Q« Berlino inaugura la sua stazione-colosso V
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Q« Berlino inaugura la sua stazione-colosso V
31 intervista Parla il regista Rolf de Heer: «Nel mio film c’è la cultura senza tempo dei veri australiani, già quasi estinta» DI STEFANO GULMANELLI «Q Un terminal della nuova Berlin Hauptbahnhof DA BERLINO VINCENZO SAVIGNANO V etro e acciaio, trasparenza e potenza. Due elementi, due principi che caratterizzano la nuova Germania del XXI secolo e la Lehrter-Berlin Hauptbahnhof, la nuova stazione centrale di Berlino, destinata a diventare il più importante crocevia ferroviario d’Europa. «La cattedrale del traffico», l’ha definita l’architetto amburghese Meinhard von Gerkan, uno degli autori del progetto. Quando si entra nella nuova stazione, ancora non aperta al pubblico, è APPUNTAMENTI Aborigeni da grande schermo uando il produttore [Domenico Procacci di Fandango, ndr] ha visto il primo spezzone mi ha detto: "Non so se sono stato davanti allo schermo per venti minuti o due ore"». Per certi aspetti è proprio ciò che Rolf de Heer, regista australiano, vuole dal suo film Ten Canoes: spiazzare lo spettatore e assorbirlo nel sogno e nella cosmogonia di uno dei popoli più antichi della Terra, gli aborigeni. La pellicola, che sta muovendo i suoi primi passi europei – a Cannes e in Italia, nelle sale dal 1° giugno –, è girato in Arnhem Land nel nord dell’Australia, l’ultimo bastione della cultura aborigena. Il film narra la vicenda di una comunità di un’epoca qualunque fra oggi e mille anni fa e i dialoghi sono in aborigeno: la lingua occidentale di turno è relegata ai sottotitoli. Un bel cambiamento di prospettiva, ma non l’unico in quest’opera di de Heer. Nel rappresentare la cultura degli aborigeni ha forse cercato di pagare il debito storico dei bianchi nei loro confronti? «No, non direi. Almeno non nell’intenzione iniziale. L’idea del film è nata quasi casualmente, su "provocazione" di David Gulpilil [un attore aboriI DATI geno, ndr]. Ero a casa sua in Un gruppo Arnhem Land e mi mostrò una Mezzo milione di nativi di aborigeni vecchia foto fatta dall’antropoaustraliani Si dichiara di origini aborigene, logo Donald Thompson negli Qui accanto, nell’ultimo censimento (2001), il anni Trenta. David mi disse: Rolf de Heer 2,4% degli australiani, meno di "Dovresti fare un film partenmezzo milione di persone. Due do da questa foto". Forse cresecoli fa, all’epoca dello sbarco deva che non lo avrei preso sul degli europei, si stima che il serio. Comunque è vero che il «Ormai è tardi. La cultura aboContinente fosse abitato da un stavamo cercando risultato alla fine ha un che di milione di persone. Oggi solo un rigena non può più essere predi fare. E lo facevo politico…» quarto della popolazione aborigena servata perché è già cambiata volendolo con tutVale a dire? vive nelle aree ancestrali, come moltissimo. Quando l’econote le mie forze. Con «Il rovesciamento degli stereol’Arnhem Land che ha fornito il set mia del baratto diventa econotutto ciò, solo alla tipi e l’affermazione che al di di «Ten Canoes». Un terzo degli mia del denaro, il cambiamenfine ho iniziato a là delle differenze culturali siaindigeni australiani è ormai a tutti to è irreversibile. Oggi gli abocapire qualche amo tutti esseri umani. Ma non gli effetti inurbato. Centro rigeni usano Internet, ricevospetto della loro andrei oltre: il film non è un promotore della cultura aborigena no dalla televisione immagini cultura. A quanto tentativo – perlomeno consaè certamente Adelaide: è qui che si dal resto del mondo, vedono i ne so nessuno ha pevole – di spazzare via la trova il