L`editoriale

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L`editoriale
ZERO COMUNI
di Marco Cagnotti
Sommario
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Zero Comuni bastano
Duplice rischio
«Positivamente sorpresa»
Il resto (per ora) della squadra
La versione di Nenad
Harakiri
La schiavitù del colore
Nei Comuni e con i giovani
Basta con le prudenze e le ipocrisie
A cosa serve l’intelligenza?
Una nuova frontiera
TV vs YouTube
Il potere e il denaro
I vaticanisti son tornati
Scimmiotti televisivi?
Hanno collaborato a questo numero
Patrizia Carcano, Werner Carobbio,
Caterina Ghirlanda, Marlis Gianferrari,
Carlo Maffei, Corrado Mordasini,
Enrico Morresi, Virginio Pedroni,
Roberto Rippa, Bruno Storni,
Cristina Valsecchi, Libano Zanolari
Crediti: Copertina, B. Newell; 4, Corrado
Mordasini; 5, Corrado Mordasini; 6-7, A.
Zveiger; 8, Corrado Mordasini; 9, A. Zveiger; 11, Corrado Mordasini; 12, A. Zveiger;
13, C. Mordasini; 17, Steve Mcsweeny; 19,
G. Roncoroni; 22, A. Tille; 23, Eleifert
BASTANO
Ci sono fatti, oggetti, enti talmente
abituali nella nostra esperienza, cultura, tradizione da essere ovvi. Tanto
ovvi da non meritare nemmeno due
secondi di riflessione critica. Così,
giusto per chiedersi se sono necessari, per gettare uno sguardo distaccato che prescinda da abitudini e
tradizioni. Come Gedankenexperiment, va’. Prendi i Comuni, tanto per
fare un esempio di attualità in queste
infuocate settimane di campagna
elettorale. Ecco, a che servono i Comuni?
Ogni Comune possiede un Legislativo, il Consiglio comunale, e un Esecutivo, il Municipio. Ogni Comune
gestisce strade, boschi, terreni, fognature, Scuole elementari, servizi
sociali e quant’altro. Per farlo ha bisogno di tecnici e impiegati. Tutto ciò
costa. E sappiamo perfettamente
quanto la politica e l’amministrazione di paese si prestino a intrallazzi, clientelismi, sprechi, abusi.
Alzi la mano chi, nel proprio Comune, non ha avuto sentore di incarichi inutili o appalti truccati,
assegnati per parentela, amicizia o
appartenenza di partito. La conoscenza personale favorisce queste
derive dalla legalità.
Non solo: ogni Comune riscuote le
proprie tasse, ciascuno col proprio
moltiplicatore. Con risultati paradossali: io abito qui e pago una certa
cifra in imposte, mentre tu, che vivi
300 metri più in là e hai il mio stesso
reddito imponibile, paghi molto
meno perché nel tuo Comune s’è installata un’azienda florida o è venuto
ad abitare un plutocrate straniero.
Insomma, quei 300 metri differenziano significativamente il nostro benessere. In più, il fenomeno si
autoalimenta: nei Comuni dove il
moltiplicatore è basso gli affitti e i
prezzi degli immobili sono alti, perciò lì vanno a vivere i ricchi, che pagano tasse elevate, non hanno
bisogno di assistenza e di conseguenza mantengono basso il moltiplicatore… mentre i Comuni ad alto
moltiplicatore sono abitati soprattutto dai poveri, con costi sociali più
elevati. E tutto questo perché? Perché lì, proprio lì, sul torrente o sulla
strada, finisce un Comune e ne inizia
un altro. Nemmeno cambiasse la
qualità del terreno, vedi un po’.
Los Angeles ha una superficie di
1’300 chilometri quadrati: la metà
del Canton Ticino (che, peraltro, è in
gran parte ricoperto da boschi). E ha
3 milioni e 800 mila abitanti: 11 volte
il Canton Ticino. Los Angeles è un
unico Comune. Noi, ogni quattro
anni, ci troviamo a eleggere i Consigli comunali e i Municipi di agglomerati che nel migliore dei casi hanno
60 mila abitanti e la superficie di un
quartiere di Los Angeles e nel peggiore ospitano qualche centinaio di
residenti e hanno le dimensioni di…
di… beh, di un isolato della metropoli americana. Ma ha senso? Non
potrebbe forse il Cantone, con
un’Amministrazione
opportunamente rafforzata, occuparsi di tutto,
dall’asfalto nei vicoli fino ai casi sociali problematici?
Si dirà: «Ma vuoi mettere le radici?
Vuoi mettere la prossimità con il cittadino?». Mah! Radici? Con la mobilità moderna, quanti vivono nel
Comune in cui sono nati? E quanti
invece sono finiti dove sono perché i
casi della vita, degli affetti, del lavoro
ce li hanno messi? E poi che cos’è la
prossimità? Il sindaco che mi saluta
quando ci incrociamo al bar per bere
un bianchino? A me non interessa
conoscere di persona il tecnico comunale. Mi interessa piuttosto che
qualcuno, fosse anche un funzionario
nella Capitale, provveda a mandare
qualcuno, fosse anche un tecnico
cantonale in trasferta, per mettere
una pezza nelle buche della strada
sotto casa mia. E che lo faccia presto,
bene e a un costo ragionevole.
Qualche anno fa Manuele Bertoli
aveva lanciato un’idea: cinque Comuni bastano. Forse aveva esagerato. Forse zero Comuni sarebbero
più che sufficienti.
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