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Tu me plais beaucoup
«[...] une aile colorée s’agitait, un caquètement perçait la feuillée, des
stridences escortaient l’essor multicolore de volatiles, et le badauds
comprenaient que la place d’Arezzo cachait une foule de perroquets ou de
perruches.
Comment de telles bêtes, issue d’horizons lointains, d’origine indienne,
amazonienne, africaine, pouvaient-elles vivre à Bruxelles, libres, en bonne
santé, malgré le climat maussade? Porquoi aucœur du quartier le plus
huppé?»
[Les perroquets de la place d’Arezzo , Eric-Emmanuel Schmitt]
Tratto dal romanzo di Eric Emmanuel Schmitt Les perroquets de la place
d’Arezzo, questo progetto vuole innanzitutto essere una riflessione sul concetto
di illustrazione letteraria. Dove per illustrazione si intende quel “paesaggio
intermedio” che si crea tra la visione della natura propria dell’autore del libro e
quella del lettore che percepisce l’interpretazione dell’autore.
Il romanzo di Schmitt sviluppa 15 storie differenti che si evolvono a partire dalla
ricezione di un messaggio amoroso anonimo: “Ce mot simplement pour te
signaler que je t’aime, signé : tu sais qui.”
L’autore, tramite questo pretesto di narrazione, affronta anche un discorso
interno alla letteratura, immaginandosi lo svolgimento di una storia ed
immedesimandosi nel personaggio per sviluppare le possibili conseguenze che
un tale messaggio può avere.
In linea con l’idea di Schmitt un nuovo messaggio è stato scritto e spedito :”tu
me plais beaucoup, signé: tu sais qui”, questa volta a persone reali, per l’esattezza
a 15 abitanti della piazza .
Da questo evento inizia la nostra storia. Lo scrittore, rimasto incantato dalla
quantità incredibile di pappagalli verdi che abitano la place d’Arezzo, inserisce
alla fine di ogni parte del libro una sorta di introduzione (il libro è diviso in
quattro parti), dove l’immagine di questo animale sembra voler diventare: una
decorazione esotica, una musica estraniante, un pretesto poetico che orna il
susseguirsi degli episodi.
La narrazione, seguendo l’idea dell’autore, avviene tramite delle fotografie volte
a documentare i posizionamenti sugli alberi dei pappagalli della piazza prima di
aver inviato il messaggio e dopo, , come se in qualche modo loro stessi potessero
essere stati condizionati dai messaggi.
Dalle fotografie sono stati ricavati dei ritmi decorativi, come fossero i disegni
di una carta da parati, per cinque differenti moduli.di una carta da parati, per
cinque differenti moduli.
Stampate in formato A0 (118x84 cm), queste decorazioni sono in seguito
disegnate, ricoperte, trascritte manualmente con un colore oro. Un’ operazione
amanuense che vuole rappresentare la scrittura e descrivere un nuovo racconto,
questa volta visivo, creatosi in seguito ad un pretesto analogo a quello dell’autore.
decoro I, 118x84 cm, smalto su carta
I cinque disegni saranno poi installati su una carta da parati stampata con il
primo disegno realizzato dalla fotografia effettuata prima dell’invio del
messaggio. Suggerendo e facilitandone così la lettura delle differenze tra i vari
motivi decorativi.
Nella parete di fronte appare una scritta luminosa, illeggibile, un ghirigoro dai
colori fluorescenti che altro non è che la sovrapposizione, nelle tre lingue
ufficiali del Belgio, del messaggio che è stato inviato, come se il segno grafico
creato fosse l’alfabeto dei parrocchetti.
Il pappagallo, quale simbolo di imitazione per eccellenza, diventa qui il
portatore linguistico, colui che solo è in grado di fare una sintesi linguistica del
luogo, infatti in una città come Bruxelles, che lingua potrebbero imitare questi
volatili? É forse la loro voce l’unica da ascoltare?
decoro I,II,III,details, 118x84 cm, smalto su carta
“La vitalité des perroquets, place d’Arezzo, procurait autant de fascination
que d’inconfort aux riverains. Alors que tout se liguait, en eux et autour d’eux
– querelles intestines, hostilité de l’environnement- pour qu’ils disparaissent,
ils subsistaient, bavards, brouillons, bruyants.­
Quelle langue parlaient-ils d’ailleurs? Si leurs ancêtres avaient manié le
portugais ou le français, qu’en subsistait-il un demi-siècle plus tard? Quels
mots déformaient leurs stridences? Disaient-ils quelque chose? Cela avait-il
encore un sens? Ces désir, ces pulsions, cette énergie brute n’étaient-ils pas
une fin en soi?”
[Les perroquets de la place d’Arezzo , Eric-Emmanuel Schmitt]
veduta dell’installazione
Una serie di fotografie di paesaggi-giardini riassemblati mostra come l’artistal’uomo possa ricomporre la natura a suo piacimento.
“-Xavière, à vous entendre, les fleurs que vous avez ici n’ont pas été
inventées par la nature....
-Exactement! Elles ne sont pas nées dans la campagne mais chez le
pépiniériste. C’est toute la différence. Je ne vous vends pas des trucs que vous
pouvez ramasser par terre, moi, je vous vends des ouvres d’art, les produits
du génie humain, des bijoux travaillés et poils pendant des siècles par des
artisans intelligents, volontaires et patients. Il ne suffit pas de se baisser pour
avoir de belles fleurs. Pas plus que de rassembler des tiges pour faire une
composition florale.” [Les perroquets de la place d’Arezzo , Eric-Emmanuel
Schmitt]
Collage, 40x60 cm(ciascuno), stampa su carta fotografica
Le fotografie fanno da sipario ad un video dove due personaggi , due amici, si
confrontano sulle problematiche di una storia d’amore, sull’ossessione con cui
la persona amata ritorna nel pensiero, al punto che il “fantasticare” oltrepassa i
limiti del reale.
Ispirato ad un dialogo del romanzo, uno dei due non riesce più a contattare la
persona che frequenta da qualche tempo, sembra sparita nel nulla, nel corso
della conversazione si ha l’impressione che questa persona non sia mai esistita
se non nella mente dell’amato.
Il dialogo tra i nostri due protagonisti è qui leggibile attraverso dei sottotitoli,
mentre le loro voci altro non sono che in “pappagallese”. Inoltre i due, quasi a
sottolineare la propria identità indossano un collare, come la specie di
pappagalli più comune a Bruxelles dal nome appunto Parrocchetto dal collare.
Per concludere: delle curiose piantine appaiono sul pavimento, ciuffetti verdi,
bulbi di piante sconosciute, che si svelano ad uno sguardo più attento piume di
pappagallo, le quali attraverso questa trasfigurazione surreale vogliono
ironicamente spaesare e giocare ancora sulla realtà, sulla natura e sull’imitazione.
je t’aime beaucoup, frame del video
ciuffi, dimensioni variabili, piume di pappagallo