South Australian Museum, film che vogliono. Non puoi avuto l’opportu"colpa bianca". È e vuole reche ospita la più ricca collezione di fermarli dal cambiare, dal connità di fare niente stare un momento di intrattemanufatti aborigeni (con oltre di simile. Per non nimento che credo 37mila oggetti, 50mila fotografie, parlare della "voincuriosirà la gente «Ormai è impossibile centinaia di registrazioni audio e lontà". Poi ci sono i perché la porta in filmati). Sempre ad Adelaide si fatti: gran parte deun mondo diverso. preservare l’antica visione trova il Tandanya National gli australiani non Se poi gli spettatori del mondo, completamente Aboriginal Cultural Institute, con ha mai parlato a un usciranno dal cineun innovativo programma di aborigeno. Meno ma con un briciolo diversa da quella europea: mostre di arte aborigena dell’un per cento di conoscenza e oggi gli indigeni usano tradizionale e contemporanea. di noi ha avuto un consapevolezza in (S.G) indigeno a cena a più, tanto meglio». Internet, guardano la tv...» casa propria. Di Questo tipo di culche comprensione tura ha un ruolo vaggi". Che è peraltro come i tinuare a cambiare». parlano la regina e gli altri?» nel terzo millennio? C’è di che bianchi li hanno sempre giudiInaugurando gli ultimi Giochi Quali sono state le situazioni imparare da loro? cati. Poi ci sono state le diffidel Commonwealth, in Aupiù difficili affrontate nel fare «Si può imparare qualcosa da coltà pratiche: da un lato il stralia, la regina Elisabetta ha il film? qualsiasi altra cultura; il limite passare giornate intere imdetto: "Mai come ora capiamo «Innanzitutto convincere la è solo la nostra immaginaziomersi fino alle ginocchia in pal’importanza della cultura incomunità a fare il film. Non ne e la profondità della nostra ludi infestate da sanguisughe e digena". È questo il destino tutti erano d’accordo per via di conoscenza della cultura "alcoccodrilli. Dall’altro il fatto della cultura aborigena? Esseuna passata esperienza negatitra". Il fatto è che quella aboriche si è trattato di un dry shoore compresa in fase di estinva: anni fa, una troupe belga egena è una cultura che sta ting ["girato a regime secco", zione? ra andata lì per un documencambiando velocemente. Tanndr], ovvero niente alcol. Per la «Ma mi chiedo se capiscano tario e, dopo essersi fatta acto che credo che fra vent’anni troupe è stata dura: questa è davvero. Ci vuole parecchio – compagnare un po’ ovunque, un film come questo sarebbe gente abituata a lavorare duro tempo e sforzo – anche solo era sparita senza far vedere lostato impossibile da girare, durante il giorno e poi a rilasper cominciare a capire. Poi ci ro nulla del girato, a dispetto perché a quel punto molta sarsi la sera con un boccale di vuole l’opportunità, che peraldi ogni assicurazione data. della conoscenza tradizionale birra in mano. Lì però non si tro hanno in pochi. Io mi sono C’era poi chi aveva perplessità tramandata oralmente fino ai poteva: si viveva tutti a stretto trovato in una posizione prividettate dal fatto che, poiché il giorni nostri sarà scomparsa». contatto e non era il caso che legiata. Ho potuto recarmi lagfilm li avrebbe rappresentati L’unico modo per cercare di circolasse alcol. Ma si è fatto di giù molte volte e ho avuto acper "come erano stati" e non preservarla è segregarla in zonecessità virtù e alla fine tutto cesso alla loro cultura dall’in"per dove stavano andando", ne quasi inaccessibili come è andato bene». terno, proprio per quello che ne sarebbe usciti come "selArnhem Land? GIOVEDÌ 25 MAGGIO 2006 LA FRANCIA E L’EUROPA ◆ «L’idea d’Europa negli scrittori francesi del XX