pa parla n 91 maggio 2013 web

Transcript

pa parla n 91 maggio 2013 web
PoLitica
Successo della Primavera Russa sublimato di cultura e collaborazione
La Russia abbraccia la Sicilia
Il coro del Monastero Sretensky di Mosca a San Giuseppe dei Teatini. In basso il console russo Vladimir Korotkov
La “Primavera Russa”, l’inedita manifestazione organizzata in Sicilia dal Consolato di Mosca, guidato dal dinamico
Console Vladimir Korotkov, tende la
mano alla Sicilia sul terreno culturale, ma
lancia anche concrete proposte di collaborazione su quello imprenditoriale e commerciale. Fra queste, alcune sono già state
portate a termine con successo e reciproca
soddisfazione. Non tutti sanno che la Russia è la terza nazione che sia rappresentata
in Sicilia da un apposito console dalla Madrepatria ed abbia aperto un grande consolato, oltre a Tunisia e Marocco. Fra le
tre non è difficile dire che sia la più importante: una vera gratificazione per la nostra
regione.
A sponsorizzare l’evento è stato il colosso
petrolifero russo Lukoil che, rappresentato dal suo presidente Vagit Alekperov
ha appena annunziato che sta per acquistare l’ultimo 20% dell’impianto di raffinazione Isab ex Erg. Con ciò garantirà il
lavoro a breve a 150 nuovi addetti in aggiunta ai 2500 già impiegati grazie ad un
investimento di 1,7 miliardi. In prospettiva, con interventi a Priolo e Melilli (di cui i
Russi già dispongono) i nuovi posti diretti
saranno 3500 e 5000 nell’indotto. I russi
applicheranno un processo moderno a ridotto impatto ambientale. Soddisfazione,
quindi, dei siciliani rappresentati da Rosario Crocetta che ha promesso di velocizzare le pratiche.
La Primavera russa, articolatasi anche a
4
Messina e Catania, ha preso il via da Palermo con una gran serata al Teatro Massimo in cui si sono esibiti, davanti ad una
platea ed a palchi esauriti, con la presenza
di un pubblico italiano e russo (in prevalenza dalla numerosa comunità nell’isola)
ballerini, cantanti e musicisti classici. Il
pittore Misha Lenn è stato protagonista
della mostra Attimi di bellezza a Villa Niscemi, dove la delegazione russa è stata salutata dal sindaco Orlando. Dei festeggiamenti a Palermo hanno fatto parte anche
due esibizioni del coro del Monastero Sretensky di Mosca, una al Massimo e l’altra
nella chiesa di San Giuseppe dei Teatini.
Frattanto, al Cerisdi si svolgeva la Scuola
primaverile dei giovani imprenditori con il
sostegno del Ministero degli Affari esteri
(3 giornate).
Stupenda la serata al Massimo, sia
come momento di incontro fra due realtà
sociali e civili lontane – ma decise a stringersi la mano – sia per suggestività dello
spettacolo. Ad incantare il pubblico alcuni
solisti del Balletto Imperiale Russo. Fra
questi applauditissimi anche una bimba e
un gruppo femminile di ballerine teen
agers che si sono esibite anche in una tarantella napoletana rivissuta nei modi del
balletto classico.
Non sono mancati, infatti, i riferimenti e
gli omaggi all’Italia, definita sinonimo di
Opera. Fra l’altro il basso Dorozhkin ha
cantato dai Vespri siciliani di Verdi l’aria
Oh tu Palermo terra adorata. Applaudi-
tissima la mezzo soprano Irina Pererva,
diplomata al Conservatorio Statale Tchaikovsky di Mosca
(1989). Hanno suonato e cantato inoltre i
seguenti artisti, laureati dei concorsi internazionali di musica, studenti del Conservatorio Statale Tchaikovsky di Mosca: Serghey Pospelov (violino), Andrey Yaroshinsky (pianoforte), Fedor Zemlerub (violoncello), Ekaterina Markova (soprano), Vla-
PoLitica
Fra storia e geografia conosciamo questi grandi vicini
Un nazione sempre più europea
dislav Dorozhkin (basso), Antonina Kadobnova (pianoforte).
La domenica mattina nella Cappella Palatina ha avuto luogo la liturgia con la partecipazione dei preti ortodossi russi.
Si è proseguito frattanto con la seduta plenaria della II Missione d’affari delle piccole e medie imprese delle regioni russe in
Sicilia orientate all’export ed all’innovazione tecnologica (organizzata dall’Agenzia russa per le piccole e medie imprese,
Associazione degli Imprenditori Confindustria Sicilia ed il Consorzio ARCA, con
l’assistenza del Consolato Generale).
E’ stato istituito da parte del Consolato
Generale della Federazione Russa a Palermo insieme con l’Agenzia russa per le piccole e medie imprese e la filiale della banca “UniCredit” il Premio “Archimede:
Eureka!” che verrà riconosciuto a colui
il quale ha contribuito a creare un efficace
partenariato tra PMI della Russia e Sicilia
della Federazione Russa a Palermo e l’agenzia di viaggi “Tour Plus Sicilia”). Una serie di incontri fra imprese siciliane e russe
si è svolta con il concreto sistema del workshop.
Il più importante accordo – che era stato
particolarmente voluto dai russi – è stato
quello per la costruzione in Russia di forni
per il pane di concezione e tecnologia italiana della ditta Spinnato.
Un convegno all’Archivio storico comunale ha parlato di tre secoli di rapporti fra
Russia e Sud Italia con la presentazione
del volume La Sicilia dei Russi.
Incontri e manifestazioni similari si sono
svolte a Messina, città che nel 1600 (quando ebbe un ruolo primario nell’Isola) ricevette le prime delegazioni russe, e poi a
Catania e San Cataldo. E’ stato ricordato come la Russia si sia schierata sempre al fianco della Sicilia e del Meridione,
sin dal tempo della minaccia dei Saraceni,
fino a quando Napoleone si impadronì
dei territori da Napoli alla Calabria, ma
non della Sicilia, fino all’amicizia con i
Borboni e Re Ferdinando, a discapito delle minacce inglesi e francesi. Una amicizia, insomma, quella con il Meridione
d’Italia, che ha precise radici nella storia.
A Palermo l’articolato evento si è concluso con il Gran Ballo della Primavera Russa, organizzato dall’associazione Suggestioni Mediterranee con il contributo del
Rotaract Club Palermo Ovest, presso i locali di Palazzo Bonet nel complesso monumentale Sant’Anna.
Germano Scargiali
La Russia non è adeguatamente conosciuta dalla media degli italiani. Vicissitudini storiche recenti ne hanno reso per un po’ ostica l’immagine. Adesso
questo enorme “paese” multirazziale si apre, come molto europeo, cioè come un
tempo fu certamente, ai confini dell’Ue. Esso ama il Mediterraneo, in cui si specchia tramite il Mar Nero.
Con una superficie di 17 075 400 chilometri quadrati la Russia è il Paese più vasto
del pianeta. Insieme alla Cina è lo stato al mondo con il maggior numero di stati limitrofi (14). Inoltre possiede dei confini marittimi con il Giappone (attraverso il
mare di Ochotsk) e gli Stati Uniti (attraverso lo stretto di Bering). Nel 2008 contava
circa 140 milioni di abitanti.
Dopo essere stata per alcuni secoli un regno sotto gli Zar, la Russia ha sperimentato
il socialismo reale, mutando il proprio nome in Urss. Dopo la caduta del regime
comunista, preparata dalla glasnost del premier Michail Gorbačëv, che in un primo tempo provocò un crollo dell’economia, la nuova Russia ha proceduto con un
tasso di crescita economica fra i maggiori al mondo, entrando a far parte di un
quintetto di stati definito dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Mentre tale lusinghiera definizione (bric è un duro mattone di pietra) fu coniato dalla
statunitense Goldman Sachs, adesso i Brics stanno creando una banca autonoma
proprio per contrastare il pool di banche americano che tenta di monopolizzare il
mondo…
Ma ecco un po’ di storia. Con Ivan I (1332 - 1341) il Granducato di Mosca si
avviò a divenire il più importante principato russo.
Ma già dopo la Caduta di Costantinopoli nel 1453, la Russia rimase l’unico stato
cristiano sulla frontiera orientale dell’Europa, tanto che rivendicò la qualità di
Terza Roma, cioè l’eredità dell’Impero Romano d’Oriente. Fra gli Zar resta la memoria di Pietro I il Grande, per la potenza raggiunta e della famosa Caterina di
Russia, saggia e colta al tempo dell’Illuminismo, che alla sua corte ospitò personaggi come Voltaire.
Non ci si può esimere dal dire che la parentesi comunista fu per la Russia una sorta
di medio evo che la isolò dall’Europa, alla ricerca di una soluzione di tipo autarchico che sembrava poter funzionare, data la grandezza dei territori. Ma di quella
esperienza – per quanto si conservino alcuni aspetti di vita e personaggi interessanti, come lo stesso Vladimir Lenin e Leone Trotsky – oggi resta poco da salvare. La
Russia di oggi ha rivalutato il proprio grande passato e l’appartenenza alla storia
europea, per quanto sia un grande paese a cavallo con l’Asia. Essa non ci pare ripudi nulla in particolare, ma aspira ad avere la capacità di guardare avanti senza
rinunciare al meglio del passato e della tradizione.
La RSFS Russa dichiarò la propria indipendenza il 13 novembre 1999 come
Federazione Nazionale Russa. Tale indipendenza fu riconosciuta insieme a quella
delle altre ex repubbliche sovietiche, dopo che il Soviet Supremo aveva decretato lo
scioglimento dell’Urss. Del mal funzionamento del sistema sovietico si ricorda il
fallimento dei piani quinquennali in agricoltura, un settore che per molti motivi
avrebbe dovuto essere una carta vincente. Recita Wikipedia: Seriamente danneggiata nelle proprie infrastrutture dopo il collasso dell’Unione Sovietica nel 1992, la
Russia sta ora tentando di sviluppare un’economia di mercato e di conseguire una
ripresa economica consistente. A quanto pare ci riesce egregiamente. L’Italia guarda ora alla Russia con interesse, sognando anche il concetto del “capovolgimento
delle alleanze”.
5
La SiciLia che PRoDUce
a
i successi isolani Zoom su campenois Milazzo cerasuolo Frappato e olii Disisa
Sicilia oK al Vinitaly anticrisi
Vinitaly 2013, foto ricordo Monreale doc con il presidente Mario Di Lorenzo e l’Enologo Gianni Giardina della degustazione “Il Syrah: vitigno di qualità nel territorio della Doc Monreale” sotto egida Irvos e la partecipazione delle aziende del territorio, quali Spadafora Dei Principi di Spadafora, Marchesi De Gregorio, Principe di Corleone, Alessandro di Camporeale, Sallier De La Tour, Feudo Disisa e Cantina Sociale Alto Belice.
Speriamo che sia tutto vero: a dispetto della
crisi, c’è euforia negli ambienti vinicoli siciliani. Dalle trasferte (Verona non è stata
l’unica) i produttori tornano con i premi
conquistati. La critica è prodiga di encomi,
le banche – guidate da Banca Nuova e Unicredit, seguite dalle versatili locali Sant’Angelo e Don Rizzo – promettono di allargare i
cordoni della borsa, perché il vino siciliano
“tira” ed è prevedibile un adeguato rientro
dei capitali con il relativo profitto. Frattanto
si lavora alla riconoscibilità di un prodotto
che diventi “comune” a tutta la produzione
qualificata con l’indicazione del marchio Sicilia e con l’apporto del concetto di “born
in Sicily” che, dal settore enologico si estende – come è noto – in tutto l’agroalimentare.
Ciò dovrebbe giovare anche alla sua risonanza ed a dar rilievo al concetto di filiera.
Internazionalizzazione e DOC Sicilia
sono dunque le carte vincenti del vino siciliano. Grandi marchi e piccoli produttori
spingono verso l’estero. Segnali di ripresa si
riconoscono anche del mercato interno. “L’unità del vino siciliano – dichiara l’assessore
Dario Cartabellotta – si conferma una
risorsa essenziale per l’intero sistema produttivo regionale“.
Verona è stato un successo già di per sé: fonti
ufficiali dell’organizzazione parlano di 140.655
visitatori nelle quattro giornate (da domenica 7 a mercoledì 10 aprile), 4.255 espositori
e 2.496 giornalisti per una superficie di quasi
6
100.000 mq. Si tratta
di numeri importanti
che assumono maggior
valore se contestualizzati nel difficile momento congiunturale.
Insomma, il vino si dimostra un treno per
l’economia internazionale, lo è per l’Italia, a
maggior ragione dev’esserlo per la Sicilia,
perché esca dall’impasse della propria economia. Lo Stivale e l’Isola diventano, infatti,
sempre più sinonimo
di qualità. Il Padiglione 2 – quello siciliano – anche quest’anno è
stato uno dei più visitati, su un’area di 8.000
mq che ospitavano oltre 170 cantine provenienti dai diversi territori dell’Isola, a testimonianza dell’immensa varietà ampeleografica che la contraddistingue.
“Il Vinitaly si conferma per la Sicilia un appuntamento eccezionale, non solo perché si
tratta di una grande fiera internazionale –
afferma Dario Cartabellotta – ma per la capacità delle aziende di condividere una strategia ed un percorso, che valga per tutta
l’Isola, del vino di qualità. Noi dobbiamo facilitare questo movimento di aggregazione
per far vincere l’idea del Born in Sicily come
fattore propulsivo, sia sui mercati storici, sia
su quelli emergenti. Tale unità ha già dato
buoni frutti per la Doc Sicilia e la crescita
dell’export del vino siciliano”.
Ospiti della Sicilia, ben 20 paesi, con un aumento di buyer e stampa specializzata dei
più importanti mercati dove storicamente il
vino italiano è più apprezzato. Per i produttori siciliani si sono aperte anche nuove frontiere come la Cina, il paese asiatico che ha
di recente manifestato un interesse crescente
nei confronti del vino siciliano. Una delegazione della stampa cinese, guidata da Francesco Ye, Chief Representative di Enoteca
Italiana a Shanghai, ha partecipato alla de-
La SiciLia che PRoDUce
I premiati olii Disisa
gustazione dei migliori vini in Sala Stampa,
dove è stata organizzata, a cura dell’IRVOS
e per tutti i giorni della Fiera, l’attività “Born
in Sicily – La carta delle eccellenze siciliane”:
oltre 100 etichette provenienti da ogni
parte dell’Isola proposte in degustazione ai
giornalisti italiani ed esteri. Un’attività particolarmente apprezzata dagli operatori per la
sua originalità, unica regione ad essersi attrezzata in tal senso. Non vanno poi dimenticate la Russia e alcune aree emergenti dell’Est Europa, su queste piazze infatti molti
produttori hanno deciso di puntare. Non a
caso tra gli stand si aggirava con la sua troupe il rappresentante italiano di Expert Magazine, il principale settimanale economico e
politico della CSI (Commonwealth of Independent States) con edizioni in Russia, Ucraina e Kazakistan.
Fra le aziende di successo che segnaliamo al momento, l’Azienda agricola Milazzo di Campobello di Mazara ha presentato il suo spumante methode classique a dosaggio zero. Blend di Inzolia rosa e Chardonnay “d.zero” è uno champenoise rosè di
assoluto livello. Una buon ruolo hanno svolto il Cerasuolo di Vittoria e il Frappato presentati dall’Azienda vinicola Valle dell’Acate. Questa si propone di lanciare il progetto
Sette terre per sette vini: dal giallo della
Quest’anno Marsala è la Capitale europea del vino
costa sabbiosa che ricorda l’Insolia e lo Zagra, al bianco dell’altopiano che ricorda il
Bidis, dal rosso-arancio del Rusciano al nero
intenso con ciottoli bianchi del Frappato e al
rosso del Cerasuolo di Vittoria.
Il Consorzio del Cerasuolo, presieduto da
Francesco Ferreri, ha realizzato alcuni
momenti di degustazione riservata ai giornalisti di settore e agli opinion leader, alla
presenza di Antonio Rallo, presidente di
Assovini Sicilia e del Consorzio Doc Sicilia,
che si è soffermato sulle doc territoriali nella
diversità della Sicilia.
IL SOL SALONE DELL’OLIO. In concomitanza al Vinitaly si è svolta la 19esima
edizione del Salone internazionale dell’olio
d’oliva extravergine di qualità (SOL), la manifestazione dedicata al meglio della produzione olearia italiana. La Sicilia, presente
con 37 aziende, dieci in più rispetto allo
scorso anno, ha portato a Verona una vasta
offerta di produzioni di qualità. Segnaliamo
il successo del Feudo Disisa, che ha nell’olio di qualità un’esperienza più lunga nel
tempo che nel vino, dove comunque è approdata di recente al grande successo del
bianco “Per sempre”. Il titolare Mario Di
Lorenzo presiede attualmente la prestigiosa
Doc Monreale, in cui brillano anche i
blend rossi (taglio bordolese). Ma, tornando
Una valida alternativa alle Malvasie: uno dei 4
vini della Messa della Pipitone Spanò
all’olio, Disisa ha appena ottenuto le Tre foglie del Gambero rosso per tutti e tre gli olii
prodotti: Tesoro dop Val di Mazara, Monocultivar Cerasuola e Monocultivar Cerasuola Bio. Premiato, in particolare il blend del
“Tesoro” ottenuto da Cerasuola, Biancolilla
e Nocellara.
L‘osservazione conclusiva di Palermoparla è l’augurio, ancora una volta, che
a tanta diversificata qualità facciano seguito
quelle quantità che altre regioni italiane ed
estere raggiungono e che si tocchino le quote del maggior busines. Questo ancora non
avviene per varie ragioni. Il “Born in Sicily”
è certamente un gran passo, come anche il
marchio Sicilia. Ma ancora di più lo sarebbe
una promotion più massiccia di vini (e olii)
tipici e unici, frutto di più cantine ciascuna
con la propria etichetta: ad esempio Cerasuolo, Etna, Alcamo, Marsala, Malvasie delle varie origini. Nomi che nessuno possa
“rubare” alla Sicilia, come avviene invece
per i vini che portano il nome delle uve da
cui sono prodotte e che possono essere coltivate ovunque. Incluso il Nero d’Avola. Allora il “born” sarà certo un’arma in più per
ambedue le tipologie di prodotto. Lo stesso
avvenga per l’olio: utilizziamo anzitutto i
nomi dei terroir o nomi di fantasia da poter
coprire con brevetto!
7
A editoriAle
N
Anno Xvii - n. 91 maggio 2013
Direttore responsabile: Germano Scargiali
Redattore capo: Lydia Gaziano
Redattori: Francesco Italia,
Grazia Gulino, Aldo Librizzi,
Chiara Scargiali, Vincenzo Scargiali,
Andrea Uzzo, Riccardo Picone
Da Roma:
Nino Macaluso
M. Antonietta Gaziano Sarao,
Collaboratori:
Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione,
Benito Bonsignore, Alessandro Bruno
Giuseppe Lo Verso, Tina La Loggia,
Guido Guida, Marcello Malta,
Marco Vaccarella, Adriana Barbera,
Roberto Gueli, Anna Maria Ingria,
Rory Previti, Bartolo Scalici,
Nino Martinez
Corrispondenti:
Agostina Altieri, M. C. Di Lunardo,
Vincenzo Lombardo,
M. Carola Tuzzolino
Vincenzo Agozzino, Gaetano Messina,
G. Di Quattro
Fotografia: FrancescoItalia. it
Progetto grafico: FrancescoItalia.it
Impaginazione: Toneco
Direzione e redazione:
Tel. 091 520971 - 339 4928353
e-mail: [email protected]
www.palermoparla.it
Edizione e Stampa:
Euroservice Puntografica
Trib. Palermo n. 42/1997
Tutti i testi indistintamente giunti al nostro
giornale possono essere riassunti e modificati
in armonia con la linea formale e morale
della nostra pubblicazione.
Le collaborazioni sono tutte a titolo gratuite.
Le edicole di “PalermoParla”
Politeama (via Turati`), R. Settimo (Randazzo); Piazza Massimo. Via Libertà: Matteotti
e Fiamma. Via Calvi. Edicole Mercurio:
Roccaforte, Pacinotti. Via Pr. Villafranca:
Kilt bar e Schillaci. Via Sicilia: Bar Sicilia,
V.le Strasburgo: Belgio. P.zza Leoni. V.le del
Fante: P.le del Fante, Villa Sofia, P.zza Niscemi. P.zza Acquasanta. Mondello: Paese, P.zza
Castelforte. S. Erasmo. Cefalù: V. Roma,
Bar Al solito posto. Trapani: Villa comunale. Edicole Roma: “Caporali & Caporali”
edic. n. 4, Stazione Termini (fronte bin. 14);
“Magliano Fiammetta” via S. Pincherle,
Mun. XI; Viale Marconi (ang. piazza della
Radio (Mun. XV); Mondini Luciano “Edicola Giornali” - Piazza Colonna (Portici Veio); “Ascensi” via Ponzio Cominio, 50 (Mun.
X) Edicola-tabacchi “Shangri-La Corsetti”
via Algeria, 141 (Mun. XII); Eur: 2G s.a.s.
di Ciocari Giovanni , via Pietro Maffi, 72
(Mun. XIX) .
el caos della macropolitica, mentre ci
arrovelliamo attorno alle teorie sul “grande complotto”, spesso illustrate da
questa rivista, mentre la Repubblica democratica va a caccia di se stessa, per un attimo si può
accettare l’invito (che però non condividiamo) a
“ripiegarci” su di noi, per guardare vicino: all’Isola. Cioè, non
già all’apertura e all’emancipazione materiale e morale,
cui su queste pagine aspiriamo, ma alla possibilità di “chiudere nel guscio”
l’esistente. Sia chiaro che, tecnicamente, sono i
numeri a parlar chiaro: quelli dell’import surclassano quelli dell’export. Per cui il traguardo non è lontano, ma lontanissimo.
Che sia vero, frattanto, che gli Usa abbiano
truffato il mondo (e gli stessi loro cittadini),
stampando tanti più dollari (e continuano)
di quanto avrebbero dovuto, riversando il
gran debito sui derivati/patacca e li abbiano
venduti corrompendo i politici più scaltri (anche i più importanti, come la Merkel) e raggirando i gonzi, è un’ipotesi probabile. Che la
politica nazionale sia quella che soffra di più
della dicotomia del pensiero umano fra statalisti e liberali, fra i seguaci di Platone ed Hegel, ovvero quelli di Kierkegaard, Nietzsche e
Schopenhauer (anche se inconsapevoli), perdendosi nella “selva selvaggia ed aspra e forte” dell’inferno in cui ci troviamo, è vero cer-
tamente.
Vero è pure che, in tutto ciò che vogliano intraprendere entro i confini del proprio piccolo continente, i siciliani possano cavarsela
abbastanza bene: agrigastronomia, vini, accoglienza, ma anche industria estrattiva, sali,
grandi appalti, ma ancora know
how universitario, cioè cultura
in senso tecnico. Tutto ciò possono anche asportarlo “in pillole”. E tale assunto è vero – almeno in parte – anche per altre regioni in difficoltà. L’evoluzione della tecnica e della scienza percorre l’Italia e non si ferma ad Eboli come il Cristo di Carlo Levi.
Potremmo – scusate il plurale, vezzo improprio – produrre molto di più rispetto a quel
che facciamo e consumarlo noi per primi,
esportando anche i prodotti di qualità. Ma
dev’esser chiaro – anzi chiarissimo – che tutto
ciò è cosa buona e giusta solo per una metà o
meno del “problema”. Ben più importante
resta l’ampia apertura verso tutto ciò che è
“fuori”, gli scambi culturali e soprattutto –
costa dirlo – economici e commerciali. Africa,
Mediterraneo Meridionale, Oriente vicino e
lontano ci aspettano con l’Europa alle spalle e
l’America oltremare. Tale chance ci viene invidiata e quest’atto di emancipazione resta il
primo cui dedicarsi, entrando nei ritmi della
macroeconomia più “sana”.
Nel guscio
si muore
sommario
In copertina uno scatto del fotografo Francesco
Italia e della sua troupe palermitana che ha
fotografato la Puglia per conto della Nikon
di Germano Scargiali
4
7
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
26
27
28
29
30
32
34
36
37
La Russia abbraccia la Sicilia
Sicilia ok al Vinitaly anticrisi
Quel Berlusconi così cattivo
Meglio il vecchio conosciuto: le camere
adottano la nota massima
A Letta il ruolo di quadrare il cerchio
Per la Vicari il tempo è politica
Lauricella moderato ma non troppo col Pd
alla Camera
Cascio a Contro corrente
“Donne in neuroscienze” simposio a Palermo
Come dissanguare la mucca finché non
darà più latte
Dagli Usa la tirannide finanziaria
Pd e Grillini democratici a parole
Paradisi fiscali, Hollande coinvolto
Black Hawk elicotteri neri Usa in incognita
a Contessa
Intervista a Giuseppe Talluto presidente Msa
Primo catetere tetrapolare al mondo con bipolo
Campofelice: Il sindaco Vasta di è dimesso
Viva Il Papa
La Chiesa cattolica tra stali ed eterna gloria
Distretto pesca e blue economy
binomio che naviga
Tripoli difficile la pesca siciliana
Guaschino al mercato
Trasporto intermodale tema planetario
Alle Eolie ribassano l’Imu
Nautica siciliana: saltati altri 50 milioni?
No a Sant’Erasmo sì alla Bandita
La storia dalla parte di Costantinopoli
Quei bizantini troppo trascurati
Maria Grazia Bertucci e la sua musica su tela
Kitesurf a Marsala week end con i funamboli
Luna Rossa al via con i colori del Circolo
della Vela
w w w. p a l e r m o p a r l a . i t
37 Coppa America a Montecarlo per festeggiare
gli 80 anni
38 Alla Fijlkam la lotta è una gioia
39 Lotta Tricolori juniores a Città del Mare
40 La squadra rosa ora può
41 Addio a Mennea per te ci spellammo le mani
42 I piloti inglesi dopo 42 anni visiteranno luoghi
e musei della Targa
43 A Tirana Genny Pagliaro esplode
e Scarantino si conferma
44 Morgana vice al Coni e una nuova rivista
Giunta e programma di Giovanni Caramazza
45 Università e sport 7 giorni da leoni
Nuova Aquila stella del basket palermitano
46 Mille ostacoli allo sviluppo
Come va in tilt la ricchezza delle nazioni
48 Otto marzo contro la violenza alle donne
e 21 con la poesia
Allarme pensionati contro la casta
49 Il prodigio della vita umana e le falsità
ideologiche
50 Oltre i massoni gli illuminati
52 Quell’Italia così attuale di due secoli fa
53 Benedette le mamme in attesa
La Pastorale per le persone separate
54 Convegno su Don Puglisi
55 Scuola e contributo alunni: polemica in corso
Da laici cattolici vogliono tornare
all’impegno in politica
56 Umorismo: Addio alle gambe
57 Ciprì, Andò e un Tornatore da Oscar
58 Giuliano in “Francesco Rosi Io lo chiamo
cinematografo”
60 Alla Rosa dei Venti un plastico eccezionale
61 Dove andiamo stasera
62 Francesco Italia fotografa la Puglia
per la Nikon
9
editoriAli
Un’analisi delle accuse rivolte al “più invidiato degli italiani”
Quel Berlusconi così cattivo
Si dice da più parti che Berlusconi abbia
risalito la china elettorale grazie alle sue
capacità “affabulatorie”. I suoi sostenitori potrebbero rispondere già: meglio
di niente, almeno finalmente hanno ammesso che i voti non li compra. Ma c’è
ancora un’offesa grave in quell’aggettivo
perché gli elettori del Pdl crederebbero
alle favole (dal latino fabula). Chi sa se un
prossimo passo sarà quello di ammettere
che Berlusconi rappresenta, con le sue
capacità e il suo decisionismo, la possibilità di affermare quei valori antistalisti e
liberali nel micro e nel medio cosmo economico (tanto importanti) che tutti desiderano affermare da decenni. A prescindere dagli eventuali limiti di Angelino
Alfano, senza di lui l’arma contro quella
grande impresa che vuole andare a rimorchio dello Stato e si allea con il grande potere finanziario – anziché imprenditoriale – si smusserebbe come con qualunque altro premier alternativo.
Un passo ulteriore sarebbe accorgersi
che in politica estera, tutt’altro che fare
poco e male, ha pagato per aver fatto troppo. Ma che lo si affermi sarebbe come
pretendere l’impossibile. Vedremo qui,
nei prossimi righi.
Se i potentati che, secondo i più attenti
berlusconiani, hanno impedito con i più
svariati mezzi a Berlusconi e al suo partito di attuare la politica programmata, sono riusciti a tarpare in gran parte le ali al
suo movimento con lui stesso a capo, figuriamoci che cosa sarebbe avvenuto
senza di lui.
Il vero limite di un governo Berlusconi
– anche futuribile – sta nella battuta che
fu l’ultima ratio, prima del Berlusconi 1,
quando i sondaggi decretarono che stesse
per vincere: “…tanto non lo faranno entrare nei salotti buoni dell’economia italiana”. Da allora si è detto di tutto, che
fosse troppo ricco per governare, fosse lui
il padrone dell’Italia… Una cosa è certa:
spesso, con i gruppi che fanno capo a lui,
è risultato il maggior contribuente. Insomma, lo si voglia o no, nei salotti importanti c’era già entrato. Oppure, al
contrario di quel che si dice, è più onesto
di qualche altro nella dichiarazione dei
redditi. Ma bisognerebbe anche chiedersi in modo inquietante quali siano quei
salotti buoni…
Per sommi capi parliamo di due temi
nevralgici: fisco e politica estera. Si dice
che togliesse imposte e tasse da una parte
per metterle da un’altra: se fosse vero, si
potrebbe rispondere che una risistemazione del prelievo fiscale può ben far parte di una politica opportuna. Ma, a parte
l’alleggerimento dell’Ici prima casa (effettuato per 2 volte), Berlusconi tolse nientemeno che la “Tassa di successione”. La
portata storica di tale provvedimento fi-
10
Putin, Erdogan e Berlusconi
scale può sfuggire a qualcuno. Su questa
imposta (sul patrimonio nazionale) vi sono intere biblioteche di scritti: trattasi di
un pesante prelievo periodico da parte
dello stato dalla ricchezza privata. E’
un’imposta odiosa e pesante, ignorata ad
esempio dal vicino mondo musulmano.
L’alleggerimento si estendeva alla donazione fra genitori e figli. Quando Prodi
operò il più turpe ribaltone della nostra
storia repubblicana, donò i suoi averi ai
figli, prima di reinserire l’imposta. Berlusconi non l’avrebbe mai fatto, così come
non avrebbe reintrodotto l’Ici.
Il “problema Berlusconi”, prima del
“ribaltone Monti” era dovuto al dramma
finanziario provocato dai derivati: una
buccia di banana – o meglio una truffa
…all’americana – su cui è scivolata tutta
l’Europa. Ma perché, nello specifico, è
stato dato il potere a Monti se non perché prendesse col placet (di fatto) della
Cgil quei provvedimenti fiscali che Berlusconi non avrebbe mai potuto prendere di fronte alle classi lavoratrici?
E usciamo dai confini: in politica estera l’Italia stava per tornare realmente nel
novero delle grandi potenze. Ciò stava
avvenendo grazie al doppio accordo con
la Russia, la Libia e la Turchia. Un passo
nella politica mediterranea di grandissimo rilievo: il gas dalla Gazprom (ed altro ancora con Mosca), il petrolio dalla
Libia e l’impegno, di grande prestigio
politico di contribuire al “corridoio Johannesburg – Tunisi”, distribuito appunto fra le grandi potenze, con la realizzazione del tratto Tunisi - Cairo, che sarebbe valso (o varrebbe ancora) anche a sa-
nare realmente l’ostilità professata dai libici (Gheddafi e i danni di guerra)
ed avrebbe assicurato la presenza delle
imprese italiane per gli anni della costruzione. Ciò è foriero di altri innumerevoli
contatti e possibili opere da realizzare.
Questa è politica. Questo significa fare
gli interessi dell’Italia. Ed è estremamente probabile che abbia giocato un ruolo
decisivo nell’attacco alla Libia e nella
destabilizzazione generale del Nord Africa. Che la si chiami in altro modo è da
discutere…
Una foto ritrae una stretta di mano a
tre fra Putin, Berlusconi ed Erdogan. Quest’ultimo intende fare dei Dardanelli il
massimo hub mediterraneo per il passaggio dei gasdotti. Da lì deve passare il provvido metano della Gazprom per l’Italia.
Inoltre, a quei tempi, l’Italia aveva avvicinato il governo Bush al governo Putin.
Niente hai detto…
Un aneddoto sulle famose “gaffes”,
quando Berlusconi incontrò una persona di spirito. Nel 2008, durante una conferenza stampa di Vladimir Putin, dopo
che una giornalista pose a quest’ultimo
una domanda sgradita circa una sua presunta relazione extra-coniugale, Berlusconi mimò un mitra che le sparava. Il
gesto fu criticato dalla stampa italiana
in modo pressoché ufficiale, a causa dei
numerosi casi di giornalisti assassinati
in Russia. Ma la cronista coinvolta successivamente puntualizzò: “Ho visto il
gesto del vostro presidente e so che scherza sempre. E’ un gesto privo di conseguenze”.
(D.)
editoriAli
Napolitano torna al Quirinale
Meglio il vecchio conosciuto:
le camere adottano la nota massima
Torna Giorgio Napolitano. Meglio il vecchio conosciuto che il nuovo da conoscere:
da ultima ratio, le camere hanno adottato
questa vecchia massima che tutti i dialetti
propongono a modo proprio. Tutti contenti, dunque, per aver messo all’angolo gli
esacerbati Grillo e Vendola. Pdl soddisfatto
per aver convinto il Pd – che non ne esce
bene – ad unirsi in una forma di palese collaborazione nella sola forma di solidarietà
democratica possibile, assieme ad altri partiti legati ad una gestione del parlamento
abbastanza fedele alle regole di sempre. E’
un male? Non crediamo.
Il presidente uscente è risultato l’unico
personaggio accettabile fra quelli proposti,
oltre ad Anna Maria Cancellieri. Ma come
perdonare a quest’ultima di essere emersa
nell’ambito di quel governo non suggerito
dal voto degli Italiani e resosi odioso alla
maggior parte di essi? Fuori dal palazzo
c’era gente che gridava e quasi implorava
nomi che non conosceva con Grillo e Vendola decisi a rompere tutto: un gioco solitamente facile (al contrario che costruire) che
a loro, però, non è neppure riuscito.
Che Napolitano abbia ricoperto in precedenza la carica in modo realmente “super partes“ ed esercitato i propri poteri
in modo obiettivo resta da dimostrare. Il
vecchio legame alla sinistra Pc ed ai suoi
compagni di banco è emersa più volte. Ma
almeno è risultato meno indigesto di quanto non lo siano stati i due predecessori Scalfaro e Ciampi, che pure sembravano avere
una provenienza meno partitica. Ma una
certa politica “sinistrorsa” ha un’altra matrice difficilmente configurabile ed individuabile... Nessuno dei nomi emersi in
questa occasione era esente dalle stesse accuse, dai medesimi sospetti. Adesso vedremo chi Napolitano sceglierà per affidargli la formazione del
governo: un momento difficile quanto la
elezione del Capo dello Stato. Ma viene
da pensare a come siano finiti Fini e Casini, coloro che avevano ceduto alle lusinghe di chi li aveva indotto a rompere
l’ultimo vero “giocattolo elettorale”, che
tanto sembrava averli pur favoriti. Fu
vero scrupolo ed amore per l’Italia? E’
difficile crederlo. Avevamo più volte pubblicato che chi li aveva lusingati era avvezzo a non saldare il conto. Ma la storia oggi evolve, nel micro e nel macro
cosmo, ancora più velocemente di quanto
non si possa immaginare né sperare.
L’Italia non è stata in grado di trovare
un personaggio di rispetto e di adeguato comune gradimento politico. L’irrigidirsi dell’ideologia di sinistra ha fatto sì che non
emergessero seriamente nomi come quelli
di Martino e Gianni Letta, Frattini... Sareb-
ra, dallo “smacchiettato” D’Alema, che comunque resta il più intelligente (il solo?) del Pd.
Pochi mesi hanno fatto
giustizia di Monti (ribaltonista robot da laboratori). Della Bonino, autrice personale dei tanti
aborti (e se ne vanta) in
una nazione che prima
o poi vorrà tornare a crescere, non se ne parli più.
Anche fidarsi di Napolitano significa solo
“aver fede e speranza”.
Non mancano in lui elementi positivi: la difesa
dell’idea di Nazione italiana, il non celare la radice napoletana e l’apprezzamento per le potenzialità del Meridione e del suo ruolo. Ne
penalizza la personalità
il suo intimo ateismo. Infine, nell’ultimo viaggio
oltre Oceano, non meno di Monti, ha “rassicurato” la visione anglosassone, la politica atlantica e, a modo proprio,
anche gli italiani. Come
be già stato qualcosa che fossero nel novero.
Il cielo, però, ci ha salvati da Prodi (ribaltonista perdente), Amato (impelagato come
pochi in oscuri fatti coperti dai servizi segreti), Rodotà (vanesio sputasentenze che i
grillini alludono senza conoscerlo), e, anco-
se questi non conoscessero il significato
reale di certi slogan o lui potesse pronunziarli per caso o per errore, invocandone
solo il bel significato generico: “E’ necessario lavorare per un ...nuovo ordine mondiale”. Che Iddio ci aiuti! (D.)
11
PolitiCA
A Palazzo Chigi l’unico governo possibile contro “i cattivi” della repubblica
A letta il ruolo di quadrare il cerchio
Riusciranno i nostri eroi (liberali) a
convincere i socialisti evoluti che si può
parlare tutti insieme per salvare la situazione? Il Pdl, come si dice nello sport, ce
l’ha messa tutta e lo ha anche detto. Ma
ciò si oppone ad un nostro fermo assunto
che chi scrive queste righe ha anche messo nero su bianco: le due posizioni sono
profondamente inconciliabili, per motivi
di mentalità (ideologia?) prima che di volontà. Pierluigi Bersani è giunto fino alla
propria sconfitta personale, elencando
nel programma al primo posto miriadi di
volte la “creazione dei posti di lavoro” e
non già “il risveglio dell’economia, tramite una nuova premialità per le imprese”.
Nel caso dell’uovo e della gallina è facile
bloccare i bambini su un dubbio che non
c’è, perché per prima è nata colei che fa
le uova. Nel caso dei posti di lavoro i dubbi sono mille volte di meno: non c’è lavoro se non si fa impresa. Ma vai a farglielo
capire. Bersani ha pianto sulla propria
sconfitta. Anche lui “ce l’aveva messa tutta” e quasi avremmo voluto aiutarlo, ma
non era all’altezza e …si vedeva subito.
