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Educare.it – PEDAGOGIA E PSICOLOGIA
La depressione nell’età
evolutiva
Vincenzo Amendolagine
Medico, psicoterapeuta, psicopedagogista. Insegna, come docente incaricato, Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Psicologia delle Diverse Abilità, Didattica e Pedagogia Speciale presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
Spesso alla base di comportamenti particolarmente aggressivi o problematici che il bambino manifesta può esserci una sindrome depressiva. Capirlo
è il primo passo per genitori e insegnanti per aiutare il piccolo ad emanciparsi da questa condizione morbosa. L’articolo affronta la depressione
nell’età evolutiva. Dapprima si illustra la sintomatologia, che è diversificata
a seconda dell’età del piccolo paziente. Successivamente si analizzano le
cause e i fattori predisponenti, ambientali e individuali, di tale patologia.
Quindi si prendono in considerazione le comorbilità e si esamina la terapia
(psicologica e farmacologica) di questo quadro clinico. In ultimo, si delineano alcune linee guida relative alla sua prevenzione.
La depressione dei bambini e degli adolescenti
Solo da pochi anni la depressione dei
bambini e degli adolescenti è stata riconosciuta come una malattia vera e propria, estrinsecandosi in due quadri clinici ben precisi, ovvero il disturbo depressivo maggiore,
caratterizzato da una sintomatologia più severa, e il disturbo distimico, con una fenomenologia meno marcata.
La depressione infantile ha i suoi riverberi sullo sviluppo, ipotecando negativamente
la socialità, la cognitività e l’emotività del
bambino. Frequentemente, un quadro depressivo apparso nell’età evolutiva ha la sua
lunga ombra nell’età adulta, generando delle
sindromi
psichiatriche
specifiche
dell’adulto, quali, ad esempio, la sindrome
depressiva strutturata, con frequenti tentativi di suicidio, o la sindrome affettiva bipolare.
Al di là dei singoli sintomi che connotano
l’espressività depressiva nelle varie fasce
d’età, quello che accomuna i minori affetti
da questo tipo di patologia è il vissuto depressivo. Esso si connota in uno stato
d’animo contrassegnato “dalla tristezza, il
senso di inadeguatezza, di mortificazione e
di vergogna, la paura di non essere amati, la
sensazione di esclusione dal gruppo, il senso
di colpa, l’incapacità ad esprimere e a modulare l’aggressività” *1+.
I piccoli sono poco attratti dalle attività
ludiche che, invece, intrigano la maggior
parte dei bambini della stessa età. La sindrome depressiva dell’età evolutiva si riper-
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cuote sugli apprendimenti scolastici, che
appaiono scadenti.
La cosa che, sovente, colpisce nel minore
depresso è la persistenza del pensiero della
morte, vissuto come un’evenienza che può
capitare a sé o ai propri cari.
Riguardo alla sintomatologia della sindrome depressiva, si possono distinguere
dei segni peculiari, che variano a seconda
del diverso stadio di sviluppo.
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La sintomatologia depressiva dei bambini con età inferiore ai tre anni
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Prima dei tre anni si notano:
“pianto eccessivo;
irritabilità;
disturbi del sonno;
alterazioni delle abitudini alimentari;
alterazioni della motricità (rallentamento o irrequietezza);
ritardo o regressione psicomotoria;
disturbi psicosomatici (vomito, diarrea,
asma, dermatite, alopecia ecc.);
difficoltà a raggiungere il peso previsto
per l’età;
scarso contatto visivo;
ridotta mimica facciale;
assenza del sorriso sociale;
scarsa curiosità, scarsa esplorazione;
scarso interesse per il gioco;
auto/eteroaggressività” *2+.
La sintomatologia depressiva nell’età
della scuola dell’infanzia
Nella fascia di età della scuola
dell’infanzia, fra i 3 e 5 anni, si possono riscontrare diverse manifestazioni, quali:
• un’eccessiva irritabilità, che può evidenziarsi con condotte di provocazione, opposizione e disobbedienza nei confronti
dell’adulto;
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una frequente noia che il minore rivela
nell’ambito delle attività quotidiane o
del gioco;
possono essere presenti sintomi somatici
non spiegabili a livello organico (vomito, addominalgie, cefalee ecc);
un’aggressività marcata nei confronti
degli altri bambini o verso se stesso, che
si estrinseca in condotte estremamente
spericolate;
un attaccamento marcato nei confronti
delle figure genitoriali;
una scarsa tolleranza alla frustrazione,
che conduce ad arretrare di fronte agli
ostacoli che si presentano sul percorso
evolutivo;
il bambino non socializza facilmente con
gli altri coetanei e tende a privilegiare la
compagnia degli adulti;
può comparire enuresi o encopresi;
il piccolo, sovente, attraversa delle fasi
in cui comunica molto poco con gli adulti o con i bambini della stessa età.
