Relazione - Biblioteca Civica Bertoliana
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Relazione - Biblioteca Civica Bertoliana
RELAZIONE FINALE GIOVANNI SELMO SERVIZIO CIVILE NAZIONALE - BIBLIOTECA CIVICA BERTOLIANA “GIOVANI PER LE BIBLIOTECHE DEL FUTURO” Tra il 4 ottobre 2015 e il 5 ottobre 2016 ho partecipato al Servizio Civile Nazionale presso la Biblioteca Civica Bertoliana. È stato un periodo intenso, un anno di lavoro e di “pausa” allo stesso tempo, un intervallo di tempo dove sono cresciuto molto soprattutto come persona, a prescindere da un'esperienza professionale decisamente qualificante, quale è stata il mio lavoro presso l'Ufficio Catalogazione Antica. Conoscevo la biblioteca già da molto tempo. In un certo senso, Palazzo San Giacomo è uno dei luoghi della Città al quale sono più legato. Amo la città in cui sono nato: in essa ho investito tempo, energie, ho creato e curato relazioni, vi ho concentrato il mio studio e il mio lavoro. Lo dico considerando che la maggior parte dei ragazzi della mia età e della mia generazione “normalmente” compie (o è costretta a compiere) la scelta – peraltro del tutto ragionevole – di mettere a frutto altrove i propri talenti e le proprie passioni. Non sono per niente scettico né ironico al riguardo: io stesso ho avuto l'opportunità di studiare e laurearmi all'estero, precisamente in Francia. Ho però sempre sentito nel profondo l'esigenza - del tutto personale - di “mettermi a disposizione” della città, di spendermi in un ambiente che mi ha dato sempre molto. Sembra retorico ma non lo è: rimango affascinato ogni volta dalla piccola grande concentrazione di Cultura - a tutti i livelli - che la città di Vicenza ha prodotto nei secoli. Non sono un professore né un ricercatore, forse un semplice idealista: vuoi per l'educazione ricevuta, vuoi per la testimonianza e l'esempio dei miei professori al Liceo (i miei “piccoli maestri”)… Ecco spiegata la scelta di iscrivermi alla facoltà di Lettere, a Padova, dove ho potuto studiare Meneghello, per la tesi di laurea triennale, e Piovene, per la magistrale; dove ho conosciuto lo stile inimitabile di Goffredo Parise; da dove sono partito per leggere così tanto di Vicenza: a cominciare da una vera e propria ”istituzione” come Fogazzaro, per arrivare ai contemporanei: Diamanti, Stella, Veladiano… ; e come non citare il poeta delle nostre montagne (sono pur sempre uno scout!) Rigoni Stern, o il poeta delle nostre strade, Fernando Bandini, che così tanta parte di sé ha lasciato nelle aule della mia Facoltà? Ricordo bene il suo funerale, tutti i miei professori presenti, la lettura dei suoi versi… ma ora basta, divago! Perché sto scrivendo tutto questo? Perché questo immenso patrimonio di bellezza e di grandezza tutta vicentina trova - idealmente e materialmente – sistemazione, cura e riposo proprio nella Biblioteca Bertoliana, insieme a una grande quantità di altri tesori e autori di cui ignoravo l'esistenza prima del mio anno di Servizio Civile. Non nascondo che questa è stata la motivazione principale del mio avvicinarmi al progetto “Giovani per le biblioteche del futuro”: una volta selezionato, ho accettato senza pensarci, a dispetto di un'altra proposta lavorativa. Col senno di poi, da un punto di vista professionale, non sono in grado di stabilire se sia stata una scelta giusta o sbagliata. Questo lo giudicherò con il tempo, consapevole di quanto sia difficile, oggi, trovare un minimo di stabilità lavorativa, a maggior ragione per chi ha studiato materie umanistiche. Sì, potrebbe essere stata una scelta sbagliata. È stata però una scelta vera, serena, che mi ha reso felice e che mi ha fatto crescere. Sono da sempre un utente della biblioteca: perché vicentino (i vicentini proprio qui vengono per ritrovarsi, per ri-conoscersi), perché studioso, perché amico appassionato dei libri ospitati in Palazzo San giacomo. Ora, avevo davanti a me l'opportunità di toccarli, questi libri, annusarli, vedere come e dove venivano conservati, in quale ordine, rispondere dal vivo alla domanda: quali altri tesori vicentini vengono qui protetti nel tempo e dal tempo? La proposta e il progetto mi incuriosivano. Ci è voluto davvero poco tempo per rispondere. Già dal primo mese di formazione specifica noi volontari abbiamo avuto la possibilità di conoscere e vedere dei luoghi incredibili, come lo storico locale del magazzino di Palazzo San Giacomo, la Sala Manoscritti, le parti del chiostro interdette agli utenti: spazi che conservano le tracce di quello che fu, verso la fine del 1600, l'antico convento dei padri somaschi. Il dottor Sergio Merlo, in particolare, ci ha illustrato con pazienza e con