Enrico Letta (vice premier A.Alfano) si
presenta con la ripresa economica “quasi” al primo posto sulle labbra. Ha anni in
meno, un’esperienza di vita sempre più
slegata dal vecchio Pc. Tutto questo non è
poco. Può sembrare un passo breve, ma è
difficile a compiersi. Per strada non c’è da
meravigliarsi che qualcuno bruci la tessera in piazza: stavano col Pd ma con la
speranza della rifondazione. Al cuore
non si comanda: avete mai trovato precise ragioni all’amore? In parlamento l’ala
sinistra, che non manca mai nei partiti
italiani, come del resto la destra, “promette” astensioni e opposizioni... Tutto
questo – come se non bastassero i famosi
problemi del paese, inflazionati nelle parole, ma oggi più pressanti di un tempo –
mette in forse la tenuta del nuovo gover-
Enrico Letta
Angelino Alfano
no. Esso nasce all’insegna della “unica
scelta possibile”. Giorgio Napolitano, oggi più che mai nelle vesti di anima del
Paese, non fa che ripeterlo e miriadi di
italiani lo pensano già da sé.
Su queste pagine parliamo spesso della
lotta fra il bene e il male. Se il diavolo non
esistesse (come oggi sostengono persino
certi parroci…) sarebbe ben inventato. Il
male c’è e il bene lo combatte. Sono uomini contro uomini: i buoni contro i cattivi, proprio come nei romanzi d’appendice, di cappa e spada o nei western. Ebbene, non è difficile capire in questo caso
chi siano i buoni. Sono quelli che somigliano alla mamma di Salomone, disposta a cedere all’altra il bambino. L’altra,
la cattiva si sarebbe accontentata di spaccarlo in due, pur di non darlo tutto alla rivale…
E’, dunque, la casta che si ricompatta per
difendersi a riccio, come dice Grillo che
di ricci – capricci – ne ha tanti, sia fuori
che dentro la testa? Questo è oggi il “bu-
sillis” che sta sotto gli occhi del popolo
italiano. Dopo gli oltre 60 anni di Repubblica, il difficile cammino ci ha portati a
guardarci le ferite della mentalità differente. In realtà tale differenza d’idee dilania l’umanità da sempre. C’è l’idea affascinante ma fuorviante di Parmenide che
confligge con quella della accettazione
della molteplicità e del movimento naturale di Eraclito. Con il primo si schiera
pericolosamente il fascinoso Platone e si
porta appresso opposti estremismi. Vi si
oppongono parzialmente i razionalisti
Aristotele e Cartesio. Più profondamente
Galileo che propone la sua scienza “possibile”, che aiuta l’umanità ad uscire definitivamente dall’impasse del Medio evo.
Sceglieremo la via dell’improbabile repubblica platonica – ciascuno a modo
proprio – o ci incontreremo “via terra”,
per parlare dei problemi. Attenti che l’Amleto Shakespeariano muore sognando la
prima. L’Italia non deve morire.
no: “diamo alla gente il denaro per comprare”. Se si potesse destinare direttamente a tutti “il necessario” per vivere
senza perdere la dignità, ciò potrebbe
avvenire (astrattamente) da tempo. Il
problema è come. E, se in altri stati europei si è iniziato ad assicurare un “reddito minimo garantito”, l’Italia creò,
prima della guerra, già la “buonuscita”
e la pensione per tutti. Da allora molte
pensioni sono state date con facilità e
molti stipendi sono stati troppo alti. Di
certo per alcuni si sono anticipati i tempi, per altri …ci si è dimenticati. Ma,
prima o poi, a tutti toccherà un “buono
- acquisti”.
Produrre più che risparmiare
osservatorio
No non è la carestia
Coloro che intravedono una carenza
obiettiva di “mezzi di sussistenza” e l’eventualità di coltivare qualcosa come l’orticello di guerra pensino ad altro. Si tranquillizzino: a parte l’abissale sproporzione rispetto al problema di approvvigionare una popolazione, sarà sempre
solo un passatempo per pochi. Da tanti
anni, ormai, il “sistema” è in grado di
produrre da sé il necessario e molto di
più. Gli individui dei paesi progrediti
consumano più di quanto non producano e molti senza produrre. In questa rivista cerchiamo spesso di spiegarlo, ma
ecco perché certi economisti ora esorta-
12
Quanto sopra – lo ripetiamo sempre – si
rende possibile grazie alla tecnologia applicata alla produzione. Un ruolo fondamentale viene svolto dall’energia. D’accordo che occorra anche risparmiarla,
ma è un madornale errore “giocare al ribasso” per quel che riguarda le quantità
da produrre, programmando. Se si dice
che ne occorrerebbe una quantità uguale
a 100, ricordiamo che, se ne avessimo 200,
sarebbe molto meglio. Andiamo a vedere
attentamente e diciamo alla gente numeri, cifre, sommatorie e simili. Allora si vedrà che termoelettriche e nucleari assicurano in poche ciò che non darebbe mai
PolitiCA
da donna in carriera la palermitana cresce nei ranghi del Pdl
Per la vicari il tempo è politica
Nei momenti decisivi parla con i suoi collaboratori per mezzo di brevi “dictat” che
essi “devono” capire. Quando rispondono sottolinea spesso: “ho capito perfettamente, non ti dilungare”. Per chi lavora,
in genere, il tempo è denaro, per Simona
Vicari “il tempo è politica”. Di lei si dice
che stia proseguendo la propria escalation
nella scala del prestigio “ufficiale e non”
di un Pdl che, stringendosi attorno alla figura di Silvio Berlusconi, è tornato più
coeso di quanto non sia l’avversario di
sempre, il Pd. “Ma le mie figlie – precisa –
continuano ad avere il primo posto nel
mio cuore”. Dopo un po’, al telefonino:
“aspettami, mangio con voi…”
Vicepresidente del gruppo Pdl al Senato,
l’abbiamo incontrata tempo fa nella veste
di Commissario coordinatore del partito
a Palermo e provincia.
Sei tornata, dunque, palermitana…
“Solo per la campagna elettorale - si affretta a precisare – e devo dire che mi sto
impegnando”.
Hai lanciato personali accuse contro Bersani…
“Ha ripetuto che non ci fossero le condizioni per dar vita ad un nuovo governo
entro il fatidico 18 aprile, inizio delle operazioni per l’elezione del Presidente. Mi è
sembrato come Alice nel Paese delle Meraviglie, cioè del tutto incapace di comprendere la gravità della situazione. L’ostinazione del segretario del Pd sta spingendo il Paese sempre più verso il baratro.
L’Italia ha bisogno di un governo subito.
Voglio soltanto ricordare che il governo
Berlusconi nel 2008 nei primi 40 giorni
abolì l’Ici e risolse l’emergenza rifiuti in
Campania. Adesso la gravissima crisi economica impone interventi seri all’altezza
di un governo stabile e forte. Per questo
Bersani si faccia da parte e consenta ad
altri quello che lui non è stato capace di
fare: un governo”.
Il disegno sulle pari opportunità
elettorali di marca Pdl conferma il
ruolo della Sicilia regione pilota in
politica, nonostante tutti i suoi difetti?
“Già. Credo proprio di sì. Il via libera dell’Ars alla riforma elettorale con la previsione della doppia preferenza di genere è
un buon risultato, ma soprattutto un importante segnale di civiltà e rispetto delle
pari opportunità che la Sicilia manda all’Italia. Grazie a questa riforma all’interno degli enti locali siciliani sarà possibile
garantire una maggiore rappresentanza
femminile. Una vittoria anche per le tante
donne impegnate in politica nel Pdl.
Spiace invece constatare l’opposizione del
M5S, che ha votato contro la riforma, sollevando un inesistente timore per un possibile controllo del voto attraverso la doppia preferenza di genere. Un atteggiamento incomprensibile soprattutto perchè i grillini si sono sempre battuti per il
ritorno alle preferenze. Non vorrei che ritenessero le preferenze giuste solo se si
tratta di candidare gli uomini...”
Senza un governo subito non si può
stare, ma anche un ritorno al voto è
foriero di un dannoso impasse…
“Certo. Ma il Pdl fino a questo momento
si è dimostrata la sola forza politica responsabile. Se, però, prosegue la situazione di stallo, l’unica alternativa è il voto e,
ripeto, non per colpa del Pdl. Gli italiani
necessitano di un governo forte e stabile
ed è l’ostinazione di Bersani e di quella
parte del Pd che lo segue ad impedirlo. E’
chiaro come continuino a seguire i propri
interessi e non quelli del Paese. Anche il
presidente di Confindustria ha lanciato il
proprio grido d’allarme perchè si faccia al
più presto un governo. Si pensi ai licenziamenti e alla produzione industriale in
continuo calo. Mentre la pressione fiscale
aumenta…”
Quale la svolta, se non la soluzione?
“Bersani ha giocato sulla pelle degli italiani. Occorre una sinistra più matura ed
aperta. Essa favorirebbe la grande intesa
tra le forze politiche in Parlamento. Stando così le cose, finiremo per andare dritti
al voto”. (G. Scargiali)
osservatorio
una miriade di fonti alternative, a parte
certa idroelettrica (ove possibile, a parte il
dissesto ambientale) e le geotermiche.
Fatti isolati come ad Assuan o in Islanda.
E non si dica che le alternative creano lavoro, quando tutto quello sforzo è inutile.
Oppure potremmo abolire l’informatica e
rimettere mille ragionieri. Produrre e risparmiare sono due indubbie virtù, ma la
prima – me lo diceva anche mio padre –
batte la seconda.
La “decrescita felice”
Ovvio che riteniamo una barzelletta il
concetto di decrescita felice: a quanto
pare ne esiste un’associazione nazionale.
E Grillo che la predica come una sorta di
ineluttabile scelta morale, parla poi per
primo di “reddito minimo garantito”. Il
che, come abbiamo accennato, implica
alti livelli di produzione. Gli imprenditori riuniti non hanno avuto mezze parole:
“la decrescita felice è solo ricerca della
povertà”. Ma c’è di peggio. E’ forte il
dubbio – da anni ormai – che a propagandare i veleni della decrescita siano
l’alta finanza mondiale e le multinazionali “cattive” (vedi servizi alle pagg 17,18
e 19) per dominare il pianeta in un certo
modo ad esse gradito. Sono sempre state
anche le prime a dare l’input ai media
per certe ininterrotte campagne idealiste.
Obama: Né guerra né pace
Obama salutato come il salvatore del mondo alla vigilia della prima elezione e rieletto pur di misura conferma di non saper
fare né la pace né la guerra. Negli Usa
non fa che salvarsi in corner di fronte ad
una realtà che lo aggredisce da ogni parte, mentre il potere bancario fa da solo
derubando il resto del mondo. In politica
estera non ha fatto altro che guerre, promettendo ritiri di truppe e pacificazioni
mai viste. Ha provocato risentimenti enormi nei suoi confronti da parte di Iran,
Egitto, Corea… Ha destabilizzato il Nord
Africa e la Siria, provocando all’Italia e
all’Europa un danno che è impossibile da >
13
PolitiCA
Figlio d’arte è un keinesiano e vuole più certezze dalla politica e dal voto
lauricella moderato ma non troppo
col Pd alla Camera
Giuseppe Lauricella, da noi incontrato
negli studi di Siciliauno, è uno di quei
personaggi politici italiani che meritano
ancor più risalto sotto ogni aspetto. Figlio
d’arte – si fa per dire – coglie l’eredità di
un padre famoso che fu ministro ed appartiene al novero dei maggiori uomini
politici siciliani di sempre: Salvatore Lauricella, che fu presidente dell’Ars e presidente del Psi. Costituzionalista e docente
universitario, Giuseppe, componente nel
2012 del Consiglio di Giustizia amministrativa, ha rinunziato a questa carica essendo stato eletto alla Camera nelle liste
del Pd. Palermitano, classe 1960, non tarda ad apparirci come un componente della nouvelle vague del Partito Democratico, anche per fedeltà, probabilmente, alle
tradizioni familiari di pregiata fattura socialista. E’ una tradizione iniziata dal nonno, avvocato a Ravanusa, suo omonimo.
Più di così…
“Un momento difficile – esordisce l’onorevole sapendo di ripetere ciò che è ovvio
– senza una vera maggioranza né al senato, ma in pratica neppure alla camera…”
Ma, allargando la visuale, può essere un momento di cambiamento,
di scelte…
“Sicuramente. Il primo intento dello stato
dev’essere quello di saper distinguere la
spesa pubblica produttiva e dare un taglio
a quella improduttiva”.
Se le dicessi che un certo socialismo è invecchiato, che cosa intenderebbe, specie in relazione alla
crisi, per socialismo evoluto?
“Dobbiamo riuscire a passare da una politica di austerità ad una di marca keinesiana. Auspico e coltivo un socialismo
evoluto che non soffochi la libera concorrenza, laddove essa risulta utile alla cresci-
ta e allo sviluppo, ma non dimentichi le
necessità del sociale e del welfare nell’ottica di un miglioramento della qualità della
vita”.
Lei spera insomma di poter portare acqua al mulino di una razionalizzazione, del cambiamento, ma
in un certo modo…
“Io sono capitato nella legislatura più complicata della storia della repubblica italiana. Vedremo che cosa ci riserva il domani. Nella possibilità di un progresso come
ho decritto, non mancherà per me”.
Berlusconi, Grillo sono i leader dei
due partiti diversi dal suo. Come li
vede?
“Partiamo da Grillo. Occorre fermare
uno che predica la guerra contro tutto e
contro tutti. Credo che la gente capirà da
sé. Quanto al leader del Pdl non mi chieda certo di essere berlusconiano. La gente
dimentica tutto, anche le marachelle e
Berlusconi con la propria abilità affabulatoria che tutti gli riconosciamo ha portato
un partito che in mano di Alfano era ridotto al 12 per cento fino al 29. Ribadisco, a dispetto dei tanti difetti che io riscontro e delle sue gaffe”
Ma un dialogo con Berlusconi oggi
potrebbe riguardare un discorso di
governabilità…
“Ci sarebbero state, in effetti, due o tre
strade per la governabilità. O un governassimo, Grillo compreso. Oppure l’accordo di larghe intese per grandi riforme,
elettorale, lavoro… Infine Bersani con
pochi punti da riformare e al senato con
un po’ di senatori in più a suo sostegno”.
Una soluzione per l’avvenire?
“Dare la certezza a chi vince le elezioni di
governare, come avviene in altri stati quali l’Inghilterra, dove basta un turno secco.
I deputati dei partiti concorrono ai seggi e
se li aggiudicano uno ad uno. Il leader di
coloro che hanno conquistato più seggi riceve l’incarico della Regina”.
La Sicilia e l’Italia: le elezioni vanno meglio nell’Isola. Un sistema da
copiare?
“Probabilmente sì. Si vota il leader che,
vincendo, comunque diventa tale. Abbiamo visto che una maggioranza si aggrega
comunque intorno a lui. Un sistema che
va studiato. A Roma il capo del governo
designato deve presentarsi subito alle camere per la fiducia”.
Non le sembra di raccomandare un
passo indietro per la democrazia?
Forse, ma uno in avanti per la governabilità”.
osservatorio
> calcolare. E’ l’unica persona cui sia stato
dato un Nobel (per la pace) prima di poterlo meritare con i fatti. Purtroppo i Nobel non è possibile toglierli. La stima sì.
Maledetta primavera
Salutata come “la Primavera araba”, la
rivolta del Nord Africa è avvenuta, come
minimo, in anticipo sui tempi. I difensori
ad oltranza di quanto avvenuto parlano
di “prezzo della democrazia”. Ma è strana la voglia di democrazia “spontaneamente” manifestata a tratti dagli Usa. C’è
chi giura di conoscere in milioni di dollari
le cifre stanziate da Washington per capovolgere i regimi “stato per stato”. Una co-
14
sa è certa: il danno alla politica europea e
italiana in particolare. Con i governi precedenti si era lavorato per anni onde giungere a qualche certezza. Con quelli attuali
le certezze si sono ridotte al lumicino e
molti dei programmi in corso e tanti contatti commerciali privati sono saltati per
aria. Ma i discorsi con il Nord Africa, specie da parte italiana, erano (e lo sono ancora) anche di pace (vera) e di mano tesa.
Quegli europeisti così anti europei
Si autodefiniscono ancora europeisti e lasciano nelle nebbie quanto fossero saggi
gli “europrudenti” di qualche hanno fa.
Fra cui la grande M. Tatcher. Ma tutt’og-
gi, il loro asservimento pedissequo (teorico alla base, pratico al vertice) alla Germania, a propria volta asservita “per motivi meno noti di colore e di figura” (per
citare un po’ Leonardo e i suoi sfondi) agli
Stati Uniti d’America, stupisce. Non che
siamo diventati così anti “atlantici”, né incolpiamo i popoli appresso ai loro governi. Chiariamo. Ma la teoria del riciclaggio con corruttela dei “derivati” di cui
parlammo nel numero scorso (pp 50 e 51,
La maggior truffa d’ogni tempo) ci convince molto. Continuare a dire sì alla Merkel e al suo governo, come se si preoccupasse per amore ed altruismo di Italia,
Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia, è di
certo eccessivo. Siamo di nuovo europru-
PolitiCA
Quando l’uomo politico tornerà opportunamente operativo?
Cascio a Contro corrente
L’onorevole Francesco Cascio, responsabile all’Ars per i rapporti
con l’Ue, qui accanto ospite del nostro direttore a Contro corrente,
la trasmissione di Siciliauno (Canale 219), la tv gemellata con Palermoparla. Con Cascio abbiamo parlato degli ottimi anni in cui ,con il
governo Cuffaro I, attorno al 1994,
l’onorevole – che aveva esordito a
soli 21 anni come consigliere comunale (allora un caso quasi unico)
– si rese protagonista al Turismo di
vere performances, quali il recepimento migliorato, ma rapidissimo,
della legge sulla conferenza dei servizi per i porti turistici. Questo portò in pochi mesi alla realizzazione
dei porti di Ragusa e Licata, prima
che la burocrazia regionale – aggiungiamo noi – inventasse gli “escamotage” per creare nuove inedite
pastoie… Allora, essendo i trasporti accorpati con i trasporti, Cascio
riuscì, quando sembrava non ci fossero i fondi (così diceva l’opposizione) ad acquistare i treni Minuetto
per le linee interne che posero la
Sicilia avanti al Piemonte e alla Li- Francesco Cascio ospite del nostro direttore a Contro corrente su Siciliauno
guria, che hanno usato e forse usano ancora soli i vecchi Breda prodotti a pensi che l’Emilia Romagna con una coCarini (molti non lo sanno). Acquistò an- sta 7 volte più breve della Sicilia, riscuote
che una vera flotta di bus tipo pullman in canoni demaniali 7 volte più tasse e
che destinò in buona parte a Catania (che surclassa le coste della Sicilia per afflusso
ne aveva più bisogno) e un po’ in tutta la turistico. Per quante differenze si possano
Sicilia (Palermo compresa). Solo allora si immaginare, c’è un punto d’equilibrio dal
parlò a fondo in Sicilia, nel suo assessora- quale la Sicilia è distante… Si tenga conto, di trasporti intermodali e si approfon- to che, per fargli lasciare il Turismo e andirono e diffusero studi notevoli (vedi con- dare al Territorio, ebbe la carica di vice
vegno a Catania illustrato a p.28). Venne presidente della Regione. Fu un modo per
trasferito, non si capì perché, a Teritorio e addolcirgli la pillola?
Ambiente: anche da lì spinse la realizza- Adesso, attaccato da qualcuno, dopo aver
zione dei porti turistici e preparò una leg- ricoperto con grande dignità il ruolo di
ge “avversata stupidamente dall’opposi- Presidente dell’Assemblea regionale nella
zione” che regolasse una volta per tutte passata legislatura (resta il più giovane di
l’assegnazione del demanio marittimo. Si sempre), in cui cercò di compensare le vi-
sibili intemperanze di R.Lombardo, sta
all’opposizione con atteggiamento costruttivo. Non sempre lo condividiamo,
ma non c’è dubbio che questa presidenza
Crocetta sia un altro momento pernicioso
per la storia dell’autonomia siciliana.
Di recente il governo in carica è andato
incontro ad una serie di battute d’arresto.
Una di queste l’elezione di Francesco Cascio assieme al presidente Ars Giovanni
Ardizzone a fianco di Crocetta fra i grandi elettori del Presidente della Repubblica. Un riconoscimento opportuno per un
uomo politico che si spera possa tornare
al più presto nel ruolo a lui più consono:
una carica direttamente operativa.
osservatorio
denti. Ma il nostro caro Vecchio Continente non ha ancora neppure abbastanza
cose realmente in comune che funzionino, né in campo monetario, tantomeno in
campo politico. Quel che manca è poi un
amalgama morale, culturale e civile. Ce
n’era di più, paradossalmente, 40 anni fa.
Tg 2 ecologia e pesca
Tutto sembrò iniziare quando il Tg2 enunciò per due volte ad aprile che l’Italia aveva già esaurito la “quota di pesca” per
tutto l’anno. Andammo su tutte le furie
perché una notizia del genere è sempre
una corbelleria, anche perché ci sono
campagne di pesca non ancora neppure
iniziate. Giovanni Tumbiolo, guida della
pesca mazarese, faceva notare con dispiacere ed anche con rabbia, che un’enunciazione come quella faceva credere al
cliente ultimo che il pesce esposto al mercato fosse massicciamente “taroccato”
(parole sue). La verità pura è che la salute
del Mediterraneo continua a stupire tutti
(coloro che lo vivono). Da allora, però,
notiamo che le comunicazioni eccessive e
per nulla scientificamente supportate sull’ecologia sono quasi giornaliere sul Tg2,
che pure non appartiene ai settori estremisti dell’ecologia ideologica e viscerale
che temono l’imminente morte del Pianeta. Chi è dunque quest’anima grigia
dentro il Tg2?
Dal Durc in poi
Beati gli italiani che non sanno ancora
cosa sia il Durc. Il documento di regolarità contributiva è l’ennesimo spauracchio dell’imprenditore che, se non trova
i soldi per saldare tutti i contributi (i piccoli li fanno a se stessi) o hanno anche
meno di 1euro da dare, non vengono pagati dalla pubblica amministrazione cui
hanno fornito qualcosa. Il Durc, dai più
zelanti amministratori veniva richiesto
più volte, proprio perché il pagamento
ritardava... E’ già il colmo, no? Perchè a
quel punto, magari, il fornitore non era
in regola proprio perché non aveva riscosso. Ed erano anche “viaggi” in più. >
15
AttUAlitA’
Protagoniste le neurologhe Marina rizzo e Maria Grazia Piscaglia
“donne in neuroscienze”
simposio a Palermo
Le donne medico fanno sentire la propria
voce, sia nell’ambito della professione, sia
in quello più largo del lavoro al femminile
e, quasi, inedito del dolore al femminile.
Un significativo evento primaverile è stato
realizzato dalle donne impegnate nelle neuroscienze. A Palermo il 18 aprile
a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei Medici, nell’ambito del Congresso regionale
SNO, Scienze Neurologiche Ospedaliere,
si è svolto un “Simposio” scientifico che
ha sapore di novità, a partire da alcuni
espressivi neologismi.
La realtà femminile è vista adesso in controluce con la carriera medica. Nasce
anche un database accanto ad una mailig list con resoconti periodici. Un titolo complesso quello del simposio: “Donne in Neuroscienze, Le donne in neuroscienze e il loro primo database con una
rete di contatto nazionale per avviare un
dibattito sulla femminilizzazione delle
professioni sanitarie sui problemi di riconoscimento e marginalità delle carriere,
su lavoro, famiglia e società”. Un titolo
tanto lungo lascia intravedere la varietà
dei problemi che si intendono affrontare.
Sarà, quindi, una “due giorni” densa di
dibattiti e notizie. Le donne – comunica l’organizzazione – sono la maggioranza del personale del Servizio Sanitario nazionale ma appena il 18% o poco più riveste ruoli apicali. Nonostante 1
medico su 3 sia donna, solo 1 donna su
10 è dirigente medico di struttura complessa. Prendendo spunto da dati già noti del Ministero per la Salute e da un’
idea delle neurologhe Marina Rizzo e
Maria Grazia Piscaglia, è partito il
tam tam fra donne che operano nel campo delle Neuroscienze che ora si danno
appuntamento per il secondo anno per
La neurologa Marina Rizzo
un nuovo confronto, onde rafforzare l’obiettivo del progetto:
- realizzare un forum di discussione nel
Portale Web dedicato;
- raccolta e diffusione dei dati relativi alle
posizioni occupate dalle donne nelle realtà ospedaliere, universitarie e nel territorio;
- analisi del fabbisogno formativo delle
Donne in Neuroscienze;
- analisi dei temi critici e problematici nelle professioni.
Le donne nelle Neuroscienze sono medici specialisti, psicologhe, imprenditrici di settore, con una cultura
scientifica aggiornata, arricchita da esperienze all’estero
e dalla pratica nell’utilizzo
delle nuove tecnologie.
Negli Ospedali, nelle Università, sul territorio rappresentano la spinta innovativa
della professione. Restano
tuttavia i problemi di accesso ai vertici delle istituzioni
mediche e sanitarie. Per questo le Donne in Neuroscienze istituiscono la loro “rete”,
per mettere a confronto esperienze in tutto il territorio
italiano attraverso un database e una mailing list cui seguono resoconti periodici,
proposte che possano arrivare anche sul tavolo del legislatore.
Nell’ambito del simposio è
stato presentato anche il Progetto nazionale Dolore e
donne. Di questo ci ha parlato la cardiologa Gabriella Vitrano dell’ospedale Ingrassia di Palermo.
“Finora – ha detto la Vitrano – si è parlato di dolore in generale, ma il problema
del dolore (primum lenire dolorem, diceva la
scuola salernitana, ndr) in generale. In realtà si è sempre esteso alle donne il dolore
al maschile. Ma c’è un modo femminile e
dei motivi femminili per patire il dolore.
Adesso focalizziamo tutto questo”. osservatorio
> Si ottenne che l’ufficio lo chiedesse da
sé, ma il fornitore spesso lo continua a
portare di persona, perché è in regola
mentre fattura e ne dispone (lo riceve
per posta). Passa il tempo, l’ufficio non
paga e, invece di chiudere la pratica (e
per legge lo potrebbe fare), lo chiede di
nuovo, ricorrendo a quella che avrebbe
dovuto essere solo una facilitazione, non
un altro controllo. Si è detto che si ovvierà. Ma dice “Italia Oggi”, aprendo in
copertina a tutta pagina, testualmente:
Chi ha vinto un appalto sarà obbligato a
fornire una montagna d’informazioni.
In caso contrario lo Stato non salderà il
suo debito. All’anima degli aiuti alle imprese!
16
Chi si rivede: l’apprendistato
Apprendere in corso d’opera, direttamente da “maestri” del settore produttivo di
cui si vuol far parte ha radici più profonde
di quanto possa sembrare. Apprendisti furono gli artisti del passato e un po’ lo sono
ancora, se un gran pittore o scultore viene
tutt’oggi chiamato “maestro”. Ma lo erano stati anche gli antichi filosofi e giureconsulti e, persino, farmacisti (cerusici) e
dottori. Lo fu Cagliostro, che divenne medico del Re. Fino ai giorni nostri interamente da apprendisti si diveniva giornalisti, a parte l’esame che quasi tutti poi superavano. Fino agli anni ’60 si consentiva
ai ragazzi, dopo le elementari, di andare
ad imparare il mestiere da un fabbro, un
meccanico, elettricista, un fontaniere…
AttUAlitA’
riusciranno i nostri eroi – gli imprenditori – a smettere di suicidarsi?
Come dissanguare la mucca
finché non darà più latte
Come accenniamo in altra parte della rivista (e nei numeri precedenti), anche se
non fosse vera alcuna teoria del complotto statunitense ai danni dell’Europa,
gli errori commessi nel vecchio continente e in Italia, sul terreno dell’oppressione fiscale e burocratica, dovrebbero aver messo k.o. l’economia già da più
anni. Non solo noi, ma tanta gente si stupisce che ciò non sia avvenuto e lo “imputa” alla gran forza di quel tanto di “liberismo” rimasto in vita nella variegata realtà dell’industria grande, piccola,
piccolissima e del commercio. Incluso,
badate bene, anche il sommerso, che è la
parte nobile (scusate il paradosso) del cosiddetto nero. In Germania è il 30%.
Capiamoci bene: anche se moralizzassimo l’intero ambiente, azzerando
persino il giro delle armi, della droga e
della prostituzione, sarebbe sempre il
valore aggiunto reale, che si crea nell’ambito del libero giro di denaro, a muovere la ruota del pil.
Se miriadi di economisti hanno indicato
prima nel reddito nazionale e poi nel pil
l’indice fondamentale del benessere delle nazioni, del vero ci dev’essere. E c’è,
sin dal giorno lontano in cui non fu più
l’oro, ma la vile moneta cartacea la misura del valore e il mezzo di pagamento
corrente.
Ma oggi il pil si critica – nel modo in
cui lo si misura – senza definirlo. Per molti è un oggetto misterioso fra i tanti con
cui i media ci bombardano come se ci lapidassero. Ne ripetiamo una definizione,
ma comprensibile: è la somma di tutti i
pagamenti effettuati nell’ambito di un
territorio circoscritto. Ad esempio, l’Italia, la Francia o la Sicilia. Il Pil (ufficiale)
della Sicilia è simile a quello della Gre-
cia o della sola città di Vicenza. Il concetto si basa – e qui si capisce come l’economia non sia una matematica, anche se
vorrebbe esserlo – sul fatto che, se qualcuno si è indotto a fare una certa spesa,
vuol dire che ha valutato un bene o un
servizio degno di tale esborso. Difficile?
Non crediamo.
Poi c’è il concetto di valore aggiunto in
pratica denaro fresco, creato da chi spinge forte la ruota dell’economia creando
e gestendo un’impresa industriale o commerciale. A questo punto ci tocca spiegare, una volta per tutte, che cosa sia il
valore aggiunto. Esso è quel tanto in più
di valore che un industriale, un artigiano
o un commerciante riescono ad ottenere
piazzando sul mercato un bene o un servizio, ricavandone più di quanto gli siano costati il materiale e il lavoro. Per giungere a questo essi si adoperano con risolutezza, usando l’intelligenza, la cultura,
il coraggio e il rischio.
Questo è il sistema, caratteristico
dell’economia di mercato, che, funzionando, ha assicurato il benessere di cui
godiamo tuttora dalle nostre parti ed al
quale ritornano ormai “a bomba“ tutte
le nazioni che l’avevano abbandonato.
L’intero meccanismo, però, è divenuto col tempo oggetto di imposte d’ogni
genere e il valore aggiunto viene tassato
con l’Iva, che si deve ripercuotere sul
consumatore finale senza un peso “teorico” per l’imprenditore. Ma non è sempre così, anzi: ciò avviene solo quando il
meccanismo funziona, cioè la merce e i
servizi vengono pagati nel corso del loro
iter. L’Iva è un grande ostacolo – per la
sua forte incidenza sulla cassa – alla scorrevolezza della produzione e, in caso di
insolvenza, fallimento o ritardo nel pa-
gamento da parte del debitore, può essere la causa di un crac. Inoltre l’amministrazione dell’iva è laboriosa, costosa, richiede l’intervento di almeno un consulente (specie ora con i pagamenti telematici), anche per i piccolissimi detentori di partita iva e i giovani professionisti
che “vorrebbero” iniziare un lavoro.
Il valore aggiunto è, in effetti, come
l’oro. In realtà da esso, in un’economia
che da molto tempo non è più agricola e
non tornerà mai più ad esserlo, viene ciò
di cui godiamo. E’ un bene tanto prezioso da venir tassato in Europa con aliquote prossime o superiori al 20%. Si tratta
di un tasso enorme che supera del doppio la provvigione di un comune venditore o rappresentante. Lo Stato la esige
senza far nulla. L’Italia da alcuni anni la
versa all’Europa che la restituisce in
parte sotto forma di “fondi europei” che
in Sicilia, ma anche oltre lo Stretto, non
riusciamo ad utilizzare e – credeteci –
non sempre per colpa nostra. Spesso la
“formula” è talmente estranea al nostro
costume giuridico e sociale che non riusciamo ad adeguarci.
Poi l’azienda è tartassata da una serie di
imposte dirette: irpeg, irpef, irap e, finalmente, l’imu che non è la sola che prescinde dal reale utile d’esercizio. Lo Stato ha bisogno di soldi e …se li prende.
Con la forza della legge che esso stesso
mette nero su bianco. Ecco perché lo
Stato è ancora medievale. Non cerchiamolo – e si potrebbe ben fare – in altre
sue caratteristiche.
Chi potrebbe mai dirci con certezza che
il depauperamento complessivo che
subiscono l’economia e la crescita
spontanea, valga meno di “servizi”
che lo Stato ci rende?
osservatorio
C’era anche una scuola media speciale, di
creazione prebellica (Gentile) che si chiamava Avviamento al lavoro, dove l’apprendistato avveniva dentro le mura rassicuranti d’una scuola. Ma fu ritenuto
“discriminante” e nacque la Scuola media unificata, che fra l’altro sostituì i programmi con l’evanescente figura della
programmazione. Essa sforna 14enni
che sono spesso “né carne, né pesce”.
C’è voluto quasi mezzo secolo per capire
ciò che capivano subito in tanti: eravamo
sulla strada sbagliata. Ce lo dice Rosario
Fiorello che propone – se non sbagliamo
– un apprendistato del tipo “non è mai
troppo tardi”. La pubblicità la paga il
governo. E, con sprezzo per la crisi, ne
paga un’altra che dice come essere omosessuali sia normale e persino bello: è solo questione di natura, non di apprendistato.
I bambini hanno diritto ad essere cresciuti dai genitori naturali oppure...
Il primo diritto che deve essere riconosciuto ad un essere umano (bambino), in
aggiunta agli altri fondamentali che sono
quelli alla vita, alla salute e alla libertà, è
quello di essere cresciuto in modo armonico da un uomo ed una donna. Non esistono altri diritti accettabili, se non nella
fantasia di marca buonista e consumista
di matrice anglosassone. Affermare una
sorta di proprietà dei genitori sui figli (naturali o adottati che siano) è un grave errore. L’interesse, la salvezza e la cura del
bambino sono prioritari e vanno anteposti a qualsiasi altra aspirazione di tipo genitoriale. Vediamo come nelle coppie separate si lotti per l’assegnazione del figlio
in esclusiva. Ma – ripetiamolo – è il figlio
ad aver diritto ad ambedue i genitori. Notiamo invece come si voglia propagandare ad oltranza l’adozione unigenitoriale.
Ma, se è stata resa storicamente tanto difficile l’adozione da parte di coppie del tipo uomo – donna, come spianare adesso
la strada a single e ad “omo”? Per una
“coppia tradizionale” basterà un domandina in carta semplice?
17
AttUAlitA’
A
l’europa reagisca monetariamente alle agenzie di rating ed ai derivati
dagli Usa la tirannide finanziaria
Da tempo un chiaro j’accuse parte dall’Europa – e dall’Italia in particolare –
contro le agenzie di rating statunitensi,
specie sulle “tre sorelle” Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, che in realtà fanno
parte di un solo pool – un unicum, se ne
osserviamo la composizione societaria –
per cui difficilmente le vedremo in reale
disaccordo. O, per lo meno, in tal senso il
sospetto rasenta la certezza.
E’ bene ricordare che il conto con esse, da
questa parte dell’Oceano, è ancora aperto e – per intenderci – deve rimanere tale,
soprattutto se il Paese valutato e a cui viene assegnata una valutazione gravemente
peggiorativa, è la “povera Italia”, visibilmente aggredita finanziariamente da oltremare in modo più pesante di quanto
non avvenga, sul Vecchio continente, per
la Germania, non sola, ma in compagnia,
forse, di qualche altra sua “complice”.
Di recente il presidente dell’Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti
bancari) Elio Lannutti ha dichiarato,
più o meno: “Finalmente è emerso e si è
presa coscienza del fatto che le tre sorelle,
Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch
siano un pericolo vagante per la sovranità
degli Stati in materia economica e finanziaria ed emettono report a orologeria, visto che fra i loro soci ci sono le banche più
importanti e potenti al mondo, la Credit
Union, la Inge e altre. Insomma sono molti i conflitti di interesse presenti in
queste agenzie di rating. Adesso si ha consapevolezza, anche politica, che trattasi di
entità private che rappresentano un pericolo per la stabilità economico-finanziaria degli Stati e per i risparmiatori”.
Ed ecco come “ci tratta” il maggior rappresentante Gergely Kiss, direttore di
Fitch Ratings di Londra…
“La situazione italiana – afferma Kiss –
rende improbabile che un governo stabile
in Italia possa essere formato nelle prossime settimane… La tante incognite, assieme ad un clima sfavorevole alle riforme
strutturali, dopo un risultato elettorale
privo di senso, rappresentano un ulteriore
shock negativo per l’economia reale nel
mezzo di una profonda recessione”.
E’ questo un giudizio che – come minimo
– lascia perplessi: la volontà di colpire
l’Italia sembra evidente. Il risultato delle
elezioni non è affatto “senza senso” ma, al
contrario, è perfettamente coerente con
la volontà in corso, da parte degli italiani,
di voltare pagina e di dotarsi comunque
di un nuovo sistema capace di affrontare i
gravi problemi cui la fine della Prima repubblica e il tentativo di dar vita alla Seconda non ha fornito soluzione.
In un periodo di svolta così difficoltoso sul
piano strategico, è normale si richieda del
tempo per formare un nuovo governo,
ma non trattasi di un ritardo tale da comportare da solo un nuovo “shock” negativo per l’economia reale. Ad essa deve esser dato semplicemente nuovo fiato con
una più intelligente politica fiscale
e con l’eliminazione – che in certi casi potrebbe essere immediata – di certi colli di
bottiglia burocrtatici…
Mr Kiss di Fitch Ratings, invece, potrebbe e dovrebbe considerare quanto
sarebbe stato positivo per l’economia
reale fare a meno del Governo Monti con la sua ricetta recessiva, facilmente
riconoscibile come tale, che proprio “le
tre sorelle” hanno sempre sponsorizzato
e continuano ad auspicare persino adesso, dopo le prove in contrario. Secondo
Ma la vera partecipazione
popolare è un traguardo lontano
Pd e Grillini
democratici
a parole
18
i più competenti economisti, ormai è
chiaro che “…ciò che nuoce e distrugge
l’economia reale italiana, sono gli alti
tassi di interesse di natura speculativa
che un giudizio di inconcludenza e di
drastica riduzione del rating, promosso
proprio da Mr Kiss e dalla Fitch, ha sostenuto”.