secolo. François Mauriac e gli altri» è il titolo del convegno in programma oggi e domani a Genova, presso il Centro culturale europeo della fondazione Carige, sala Porta Soprana – via D’Annunzio, 105– e l’università di Genova, aula della Meridiana – via Balbi. Particolare attenzione sarà riservata a François Mauriac, maître à penser dell’Occidente cattolico e premio Nobel per la Letteratura nel 1952. Il convegno registra la presenza di specialisti della cultura e della letteratura francese del XX secolo; tra gli altri, interverranno Jacques Monfèrier, Jean Touzot, Philippe Baudorre e Anne-Marie Cocula, vicepresidente della Regione Aquitania. SOCIETÀ E COSTUME La Cattolica ricorda Lazzati a vent’anni dalla scomparsa l’appello Il Papa: «Il governo chieda perdono» apa Benedetto XVI ha chiesto al goverP no australiano di chiedere formalmente perdono agli aborigeni e di impegnarsi per mi- gliorare le loro condizioni di vita. Nel ricevere il nuovo ambasciatore australiano in Vaticano,Anne Maree Plunkett, il Papa ha detto nei giorni scorsi che la situazione degli indigeni è «fonte di grande dolore». L’intervento del Pontefice, riportato con grande evidenza dalla stampa australiana, coincide con una rinnovato allarme per la radicata cultura di violenza e di abusi sessuali nelle remote comunità aborigene dell’entroterra,legata a sua volta all’inattività,alla mancanza quasi totale di servizi di istruzione e sanità, all’abuso di alcol e «sniffing» di benzina. Benedetto XVI «Invito il governo australiano a continuare, con determinazione e compassione, le opere di intervento a favore degli aborigeni», ha detto Benedetto XVI. «La ricerca della verità apre la strada alla piena riconciliazione e questa si può ottenere solo chiedendo perdono per i crimini commessi in passato».Il premier conservatore John Howard ha ripetutamente rifiutato di porgere, a nome della nazione, le sue scuse agli indigeni, criticando quella che ha definito «la politica della fascia nera al braccio». I vescovi cattolici australiani, dal canto loro, hanno chiesto ufficialmente perdono agli aborigeni nel 1998. In occasione del ventesimo anniversario della morte, il dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica di Milano ha organizzato la giornata di studio «Fede e cultura in Giuseppe Lazzati», che si terrà oggi, in Aula Pio XI – largo Gemelli, 1 – a partire dalle 9,15. Dopo l’apertura del rettore, Lorenzo Ornaghi, e dell’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, la mattinata, presieduta da Giuseppe Picasso, prevede le relazioni di Luigi F. Pizzolato, Marcello Malpensa, Luciano Caimi, Luciano Pazzaglia e Nicola Raponi. Seguiranno, dalle 15,00, le relazioni di Sergio Zaninelli, Raniero Cantalamessa, Annamaria Cascetta, Agostino Giovagnoli e Pietro Scoppola. Chiuderà i lavori una testimonianza del cardinale Carlo Maria Martini. Torna in volume il «Vivaio» di Vittorio Messori Tornano in volume, grazie all’editore Sugarco, tutte le rubriche «Vivaio» di Vittorio Messori, ospitate per anni sulle pagine di "Avvenire". Il primo volume in uscita, «Pensare la storia» (pagine 688, euro 19,80), raccoglie gli interventi pubblicati nel 1992 e verrà presentato il 27 maggio prossimo alle 15,00 dall’autore e da Massimo Introvigne al "Timone Day", nel corso dell’incontro «Il ritorno dell’apologetica» organizzato dalla rivista "Il Timone" alla Cascina Ludovica di Oreno, presso Vimercate (Milano). A breve Sugarco, pubblicando «La sfida della fede» e «Le cose della vita», completerà l’edizione del «Vivaio», rubrica divenuta presto popolarissima, tanto da costituire un caso editoriale. Messori, politicamente