appunti sulla crisi: quanto ci manca il gas russo?

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appunti sulla crisi: quanto ci manca il gas russo?
APPUNTI SULLA CRISI: QUANTO CI MANCA IL GAS RUSSO?
Clara Poletti, Federico Pontoni, Antonio Sileo
A seguito di una nuova disputa con l'Ucraina su debiti pregressi e prezzi di fornitura, nella notte tra
martedì 6 e mercoledì 7 gennaio Gazprom, con l’approvazione del primo ministro russo Vladimir
Putin, ha interrotto la totalità dei flussi delle forniture di gas destinate all’ex paese sovietico.
Rispetto al 2006, i Russi hanno cambiato strategia: sono passati da una riduzione modesta dei flussi
di gas all’interruzione totale e subitanea delle forniture. Questo, però, ha fatto sì che il danno
collaterale per i paesi europei sia molto maggiore: durante la crisi precedente, infatti, la riduzione
dei flussi all’Europa fu molto modesta; questa volta, invece, l’interruzione dei flussi del corridoio
sud (noto anche con l’ironico nome di “Fratellanza”) ha fatto improvvisamente mancare circa 470
milioni di metri cubi al giorno (Mmc/g) ai consumatori europei, di cui 90 destinati all’Italia. I paesi
più duramente colpiti da questa decisione sono quelli dell’area balcanica, che storicamente
dipendono completamente dalla Russia per l’approvvigionamento di gas naturale, eccezion fatta per
la Romania, unico produttore di gas della regione.
Anche il nostro Paese, pur avendo una rosa di fornitori più ampia, si trova sotto pressione. Un
ammanco di tale entità, circa il 30% delle importazioni totali, nulla ha a che fare con i normali
margini di flessibilità di un sistema: per questo motivo le analogie con il 2006 sono minime. Allora,
scontammo una serie di inefficienze interne che crearono molto più scompiglio delle riduzioni dei
flussi russi, che furono modeste. Oggi, la pur migliorata flessibilità del sistema molto difficilmente
potrà bastare di fronte a un’emergenza di tale entità, specie se dovesse perdurare. Quindi, la
domanda che ci si pone è per quanto tempo il gas prelevato dallo stoccaggio, insieme alle
importazioni dagli altri punti d’ingresso, può supplire allo straordinario blocco russo. Un punto da
rilevare, prima di entrare nel dettaglio della questione, è la mancanza di numeri ufficiali che diano
un quadro organico della situazione. Un primo elemento certo della crisi in corso è quindi l’opacità
informativa. Ciò premesso, qualche valutazione può essere effettuata partendo dagli elementi
fattuali disponibili.
Innanzi tutto, per comprendere ciò che sta succedendo è necessario chiarire le peculiarità delle
importazioni di gas naturale rispetto alle altri fonti energetiche. Ogni punto di entrata sulla rete
nazionale (sia esso un gasdotto, un rigassificatore, un campo di produzione o un pozzo di
stoccaggio) ha una capacità di trasporto massima (che, ovviamente, non può essere superata) messa
a disposizione dai gestori dell’infrastruttura. Tuttavia, spesso accade che le capacità prenotate dagli
operatori siano inferiori alle disponibilità massime conferibili. Il margine che si viene a creare
consente una minima elasticità del sistema in caso d’interruzione (o di riduzione) dei flussi da uno
di questi punti. Inoltre, per quel che concerne lo stoccaggio, bisogna ricordare che esistono vincoli
tecnici che condizionano la capacità giornaliera di estrazione del gas immagazzinato, per coprire la
domanda di punta cioè quella invernale. La velocità di estrazione del gas dipende infatti dal grado
di riempimento del deposito: con il progressivo svuotamento dello stesso nel corso dell’inverno
l’erogazione massima giornaliera si riduce progressivamente, scendendo ben al di sotto del valore
massimo.
Fatte queste premesse, si possono analizzare in breve i recenti accadimenti confrontando analoghi
periodi degli anni precedenti. Prima, però, presentiamo una tabella con la capacità di trasporto
massima da ciascun punto d’ingresso sulla rete nazionale, a cui va aggiunta una produzione
nazionale declinante, ma pur sempre in grado di offrire tra i 20 ed i 25 Mmc/g.
Tabella 1 – Capacità di Trasporto
Punto
Capacità Massima
d’ingresso
(Mmc/g)
Nord Europa
64
Russia
104
Algeria
101
Libia
29
Panigalia
13
Totale import
311
Stoccaggi
235
Produzione
20
Totale
566
Fonte: Snam Rete Gas, 2008.
Peso
%
21%
33%
32%
10%
4%
100%
Come si evince dalla tabella sopra riportata, la capacità di trasporto massima in Italia è di 566
Mmc/g, molto superiore al picco storico dei consumi raggiunto nel 2006, pari a 443 milioni.
Dalla Russia possiamo importare fino a 104 Mmc/g; tuttavia, per il mese di gennaio 2009, la
capacità di trasporto media prenotata è stata di circa 90 Mmc/g. L’interruzione delle forniture ha
portato quindi un ammanco di pari entità (90 Mmc/g). Dal confronto tra la capacità massima di
importazione dagli altri punti, pari a 206 Mmc/g, e la capacità media prenotata (185 Mmc/g)
effettiva per il trasporto nel mese, risulta chiaro che, in linea teorica, potremmo recuperare poco più
di 20 Mmc/g. Tutto il resto deve essere fornito dallo stoccaggio.
