23 “Sono acqua filtrata e acqua diretta. Quando un oggetto è molto

Transcript

23 “Sono acqua filtrata e acqua diretta. Quando un oggetto è molto
Educazione al restauro
“Sono acqua filtrata e acqua diretta. Quando un
oggetto è molto acido uso un po’ di idrossido di
calcio, che è sostanza basica e che ho preparato
in questo serbatoio. Una volta che l’oggetto è
stato lavato, si mette ad asciugare in questa rastrelliera e per ridare forza alla carta le si inietta, per così dire, nuova cellulosa. Dopodiché, si
fermano gli strappi, si riempiono le lacune con
carta giapponese: una carta con vari spessori e
fibre molto lunghe”.
canto. Questo muro, che a vederlo meglio sembra uno sfondo perfetto per un set fotografico
e che, in effetti, ha lampade elettriche puntate
contro, sebbene spente, che somigliano in tutto
e per tutto alle lampade elettriche dei set fotografici, è in realtà il collage di sagome di legno
incollate l’una all’altra per creare una finta parete di 4x5 metri. È legno con un primo strato
sottilissimo di carta velina e poi di tela sintetica,
sul quale Nathalie incolla le carte che deve re-
La carta giapponese, che riempie gli scomparti di uno schedario metallico nel laboratorio,
è carta giallina di vari spessori, che ha questo
nome perché è fatta in Giappone.
Quand’è tutto fatto, si mette a spianare l’oggetto
sotto la pressa oppure sotto i cartoni, per alcuni
giorni, cambiando i cartoni, cosicché alla fine
gli ultimi cartoni siano quasi del tutto asciutti.
“Tolta dalla pressa”, prosegue Nathalie, “si stende la carta sul tavolo luminoso, per vedere in
trasparenza le sagome. Conta che con il tavolo
luminoso e una buona macchina digitale ho potuto fotografare le filigrane originali, che altro
non sono che una firma del fabbricante di carta:
mettevano questi segni riconoscibili sul telaio,
sopra al quale veniva appoggiato l’impasto di
carta”.
Spesso Nathalie, quando parla di smontare e rimontare una carta, di lavorarci, parla del “supporto”. Mi domando cosa sia questo “supporto”
e scopro che si tratta del muro che abbiamo ac-
staurare e che le serve per agevolarsi il lavoro,
dato che le carte da parati sono in rotoli di circa
50 cm l’uno. Quando osserviamo intere pareti ricoperte di carte da parati, vediamo l’accostamento di vari rotoli da 50 cm l’uno. Questa
parete è una sua invenzione, che risale al 1987,
“per delle carte da parati a Mantova: un lavoro
fatto con l’Opificio delle Pietre Dure. Mi è venuto in mente di tendere il telaio in verticale perché si lavora meglio. Quest’estate ho lavorato a
Barga, sulla carta da parati nella casa di Pascoli,
e smontaggio e rimontaggio li ho fatti da sola”.
“Perché prima hai detto che le carte da parati
degli anni ’40 del secolo scorso sono più scadenti?”
“Perché è una carta fatta di polpa di legno, molto fragile, molto acida. Anche i colori sono più
piatti, molto fatti in serie. Le carte antiche erano fatte col colore a tempera: si preparava un
fondo con grandi pennelli e poi si stampava la
carta da parati con stampi di legno; per stampa-
Nuove direzioni • n. 9 maggio-giugno 2012
23