18.05.69 Il rinnovamento nella Chiesa. F. Fabbrini e la sua

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18.05.69 Il rinnovamento nella Chiesa. F. Fabbrini e la sua
18.05.69 Il rinnovamento nella Chiesa. F. Fabbrini e la sua condanna
BA030 (giro 207 prima parte).
(Interventi di:Aldo De Santi, Enzo Mazzi, Fabrizio Fabbrini, Eddy Vaccaro del MIR, Franco
Quercioli, altre voci non identificate).
Voce maschile: Leggeremo un brano evangelico che contiene importanti indicazioni per il
comportamento dei cristiani nel mondo di oggi. Noi cristiani siamo abituati a separarci e a dividerci
dagli altri, ci consideriamo spesso superiori, guardiamo agli altri come a dei nemici di Dio e della
Chiesa. Anche nella nostra parrocchia c'è stato il pericolo di creare il ghetto dei cattolici. Noi
abbiamo lottato contro tale tentazione e crediamo di essere riusciti in gran parte ad evitarla.
Abbiamo cercato di far sì che la parrocchia fosse veramente una famiglia aperta a tutti a cominciare
dai più umili e dai più poveri senza distinzioni di idee politiche né di condizione sociale o morale.
Abbiamo creduto di seguire in questo l'esempio di Gesù. Possiamo avere sbagliato in qualche cosa
ma alcuni fatti ci dicono chiaramente che abbiamo seguito la strada giusta. Infatti, come è accaduto
a Gesù, anche noi siamo stati capiti male, criticati e perseguitati da chi aveva interesse a dividere il
popolo. Ecco cosa accadde un giorno a Gesù: “Ora mentre Gesù era in casa di lui a tavola ecco che
molti pubblicani e peccatori vennero a mettersi a tavola con lui e i suoi discepoli…” [Mt. 9, 9-17].
Aldo D.S.: Dal Vangelo di Luca leggiamo ora il brano numero uno (del foglietto).[La lettura comune non
viene registrata].
Continuamente, specialmente in questi ultimi tempi abbiamo riscontrato l'affinità che c'è tra la
nostra esperienza e quella di molte altre persone e comunità. L'Isolotto e la Casella non sono un
fenomeno isolato o isolabile. Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa frase da persone e gruppi
che sono venuti in mezzo a noi. Il teologo Gonzales Ruiz ha scritto ultimamente un libro nel quale
in prima pagina è stampata questa dedica: "Ai tanti meravigliosi Isolotti che ci sono in Italia". La
cosa se mai che ci sorprende è trovare anche qualche vescovo sulla nostra strada. Leggiamo ora ad
esempio l'intervista concessa al giornale cattolico L'Avvenire dal cardinale Leo Sunens, arcivescovo
di Malin e primate del Belgio.
“Vede non si può essere oggi con tutti su tutto nella Chiesa. Occorre scegliere. Io mi sono messo
dalla parte dei giovani: è la Chiesa di domani. Siamo in un periodo in cui l'evoluzione della
cattolicità è avvenuta ad un ritmo vertiginoso. Ogni dieci anni cambiamo di secoli. Qualcuno
addossa la colpa al Concilio. Per me non si può parlare di colpa per i mutamenti a cui assistiamo. Il
Concilio, del resto, non ha fatto che registrare una situazione di desiderio di rinnovazione
insopprimibile. Ha alzato le barrire. Se anche c'è qualche scompenso va accettato con fiducia e con
speranza. Occorre giocare il gioco fino in fondo, senza paura. Se la Chiesa è il Popolo di Dio siamo
tutti interessati ad essa. Oggi quando i nostri fedeli parlano di Chiesa pensano ancora alla gerarchia.