Secondo quando indicato in tabella 1, il nostro sistema di stoccaggi è in grado di fornire 250 Mmc/g
quando i siti sono al massimo della loro pressione (all’inizio della stagione invernale, con il gas
iniettato durante tutta l’estate e l’autunno); quando questa scende, normalmente verso la fine
dell’inverno, stagione in cui si fa ordinariamente ricorso al gas stoccato, la sua capacità di
erogazione è molto inferiore. In caso di utilizzo massiccio lungo tutto il periodo invernale, questa
può ridursi, verso i primi di marzo, fino a circa 120 Mmc/g. Tuttavia, un utilizzo eccezionale degli
stoccaggi potrebbe accelerare questo declino.
A questo punto, per capire meglio quale sia realmente la situazione, bisogna analizzare l’andamento
della domanda.
Tabella 2 – Confronto giornate gas, in Mmc/g
Giovedì 8 Giovedì 10
gennaio
gennaio
2009
2008
Consumi
375
362
Offerta
Importazioni
170
265
Produzione nazionale
21
25
Stoccaggio
184
72
Domanda
Settore termoelettrico
96
107
Settore industriale
+ 12
Giovedì 11
gennaio
2007
318
Giovedì 12
gennaio
2006
410
- 95
-4
+ 112
251
26
41
242
30
137
- 11
97
108
Confronto
2009- 2008
33
52
- 19
53
55
Settore civile
235
Altri consumi (inclusi
quelli di sistema)
11
Fonte: Snam Rete Gas, 2008.
192
+ 43
164
235
4
12
11
Per meglio vedere gli effetti della riduzione di importazione può essere utile confrontare uno stesso
giorno feriale degli ultimi 4 anni (v. Tabella 2). La riduzione delle importazioni, intorno a 95
Mmc/g (in piccola parte attribuibili anche all’incidente occorso ad una delle 5 linee del gasdotto
proveniente dall’Algeria), è stata interamente coperta dallo stoccaggio, che ovviamente ha
raggiunto valori di erogazione molto elevati, compensando anche il calo della produzione nazionale.
Tuttavia, l’erogazione di quest’anno, non è stata drammaticamente superiore a quella del 12
gennaio 2006: l’incremento, infatti, è stato del 34%. Inoltre, la quantità di gas spillata dagli
stoccaggi è stata di gran lunga inferiore a quella massima teorica. La sostenibilità dell’interruzione,
almeno nel breve periodo, risulta dunque assicurata.
A onor del vero, anche la domanda ha aiutato a ridurre l’impatto delle mancate forniture russe. L’8
gennaio scorso le temperature sono state rigide, paragonabili a quelle del 2006: come è facile
immaginare, i consumi di gas sono fortemente influenzati dalle condizioni meteo, che rappresentano
la variabile determinate per i consumi del settore civile (quelli dei clienti allacciati alle reti di
distribuzione cittadine). Ci saremmo quindi aspettati livelli di consumo paragonabili a quelli del 12
gennaio 2006. Invece, il settore industriale ha consumato il 36 % in meno rispetto al 2008
(addirittura il 42% in meno rispetto al 2006), seguito dalla generazione elettrica, - 10% (-12%
sempre rispetto al 2006). Tali valori, purtroppo, sono da attribuirsi agli effetti sull’economia reale
della crisi finanziaria e della recessione: numerose, infatti, sono le industrie che hanno dovuto far
ricorso a ferie forzose e cassa integrazione (Gruppo Fiat, Lucchini, Tenaris-Dalmine, Electrolux e
Merloni, per citarne alcune).
La crisi economica ha fatto sì che i consumi non raggiungessero i livelli del 2006; allo stesso tempo,
il freddo ha portato i consumi globali a livelli superiori sia a quelli del 2007 sia a quelli del 2008.
Rimane inevasa la domanda su quali effetti possa avere una prolungata interruzione dei flussi russi.
E’ difficile rispondere senza l’elaborazione di appositi scenari di consumo, legati inevitabilmente
alla variabile meteorologica e, almeno per quest’anno, all’effetto della congiuntura recessiva sui
consumi industriali. Tuttavia, come già ribadito, l’assenza prolungata del 30% delle nostre abituali
forniture, congiuntamente a un freddo intenso, prolungato e diffuso in tutta la penisola, lascerebbero
il Paese con poche settimane d’autonomia. Questo però non è un problema che può risolvere l’Italia
in autonomia: i costi per coprirsi da tali rischi sarebbero insostenibili e non razionali perché non
sfrutterebbero le sinergie di un’integrazione e di un coordinamento infrastrutturale infra-europeo.
Non siamo di fronte a un problema dei singoli Stati, ma ad un mercato - quello europeo - non
adeguatamente interconnesso: se è vero che il gas russo copre un terzo dei consumi di gas
dell’Unione europea, è altrettanto vero che la dipendenza varia dalla totalità per i paesi più a Est
fino a meno di un decimo per i paesi più a Ovest. In Slovacchia, Bulgaria, Polonia, repubblica Ceca,
Romania, Turchia, Croazia e Grecia la situazione potrebbe essere davvero critica.
Ben vengano quindi - in tutta l’Unione - la costruzione di infrastrutture per diversificare le fonti e
consentire la circolazione dell’energia, il libero accesso alle reti, il divieto di strutture contrattuali
troppo rigide e la riduzione delle posizioni dominanti.
Indubbiamente se il gas naturale fosse scambiato sul mercato europeo come qualsiasi altra materia
prima, la situazione non sarebbe così diversa tra un paese e l’altro e la riduzione delle forniture
sarebbe sopportabile, con relativa tranquillità, anche per qualche mese: il tempo per far emergere
una soluzione negoziata e duratura. Non è una strada breve e va percorsa necessariamente insieme,
senza bilateralismi. Con un’unica, forte, voce.