In base ad un recente studio della Banca
d’Italia, il tasso di interesse coerente
con i fondamentali economici, non dovrebbe superare il 2% . Valutazione ora
confermata da un analogo studio della
BCE. Ciò significa che oltre la metà degli
interessi pagati dall’Italia sono di natura
speculativa. Ciò significa che è la finanza
scorretta che, prevaricando l’economia,
sta affossando questa in Europa e, in special modo in Italia. Che cosa significherebbe infatti – per l’economia reale – poter contare su una tal massa miliardaria
fisicamente rubata ogni giorno allo sviluppo?
Si ricordi che – dopo la truffa dei derivati, emessi con la frode dalle banche Usa e
venduti con la corruzione e l’inganno a
stati e pubbliche amministrazioni europei
– coprire gli interessi è già un traguardo,
spesso il solo obiettivo raggiungibile in
terra di Grecia, Cipro, Spagna, Portogallo, Irlanda e – si teme – Italia. Ma, secondo alcuni, anche in Germania e Francia.
Questi Stati, secondo una diffusa teoria,
sarebbero – a prescindere dagli errori interni, a volte grandi, commessi da ciascuno di essi – già spacciati. A meno che non
troveranno una mega soluzione comune
in campo finanziario e monetario, sarebbero condannati, prima o poi, al default:
un modo moderno, inglese, per non dire
fallimento.
Accuse contro accuse, politica contro politica e cortile
contro cortile. Secondo quel tal columnist straniero
avevamo 2 clown, ma con le recenti esternazioni di
Bersani e le invettive della Finocchiaro contro Renzi, ne
abbiamo tre, quattro e più. Frattanto l’Italia soffre. Si
suole accusare il Pdl di mancanza di democrazia al
proprio interno, perché nei vari appuntamenti elettorali non si svolgerebbero le consultazioni, dette primarie,
per la scelta dei candidati. Comunque, va detto che, per
quanto riguarda il candidato premier, cioè Silvio Berlusconi, è vero che questi, tutt’altro che venire imposto dall’alto (come da qualcuno si vorrebbe far credere),
ad ogni votazione, si dimostra regolarmente scelto a
“furor di popolo” o, se volete, per acclamazione.
Il Pd, in autunno, ha organizzato le primarie con gran
tam tam ed esternazioni. Ne è uscito vincitore Pieruigi Bersani (che era già …segretario del partito). Ma
che cosa è successo? Questo leader, depositario del potere “attribuitogli dal popolo”, al momento di prendere
delle decisioni, è rimasto a guardare, inseguendo il terzo “vincitore” teorico delle elezioni nazionali: Beppe
Grillo. Invece non ha saputo stringere la mano tesa del
Pdl. E, frattanto, l’Italia manca di ciò che più urge: un
governo.
AttUAlitA’
virgin Cooc Cayman sede di società offshore dolce chimera dei “Paperoni”
Paradisi fiscali, Hollande coinvolto
Virgin Islands e Cook Islands, due nomi
di isole che sembrano già un programma:
le prime per chi vuol restare vergine davanti al fisco, le seconde una vera cuccagna per chi vuol nascondere e far fruttare
“risparmi” di un certo livello. Lì, nel lontano oceano, offshore, cioè lungi dalla costa, “ricchi si può”. Per un certo verso, si
può propendere persino dalla parte del
“cattivo”: neanche a dirlo, l’evasore. Nella vecchia Europa, ma anche in Usa e,
forse, in Giappone, detentori di piccoli e
grandi gruzzoli non possono più far fruttare, né (addirittura) conservare neppure
una lira. Che dico, peggio ancora: 1 euro!
Noi gente comune sogniamo l’idea che
abbiamo dei titolari dei grandi conti fruttiferi… Pensiamo che ogni tanto ci vadano, in volo nel mezzo del Pacifico o ai margini dei Caraibi, a sdraiarsi al sole o ad in-
crociare in barca lungo coste, rispetto alle
quali le nostre, per incontaminate che siano, sembrano Ladispoli o Isola delle Femmine il 15 agosto… Virgin, Cook, ma anche Cayman, non sono solo un sogno turistico, ma anche economico.
Ad alzare il velo sulla scandalosa realtà è
stata stavolta un’inchiesta giornalistica internazionale sui conti esteri di politici e
personalità in vista in tutto il mondo. Del
club globale degli evasori che nascondono il denaro nei paradisi fiscali farebbero
parte anche 200 italiani. E si tratta di tanti files raccolti in poco più di un anno da
un gruppo di giornalisti di tutto il mondo.
E’ un database con ben 12 mila società
offshore in cui il personaggio più famoso
coinvolto è il presidente francese Francois
Hollande, la cui stima elettorale, già a
pezzi, è scesa frattanto quasi al 30% secondo le indagini immediate. Tanto
più che del consorzio dei giornalisti
magna pars è interpretata da quelli
di Le Monde il quale rivela che Jean-Marc Augier, uomo d’affari nel
mondo dell’editoria e tesoriere di
Hollande durante la recente campagna elettorale, è azionista di due società alle Cayman.
L’Espresso si è affrettato ad evidenziare che fra i 200 italiani coinvolti
ce n’è uno in “odore berlusconiano”. Il nome è Gaetano Terrin, un
Carneade che però è stato commercialista nello studio Tremonti (che a
propria volta è un commercialista…).
Il servizio relativo viene da Washington in cui c’è anche Fabio Ghioni,
definito hacker dello scandalo Telecom: avrebbe un conto alle Vergini.
Ma vi sarebbe anche un sistema fi-
nanziario legato in prevalenza a tre famiglie lombarde (imprenditori e gioiellieri).
Si nota poi un trust i cui direttori sarebbero i commercialisti meneghini Oreste e
Carlo Severgnini coinvolti con la loro professione nei gruppi più importanti del busines nazionale che conta.
Sulla moralità dei vertici finanziari europei parla chiaro, del resto, anche lo scandalo della Bundesbank, la banca centrale
tedesca che ha aperto l’indagine sull’occultamento di perdite per miliardi di dollari (su derivati) della Deutsche bank, prima banca del Paese durante l’ultima crisi
finanziaria.
Ma, in concreto, dai privati e dalle aziende
c’è da aspettarsi di tutto. In un’Europa ormai priva di salvadanai, ricorrere alle società offshore, finché sarà possibile, non è altro
che un’ancora di salvezza, una mera conseguenza. E teniamo conto che i grandi finanzieri delle banche – quelli che lavorano
direttamente con moneta contro moneta –
non necessitano dei paradisi fiscali…
Da anni, nel microcosmo economico, gli
italiani ne inventano cento, se non mille,
per “darsi aiuto” contro uno stato famelico. E’ immorale frodare una p.a. che spreca tanta ricchezza, ben al di là di quello
che riescono ad intascare i politici, ma a
causa e in conseguenza di decisioni errate, disamministrazione e simili? E’ contro
produttivo soddisfare la definizione per
eccellenza del capitale (denaro prodotto
destinato a nuova produzione), baipassando uno Stato che voglia aggredirlo a
mani basse finendo per bloccare – come
sta avvenendo – la crescita generale? Non
tutti gli italiani, siamo sinceri, difendono
lo Stato.
Germano Scargiali
Per Grillo e Bersani l’incapacità di governare i due partiti che fanno capo a questi
stessi due politici così poco politici, è saltata agli occhi di tutti, costatata e sottolineata
ampiamente. Purtroppo, invece, non è ancora abbastanza chiaro – ma è solo questione di tempo – il deficit democratico di
queste formazioni che annunziano di rappresentarne la quinta essenza.
Esaminiamo le primarie del Pd. A parole si fanno, sempre e comunque, per eleggere i candidati da presentare alle varie
elezioni. In realtà si “svicola” in più modi.
Le primarie si fanno puntualmente quando il risultato è scontato. In Sicilia, ad
esempio, per le prossime elezioni comunali, in alcuni comuni vengono adottate, in
altri no, perché – si dice – il candidato già
c’è e non bisogna cercarne un altro. E’ il
caso di Catania dove si vuole portare Enzo Bianco, perché la sua sarebbe una candidatura autorevole, solo che si tratta sempre di rilanciare uno del vecchio “giro”,
davanti al quale ci si inchini ossequiosi (governatore Crocetta in testa).
E andiamo a Grillo. “La parola al popolo,
consultazioni online, votazioni online…”
Si badi, però, che a fronte di circa otto/nove milioni di voti ottenuti nelle ultime elezioni nazionali, a votare online, per eleggere il candidato presidente della Repubblica, siano solo 48 mila persone. Sarebbe
questa la democrazia diretta? Senza parlare delle votazioni già effettuate e annullate
da Grillo (indette, sempre, per eleggere il
candidato alle “quirinarie”) “a causa di un
attacco di hacker”. Hacker o comode scuse? Chi può saperlo? In ogni caso un bello
scivolone per l’osannato mondo online. In
pratica, arroganti e autoreferenziali non
meno dei politici del vecchio PCI, Grillo
e Casaleggio (il nume tutelare) tappano
la bocca a tutti: “Attenti, coi giornalisti non
si parla e soprattutto non con gli italiani”.
Con i media stranieri, invece, è tutto un
cinguettio. Forse il comico ligure teme i no-
stri comunicatori, e per quale motivo? Perché – a sentir lui – sarebbero tutti venduti e
in malafede. E, se è così, perché tale “verità” non varrebbe per Berlusconi? Chi scappa, comunque, non fa una gran figura.
Inoltre, sarebbe ben strano se, al contrario
degli italiani, i giornalisti stranieri fossero
tutti onesti e in buona fede.
Oppure – potremmo anche pensare malignamente noi – che Grillo gli appoggi li ha
più all’estero che in patria ed è da lì che
aspetta l’imbeccata. Chi li difende dice pure che gli eletti tra le fila grilline non sanno
parlare coi giornalisti perché sono alle prime armi.
Beh, allora, che imparino a camminare da
soli, altrimenti, poi, il ciuccio quando se lo
leveranno? Infine, da parte di Grillo e Casaleggio gli insulti fioccano quotidianamente per tutti, senza remore né parsimonie, per quale magia non dovrebbero tornargliene indietro almeno un po’?
Lydia Gaziano
19
AttUAlitA’
i velivoli da guerra atterrano senza avvertire ignorando le coltivazioni
Black Hawk elicotteri neri Usa
in incognita a Contessa
Amerikani in esercitazione nel cuore della
Sicilia, mentre si cerca di rilanciare l’agricoltura con la creazione del “Born in Sicily”
per l’esportazione e con la logica del “chilometro zero” per il consumo diretto dei prodotti di locale genuinità. Invece elicotteri
di tipo Black Hawk sbarcano più volte a
terra militari yankee in armi non si sa bene
con quali scopi, in pieno campo di grano e
simili. Come se non bastasse la guerra alla
nostra agricoltura sferrata dalla Ue, a tutto
favore di prodotti di grande produzione di
provenienza comunitaria e persino extra
comunitaria... Forti sospetti sui motivi della
presenza dei Blak hawk sono stati espressi
dal parlamentare siciliano Salvino Caputo all’Ars in un’interrogazione rivolta a Rosario Crocetta.
L’interrogazione parlamentare del Vice
Presidente la Commissione Legislativa Attività produttive ha per tema le esercitazioni
effettuate dall’esercito americano nelle campagne della provincia di Palermo e precisamente nel territorio di Contessa Entellina. Stando ad alcuni racconti della gente
del luogo, infatti, da fine settembre si ripetono settimanalmente alcuni episodi, l’ultimo alla vigilia di Pasqua, che vedono
raid di elicotteri neri da cui scendono per almeno tre o quattro ore militari che piazzano
nelle campagne anche strumenti elettronici
e di rilevamento. L’iniziativa del parlamentare è finalizzata a conoscere se il Governo
della regione ha concordato o autorizzato le
predette esercitazioni e se queste attività servono ad individuare una zona alternativa
per impiantare il sistema MUOS dall’area
originariamente individuata a quella di Contessa Entellina. L’area interessata, infatti, è
area agricola ed insistono campi di grano
oltre che insediamenti abitativi nelle vicinanze.
“Trovo preoccupante – ha dichiarato
Caputo – che tutto ciò possa accadere nelle nostre campagne destinate alle attività
agricole e per la coltivazione e senza
una preventiva autorizzazione da parte degli enti. Non
vorrei che si trattasse – continua Caputo – di un modo silenzioso per
rimediare ad una
nuova collocazione del Muos o per
impiantare altri sistemi elettronici.
Ritengo che su questi fatti – conclude Caputo – il Governo deve riferire in Aula e fare luce su quanto accaduto non solo ai fini della sicurezza e dell’incolumità pubblica ma anche per assicurare che non vi siano danni alla salute e alle
colture atteso che queste esercitazioni avvengono nei fondi seminati a grano”.
Per quanto a Palermoparla riteniamo che vi
siano più probabilità che il Muos sia inoffensivo per la salute, piuttosto che il contrario, questi episodi, senza alcun preavviso
pubblico, in una Sicilia decisamente antropizzata, come quella della provincia palermitana, sono inquietanti e gravissimi.
intervista a Giuseppe talluto nuovo presidente del Msa
Giuseppe Talluto, Dirigente Provinciale de la Destra di Storace
fino allo scorso anno, ieri Coordinatore Provinciale nel M.S.A.
ed ora nominato Presidente Nazionale del Movimento Sociale
d’Azione. Succedono raramente in politica balzi di nomina del
genere all’interno dei partiti o dei movimenti (questa anche doppia). Dalla padella metropolitana alla brace nazionale, si direbbe ed anche a titolo gratuito. Se c’è la buona stoffa si può fare un
bel vestito e poi con la crisi “identitaria” che c’è… Quando si
trova tanta passione, allora è giusto tenerla ben custodita in cassaforte e conservarne con cura la chiave.
Da qualche mese lei è stato nominato Presidente nazionale Msa. Le sono stati riconosciuti dei meriti relativi al lavoro svolto nel territorio in pochi mesi, nel
ruolo di Coordinatore provinciale. Si sente sempre
più responsabile della sua piccola comunità, destinata comunque ad un bel futuro?
“Cresceranno le responsabilità e direi che i vertici nazionali se la
potevano anche risparmiare questa gratificazione? - scherza il
nuovo Presidente -. La gratificazione comunque riguarda non
solo me, ma tutti i membri dello staff che compongono l’organigramma palermitano. Sono orgoglioso dei miei Dirigenti e collaboratori. In sei mesi insieme abbiamo fatto di tutto, senza risorse finanziarie, senza apparati propagandistici e senza deputati al sostegno, soltanto tanto impegno sociale e politico.
Ci spieghi…
Dal 15 Dicembre a Trabia, davanti ad una platea numerosa per
20
la nostra prima Assemblea Fondativa, all’apparentamento politico con “Fratelli d’Italia” e alla
relativa crescita della nostra visibiltà. Dai 240 iscritti a Palermo
e zone limitrofe, all’exploit di facebook: ad oggi con oltre 400
contatti e tutti reali. Se poi aggiungiamo che l’80% delle forze
politiche ci conoscono, ci stimano e ci guardano bene, la soddisfazione si raddoppia ed accresce sempre più il nostro entusiasmo nell’operare bene sempre e
comunque.
E il futuro?
Ci riserva tanto impegno. E poi la mia probabile candidatura all’Ars, ma non diciamolo troppo in giro. Questo Governo Regionale è destinato ad abdicare, non reggerà a lungo l’urto dei grillini e le rivalse dell’opposizione, specie dopo l’abolizione “incostituzionale” delle Province. Inoltre ci stiamo già organizzando
per presentarci alla città di Palermo nel mese di Settembre con
un’Assemblea Federale rivolta ai nostri simpatizzanti e dirigenti,
ai giornalisti e alle rappresentanze politiche locali. Esporremo
quindi il nostro programma e i nostri progetti insieme agli amici
Fratelli d’Italia e i loro rappresentanti.
A
SiCiliA
Al S. raffaele Giglio di Cefalù impiantato dall’equipe del Prof. Giannola
Primo catetere tetrapolare
al mondo con bipolo
E’ stato impiantato, per la prima volta al
mondo, su un paziente, di 57 anni il primo catetere tetrapolare con bipolo corto
per la cura dello scompenso cardiaco.
L’intervento della durata di un’ora è stato eseguito, la scorsa notte, senza complicanze, dall’equipe di elettrofisiologia del
San Raffaele Giglio di Cefalù, guidata da
Gabriele Giannola che afferisce all’unità
di cardiologia diretta da Tommaso Cipolla. “Il nuovo catetere “Medtronic” –
ha spiegato il professionista – ha di diverso rispetto ai precedenti una nuova forma che con quattro punti di ancoraggio
si adatta meglio e con maggiore stabilità
alle pareti della vena cardiaca in cui viene posizionato. Inoltre, ha la possibilità
di stimolare il ventricolo sinistro con 16
differenti vettori (ovvero 16 diversi modi
di stimolazione) mediante quattro elettrodi che utilizzano minore energia possibile e posti ad una distanza particolare
che di fatto abolisce complicanze quali la
stimolazione del nervo frenico. Tutto
questo – conclude Giannola che ha partecipato (unico europeo di un team internazionale) alla progettazione e allo sviluppo del nuovo catetere – si integra con
il nuovo defibrillatore biventricolare che,
grazie ad un particolare algoritmo, è in
grado di stimolare il cuore in maniera
più fisiologica”.
L’intervento eseguito a Cefalù da Gabriele Giannola, con l’aiuto di Riccardo Airò
Farulla che con Riccardo Torcivia fa parte del team di aritmologi dell’ospedale siciliano, ha anticipato di poche ore
gli altri 20 centri selezionati, per questo
impianto, nel mondo. In sala anche l’infermiere Giovanni Cristofaro e l’ingegnere di Medtronic Dario Corrao.
Apprezzamento è stato espresso dal direttore generale, Carmela Durante, che ha
Campofelice
il sindaco
vasta
si è dimesso
Durante la processione di San Giuseppe la
giunta era presente tranne il sindaco Vasta
Il prof. Gabriele
Giannola e accanto
Giannola con Riccardo
Airò Farulla (a sx)
in sala operatoria
con il nuovo catetere
Mangiacavallo su iCt: creare una task force
regionale per la “la sanità elettronica”.
“La creazione di un coordinamento regionale per l’Ict (Information communication
technology) per lo sviluppo dell’informatizzazione negli ospedali siciliani” è la proposta avanzata dal Commissario straordinario del San Raffaele Giglio di Cefalù, Nenè Mangiacavallo, arrivata nel corso del convegno di “Sud Sanità al Cannizzaro
di Catania, su “La sanità elettronica”. “Proporrò – afferma Mangiacavallo – all’Assessorato alla Salute di creare una task force che lavori alle linee guida per una ICT
omogenea in tutta la regione, sovrintendendo, pur nel rispetto delle autonomie delle
singole aziende, alla programmazione per investimenti nel campo delle tecnologie informatiche, oggi strategiche per lo sviluppo sanitario e per i servizi al cittadino”.
voluto sottolineare la “professionalità di tutto
il personale medico a cui va riconosciuto il
merito di tenere alta – ha detto – la qualità
dei servizi sanitari del nostro ospedale”.
“Rappresenta una tappa importante – ha rilevato il direttore sanitario, Giuseppe Ferrara
– per la crescita di questa struttura su cui siamo fortemente impegnati per il suo poten-
Dopo 7 anni di mandato il Sindaco Francesco Vasta
di Campofelice di Roccella, proprio nella mattinata
della festa del papà, ha presentato le proprie dimissioni, depositandole presso la segreteria del comune
che immediatamente le ha notificate al prefetto di
Palermo. La notizia è rimbalzata sui siti internet, radio e velocemente si è diffusa a macchia d’olio in
tutta la città. Tutti i cittadini si sono sentiti mortificati e presi da mille pensieri. Siamo stati in piazza per
fotografare l’uscita della processione e constatare
che a seguito della statua di San Giuseppe il Sindaco non era presente, ma lo era la giunta con i consiglieri. Chiedendo ai vari assessori e consiglieri, tutti
hanno fatto scena muta, affermando di non poter
parlare senza conoscere le carte. Francesco Vasta
era al suo secondo mandato e mancavano 3 anni alla scadenza del mandato. Una dichiarazione dello
stesso Sindaco nell’ultimo consiglio comunale faceva presagire qualcosa: “Sono superato dai tempi la
gente aspetta e vuole altro.’’
ziamento”. Per il neo commissario straordinario del “San Raffaele Giglio”, Nenè Mangiacavallo, “il livello particolarmente elevato
di professionalità raggiunto dai colleghi cardiologi mi invoglia ancor di più a consolidare
i risultati ottenuti e traguardare nuovi ambiziosi obiettivi che ritengo a portata di questo
ospedale”.
A caldo chi scrive ha buttato giù queste righe:
“Nell’apprendere la notizia ho avuto un nodo alla
gola poiché ho rivisto i sei anni di cronache che ho
scritto di mio pugno sui giornali per quest’uomo
ed al momento non trovo aggettivi per definire il
suo impegno operativo sotto ogni profilo. E’ stato
un grande sindaco e saremo in tanti a rimpiangere il valore del suo operato amministrativo. Sensibile verso i giovani e gli anziani”. Oltre tutto Franco Vasta è stato attento a tutti i cittadini e soprattutto agli ultimi. Voglio ricordare all’amico Franco che due anni fa è stato a Roma per essere ricevuto dal Papa Benedetto XVI. Questo evento ci
ha tutti emozionati e oggi che è stato eletto un
nuovo pontefice che si chiama Francesco, il nostro
Francesco si dimette. Mi verrebbe naturale una
frase, un Francesco che arriva e uno che va, ma, il
suo andare è solo per ritrovare un senso di pace
interiore e quel calore che forse gli è mancato.
Gaetano Messina
21
reliGioNe
riecheggia lo storico saluto di roma al Pontefice
vivA il PAPA
Dopo un papa tedesco, preceduto da
uno dell’ex est sovietico – per buoni che
siano stati – ecco un papa latino che si
presenta fra gli applausi come un “vero
papa pastore”. All’atto della sua prima
apparizione al balcone, ha interpretato il
meglio del messaggio che ci giungeva da
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I.
Papa Francesco – se fosse vero che in
Piazza S.Pietro ciascuno tifasse per un
papa di casa propria – fa felici gli argentini e fa contenti un po’ anche gli italiani,
certamente affranti dall’aver perso una
prerogativa storica: una frequenza sul
Soglio ormai perduta. Col nome del Poverello d’Assisi, il più santo degli Italiani,
il Papa ha aggiunto al più bel copione
che potevano avergli scritto i più amati
predecessori, una novità storica assoluta:
quella di chiedere alla piazza di pregare
per lui, per aiutarlo nel difficile compito
che lo attende. Lui certo pregherà per il
mondo e i suoi grandi problemi: la pace,
la distribuzione della ricchezza, un progresso – se sano – accettato come una
conquista dell’uomo e una grazia di Dio,
legato alla saggezza e alla morale civile
della società che egli stesso è chiamato a
guidare. Una crescita ottenuta anche nel
rispetto della genialità di coloro che innovano, inventano, scoprono ciò per cui
l’umanità intera marcia da sempre: una
mente più colta in un corpo più sano (nell’ambito di una più diffusa comodità della vita), perchè sia il bene a vincere sul
male, sempre più spesso, sempre di più,
Così avevamo scritto prima delle dimissioni di Benedetto X
la Chiesa Cattolica fra stra
Tutte negative da vario tempo le note della “foresta mediatica” nei confronti
della Chiesa di Roma. Ci è rimasto più impressa, però, l’osservazione sconsolata di
un credente “evoluto”, che ci parlava di
chiese semivuote a Milano… Due dubbi,
frattanto, spazziamo subito. Ecco il primo:
non si può dubitare che ci sia da innovare
nella maniera che il cattolicesimo adopera
nel proporsi alla società di oggi e, soprattutto al mondo più …“civilizzato”. Il dubbio è
più semplice: per primi ammettiamo che in
Europa (vedi l’esempio di Milano) la frequenza nel culto sia in crisi. Ma il numero
dei battezzati e cresimati rimane altissimo,
assieme a chi va in chiesa in modo saltuario
o crede “a modo proprio, ma crede”. I soliti media, però, si affrettano a comunicare le
percentuali di crescita dei matrimoni conclusi davanti al sindaco… Ma è anche moda: un’originalità a poco prezzo.
Rimangono ben altre frecce al nostro
arco, da scoccare al contrario, cioè a favore
della Chiesa. La verità di base è che una
campagna anticattolica sia in atto, proprio
perché nei paesi terzi il successo della “religione più presente nel mondo evoluto” cresce in modo esponenziale e risulta vincente
sugli altri culti. Ciò sembra generare la solita “catena” da parte di tutte le forze che vi
hanno un interesse contrario: altre religioni
(concorrenti) a partire dai Musulmani, ma
anche atei ideologici, credenti in deità misteriose, massonerie…
Il cattolicesimo, più del cristianesimo in
genere, è la “religione per eccellenza”,
cioè quella che si indica a mo’ di esempio
ed anche quella contro la quale gli atei o i
22
cosiddetti laici (ideologici) più si scagliano,
non solo per combatterla, ma ancor più
per affermare un’opinione. A voler infierire, ciò rappresenta una conferma rivolta
non solo agli altri, ma a se stessi. Si dice che
nessuno sia realmente del tutto ateo… Notiamo molta gente che crede nel sociale,
nella legalità morale, nel mutuo collaborare degli uomini: questa, se portata a comune denominatore, è una “religio” diffusa.
Così come lo è la stolta superstizione, che il
poeta Lucrezio nel Sacrificio di Efigenia
(condotta innocente ad un esecuzione ingiusta – casta inceste) stigmatizza così: …tantum religio potuit suadere malorum.
Gli anti cristiani hanno sempre addotto
la corruzione del clero per screditare l’intero cristianesimo. Peggio ancora se cercano
con tali argomenti di giustificare il proprio
scetticismo religioso: i limiti morali dei preti
non hanno a che vedere con la scelta di credere o non credere, di aderire a quella che
è anche per tradizione storica la nostra
religione ed è facilmente dimostrabile come sia avanzatissima nella scelta morale
(ama anche il tuo nemico…), come venga
preferita – come dicevamo prima – ad altri
culti nei paesi terzi. Ma i peccati dei (singoli) preti non sminuiscono la grandezza che
– sotto gli occhi di tutti – appartiene alla
Chiesa Cattolica, ben più ricca di santi anche ignoti.
Una delle “battaglie” più recenti nel campo della lotta anticattolica riguarda il
problema della pedofilia. Una battaglia
mediatica senza quartiere è iniziata in una
data quasi precisa e si è affievolita, come si
stesse risolvendo dopo alcuni mesi. Ma il
reliGioNe
in nome del trionfo di Dio.
A posteriori si può pensare – nella difficoltà d’interpretazione dell’accaduto – che Papa Benedetto si sia dimesso per consentire, in un momento in
cui i nemici del cristianesimo e le turpi battaglie
mediatiche rischiavano di ottundere la giusta percezione della Chiesa di Roma. Si è offerta l’immagine
della forza della Fede, del culto sempre vivo in milioni di persone….
Frattanto, si è venuto a sapere che, proprio in Sud
America, la crescita del cristianesimo è notevole
(nostante notizie in contrario diffuse dalla stessa
Rai 3), così da passare dalle due cifre alle tre cifre in
milioni di fedeli e convertiti. Di più – badate – avviene in Africa e in Asia. Ecco il perchè di tante reazioni anticristiane… Un giudizio politico stentoreo e – riteniamo – definitivo lo ha fornito il teologo
palermitano Giuseppe Savagnone, pur noto per
le sue, pur generiche, aperture verso la sinistra.
“Questo – ha detto Savagnone – è un Papa innovatore, ma non si usi l’abusata parola progressista che
sarebbe riduttiva e fuorviante”.
Un papa aperto al sociale, ma non socialista. Un
vero cattolico, tanto meno un papa, non potrebbe
mai esserlo.
Xvi ali ed eterna gloria
pensare che il problema si attenui, grazie alle campagne di stampa, è puerile. Il problema è grosso, lo è a livello sociale, già al di
fuori della realtà clericale, mentre – frattanto – c’è pure chi combatte battaglie per l’accettazione dell’omosessualità come condizione “normale”. Ma quanti omosessuali
sono anche pedofili?
Il problema non si risolve in pochi mesi, né
in pochi anni… Dovremmo dimenticare
che da vecchia data gli omosessuali erano
definiti pederasti, o che la pedofilia non sia
certamente bandita neppure dall’omosessualità femminile. Ovvero dovremmo non
aver mai letto Baudelaire e Mallarmè, oppure ancor prima, Marziale e Giovenale.
Ma – come sosteneva anche quest’ultimo
(polemista) – la vera cultura e la sincerità
d’intenti non sono così frequenti.
I media, in particolare, hanno enfatizzato il discorso sull’omosessualità dei preti:
giusto, ma fino a quanto? Lo hanno fatto
come per altre trovate mediatiche: la mucca pazza, il surriscaldamento del pianeta, i (supposti) danni del nucleare, l’1%
di carne di cavallo nel ragù con un po’ di
carne di cavalli da corsa, l’influenza di stagione… Passata la novità, la moda, l’enfasi,
l’epidemia, il tutto quasi si azzera...
E’ ovvio che i media dovrebbero parlare
della religione con molto più rispetto, che
dovrebbero evitare di trattarla alla stregua
dell’influenza o del supposto “buco nell’ozono” che, a quanto pare, s’è chiuso da
solo. Trattasi, infatti, di disprezzare i sentimenti di milioni di persone in tutto il mondo, di quelli che le piazze – per pregare – le
riempiono e che si inginocchiano, cercando
anche loro di dar forza alla propria fede,
che è una continua ricerca, una speranza,
una conquista a favore dell’uomo, del progresso senza limiti, in direzione del Cielo.
Al tutto si aggiunga che i nostri codici e
le nostre leggi sono ispirate a quanto codificato dalla religione cristiana, la quale dettò regole ed altre ne assunse certamente da
tradizioni di saggezza che provengono dalla storia del pensiero, ma non per questo si
può negare che siano di provenienza divina. E Benedetto Croce (che nell’insieme
del pensiero non condividiamo) stigmatizzò tutto ciò nella sua storica opera “Perché
non possiamo non dirci cristiani”. Parlare
in quei termini spregiativi è da stupidi, oltre che da stolti.
La Chiesa, come si sa, è l’insieme di
clero e credenti, di istituzioni, storia, tradizioni, uomini e popoli. E’ un gigante e c’è
chi la combatte. Ma la maggior probabilità
è che non venga mai il giorno della sua
sconfitta. E’ probabile che ovunque organismi di tipo massonico, che sono spesso alle spalle dell’editoria maggiore, diano
il loro contributo nefasto – a tratti di un disvalore diabolico – al disfattismo religioso.
Chi mai – infatti – potrebbe non augurarsi
che una moralità interiore, come quella
predicata dalla Chiesa, assista il rispetto
delle sventolate “regole”. Ma che cosa è la
legalità senza la moralità? Che cosa è la
forma – tipica della giustizia umana –
senza il contenuto, che è richiesto dalla
giustizia divina?
Peggio è sapere che anche fra i prelati e
qualche cardinale c’è chi “simpatizza” per
le massonerie, legate alla sinistra politica
(spesso falsa), a dispetto della scomunica
che pende su quelle congreghe.
Tanto altro si potrebbe dire, ma diamo
un’occhiata al bene che deriva all’Italia dalla presenza della Roma papale e
dello Stato Pontificio. Non solo per tutte le
ambasciate presso il Papa: si osservi come,
proprio durante il periodo del conclave,
giungano da ogni angolo del pianeta prelati che parlano alla perfezione o quasi la lingua italiana, anche in conseguenza della
conoscenza del Latino, lingua preziosa,
oggi studiata più sotto gli Urali che sotto le
Alpi, ma eterno “esperanto” di Sancta Romana Ecclesia.
Chi si lamenta del supposto “peso” della curia romana sulla politica italiana, ricordi che anche all’estero la chiesa è influente in politica e consideri quanto brilli
il faro mondiale della Chiesa Cattolica
Apostolica ed, appunto, Romana.
***
Se quanto sopra l’avevamo scritto
prima della fumata bianca, ora ci preoccupiamo delle forme di “gioia“ espresse da
personaggi, secondo noi fasulli come Barak
Obama e dagli …innovatori “viscerali”.
Sono quelli che si vestono d’Illuminismo e
credono che basti poco – appunto – ad “illuminare” ogni problema, e che la verità sia
davanti al nostro naso, lì da ...acchiappare a
piene mani. Ma la storia dimostra quanto
gli illuministi si sbagliassero. Speriamo invece che Papa Francesco riconosca e contrasti i veri cattivi del mondo, fra gli speculatori delle multinazionali, nei meandri
dell’alta finanza, fra coloro che manovrano
il denaro per il denaro e denaro contro denaro, contravvenendo alla morale latina
(pecunia non facit pecuniam) ed a quella
musulmana che ignora l’interesse bancario.
O almeno era così prima di certe intrusioni
– vedi Primavera Araba – da parte delle
banche “amerikane”.
23
reliGioNe
Non riformerà certo la cristianità in senso anticristiano
Un uomo chiamato Francesco
Sono almeno tre secoli che la Chiesa viene data per moribonda, morta, sbiadita
nell’orizzonte dell’umanità. Eppure ad
ogni elezione di papa si precipitano a Roma giornalisti di tutto il mondo che si producono prima nella caccia al cardinale
“Eminenza, eminenza, che può dirci?”,
poi in improbabili previsioni sull’esito del
conclave e infine in spudorati io l’avevo
detto e in previsioni più o meno sensate
su ciò che farà l’eletto.
Questa volta, poi, l’evento inedito della
rinuncia di un papa ha moltiplicato l’interesse e fatto parlare di scisma – alcuni che
seguono il vecchio papa e altri il nuovo –
di rotture traumatiche e di crisi totale. Il
fatto è che chi parla della Chiesa senza
farne parte o senza, almeno, essere davvero interessato alla sua realtà prende di
solito cantonate memorabili perché usa
categorie interpretative che riguardano la
politica o la finanza o altre realtà che con
essa hanno poco a che fare.
Come in un problema di matematica se si
escludono i dati fondamentali non si può
arrivare ad alcuna soluzione così se parlando della Chiesa non si prende in considerazione l’azione dello Spirito Santo e
della sua fantasia tutto diventa semplicemente incomprensibile e quindi l’interesse si sposta dalle questioni fondamentali
ad aspetti che pure hanno un certo interesse, come lo IOR, i corvi, le beghe di
curia, ma che di sicuro interessano ben
poco ai cattolici e che non gli cambiano la
vita come invece può fare un padre nella
fede, un dono di Dio che li aiuti in ciò che
veramente conta.
Il papa Francesco è piaciuto a tutti – o
quasi – perché appare semplice, autentico, spontaneo, perché fa e dice cose inedite e sorprendenti; incredibile come un
semplice buonasera, detto dalla loggia
delle benedizioni, appaia una specie di rivelazione.
Piace il nome Francesco, che nessun papa
aveva mai osato imporsi. Davvero impegnativo, ma altrettanto ispirato al vero
Francesco di Assisi e non alla caricatura
che tanti hanno in mente. Un piccolo promemoria:
Francesco amava e voleva la povertà per
sé e per i suoi frati ma non criticò né condannò mai la ricchezza di nobili, borghesi
e prelati. Fu sempre assolutamente fedele
e ubbidiente alla Chiesa. Amava la natura
in quanto creatura di Dio ma non era un
ecologista e tantomeno un panteista. Amava la gioia e il canto ma ben conoscendo
la drammaticità della vita e meditando
sulla croce. Si recò presso i mussulmani
non per intavolare un dialogo ma per tentare di convertirli a Cristo ed , eventualmente, per morire martire. Voleva certamente alleviare le sofferenze dei poveri
ma sapeva bene che la maggiore e più necessaria delle ricchezze è la fede. Vestiva
un logoro saio ma voleva che i calici dell’altare fossero preziosi.
Papa Francesco è così, ama la povertà
Uno stralcio di un articolo da roma all’indomani
del ritiro di Benedetto Xvi
i perché del nuovo “gran rifiuto”
Un papa che rinuncia al pontificato è un evento di portata storica, praticamente
senza precedenti se non in tempi remoti e in condizioni del tutto diverse. Prevedibilmente, ha scatenato una valanga di interrogativi, illazioni, commenti dei più disparati. Da parte laica o anche atea talvolta di stima, rispetto o anche di partecipazione
umana. Altri commenti, soprattutto sui social network, orribili, insultanti, livorosi,
come se ogni avvenimento fosse in grado di smuovere una melmosa palude di astio
e le più laide fantasie. Non poteva mancare, naturalmente, il grande capitolo delle
dietrologie, delle speculazioni su “complotti vaticani”. Grandi e piccoli Dan Brawn
stanno sicuramente affilando i computer per inondarci nei prossimi anni delle loro
contorte congetture. Non è mancato perfino un Saviano che se ne è uscito con “Il
papa lo ha fatto per compattare il voto cattolico”, frase che merita l’oscar per la cretinata del secolo.
In fondo però anche battutacce e stupidaggini riflettono il senso di desolazione che
prende un po’ tutti quando improvvisamente il papa non c’è più. I credenti perdono un padre amato, una guida autorevole e amorevole, una sicurezza. Gli altri, come adolescenti ribelli, perdono il padre contro cui erano abituati a rovesciare rancori e frustrazioni. Anche loro ne avevano bisogno.
I veri motivi della decisione rimarranno nel segreto dell’anima del papa; e, poiché
anche i cardinali sono rimasti spiazzati come tutti gli altri, possiamo dire che non si
sia consultato con la Curia… (M.Gaziano)
24
e vuole essere vicino ai poveri, ma ama soprattutto Cristo e la sua verità, che è poi la
vita e la felicità per tutti noi.
Quindi quando dirà che le persone più
povere di tutte, quelle che più hanno bisogno di essere amate e protette sono i bimbi non ancora nati e che le loro madri vanno aiutate ad accettare i loro figli perché
la possibilità di “rimandarli indietro”, come dice lui, non è libertà ma schiavitù e
disperazione, allora piacerà molto meno,
così come è facile prevedere che ogni riaffermazione delle verità sulla famiglia e
sulla Chiesa lo renderà sempre meno simpatico agli occhi di giornalisti e opinionisti fino a far tornare in auge tutta la trita
solfa sul papa conservatore, sulla Chiesa
retriva e sulla imminente fine del cristianesimo che la sorpresa Francesco aveva
per un momento fatto accantonare.