Dobbiamo disporci a una democratizzazione sempre maggiore nell'esercizio dell'autorità. Una
democratizzazione che non ricalchi il metodo delle società civili ma rispetti la persona e riconosca i
doni dello Spirito. La chiami dialogo, forse parola più giusta ma da parte mia non temo neppure il
nome democrazia se bene inteso. La contestazione? Si tratta di un fenomeno che non è esclusivo
della Chiesa cattolica e neppure della Chiesa in termini più vasti. Si possono trovare molte ragioni
che la spiegano. Non tutte sono da ricercare tra noi, ma non stiamo a fare il processo di derivazione
per evitarne gli stimoli. Io credo che la contestazione debba in primo luogo essere vista come un
invito a un esame di coscienza. Vi sono molte strutture derivate, come si esprime il papa, che non
possono non essere mutate se la Chiesa vuole ancora rendersi credibile. Rispettando perfettamente
le componenti essenziali della Chiesa, siamo chiamati a una riforma che ormai non può più essere
ormai soltanto di superficie. Occorre andare fino in fondo. Molte strutture accidentali vanno
abbandonate o mutate. Non penso che oggi si debba parlare di una crisi dell'autorità. Ciò che
occorre comprendere è che ne deve mutare il modo di esercizio. Non si può negare che in passato
l'autorità sia stata messa in atto spesso in modo paternalistico e che la obbedienza sia stata richiesta
più a modo di pura esecuzione che di partecipazione alla responsabilità di fare la Chiesa da parte di
tutti. L'obbedienza del passato correva spesso il pericolo di essere passivismo, conformismo. Ora la
si deve richiedere come collaborazione. Credo che ci sia stata una tale accentuazione di
giuridicismo nella vita della Chiesa che oggi sia inevitabile rischiare la sottolineatura dell'altro
aspetto per ritrovare la freschezza del Vangelo, per ricreare la comunione nello Spirito. Quando
questa dimensione fraterna prende il suo rilievo allora la comunità intera prende coscienza
dell'esigenza del diritto, della guida normativa. La Chiesa è una. Non esiste una Chiesa dello Spirito
e una Chiesa del Codice. Sarebbe un vero dramma oggi se ci ripiegassimo di nuovo a considerare
come primario l'aspetto giuridico. Occorre che la gerarchia abbia fede superando il dilemma delle
due chiese, non cedendo alla tentazione di soffocare gli impulsi carismatici autentici, operando una
decentrazione sempre maggiore, consentendo e stimolando sempre più un pluralismo che manifesti
la ricchezza e l'unità dell'identico Spirito”.
Enzo M.: Questa intervista del cardinale Sunens, primate del Belgio, è stata letta un po' in fretta da
Aldo. Però era una cosa molto importante perché usa il nostro stesso linguaggio. Avete sentito:
chiede proprio espressamente che ci sia fiducia, che ci sia amore nella Chiesa, che ci sia la volontà
di un cambiamento di strutture, dice lui, che hanno bisogno di essere cambiate alla svelta perché
non corrispondono alle esigenze vere degli uomini. E la gerarchia smetta di porre l'accento sul
diritto, sempre, sempre sul diritto, solo sul diritto, ma che diventi un servizio, un servizio per tutti.
Queste cose sentirle dire da un cardinale effettivamente fa un certo effetto. Finché le dice il popolo,
si capisce, ma un cardinale fa un certo effetto effettivamente. L'intervista andrebbe riletta più
attentamente. Si trova su L'Avvenire di qualche giorno fa. Chi la vuole leggere può venire a
chiederlo. Dunque noi ora leggiamo un altro brano e precisamente il brano numero due.
“Gesù disse ai suoi discepoli: con la venuta dello Spirito Santo riceverete forza dentro di voi e mi
sarete testimoni in Gerusalemme fino alle estremità della terra…” [Atti, 1, 8-11].
Noi non vogliamo il rimprovero di Gesù o almeno lo accogliamo e guardiamo sulla terra. Sulla terra
ci sono tanti uomini e ce n'è uno che conosciamo già e che si chiama Fabrizio Fabbrini il quale è
stato, voi sapete, condannato perché, secondo i giudici, avrebbe turbato una funzione religiosa. Ora
lui ci spiegherà meglio. Lo conosciamo già perché è già venuto a parlare qui e ci spiegherà. È qui in
mezzo a noi, verrà a spiegarci meglio questa vicenda inserita un po' nella sua esperienza e
nell'ambito delle sue idee.