passione le storie dei manoscritti e delle opere a stampa di maggior pregio conservate nella “Stanza del Capitolo”: a quante persone capita di trovarsi da soli di fronte a una Divina Commedia del 1395, o a un mappamondo del 1448? e ancora a erbari, bibbie, classici latini stampati nei formati più diversi, con le miniature dai colori più spettacolari? Chiaramente, il mio periodo di “formazione specifica” non è stato solo questo. Nei primi mesi abbiamo studiato tutto l’apparato di funzionamento della biblioteca. Insieme agli altri volontari selezionati, ho avuto quindi modo di approfondire le attività più conosciute di front-office (esperienza da me già vissuta in un progetto di Servizio Civile Regionale) e tutte le professionalità attive in una biblioteca così complessa come la Bertoliana (acquisto dei libri, catalogazione del libro antico e moderno, rete interbibliotecaria provinciale, amministrazione, ecc.). Aspettative e motivazioni non mancavano. Ora a me il compito di offrire e tradurre la mia passione e le mie competenze (in molti casi: le mie semplici mani, le braccia) a servizio delle esigenze della Bertoliana: necessità inserite in un preciso progetto. Avevo letto e studiato con attenzione cosa la Biblioteca si aspettasse da me. Il progetto per cui sono stato selezionato riguardava sostanzialmente la promozione e la valorizzazione del patrimonio antico e prevedeva due obiettivi principali. Il primo, quello di ampliare la disponibilità del patrimonio documentario antico e moderno catalogato su supporto elettronico per consentirne una più ampia fruizione. Il secondo, promuovere la conoscenza di questo patrimonio attraverso la promozione della lettura e l'organizzazione di attività culturali. Credo si possano capire appieno queste finalità solo “una volta che ci sei dentro”: sono due obiettivi importanti, urgenti, non rimandabili. Perché c'è un estremo bisogno di rendere “viva” la Bertoliana procedendo nella costruzione di quegli strumenti, cataloghi e inventari, che consentano agli utenti di prendere visione e conoscere sempre meglio il patrimonio custodito. Senza questi strumenti, qualsiasi valorizzazione è preclusa. Parallelamente, mano a mano che le risorse documentarie vengono messe a disposizione, si procede all’organizzazione di attività di promozione e valorizzazione. La catalogazione e la inventariazione dei volumi sono stati le principale attività del mio anno di servizio, con oltre 2300 volumi lavorati mediante il software Sebina Open Libray. Non ho cominciato con dei volumi qualsiasi. La dottoressa Sbicego, mia referente di progetto, ci ha “iniziati” a partire dalla Raccolta Beltrame, ricca donazione arrivata in Bertoliana pochi giorni prima dell'inizio del nostro anno di servizio civile: si tratta di manoscritti, libri antichi, originali autografi dedicati soprattutto alla storia della scienza e a Vicenza e al suo territorio, temi che tanto appassionarono l'imprenditore vicentino. Ho studiato e lavorato circa 100 opere, tutte di immenso pregio e valore: un lavoro non semplice, in quanto per il libro antico gli standard catalografici sono più complessi ed articolati, e in quanto si tratta di materiale delicato, a volte dei semplici fogli di sentenze, bandi pubblici, lettere autografe, stampe varie. Ho proseguito quindi il mio lavoro con il materiale pregresso presente in Stanza “P” e in stanza “Q”, sezioni della Biblioteca che comprendono libri antichi e moderni che trattano di diritto, storia e studi sociali, in larga parte legati alla donazione e alla figura di Fedele Lampertico, illustre politico e senatore vicentino. Ma non solo inventariazione e catalogazione, sia chiaro! Il secondo obiettivo del progetto di quest'anno riguardava la promozione di questo patrimonio. In questo senso va analizzato il mio lavoro nell'organizzazione della mostra Signa. L'evento prevedeva l'esposizione di autografi illustri posseduti dalla Bertoliana, proprio al fine di rendere partecipe la città delle ricchezze conservate nella sua biblioteca. Leopardi, Manzoni, Foscolo, il “mio” amato Meneghello: sono alcuni dei nomi di primissimo piano della storia della cultura italiana che abbiamo portato in Palazzo Cordellina. È stato anche e soprattutto un lavoro di ricerca: per preparare i pannelli e le visite guidate abbiamo recuperato la storia dei personaggi, i legami di questi scritti con Vicenza, le vicende nascoste sotto l'inchiostro delle lettere. In questa occasione, ho supportato i curatori nella stesura degli apparati didascalici, nella ricerca bibliografica finalizzata al materiale illustrativo, nell'allestimento, nell'attività di pubblicizzazione dell'evento, nell'accoglienza