Pazienza, è già tutto messo in conto “se
sarete miei discepoli vi odieranno, vi disprezzeranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi” ha detto Gesù
e, finora, in duemila anni, è sempre stato
così, tanto che può essere usato come un
test: se non piaci agli opinionisti sei un vero cristiano e se gli piaci non lo sei.
Mietta Gaziano Roma, 25/03/2013
***
Chi si aspetta un Papa che vada contro gli insegnamenti del Vecchio e del Nuovo Testamento è fuori dalla realtà. In particolare il “crescete e moltiplicatevi” fa
parte dell’intima natura dell’intero messaggio biblico. Con esso la strenua difesa
della vita dal concepimento (era sentita
anche dai Romani) fino alla morte naturale. Dai nuovi nati ci si attende che pongano un mattone o un grano di polvere importante nel progresso dell’umanità verso
la vittoria sul Male. Dall’anziano che lanci
il suo ultimo messaggio… E sono solo i
motivi principali. L’umanità non è “un’ospite” fra gli altri del quadro naturale, ma
“l’ospite” per eccellenza, con uno specifico ruolo nella storia: un dovere. Di esso
fanno certamente parte il progresso e lo
sviluppo, quelli veri, che includono l’edificazione morale, pur fra tante difficoltà interne ed esterne all’umana natura. Un Papa non potrà mai rendere leciti costumi
da Sodoma e Gomorra. Ben differente è
ribadire che i concetti della tolleranza e
del perdono si estendano a certe devianze.
Purché vi sia almeno un cammino verso il
pentimento, la riservatezza vinca sull’esibizionismo, non sia dia – come Gesù voleva con forza – scandalo agli altri.
Chi si aspetta oggi che, nel mare magnum
della morale, della cultura e delle problematiche che il mondo e la vita di cui si occupa il cristianesimo si aprano le porte
alle “novità” che questa strana moda si
porta appresso si sbaglia certamente. (G.S.)
Pesca
Prospettive dal Mediterraneo grazie alla tenacia dei mazaresi
Distretto pesca e blue economy
binomio che naviga
La pesca siciliana, spesso penalizzata da
politiche Ue distanti dai veri problemi e
dalla stessa realtà mediterranea e italiana
in particolare, vuol fornire soprattutto un’immagine viva e vitale. Fra l’altro occorre sfatare certi eccessi sulla misura del depauperamento della risorsa mare e questo avviene alimentando invece il nuovo concetto
della Blue economy, che rispetti lo sfruttamento compatibile del “bene mare” ed
acqua in generale, in un’ottica che venga
anche dal basso e dall’esperienza diretta.
Essa non è del resto mero empirismo, se
sempre ricorre - proprio a Mazara - ad interlocutori come il Cnr e l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Ambedue gli enti dovrebbero smussare molte delle preoccupazioni
degli ambientalisti che vanno “a occhio e a
memoria”, in quanto diffondono su base
ben più scientifica sia gli allarmi – quelli veri – che le rassicurazioni sulla salute del mare. Mai come in questi mesi è stata intensa
l’attività del Distretto produttivo della
pesca di Mazara del Vallo e del suo
presidente Giovanni Tumbiolo, grande
assertore e divulgatore della Blue economy.
Questo personaggio fa da anni la spola con
i paesi rivieraschi del Nord Africa, ma anche con quelli del Mar Rosso e dell’Africa
Sub Sahariana portando messaggi di pace,
collaborazione con l’etichetta di quello che
da poco viene definito il Born in Sicily.
Al riguardo Tumbiolo ha espresso piena fiducia nell’assessore Dario Cartabellotta
con il quale condivide fra l’altro l’idea di un
agroalimentare e di distretti a 360 gradi,
proiettati nell’ottica di società miste con i
paesi frontalieri. Un programma questo
che, proprio in fatto di pesca, si trova al primo posto. Di esso ha parlato anche con la
neo presidente della Camera Laura Boldrini, già nota al distretto ed apprezzata
per la sua trascorsa esperienza in Africa.
La convinzione è quella che solo da una collaborazione può nascere un’adeguata gestione del “bene mare”. Il lavoro del Distretto pesca, politicamente trasversale, ha trovato riscontro al di là dei capovolgimenti
politici. Valgano queste parole pronunziate
da Tumbiolo all’inizio di quest’anno alla
presenza di Antonio Lo Presti, Direttore
generale del Dipartimento regionale degli
Interventi per la Pesca e del suo dirigente
Ignazio Di Dio, nel corso di un incontro a
livello tecnico, aperto ai rappresentanti istituzionali e delle organizzazioni datoriali e
sindacali del comparto pesca mazarese. Il
Presidente del Distretto, Giovanni Tumbiolo, ha dichiarato: “Non è più tempo di divisioni. Abbiamo invitato tutte,
sottolineo tutte, le parti sociali, sindacali, datoriali perché, in un momento di gravissime
26
Giovanni Tumbiolo e Adnan Gibrial
Mazara tratta ma occorre l’appoggio del governo centrale
Tripoli difficile per la pesca siciliana
Giovanni Tumbiolo è stato a Bengasi in un clima rovente e non ha nascosto il proprio
disappunto, guardando a Roma ed a Bruxelles che consentono situazioni come quella
che perdura. Il Presidente del Distretto Produttivo della Pesca-Cosvap è stato a Tripoli
per incontrare il Ministro dell’Economia, Mustafa Abofanas, ed il Vice Ministro dell’Agricoltura con delega alla Pesca, Adnan Gibrial. La missione è poi ancora una volta
finalizzata alla determinazione degli accordi nell’ambito della cooperazione nella filiera
ittica. Tumbiolo a Bengasi ha incontrato anche i rappresentanti della Camera di Commercio ed imprenditori libici del settore marittimo al fine di spingere verso l’applicazione degli accordi firmati nel 2012. Il Presidente Tumbiolo insieme a Vincenzo Lo Nigro
e Rosario Grafato, rispettivamente armatore e capitano del peschereccio Daniela L sequestrato nel porto di Bengasi dallo scorso 7 ottobre, hanno incontrato i miliziani, oggi
militarizzati nello stesso porto cirenaico. Le parti hanno trattato per il rilascio del peschereccio. “Non ci possiamo fermare - ha sottolineato Tumbiolo - nella ricerca di una
difficile cooperazione in un clima socio-politico assai confuso qui in Libia. È in gioco il
futuro e la stessa esistenza di un settore nevralgico e portante del lavoro e dell’economia
siciliana”. Tumbiolo ha fatto poi il punto della complessa situazione con l’Ambasciatore
italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi, e con i Consoli Generali, Federico Ciattaglia e Pierluigi D’Elia. Si attende che si muova finalmente il governo italiano e molto si
spera nel nuovo esecutivo e nella persona della presidente della Camera Laura Boldrini,
esperta dei problemi africani.
In contemporanea agli atti ostili dei miliziani, rapporti pacifici si intrattengono con
esponenti del governo libico. Giovanni Tumbiolo, i dirigenti generali e vari funzionari della Pesca e dell’Economia della Libia, guidati dal Capo di gabinetto del Ministero dell’Economia Mr. Fathi Kuwafi hanno da poco incontrato a Palermo l’Assessore
all’Agricoltura e Pesca della Regione Siciliana, Dario Cartabellotta, ed il Capo di
Gabinetto delle Attività produttive, Angela Antinoro. La delegazione ha visitato il mercato ittico e l’Istituto Zooprofilattico “A. Mirri”. La delegazione è stata poi a Mazara del Vallo e Trapani.
difficoltà che attraversa l’economia del nostro territorio, non sono accettabili divisioni,
steccati e fughe solitarie. Solo attraverso un
gioco di squadra, collettivo e partecipato
correttamente e professionalmente da tutte
le reali rappresentanze pubbliche e private,
si può costruire una interlocuzione forte, capace d’incidere ai vari livelli istituzionali: regionale, nazionale e comunitario”.
Due grandi ombre pesano – in realtà –
sul settore. La prima è che l’Europa, per
una gelosia misurabile anche monetariamente difenda il prodotto oceanico cui non
sfuggono certo i numeri del nostro mercato, gran consumatore di pesce. La seconda
è che chi di competenza – in Italia ed in Sicilia – non si sia battuto adeguatamente per
le cosiddette quote. Non tutti sanno (forse)
che, per motivi di protezione e ripopolamento, il pescato venga sottoposto al peso
arTe
Il pittore palermitano prende come pochi
ispirazioni dalla vita
Guaschino al mercato
che non deve superare le quote assegnate.
Francesi e soprattutto Spagnoli hanno “goduto” di quote tali, a discapito dei siciliani,
ma anche dei salernitani (un paio di operatori consistenti) che non era difficile, sul
Tirreno meridionale scorgerne i pescherecci (tonnare volanti) presso Ustica e le
Eolie. Questi temi non possono sempre essere trattati politicamente in modo troppo
aperto. Ma ascoltiamo le seguenti parole
che “rubiamo” nuovamente a Giovanni
Tumbiolo.
“…Se tutto questo non lo fa la Regione Mediterranea maggiormente ‘dipendente dalla pesca’, chi lo deve fare? La Sicilia ha l’obbligo di fare ciò quale capofila
naturale (per la storia e la geografia) dei
Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
Essa ha il sacrosanto diritto di orientare,
guidare, educare, diffondere, ‘vendere’ le
proprie specifiche conoscenze, il proprio
know-how, a tutte le regioni costiere del
nord Africa ed oltre. L’Europa deve lasciarglielo fare!”
Ma talvolta anche Tumbiolo non ha
potuto resistere nel parlare di …inevitabili
“bordate” romane, degli ascari, degli stupidi e dei marpioni di Bruxelles. Ha anche
chiesto all’Ue la restituzione dei “danni
della guerra del pesce”, culminata con il bilancio di 3 pescherecci mai più restituiti e
dalla morte di tre pescatori (un mazarese e
due di origine tunisina “ma a Mazara non
fa differenza”).
Notevole è stato il lavoro svolto attraverso il Distretto della pesca per la pacificazione e la collaborazione con i libici, nel corso di ripetuti incontri già da
tempo e adesso nel dopo Gheddafi. Lavoro
che è stato certo turbato dal sequestro dei
pescherecci, per il cui recupero Tumbiolo
si è adoperato di persona al fianco delle autorità diplomatiche. Ricordiamo l’interessamento diretto per salvare un pescatore
colpito da un infarto a Bengasi e trasferito
al Civico di Palermo con l’intervento di un
elicottero italiano.
Uno degli ultimi eventi la visita a Roma
di un gruppo di studenti presso le sedi
istituzionali internazionali. Il viaggio, comunicano da Mazara, è il riconoscimento
conferito dal Distretto e dall’Osservatorio
della Pesca del Mediterraneo a 13 studenti,
tra i quali oltre che italiani, tunisini, egiziani, marocchini e libici che si sono distinti
nella realizzazione di video-documentari a
scopo divulgativo e illustrativo sul tema del
mare, dell’ambiente marino, della pesca e
della “Blue Economy”.
Pronto a cogliere al volo l’impressione che conta, Eugenio
Guaschino è solito ritrarre scene dai mercati, individuare
scugnizzi che vanno a padrone e faticano con un misto di
sofferenza e di fiducia, comunque, nella vita. Critico, ma uomo di fede, è lo stesso artista,
che si è posto in anticipo sui
tempi e senza cedimenti verso
quella politica a senso unico
che non condivide, anche il
problema degli immigrati. Tante volte protagonisti, giovani e
adulti, delle sue opere.
Ma ciò che scoviamo con piacere nel libro che raccoglie la
sua “opera omnia” sono due
ritratti di venditori oggi più
rari a vedersi nella realtà: il
Venditore di cozze e il Venditore di olive, ambedue ritratti
con la impegnativa tecnica dell’acquerello.
Notevole il movimento e l’espressione del venditore di cozze.
In un movimento che quasi lo
vede avvitarsi su se stesso, il
personaggio, incontrato di certo realmente dal pittore, “ab-
Venditore di olive (acquerello cm. 30x40)
Venditore di cozze (serigrafia cm 50x70)
bannìa” le cozze che ha disposto ammonticchiate artisticamente davanti
a sé. Una pentola di coccio lascia
pensare che le venda anche cotte.
Ma l’acquerello risale certamente ai
begli anni in cui le cozze si gustavano anche crude senza troppe preoccupazioni. Il quadro è comunque un
misto di realismo – vedi il grido e
l’espressione del protagonista – e di
stilemi, come le cozze disposte in
modo così perfetto, in una finta casualità, da poterle sognare.
Diverso è il personaggio del venditore di olive. Il pittore ha incontrato
un uomo calmo e compassato. Anche lui ha sistemato le olive in modo
spettacolare, adornando il tutto con
due vistosi rami dell’albero di cui
vende i frutti. Il protagonista resta in
secondo piano e guarda verso un cliente che non è ritratto, ma …c’è.
Due spaccati di vita di eccezionale
valore, di grande rilevanza cromatica, in bilico tra impressionismo e figurativismo apertamente dotati di
un filo conduttore comune, due immagini da amare, presso il vertice
dei valori nella produzione del professor Guaschino . (Alisciarg)
27
TrasPorTI
a catania esperti da tutto il mondo parlano del problema e della sicilia
Trasporto intermodale tema planetario
Trasporti, settore nevralgico nel mondo della produzione, la cui importanza sfugge non
soltanto all’osservatore esterno (la cui opinione conta di certo), ma è sottovaluta persino dai protagonisti del busines. Lo è sotto
due aspetti: sia per il ruolo irrinunciabile che
svolge nella realtà piccola, e grande degli
scambi, sia come fonte di lavoro, voce di bilancio, settore che genera autonomo pil. La
conferenza mondiale “NorthSouth”, che
ha scelto Catania per la sua XVII edizione,
dovrebbe far squillare un campanello d’allarme nella realtà regionale e nazionale. Se
le parole hanno un senso, specie se appartengono a personaggi di rilievo, addetti ai lavori, il Mondo e l’Europa chiamano la Sicilia e l’Italia attraverso l’Isola a svolgere un
ruolo primario in questo settore.
E’ questo il succo delle parole del professor
Rocco Giordano dell’Università di Salerno,
un uomo maturo di quelli che “non le manda a dire”, uno che parla chiaro e spacca il
capello in quattro. E le sue parole si specchiano più o meno in quelle del più giovane
professore catanese Marco Romano. Il tema dichiarato del convegno che vede l’incontro fra tre mondi (Asia, Europa, America) è il trasporto intermodale. Vedi caso
uno di quelli che stanno più a cuore al nostro piccolo Palermoparla. Il trasporto intermodale è il sistema di trasporto moderno,
che vive momenti di continua evoluzione.
Consiste nel far viaggiare in Containers
sempre uguali le merci e trasferirli da un tipo di vettore all’altro: nave, treno, gommato. Alla base del problema le enormi quantità di merci che sono in movimento attraverso il mondo: un fenomeno in crescita inarrestabile da cui non si può prescindere e sarebbe perfettamente inutile.
Un dato saliente – a dirla più chiaramente è
il professor Giordano – è che, mentre il Mediterraneo rappresenta meno dell’1% dei
mari del mondo, movimenta circa il 10%
delle merci. Questo significa che il movimento è altissimo. Dal punto di vista della
Sicilia, il dato saliente – come emerge dal
convegno – possiamo così riassumerlo: mentre l’Isola ha perso le prime battaglie, a favore di porti disseminati un po’ dappertutto
(Tangeri, Algesiras, Gioia Tauro, Malta,
Genova, Trieste…), verrebbe tutt’oggi preferita ad ogni altro approdo. In particolare
la costa est. Il mondo ci concede un appello,
ma la Regione era assente.
Fra le tante caratteristiche di un “fronte
portuale” o di un “sistema portuale”
(un porto da solo non basta più), c’è quella
di poter smaltire velocemente verso le mete
desiderate il traffico in arrivo. Quindi ci vogliono ferrovie, strade e finalmente, detto fra
i denti, il …Ponte sullo Stretto. Il professor
Giordano usa parole da noi ripetute e lo fa a
voce più bassa (il Ponte è una sorta di top secret): “il ponte non è un fatto siciliano, ma
un fatto italiano, europeo, mondiale”. Mar-
28
Rocco Giordano (Salerno)
Yfu Xu (Shanghai)
Marco Romano (Catania)
co Romano non può che avallare e, persino
il dottor Lorenzo Matacena si allinea con
queste parole: “io come rappresentate della
Caronte Tourist non dovrei dirlo, ma…”
Ma non è questo il solo problema. Occorrono spazi presso i porti o il fronte portuale
di più centinaia di ettari. Questo è oggi il
traffico merci nel mondo. Sono indispensabili gli interporti e gli autoporti (soprattutto
per il gommato). E, se Genova nel proprio
tentativo di rilancio che ha i monti incombenti sul mare, ha creato un interporto presso Alessandria (ma se vorrà farlo funzionare, ben presto dovrà bucare le montagne),
tutta l’Italia è indietro per altri motivi.
Ripetiamo la “lezione” impartitaci anni fa
dal palermitano Luigi Tagliavia e da noi
più volte pubblicata: un porto deve battere
la concorrenza di altri porti vicini e lontani,
fornendo servizi migliori e prezzi più bassi.
Nello smaltimento medio dei containers i
porti italiani impiegano, al momento, un
tempo che è quasi di 10 giorni contro uno,
rispetto ai concorrenti. Non incolpiamo,
hanno detto un paio di conferenzieri, la sola
burocrazia nazionale, prima responsabile.
Occorre esaminare uno ad uno tutti i passaggi del container e tagliare sui tempi, razionalizzando. Si invoca un legge unitaria
che porti più ordine in Italia e più controlli
altrove (sarà…)
E’ stato fatto un esempio su Singapore, in
gara con Shanghai, fra i maggiori e più efficienti porti del pianeta. La movimentazione è ottenuta con trasportatori senza pilota,
una rotaia circolare carica i containers che
vengono collocati nelle varie zone di destinazione. Qualcuno si è premurato a precisare che tutto ciò non ha provocato una diminuzione dell’occupazione, perché il personale perduto fra i trasportatori è stato assunto in altre mansioni, grazie all’aumento
della mole complessiva di lavoro in conseguenza della maggiore efficienza ottenuta.
Insomma, l’innovazione si impone con la
massima di “o bere o affogare”. Lo stesso può dirsi della possibile rinunzia a far
parte di questo enorme busines. Significherà ridursi al rango di semplici clienti di chi
lo esercita. Lo si voglia o no, la crescita inarrestabile a livello mondiale ed anche locale,
creerà il bisogno di un’intensificarsi di import export e si tratterà di enormi quantità
da trasportare, da vendere e da acquistare.
Sempre che le parole – udite a Catania – da
diretti protagonisti e cattedratici provenienti da Giappone, Filippine, Cina, Europa, Canada, Texas (andiamo a caso) hanno un senso, una serie di verità di cui anche
la pubblica opinione (spesso fuorviata e
confusa non si sa bene perché) dovrebbe essere messa al corrente di alcune verità assodate. Le ferrovie assumono un enorme ruolo nell’imminente avvenire. E’ inutile scavare porti e costruirli se non li si organizza a
dovere, se non si pensa all’entroterra, alle
strade, ai ponti. Gli assi stradali e relative
gallerie e ponti, come l’Asse N.1 Berlino Palermo hanno un ruolo primario e irrinunciabile, sempre che non vogliamo finire
“outside”. L’alta velocità come la Tav e relative strade ferrate sono altrettanto auspicabili soluzioni, sia come strumento commerciale, che turistico, sia come veicolo
d’incontro e di pace fra gli uomini e fra i popoli.
Germano Scariali
Organizzazione: Bic (Boureau international containers), Cis.Co (Council interntional ship consultans), Est (Europea servizi
terminalistici). Il XVI convegno si era svolto 5 anni fa a Malta.
TurIsMo
che ciò serva da esempio per gli hotel di tutta la sicilia
alle eolie ribassano l’Imu
Mentre l’Imu è stata definita come “lo tsunami sulle attività alberghiere”, culminata
con la serrata degli hotel di Cefalù a Natale ed il tragico gesto di Edoardo Bongiorno, uno dei primissimi albergatori di
Lipari, è partita dalle Eolie l’onda che sta
finalmente portando ad una riduzione delle aliquote dell’esosa, assurda imposta.
Una prova che l’estremo sacrificio di alcuni imprenditori – giunti a togliersi la vita –
almeno non è inutile. Dopo Lipari, anche
a Salina, si corre a ridurre le aliquote IMU
2013.
“Dopo la delibera della scorsa settimana
del consiglio comunale di Santa Marina
Salina, anche Malfa ha ritenuto di non
penalizzare oltre le imprese alberghiere, di
fatto accogliendo i nostri reiterati appelli a
differenziare nell’applicazione delle aliquote IMU”. Così dichiara soddisfatto
Christian Del Bono, presidente Federalberghi isole Eolie e isole minori Sicilia.
Il comune di Malfa, guidato dal sindaco Salvatore Longhitano, ha infatti lasciato invariata, rispetto al 2012, l’aliquota per
le abitazioni principali (0,55%), ha ridotto
le altre aliquote di base allo 0,88% (rispetto
allo 0,96% dell’anno precedente), mentre
ha ridotto allo 0,76% quella destinata agli
immobili ad uso delle attività alberghiere.
Meglio di niente, diciamo noi, convinti che
l’Imu applicata a chi produce valore aggiunto sia un’infamia morale e materiale.
“Il 2012 ha dimostrato, aggiunge Del Bono, l’assurdità di procedere con aumenti lineari delle aliquote che non tengano in attenta considerazione l’utilizzo al quale sono adibiti gli immobili tassati. È evidente,
come più volte ribadito, che gli immobili
alberghieri necessitano di ampie superfici e
sono beni strumentali all’attività svolta.
Non possono, insiste Del Bono, essere considerati al pari, ad esempio, di una seconda
casa. A questo bisogna aggiungere che la
tassa non tiene nemmeno in considerazione l’eventuale utilizzo stagionale di molti
immobili”.
Speriamo davvero, conclude Del Bono,
che l’onda partita dai due comuni eoliani
possa raggiungere le sponde di altre ammi-
Niente Bit per la sicilia
sicilia e prodotto turistico
Anche quest’anno, per mantenere la
“bella tradizione” instaurata da R.Lombardo, anche R. Crocetta ha “marinato”
la Bit di Milano.
Ma l’evento che ha avuto 14 partecipazioni siciliane autonome (Eolie, Egadi,
Marsala, Cefalù…) resta uno degli
eventi più importanti del turismo in Europa. Trattasi di un’esperienza di notevole comunicazione: l’incontro fra seller
e hosted buyer. Fiera Milano opera una
sapiente selezione di questi ultimi in
base a propensioni e capacità d’acquisto, per garantire ai Seller un “matching” proficuo.
Alla Bit partecipano: Consorzi e associazioni di commercializzazione ricettività,
Tour operator, Agenzie di viaggi, Stabilimenti termali, Compagnie di trasporti,
Società di noleggio, Organizzazioni
congressuali, Operatori dell’accoglienza, Catene alberghiere, Agenzie immobiliari turistiche.
Tutto per vendere e siglare nuovi contratti, per fidelizzare il portafoglio clienti,
rafforzare i brand, pubblicizzare i nuovi
prodotti, individuare nuovi contatti, essere aggiornati sui trend del mercato
ed altro ancora.
La Bit è anche aperta ai semplici visitatori, ma il cuore di questo evento è il Bit
Buy Italy, il più importante Workshop
del prodotto turistico italiano, dove oltre
2000 Seller selezionati incontrano circa
500 top buyer internazionali esclusivi di
circa 50 paesi. Ma la Sicilia come tale,
anche quest’anno, non c’era.
Dal recente workshop della Primavera Russa e relativi contatti con le agenzie di viaggio,
non è difficile trovare conferma di certi nostri assunti. Ciò che manca, di regola, al turismo regionale è “un buon confezionamento complessivo del prodotto turistico”. A valle
delle battute di Ryanair al Politeama (noi iralndesi abbiamo 7 volte meno attrattive di voi e
7 volte più turisti, datevi una regolata), pur accettando la lezione, va detto che Ryanair è
poco affidabile per i voli di linea. A latere resta il fatto che gli agenti debbano ricorrere
massicciamente ai rischiosi (economicamente) voli charter. Ed eccoci al “confezionamento”: indice particolari come concomitanza con eventi “puntuali e sicuri”, accompagnatori
di qualità e gite programmate. Altro problema il Kinderheim per i bambini. Più a sud della Sicilia fanno cose che non ci sogniamo. “In posti come la Turchia, ci dicono, i bambini
te li restituiscono senza gambe, tanto son stanchi di giocare e a letto piombano nel sonno
ristoratore”. E in Sicilia? “Quasi niente”, è la risposta. Infine, viene l’animazione serale a
base di cabaret in siciliano, davanti ad un pubblico in gran parte straniero.
Ora un aneddoto. Ieri a Catania al momento del conto è stata aggiunta la tassa di soggiorno che non ci era stata comunicata il giorno prima. Da “siculo – italiani” noi non protestiamo per pochi euro. Ma, crescendo la latitudine, s’incazzano anche per meno.
nistrazioni a vocazione turistica, dove centinaia di attività rischiano di chiudere i
battenti a causa di una crisi finanziaria
che fino ad oggi ha visto l’esclusivo attuarsi
di manovre repressive foriere di andamenti
economici necessariamente recessivi.
Vorremmo che dalle Eolie questo passo
avanti del settore alberghiero, incredibilmente penalizzato in Italia rispetto alle altre nazioni, si estenda a tutta la Sicilia. Il
parlamentare regionale Salvino Caputo ha
parlato in aula di “Zona franca del turismo”. Iniziativa di tal portata ci vorrebbero, assieme ad una presa di coscienza.
Perché le potenzialità non si attivano con
una “pavida” (scusate) attesa, ma con coraggio anche imprenditoriale che non sia
solo resistenza passiva. Questa gli albergatori l’hanno dimostrata. Tutti, insomma
devono fare di più. Per esempio “concertandosi” con le agenzie e comprendendo le
relative esigenze: imparando, insomma
anche da esse, armandosi tutti anche della
giusta dose di modestia.
(G. Scargiali)
Travelexpo arrivederci al 2014
continua a crescere la manifestazione di Toti Piscopo
Nuovo successo della XV Travelexpo a Città del Mare, intenso workshop che ha ospitato circa 1.600 addetti ai lavori, l’80% dei quali agenti di viaggio che hanno sviluppato
circa 10 mila contatti commerciali in 3 giorni. Sempre più vicina a divenire una Borsa
del turismo, l’edizione si è conclusa con la visita a sorpresa di Michela Stancheris,
neo assessore regionale al Turismo (da 15 giorni) che ha voluto dare il proprio saluto
agli operatori e ascoltare le loro richieste. “Una legge sul turismo e una lotta all’abusivismo sono gli elementi prioritari che da tempo chiedono a gran voce gli operatori – ha
detto Toti Piscopo, patron di Travelexpo – in quanto l’abusivismo ha raggiunto limiti
insostenibili che, oltre a danneggiare le categorie imprenditoriali, nuocciono al mercato
alimentando l’evasione fiscale. Inoltre, abbiamo voluto ricordare all’assessore i punti
che riteniamo essenziali per rilanciare l’azione di governo sul settore: programmazione
e pianificazione, azioni di comunicazione e marketing e il riassetto del ruolo e della funzione dell’assessorato Turismo con la valorizzazione delle attuali risorse umane”. Un
battesimo atipico per il neo assessore davanti agli operatori: Stancheris annuncia che intende ascoltare gli addetti ai lavori e che le loro istanze saranno accolte al più presto.
Cammina per gli stand, si sofferma a parlare con gli operatori che stupefatti la guardano fare la fila insieme a loro per pranzare…
29
PorTI TurIsTIcI
La crescita azzerata dall’inerzia governativa
Bloccato un porto al traguardo il via a una pratica
Nautica siciliana:
saltati altri 50 milioni?
No a sant’erasmo sì al
Ospitalità turistica, eterna croce della politica siciliana che
– soprattutto – continua a non capire, per motivi che si accavallano e che sono di carattere tecnico, burocratico, sociale ed economico, la materia nel suo insieme e le singole
strade da percorrere. In linea generale le carenze si riscontrano in fatto di marketing, promotion, inefficienza dei trasporti (dall’esterno), infrastrutture (specie attorno alle mete
turistiche), qualità. Ma in particolare è nel disconoscimento dell’importanza di singole “branche”, vedi turismo nautico, che la Regione naviga nelle nebbie e …persevera. Ma
oggi è il fisco ad avere il sopravvento ed a stroncare gli albergatori e gli operatori in genere: troppa iva (all’estero è
più bassa), tasse di soggiorno e, infine, la più tragica per l’hotellerie: l’Imu.
Si ignorano due dati certi: il fenomeno turistico (come
domanda primaria) cresce con certezza, a prescindere dagli “sbandierati” cali negli arrivi; il turismo nautico, come
molti hanno vanamente affermato, è la porta d’ingresso di
tutto lo sviluppo turistico e di un territorio come quello di
un’isola: la Sicilia. Ma sembra stiano per “saltare” altri fondi europei. Sarebbero legati al nascere dei distretti che –
neanche a dirlo – non decollano, come avevamo ampiamente previsto.
Nelle circostanze in cui tanti piangono quasi irreparabile
miseria, in cui il fisco rischia di “mangiarsi vivo” il settore – ma nonostante tutto (a riprova dei segni della crescita
potenziale) potremmo nominare, uno ad uno, coloro che
stanno ampliando la capienza dei propri hotel (non li vantiamo per motivi italiani e specialmente siculi, perché pare
che crescere sia una colpa) – è veramente un “reato” perdere i finanziamenti.
A protestare vivamente contro tale situazione è stato il deputato regionale “iperattivo” Salvino Caputo, nella passata legislatura presidente della commissione Attività produttive della Regione e adesso vice presidente della stessa.
Onorevole, ancora chance andate perdute per la
nautica siciliana…
“Il rinnovarsi del rischio di perdere altri fondi, trattasi di
milioni di euro, per il turismo nautico conferma fin qui
un’incapacità di questo governo regionale e dei suoi assessori di occuparsi dei progetti di rilancio dell’economia. Inclusa quella turistica”.
Qual’è il rischio?
“Mi creda. E’ assurdo che la Sicilia perda altre occasioni.
Ho presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo e l’Assessorato al Turismo ad attivarsi al fine di evitare la perdita di 50 milioni di euro (fonte Ue, ndr) ed avviare
le procedure per sbloccare gli investimenti. Perdere il treno
significa mettere in ginocchio le attività legate al turismo e
soprattutto dimostra il disinteresse e la mancanza di un’attività di programmazione. Specie alla vigilia della stagione”.
Che cosa sta succedendo in concreto?
“Trattasi di fondi destinati specificamente ad infrastrutture
nel settore della Nautica, la cui disponibilità è nota. Realizzarle significa crescere. Rischiamo, invece, di subire un ulteriore calo di presenze. Perché la nostra regione è tuttora
dotata di infrastrutture per la nautica insufficienti, oltre che
poco efficienti. Nonostante i casi di Ragusa, Licata, Riposto e qualche nuovo ormeggio privato all’interno di aree
esistenti, più i lavori in corso (Sant’Agata di Militello, Capo
d’Orlando, ndr) mancano i posti barca e le opere da ultimare non vanno in funzione perchè le aziende non hanno
ricevuto le risorse per il completamento dei lavori, causa i
ritardi degli uffici regionali”. (G.S.)
30
La realtà della Bandita una mattina di Aprile. Il porto è
poco più che una spiaggia con due moncherini in cemento. Poi due spaccati di quello che dovrebbe essere il parcheggio, che già non basta per le auto stanziali (e di passaggio) di un angolo iper antropizzato. Infine il sogno progettuale di trasformarlo in quello che per escamotage doDopo aver misteriosamente “stoppato” il porto di Sant’Erasmo ad
un attimo dall’inzio lavori, con
varie contestazioni giuridicamente “per aria”, cioè più che infondate, seguite dall’azione del Comune (parti “lese” l’Autorità portuale, la ditta che aveva vinto la
gara e i palermitani, manovalanza e professionisti coinvolti) la stessa amministrazione cittadina con
il sindaco Orlando ha indetto un
tavolo operativo per il recupero
della costa sud di Palermo, cioè
quella in direzione di Messina. Insomma, due passi indietro ed uno
avanti: nelle intenzioni… Il no a
Sant’Erasmo aveva fatto come
un vecchio cablogramma il giro
dell’imprenditoria locale legata
alle opere marittime. Il porto era
stato voluto da anni in modo bipartizan. Da tempo avevamo del
resto assistito, attoniti, al declino
del progetto e dell’opera sull’onda
delle “immancabili” proteste di
un paio di comitati cittadini.
La vicenda ricorda in piccolo il no
al Ponte sullo Stretto. Fa parte del
regno dell’assurdo, come un tempo lo fu il tentativo di evitare il
trasferimento della flotta da diporto cittadina nell’alveo della
“Cala”: si diceva che offendesse la
povertà del rione… Oggi le barche stanziali e qualcuna ospite danno un lieto spettacolo, la riva è
stata interamente riarredata a giardino. Perché un’opera ne porta
appresso un’altra, un altro restauro, una nuova miglioria. Le barche alla Cala offendono qualcuno? E a Montecarlo e a La Rochelle, ben prima, ciò avveniva? A Sant’Erasmo sarebbero state un’offesa a qualcuno o a qualcosa? O c’è
chi spera di rivedere passare le carrozze del 1700?
L’arrivo della Nautica ha trasformato la Cala in un giardino sul
mare e i pescatori vi ormeggiano
sempre… A Sant’Erasmo non avrebbe fatto altro che offrire presidio e
dignità a quell’angolo che pochi
mesi fa chi scrive fotografò e ne
pubblicò il commento: si fecero
vivi il quotidiano locale e seguì
una corvé del comune che diede
una sommaria ripulita. Da poco il
Tgs vi è tornato con solerzia: tutto come prima. E la vicinanza di
un rione difficile, la mancata raccolta rifiuti e la mancanza di discariche fan pensare che i luoghi
resteranno in degrado.
Ma le massime principali degli
ambientalisti sono del tipo “che
tutto resti com’è”, in attesa dell’optimum”. En attendant Godot,
quindi, trascorre la vita, mentre
errori si sommano ad errori, perché il ritardo lo è quasi sempre. E
qui la lentezza è la regola e lo sviluppo (specie turistico) resta all’orizzonte.
Adesso la notizia, una vera novità
(news) emerge nel corso di un incontro del sindaco a Villa Nisce-
PorTI TurIsTIcI
a nuova quanto strana
la Bandita
vrebbe “passare” per porto turistico, ma a questo punto
occorrerebbe capire che cosa siano turismo e turismo
nautico.
Infine, questa pratica, al posto di quella già pronta per
Sant Erasmo, dovrebbe partire finanziamento compreso
solo adesso.
mi con il presidente del …comitato cittadino per il recupero della costa sud di Palermo,
presenti vari consiglieri. “Speriamo che sia femmina” diceva un titolo cinematografico.
Noi diciamo: che qualcosa nasca sul serio.
Si è trattato, in effetti, di una
riunione programmatica con
il presidente dell’Amia, i presidenti delle partecipate e il presidente della II circoscrizione,
insieme ad un non nominato
“consulente del comune per il
recupero della costa sud”. Recita il comunicato: Il Comune
di Palermo si è reso disponibile per effettuare un’opera di
sbancamento (?) al porticciolo
della Bandita diventato pericoloso. L’amministrazione comunale inoltrerà la richiesta al
Demanio per l’autorizzazione.
Si torna a parlare del porticciolo della Bandita. Ed è questo che ci colpisce: si trova ad
un paio di km più avanti di Sant’Erasmo e una 15na d’anni fa
se ne parlava su una guida De
Agostini in vendita a Genova
più (ma molto di più) di quanto non si accennasse al porto
Acquasanta (Marina Villa Igiea),
che, con tutti gli ostacoli che
ha avuto, lotta per essere un
vanto per quel quartiere e tutta la città ed è certo nell’elen-
co dei pochi porti turistici in
Sicilia.
Il porto Bandita, che incide
su uno degli angoli più “difficili” di Palermo, è una bocca
di granchio semidistrutta in
calcestruzzo, che ha un diametro massimo sotto i 400 metri e 200, si e no, di fronte a terra: si dice ai bimbi che sia il
porto più piccolo del mondo e
poco più grande resterà nel progetto abbozzato di trasformazione. Attualmente, con vento
di levante si trasforma in un
pauroso bagnasciuga. I due o
tre pescatori sanno cavarsela
ed avrebbero in effetti bisogno
di un lieve ripristino dei moli.
Ma i portolani continuano a
definirlo “rifugio” per il diporto: un rifugio, in questo caso,
per morirvi dentro.
C’è, insomma, uno strano interesse da sempre per questo
“porto”, che in realtà non è
mai esistito nella tradizione (si
parla di una realizzazione dopo il 1970). C’è, invece, una
piccola popolazione “intellettuale” che marcia per …restituire il porto alla Bandita.
Ma il porto a Sant’Erasmo, dove c’era, non avremmo potuto
“restituirlo”, dopo che aveva
compiuto l’iter annoso dei permessi?
Germano Scargiali
Eccoci ad Isola delle Femmine. Dopo tanti sindaci che ci
hanno provato e lavorato sopra, sarà l’amministrazione commissariale a portare a termine la pratica del porto? Non sarebbe un caso unico. Molto può dipendere dalla personalità dei
tre commissari nominati dal prefetto di Palermo. Non che sia
facile attribuire delle colpe al sindaco commissariato Gaspare
Portobello che forse ha pagato per colpe non sue. Può darsi –
però – che ora siano i commissari a trovarsi con le mani più libere in un territorio che facile non è. In realtà, la pratica è già
pronta e, con alcune rifiniture amministrative, il sogno degli
“isolani” si realizzerebbe.
Il progetto di iniziativa pubblica ha proceduto nella lenta
marcia fra i meandri dell’amministrazione regionale. La mano pubblica, in conseguenza della crisi e del perdurare delle
difficoltà burocratiche – a dispetto dell’uso della conferenza
dei servizi dopo l’avvenuto recepimento della normativa nazionale – è considerata da qualcuno la sola che, perora, possa
realizzare un porto turistico. Si tratta – in fondo – di un completamento, un ampliamento ed una messa in sicurezza. Il
porto favorirebbe l’economia locale, pur rivolgendosi ad
un’utenza prevalentemente palermitana e …isolana. Si tratta
di ridefinire sia la scogliera esterna che il banchinamento interno delle due dighe principali, delle quali la maggiore potrà
ospitare delle piccole unità passeggeri (catamarano, aliscafo) e
sporgerà parecchio rispetto al sottoflutto. Tale soluzione adottata dal progetto dello studio Giordano di Palermo è richiesta
dalle condizioni di mare del luogo, non certo “bonarie” per
365 giorni l’anno… Si tratterà di oltre 300 posti, più 50 ed oltre destinati alla pesca.