Fabrizio F.: Se vengo qui a voi è soltanto perché il fatto che mi è accaduto può essere un motivo di
fiducia e di speranza per voi. Molti hanno visto una analogia fra i nostri due casi. In realtà una
analogia non c'è. E' soltanto apparente. Sono stato incriminato, come molti di voi, per turbamento di
funzioni religiose del culto cattolico. La differenza sostanziale è che io, in qualche modo, ho turbato
il rito cattolico, voi no. Io ho commesso il fatto, voi non avete commesso questo fatto. Però una
certa somiglianza fra i due casi esiste perché, in entrambi i casi, i giudici hanno visto la stessa
intenzione di contestare qualche cosa all'interno della chiesa: intenzione che non è quella
esattamente che i giudici ci attribuiscono. Piuttosto noi vediamo in entrambi i casi una decisa
volontà di schiacciare qualsiasi tentativo di dialogo si instauri all'interno dei fedeli. L'analogia fra i
due casi è nella volontà di alcune persone del mondo cattolico di deferire ogni nostra contesa, di
deferirla al tribunale, cioè al giudizio dei pagani e ciò in perfetto contrasto con quanto l'apostolo
San Paolo ci ordina e cioè di non avere liti tra di noi, e se si hanno queste liti. queste liti devono
essere composte all'interno della comunità cristiana, perché i cristiani sono chiamati a giudicare la
storia, a giudicare di tutto. E non potranno loro comporre una vertenza che si è instaurata all'interno
della Chiesa? Che necessità c'è di deferirci al giudizio di Cesare? Io, ho detto, ho commesso il fatto
del turbamento che mi è stato attribuito. Ma si tratta veramente di un reato? Ecco io questo lo
contesto. In tutta sincerità, francamente vi dico che sono stato condannato ingiustamente. Due mesi
sono pochi come condanna. Il Pubblico Ministero aveva chiesto venti mesi. Ma l'importante è che è
stato riaffermato il principio di condannare qualsiasi tentativo di dialogo all'interno della Chiesa.
Veramente la chiesa va rispettata come luogo religioso ma c'è un limite e il limite consiste proprio
in questo: se la chiesa è proprio casa di preghiera oppure, come dice Gesù nel Vangelo, è diventata
spelonca di ladri. Perché se diventa spelonca di ladri e se un prete dall'altare osa bestemmiare il
nome di Cristo allora la mia reazione non è solo un diritto ma anche un dovere. E il formalizzarci
sul come si interviene non è corretto, non è del caso. Se io ho offeso con una parola - la prima
parola che ho detto era : buffone - dovevano contestarmi il reato di offesa personale oppure di
vilipendio e non me lo hanno contestato. Non sono stato incriminato per questo. Quindi l'offesa non
c'era. Formalizzarsi su una parola in questo caso è ipocrisia. Il sacerdote dall'altare aveva offeso la
mia fede offendendo il popolo santo di Cristo, dicendo che gli ebrei erano un popolo maledetto da
Dio e, avendo ucciso il Cristo, si erano meritati le persecuzioni della storia e in ultimo le
persecuzioni naziste. Veramente non potevo tacere. E anche se questo fatto avesse integrato l'ipotesi
di turbamento di rito, anche se fosse stato un reato avrei commesso lo stesso, ugualmente, questo
fatto. Ma il motivo di conforto che traggo da tutta la vicenda è questo: che cioè ho visto una volontà
di nuocere ma ho visto anche dei giudici che non se la sono sentiti di gravare la mano, che sono stati
messi in difficoltà. E il mio caso è molto più grave del vostro e io ero isolato mentre voi siete
assieme, io ero uno e voi siete centinaia. Se hanno esitato prima di colpire me esiteranno molto di
più prima di colpire voi. E in ogni caso tutto quello che si è fatto è servito molto al progresso del
Vangelo. Come dice San Paolo nell'epistola ai filippesi: tutto quello che si è fatto, tutto quello che
mi è accaduto, o fratelli, ha piuttosto contribuito ai progressi del Vangelo. L'intero tribunale e tanti
altri hanno potuto conoscere che se io mi trovo condannato ci sono per Cristo. E allora l'esortazione
a resistere nella fede, resistere affinché possa sentir parlare di voi che siete costanti in un solo spirito
e che lottate come un'anima sola per la fede del Vangelo senza lasciarvi per nulla intimidire dagli
avversari, cosa questa che per essi è segno di sgomento, per voi, invece, segno di salvezza. E ciò da
parte di Dio, perché riguardo a Cristo a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in lui ma
anche di patire per lui. Ed oggi, come sempre, il tribunale diventa non più un luogo ove i cristiani
che vi vengono trascinati devono rimanere sgomenti, ma diventa un luogo di testimonianza e un
luogo privilegiato di testimonianza. Ogni sanzione da parte dei tribunali, se il reato, anche se esista,
è motivato dalla fede, ogni sanzione è un onore per i cristiani. E anziché disperdere fortifica nel
Vangelo, fortifica nella fede. Voi cristiani dell'Isolotto state dando questo esempio. Non siete voi
che dividete la Chiesa come da tante parti si dice, non siete voi che contestate l'unità dei cristiani nel
Cristo, sono altri che vogliono dividere, che vogliono mettere il seme della discordia e la prova è
che vi trascinano davanti ai tribunali. Ora esistono forse tanti cristi? Esistono tante chiese di Cristo?
