un grande ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must e si mangia nella splendida cornice della seconda delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa Marina telefonando al 090 9843161. L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo che sarà arredato al meglio, sotto il castello è un punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in più. Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il couscous. 0924 31525 A ROmA LA RUOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la terra d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente, l’amatriciana. 06 5586301. 61 ATTuAliTA’ Francesco italia fotografa la puglia per la nikon il fotografo palermitano Francesco italia, che spesso lavora per palermoparla e crea le nostre copertine, a volte con immagini fotografiche, altre volte con fantasiose composizioni simboliche, è stato chiamato dalla filiazione italiana della nikon, la nital, per realizzare le immagini della Regione puglia di advertising in nord europa, commissionategli come fotografo nps (nikon professional services). ecco alcune foto del backstage dello shooting finale eseguito presso la riserva naturale di Torre Guaceto. Francesco italia ha avuto come assistenti Helmut Berta, che ha anche realizzato le foto che vedete, ed Attilio Taranto. i tre sono rimasti in puglia un’intera settimana. 62