Il porto di Isola con pochi pescherecci come appariva il 2 gennaio 2013 dai monti sovrastanti
Isola in una foto con su riportati completamento e messa in sicurezza ( da aggiungere le banchine galleggianti): nulla manca per il via ai lavori
31
cuLTura
Quando i musulmani presero la sicilia per amarla anche loro
La storia dalla parte di costantinopoli
Alla morte di Costantino, l’impero romano si avvia verso la
suddivisione. Si costituì presto, infatti, l’impero romano
d’Oriente e, intorno al 330 dC,
Bisanzio, da allora Costantinopoli, oggi Istanbul, ne diventò la capitale. La fine dell’Impero romano d’Occidente, con capitale Roma, avvenne nel 476.
Nel 535 i Bizantini conquistano la Sicilia con una spedizione inviata da Giustiniano e
condotta dal suo generale Belisario. All’inizio della guerra goto-bizantina, l’imperatore annette la Sicilia all’impero romano d’Oriente.
L’Isola diventa così provincia
Giustiniano e il suo seguito (VI sec., Ravenna)
Teodora e il suo seguito (VI sec., Ravenna)
rimasero in sicilia quasi 300 anni contro i 200 dei musulm
Quei Bizantini troppo trascu
Mar di Marmara elo Stretto dei Dardanelli
La dinamica dell’evolversi dell’Impero Bizantino, nato come Impero Romano
d’Oriente e destinato a durare a lungo
nel tempo, è di notevole interesse e rischia
– da sempre – di essere a torto trascurata.
In Sicilia, in particolare, i bizantini rimasero più a lungo dei musulmani – che li detronizzarono – lasciando meno segni visibili dal punto di vista “tecnico”, ma scavando un solco importante nel costume,
nell’arte, nella civiltà. Sotto il profilo formale val la pena di ricordare che la cosiddetta “arte e architettura arabo normanna” si avvale in realtà di elementi
non secondari, anzi fondamentali, dell’arte
bizantina. Artigiani bizantini furono chiamati in Sicilia per realizzare i mosaici del
Cristo Pantocratore che vediamo a Monreale e Cefalù, nella Cappella Palatina e
nella Martorana…
Sul piano sociale e civile, occorre ricordare
il ruolo fondamentale che Bisanzio (oggi
Istanbul) ebbe nella diffusione del Cristianesimo e nella conservazione del Diritto
romano che, riordinato nel Corpus juris
civilis Justinanei, è stato poi modificato
solo dal Codice napoleonico e come tale è
passato in buona parte nei codici moderni
e in particolare nei codici civile e penale
italiani.
32
Ebbene fu nel 324 dopo Cristo – poco
tempo dopo i fatti descritti nei Vangeli, se
vogliamo – che l’imperatore romano Costantino decise di fondare una “Nova
Roma” – odierna Istanbul – nel sito dell’antica città di Bisanzio, in posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli e di aprire le porte al Cristianesimo. La sola città su
due continenti. Con un gesto rivoluzionario, Costantino sancì la separazione tra Impero romano d’Occidente e Impero romano d’Oriente, che sarebbe divenuta definitiva dopo la morte di Teodosio I nel 395.
Costantino – per ragioni politiche più che
morali – aveva stabilito che i cristiani godessero di libertà di culto. Con l’editto di
Milano del 313, aveva già posto fine alle
persecuzioni religiose e permesso la costruzione di luoghi pubblici dove celebrare le
cerimonie.
Si dice giustamente che il Cristianesimo si affermò grazie alla imponente rete stradale di Roma. Ma le prime
basiliche si ornarono presto di mosaici che
rappresentavano scene della vita di Cristo,
dando di fatto il via all’arte religiosa dell’Occidente e del Medio Oriente. Costantino fu anche fautore e responsabile del Concilio ecumenico di Nicea, in cui si combatteva pubblicamente l’eresia, si proclamava il Credo e si affermava definitivamente il primato del Cristianesimo sulle religioni politeiste. Successivamente, con
l’Editto di Tessalonica del 380, Teodosio il Grande stabilì che il paganesimo fosse
fuori legge e perseguitabile. Questi eventi
storici furono determinanti per l’afferma-
zione del nuovo costume dell’Alto Medioevo.
Verso la fine dell’Impero romano
d’occidente, gli abiti maschili e femminili
erano andati incontro a una trasformazione radicale: le conquiste e la conoscenza di
usanze totalmente diverse da quelle latine,
avevano portato a una ridefinizione del costume. Erano state introdotte le maniche, di origine orientale, e le brache, tipiche dell’Europa del nord, mentre si andava
verso una decadenza definitiva della toga,
il principale indumento maschile romano,
sostituita da mantelli assai più comodi come il Pallium e la Clamide. Anche la donna, uniformandosi ai nuovi canoni estetici,
era diventata più sottile, con vesti accollate
che coprivano il busto e un mantello leggero che ne proteggeva la pudicizia. Non estranei a questo fenomeno erano i discorsi dei
primi apologeti e dei padri della chiesa...
Tertulliano in particolare, nel “De cultu
foeminarum”, apriva una diatriba sulla
vanità femminile, nella convinzione che “la
donna è la porta del Diavolo”... San Girolamo ricorda i capelli posticci della vergine
Demetriade, mentre Sant’Ambrogio si scagliava contro le pietre preziose che orlavano le vesti , affermando che “sarebbe meglio levigare, anziché le pietre, la durezza
del cuore”.
Da innovazioni e vezzi non venivano risparmiati neppure gli uomini: ad esempio, una curiosa diatriba su barba e capelli
vedeva schierati due partiti opposti. Il primo, rifacendosi alla Bibbia, affermava che
non bisognava distruggere i peli che Dio
cuLTura
di Bisanzio, con capitale Siracusa. Tale presenza verrà interrotta soltanto dagli “arabi”.
La conquista “araba” della Sicilia viene datata nell’anno 827,
quasi 300 anni dopo l’arrivo
dei bizantini. Ma sempre più
si parla di conquista musulmana, perché i popoli che si stabilirono nell’Isola e tanto l’amarono, non furono propriamente “arabi”.
C‘erano già state numerose incursioni fin dal lontano 652 e
reiterati tentativi di conquistare la Sicilia, tutti falliti. La spedizione definitiva venne effettuata quando il ribelle bizantino Eufemio di Messina, li chiamò in aiuto. (Si fa risalire a quella guerra, nelle tende di Eufemio, che tradì i Bizantini, ma
ne aveva personalmente motivo, la prima preparazione della “pasta con le sarde”).
I Bizantini, che avevano tentato relativamente da poco, con
l’imperatore Costante (morto avvelenato), un ritorno in
grande stile con la riconquista
di Roma, tennero duro a lungo. Siracusa cedette solo nell’878,
Catania, nel 900, Taormina
nel 902 ed infine cadde il piccolo presidio di Rometta nel
Messinese. Correva l’anno 965.
Eravamo, quindi, alla vigilia
dell’anno mille. Il ricordo della raffinatezza artistica e civile
dei bizantini rimase a lungo.
A margine di tutto ciò, l’opinione corrente annota che la
disgregazione dell’ Impero Bizantino e la sua debolezza si
facessero “pesantemente” sentire in Sicilia, alimentando un
certo malcontento, in un’area
che da sempre politicamente e
culturalmente si sentiva più vicina a Roma ed a quello che
fu l’Impero d’Occidente, piuttosto che a Costantinopoli (o
Bisanzio).
Infine, Il dominio islamico
sulla Sicilia (Ṣiqilliyya) iniziò
a partire dallo sbarco a Mazara del Vallo nell’827 e terminò con la caduta di Noto nel
1091. Durò, quindi meno di
200 anni.
Nella sostanza i bizantini ebbero un buon modo di interpretare il cristianesimo (chiesa
ortodossa) e furono i primi a
concepire la divisione del latifondo (divisione in Temi ai militari meritevoli fatta da Era-
clio o Costante II). Una mentalità “aperta” in fatto di religione e lavoro si confermò, poi,
con l’arrivo dei greci Albanesi
nelle colonie siciliane e meridionali. Ma in Sicilia è rimasta
– ripetiamo – più forte la memoria dalla scienza, dalla tecnica e dall’amore per l’Isola
dimostrata dai Musulmani…
Testi raccolti e ricostruiti da Gelis
mani
urati
Il Cristo Pantocratore del Duomo di Cefalù
icona mondiale dell’Anno della Fede /11/10-23/11)
aveva creato e il secondo invitava a radersi
per penitenza. Un esempio di abbigliamento del periodo è il famoso “Dittico di
Stilicone” in cui il console e generale compare con la moglie Serena in atteggiamento rigido e frontale, indossando gli abiti
dell’epoca.
La caduta dell’Impero romano (476 d.C.),
sancì l’ascesa dell’Impero d’Oriente. Nel
527, tuttavia, l’imperatore Giustiniano I
cercò concretamente di riconquistare le
regioni occidentali. Ne conseguì la creazione dell’Esarcato d’Italia, che aveva
sede a Ravenna e che fu in seguito travolto dalle invasioni longobarde, lasciando
alcune colonie in Emilia Romagna, Marche, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e
Sardegna.
Questo lungo preambolo è necessario per
definire l’influenza del Cristianesimo sul
costume dei bizantini, di questi sul suo
diffondersi, la reciproca espansione in Italia, e di seguito l’influenza bizantina sull’arte e l’abbigliamento, ma anche sulla
realtà civile che sfocerà su varie differenze
…regionali.
Bisanzio fu considerata la più bella
capitale del mondo conosciuto. Ereditate dall’impero romano lo splendore e le
consuetudini, la città conobbe il suo acme
sotto Giustiniano (462 – 565) e la moglie Teodora. L’imperatore, poi chiamato Basileus, era e considerato il rappresentante di Dio in terra. Eccolo, nell’iconografia, frontalmente e con l’aureola, rigido, ieratico e disumano, come una divinità. Gli abiti in seta splendevano di ricami
aurei. La luce, concetto metafisico alla base dell’arte bizantina, emanava dalla sua
persona e dalla consorte. A tal fine erano
fondamentali i tessuti serici con riflessi e
bagliori ottenuti da tessere in marmi rari
e dorate. La seta era stata importata per
caso dall’oriente: due monaci avevano introdotto il bozzolo del baco nel cavo del
loro bastone, e Giustiniano aveva dato il
via ad un importante laboratorio manifatturiero annesso al suo palazzo e severamente protetto contro qualsiasi tentativo
di spionaggio. Determinante era l’uso del colore. La
porpora, che poteva essere indossata solo
dall’imperatore – detto Porfirogenito, ossia
nato dalla porpora – era un colorante ottenuto da un mollusco gasteropode, che secerneva un liquido vischioso di colore violaceo, ma che poteva digradare dall’azzurro al rosso. Ci volevano migliaia di molluschi per tingere una veste: per questo motivo era rarissimo, molto costoso ed …esclusivo. Con i loro tessuti preziosi, nel palazzo
ricco di marmi e mosaici d’oro e ricoperti
di gioielli, Giustiniano e Teodora si
presentavano al mondo nell’ineffabile luce
del loro sfarzo. Il sovrano doveva rappresentare il “Typus Christi”, il simbolo vivente di Cristo e garante della sua Chiesa, mentre Bisanzio diventò un punto di riferimento per l’abbigliamento. Ravenna conserva
ancora nei suoi mosaici l’immagine dell’imperatore e della sua corte. Nella basilica di San Vitale, sono conservati i famosi
mosaici che ritraggono la coppia regale ed
il seguito. Giustiniano, il basileus, offre
un pane, indossa una lunga clamide purpurea, una tunica di seta e panno aureo,
brache e calzari rosso cupo. Il mantello semicircolare e di origine greca, reca una decorazione romboidale detta “tablion”, che
sottolineava la differenza di ceto: mentre
l’imperatore l’aveva color porpora e ricamata con una spilla che chiude il mantello.
I dignitari senza porpora hanno una allacciatura ben più semplice.
A fronte di Giustiniano, splende Teodora
che – è bene ricordarlo – aveva origini modestissime e aveva fatto la prostituta. Questa donna dal carattere di ferro, era riuscita a salire alla dignità imperiale e si era circondata di un’aureola soprannaturale.
Quasi divinizzata, assorta nella rigida posizione frontale, Teodora reca in mano
una coppa che sta per offrire alla Chiesa,
simboleggiata da una fontana d’acqua
zampillante. La basilissa indossa un mantello purpureo, decorato sul bordo con le
immagini dei re Magi, e una tunica lunga.
La ancelle del seguito portano invece un
mantello più corto e chiuso, e un velo arrotolato in testa. I sovrani sono carichi di
gioielli: entrambi portano la corona. Quella di Giustiniano è più piccola e a pendenti, mentre Teodora ha un diadema straordinario, decorato di perle e gemme, che fa
pendant col maniakon, un collare che si
riallaccia all’aristocrazia egiziana. Del resto gli influssi della civiltà del Nilo, conquistata da Alessandro Magno, non potevano
non essere presenti in Grecia e in Turchia,
grazie anche agli stretti rapporti commerciali.
33
a arTe
Pittura della natura e dell’anima
Maria Grazia Bertucci e la sua mu
U
L’artista M. Grazia Bertucci espositrice alla Biennale d’Arte di Palermo
34
n tratto netto, deciso,
spesso geometricamente disposto, ma con il
colore generosamente usato
per rappresentare una realtà
che non è triste monotonia,
ma multiforme varietà di aspetti e situazioni.La pittrice palermitana Maria Grazia Bertucci ha esposto alla Biennale d’Arte di Palermo del 10
gennaio 2013 presso il Loggiato San Bartolomeo, sei opere di particolare significato.
Un prestigioso riconoscimento le è poi giunto proprio dalla partecipazione a tale Mostra grazie alla scelta della
giuria presieduta da Vittorio
Sgarbi di consentire all’artista, insieme a pochi altri selezionati, di esporre alcune opere a Venezia.
arTe
usica su tela
Maria Grazia Bertucci, che
ha una lunga storia di attività
e di successi, nasce in una famiglia dove tele e pennelli sono pane quotidiano da più generazioni. Cresce con l’amore per l’arte e la consuetudine
con artisti di fama che frequentano la sua casa e i suoi familiari.
La contemplazione della natura procura emozioni e fantasie non sempre facilmente
definibili. Uomo e natura rappresentano un binomio indissolubile e parlano una lingua
di suoni e di colori. Anche la
musica, infatti, entra in gioco
nell’ispirazione della pittrice,
che sembra tesa ad ascoltare,
oltre che a vivere concretamente, la caotica pluralità di
quella realtà esterna che i sen-
si ci rimandano. Vi si ritrovano, a volte, anche strumenti
musicali… “Come leggere le
sue tele? Nella pittura di Maria Grazia Bertucci le linee e
le tracce dei soggetti sono evidenziati col graffito dove domina il colore, quasi come musica soave che giunge alla nostra sensibilità… (Beccaccini
– Ferrara)”
Complessità e ricchezza di un
mondo che, però, ci appare
comprensibile. Una rete definisce e comprende ciò che cade sotto i nostri sensi, una rete avviluppa le cose che, così,
non ci sfuggono, ma ci attraggono nella loro misteriosa bellezza in bilico, quasi sulla lama di un rasoio, tra figurativismo ed astrattismo.
Un progetto sottende al crea-
Il parroco di S. Filippo Neri, padre Miguel Pertini con l’opera “Divinità”
donatagli dall’artista M.G. Bertucci (Ass. Fildis Pa) nel dicembre 2012
to che, galileianamente, si presenta “come un libro scritto
in triangoli, quadrati, cerchi…”
La geometria non come artificio, ma come essenza e compresenza di un reale complesso, ma non distante dall’umana ragione.
Manifesta l’artista una poetica del bello che è da ricercare
e scoprire in ogni luogo, in ogni
oggetto, in ogni ora del giorno. In modo tale che colori,
luci, ombre catturino quella
bellezza che si vuol mostrare,
ampliandola e magnificandola nei suoi contrastanti aspetti. “La Bertucci dimostra una
forte sensibilità per il colore
luminoso preziosamente tonale, che deriva da un’autentica capacità di emozione lirica” (E. De Villardi - Venezia).
Così, dipingere per quest’artista non è solo un descrivere, ma
un riflettere, un modo di pensare, per scoprire ciò che non ci è
subito dato, ma che va cercato
con pazienza ed amore.
Lydia Gaziano
35
sPorT
sarà la 3° tappa del mondiale nella “città del vino” e a terra Boy George e altro
Kitesurf a Marsala
week end con i funamboli
Il grande scenario dello Stagnone di
Marsala, sarà dal 25 al 30 giugno, teatro
della terza e unica tappa italiana del mondiale PKRA (Professional kiteboard rider
association): Kitesurf freestyle world cup 2013.
La manifestazione - che vedrà impegnati i
migliori kiter del mondo - s’inserisce nell’ambito degli eventi di “Marsala Città del
vino 2013”, prestigioso titolo conferito da
“Recevin”, la rete delle realtà geografiche
a vocazione enologica più importanti d’Europa. A scegliere Marsala come location
ideale è stata la Pkra (Professional kiteboard rider association), che gestisce la disciplina del freestyle da oltre 12 anni ed è riconosciuta dalla classe internazionale del
kiteboard, IKA.
Il kitesurf si pratica con una piccola tavola (kiteboard), trainata da un aquilone
scivolando sull’acqua a velocità fino a 100
km all’ora. Si articola in varie discipline: lo
Slalom, il Wave Riding lo Speed (gare di
velocità), il Racing ed il Freestyle che è il
preferito dai giovani. In quest’ultima specialità “i kiter” si sfidano in scontri diretti,
in un quadrilatero, di fronte a 5 giudici internazionali, esibendosi in salti, alti anche
venti metri, ed evoluzioni speciali. La laguna dello Stagnone sulla costa di Marsala è considerata per conformazione e
forza del vento un circuito di gara ideale.
Già nel 2007 ha ospitato una tappa del
mondiale e nel 2013 è stata confermata
dalla Pkra, in risposta alla richiesta dei tre
circoli di kitesurf, Le Vie del Vento,
Sicily Kite School, Sicily Kite Lounge. Gli aspetti organizzativi saranno curati
dalla S.I. Eventi in collaborazione con il
comune di Marsala.
Freeclimbing, beach volley, bikini
concept e musica: ottomila metri
quadri di sport e divertimento per 5
giorni animeranno Marsala e lo Stagnone.
Su una superficie di più di 8 mila mq, il villaggio Expo ospiterà esibizioni di fitness con
presenter internazionali, partite di beach
volley, sfilate mozzafiato per il bikini con-
36
cept e la possibilità per i più temerari, amanti delle emozioni forti, di cimentarsi in
sport estremi.
Una parete rocciosa, darà la possibilità, a quanti vorranno di provare il freeclimbing mentre per chi ama gli sport
acquatici adrenalinici, una novità assoluta
made in USA ovvero il Flyboard.
Il pilota sul Flyboard – una macchina
che permette la propulsione sott’acqua e
in aria, collegata ad una moto d’acqua dalla quale riceve potenza – attraverso dei comandi a mano e degli ugelli sotto i piedi,
riceve una propulsione che permette il movimento in aria e in acqua. Trovando il
proprio equilibrio – affiancati dagli istruttori – si sarà in grado si compiere ogni tipo
di evoluzione, sia decollando dall’acqua
che tuffandosi in essa. L’intera giornata sarà accompagnata da jam session e musica
dance.
Un incredibile contorno: Trampolieri,
mangiafuoco, musicisti, maghi, giocolieri,
acrobati e aspiranti reginette all’appello
per la cerimonia d’inaugurazione dell’evento che si concluderà con il concerto di Boy
George.
S.I. Eventi ha bandito il “Concorso d’idee”,
per reclutare artisti di varia natura per la
sfilata in stile Olimpiadi che si terrà
nel centro storico marsalese la sera di martedì 25 giugno. Gli atleti di 25 paesi, preceduti dalla bandiera, faranno da tedofori e,
seguiti dal corteo artistico, giungeranno in
piazza Duomo per accendere il braciere.
La serata – in diretta su Sky – avrà il coordinamento scenico di Pippo Balistreri,
conosciuto ai più per il suo decennale impegno come direttore di palco del Festival
di Sanremo. La regia e le coreografie saranno di Carla Favata e Alessandro Mazzini. A fare gli onori di casa, la presentatrice
Fiammetta Cicogna attualmente impegnata nella conduzione della trasmissione
di Italia Uno “Wild, oltrenatura”. Baby Village: una zona del villaggio Expo sarà interamente dedicata ai bambini,
con giochi e animazione per tutta la durata
della manifestazione.
Miss Bikini Cult & Mr. Kite Cult: Si
terrà il concorso di bellezza per eleggere
Miss bikini Cult e Mr. Kite Cult. Il regolamento del concorso e il form per iscriversi
sono disponibili sul sito (www.marsala
2013.com).
La musica di Boy George e di M2O:
La colonna sonora dell’intera kermesse sarà firmata “Dual Core”, il programma radiofonico di M2O (radio ufficiale del mondiale di kite) in cui Dino Brown e il dj Alberto Remondini raccontano la musica
dance degli ultimi 20 anni. Il programma
dettagliato del Kitesurf Freestyle world
cup 2013, i form per gli accrediti stampa
(sezione press), Miss Bikini Cult, “Concorso
d’idee” (sezione Lavora con noi) e gli appuntamenti collaterali alla kermesse sportiva, sono disponibili sul sito www.sicilykitesurfworldcupfreestyle.com
Il kitesurf è uno sport di recente invenzione (1999), nato come variante del surf.
Consiste nel farsi trascinare da un aquilone (kite), che usa la forza propulsiva del
vento e viene manovrato attraverso una
“barra di controllo” (boma), tenuta dalle
mani e collegata al surfista da un trapezio,
con 4 o 5 cavi in dyneema o spectra detti
“linee” che trattengono l’aquilone. Il kitesurfing richiede l’ovvio utilizzo di una tavola (surf o board). Saper nuotare con la
pagaia costituisce un accorgimento molto
importante nella pratica dello Stand up
Paddle. Un po’ di vocabolario sul tema basta a consigliare di trovarsi un “vero” istruttore e chiedersi anzitutto se si possiede la
forza, la freschezza atletica e il dominio del
mare per affrontare uno sport del genere.
E’ anzitutto necessario superare un beach
break piuttosto insidioso, raggiungere la
lineup, avvicinarsi alla tavola eventualmente tramite il leash, usare sempre il Caschetto e sapere “nuotare a pagaia” trascinando la tavola. Il tempo è sempre limitato
e le onde certo non aspettano i nostri comodi… Infine occorre mantenersi in una
posizione che non sia di intralcio con quella degli altri surfer e paddler sull’onda. Altri termini: shorebreak, closeout, impact
Zone, wipeout, late takeoff...
Insomma: sotto, ragazzi! Ma ho detto: ragazzi!
VeLa
Nell’america’s cup oracle attende la sfida a san Francisco
Luna rossa al via con i colori
del circolo della Vela
Si è detto che il prologo di Coppa America – le World Series – destinato a propagandare nel mondo la grande manifestazione di Settembre, abbia avuto tre
vincitori: la Città di Napoli, Oracle e Luna Rossa. Napoli con il suo golfo ha incantato ospiti e pubblico, dimostrando
quanto può essere telegenica anche una
regata di flotta. Oracle ha vinto la classifica generale al termine del circuito. Luna
Rossa ha conquistato il secondo posto con
l’imbarcazione Pirana ed ha vinto la regata di flotta con Swordfish. Al timone
di quest’ultima, divenuto sempre più popolare, il timoniere palermitano Francesco Bruni cresciuto a Mondello. Al termine di queste regate di metà aprile Napoli,
ospitando per la seconda volta la flotta di
catamarani di classe AC45, è stata denominata come splendido stadio della vela e la città si candida a ospitare la fase finale della prossima Coppa America. Scelta che, però, tocca al team che vincerà in
California. Alle World series partecipavano team che non saranno in California.
La 34ma America’s Cup si disputerà
quest’anno dal 7 al 22 settembre a San
Francisco. Il Golden Gate Yacht club è il
Defender che ha riportato l’America’s
Cup negli Stati Uniti, dove mancava dal
dal 1995 (dopo essere stata “americana”
da sempre), strappandola nel febbraio
2010 agli svizzeri di Alinghi. Il Golden
Gate presenta al via il catamarano Bmw
Oracle Racing.
Dopo il ritiro per motivi economici del
Club Nautico Roma con Mascalzone Latino di Onorato, il Circolo della Vela Sicilia, da cui è partita la sfida con Luna Rossa di Bertelli il 21 ottobre 2011, è il solo
sfidante italiano. Fa parte dei tre challengers – pochi come non si vedeva da
tempo – assieme agli svedesi di Artemi
Sacing ed ai neozelandesi di Emirates Team New Zealand.
Per la prima volta in una edizione multichallenger le imbarcazioni da regata saranno dei catamarani ad ala rigida d’ispirazione aeronautica che danno i natali alla nuova classe AC72: loa 22 metri, bmx
14, 40 metri, 7 tonnellate di peso, superficie velica circa 300 metri. Dei veri giganti
della vela per testimoniare la grandezza
dell’America’s Cup. Anche la sfida italiana nasce – secondo le parole dello
stesso patron di Prada Patrizio Bertelli
– grazie a forti economie (si fa per dire,
ma di fronte alla grande sfida è così). La
collaborazione è fra il Club siciliano presieduto da Agostino Randazzo, il marchio Prada, un’azienda del settentrione
che ha realizzato alcune parti dell’imbarcazione e lo stesso team New Zealand con
lo sponsor Emirates. Per cui il catamarano è stato costruito e varato nel mondo
dei Kiwi, dove si sono svolte anche le prime prove in mare, e poi spedito a San Francisco. Ammainate le vele a Napoli, la
Luna-Rossa AC72. In alto San Francisco
sfida è in California. “Ciao Napoli, see
you in San Francisco”, è il saluto alla città, con uno striscione, dei catamarani della Coppa America. I velisti sono attesi da
altri loro compagni d’equipaggio e tecnici
di ogni livello al confronto sui giganteschi
C72.
circolo della Vela sicilia
coppa america e Montecarlo per festeggiare gli 80 anni
Un grande anno, questo, per il Circolo della Vela Sicilia, anche
per la IX edizione della Palermo-Montecarlo, classica della vela d’altomare in Mediterraneo, in collaborazione con lo Y.C.
de Monaco. Nel 2013 Il Circolo della Vela Sicilia vive la ricorrenza degli 80 anni dalla sua fondazione (1933), nella stessa storica villa di Mondello che ne è ancora la splendida sede.
Una storia di cultura del mare, di rapporto con la città, di grandi personaggi, di promozione dello sport e prestigiosi risultati.
Per l’occasione, il Circolo della Vela Sicilia non poteva farsi regalo più bello: la sfida di Luna Rossa alla 34ma America’s
Cup con il suo guidone. La novità della Palermo-Montecarlo
2013 è l’introduzione di un cancello obbligatorio lungo la rotta,
situato davanti all’insenatura di Porto Cervo, Gate Costa
Smeralda, che oltre a definire una classifica separata, valida
anche per chi non dovesse tagliare l’arrivo a Montecarlo, nelle
intenzioni degli organizzatori e del Comitato coordinato dal
Race director Alfredo Ricci, vuol aprire le porte ad imbarcazioni di ogni dimensione. Nasce così anche la collaborazione
prestigiosa dello Yacht Club Costa Smeralda.
La macchina della Palermo-Montecarlo è partita con la pubblicazione del Pre-bando di Regata e il via alle iscrizioni. I do-
cumenti possono essere scaricati dal sito www.palermomontecarlo.it. La partenza è fissata a Mondello per il 18
agosto, cerimonia di premiazione a Montecarlo per il 23 agosto. Confermato anche il programma con la classica regata di
Warm-Up (16 agosto) nel golfo di Mondello, e il 17 la serata in
onore dei partecipanti.
La Palermo-Montecarlo intravede il decennale da regataevento con più contenuti: il gemellaggio tra la città di Palermo
e il Principato di Monaco, una rotta che taglia in due il Mediterraneo lungo 500 miglia ricche di storia e sfide tecniche per i
navigatori, un tocco di glamour velico nel pieno dell’estate. La
partenza avviene nello spettacolare Golfo di Mondello e la linea d’arrivo è posta all’entrata della Baia di Montecarlo, sullo
sfondo dell’inconfondibile skyline. Tra partenza e arrivo tutto
il meglio della vela di grande altura: le insidie delle bonacce
notturne e dei groppi, le scelte tattiche tra le isole, l’interpretazione del meteo… Nel 2013, la Palermo-Montecarlo torna a
essere una tappa del Campionato Italiano Offshore della
Fiv, con il massimo coefficiente, e si conferma tappa del Trofeo d’Altura del Mediterraneo (con le Regate Pirelli, la
Tre Golfi e la Rolex Giraglia).
37
sPorT
aLLa FIjLKaM
La LoTTa è uNa GIoIa
Una federazione serena come poche
e una sede “da favola” ad Ostia Lido. La
Fijlkam è stata per chi scrive, che di federazioni ne ha viste tante, una notevole
sorpresa. Perché si sa che spesso le scale
federali e quelle degli uffici Coni sono state “dure a salire”, ma poi, mutata la dirigenza, tornano a funzionare gli ascensori,
le porte si aprono, le poltrone ci accolgono e via dicendo...
“Abbiamo realizzato il nostro Centro
Olimpico – ci dice il presidente Matteo
Pellicone, una vita nella lotta, affiancata
a grandi esperienze professionali – a forza
di risparmi. Non dico interamente con i
nostri soldi, ma ce ne abbiamo messi tanti, tagliando qua e là sulle spese. Oggi siamo ai vertici internazionali nel poter ospitare le maggiori manifestazioni…”
In effetti, già dalla foto aerea, non è
facile elencare tutto, ma proprio tutto ciò
che si trova in questa sorta di cittadella
dello sport e, in particolare, della lotta. A
poca distanza dallo sbocco della Cristoforo Colombo sul lungomare, c’è un ingresso monumentale in stile post moderno
che dà accesso a quella che noi chiamiamo cittadella, in cui le due costruzioni
forse più nevralgiche si trovano dalla parte opposta: il Palazzetto dello sport (6 campi di gara) e la sede federale su 4 livelli.
Ma il centro contiene 3 palestre distinte (lotta, judo e karate) più una “sala di
muscolazione” per il potenziamento super fornita dei moderni attrezzi. Sul piano logistico, si segnalano uffici anche per
le federazioni ospiti e, soprattutto, una foresteria in due plessi con 120 posti e quattro suite.
Chi sospetterebbe che si è pensato anche
ad un Museo della lotta?
38
“Dispone – ci spiega il presidente Pellicone – di 840 metri quadri coperti, da
poter utilizzare anche per mostre a tema. Speriamo di coinvolgere anche turisti
stranieri, ma i primi
saranno quelli delle
squadre ospiti…”
Poi, quando il presidente ci comunica con
orgoglio che il centro impiega 38 dipendenti, ripensiamo alle ultime dichiarazioni del grande Mennea sull’eccesso dei dipendenti nei nostri sport: ne consegue la
domanda “cattiva”…
Non saranno troppi?
“Non è certo il nostro caso – ribatte Pellicone – perché con tanti sport cui badare
(la voce arti marziali vale per jiku, aikido e
sumo, ndr) e un tale centro da accudire, il
personale è all’osso. Vorrei dare più lavoro, piuttosto. Ma, le ripeto, da noi non si
spreca neanche la luce. Così abbiamo realizzato il centro”.
Presidente, ci sono timori per la
lotta tradizionale alle Olimpiadi?
“Credo di poterlo escludere nel modo più
assoluto. Per il 2016 non c’è problema.
Per il 2020, considerato che la scelta alternativa dovrebbe riguardare Istanbul o Tokio, con Turchia e Giappone cultori di
questo sport, lo escluderei ancora. A prescindere che il sostegno viene un po’ da
tutto l’est a partire dalla Russia”.
Ci dica qualcosa su Palermo, sull’imminente campionato juniores…
“Anzitutto voglio ricordare che Palermo e
Faenza sono le due capitali storiche della
lotta in Italia. Il tricolore juniores di libera
è certamente una tappa importante della
stagione. E’ dai giovani che dobbiamo
sperare per il futuro dello sport. In particolare mi fido degli organizzatori. Enzo
Scuderi, che segue le orme di suo padre
Elio, porta un nome storico, ma anche
quello di una persona a me tanto cara e
cui ripenso ancora. Il maestro Enzo Scuderi, nonno di Enzo junior era un gran signore ed un grande intenditore di sport.
Incontrarlo tante volte sui campi di gara
fu per me sempre un piacere. I suoi successori ne hanno ereditato certamente le
qualità e l’esperienza”. (G. Scargiali)
sPorT
a maggio nuovo impegno organizzativo dell’accademia scuderi
Lotta Tricolori juniores a città del Mare
La Lotta libera, storica presenza nel programma olimpico, vanta a Palermo e in Sicilia ottime tradizioni e il nome Scuderi ne
rappresenta una …dinastia. Nella sequenza di Enzo, Elio, Enzo tre generazioni lavorano con passione attorno alla materassina sulla quale gli atterramenti si alternano ai fantastici “ponte” che le si oppongono. Se Enzo senior fu uno dei padri fondatori dello sport moderno a Palermo, la famiglia affonda le proprie radici nella tradizione dei Fabra, laddove Antonio fu un mitico lottatore a livello nazionale e internazionale degli anni ’30, aiutato anche da
Vincenzo Florio, mentre l’indimenticabile
Ignazio, un portatore di handicap (era sordomuto) andò a Melbourne sul podio dei
normodotati e fu uno dei primi palermitani a trovar posto nella storia dei Giochi.
Adesso, invece, la “Libera” palermitana
cerca casa nella vecchia palestra di Borgo
Nuovo per gli allenamenti e pagherebbe
“troppo caro” l’affitto nelle palestre tribunate della città, al punto che, per organizzare gli imminenti Campionati italiani juniores (11 maggio 2013), Enzo junior ricorre all’ospitalità in toto della Città del
Mare. Come dire: i privati con le stelle fanno meglio del pubblico o di quello che dovrebbe esser tale…
“Solo nella bella palestra di Montelepre –
Enzo Scuderi fondatore della storica Accademia
ci dice Scuderi – avremmo ospitalità gratis,
ma è troppo lontano. Del resto anche a
Borgo Nuovo, in un impianto che andrebbe ristrutturato paghiamo il canone, mentre noi non pretendiamo alcuna quota dagli atleti…”
In pratica, a Palermo non esistono impianti disponibili per la lotta. Questa è una verità “nuda e cruda” che Scuderi ci sottolinea senza remore.
Frattanto, per la storica Accademia Scuderi questo è un ennesimo impegno organizzativo e vi farà fronte con il solito coraggio
e, certamente, con competenza. Il presidente di Zona Matteo Pellicone di Reggio
Calabria parla con orgoglio del sodalizio e
della lotta palermitana. Per cui è imminente anche l’allestimento di un evento internazionale.
A maggio i colori di casa saranno difesi da
Gabriele Oneto, già tricolore jr al limite
degli 84 Kg. In pratica un medio massimo
(ma queste dizioni sono oggi estranee alla
Libera). Da seguire anche i termitani Stefano Trapani (Jg 96) e Marco Azzarello
(Kg 50).
A Palermo, oltre all’Accademia Atletica
pesante Enzo Scuderi operano, sempre a
Borgonuovo, il Club Atletico Fabra e il
Club Edera.
“La lotta libera è uno sport puro – ci fa notare a ragione Scuderi – è uno sport che ha
uno sbocco olimpico e finalità di edificazione fisica e morale dell’individuo. Certamente contribuisce a togliere i giovani dall’ozio, dalla indeterminatezza dei messaggi
per non dire dai vizi. Molte altre attività
vengono meglio pubblicizzate dai media,
vengono tenute in maggior stima, come
…benefiche. Noi veniamo dimenticati e
non se ne capisce il perché”.
39
sPorT
L’impossibile torna a portata di mano ma la lotta continua
La squadra rosa ora può
Al Palermo è tornata la decenza. I rosa
hanno recuperato – una ad una – tante
cose: per primo l’allenatore Giuseppe Sannino. Pur essendo uomo il partenopeo,
che aveva allenato i rosa senza successo
nelle prime tre di campionato, è sembrato
a Zamparini l’ultima dea. E “Zampa” ci
ha azzeccato. Perché Sannino, pur non
avendo un gran passato ed aver lavorato
anche alla Asl di Voghera prima di tornare al calcio che lo aveva visto centrocampista (mai in serie A) ha comunque la fama di ottimo tecnico e gran motivatore.
Per lui che da ragazzino era chiamato
“ciabattino” perchè girava con le giapponesine anche d’inverno, il dorato mondo
del calcio è una motivazione continua.
Quindi la seconda conquista del Palermo
è stata la motivazione, un ingrediente che
era venuto meno dopo le varie capitolazioni nel secondo tempo, più d’una volta
al 90’. Le vittorie divenute pareggio, i pareggi sconfitte.
La vittoria con la Roma per 2 – 0 fa tornare gli applausi sulle scalinate di via del Fante da dove s’erano fatti sempre più rari.
E contiamo con ciò che il Palermo ha recuperato, dopo la decenza, un mister, la
motivazione. Certamente ha ritrovato
Ilicic ed anche un pezzo almeno del vecchio leone Miccoli che anche a pezzi a
volte può valer tanto. Ma quando avanti
c’è chi fa miracoli anche tutta la squadra
comincia a ritrovare i suoi pezzi. Ecco
che Aronica recupera la compostezza
della sua lunga esperienza che sembrava
40
avesse fatto la fine del senno di Orlando.
Sulla luna, insomma. E poi anche Doni
ci mette del suo. E quando i veci girano
da sei anche i giovani ci mettono del proprio e può capitare che Garcia, asso nel
sangue, risulti il migliore in campo. Anche a dispetto di Josip Ilicic, l’eroe indiscusso, l’Achille piè veloce del momento:
cinque gol pesanti in cinque partite vittoriose ed una apparizione nella classifica assoluta dei marcatori. Lo sloveno è
semi infortunato e non può allenarsi al
pari dei compagni, ma gode della segreta fiducia di Sannino. Così si è detto che
“non abbia nulla da invidiare a Pastore”.
