MATO DE GUERA TESTO PER IL SITO

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MATO DE GUERA TESTO PER IL SITO
MATO DE GUERA
DI GIAN DOMENICO MAZZOCATO
TRA GLI STUDENTI DI TREVISO
Mato de Guera, il testo di Gian Domenico Mazzocato sul primo conflitto mondiale, approda al liceo
Leonardo da Vinci di Treviso (sabato 14 febbraio). Mato de guera, per la regia di Roberto
Cuppone, è ormai da anni il cavallo di battaglia di Gigi Mardegan, oggi senza dubbio il più valido
attore in lingua veneta.
Racconta la vicenda del fante Ugo Vardanega da Possagno, uscito malconcio - nel corpo e
nell’anima - dal primo conflitto mondiale. Dentro e fuori il manicomio di Sant’Artemio.
Quando, nell’imminenza del secondo confitto morale capisce che la costruzione degli ossari non è
un modo di onorare i suoi commilitoni caduti in trincea ma propaganda e speculazione per sostenere
l’idea di una nuova guerra, la sua follia esplode definitivamente. E il folle rivela una verità
inconfessabile…
“Noi, dice Mazzocato, combattemmo quella guerra entrandovi da traditori, contro i nostri alleati di
poche ore prima. Avevamo una classe di ufficiali impreparati e da operetta. Mandammo generazioni
intere ad un massacro inutile. In ogni caso il mio non è solo un testo sulla guerra, ma un testo contro
la guerra. Che resta sempre e soltanto il più antico disonore dell’uomo, per dirla con Erich Maria
Remarque. Proprio per questo io mi sto impegnando in una pacifica “guerra” di carattere lessicale:
la cosiddetta Grande Guerra è una frottola bolsa e retorica. Le guerre sono sempre piccole,
degradanti, un mattatoio per uomini, valori ed idee. Uno scannatoio strumentale ai disegni e agli
interessi dei signori delle armi e degli imperialismi di tutti i colori ”.
La rappresentazione al Liceo da Vinci diventa momento rilevante all’interno di un percorso
pluridisciplinare imperniato sulle competenze e finalizzato, soprattutto nelle classi quinte di Scienze
applicate, alla produzione di una APP che condurrà il visitatore sul Monte Grappa e lungo il Piave
per calcare le stesse trincee percorse dall’ufficiale medico Andrea Marro, dal fante Eugenio
Battistella e dal volontario Ernest Hemingway. Grazie all’apporto dell’Istresco, gli alunni hanno
svolto ricerche archivistiche; si sono misurati con una memoria autografa e hanno incontrato
importanti fonti letterarie. Hanno toccato con mano come la guerra sia profanazione della vita e
dell’umanità, di fronte alla quale, a molti, spesso non è rimasta altra forma di ribellione che il
rifugio nella pazzia.
Mato de guera ha rappresentato l’Italia al festival internazionale in Iraq. Ha vinto una trentina di
premi in tutta Italia tra cui il premio nazionale “G.Totola” a Verona (miglior attore e miglior
spettacolo), la “Maschera d’oro” a Vicenza, il Trofeo Carlo Goldoni a Venezia.
Nei mesi scorsi Gian Domenico Mazzocato ha ricevuto, per questo testo, al festival internazionale
del teatro di Pesaro il premio come miglior autore contemporaneo. Per lo scrittore trevigiano questa
appuntamento al liceo Da Vinci acquista un significato particolarissimo perché in questa scuola ha
insegnato per moltissimi anni.
“Uno spettacolo esemplare, dice Luigi Lunari il drammaturgo italiano più tradotto e rappresentato
nel mondo, per l’equilibrio delle sue componenti, l’impegno contenutistico e in lato senso
“politico”, la teatralità che con un solo attore “riempie” perfettamente il palcoscenico, la qualità e
l’efficacia della ricerca linguistica, la capacità di comunicazione che tiene avvinto il pubblico dal
principio alla fine in un vero e proprio “crescendo”. E ancora, sotto un altro profilo, la qualità della
materia fornita dalla pagina di G. D. Mazzocato, il cospicuo lavoro registico e prima ancora
drammaturgico di Roberto Cuppone e infine la presenza scenica di Luigi Mardegan che qui rivela
una bravura e un impegno portati ad una maturità piena e convincente”.
Il critico Gian Antonio Cibotto ha scritto sul Gazzettino “la parabola delle lamentazioni di Ugo
Vardanega che hanno scheggiato il suo cervello sempre alle prese con la memoria delle atrocità che
tuttavia ad intermittenze fanno scattare momenti di sarcastica ironia, hanno trovato in Mardegan,
diretto dal regista Roberto Cuppone, un protagonista di grande abilità che ha strappato al pubblico
caldi applausi. A conferma che il teatro può servire a non dimenticare che il vero eroismo non è mai
stato, né allora né oggi, quello che consegna la vittoria ad una delle parti in lotta, ma all’”uomo” e
basta” .
Gian Pietro Barbieri, uno spettatore, ha scritto “L’opera teatrale scritta da Gian Domenico
Mazzocato e “incarnata” con una passione quasi feroce dal bravissimo Mardegan, riesce a perforare
la crosta di oblio che ricopre il dramma della Guerra… La tensione è altissima fin dall’inizio e si
mantiene tale autoalimentandosi per tutta la durata dello spettacolo Eccoci calati nel cervello
disordinato eppure lucidissimo di un uomo semplice, umiliato, abbrutito e per sempre sconvolto
dalla Guerra; eccoci nelle trincee.. ecco i bagliori della bocche di fuoco riflettersi nelle sue
allucinazioni, nei suoi flash back, la sua famiglia Ecco che di “matto” c’è il mondo e ci sono gli
uomini, c’è quel tempo, quegli anni, c’è tutto ma sicuramente non lui, Ugo, che dal manicomio in
cui è rinchiuso ricorda, racconta, affinchè non vada perduto il suo punto di vista: quello dell’uomo
rimasto tale Un grido di pace che sorvola ogni retorica”.
E A. Stefani, il critico del giornale di Vicenza ha scritto “Raramente capita di assistere ad una
sintonia così piena tra narrato e narrazione, a un episodio in cui la parola - e quella parola non può
che avere la forza icastica del dialetto - scatena un impatto tanto rabbioso e straziante quanto la
disperata fisicità di chi la esprime e la cruda ambientazione dello sfondo . Attentamente calibrato
nei ritmi, nelle impennate , nei desolati abbandoni, proprio l’insieme dell’allestimento prende
dunque alla gola, sfuma talvolta la tensione in qualche sprazzo d’amara ironia, squaterna la sua
lezione di storia vista dal di dentro, rimanda volutamente ad altre pagine di letteratura sulla Grande
Guerra, Lussu naturalmente, ma anche Giulio Cisco, persino il Meneghello di certe lapidi Consenso
unanime, applausi commossi dalla platea al termine di una autentica prova d’attore per il
protagonista”.