Uno è il Cristo di cui tutti siamo membra e questo lo devono capire i vostri pastori, i nostri pastori
e, nel rivolgermi a voi, ho pensato stamani mattina quale appellativo userò: fratelli, compagni.
Quale appellativo userò per chiamare, per rivolgermi ai cristiani dell'Isolotto? E, aprendo la Bibbia,
ho visto che c'è un titolo che i cristiani dei primi tempi si davano tra loro quando si incontravano.
Questo titolo è di "santi". E voi siete i "santi" della Chiesa di Cristo che vive nel mondo. Occorre
che noi veramente vi riconosciamo questa patente di santità, nel senso che voi siete il segno oggi
più perfetto che noi cristiani di altri luoghi vediamo su questa terra, il segno più perfetto della
presenza del Cristo. Se la Chiesa oggi è riconoscibile come la Chiesa di Cristo è soprattutto per
merito vostro. Ecco perché si guarda a voi. E di qui l'impegno a resistere come avete fatto finora,
più di come avete fatto finora, perché ogni piccolo cedimento sarebbe una sconfitta, sarebbe un
riconoscere di avere torto, sarebbe un lasciare il potere di coloro che non sono in grado di
prenderselo perché ancora non hanno capito che la Chiesa di Cristo è la Chiesa dei poveri, e che i
poveri sono i proprietari del Cristo. Cristo è proprietà del povero. Occorre quindi che voi andiate
avanti sempre perseverando nella fede. Tutti, e questo lo sapete da varie testimonianze, guardano a
voi. La mia condanna se può rendervi perplessi, ecco ve lo confesso: la mia condanna io la valuto
nel senso che manifesta una debolezza, una debolezza dell'autorità e quindi una forza della Chiesa
che testimonia il Cristo con i mezzi poveri, con i mezzi che vengono dal basso, con i mezzi che il
Cristo ci ha indicato, non con i mezzi della potenza perché Cristo questi li ha rifiutati nel deserto
quando Satana indusse il Cristo a gettarsi dal pinnacolo del tempio o a possedere tutti i beni della
terra il Cristo li rifiutò perché disse: questo è opera di Satana, Dio non usa questi strumenti. E vi
lascio con queste parole che vorrebbero essere di conforto: io sono con voi , non solo come uno dei
vostri avvocati ma sono con voi perché oggi ho condiviso, credo anche intimamente e sempre più
intimamente, la vostra stessa battaglia, la vostra stessa lotta.
Voce maschile [La registrazione comincia a intervento iniziato. Con probabilità il registratore era sta spento per gli applausi e i vari
commenti all'intervento di Fabbrini]: …è stato frainteso, criticato e perseguitato perché stava con i peccatori,
con gli scomunicati, con quelli che venivano considerati nemici di Dio. E' quanto abbiamo letto nel
primo brano evangelico. Ora vediamo come i veri discepoli di Gesù hanno subito la stessa sorte di
lui. San Paolo, per esempio, è stato perseguitato perché stava con i pagani, con coloro cioè che
venivano considerati atei e peccatori. Un giorno San Paolo tornò a Gerusalemme dopo aver
predicato il Vangelo in varie regioni fuori della Palestina. A Gerusalemme tutti dicevano che egli
aveva tradito la religione perché si era messo con i pagani: E gli affrontò la situazione e andò nel
tempio. “Quando lo videro alcuni giudei sollevarono tutto il popolo e misero le mani addosso…”
[Atti 21, 27-36].