Esagerazioni.
Ma Sannino il miracolo, poco più piccolo, lo ha fatto anche con l’altro sloveno Jasmin Kurtic. Insomma, questo Palermo,
L’attaccante Josip Ilicic.
In basso lo stadio “Barbera”
tanto disastrato, avvilito e calpestato fino
a poche settimane fa (sembra ieri) adesso
scopre oro da tutte le parti. La stampa milanese, anche per giustificare la nuova
sconfitta dell’Inter, loda il Palermo per
smalto e decisione, emblema del modulo
caratteristico di Sannino.
Il popolo dei “criticoni”, tipico degli spalti
palermitani viene zittito dai fatti e dai tifosi “da curva nord” disseminati di fatto
un po’ ovunque. Non si sente il grido abbasso Zamparini, non si alza il pollice verso sull’arena dei gladiatori.
La battaglia, però, continua e probabilmente finirà dopo il recupero dell’ultima
partita, interminabile come quei 5’ che
diventarono quasi sei in Palermo Inter,
ma sembrarono un’eternità dagli spalti e
davanti ai televisori.
A
sport
Fu la “Freccia del sud” ma mai lo celebrarono o lo ascoltarono abbastanza
Addio Mennea per te
ci spellammo le mani
Troppo presto 61 anni d’età per salutare un campione che era un “messaggio
vivente” dalle tante – forse troppe – connotazioni. Longevo nell’attività sportiva,
che lo vide vincitore in mille gare sin da
giovane fino ad oltre 30 anni, molto meno
nella vita.
Le cinque olimpiadi disputate non
hanno potuto “evitare” che si trattasse di
un personaggio popolarissimo in Italia e
conosciuto anche all’estero, ma... La “Freccia del sud” fu il suo soprannome e Pietro Mennea è uscito il nome del primo
nato dell’elettrotreno da 400 kmh in queste settimane dalla Ansaldo Breda, perché
lui ricordava a propria gloria la battuta di
un film di Manfredi alla stazione: “Inseguì er treno? E che so’ Mennea?”
Tuttavia Pietro Mennea non fu mai vantato e valorizzato abbastanza dall’ufficialità e dai media. E fu questo
che lo fece realmente soffrire per tutta la
carriera e la vita. Sin da quando – cioè da
junior – ottenne i primi record e vittorie,
a partire da quello nazionale e continentale, fino a quando vinse un’olimpiade
(Mosca) e stabilì un record mondiale che
nessuno – neppure gli atleti di colore considerati geneticamente avvantaggiati –
violarono per 17 lunghissimi anni. Ebbene: quel tempo sui 200 metri piani, di 19”72
(Città del Messico 1970) è ancora il record europeo. Ma quanti lo ricordavano fino al giorno prima della sua morte?
Mennea se ne va lasciando un record oltralpe. E si pensi che anche qui gli atleti di
colore (Francia, Inghilterra…) non sono
rari.
Ebbene, è facile adesso commemorarlo
con cuscini di fiori del presidente della
Repubblica e picchetti d’onore del Coni… Fra gli azzurri che lo hanno ricordato meglio Sara Simeoni, felicemente
sposata con il saltatore e tecnico salernitano Erminio Azzaro (ancora attivi nell’atletica), che non Livio Berruti che ne fu
sempre geloso, precisando anche adesso:
io lo facevo per divertimento, lui per
agonismo...
Mennea, dall’inizio alla fine della sua
carriera, fu considerato un “personaggio
scomodo”, caso non unico nello sport nazionale. La controprova si ha non tanto
nel fatto che, dopo la sua lunghissima carriera sportiva, vissuta fra i 200 e i 100 mt
più la staffetta, visse passando alla carriera politica (parlamentare europeo) e sfruttando le sue lauree in giurisprudenza e
scienze politiche, pur ottenendo una cattedra che aveva a che fare con la cultura
sportiva, ma in qualche constatazione finale: a caldo alcuni cronisti lo hanno definito un “maratoneta”. Che lo scam-
biassero per Dorando Pietri?
Anche Gelindo Bordin, oro olimpico della Maratona (Seul 1988) in un incontro
con chi scrive allo Stadio delle Palme apparve come un uomo piuttosto triste. Ma
forse fu un’impressione.
Chi è “troppo bravo” o rischia di diventarlo è – spesso – nello sport nazionale
considerato uno che ….rompe il gioco.
Addirittura, un personaggio “scomodo”.
Sono
parole
che
ricorrono…
Ma i “peccati” di Pietro Mennea erano
più d’uno. Meridionale di Barletta, trapiantato in alternativa non più su dell’Aquila, come studente e poi docente,
atleta convinto degli insegnamenti di singoli istruttori: Pietro Mascolo, che fu il
suo primo allenatore e gli è rimasto sempre legato, e poi il noto Carlo Vittori,
che diede grande impulso a tutta la velocità azzurra. Ambedue ricordano oggi
Pietro con grande affetto. Altri difetti: sognare e voler progettare un mondo migliore, una realtà sportiva più giusta e più
consona. Niente hai detto. Può un campione ottenere tanto per sé – fra cui l’inestimabile bene della gloria che già il destino, prima della propria volontà e sacrificio toglie ai tanti – ma voler anche incidere sull’ambiente circostante? Le teorie
parlano dell’esempio e della voce del campione, ma…
Ma Pietro non era uomo da accontentarsi di singole manifestazioni d’amicizia e d’affetto. Si accorgeva di come gli
si facesse troppo spesso la caccia agli errori. Il tal giornalista lo prendeva di mira e
“di punta”. Lui gli dava ...male risposte.
Gli hanno dato persino del cretino.
Questa è la verità. Il “guaio” è che chi conosce a fondo lo sport soffre a sentirne
parlare con saccenteria da chi ne ha solo
un’infarinatura.
Il motivo di base, ai nostri occhi, è però
quello che abbiamo iniziato a delineare
prima. Mennea, nella propria purezza
d’animo, non si rendeva conto di una verità semplicissima (se la si capisce). Cioè
che in Italia, ma forse anche in altre parti
del mondo, il valore conta meno dell’appartenenza.
“Fuori dal palazzo” è la frase che alcuni blog più informati usano per Pietro
Mennea. Tale rimase in pratica per tutta
la vita, pur essendo visibilmente una persona che molto avrebbe potuto dire e fare
per curare i mali storici dello sport italiano. Da qui alcune recenti sue affermazioni sul Coni (ma ora si spera in Giovanni Malagò) e sulla Fidal, la federazione di Atletica leggera, che impiega oltre 50 persone, mentre la Jamaica, la più
forte del mondo, ne ha meno di 10. Il ri-
corrente discorso sui dirigenti “sempre gli
stessi”: in gran parte quelli dei miei tempi... Ma ancora più sarebbe stato capace
di proporre a livello funzionale e di organizzazione. L’Italia nasconde i propri eroi
da vivi e li celebra da morti. Non è la prima volta, non sarà l’ultima purtroppo.
Germano Scargiali
41
sport
tris d’assi redman De Cadenet e Attwood a termini Campofelice Collesano
I piloti inglesi dopo 42 anni
visiteranno luoghi e musei della targa
Un manifesto pubblicato dal Comune di
Termini Imerese annuncia che due famosi
piloti inglesi Brian Redman e Alain De Cadenet, tornano dopo 42 anni a rivedere
quei luoghi del circuito della Targa Florio
che nel 1971 li videro anche coinvolti in
due gravi incidenti in Contrada Pistavecchia (gli incidenti avvennero sul finire del
rettifilo erroneamente detto di Bonfornello). I due personaggi, cari ai tifosi d’automobilismo, sono a Termini Imerese il 3
Maggio alle 11,00 nella sala Consiliare per
ricevere la cittadinanza onoraria dal sindaco Salvatore Burrafato.
Redman, che fu anche pilota di Formula
uno, vincitore di gare in tutto il mondo,
partecipò quattro volte alla Targa Florio
prevalendo nel 1970 alla 54ma edizione in
coppia con Jo Siffert dopo un appassionante duello con Vaccarella-Giunti (Ferrari
512S – 5000 cc). De Cadenet fu pilota e
preparatore di auto di vario genere (preparò anche un Brabham per la F1). Ospite
anche l’altro pilota britannico Richard
Attwood che fu tre volte alla Targa, sempre su Porsche e una volta in coppia con
J.Bonnier.
La giornata inizia alle 9,30 con la visita al
Museo del Motorismo siciliano, alle 13,00
visita al monumento Conte Masetti presso il Grande Hotel delle Terme e, infine,
alle 15,00 visita a Floriopoli e probabilmente al vecchio Ospedale. Il giorno 4 gli
ospiti saranno a Campofelice. Ci sarà anche il giornalista Antonio Lombardi che
seguì gli eventi degli incidenti di tanti anni
fa. Il giorno 5 saranno a Collesano, dove c’è
uno dei Musei della Targa, ospiti della manifestazione “Dedicato a”.
Nel 2006, durante i preparativi del Centenario, chi scrive queste righe fu il solo a raccontare di questi personaggi , grandi piloti
della Targa . Un sogno degli appassionati
sportivi campofelicesi della corsa più famosa del mondo, quindi, si realizza. Nel 1971
Brian Redman fu alla Targa con la Porsche 908, il londinese Alain De Cadenet
con la Lola 7212. Entrambi vennero ricoverati all’ospedale di Termini – uno per il
crash e l’altro perché ustionato – l’incidente avvenne in Contrada Pistavecchia (all’altezza della proprietà dei Mormino). Ad
estrarre dalle fiamme De Cadenet fu Giovanni Russo di Campofelice, il quale qualche anno dopo ricevette un attestato di benemerenza dal Ministro Mariano Rumor.
A Campofelice (4 Maggio) alle ore 17,00 è
prevista la visita dei piloti e la kermesse al
Museo Biblioteca Vincenzo Florio. Questi
personaggi dopo 42 anni di assenza tornano dunque nei luoghi famosi della Targa,
per ricordare i giorni della loro gioventù in
quel di Campofelice, ove è stata rivendicata
42
La Porsche 908 pilotata da Brian Redman (nella fotina)
la posizione esatta delle prime Tribune assieme al nome del rettilineo (non Bonfornello, ma Pistavecchia). Siamo certi che
Alan De Cadenet vorrà incontrare i familiari dell’amico Giovanni Russo che lo salvò
dall’incendio della macchina e personalmente più volte ci ha raccontato la vicenda,
mentre tutti i campofelicesi ricordano il suo
gesto. (Gaetano Messina)
La Targa del 1970 (la 54ma) fu quella più partecipata del dopoguerra con Porsche,
Ferrari, Alfa e Lola. Al via c’erano tutti i politi, da quelli “rubati” alla F1 a quelli dei
rally, come Leo Kinnunen, da Muller al vecchio Maglioli (Alfa). Le Porsche presentarono il motore 908 montato, anziché sulla cosiddetta berlinetta (si fa per dire) su uno
spyderino soprannominato “barchetta” nato, in buona parte, proprio per la Targa.
Solo una coppia come Vaccarella – Giunti (che quella volta si erano scrollati degli
“ingombranti” rispettivi copiloti) potevano attaccare con una pesante, per quanto
splendida, 5000 (Ferrari) quella macchina su quelle curve. Ed ecco che Vaccarella
“morde la coda” a Siffert e sugli 11 km di Bonfornello (pardon, Pistavecchia) lo supera e porta in testa la rossa a Floriopoli. Quel motore deve fare il pieno ogni 2 giri.
Ninni deve cavallerescamente offrire il volante al grande Giunti. Per quanto eccellente, il romano, fra i famosi meandri non è Ninni. La Porsche 908 barchetta fa due volte
un record sul giro ritenuto incredibile: prima con
Siffert (34’10”) e poi con Kinnunen (33’36” che resterà imbattuto per sempre). Alla fine quella sorta
di morsa delle due 908 con la livrea azzurro cielo
dello sponsor Gulf coglie il primo posto di Siffert –
Redman e il terzo di Kinnunen – Rodriguez. Vaccarella con Giunti è secondo, mentre le mani gli si
sono inevitabilmente piagate. La folla che urlava il
suo tifo avrebbe potuto essere accontentata. Anche
Siffert ormai tremava: la benzina era agli sgoccioli.
Un’altra Porsche 908 tagliò il traguardo con 3 sole
ruote. In tribuna batteva le mani un ospite non da
poco: Manuel Fangio. (G.Sc.)
(Il libro La Targa Florio 100 anni di storia
di Germano Scargiali può essere acquistato nelle edicole Mercurio di via Roccaforte
e via Pacinotti).
A
sport
Carrellata sulle performances della pesistica siciliana
A tirana Genny pagliaro
esplode e scarantino si conferma
Tirana, in Albania, risvegliano la leonessa
della pesistica siciliana. Un’attesa lunga 25
anni e il digiuno si interrompe lunedì 8
aprile con 2 medaglie d’oro e 1 argento
dalla classe di età seniores femminile nella
cat. di peso fino a 48 kg. Autrice del colpo
Genny Pagliaro, la siciliana, 24enne nissena, portabandiera internazionale di questa disciplina sportiva. Era dal 1988 che
non avveniva, quando vinse Roberta Sforza. Il successo arriva dopo qualche medaglia mancata negli anni scorsi e i primati
conquistati nelle categorie giovanili.
Prima assoluta nello strappo e nel totale,
seconda nello slancio per il minore peso
corporeo della rivale a parità di bilanciere
sollevato: niente da fare per la rumena Andries e l’azera Angelova rispettivamente
piazzatesi al 2° e al 3° posto. Nella stessa
giornata altra medaglia, stavolta di bronzo,
per un altro siciliano: Mirco Scarantino
(già campione Europeo Under 17) che con
questa medaglia, la prima in un Campionato Europeo Seniores, più il record Juniores di slancio, si aggiudica la prima medaglia in carriera in un Europeo Seniores.
Tricolori giovanili a Molfetta
Dai risultati internazionali torniamo a parlare di due gare nazionali importanti già
disputate: i Campionati Italiani Under 17 svoltisi a Molfetta il 9 e 10 marzo e
quelli Seniores del 16 e 17 marzo a Biella.
Numerosi i podi degli atleti palermitani:
oro a Fabio Arcara (In Mare Palermo)
nella cat. 56 kg e ad Antonino Pizzolato
(Dynamo Bagheria) nella cat. 85 kg, argento a Giosuè Attardo (Power Club Palermo)
e bronzo per il compagno di squadra Alessandro Vinci nella +94kg.
Le ragazze vincono l’oro con Natalia Farina nella cat. 58 kg e il bronzo con Antonella Pizzolato (Dynamo Bagheria).
Natalia Farina ci regala anche il nuovo
record italiano di slancio con l’alzata di
88 kg e porta a casa il terzo titolo consecutivo Under 17 così come Antonino Pizzolato che ha stabilito altri due primati italiani di classe, stabilendo i nuovi record italiani di strappo e totale della classe, anche
Alessandro Vinci batte tutti e tre i record italiani (stavolta della categoria Esordienti).
Nella classifica delle squadre maschili arriva seconda la Vlassof 200 di Carini che
In basso, Genny Pagliaro e Mirco Scarantino. Nella foto in basso, lo slancio di Natalia Farina con 88kg.
con 5 atleti qualificati è la società siciliana
ad ottenere il migliore risultato.
Seguono i podi dei Campionati Italiani
Seniores con Massimiliano Rubino della
Jogging Palermo che conquista la medaglia d’argento nella cat. 62 kg, bronzo per
Enrico Cangemi (Fiamme Oro) nella cat.
85 kg e Davide Pratoameno (Record Palermo) nella +105kg.
Per le donne: oro a Giorgia Russo (Clea-
ITALNAUTICA s.r.l.
Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale
Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected]
Alberto Cambiano
Ingegnere Navale e Meccanico
Progettazione e costruzione di repliche di imbarcazioni d’epoca e classiche.
Riparazione e restauri imbarcazioni in legno
dig Palermo) nella cat.58kg e, nella stessa
categoria, argento per Jennifer Lombardo
atleta delle Fiamme Azzurre come le altre
palermitane Giovanna D’Alessandro che
lo conquista nella cat. 48 kg e Roberta Buttiglieri nella cat. +75kg. Una stagione che
inizia nel migliore dei modi e che si preannuncia con una pedana ricca di risultati ed
emozioni.
M. Carola Tuzzolino
ZANCA SPORT
s.a.s.
Accessori per la Nautica da Diporto e Professionale
Per la vela sartiame di ogni diametro
Via Simone Gulì, 232 - Palermo - Tel./Fax: 091544505 e-mail: [email protected]
43
sport
Novità alla Federazione Gioco Calcio Lega Dilettanti
Morgana vice al Coni
e una nuova rivista
Il mese scorso ha visto la luce il primo numero dell’edizione Sicilia della gloriosa rivista “Calcio Illustrato” organo ufficiale della Lega nazionale dilettanti della Figc.
Notizie, curiosità, rubriche e commenti sul
movimento calcistico siciliano accompagneranno i lettori ogni mese alla scoperta
dei fatti e delle vicende dal campionato di
Eccellenza fino all’attività giovanile. “Attraverso la pubblicazione della rivista – ha
esordito Sandro Morgana, presidente
del Comitato regionale Sicilia della Lnd –
abbiamo avviato un percorso comunicazionale nuovo e maggiormente incisivo
avente l’obiettivo di sviscerare le varie problematiche del calcio siciliano e di rendere
fruibile ogni iniziativa intrapresa”.
Il primo numero è anche coinciso con l’in-
gresso del presidente Sandro Morgana
nella giunta del Coni, insignito del maggior numero di suffragi, e la nomina a vicepresidente vicario.
“Con vivo orgoglio – ha affermato il massimo dirigente regionale – prendo atto della
mia elezione a componente della giunta e
del ruolo di vice presidente. Il ringraziamento va al presidente Caramazza, agli
amici delle Federazioni, degli Enti di Promozione sportiva e, non ultime, alle società
calcistiche dell’Isola che da sei anni, con il
loro corale spirito di collaborazione pur in
una difficile situazione economica generale, mi accompagnano al vertice del Comitato siciliano della Figc. L’obiettivo è quello di difendere e sorreggere gli interessi di
tutto lo sport”.
Sandro Morgana
Il Torneo delle Regioni, frattanto, a fine marzo, parte con la 52° edizione, che
quest’anno si disputerà in Sardegna dal 22
al 30 marzo. Riconfermati tutti i tecnici
delle sei Rappresentative siciliane: la Juniores a Stefano Valenti, gli Allievi a Stefano
Aiello, i Giovanissimi a Gaetano Rizzo, la
selezione Femminile a Massimiliano Osman,
i campioni d’Italia del calcio a 5 maschile a
Nino Corsino e la rappresentativa femminile di calcio a 5 a Massimo Neglia.
Giunta e programma di Giovanni Caramazza
presidente Coni sicilia
Nel corso di una conferenza stampa nei
locali del Coni Sicilia il nuovo Presidente
regionale Professor Giovanni Caramazza, alla presenza dei membri della giunta
da poco eletti, ha presentato l’articolato
programma con il quale intende affrontare il nuovo quadriennio. Una nomina annunciata quella del neo presidente, unico
candidato alla presidenza del comitato regionale e votato unanimemente, a testimonianza della stima da lui maturata e
della compattezza dell’intero movimento
sportivo siciliano. Caramazza (nella foto)
ha presentato alla stampa i punti salienti
del suo programma, diviso in 21 temi, Lo
sport dalla A alla Z : “ Rispetto al passato – ha detto – il Coni Sicilia sarà tanto
altro ancora. Dovrà essere sempre più innovativo e pronto a rispondere alle nuove
richieste e aspettative del mondo sportivo
dell’Isola. Un compito impegnativo, che si
potrà affrontare con il lavoro coeso di ciascuno di noi”. Un plebiscito, quindi,
quello che sostiene l’ex presidente provinciale di Palermo, poi commissario per la
Sicilia – dopo le dimissioni per impegni
politici del presidente Costa – ed oggi Presidente del Comitato Regionale. Dopo
l’attesa votazione, ecco come risulta composta la nuova Giunta.
Sandro Morgana (FIGC). Eletto componente della giunta come rappresentante delle federazioni. Nato il primo gennaio 1957, vive tra Palermo e Caltanissetta.
- Ex arbitro di calcio in serie D. Dal 1992
lavora all’interno della FIGC. Ex vice
presidente dalla FIGC Nazionale. Presi-
44
dente regionale della FIGC.
Sergio Parisi (FIN). Eletto componente della giunta come rappresentante delle
federazioni.Nato il 18 giugno 1966, vive
a Catania. Imprenditore e assessore allo
sport del comune di Catania. Ex pallanuotista. È stato presidente della Mediterraneo Pallanuoto, società giunta sino alla
finale scudetto in A1 femminile e vincitrice di cinque titoli italiani in ambito giovanile Presidente regionale della federazione nuoto.
Enzo Falzone (FIPAV). Eletto componente della giunta come rappresentante
delle federazioni. Nato il 29 Settembre
del 1962, vive a Catania. - Ex dirigente
sportivo, inizia come segretario della P.G.S.
Sales di Catania. Ex Direttore Generale
della Pallavolo Catania nel campionato
maschile di Serie A2 di volley. Ex Presidente del C.P. di Catania, in carica per tre
mandati. Presidente regionale della federazione volley.
Roberta Cascio (CIP). Eletta compo-
nente della giunta come rappresentante
delle federazione paralimpica. Nata il 25
febbraio 1965, vive a Palermo. Atleta di
tennis tavolo, nuoto, tiro con l’arco e vela.
Ex presidente del Cip Palermo. Presidente regionale del comitato paralimpico.
Antonio Rescifina (Basket). Eletto
componente della giunta come rappresentante degli atleti. Nato il 4 ottobre 1963,
vive a Messina. Imprenditore. Ex atleta di
basket, motocross, wind-surf. Dirigente di
società polisportiva. Presidente regionale
della FIP dal 2009.
Gabriele Palpacelli (Tennis). Eletto
componente della giunta come tecnico.
Nato il 4 gennaio 1957, vive a Palermo.
Funzionario Asp Palermo. Ex atleta di
tennis, ha giocato in 2a categoria e a livello agonistico per molti anni. Ex allenatore
di tennis. Presidente regionale della FIT
Sicilia.
Carlo Beninati (Badminton). Eletto
componente della giunta come rappresentante delle discipline associate. Nato il
5 gennaio 1956, vive a Palermo. Docente
di educazione fisica presso l’istituto comprensivo statale “Antonio Ugo” di Palermo. Ex atleta di badminton, pallamano e
atletica leggera. Dal 1987 dirigente della
federazione Badminton. Vice Presidente
della federazione italiana Badminton.
Stella d’argento al merito Coni.
Salvatore Maria Russo (CSI). Eletto
componente della giunta come rappresentante degli enti di promozione sportiva.
Nato il 3 febbraio 1956 e residente a Caltagirone. Bancario. Attuale dirigente Csi.
A
sport
Unipasport settimana da campioni nell’ateneo palermitano
Università e sport 7 giorni da leoni
Foto ricordo. A destra il Magnifico rettore Lagalla e a sinistra l'inossidabile Michele Bevilacqua
Sempre più intensa la presenza dell’Università di Palermo al di fuori della cerchia
strettamente didattica, per aprirsi anzitutto
alla realtà della sperimentazione, all’impresa e al mondo del lavoro, ma anche alle
attività ludiche e schiettamente interpersonali in chiave di socializzazione. E’ il caso
di Unipasport, definita “Una settimana da
Campioni”, un grande evento sportivo,
una competizione che ha visto gli studenti
delle 12 facoltà dell’Ateneo vestirsi da atleti
e confrontarsi in sport individuali e di squa-
dra: calcio A5, tennis, pallavolo, basket,
nuoto e atletica.
In palio l’ambito Trofeo UnipaSport
2012. Altre esibizioni si sono affiancate allo sport: zumba, hip hop, danze caraibiche, fitness funzionale e vari spettacoli di
natura sportiva.
La manifestazione sportiva “UNISPORT
Una settimana da campioni” è volta ad incentivare i valori dello sport all’interno dell’ateneo. Quei valori di merito, di rispetto
reciproco, e di competizione che dovreb-
bero essere i pilastri della nostra società.
Nella prima edizione si è avuta una cospicua partecipazione di studenti (circa 600)
tra partecipanti alla gara e membri dello
staff.
Teatro di gara l’interno degli impianti sportivi del CUS Palermo, in orari serali, aprendo le porte all’intera città. La parte agonistica è stata supervisionata da un comitato
organizzatore e da uno staff tecnico per il
corretto svolgimento delle gare.
Riccardo Picone
Nuova Aquila stella del basket palermitano
Con la Nuova Aquila, Palermo torna ad
applaudire il basket. Comunque vada l’ultimo atto del campionato, la quadra e il sodalizio dimostrano di potere e voler crescere. L’autorevole vittoria sull’Aretusa per
76-60 porta la squadra alla semifinale playoff, a danno dei pur forti siracusani. Al
Palauditore, gli ospiti hanno fatto tremare
i palermitani per 36’ interminabili. Poi la
truppa di Ivan Drigo ha messo in campo
orgoglio, coraggio e talento, ribaltando
una sfida che pareva compromessa. Siracusa infatti dopo l’espulsione di Ranalli e
lo stop obbligato di Giordano (in panchina
per una fortuita gomitata presa da Agosta)
arriva anche a +18 quando con 3’ alla fine
del secondo periodo. L’Aquila però tampona l’emorragia, va sul -12 all’intervallo e
poi piazza l’affondo dalla metà del terzo
quarto fino al roboante +17 finale.
Questo l’epilogo, ma si era capito fin dal-
la palla a due che la gara sarebbe stata
complessa. Carpinteri e Agosta umiliano
prima con i loro pick and roll la difesa
biancorossa. D’altro lato però gli aquilotti
sono ben sciolti in attacco, soprattutto
con Dragna e Calò. Ma Palermo si intestardisce e l’Aretusa ne approfitta, sfruttando le qualità di Agosta, che fa commettere ad André tre falli in 5’.
Seguono alterni episodi, l’infortunio e
l’espulsione di Ranalli, che era lì in borghese ed era entrato in campo...
Dopo l’intervallo lungo una tripla di Bonaiuto gela i gremiti spalti. Siracusa sembra avere ancora tante energie. La Nuova
Aquila, sorretta dalla lucida regia di Cuccia che dà anche il buon esempio in difesa, fa la “formichina”. Due zampate di
Tagliareni prima, un furto di Cuccia poi
e due triploni di Calò danno il la alla rimonta. E’ un 12-0 che cambia tutto, pu-
nendo la zona ospite. Ma Giordano è ora
una furia in penetrazione e Palermo sorpassa sul 47-46. Siracusa si scuote col solito Agosta, mentre Cuccia mette la bomba del +3 che vale un boato assordante.
L’ultimo a mollare è proprio Agosta, che
azzecca l’ennesima tripla rocambolesca
della serie per 51-50 al terzo periodo. Il
Palermo ricomincia: Dragna è un leone,
Giordano e Andrè fanno la voce grossa.
La Nuova Aquila sul velluto va in carrozza fino al +10. Bonaiuto e Alescio mettono due triple per il 60-56. E’ un attimo e
toccano a Tagliareni i canestri della staffa. La semifinale è raggiunta. L’avversario sarà il Basket Empedocle, che eliminò
nel 2011 gli aquilotti di Piero Musumeci
in post-season. Primo match in programma domenica 5 maggio a P.Empedocle in
contemporanea a Cefalù - Mazara.
Adriana Barbera
45
AttUALItA’
Chi si oppone ad esso ed ha bloccato la macchina del benessere
I MILLe ostACoLI ALLo svILUppo
Lo sviluppo e la crescita tornano di diritto
nel vocabolario “comune”. Questo è un
buon segno, perchè da tempo rappresentavano un totem cattivo, una sorta di “dio del
male” per una parte della società. Ateo dichiarato, ma politeista nella realtà,
questo “popolo” è formato tuttora in gran
parte da ex marxisti non rassegnati alla morte del socialismo reale. Questo si basava sulle teorie ottocentesche o ancor più antiche,
che vedevano nel progressivo depauperamento del Pianeta e nella crescita demografica (T.R.Malthus) una deriva certa verso
politiche economiche che hanno preso – in
effetti – varie forme concrete, fra cui, ultima, la “battaglia” per la compatibilità: giusta, quando non è ideologica.
Non sono bastati due secoli di storia
“al contrario”, né la caduta del socialismo
reale, che interpretava – o credeva di farlo –
quelle teorie “al meglio possibile”. Rimane,
dell’ideologia marxista, la convinzione ben
poco scientifica e basata solo sulla fantasia,
della “scarsità”, intesa ad ampio spettro,
non limitata nel tempo e nello spazio, per
cui un prodotto non sarebbe solo temporaneamente “ofelimo” – come insegna V. Pareto – e quindi solo più caro. Da qui nasce
anche l’errore di giudicare simili ad un “tantum” definito le risorse e la stessa “ricchezza” da dividere (es. reddito disponibile per i
lavoratori), perdendo tutta quella visione
dinamica della realtà, che fa dell’evolversi naturale e storico un procedere in costante stato di cambiamento di tutti i fattori
– nessuno escluso – che compongono il quadro completo del “sistema”. E questi sono
fattori naturali, storici, sociali, umani e – in
specie – tecnologici.
La ricchezza, come somma del benessere di
cui si dispone, non consiste più da tempo in
“cibo, tetto, vestiario”. Le “necessità” si sono moltiplicate e sono le comodità e i servizi
le componenti maggiori dell’economia. Il
terziario, produttivo di valore aggiunto,
pallini
ma soprattutto non adotteranno le medesime tecniche di oggi per alcuna delle proprie
attività.
Ma ecco quanti “lussi” penalizzano
la crescita. Mentre lo sviluppo fa dunque
paura ad una certa parte dei moralisti, in effetti, da molti anni ormai, esso viene ostacolato in vari modi e per vari motivi non solo
in Italia, ma anche nei paesi europei e dell’intero Occidente. Il fenomeno è un po’
…misterioso.
Per capire il problema conviene illustrare
quali siano i motivi della crescita che sem-
Come va in tilt
la ricchezza delle nazioni
Come si può mandare in tilt una macchina che crea benessere come quella
definita “occidentale”? Iniziò a pensarci
la propaganda sovietica e, per un po’, anche quella cinese, quando i due paesi avevano una politica a modo loro imperialista. Uno strano socialismo il loro, che era
dittatoriale dentro i confini ma, appunto,
“conquistador” al di fuori e con una propaganda “liberal”.
Così nel 1968, dopo che l’Europa – Italia compresa – aveva risolto la crisi post
bellica e giungeva a livelli di benessere imprevedibili, quando i bimbi non camminarono più nudi nei vicoli, ma ebbero i
vestiti, gli elettrodomestici e sotto casa la
brava Fiat (in Italia) e le ferie, si montò dal
nulla una protesta gigantesca. Tale protesta era incredibilmente basata su prevalenti rivendicazioni di carattere materialistico salariale e solo nelle università assumeva risvolti culturali, successivamente
esaltati da una sorta di epopea che poco
ha a che vedere con ciò che era realmente
accaduto.
In realtà, durante quello che si chiamò
il ’68, ma furono gli anni ’70, si sperimentò
sul campo l’azione degli agitatori occulti fra
il popolo e gli studenti che fino ad oggi vediamo impiegata in fenomeni come i no
tav, i no ponte e gli ambientalisti ideologici.
Si scatenarono manifestazioni di piazza sostenute da nuove figure: gli “opinion leaders” stradali diffusi sul territorio. Tanta
stampa si allinea da allora, perché collusa o
per costume.
Il primo “lusso” sessantottino fu la disobbedienza ai genitori e ai maestri. Un fenomeno questo previsto nella Repubblica
di Platone, ma inteso come spontaneo nei
“corsi e ricorsi” storici, pur pericolosamente foriero di derive verso la dittatura (tirannide).
Un altro lusso fu il tentativo della dimi-
a cura del redattore capo
Se l’idiota risulta comodo
In politica li abbiamo chiamati spesso “uomini segnalibro” e se ne incontrano anche
nel mondo delle banche e della finanza.
Ciò non avviene solo a basso livello, ma
persino presso i vertici. Vogliamo dire che
spesso c’è un momento in cui è facile riconoscere un cretino. Ma a che servono gli
utili idioti? Possono avere due differenti
…funzioni: la prima è che un altro li guidi
da dietro o “dall’alto”. Ma questo è il caso
più veniale. Il secondo caso è che l’utile
idiota abbia però la capacità e la faccia di
lasciar colare a picco un’istituzione, un ente, una banca …tutto per favorire l’attesa
spartizione dei resti. In ogni caso, anche
46
equilibra e supera l’importo di quanto una
volta era il primario. Ciò è vero soprattutto
per le conseguenze monetarie (finanza) nell’economia: questa “gira”, grazie al volubile,
altrettanto bene che attorno al necessario.
Ma nella prima voce c’è anche l’arte… Gli
uomini di domani, inoltre, non avranno i
medesimi appetiti di oggi, non si riprodurranno alla stessa velocità (la storia ha smentito la teoria della sovrappopolazione in 50 o
100 anni e smentirà quella del calo demografico, perché si va comunque da un equilibrio all’altro con momenti di transizione),
l’idiota sarà profumatamente retribuito e
persino lodato.
Dimezzamento Lega Nord
La Lega nord col passar degli anni ha finito
per mostrare tutti i propri limiti. La recente
vittoria, alla regione Lombardia, di Maroni
è solo una piccola consolazione, ma il potere di attrazione che il partito/movimento
era riuscito a creare nelle masse non c’è
più. L’analisi sulle cause storiche dei mali
italiani era completamente sbagliata e frutto di pregiudizi di comodo: sarebbe stato il
sud a danneggiare e frenare lo sviluppo del
nord, cioè l’opposto di quel che è realmente
accaduto. Comunque, forse, l’errore più
grave degli ‘ideologi leghisti’ è stato non additare le vere cause del declino italiano (di
tutta l’Italia e non solo del nord) che risiedono, invece, nello statalismo e nella corruzione dei cosiddetti “boiardi di stato”. L’amministrazione, infatti, per decenni ha sprecato le risorse del paese, non ha saputo amministrare i suoi beni (grande industria,
paesaggio, cultura…), ha caricato i cittadini di tasse ed è rimasto indietro nelle infrastrutture e nei servizi. Fra nord e sud, non
c’è stata alcuna differenza.
Ma l’Italia resta un grande paese
Le recenti elezioni hanno dimostrato – se
ce ne fosse bisogno – che l’Italia è sempre
A
AttUALItA’
brò innescarsi “senza posa” dal Rinascimento in poi e in modo esponenziale dal
700 all’800 e soprattutto nel 900. Diremo
subito che ritenere che la crescita si sia arrestata per un depauperamento delle risorse –
cioè per problemi di compatibilità – è peggio che ritenere che la fine del mondo fosse
fissata all’anno mille. Questa non è una battuta: significa che i numeri, gli spazi a disposizione, le quantità, i volumi, e gli stessi fatti
sono differenti e lontani da quelli che le teorie sulla compatibilità intravedono.
Il problema della crescita “compatibile” esiste soprattutto nel raggio delle
aree più intensamente antropizzate, che
vanno senza dubbio razionalizzate per poter fruire di “sfoghi” e “fonti” al di fuori di
esse, cioè attinti a volte appena – un po’ –
più lontano.
La crescita, data per inarrestabile nei de-
cenni passati, in cui le maggiori realtà commerciali e produttive ragionavano solo in
termini di “tasso di crescita” annuo, è dovuta a motivi tecnici. Ecco che cosa la genera:
i beni strumentali e lo stesso fattore “terra”
che fa parte dello stato patrimoniale (imprese) nel settore della produzione sopravvivono al proprio ammortamento. Un esempio
elementare, preso dalla realtà familiare può
essere utile, se pensiamo che io uso ancora il
martello, la pinza, il giravite di mio padre,
ma soprattutto abito ancora la sua casa e
non ho bisogno di comprarmene un’altra.
Ciò che i predecessori hanno procurato, togliendolo dal reddito giornaliero, o non riuscendo materialmente a consumarlo, io –
almeno in parte – non lo compro e non ne
sopporto il relativo costo. Nel mondo della
produzione, una serie di strumenti (es. pressa piegatrice, un impianto di saldatura) già
nuzione delle ore di lavoro oltre il limite del
nocumento alla sua giusta continuità. Per
fortuna in Italia siamo rimasti alle 40 ore (8
per 5 giorni). La Francia ha fatto di peggio
e si vede: imposte pesantissime, crescita zero. Tutto quanto sopra non giovò certo alla
nostra economia.
Altri lussi, per intenderci, sono una serie
di politiche – giuste ma in anticipo sui tempi – a favore delle classi disagiate, dei disabili. Vedi le pensioni anticipate e facili ottenute con la complicità dei sindacati, gli
“stipendifici” in atto in ogni settore, incluso quello meccanico, alimentaristico
etc, oltre a quello dell’apparato burocratico statale che lo ha anche appesantito, rendendolo meno efficiente. Ecco gli aiuti alle
imprese in stabile passività, anche con statalizzazioni e nazionalizzazioni, che hanno
reso collettivi non già gli utili, ma le perdite
di tali aziende. E potremmo continuare: si
pensi che la miniera del Sulcis partì ben sapendo che sarebbe stata passiva. Intendiamoci: un mondo che sovrapproduce “deve” distribuire ricchezza a chi non ne ha.
Oggi assistiamo al paradosso che altri stati
europei distribuiscono “redditi di cittadinanza”. Vi sarebbero altri modi di occupare più dignitosamente e compensare chi è
in grado di “dare una mano”. Ma leggi
sbagliate e ideologie perniciose, generalizzazioni nocive hanno reso difficile forme di
“volontariato premiato” e, come colmo,
l’Italia non ha al momento come pagare
neppure le pensioni.
Ebbene, queste sono alcune delle cause del
dissesto odierno, prima ancora dall’essere
stati derubati dai titoli avvelenati delle banche americane (vedi p 18 e pp 50 e 51), sotto forma di derivati etc. Ma tutto potrebbe
cambiare in poco tempo con una politica
ed un’organizzazione adeguata che, da
una parte non penalizzi o demonizzi la
produzione e lo sviluppo, dall’altra tenga
presenti i moderni principi della mutua solidarietà e del welfare che fanno parte inscindibile della vita moderna.
Perché si dice che si potrebbe stampare più
moneta? Sarebbe una soluzione metterla
in circolo dandone ai più bisognosi. Questi
si precipiterebbero a consumare, rimettendo in moto il sistema: sono cose risapute,
non una novità nello studio dell’economia
politica. Ma perché è possibile, in una certa misura, battere più moneta? Sempre per
il fatto che la ricchezza obiettiva (cibarie,
vestiti e manufatti) c’è.