dei visitatori e nella sorveglianza delle sale espositive. Ho anche collaborato alla preparazione di alcune serate di presentazione pubblica dei lavori e dei progetti della Biblioteca. Cito, su tutte, quella del 24 maggio 2016 a Palazzo Cordellina. Assieme alla dottoressa Sbicego, abbiamo presentato la donazione di quadri della famiglia Lampertico, fatta da Fedele e Luciana Marchisio Lampertico alla Biblioteca Bertoliana. Nell'occasione dell'incontro è stata inaugurata la Sala Lampertico di Palazzo Cordellina. Prima dell'incontro, ci siamo a lungo preparati. Abbiamo fotografato le opere, studiato e cercato di definire la storia della famiglia (ricostruendone gli alberi genealogici) e del contesto storico e sociale intorno al quale i dipinti si inserivano. Infine, nel mese di giugno, è iniziata la seconda parte del mio progetto, ossia la catalogazione della biblioteca personale di Rienzo Colla, sempre con il software SOL. Si tratta della biblioteca personale di un atipico editore vicentino (“La Locusta” il nome della sua Casa editrice), in cui predominano testi inerenti la fede e il cattolicesimo. Un materiale in realtà molto variegato, arricchito dal fatto che per tutta la sua vita Rienzo Colla ha raccolto insieme ai suoi libri anche articoli di giornale, recensioni, scambi epistolari legati con l'autore di quel volume: in molti casi autori al quale era legato per rapporti di sincera amicizia (come Don Mazzolari), o per interessi culturali e lavorativi. Della Biblioteca di Rienzo Colla, e del conseguente materiale di archivio presente all'interno dei suoi libri, ho lavorato più di 700 volumi. Concludo. Con queste righe ho provato a tracciare una piccola “storia” della mia esperienza di servizio civile. Nel farlo, è stato bello tornare con la mente al lavoro di quest'anno: ai volumi antichi e moderni catalogati, alle facce che mi hanno parlato della Biblioteca, ai testi preparati per la mostra… Vorrei aggiungere solo un'ultima riflessione, a questa rilettura. I momenti che ho preferito - fra tutti - sono stati quelli in cui mi sono potuto avvicinare alle cose più preziose conservate qui in Bertoliana: ovvero le testimonianze dirette di autori e uomini, vicentini e italiani, del passato. Se una biblioteca di conservazione ha una macchina così complessa, elaborata, rigorosa, così come ci è stata raccontata in questo anno di formazione e di lavoro, è proprio perché in cima a tutto questo apparato risiede l'amore per cultura, in forma di libro, di lettera, di archivio. Curare e rendere conoscibile e fruibile la nostra cultura è l'obiettivo di una biblioteca come la Bertoliana. Che emozione concedersi un po' di tempo in Sala Manoscritti! Ricordo quando mi sono intrufolato nel Carteggio di Piovene -, ma anche quando tenevo in mano le lettere (mai esposte prima di “Signa”) di Meneghello alla moglie, o quando in Ufficio è arrivata una litografia del 1905 pubblicizzante le “caramelle igieniche” in vendita a Vicenza; e ancora: un antico biglietto del lotto veneziano (“il lotto delle donzelle”) trovato all'interno di in un volume della stanza Q che stavo catalogando… Penso che siano cose, queste, che trascendono dal progetto, dagli obiettivi, dai numeri da raggiungere, dalle competenze da acquisire, e che per me hanno significato molto, se non tutto. Ho conosciuto dei vicentini pazzeschi. Sia vivi che morti. Fra i vivi non posso non citare Laura Sbicego, mia referente di progetto, che si è sempre dimostrata disponibile, paziente e competente nel seguirmi e nell'indicarmi le strade più giuste. E inoltre: Laura, collega di Ufficio, di Servizio Civile e di viaggio nel mondo di Rienzo Colla. Stefano Beni, persona di poche parole ma di grande umiltà e competenza, sinceramente a disposizione dell'universo Bertoliana”. E infine il Presidente Pupillo, che definirei semplicemente una grande e bella persona; e Varner Zanon, che mi ha illuminato con delle memorabili lezioni di storia della musica, nei momenti della pausa. Fra i defunti volevo citare le persone che ho conosciuto quest'anno: Fedele Lampertico, Giancarlo Beltrame, Rienzo Colla. Penso che, lavorando i loro libri, una parte di loro ho conosciuto. Qualcosa da domandare loro ce l'avrei. Probabilmente anche qualcosa di cui scusarmi: sicuramente qualche errore l'ho commesso, sistemando le loro biblioteche. Concludo con quegli autori vicentini che sono entrati nella “mia” personale biblioteca quest'anno, grazie alla Bertoliana: Virgilio Scapin, Gigi Ghirotti, Giulio Cisco, Nerina Noro. Sperando di conoscere e studiare ancora molto, sono certo che il mio legame con questa Biblioteca continuerà ancora per molto tempo.