Voce femminile: Volevo fare delle comunicazioni. Innanzitutto stasera alle ore diciassette ci
incontreremo con Fabbrini alle Baracche per avere con lui un altro colloquio. Questa sera alle
ventuno e quarantacinque ci sarà la messa alla chiesa del Vingone dove alcuni preti e gruppi di laici
sono riuniti da sette giorni per chiedere la conversione di tutta la Chiesa. Per andare al Vingone ci
troveremo alle ventuno e trenta preso le Baracche con le auto disponibili. Venerdì prossimo, 23
maggio, alle 16,30 presso la Pretura, ci sarà il processo a sei persone della nostra Comunità per
manifestazione non autorizzata e vilipendio alle religione di Stato. Sarà bene fare il possibile per
essere presenti nel silenzio e nella compostezza per sostenere con la nostra stessa presenza questi
nostri fratelli incriminati a causa di una azione che abbiamo compiuto tutti. Di questo parleremo più
particolarmente nella nostra assemblea di mercoledì.
Enzo M.: E' molto bene che stasera Fabrizio Fabbrini rimanga con noi e possiamo incontrarci più a
lungo non soltanto per confortarci reciprocamente - abbiamo bisogno anche di questo - non solo per
sostenerci ma anche per approfondire meglio il senso del nostro impegno. Fabbrini ha detto che
oggi, in particolare, ha partecipato più pienamente alla nostra condizione e alla nostra lotta. Non
c'era bisogno che lo dicesse perché noi lo sapevamo già, sapevamo che egli era pienamente solidale
con noi e non tanto perché si fosse necessariamente espresso con parole. E' la sua testimonianza, è
la sua vita, è il gesto che egli ha compiuto anche in quella chiesa di fronte a un deturpamento, a un
deterioramento della Parola di Dio. Questo stesso gesto fa sì che lo sentiamo profondamente vicino.
Il fatto che poi a livello delle parole ci incontriamo così facilmente è una riprova di questa vicinanza
che ci accomuna nei fatti. E' stato detto da diversa gente che è venuta qui che ci vorrebbero molti
Isolotti in Italia e nel mondo. Ecco io dico che ci vorrebbe anche molti Fabbrini in Italia e nel
mondo. Finora non è che, diciamo, la Parola di Dio sia stata strumentalizzata e sia degenerata nelle
chiese soltanto oggi, soltanto in questa epoca. E' molto tempo che la Parola di Dio è trattata male. E'
molto tempo che, come ha detto Fabbrini, nelle chiese a volte si dicono anche delle bestemmie
come quella riguardante gli ebrei, è molto tempo. Finora i laici rimanevano zitti, rimanevano a
subire passivamente, non avevano il coraggio di parlare, non si sentivano di parlare. Quando
sentivano che la Parola di Dio era trattata male nelle chiese si allontanavano e non ci tornavano più.
Così è successo a molti. Ora si è capito che forse questo era uno sbaglio o per lo meno non era
necessariamente l'atteggiamento da tenere tutti, che bisognava rimanere lì invece e denunciare
questa degenerazione della Parola di Dio. Così ha fatto Fabbrini. Ha avuto il coraggio di dare
testimonianza alla verità lì, nella chiesa, non soltanto come facevano altri andando via e non
tornando più, lì, rimanendo lì e dicendo: io ho il diritto di parlare come ha diritto di parlare quel
prete, perché io sono figlio di Dio come è figlio di Dio quel prete, perché lo Spirito di Dio è in me
come è in quel prete; se parla lui ho diritto di parlare anch'io. Che il sacerdote abbia un dono
particolare nell'esprimere la Parola di Dio può essere anche giusto ma quando il sacerdote si stacca
completamente dal popolo e pretende di essere lui solo a parlare e a dire la verità, a quel punto
anche quel dono di Dio gli viene così quasi rubato dal demonio. Perché? Perché si stacca dagli
uomini, perché si stacca dalla verità di Dio che è negli uomini. Fabrizio Fabbrini ha avuto questo
coraggio di dare testimonianza alla verità. Io credo che veramente, come ha detto lui, la condanna di
Fabbrini sia profondamente ingiusta. E' una ingiustizia non soltanto verso lui come uomo, ma è una
ingiustizia verso tutti noi perché è un gesto di oppressione, è un chiaro gesto di oppressione verso i