Una volontà delle “multinazionali cat-
ammortizzati nel costo continuano a produrre. Ancor più significativo è l’utilizzo generale dell’alto contenuto di tecnologia
già acquisita e diffusa, frutto di invenzioni,
brevetti, perfezionamenti del passato. Ciò
assicura o dovrebbe assicurare la crescita
“automatica” al sistema. Ma questo è solo
un primo esempio.
E tutto ciò è vero nell’industria come la
immaginiamo tutti, ma anche – forse di più
– nell’agroalimentare (produttività per ettaro). In realtà tutto abbonda e i prezzi al consumo “reali”, a pari qualità, sono obiettivamente sempre più bassi, anche se spesso
“gonfiati” con artifizio per vari motivi. Si
butta e si elimina in partenza di tutto, compreso il 50% del pesce (azzurro o di specie
meno commerciabile) per mantenere il prezzo di mercato.
tive” e del sistema bancario visibilmente
lavora – dopo la capitolazione del socialismo reale – onde impoverire (per motivi
non tutti chiari) il tenore di vita generalizzato: si sente più certa se detiene le quote
di mercato, rispetto a lavorare su un mercato più ricco. Per questo finanzia anche la
campagna “pro ecologismo ideologico”. Nessuno vieterà loro (nella loro stessa
convinzione) di produrre “tutto il necessario per tutti” in modo standardizzato a
prezzi di cartello nelle sedi più lontane da
occhi indiscreti. Vedi la politica di grano e
cereali in genere che giungono in quantità
enormi a prezzi stracciati…
Ebbene, il sistema sostanzialmente liberista europeo (basato sulla concorrenza) e
non già socialista (socialismo reale) è così
forte, talmente forte, che regge ancora:
abbiamo finora il necessario e molti persino se la spassano. Da tempo – del resto –
i cittadini degli stati evoluti godono già di
un benessere cui contribuiscono solo in
piccola parte. Ma speriamo che a far crollare tutto non siano gli atei a parole, ma
come dicevamo, politeisti nei fatti, con la
massima “sviluppo e benessere sono totem cattivi”.
Germano Scargiali
pallini
uno dei primi paesi del mondo. Le copertine dei giornali e i media di tutto il globo
erano lì a seguire col fiato sospeso quanto
accadeva dalle nostre parti durante lo
spoglio con la corsa all’ultimo voto. Passano le elezioni e c’è l’addio di Benedetto
XVI seguito dall’arrivo di Papa Francesco. Siamo un piccolo grande paese amato dagli stranieri che vivono nella nostra
patria o all’estero. Dagli stessi guai del
Sulcis e di Taranto sappiamo ancora che
siamo i primi in Europa nell’estrusione
dell’alluminio (tubi e lamiere) e abbiamo
la prima acciaieria. C’è l’industria spaziale e la ricerca nel nucleare. Questo per
smentire la ridondante diceria: in Italia
non c’è niente. Ricordiamocelo.
L’opposizione egiziana rifiuta
di incontrare Kerry
lizzato vari paesi amici e ora si ritrovano a dialogare con governi “infidi”. Bella mossa, complimenti!
L’amministrazione Usa continua a collezionare magre figure. L’ultima nel tempo è il rifiuto da parte dei capi dell’opposizione egiziana di incontrare John
Kerry, nuovo segretario di stato americano. Da notare che il governo Obama
ha sostenuto la rivolta in Egitto contro
Mubarak, tradizionale fedelissimo alleato Usa, ma quel che ne è seguito è
una situazione di crisi e di ingovernabilità del paese (analoga, del resto, a quella provocata da tutta la Primavera araba). In pratica, gli Usa hanno destabi-
Grillini utili o no e a chi?
Il cosiddetto “grillismo” è un fenomeno
da studiare nei suoi vari aspetti. La proposta politica di Grillo ha colmato un vuoto che si era prodotto negli ultimi tempi: i
cittadini, indignati, chiedevano qualcosa
ai politici, ma non venivano ascoltati. E
Grillo, invece,li ha accontentati (almeno
in parte). Però dobbiamo chiederci chi c’è
dietro Grillo e che prezzo rischiamo di
pagare per un suo eventuale successo. Infatti, a parte quel personaggio dall’aria >
47
A
AttUALItA’
Alla Fildis primavera tra problematiche e versi soavi
otto marzo contro la violenza
alle donne e 21 con la poesia
La presidente della Fildis di Palermo, professoressa Mariolina
Quiligotti Cordio, l’8 marzo,
giornata della donna, ha introdotto il tema dei diritti della donna sottolineando l’importanza
delle conquiste civili finora raggiunte, ma senza nascondere i
tanti ostacoli ancora presenti.
Con una ampia e qualificata relazione la docente di Procedura
penale militare Licia Russo ha,
poi, trattato il tema della violenza contro le donne. Sono state
anche comunicate le iniziative in
corso in Italia e all’estero della presidente
nazionale Liana Tumbiolo. Purtroppo
al giorno d’oggi non sono rari i casi di violenza, sia fisica che psicologica, nei confronti delle donne, persino per opera degli
stessi familiari: genitori, mariti, conviventi… fino ad arrivare al cosiddetto femminicidio, un neologismo opportuno se servirà a limitare il fenomeno. Gelosia, parti-
Allarme
pensionati
contro
la casta
sulla spinta dei soliti
“tecnici” il nuovo
governo potrebbe
averli nel mirino
colari credenze o altre motivazioni conducono a volte ad autentiche esecuzioni.
Esiste, inoltre, il tremendo fenomeno della
tratta e della riduzione in schiavitù, spesso perpetrata da malavita organizzata straniera, anche se c’è, fortunatamente, un’efficace opera di contrasto – come ha osservato in particolare Licia Russo – condotta
da parte di alcune associazioni, dalla magi-
Corre voce che i “tecnici” di Roma stiano preparando (provvedimento da varare col nuovo
Governo) un ennesimo colpo di mano contro i
pensionati. Si vorrebbero tagliare le pensioni
superiori a partire da quelle di 3.500 euro al
mese, non è chiaro se netti o lordi. La parte eccedente verrebbe decimata da una pesante imposta progressiva… Pensionati sempre nel mirino, dunque. Ma la domanda sorge spontanea: tra queste pensioni ci saranno anche i vitalizi della casta? I 3500 euro iniziali non sono
una soglia bassa, visto che tanti pensionati
hanno ancora figli da mantenere, li ospitano e
li aiutano a raggiungere quella soglia dei 40
anni ormai divenuta frequente per un minimo
stratura e dalle forze dell’ordine. C’è infine
il caso di etnie allogene che applicano in
Italia discriminazioni anti femministe contro la legge e il costume locale. Una serie di
problematiche che la Fildis (Associazione
laureate e diplomate istituti superiori) affronterà ancora.
Un 21 marzo dedicato alla poesia.
La professoressa Mariolina Quiligotti
Cordio ha trattato il tema a lei molto caro
della poesia, ricordando liriche e grandi
nomi della letteratura italiana come Leopardi, Pascoli, D’Annunzio, Ungaretti,
Montale… ed ha voluto sottolineare come
la poesia sia, per definizione, donna. “La
poesia nasce con noi. E’ la nostra anima”.
La lettura dei brani ha coinvolto particolarmente il pubblico che ha rivissuto vecchie emozioni. Piacevole conclusione della
serata con la scrittrice/pittrice Rosa Ponte che ha letto e tradotto una lirica di Evgeni Evtuscenko in russo e con Anna Lupo, che ha letto alcune sue poesie.
Lydia Gaziano
di sistemazione e per il matrimonio? Sarebbe
opportuno, invece, abolire, tagliare, sospendere una volta per tutte i privilegi della “casta”
imperante, anziché attuare una ennesima rapina di stato da parte dei mestieranti della politica, molti dei quali devono tornare a scuola per
imparare a leggere e scrivere…
Ci basta la mafia. Altre mafie non sono da sopportare. C’è bisogno più che mai che i cattolici
si rimettano insieme per far tornare questo
Paese alla normalità, cioè uguaglianza democrazia e libertà. Corruzione e privilegi vanno
condannati alla stessa stregua di delitti contro
il popolo.
Benito Bonsignore
pallini
> poco rassicurante di Gianroberto Casaleggio, chi altri si potrebbe aggiungere? Si
parla di un certo Di Bernardo, ex massone, ora fondatore di una nuova “obbedienza”, collegata agli “illuminati di Baviera”.
Un gruppo che interagisce con l’alta finanza e opera al fine di realizzare il “Nuovo Ordine mondiale”, un sistema socioeconomico e …culturale, diretto dall’alto e
strettamente controllato, che mira, tra
l’altro, ad eliminare tutte le religioni e a
marchiare ogni uomo come si fa con i bovini.
Del resto, la “libertà” di cui godono i loro
eletti in Parlamento è sotto gli occhi di
tutti, come pure lo è l’atteggiamento sprez-
48
zante di Grillo nei confronti dei media
italiani (perché con quelli stranieri invece
dialoga). Infine, sembra che con l’ambasciatore americano sia nato persino un
feeling...
Americani, europei e resto del mondo
Tanta acqua è passata sotto i ponti da quando gli yankies, al di qua dell’oceano, erano visti come i “liberatori”, i portatori di
pace e sviluppo. Nelle stesse Americhe
non si sono conquistati grandi simpatie,
anzi…
Valga il detto “Estados Unidos no es un
modelo de referencia”. Oggi, mentre gli
americani arrancano, in crisi anche mo-
rale, riesce difficile ai più immaginarli come apportatori di novità positive. Sulla
difensiva in vari teatri di guerra, perennemente alla ricerca di denaro, arroccati su
valori materialisti e consumisti, attraggono pochi consensi e simpatie, ma più spesso timori e sospetti.
Vedono (e trattano) l’Europa come una
colonia, costruiscono basi militari ovunque, disattendono il diritto del paese che
li ospita, senza parlare degli abusi in campo economico (finanza sporca, derivati,
agenzie di rating…) ma come andrà a finire? L’Atlantico, che potrebbe essere un
lago di pace tra due sponde amiche, sta
diventando il “mare dissociabile” di Orazio.
A
AttUALItA’
La libertà contro la licenziosità l’informazione contro il sensazionalismo
Il prodigio della vita umana
e le falsità ideologiche
L’essere umano e la vita sono prodigi e
doni da rispettare e da valorizzare. Quanto
ci può insegnare, quanto ci può migliorare,
un bambino o un essere debole (malato o
anziano), se abbiamo la pazienza di ascoltarlo… E’ per questo che la vita e le ideologie materialistiche e consumistiche si rivelano carenti e superficiali. Oggi spesso ci
troviamo a seguire ideologie superate, rivelatesi perniciose, imitiamo modelli anglosassoni, già tramontati anche in patria. Ad
esempio, è in atto una guerra ideologica
(vedi Movimento per la vita in America) e
c’è un ritorno dell’influenza cattolica, che
proprio per questo viene ostacolata e demonizzata.
La Chiesa – nonostante qualcuno lo affermi – non vuole togliere la libertà agli esseri umani. Semmai è l’opposto. Oggi, del
resto, spesso, si afferma una forma di libertà che è soltanto permissivismo della qualità più scadente, mentre la ricerca della libertà, con la L maiuscola, sarebbe importantissima se andasse nella giusta direzione. Un esempio è stato il femminismo,
un movimento che ha svolto inizialmente
una funzione positiva nella società, ma
che, purtroppo, è stato indirizzato a volte
verso atteggiamenti e comportamenti che
non hanno arrecato autentici benefici né
alle donne né alla società. In realtà, dietro i
movimenti di protesta operano sempre,
dall’alto, i “manipolatori”, cioè quelle lobby o persone portatrici di interessi
che cercano di dirigere i movimenti culturali spontanei nella direzione a loro più
conveniente, con considerazioni di interesse economico.
Le menzogne dei media e il continuo occultamento della verità sono evidenti. Un
dato che i più non conoscono è il seguente:
l’Italia è al 22° posto su 29 paesi nella clas-
sifica generale sul benessere dei bambini.
Prima di noi Spagna, Ungheria e Polonia.
L’Italia (dati Unicef) è al 23° posto per
benessere materiale, al 17° per salute e sicurezza, al 25° per istruzione, al 21° per
condizioni abitative e ambientali. Il 17%
dei bambini vive sotto la soglia di povertà.
E il tasso di “neet” è all’11%, il più alto dei
paesi industrializzati. Insomma, nel nostro
paese la salute, l’istruzione e il benessere
dei bambini (e quindi dei giovani) interessano poco o nulla. Addirittura paesi molto
più poveri del nostro dimostrano un’attenzione maggiore. La colpa è delle politiche
miopi e scellerate che si portano avanti da
decenni.
Basti dire che il Ministero delle pari
opportunità ha prodotto ben poco di utile per le donne e le famiglie, quando basterebbero interventi semplici e neppure troppo costosi. In ogni caso non sembra che ci
siano voci di spesa pubblica più urgenti e
necessarie di quelle che riguardano i bambini, le famiglie, i disabili, gli anziani e il
mondo del lavoro in genere.
Non si tratta di sprecare denaro pubblico
(che va utilizzato al meglio, senza sprechi),
né si tratta di portare avanti vecchie politiche assistenzialistiche. Si tratta, invece, di
mettere le donne in condizione di lavorare
con interventi mirati (asili nido, assistenza
domiciliare per chi ne ha bisogno, sostegno
al volontariato…), tuttora carenti, se non
del tutto inesistenti che tra l’altro creerebbero posti di lavoro.
L’aborto appare oggi in tutta la sua drammaticità nei dati allarmanti che ci arrivano
(anche dall’uso delle varie pillole abortive
per le adolescenti), ma c’è ancora qualcuno che si chiede se una precoce attività sessuale sia realmente apportatrice di benessere senza alcun rischio o controindicazio-
ne? In ogni caso, anche volendolo accettare come una possibilità lecita, l’aborto non
ha affatto risolto – come qualcuno pur sperava – le tante problematiche che ruotano
intorno alla sessualità.
Il divorzio, sventolato come grande conquista civile oggi, di fatto, è superato dalla
convivenza senza matrimonio, dunque anche quello alla fine si è rivelato solo un mito. Del resto, ciò che viene oggi proposto
come obiettivo verso cui tendere non è certo la costruzione di un nucleo familiare
(che sia il primo, il secondo o il terzo) quanto la moltiplicazione dei rapporti sessuali
di ogni genere e tipo, il che – sicuramente –
non consentirà la crescita armonica della
persona nelle sue varie componenti psichiche e sociali. Al riguardo, va notato che gli
psicologi mettono in guardia da un simile
stile di vita e in America ci sono addirittura
cliniche specializzate per la disintossicazione dal sesso sfrenato. Forse, in Italia, siamo
ancora nella prima fase, data la costante
abitudine di imitare tutto ciò che viene da
lontano, senza adeguata riflessione. I media, al riguardo, sono terrificanti, fanno
parlare – come se fossero santoni o filosofi
– persone “off limits” o la gente qualunque, mentre non si dà spazio ai veri esperti,
possibilmente anche dotati di un po’ di
saggezza. Non si riflette abbastanza sulla
sapienza millenaria della Chiesa e sui suoi
insegnamenti, sulla Bibbia e sulla vita dei
santi, quelli sì veri maestri di vita.
Lydia Gaziano
pallini
Valorizziamo la coppia e la famiglia
E’ di moda criticare la coppia e la famiglia, additarne di continuo colpe e mali di
ogni genere. Si scopre, poi, però, che a
salvare oggi l’Italia dalla crisi è soprattutto la famiglia. Ecco che tanti papà fanno
bene il loro mestiere, che tante mamme
sono donne esemplari, che i nonni sono i
migliori baby sitter, come spesso anche gli
zii, che tanti cugini sono felici di incontrarsi. Insomma, nonostante quel che si
dice, gli affetti familiari sono ben vivi. Almeno questa rimane – ben salda – la regola generale. Se ci fosse giustizia, si darebbe più aiuto e più attenzione a chi ne
ha bisogno e merita, ma forse a lanciare le
accuse più pesanti sono proprio quelli che
la famiglia la vorrebbero distruggere e
non capiscono quale ruolo fondamentale
svolga nella società.
Non è vero che la donna avesse un tempo
un ruolo secondario
E’ uno stereotipo oggi troppo diffuso quello che vede la donna sempre relegata a
ruoli inferiori, rispetto agli uomini, nella
società.
Ma la storia, se studiata in modo meno
superficiale, ci racconta di donne intraprendenti e protagoniste nei campi più disparati e, se pure si sia trattato di casi isolati, è indubbio che le opere tramandateci
da letterati e storici non potevano non de-
scrivere, nel contempo, anche la vita reale
del popolo. Anche fra gli uomini c’era del
resto chi comandava e chi obbediva. La
Bibbia, sia nel Vecchio (Ester, Rut, la regina di Saba..) che nel Nuovo Testamento
(la Madonna, la Maddalena, la Samaritana…) ci narra di donne eccezionali. Nelle Mille e una notte la narratrice è una
donna coraggiosa e intelligente e si potrebbe continuare.
La funzione di allevare ed educare i figli,
oggi sottovalutata, in passato era, invece,
molto considerata. La famiglia patriarcale non era, nei fatti, così antifemminista
come si vuol far credere. In Sicilia, a ben
vedere, un matriarcato sommerso si celava dietro il patriarcato apparente.
49
AttUALItA’
realtà inimmaginabili (ai più) dietro la politica e la finanza
oltre i massoni gli illuminati
Dal Teatro Massimo di Palermo alla pianta
della città di Washington, al dollaro americano i simboli massonici ci circondano, il
che equivale ad un massiccia presenza nella
società civile oltre che nella politica. Ma tantissima gente lo ignora, sottovaluta il problema o vive come nulla sapesse, lasciando indisturbata la presenza di queste perduranti realtà semisegrete e segrete… Massonico, una
volta “era bello”: lo furono Serpotta e Mozart. Lo fu Garibaldi e chi determinò la conquista del Regno di Napoli e l’Unità d’Italia.
Massoni erano, infatti, a differenza dei Borboni, l’Inghilterra e il Piemonte. Ma forse,
anche allora non era già più …bello come
prima. E i re di Napoli resistettero al tentativo delle mogli austriache di “conventirli”. La
corona inglese – notoriamente – è tuttora al
vertice formale della massoneria. E’ da ritenere che una lobby massonica in Italia sia rimasta dominate sin dal 1860…
Si parla solitamente di politica, ignorando
che, dietro ciò che compare, si nascondono
scontrandosi quelle che possiamo definire
genericamente “le massonerie”, come ci
esortano a dire i “bene informati” con aria
sicura. Ma c’è anche chi, con altrettanta aria
ben informata, ci avverte come la vera Massoneria sia – in realtà – una ed una soltanto,
sotto forma – neanche a dirlo – piramidale.
A chi credere non è facile per le persone
“normali”. Queste si arrovellano tutte sui
mali della società, attribuendo a questo o
quel problema, a questa o quella mossa politico economica azzeccata o sbagliata una
vittoria o una sconfitta per tutta la nostra società, oggi così bisognosa di …cure.
Da tempo sui massoni – non tutti ugualmente “cattivi”, né ugualmente “scostanti”, a
parte certe moine loro proprie – si alimentano teorie estemporanee. Per esempio che, al
di sopra di tutto ci siano “tavole” più o meno
rotonde (o logge di logge o dentro le logge)
che rappresentano, rispetto alle massonerie,
una sorta di male nel male. Secondo qualcuno un male assoluto…
Nel lavoro di ricerca, infine, non è tanto difficile imbattersi nell‘Ordine degli Illuminati. Una sorta di super realtà che intenderebbe sovrastare le massonerie e guidarle,
ovviamente ai propri fini e per i propri interessi. Ecco di seguito alcuni suoi aspetti assunti dai suoi stessi programmi...
…L’Ordine non deve mai apparire con
il proprio nome, bensì occultarsi sotto il
nome di un’altra società. Le logge inferiori
della Massoneria sono intanto il velo più
conveniente al nostro grande oggetto, perchè il mondo è già abituato a non aspettarsi
dai massoni nulla di grande e che meriti attenzione. Inoltre, al nostro scopo meglio si
adatta la forma di società erudita o letteraria
e, se la Massoneria non fosse esistita, questo
è il mascheramento che si sarebbe dovuto
adottare. E potrebbe essere non soltanto un
costume, ma anche un potente strumen-
50
to nelle nostre mani. Instituiremo
società e centri letterari, che saranno
tutti sotto la nostra direzione, sostenendoli
con le nostre opere, per piegare l’opinione
pubblica a nostro piacere (citato in Arthur
Goldwag, Il Libro che la Massoneria non ti farebbe mai leggere, Newton Compton Editori,
Roma 2011, pag. 237).
Diamo forza ad un nostro abituale assunto: abituiamoci a distinguere fra le opere di
bene e di cultura quelle che appartengono
a questa matrice. Non è poi tanto difficile…
Ma in altre parole …gli Illuminati decisero
di servirsi dei massoni per raggiungere il loro obbiettivo, e difatti Johann Adam
Weishaupt ebbe a dichiarare anche: “I
massoni, devono esercitare l’autorità sugli
uomini di ogni stato, di ogni nazione, di
ogni religione, dominarli senza alcuna costrizione esterna, tenerli uniti con legami
durevoli, ispirando a tutti uno stesso spirito, diffondere ovunque tale spirito, nel
massimo silenzio e con tutta l’operosità
possibile, dirigere tutti gli uomini sulla terra per lo stesso fine. Ed è nell’intimità delle
Aaron Russo
società segrete che si deve conoscere come
preparare l’opinione” (Emmanuel Barbier, Les Infiltrations maconniques dans d’Eglise,
Ed. Desclée de Brouwer et Cie, Paris 1910,
p. 3).
Queste parole devono far riflettere forse
più delle altre: quei capi di stato che non si
allineano vengono perseguitati, campagne
A
AttUALItA’
mediatiche li aggrediscono, subentrano gli
attentati politici, a volte una magistratura
collusa e, in casi ben evidenti ai giorni nostri, la guerra.
La banconota del dollaro americano,
com’è noto, contiene sul suo retro il simbolo degli Illuminati, cioè la piramide (tronca) con l’occhio onniveggente in cima ad
essa, e con la data della nascita dell’Ordine
degli Illuminati scritta in numeri romani
sulla base della piramide, e con il detto latino Novus Ordo Seclorum che significa nuovo
ordine delle epoche. Annuit Coeptis significa invece Egli favorisce le nostre imprese,
operando in segreto dietro la massoneria.
A conferma di ciò c’è quello che ha affermato Aaron Russo (1943-2007), un produttore cinematografico americano e politico, durante una intervista rilasciata poco
tempo prima di morire al giornalista Alex
Jones. Russo infatti ha parlato di alcune cose che ha saputo personalmente da Nicholas Rockefeller (di cui è stato per un tempo amico) sull’intento di una elite di governare il mondo intero. Russo afferma che
Rockefeller (della potentissima dinastia
bancaria e finanziaria) gli chiese, durante
una conversazione privata, se fosse disposto a far parte del Consiglio per le Relazioni Estere (Council on Foreign Relations, CFR),
ma Russo rifiutò l’invito spiegando di non
essere interessato a “schiavizzare la gente”.
Russo andò più avanti: “Gli chiesi quale
fosse il senso di tutto ciò. Avete tutto il denaro e tutto il potere di cui avete bisogno,
quale è il vostro fine ultimo?”. Rockefeller rispose: “Il fine è di far mettere in tutti il microchip, per controllare l’intera società, per far controllare il mondo dai banchieri e dagli appartenenti all’élite”.
Noi osserviamo che già le carte di credito e
lo sventolato “ordine” di usarle quanto più
possibile sono il microchip, cui si somma il
telefonino. Riflettiamo, quindi, su un governo che auspica determinati provvedimenti da Grande Fratello… Smentiamo
chi ci dice che sia un bene per la giustizia fiscale, crediamo a chi combatte dall’altra
parte.
Riappare, quindi,il nome di Rockefeller,
vassallo dei Rotschild. E’ da lì che sembra
venire il male della finanza, di chi all’imprenditoria normale preferisce le operazioni “denaro contro denaro” o le situazioni
leonine di assoluto monopolio mondiale.
Vedi il mercato delle sementi, ma anche
l’energia, l’acqua, il clima…
Ma una sorpresa della storia si è verificata
quando la massoneria maggiore ha scelto
“la sinistra”, mettendosi contro la destra.
Ha considerato, probabilmente, che la situazione fosse matura, per l’indebolirsi del
socialismo reale, onde avere a che fare tramite i massimi istituti e monopoli multinazionali con gli Stati per intero, spesso “più
piccoli” di uno solo di quegli istituti.
Il mondo bancario americano non è che
un unico pool. La massoneria appoggia il
partito democratico, vantandone mediaticamente lo spirito socialisteggiante. La
gente non si accorge neppure che tale partito ospita da sempre anche Cosa nostra.
Molti di noi pensano – non a torto – che il
motivo dell’imbattibilità della criminalità
organizzata provenga dalle protezioni che
ha in più alto loco.
(Da notizie tutte rintracciabili
su fonti cartacee e magnetiche)
51
LIbrI
tommaso romano su vincenzo Mortillaro: Contro la rivoluzione la fedeltà
Quell’Italia così attuale di due secoli fa
Non era facile attendersi una rilettura
della storia nazionale, al di là di antichi e
recenti manierismi celebrativi, come quella che emerge limpida nel volume “Contro la rivoluzione la fedeltà” di Tommaso Romano. Né è facile apprezzare
certe critiche aspre altrettanto “mirate”.
C’è, invece, tanta saggistica che rimane
obliata tra la polvere di vetuste biblioteche ottocentesche e che non meriterebbe
tale sorte, ma...
Si deve alla paziente opera di Tommaso
Romano, se le opere del palermitano Marchese Vincenzo Mortillaro, personalità dai molti interessi culturali e scientifici, non siano cadute nell’oblio. Vissuto tra
il 1806 e il 1888, cattolico e tradizionalista intransigente, Mortillaro condusse
un’analisi puntuale e accurata della politica messa in atto dai vincitori nel periodo
che seguì la conquista (sic, e non liberazione) della Sicilia e del meridione borbonico. Il quadro che ne esce è decisamente
sconfortante. Non solo. Colpisce anche la
sua attualità. Certi giudizi sulla società o
sui fatti dell’epoca sembrano di oggi.
Vincenzo Mortillaro non era un reazionario. Aveva, invece, partecipato alla rivoluzione siciliana del 1848/49, una sollevazione condotta dal notabilato liberale
dell’Isola che, in tal modo, aveva anche
anticipato tutte le altre rivoluzioni europee. Il marchese si era, allora, adoperato
a favore delle riforme e per una nuova costituzione, non mancando di criticare coraggiosamente certo immobilismo borbonico. Era, però, rimasto fedele alla monarchia borbonica che, sia pure con
gli errori e i limiti che certamente ebbe,
aveva comunque avuto grandi meriti per
lo sviluppo economico del Regno delle
due Sicilie.
La tassazione moderata aveva favorito la crescita economica, lo stato aveva un
sistema giudiziario moderno e una burocrazia non opprimente. La monarchia
sabauda non seppe, al contrario, mantenere quanto di buono era stato fatto dai
suoi “colleghi napoletani”. Abolì, infatti,
in modo acritico leggi, usi e consuetudini
collaudate, uniformandole a quanto già
attuato in Piemonte.
Ciò, lungi dal rappresentare un progresso, per il Sud fu un vero disastro. Cancellata la scuola giuridica napoletana, che
era stata all’avanguardia in Europa, imposto un sistema burocratico arretrato e
farraginoso, oppressa la popolazione con
tasse e balzelli di ogni genere, calò sul regno del sole un triste e lungo inverno. Le
implicazioni negative di questo processo
di omologazione Mortillaro le vede già
inequivocabilmente nei primi decenni
dell’Unità e le denuncia: “Sperperi ed
enormi profitti ovunque, mentre il governo si intromette in tutto, smentendo ogni
52
precedente ideologia liberale e libertaria, e dominando l’economia,
l’istruzione (obbligatoriamente statale), la religione, ed ogni altra dimensione dell’esistenza
individuale o collettiva.
Non siamo affatto in presenza di uno Stato liberale, al quale sin dalla fine del XVIII secolo le teorie di Wilhelm von Humboldt avevano posto dei
precisi limiti”.
Il marchese Mortillaro, marito e padre affettuoso, ebbe una vita
intensa, coltivò studi umanistici e scientifici (scoprì
un fungo raro, portò avanti la ricerca sulla storia
dei musulmani in Sicilia,
si occupò di antiche pergamene…). Emerge dal
libro come uomo religioso, onesto e corretto nell’operare. Seppe contrastare l’operato dei “caporioni della camorra”,
riorganizzando – militarizzandola – la Dogana
di Palermo, come pure quelle di Catania
e di Messina. Sappiamo, al contrario, come con i Savoia tutte le mafie presero vigore...
Negli ultimi anni del Regno delle due
Sicilie, le nuove dottrine illuministiche,
laicistiche, razionalistiche e massoniche si
diffondevano anche a Corte, producendo
gravi danni. Minavano, infatti, le fondamenta della monarchia e della società. Il
Mortillaro si mostra particolarmente critico nei confronti dell’Illuminismo che
non portò la luce che avrebbe voluto, ma
fece imboccare agli uomini e ai popoli
una strada sbagliata, di schiavitù e di immoralità smentendo le sue grandi promesse. E’ certo che il regno sabaudo peggiorò le cose...
Secondo Mortillaro, libertà, giustizia,
moralità hanno in Dio e in Gesù Cristo il proprio fondamento, il cosiddetto
razionalismo è solo una pericolosa illusione che allontana dal bene e dalla giustizia
sociale.
Il socialismo comporta la barbarie, fingendo di togliere ad alcuni per dare ad altri fa sparire il lavoro e il capitale, ripudia
tutte le tradizioni e le condizioni di civiltà
conosciute e, mentre predica un mondo
di pace, di fatto produce violenza, odio,
invidia e vendetta. Il socialismo disprezza
la famiglia cristiana, sorgente degli affetti
più puri e lavora per sottrarle i suoi naturali mezzi di sostentamento e la proprietà
privata.
Anche la sottrazione dei beni ecclesiastici alla Chiesa, condotta dopo l’unificazione italiana, che cosa comportò? Forse
una più equa ripartizione delle ricchezze
tra le classi sociali? Niente affatto, soltanto l’ulteriore arricchimento di pochi, peggiorando di molto la condizione dei poveri cui venne a mancare il sostegno economico della Chiesa.
Questa, però, nonostante le difficoltà insorte e la lotta serrata dei “cosiddetti laicisti” (per i quali l’uguaglianza non fu altro
che una parola da sbandierare), riuscì a
portare avanti molte opere importanti di
carità come, ad esempio, il Boccone del
povero. Attualissime anche le espressioni del
Mortillaro sullo stolto spreco delle risorse
(vedi consumismo) o sul Conclave, ghiotta
occasione per i soliti detrattori del papa e
della Chiesa per scatenarsi coi giudizi più
cinici e infamanti senza minimamente cogliere l’azione dello Spirito Santo e la grandezza del successore di Pietro eletto in
quell’occasione. Poveri noi, che dobbiamo oggi assistere impotenti alla distruzione della famiglia e dei generi, alla procreazione in laboratorio e a tante altre
mostruosità. La Chiesa però – diciamo
qui per concludere – nonostante le guerre
e gli odi è ancora viva e salda e le forze del
male non prevarranno.
Lydia Gaziano
AttUALItA’
Attività del Movimento per la vita alla parrocchia di santa rosalia
benedette le mamme in attesa
Da più anni la parrocchia di Santa Rosalia celebra a Palermo la festa dell’Annunciazione con la benedizione delle mamme in attesa, grazie alla disponibilità del
parroco Don Giuseppe Bruno e di Giovanni Alessi, da anni socio molto attivo
del Movimento per la Vita locale, che offre le piantine e i gadget dell’associazione
quale augurio per la vita nascente. Quest’anno il momento liturgico si è svolto l’8
aprile. La comunità parrocchiale di Santa
Rosalia si è pure distinta in città per avere
attivato in questi ultimi anni circa 20 Progetti Gemma, l’iniziativa del Movimento
per la Vita italiano che consente di adottare a distanza una mamma in difficoltà e
salvare, insieme a lei, dalla disperazione
anche la vita del bambino che porta in
grembo. Chiunque, da solo o in gruppo,
può attivare tale Progetto versando 160 €
ogni mese x 18 mesi. Per contatti, telefonare al numero verde 8008.13000.
Corso di formazione organizzato dal Movimento per la Vita di Palermo “Libertà
di scelta e Vangelo della Vita”, Maggio
2013: ore 16.00-18.00, Parrocchia Regina Pacis, Piazza IV Novembre - Palermo.
Nell’anno della Fede 2013, il MpV
vuole offrire l’opportunità di un approfondimento delle tematiche sulla vita umana, dal concepimento alla morte naturale,
attraverso la riflessione su alcuni aspetti
profeticamente annunciati nell’Evangelium Vitae da Giovanni Paolo II.
“Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per
mettere in atto una grande strategia a favore della vita… Si deve cominciare dal
rinnovare la cultura della vita all’interno
Rosa Rao, presidente MpV di Palermo
delle stesse comunità cristiane” per evitare la “dissociazione tra la fede cristiana e
le sue esigenze etiche a riguardo della vita” (E.V., 95).
Programma. Giovedì 2 maggio: Il prodigio della vita umana e le falsità ideologiche: Dott.ssa Sandra La Porta - Pediatra;
Prof.ssa Lydia Gaziano Scargiali - Giornalista.
Venerdì 17 maggio: Sofferenza umana e
conseguenze della “cultura di morte”:
Dott. Massimo Sole; Dott.ssa Claudia Di
Pietra - Psicologa e psicoterapeuta.
Venerdì 24 maggio: Lo sguardo sul concepito e le scelte economiche: Dott. Raffaele Pomo - Neonatologo; Prof. Giuseppe Notarstefano - Facoltà di Economia,
Università degli Studi di Palermo.
Venerdì 31 maggio: Educazione e politica
a servizio della vita: Prof. Nicola Filippo-
ne; Avv. Flavia Odoroso - Presidente Movimento U.e P.
Gli incontri saranno guidati da Padre Giovanni Basile, parroco della chiesa Regina
Pacis.
Per informazioni e contatti: Rosa Rao,
Presidente MpV di Palermo –
339.3768343 [email protected].
Un conforto spirituale per superare un momento difficile
La pastorale per le persone separate
Chi vive il dramma della separazione dal coniuge può trovare
conforto tramite la “Pastorale per le persone separate”.
Si offre, così, un percorso spirituale per aiutare a superare un
momento di difficoltà. La pastorale è stata approvata dall’arcivescovo Salvatore Di Cristina ed è iniziata nel 2013.
Il primo passo è di accettare e capire di essere figli di Dio. Se io
conosco Dio padre e il suo amore, io non subisco un’imposizione, ma metto in opera la sua parola. Il secondo passo è il
perdono, un momento difficile che va preparato.
L’obiettivo è di ridare serenità per far tornare la voglia di vivere e di ricostruire l’armonia familiare che si era persa. In alcuni casi si hanno persino delle riconciliazioni. Dopo un anno si
può rinnovare la promessa, si fa una cerimonia con una festa e
un brindisi. Vengono invitati anche i parenti dei separati.
Gli incontri avvengono di fronte la chiesa di Sant’Oliva, corso Calatafimi 763 la domenica (17,30/19,30),
tel 091345744 – per informazioni digitare mariapiacampanellaseparatipalermo.
53
AttUALItA’
Parla il preside Nicola Filippone. Si intravede a destra il direttore Carmelo Umana. Nella foto accanto Padre Pino Puglisi
Al Don bosco ranchibile
Convegno su Don pino puglisi
martire della mafia
Si avvicina il giorno (l’imminente 25 maggio) in cui Padre Pino Puglisi sarà beatificato. Con l’approssimarsi di tale data è
opportuno ricordare la luminosa figura
ed approfondirne il significato e il valore. Oggi, infatti, Don Pino è più vivo che
mai nei cuori e nel ricordo di quanti ancora lo amano nel ricordo.
Il Convegno dal titolo “Don Pino Puglisi
martire della mafia”, organizzato dal
Centro Studi giuridici e sociali Cesare
Terranova e dall’Istituto Salesiano Don
Bosco Ranchibile con la collaborazione
del laboratorio di teatro del Don Bosco,
diretto da Gianpaolo Bellanca ha avuto relatori ed ospiti d’eccezione: Luigi
Patronaggio, sostituto procuratore generale di Palermo, Annamaria Palma
Guarnier, presidente del Centro Studi
Cesare Terranova, Don Carmelo Umana e Nicola Filippone, rispettivamente direttore e preside dell’Istituto Don
Bosco. Ha coordinato il giornalista del
Sole 24ore Nino Amadore. Le conclu-
54
sioni sono state affidate a Pierfausto
Frisoli, Superiore dei Salesiani per l’Italia e il Medio Oriente.
La figura dell’imminente “beato” è stata
vista dai conferenzieri in controluce, rispetto al grigiore dell’ambiente ostile in
cui operava. E’ stato così giustamente
esaltata la sua figura, divenuta esemplare
per la lotta contro il malaffare ed a favore di una gioventù meglio seguita, educata ed avviata verso le scelte della morale
religiosa, civile e sociale. Uno dei temi
più interessanti ha illustrato il valore etimologico della parola martire, un aggettivo stabilmente legato al nome di Don
Puglisi.
Secondo la tradizione cristiana, i martiri
(dal greco μάρτυς, «testimone») sono
coloro che per diffondere il messaggio
evangelico sono incorsi in pene e torture,
fino alla pena capitale, considerando gli
esiti estremi della loro vocazione come
sacrificio della propria vita, sull’esempio
del sacrificio e della volontà umana di
Gesù. Tale termine viene attribuito originariamente solo agli antichi martiri del
primo periodo e relative persecuzioni.
Ma in tempi successivi i martiri, come
coloro che abbiano testimoniato la propria fede nonostante la persecuzione, sono stati anche quei cristiani vissuti in un
contesto sociale ostile.
In onore all’antico principio per cui i
martiri erano i santi per eccellenza, l’attribuzione da parte pontificia della definizione di martire esclude che per
la santificazione si renda necessaria la
prova dei miracoli avvenuti per loro intercessione.
Padre Puglisi si avvia così alla beatificazione e ad una probabile veloce santificazione. Dedicare un convegno fitto di
dotte argomentazioni morali come quello del Don Bosco è stato certamente di
grande utilità per un uditorio composto
in gran parte da studenti, ma anche da
docenti e numerosi ospiti.