scorretto, riflette sulla realtà di ieri e di oggi alla ricerca della verità, al di là dei miti, e riproponendo una prospettiva cattolica fedele all’ortodossia. Una prospettiva distante da quella della cultura egemone, con le sue ipocrisie, manipolazioni, superficialità; ma lontana pure da quella di un cattolicesimo «modernista». Germania Berlino inaugura la sua stazione-colosso difficile non rimanere a bocca aperta: le facciate e la copertura completamente in vetro filtrano in parte la luce esterna. Sullo sfondo, a poche centinaia di metri, c’è il Reichstag con la sua suggestiva cupola, anch’essa di vetro e acciaio. Ma ciò che colpisce di più di questa imponente struttura è la sua innovativa forma a croce: i treni proverranno e partiranno da tutti e quattro i punti cardinali. Da domenica 28 maggio, ad un ritmo di novanta secondi l’uno, partiranno da Berlin Hauptbahnof, ogni giorno, 160 treni a lunga percorrenza, 310 treni regionali e 800 mezzi della ferrovia urbana. Ci sono voluti dieci anni per portare a termine questa monumentale opera. «Per gettare le fondamenta della stazione – spiega l’ingegnere Jochen Stueting – sono state necessarie immersioni dei sommozzatori sotto le acque della Sprea ed una deviazione del corso del fiume. I tunnel ferroviari sono stati realizzati con una "talpa" del diametro di nove metri ed il cemento impiegato per i lavori di costruzione dell’imponente padiglione centrale ha raggiunto il mezzo milione di metri cubi, quanto basta per costruire 65 chilometri di autostrada. Gli otto binari passeranno per la nuova della linea di stazione centrale, collegamento nord-sud si destinata a diventare il trovano a quindici metri nuovo cuore pulsante di profondità mentre della capitale. I numeri da quelli nelle direzioni est record della mastodontica ed ovest sono situati dieci Berlin Hauptbahnof, metri sopra il livello costruita al posto stradale». Tra dell’antica i binari sono stazione Apre il terminal stati costruiti Lehrter, rasa 80 negozi e al suolo nel ferroviario più un centro 1959, hanno grande d’Europa, commerciastupito ma le. Installati anche diviso i è subito polemica 1200 berlinesi. altoparlanti, Molti cittadini 203 videocamere di hanno protestato per il controllo e mancorrenti declassamento a cui sono delle scale in alfabeto destinate le due vecchie Braille per i non vedenti. stazioni della capitale, la Si prevede che ogni giorno Ostbahnof e l’altrettanto circa trecentomila, tra storica Zoo Bahnhof – resa passeggeri e visitatori, celebre dal libro e dal film Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. I dieci miliardi di euro investiti sono sembrati un’esagerazione a parte del mondo politico e dell’informazione. Il settimanale "Stern" ha parlato di una «Monsterbahnhof», un mostro di stazione, mentre il deputato europeo dei Verdi, Michael Cramer, ha definito la costruzione «un misto di megalomania e di complesso di inferiorità». Inoltre anche il progettista della Hauptbahnhof, Meinhard von Gerkan, minaccia di non presenziare all’inaugurazione. Il presidente della Deutsche Bahn, le ferrovie tedesche, Hartmut Mehdorn, avrebbe cambiato il suo progetto iniziale, facendo ridurre la copertura in vetro da 430 a 321 metri. Ci sarà all’inaugurazione di domani Angela Merkel. Il cancelliere giungerà da Lipsia con un treno ad alta velocità e darà inizio ai festeggiamenti. La sera scatterà lo spettacolo di luci e fuochi d’artificio. Poi da domenica tutti potranno ammirare «la Cattedrale del traffico» di vetro e acciaio, il nuovo simbolo della Germania che si appresta ad ospitare i Mondiali e a tornare ad essere la locomotiva dell’intera Europa.