laici, verso il popolo, il quale, secondo questi giudici, non ha il diritto di parlare. E' una
intromissione dei giudici nella vita della Chiesa, di questa Chiesa che Dio ha creato proprio perché
fosse libera, perché fosse fatta di uomini liberi, di uomini che possano esprimersi secondo quello
che più profondamente detta loro lo Spirito, lo Spirito di Dio. Questi giudici hanno offeso e colpito
la Chiesa, ma, nonostante questa offesa, il gesto di Fabbrini io credo che rimanga un'alta
testimonianza per tutti gli uomini di buona volontà. E credo, come già sta succedendo, potrà
ripetersi e dovrà ripetersi. Non credo di dire una cosa così, ipotetica, campata in aria. Di fatto voi
sapete che il papa stesso, insomma la Commissione della liturgia ha già previsto un modificazione
delle norme liturgiche, secondo le quali i laici in chiesa non possono, non potevano fino a ora
assolutamente parlare, ha già previsto una modificazione che prevede invece la possibilità ai laici di
parlare, una modificazione che forse entrerà in vigore in novembre prossimo. Quindi si tratta
veramente di un cammino della Chiesa verso la libertà, un cammino però che è possibile solo
perché ci sono questi uomini coraggiosi perché altrimenti non sarebbe stato compiuto questo
cammino, perché ci sono questi uomini che hanno il coraggio di pagare di persona perché la Chiesa
e ilo mondo vadano avanti, perché veramente progrediscano nella verità e nella giustizia. E come
Fabbrini ha dichiarato, non ce n'era bisogno: era una cosa già di suo molto chiara, ha dichiarato la
sua solidarietà con noi così noi non possiamo non dichiarare la nostra completa solidarietà con
Fabrizio. Noi siamo veramente con lui, siamo dalla sua parte, noi giudichiamo il suo gesto
veramente un gesto di alta testimonianza cristiana e umana, di alta libertà cristiana e umana, un
gesto che ci spinge tutti a non aver paura a esporsi come lui si è esposto perché solo così il mondo
andrà avanti, altrimenti ci opprimeranno sempre di più, ci chiuderanno la bocca nelle chiese, poi ci
chiuderanno la bocca nelle fabbriche, poi ci chiuderanno la bocca dappertutto e allora la nostra
società diventerà veramente una società sempre più, lo è già molto, sempre più oppressiva, una
società in cui sarà impossibile vivere, in cui dovremo spararci, se non ci spareranno, perché non si
riuscirà più a starci dentro. Se non vogliamo questo per noi e per i nostri figli bisogna avere il
coraggio di esporsi, bisogna avere il coraggio di prendere in mano il Vangelo e di fare come ha fatto
Gesù Cristo, semplicemente. Ora questo incontro con Fabbrini, come avete sentito, è alle
diciassette. Poi stasera alle nove e mezzo ci troviamo alle Baracche per andare al Vingone insieme,
con le auto a disposizione. Bisognerà dividersi: c'è un invalido che ha detto che alle diciassette c'è
anche il raduno degli invalidi e allora vuol dire che ci dovremo un po' dividere. La signora mi
diceva che avevano fissato per le sedici, ma vuol dire che chi viene alle sedici viene alle sedici ma
l'incontro nostro dell'Isolotto è alle diciassette in particolare, perché alle sedici è troppo presto e si
pensava che fosse anche molto caldo alle sedici alle Baracche. Ora il tempo si mette in questa
maniera sarà più facile starci anche alle sedici. Comunque noi ci troviamo alle diciassette, chi può
venire. Questa signora vuole parlare. Di' chi sei.
Eddy V.. Sì, sono una vostra sorella, sono Eddy Vaccaro di Roma del Movimento della
Riconciliazione. Ho abbandonato l'Università per dedicarmi completamente al lavoro di pace e
riconciliazione e vi porto il saluto di tutti i gruppi a Roma che lavorano per il rinnovamento delle
Chiese che si riuniscono quasi ogni sabato per pregare insieme a pensare insieme come possono
rinnovare le loro parrocchie, come possono fare le battaglie nel loro posto. Sono quelli che lavorano
nei doposcuola, nelle borgate, sono quelli delle scuole popolari, sono quelli che fanno riforma di
messe. Ci sono delle messe, credo anche qui a Firenze, dove già si parla, dove i laici già parlano.