Lydia Gaziano
A
AttUALItA’
Dal Liceo scaduto bagheria lumi su un problema nazionale
scuola e contributo alunni:
polemica in corso
Tante parole si spendono oggi sulla scuola
pubblica. E, di sicuro, non sono prive di una
certa ambiguità e, spesso, neppure di veleno. Gli italiani dicono di essere stanchi delle
polemiche, ma non fanno che crearne di
nuove e, in tante circostanze, anche per il
puro piacere di farlo. La polemica che più
investe oggi la scuola pubblica riguarda
niente poco di meno che il contributo scolastico, quel celebre contributo di cui si
parla da oltre un anno e di cui si sono occupati i programmi televisivi e le più note testate giornalistiche. Il problema più allarmante non è tanto che sia in corso una polemica, ma che molti tra studenti, genitori e,
secondo i malpensanti, anche vari professionisti del settore, non sappiano neanche bene
che cosa sia questo contributo.
Ogni anno i genitori pagano alle scuole dei
loro figli una somma di denaro variabile che
la scuola utilizza per finanziare le attività integrative, come pagare gli esperti esterni di
molti progetti e corsi pomeridiani, finanziare il viaggio d’istruzione agli alunni più bisognosi e così via. É inoltre indispensabile specificare che, contrariamente a quanto molti
pensano a causa di una diffusa disinformazione, il contributo alunni non può essere
utilizzato dalle scuole per fini quali la manutenzione dell’edificio scolastico o gli acquisti
di beni, spese che vengono affrontate grazie
a dei fondi appositamente erogati dallo stato
(qualora in una qual misura vengano erogati). Il contributo alunni deve assolutamente
tornare agli studenti, per i fini che sono stati
elencati sopra. Questa somma di denaro costituisce infatti un introito fondamentale e
alle volte persino indispensabile per le scuole italiane e in particolare per quelle del
nord Italia: basti pensare che per molti istituti del nord Italia questo contributo costituisce un’altissima percentuale delle entrate
totali. Scendendo lungo lo stivale la situazione sembra però invertirsi pian piano: Palermo è infatti la città italiana in cui gli introiti dei privati costituiscono la percentuale
più bassa rispetto alle entrate totali.
Tali incisivi dati ci mostrano come le
scuole italiane abbiano instaurato un’assoluta dipendenza da tale contributo, tanto
che quando, in concomitanza con l’attuale
crisi economica, quest’ultimo ha cominciato pian piano a venir meno, esse sono entrate in uno stato di panico e allerta che ha
causato le reazioni più disparate, al punto
che alcune scuole hanno chiesto il contributo per potere confermare le iscrizioni dei
nuovi alunni. In un istituto tecnico del NordItalia alcuni alunni hanno anche dichiarato
di aver ricevuto un ultimatum dal loro dirigente scolastico: o i contributi o la sospensione.
Che un atteggiamento del genere sia assolu-
tamente negativo nessuno può metterlo in
dubbio: l’istruzione pubblica è e deve essere
gratuita e accessibile a tutti. Proprio questo
ha deciso di mettere in chiaro il Ministro
dell’Istruzione Francesco Profumo in un’apposita circolare, che recita “Si ricorda, ancora una volta, il principio dell’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione, previsto dall’articolo 34 della Costituzione […]. Qualunque somma, ulteriore alle tasse erariali e
a quanto strettamente necessario per il rimborso di spese sostenute dalla scuola per
conto delle famiglie, può essere quindi richiesta soltanto quale contribuzione volontaria, erogazione liberale con cui le famiglie, con spirito collaborativo e nella massima trasparenza, partecipano al miglioramento dell’offerta formativa e al suo ampliamento al di là dei livelli essenziali.”
Profumo, del resto, non fa che chiarire lo
“spirito delle leggi”. Elemento fondamentale è la gratuità dell’istruzione, un diritto fondamentale di ciascun cittadino: il contributo dipende pertanto, come suggerisce il termine stesso, dalla discrezionalità della famiglia dello studente. Infine la recente crisi ha
messo a dura prova l’economia di molte famiglie, che si sono ritrovate a chiedersi il
perché di una simile spesa; il fatto che se ne
siano chieste il perché non ha però determinato un’inversione di rotta rispetto alle abitudini precedenti. Se infatti le famiglie pa-
gavano il contributo in momenti economici
sicuramente più felici di questo, lo hanno
fatto anche stavolta, mantenendo per le
scuole le percentuali delle entrate pressoché
invariate e dando una meravigliosa testimonianza: l’Italia, anche in un momento come
questo, continua a scommettere sull’importanza dell’istruzione e della cultura.
Questo dato non ha però distolto l’attenzione del Ministero dagli atteggiamenti intimidatori di alcuni istituti, tant’é che, nella sopraccitata circolare, si legge anche : “Ove
dovessero pervenire a questo Dipartimento
ulteriori segnalazioni di irregolarità, queste
saranno trasmesse ai direttori degli Uffici
scolastici regionali, i quali, nell’ambito della
propria esclusiva competenza, provvederanno ad operare tempestivamente le opportune verifiche ed eventualmente ad assumere tutte le conseguenti determinazioni,
anche di carattere sanzionatorio, in relazione alla gravità dei fatti contestati...” La circolare è molto chiara e i toni particolarmente incisivi. Eppure leggendo queste parole ci si chiede se davvero sia necessario dover scrivere una simile circolare: è possibile
che alcune scuole adottino una sorta di recidiva? Ed è possibile che il Ministero si ritrovi costretto ad intimare controlli e revisioni
nei confronti delle sue diramazioni?
Alessia Girgenti
Addetto stampa del liceo classico “F.Scaduto”
Da laici cattolici vogliono tornare all’impegno in politica
Nasce a Palermo il movimento UeP (Uguali e partecipi) che è stato presentato con la partecipazione di Padre Felice Lupo, noto parroco di Sant’Eugenio Papa nei locali della chiesa. Il movimento, fondato da Flavia Odoroso, avvocato palermitano, crede che la “Vita
buona del Vangelo”, assunta come “regola aurea” di comportamento, possa migliorare la
vita personale e sociale. Vuol, quindi, contribuire, passo dopo passo, ad una “ventata” di totale novità nella classe politica.
Il movimento parla di “Uomini Nuovi per una Società di Uguali e Partecipi” (UeP) e si propone una serie di obiettivi a favore della qualità della vita, di un più razionale utilizzo delle risorse nell’ottica del progresso della Sicilia e nella considerazione di valorizzarne la centralità
come crocevia culturale ed economico del Mediterraneo... Recente è l’inaugurazione del 2°
Corso triennale di formazione socio-politica del Movimento “Uomini nuovi per una società
di uguali e partecipi”, andata benissimo: più di trecento persone intervenute anche dalla
provincia di Palermo. E’ stata una soddisfazione – dicono i promotori – perché sono intervenuti anche rappresentanti di movimenti che lavorano nel sociale e per l’affermazione dei diritti civile. Alcuni incontri interessanti sono stati promossi, sempre nei locali di Sant’Eugenio Papa. Ricordiamo soprattutto quello con il giornalista piemontese Lorenzo Del Boca (è stato presidente nazionale dell’Ordine), un pensatore – non frequentissimo – di tendenza cattolico liberale, che si inserisce nel filone torinese di Luigi Einaudi, ma a cui appartiene anche Luigi Sturzo. Del Boca ha passato gran parte della
vita a Torino, città di Francesco Forte e Sergio Ricossa e propende per la “ineluttabilità” di organizzare una società libera, libertaria e liberale.
Un altro incontro sul tema La famiglia e la vita a partire dalla Costituzione ha avuto per relatore Pino Morandini, vicepresidente nazionale Movimento per la vita, su un tema tanto
caro e dibattuto da Palermoparla. Infine, il Cav dr Pasquale Amico, presidente dell’Unione nazionale cooperative si è intrattenuto su Crescita e sviluppo: lavoro e impresa.
Adriana Barbera
55
UMorIsMo
di Nino Martinez
Addio alle gambe
Ecco l’agghiacciante profezia di uno scienziato: nell’arco dei
prossimi millenni, l’uomo perderà gradatamente la funzione
delle gambe, destinate ad atrofizzarsi e a diventare un’inutile
appendice del corpo, un peso morto. E, quel che è peggio, andando avanti nel tempo, secondo la nota teoria di Giovanni
Battista, Pietro, Antonio Monet de Lamarck sulla modificazione degli organismi dovuta all’influenza dell’ambiente, le gambe
finiranno con lo scomparire. Come è già avvenuto per la nostra
coda (che ancora oggi hanno solo gli animali e gli sportelli degli
uffici postali…).
Su che cosa si basa la profezia? Sul fatto che l’uomo ha ridotto e
continua a ridurre inconsciamente l’uso degli arti inferiori.
Esce di casa la mattina, dopo molte ore di letto, e prende l’ascensore anche se abita al primo piano; fa pochi passi e s’infila in auto; posteggia a breve distanza dall’ufficio, dove l’attende una
comoda poltrona, sulla quale inchioda il culo per parecchie ore
davanti a infernali strumenti (computer, calcolatrice, telefax, telex, telefono, oltre al telefonino personale).
All’ora di pranzo, riprende l’auto per tornare a casa dalla quale
lo separano poche centinaia di metri. Sale con l’ascensore e subito si siede a tavola e, dopo il pranzo, a letto per il pisolino. Quindi, torna alla comoda poltrona dell’ufficio o alla sedia del negozio. La sera, a fine cena, inspiegabilmente stanco, si spalma sul
divano e guarda la Tv, le palpebre socchiuse dal sonno. In 24
ore, le gambe dell’uomo si sono mosse sì e no un quarto d’ora.
La domenica, però… Già, la domenica, vero è che ci si alza più
tardi, ma, poi, finalmente, si va fuori città. In macchina, ovvio.
E, arrivati in campagna o al mare, ci si siede sull’erba o sulla
sabbia o, in maniera più riposante, su una sdraio.
L’auto è senza dubbio il mezzo che ha la maggiore responsabilità sulla distruzione dell’uomo. La cui vita per l’80% si svolge
all’interno di essa. Non ci si incontra più, quasi finiti i contatti
umani. Solo, quando è possibile, un fuggevole salutino con
sventolio di mano da un finestrino all’altro. Senza accorgercene
(e mentre le industrie automobilistiche vomitano continuamente sul mercato milioni e milioni di seducenti macchine), corriamo verso l’alienazione.
Inscatolato, schiavo di questo mezzo, l’uomo diventa sempre
più cattivo, disposto a odiare e addirittura a uccidere se subisce un incidente, o un sorpasso azzardato, o una rischiosa
precedenza arbitraria.
Gran parte del tempo in cui trasferiamo il nostro domicilio in
auto, la trascorriamo in cerca di posteggio. E qui viene attuato
un giochetto crudele. Percorse due o tre volte le strade di uno
stesso quartiere (maledicendo chi, precedendoci, riesce a trovare, per miracolo, uno spazio), finalmente scorgiamo felici un
essere nell’atto di aprire uno sportello di un’auto dal lato guida. “Se ne va” pensiamo euforici, apprestandoci a subentrare
nel posto a breve libero. Ma l’essere, che ha già aperto lo sportello, rimane ancora in piedi sulla strada; ci guarda, ha un sorriso cinico, maligno; solleva una mano e fa oscillare l’indice
per dire: “Non me ne vado”. Poi, lentamente, entra e curva il
busto sul sedile, fingendo di cercare qualcosa.
Si tratta di un gioco impietoso che implica il fulmineo risveglio della belva che è in noi. E, purtroppo, – o fortunatamente – scopriamo che augurare i mali peggiori non serve a
niente. Altrimenti, immaginate quante centinaia di automobilisti ogni giorno morirebbero all’istante di infarto o di ictus…
Ma torniamo alle gambe. Se si avvererà la profezia, l’uomo
del terzo o quarto millennio non le avrà più. Fungeranno da
gambe gli arti superiori, le braccia, che tenderanno ad allungarsi e assottigliarsi per assolvere meglio al loro nuovo compito; e, pertanto, il corpo umano avrà un altro “design”, assumerà, infatti, la sagoma delle galline e camminerà beccheggiando. E, quando immancabilmente si compirà, per
esclusiva colpa nostra, questa mostruosa trasformazione, dimostreremo di avere avuto da sempre in comune con le galline, il cervello.
Ma c’è, inoltre, da fare una considerazione di ordine religioso molto più grave: l’uomo, così orrendamente ristrutturato
dalla natura, come potrà continuare ad affermare di essere
“a immagine e somiglianza di Dio”?
E, allora, forza, da subito: CAMMINIAMO!
Vignetta
inviataci
in esclusiva
da Roma
dal noto vignettista
Ranucci,
detto Rancho
56
speTTACOli / CineMA
Frenetica passion
di Eliana L. Napoli
Rubrica creata da Gregorio Napoli
Magici i cineasti siciliani del momento C’è pure la Quatriglio
Ciprì, Andò e un Tornatore da Oscar
Momento felice per i registi siciliani. Dopo gli ottimi risultati conseguiti al festival
di Venezia da Daniele Ciprì con E’ stato
il figlio, l’unico italiano ad aggiudicarsi
un premio, e da Costanza Quatriglio con
il bel documentario Terramatta, il nuovo anno ci sorprende ancor di più con
due opere che per qualità e livello artistico sono in grado di competere con la miglior produzione internazionale.
Con felice intuizione, il tre gennaio, mentre ancora ristagnavano nelle sale le modeste proposte commerciali legate alle festività natalizie, Giuseppe Tornatore irrompe sugli schermi italiani con La miglior offerta, puntando sull’effetto sorpresa ma anche su quel velo di mistero
che sempre circonda i suoi film fino alla
vigilia dell’uscita nelle sale. E la risposta
del pubblico in tutt’Italia ha del miracoloso. Incassi record ed ampi consensi della
critica. A Palermo poi un simile afflusso
nelle sale non si vedeva da anni. Ma a cosa si devono risultati così sorprendenti?
La miglior offerta, come ha affermato lo
stesso Tornatore, è “una novità, un voler
voltar pagina rispetto al passato”. Dopo il
modesto successo di Baaria, con incassi di
molto inferiori ai costi, Tornatore cambia
registro. Il suo film segna un distacco, forse definitivo, dalla “sicilitudine” di cui è
permeato in maniera preponderante il
suo immaginario cinematografico. Di certo questa nuova opera si aggiunge a quella galleria, numericamente inferiore ma
assai significativa, di film diversi per ambientazione ed atmosfera, che inizia nel
1994 con il film culto. Una pura formalità, da molti critici considerato il suo
capolavoro, prosegue nel 1998 con La
leggenda del pianista sull’oceano e
riprende dopo una lunga pausa nel 2006
con La sconosciuta. Un filone questo
che si rivolge ad un pubblico più cosmopolita. La miglior offerta infatti è girato in
inglese e si avvale esclusivamente di attori
stranieri, una scelta coerente con il soggetto e con l’ambientazione, un’ “indefinita Mitteleuropa”, quasi sempre irriconoscibile, ad eccezione delle scene girate
a Praga. E tuttavia il film è rigorosamente
italiano per il cast tecnico e la colonna sonora, un Morricone differente, più impersonale e classicheggiante, ma non per questo meno efficace. Autore, come sempre, del soggetto e della sceneggiatura (pubblicata da Sellerio editore) Tor-
Il cast del film “È stato il figlio”. Da sinistra: Francesco Falco, Daniele Ciprì, Aurora Quattrocchi, Toni Servillo e Giacomo Civiletti
natore ha costruito una storia veramente
originale, intrigante ed enigmatica, che in
una serie di colpi di scena finali, offre allo
spettatore più di una chiave di lettura.
Magna pars del suo successo è il personaggio centrale, il battitore d’aste e collezionista egli stesso Virgil Oldman, interpretato da un magistrale Geoffrey Rush.
Solitario e un po’ nevrotico, Oldman si
dedica al suo mestiere in maniera totalizzante e maniacale. Misantropo ma non
del tutto misogino, alle donne si accosta
solo idealmente, amandole attraverso la
contemplazione della sua personale collezione di meravigliosi ritratti femminili. La
sua monotona routine viene però stravolta da Claire (Sylvia Hoeks), fanciulla affetta da agorafobia, che comunica con gli
altri solo a voce, senza mai mostrarsi e vive in volontaria clausura in una villa in disfacimento ereditata dai genitori, i cui arredi affida alla sua valutazione, decisa a
venderli all’asta. Quando finalmente la
fanciulla si svela al protagonista in tutta la
sua bellezza, nasce fra i due un’appassionata storia d’amore. Ma anche altri singolari personaggi sono determinanti negli
sviluppi della vicenda. Fra di essi Robert
(Jim Sturgess), giovane ed abilissimo restauratore di congegni elettronici che as-
La regista di “Terramatta” Costanza Quatriglio
sembla i pezzi di un automa attribuito a
Jacques De Vaucanson - il primo a creare
nel ‘700 simili meccanismi - ritrovati poco
alla volta da Oldman nei meandri della
fatiscente villa. E c’è anche l’amico Billy
(Donald Sutherland), pittore senza talento che lo aiuta ad aggiudicarsi nelle aste i
ritratti femminili di cui è appassionato
collezionista.
Ricco di implicazioni metalinguistiche e
segue a pagina 58
57
speTTACOlO
>
Geoffrey Rush, interprete del film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore
Roberto Andò, regista del film “Viva la Libertà”
di un variegato tessuto ideologico e metaforico (il rapporto fra arte ed amore, il sottile confine fra apparenza e realtà), il film
piace per la mescolanza di generi, perché
è al contempo romanzo sentimentale e
thriller psicologico con sfumature noir.
Ma affascina anche per l’impeccabile ritratto dell’insolito protagonista. Pochi i
difetti, che si evidenziano nella parte finale, dove i copiosi indizi che consentono di
accedere alla soluzione del mistero, sacrificano parte del suo fascino sottile ed ambiguo. La miglior offerta rimane comunque un film grandioso ed avvincente per
la ricercata composizione delle inquadrature, per la ricchezza delle immagini, le
fastose scenografie, la bravura degli interpreti e l’originalità dell’impianto narrativo. Dopo il suo trionfo in patria, continua
a raccogliere consensi in una platea internazionale e non è difficile prevedere una
pioggia di prestigiosi riconoscimenti, Oscar
inclusi.
Ancor più sorprendente, in quanto inaspettato, il successo di Viva la libertà di
Roberto Andò. Uscito un po’ in sordina
58
nei giorni in cui i media dedicavano ampio spazio al Festival di Sanremo, trascurando le altre forme di spettacolo, il film si
è conquistato in breve tempo le lodi incondizionate della critica, registrando anche una straordinaria affluenza di pubblico. Vale la pena, per chi non lo conoscesse
già, dare qualche informazione sul bravo
regista. Palermitano, da tempo trasferitosi
a Roma dove generalmente vive e lavora,
Andò è un intellettuale di vasti interessi
che si dedica alacremente anche al teatro
e all’opera lirica, è sceneggiatore ma anche scrittore (suo è il romanzo cui il film si
ispira: “Il trono vuoto”, edito da Bompiani, vincitore nel 2012 del Campiello e del
Vittorini Opera Prima). Al cinema ha sempre dedicato una particolare attenzione e
i suoi film precedenti – da Diario senza
date (1995) a Il manoscritto del principe
(2000), ai più recenti Sotto falso nome
(2004) e Viaggio segreto (2006) – colti e
raffinati, generalmente apprezzati dalla
critica ma destinati ad un ristretto pubblico di élite, privilegiavano il registro drammatico e un certo compiaciuto intellettua-
lismo. Viva la libertà inaugura per Andò
una nuova stagione, sceglie un linguaggio
più immediato e universale e un approccio nuovo, di sorridente ironia e accattivante leggerezza. In scena due personaggi diversi e speculari, due gemelli che secondo la miglior tradizione letteraria (dai
“Menecmi” plautini in giù) e le teorie psicanalitiche sull’alter ego, incarnano aspetti antitetici, apparentemente inconciliabili, di una stessa personalità. Accade quindi che Enrico Oliveri (Toni Servillo), segretario del maggior partito d’opposizione, cinico e disincantato, decida di dileguarsi per un po’, giusto in prossimità delle elezioni, mettendo in grave imbarazzo
la sua parte politica. Per un caso a prendere il suo posto – complici la moglie Anna (Michela Cescon) e il suo portaborse
Andrea Bottini (Valerio Mastandrea) –
sarà il suo gemello Giovanni Ernani (lo
stesso Servillo), un illustre filosofo, soggetto a crisi ricorrenti di follia, che libero dalle logiche e dai condizionamenti del potere, porta nella campagna elettorale una
ventata d’aria nuova. Il suo è un appello
sincero e vibrato alle coscienze degli elettori, un invito ad una responsabile partecipazione alla vita politica. Un messaggio
emblematicamente racchiuso in una bella
poesia di Bertolt Brecht, grondante passione civile, che Ernani – eccellente trovata – recita nel comizio di chiusura e che
arriva direttamente al cuore dell’uditorio.
I sondaggi risalgono vertiginosamente capovolgendo le sorti del confronto elettorale. Intanto Enrico, dal suo rifugio in terra
di Francia, accanto a Danielle (Valeria
Bruni Tedeschi) un amore di gioventù, osserva, riflette e cerca di guarire le sue ferite. Roberto Andò ha costruito un film di
mirabile armonia ed equilibrio che deve
parte del suo successo ad un cast d’eccezione (da un sobrio ed efficace Valerio
Mastandrea a uno strepitoso Toni Servillo), intriso di sorridente e divertita ironia
e capace di coniugare leggerezza e profondità.
Un’opera multistrato con diversi piani di
lettura, ricca di una cultura non pedante
e non ostentata. Come nei tempi di una
sinfonia classica, commedia e dramma,
riflessione e leggerezza si compongono
armoniosamente. Merito di una sceneggiatura puntuale, arricchita da dialoghi
densi di significati sotto la superficie leggera e brillante, e dalle sobrie ed eleganti
sottolineature musicali di Natale Betta
che ben si sposano con le armonie schubertiane e con le note travolgenti della
sinfonia verdiana de “La forza del destino”. Non solo monito ad una politica che
ha perso il senso stesso della sua missione,
ma metafora della vita stessa, il film è invito a vincere l’inerzia e la paura e messaggio positivo di speranza. Il pubblico si
diverte ed apprezza. In un panorama cinematografico generalmente piatto e privo di idee innovative non è risultato da
poco.
Eliana Lo Castro Napoli
speTTACOlO
Amarcord del regista a Montelepre da Giuseppe Tornatore
Giuliano in “Francesco Rosi
io lo chiamo cinematografo”
Mi hanno sempre chiamato professore –
dice Francesco Rosi – per la mia mania di
precisare tutto, di mettere ogni cosa a posto. Hanno cominciato presto, Gianni di
Venanzo direttore della fotografia già mi
chiamava professore. Ma lo dicono con rispetto. Nel cinema il rispetto non sempre
c’è. Se fai dei film come, Cristo si è fermato a Eboli, con un testo così alto devi per
forza fare il professore. I film fanno di testa loro. Un film è come un mulo, se lo si
obbliga ad andare dove non vuole, quello
non ci va. Spara calci, ma non ci va. Così
parla di se stesso il regista visto da Giuseppe Tornatore che ne raccoglie parole e ricordi in “Francesco Rosi, Io lo chiamo cinematografo”.
Quando ripenso a Salvatore Giuliano –
prosegue Rosi – penso che veramente quel
film abbia determinato una svolta, un altro
modo di raccontare. Era nato un giorno
dopo di me, il 16 novembre 1922 e fu ucciso il 5 luglio del 1950. Appena il cadavere
fu rinvenuto, le redazioni dei giornali di
tutto il mondo impazzirono. Andavamo in
treno e parlavamo di Giuliano, forse perché i giornali erano pieni di notizie riguardanti la sua morte. Il film l’ho fatto poi nel
‘61, ma ne seguii le vicende. Leggevo tutto
su quel personaggio diventato così popolare in Italia e nel mondo, tutti avrebbero voluto saperne di più… Così convocai Franco Solinas insieme a Suso d’Amico e
dissi che saremmo andati in Sicilia insieme
con Provenzale. Andammo a conoscere
Palermo, la città che conserva nell’anima la
grande civiltà araba. Poi siamo andati a
Partinico e Montelepre, dove Suso volle subito visitare il cimitero. C’era la tomba di
Giuliano e ci fece impressione. Vi andavano molte donne soprattutto straniere, che
portavano fiori. Perché Giuliano era anche
bellissimo. Pare che la giornalista svedese
Maria Cyliakus, che l’aveva intervistato,
avesse avuto con lui frequenti incontri d’amore. In paese cercavamo di restare sempre in
incognito. Ci sforzavamo di capire i cittadini di Montelepre, che allora erano per me
un mistero assoluto… Dopo, quando mi ci
sono stabilito, hanno cominciato a riconoscermi perché ero sui giornali. Ma ormai
non era più un problema, dovevo solo diventare un monteleprino, uno di loro. Con
i miei sceneggiatori parlavamo, ci confrontavamo, abbiamo incontrato un grande
personaggio, l’avvocato Nino Sorgi, padre di Marcello, uno dei massimi conoscitori della Sicilia e della mafia. Era giovanissimo, aveva 37 anni. Diventammo subito
amici.
La prima grande difficoltà da superare
era di fare un film su un personaggio che
era esistito davvero ed era stato ucciso,
quindi avrei dovuto impadronirmi di un
pezzo della vita di quest’uomo per rappresentarla. Lì ho capito che dovevo diffidare
di uno stile narrativo canonico. Dovevo
rendere comprensibile la relazione tra i siciliani e la cultura mafiosa, un traguardo
complicatissimo. E un racconto cinematografico tradizionale avrebbe fatalmente
sbilanciato il film sulla figura di Giuliano.
Invece quella realtà io dovevo penetrarla
da tutte le parti, capire ciò che se ne era
scritto, per esempio le tesi di Francesco
Renda. Dovevo entrare nei legami che
c’erano tra il contadino di Montelepre e la
spinta verso il potere mafioso. Intuire che
bisognava rifuggire dal modello del racconto romanzato. La mia idea era ovviamente incomprensibile agli altri e dovevo
andare avanti da solo. Dissi: ragazzi ho in
mente un altro schema, adesso metto su
carta quello che ho in testa. A Montelepre
mi accorsi che la strada da fare era lunga.
Il sindaco Giovanni Provenzano, amico
d’infanzia di Giuliano, si era schierato col
film e riceveva attacchi dai cittadini. Perciò si decise di tenere un dibattito popolare davanti ai maggiorenti del paese. Quell’incontro lo avevo chiesto io. Se n’era occupato Nino Sorgi, certi rapporti li manteneva lui. In effetti nessuno del luogo sapeva che film avrei fatto; capirono solo
che non volevo fare un film romanzato,
con personaggi aggiunti. Dopo il benestare della famiglia Giuliano, la lavorazione
durò un intero anno. C’è un libro bellissimo di Tullio Kezich, Salvatore Giuliano, e credo sia il più bel diario di lavorazione di un film mai scritto.
Prosegue Francesco Rosi: come ho
detto non volevo seguire una narrazione
classica e volli che Giuliano rimanesse nel
mistero… Così di lui sai solo che agisce e
che per un po’ tiene in pugno la situazio-
Giuseppe Tornatore consegna il Leone
d’oro alla carriera a Francesco Rosi
ne, ma non può entrare poi nella storia
per i vari aspetti non chiariti... A Portella
della Ginestra, vista la montagna, dissi:
non si deve vedere chi spara, oppure viene
un film all’americana. Lo sparo deve solo
venire dalla montagna. Anche per la morte di Giuliano ho fatto la stessa cosa. Vediamo la casa Di Maria, la vediamo dall’esterno di notte, sentiamo uno sparo…
Non è sicuro sia stato Pisciotta e così non
l’ho fatto vedere...”
“Mentre giravi, eri consapevole di fare un
gran film?”. Vuoi la verità? Capivo che
dovevo andare avanti. Sapevo che stavo
raccontando qualcosa che andava raccontato. Poi, superate le pastoie della censura,
il film uscì nelle sale, io stesso lo avrei rivisto al cinema Adriano. Rifiutato a Venezia
fu selezionato per il festival di Berlino, che
lo premiò con l’Orso d’argento. Una proiezione memorabile, il pubblico applaudì
a lungo.
“Come è stata la proiezione a Montelepre?” Ai monteleprini lo avevo promesso
“la prima proiezione sarà per voi”. La gente si portò le sedie per sedersi in piazza.
Tutto si svolse in un silenzio incredibile,
interrotto solo da risatine. Quella gente si
riconosceva... Riconoscersi faceva scattare
la risatina? Sì. E lo trovai bello. Conservo
una foto di Paris Match, guarda quanta
gente c’era. Era il 7 marzo, faceva un freddo cane. Terminata la proiezione, i monteleprini presero le sedie tornando a casa.
Un silenzio assoluto, tutto siciliano. Ora
dovrei chiedermi: se il vero Salvatore Giuliano non è morto, allora è probabile che
abbia visto il film! “Buona questa, strano
che non l’abbiano scritto!”.
Aldo Librizzi
Sintesi critica da “Io lo chiamo cinematografo” di Giuseppe Tornatore
59
RisTORAziOne’
nel ristorante dalla vocazione marinara il porto palermitano in bassorilievo
Alla Rosa dei Venti
un plastico eccezionale
Aniello Paturzo ha lavorato mesi e mesi per realizzare un quadro a rilievo di grandi dimensioni del porto e della
zona a mare di Palermo in cui ha lavorato per anni. Legno, colori ed altri materiali hanno contribuito a realizzare un’opera di eccezionale valore e di grande effetto. Il fondatore del ristorante La Rosa dei Venti Emanuele Riccobono, che sovrintende anche all’eccellente cucina del locale di Piazza Acquasanta a Palermo, dopo aver messo a
disposizione il locale per l’esecuzione di questo bel lavoro, ha potuto esporlo perché facesse parte del suo arredamento. Gli avventori non possono fare a meno di esaminarne i particolari al vero.(foto di Francesco Italia)
La movida
GLi AmANTi. Si va sul sicuro. Modernità
e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica. Così questo locale assolve all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno
ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia,
vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’
un pub-ristorante, in piazzetta Colonna (fra
via Cavour e via Roma).
OLiVER. Si definisce restaurant bar, ma
certamente è un punto di ritrovo gettonatissimo e ben gestito. Lo definiremmo un super pub. La signora Oliver e il suo socio si
sono trasferiti da viale Strasburgo e hanno
compiuto un nuovo salto di qualità. Adesso
ospita, nelle sale liberty, anche la Club house Dioniso. Si trova in via Libertà angolo
60
via Gabriele D’Annunzio. Val la pena raggiungerlo per consumare una colazione leggera e stuzzicante, ovvero per trascorrere
un po’ di tempo al tavolo a bere qualcosa di
buono.
mONTEzEmOLO. Food & beverage in
questo restaurant bar che sa di modernità e
in cui il personale è gentilissimo. C’è spazio
sia al banco che ai tavoli e la possibilità di
scegliere dagli stuzzichini ai piatti veri e
propri corrono dalle bruschette, attraverso
alcune ricette internazionali, fino al sushi e
alle steaks all’americana. E’, insomma, un
bel locale nel grande spazio che guarda piazza Unità d’Italia dall’angolo con via D’Annunzio.
FUSO ORARiO. Nella seicentesca piazza
Olivella lo “storico” nome di questo locale,
che cresce sempre più nella considerazione
cittadina. Non esitiamo a raccomandare
questo pub originale e ben gestito.
PELLE D’OCA. Vasta gamma con
una buona pizza e un piatto di pollo a
costo …abbordabile, così come gli arrosticini. Buona carne alla brace. Bevande da pizzeria: birre e vini. Si trova
in piazza Marina.
I ragazzi e i meno ragazzi vanno via
contenti, spendendo anche meno di 10
euro.
LE LUNETTE. Resiste all’inverno il fascino de Le Lunette, il locale all round, fra i
pochissimi letteralmente sulla spiaggia, poco prima di Mondello paese. Ai bei tavoli in
veranda è possibile ordinare di tutto: dai
prelibati snack ai coloratissimi gelati hawaiani composti con frutta e gelato “made in
Sicily”. Connubi unici al mondo d’ogni tipo. Ovviamente un sì ai cocktail. Chiuso
nei mesi freddi.
D ove andiamo stasera?
RisTORAziOne
iN CiTTA’
AL BRiGANTiNO. Un amico che non sbaglia
ci segnala questo ristorante panoramico allineato
sul breve ma “gustoso” lungomare di Sferracavallo. Ci riproponiamo di metterlo direttamente
alla prova, ma frattanto – vista la raccomandazione – non esitiamo ad inserirlo fra i consigliati
per rapporto prezzo qualità. 091 6911778.
Ai VECCHiETTi (di “minchiapititto”).
Un ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce
azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma
non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091
585606.
COTTO A LEGNA. C’è anche il cervo
sulla brace di questo ristorante con veranda
in via Sciuti sulla destra prima delle suore e
della scuola. Nell’atmosfera alpina si può
prendere però anche la pizza e spendere
“quanto si vuole”. Tutto buono, ci dicono i
sondaggi…
GRAFFiTi. Da sempre il ristorante “brilla di luce propria” nel pur apprezzabile e stimato Addaura Hotel. Il fondatore e proprietario architetto Corace ha sperimentato cosa significhi burocrazia
“ostativa”, rimanendo bloccato sul problema dell’auspicato spazio a mare per …“4 ombrelloni”.
All’anima degli incentivi al turismo! Ma ora il ristorante è curato personalmente dall’affabile moglie Silvana, che spesso è presente in sala. Dalla
sua colta collaborazione con lo chef e dal fine tratto della signora, il locale è nato a nuova vita, si è
riempito di ospiti, spesso legati da rapporti d’amicizia o divenuti amici per l’occasione. Il menù è
sano e ricercato, rispettoso della tradizione nazionale, ma arricchito da ingredienti e piatti dalle
nuove esperienze “etniche” che non guastano di
certo. Il prezzo è più che corretto oltre che contenuto. (Pizzeria, pranzi speciali…) 0916842222
[email protected]
iL GABBiANO A mONDELLO. In testa alla
classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste
questo ristorante gestito da una famiglia “magica”
del settore ristorazione. Si mangia sul mare con
pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e
…ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali
zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313.
i CASCiNARi. Occorre andare nella non facile
via D’Ossuna, presso il corso Alberto Amedeo,
ma si scende dalla Zisa, via Marco Polo... Il risultato vale la ricerca. I due fratelli, da tempo titolari
del ristorante, più volte segnalatoci dai lettori, vi
lasceranno contenti. Cucina tipica siciliana, tutta
buona, dagli antipastini ai dessert. Tel. 0916526212.
Exè. Lo abbiamo provato per voi senza sconti:
giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel
di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a
prezzo fisso. Originalità,
servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta
cucina, per chi non vuole
appesantirsi… Soluzioni a
prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch
domenicale. 091 7909146.
LA ROSA DEi VENTi a
pochi metri dal mare di piazza Acquasanta, questo locale in stile marina riserva
le sorprese suggerite dal vulcanico titolare Emanuele
Riccobono, un tuttologo,
un simpatico iperattivo che
fa di questo locale un lavoro, una passione e un’espressione artistica. Le sorprese
non mancano, tra cui la salsiccia …ovviamente “di pesce”. 091 6377825.
STRAVizi. Il nome alletta: solo i vizi divertono, figuriamoci gli stravizi. Ma
non c’è nulla da temere. Qui
si va sul sicuro e il peggio
dei vizi non arriva. Specie
con i primi che sono deliziosi. Quanto il …conto.
Trovatelo entrando da via
Lincoln in direzione della
Magione. Sarà una lieta sorpresa.
iL COVO DEi BEATi
PAOLi. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati
di mafie e massonerie, ma
un po’ di mistero sì e qual-
che pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi
è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634.
LA mATTANzA. Fra i prediletti di Palermoparla che vi ha tenuto più d’una festa di redazione.
Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul
mare della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si
pranza sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298.
iN PROViNCiA
ANDREA iL PiRATA. Sempre a Terrasini, ma
in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel,
ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091
8682725.
AL PALAzzACCiO. A Castelbuono, in pieno
corso (via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si scopre questo ristorantino ben arredato e
molto raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui
primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai
porcini ai secondi di tagliata di carne e alle paste
fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it
NELL’iSOLA
SCOPARi. A Mazara del Vallo. Osteria è il nome
con cui si fa chiamare e il locale – lo dicono in molti
– è rustico ed elegante al contempo. Ci finiamo una
sera di freddo come in Sicilia ce n’è poche. Così
mangiamo un po’ all’emiliana, che non guasta mai.
Giungono una serie di portate, richieste da chi ci
ospita, il caro Mimmo Targia, buongustaio come
pochi, fra cui persino una pasta e fagioli. E’ lì che
gustiamo sorsi di spumante Edonè, prodotto presso
la città del Fauno con sorprendente perizia da uve
siciliane e chardonnay. I titolari nati per quel mestiere sanno creare il clima dell’ ospitalità e della
buona cucina. 0923 364061 info@osteriascopari.
DA GiANNiNO a Santo Stefano di Camastra:
una scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a
pranzo, ma veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole che ci venivano in testa fra le proposte del menu, i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piatto di maccarruna alla marinara che
abbiamo gustato. Buoni anche i secondi e …i
prezzi. 0921 331748.
A CANNATA. A Salina (Lingua), ecco un grande
ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must
e si mangia nella splendida cornice della seconda
delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la
propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola
nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa
Marina telefonando al 090 9843161.
L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo che sarà arredato al meglio, sotto il castello è
un punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in
più. Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il couscous. 0924 31525
A ROmA
LA RUOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il
gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel
settore, cucina alla romana e secondo la terra
d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello
degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente,
l’amatriciana. 06 5586301.
61
ATTuAliTA’
Francesco italia
fotografa la puglia per la nikon
il fotografo palermitano Francesco italia, che spesso lavora per palermoparla e crea le nostre copertine, a volte
con immagini fotografiche, altre volte con fantasiose
composizioni simboliche, è stato chiamato dalla filiazione italiana della nikon, la nital, per realizzare le immagini della Regione puglia di advertising in nord europa,
commissionategli come fotografo nps (nikon professional services).
ecco alcune foto del backstage dello shooting finale eseguito presso la riserva naturale di Torre Guaceto. Francesco italia ha avuto come assistenti Helmut Berta, che ha
anche realizzato
le foto che vedete, ed Attilio Taranto. i tre sono rimasti in
puglia un’intera settimana.
62