C'è la parola libera, c'è la preghiera libera: è tutto un altro ambiente di culto che sta venendo su. Di
tutta questa gente vi porto il saluto. E vi porto tanto saluto dei preti operai del Belgio perché il loro
delegato è stato a Roma questi giorni e loro specialmente vi chiedono cosa possono fare per voi
perché hanno seguito tutta la vostra storia con molta attenzione lì nel Belgio, tra i preti operai e
anche qui a Roma tra noi. E poi gente dal Meridione, di Potenza, della Sicilia e chiedono cosa
possono fare per voi. Rifletteteci un pochetto. Ci vediamo nel pomeriggio alle cinque con Fabrizio,
forse possiamo trovare qualche proposta e q ualche cosa. [Devono esserci delle persone tra la gente venute da Roma con
la Eddy Vaccaro la quale sembra che riporti una delle loro domande].
Voleva sapere se avete finito o se si fa ancora
preghiera qui. Avete finito? Allora dovrei dire una cosa. Allora vengo dopo?
Franco Q.: Questo è già pregare. Una preghiera? Prego! Io non volevo mica…Volevo dire anch'io
qualcosa. Io pensavo questo: la situazione in cui si trova Fabrizio è bene averla ben chiara. Fabrizio
Fabbrini è vero che ricorrerà in Cassazione per questo processo, però probabilmente la Cassazione
non fa altro che confermare di solito la condanna dell'Appello. Quindi Fabrizio andrà in prigione.
Andrà in prigione due mesi. Questa è la triste realtà. Quindi io penso che quando la Cassazione avrà
dato il suo verdetto e che Fabrizio dovrà recarsi in prigione, noi, quel giorno, per quel giorno che
Fabrizio entrerà in prigione bisogna fare qualche cosa. Questo per manifestare la nostra solidarietà
con Fabrizio. Io direi che noi dovremo parlare e far sapere questa notizia non solo qui a Firenze ma
in tutte le città d'Italia, a tutti i cristiani, a tutte le parrocchie che noi sappiamo condividere la nostra
esperienza e poi andare là dove Fabrizio sarà messo in prigione e lì testimoniare la nostra fraternità
con Fabrizio stesso. Questo anche per prepararsi poi magari domani a manifestare fraternità per
qualcun altro compreso il sottoscritto.
Eddy V.: Io volevo portare tutti questi problemi del mondo sofferente davanti a Dio:
[La seguente preghiera viene dettata da Eddy Vaccaro a piccole frasi e tutti i presenti ripetono]: "Cristo, noi ti ringraziamo e ti
lodiamo perché tu sei presente fra noi, perché sei presente a tutti quelli che soffrono. Ti preghiamo
per quelli che soffrono sotto le bombe nel Vietnam: aiuta loro alla pace. Ti preghiamo per i quelli
che hanno fame e guerra nel Biafra e in tanti altri paesi, per quelli che soffrono di razzismo nel
Sudafrica, per quelli che sono disperati per la miseria in America Latina, per quelli che non hanno
lavoro, per quelli che sono in prigione e per quelli che lottano per un mondo migliore. Signore Gesù
Cristo la potenza della tua resurrezione si manifesta così nella venuta del mondo nuovo. Abbi pietà
di noi, di tutti gli uomini. Amen.
Enzo M.: Ora diciamo insieme anche il Padre nostro. [La preghiera non viene registrata] …dovremo anche
discutere sulla possibilità di spostare l'orario di questa nostra riunione perché alle dieci e mezzo, la
domenica, può essere difficile. Non dico che si sposterà. Si dovrà discutere per vedere. Qualcuno
pensa al sabato sera dopo cena per esempio, qualcuno pensa un po' prima, qualcuno pensa la sera
della domenica. Vediamo un po' se c'è un momento un po' più adatto. Stamattina è andata bene, ma
veramente sotto il sole non si riesce a starci. E quindi bisognerebbe, dopo la riunione di mercoledì,
comunicarla a tutti la decisione che verrà presa, in modo che si sappia che cosa che cosa si farà
domenica prossima. Allora buon appetito e arrivederci.
[termina la registrazione e la riunione del 18.05.69].