La sintomatologia depressiva nell’età
della scuola primaria
Nell’ambito della scuola primaria, ovvero
nel periodo fra i 6 e gli 11 anni, il ragazzo
evidenzia:
• l’eccessiva considerazione del giudizio
degli altri, con un continuo monitoraggio degli eventuali segni di rifiuto sociale;
• la scarsa partecipazione ai giochi di
gruppo e alle attività motorie e sportive;
• la tendenza all’isolamento, che si manifesta, spesso, nei contesti scolastici durante la ricreazione;
• i disturbi del comportamento di tipo
oppositivo - provocatorio;
• il ritardo negli apprendimenti scolastici;
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•
sintomi somatici (dolori diffusi in tutto
il corpo, facile stancabilità, cefalea ecc.).
La sintomatologia depressiva nella
preadolescenza e adolescenza
Nella preadolescenza e adolescenza la
sindrome depressiva assume le sembianze
fenomenologiche di quella dell’adulto. Essa
è contraddistinta dal seguente quadro clinico:
• persistente tristezza;
• difficoltà a provare piacere;
• scarsa capacità di iniziativa;
• improvvisa comparsa di difficoltà
nell’ambito degli apprendimenti scolastici;
• insufficiente autostima;
• mancanza di soddisfazione per la propria immagine corporea;
• tendenza all’isolamento;
• estrema variabilità nelle frequentazioni
sociali;
• psicoastenia;
• sintomi corporei vari (cefalea, dolori diffusi ecc.);
• idee di onnipotenza, che si estrinsecano
in condotte antisociali e aggressive;
• abuso di alcool e droghe;
• frequenti pensieri suicidari.
L’origine della depressione nell’età
evolutiva
Da numerose ricerche svolte appare chiaro che i figli dei genitori depressi hanno più
probabilità di ammalarsi di tale patologia.
Dal punto di vista genetico, in alcune
forme depressive maggiori dell’età evolutiva si è constatata un’alterazione a carico del
cromosoma 17. In pratica ci sarebbe un deficit nel gene che codifica la sintesi della proteina che trasporta la serotonina.
In ambito neurochimico è stata sostenuta
l’ipotesi, suffragata da alcune evidenze
scientifiche, che la depressione è in relazione
ad un depauperamento funzionale dei neurotrasmettitori, in primo luogo della serotonina. Non è chiaro se tale deficit di azione
sia dovuto “alla carenza di uno o più neurotrasmettitori, ad un’alterazione strutturale
del recettore su cui tali trasmettitori agiscono, ad un aumento del numero dei recettori<” *3+.
Un’altra ipotesi, accreditata da prove
scientifiche, fa originare la depressione da
una disfunzione dell’asse ipotalamo - ipofisi
- surrene, che produce un aumento del cortisolo plasmatico (il cortisolo è definito
l’ormone dello stress).
Un’ulteriore teoria considera la depressione
come
una
conseguenza
dell’alterazione della qualità del sonno. In
pratica, nei soggetti affetti da sindrome depressiva, il sonno è caratterizzato da frequenti risvegli, dall’incremento della fase
REM e da un decremento della fase non
REM.
Dal punto di vista neuroanatomico, si è
messo in evidenza, nella depressione
dell’età evolutiva, una riduzione delle dimensioni dell’amigdala (struttura del sistema nervoso centrale che controlla il tono
dell’umore).
Depressione, fattori ambientali e individuali
Esistono delle variabili, denominate fattori di rischio, che possono predisporre o determinare nel bambino l’insorgenza di un
quadro depressivo. Questi fattori possono
essere suddivisi in ambientali, ovvero imputabili al contesto esterno del minore, e indi-
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viduali, cioè relativi al suo ambiente interiore.
Le variabili ambientali possono essere ascritte al contesto familiare e scolastico.
Riguardo alla famiglia, il nucleo del minore affetto da depressione si rivela poco
coeso, caratterizzato da un clima familiare
improntato alla scarsa considerazione di
uno con l’altro, che disincentiva l’autostima.
Nello specifico, numerose ricerche hanno
posto l’accento su alcune contestualità presenti nel nucleo familiare, quali:
• la presenza di un genitore affetto da patologia psichiatrica;
• episodi depressivi della madre conseguenti al parto;
• disgregazioni problematiche del nucleo
familiare (separazioni o divorzi traumatici);
• morti premature o malattie invalidanti
di uno dei genitori;
• gravi conflitti fra marito e moglie;
• violenza fisica o abusi sui minori.
Nell’ambito scolastico gli elementi che possono predisporre o scatenare una sindrome
depressiva sono rappresentati da:
• insuccesso scolastico;
• rapporti conflittuali con i coetanei;
• l’essere vittima di episodi di bullismo.
Fra i fattori ascrivibili alle caratteristiche
endemiche all’individuo si possono citare:
• un temperamento difficile, che, dal punto di vista emotivo, predispone ad una
forma di fragilità di fronte agli accadimenti fisiologici del ciclo di vita;
• uno stile cognitivo depressivo, contraddistinto dall’utilizzo di chiavi di lettura
negative per interpretare la realtà.
Alla luce di queste considerazioni, la sindrome depressiva dell’età evolutiva può essere ritenuta una patologia ascrivibile a più
fattori. In altre parole esiste una predisposi-
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zione individuale ad ammalarsi di depressione che, laddove trova un ambiente fertile,
si estrinseca in un quadro clinico conclamato.
La comorbilità della depressione
Spesso la sindrome depressiva dell’età
evolutiva è accompagnata da altre patologie,
quali:
• sindromi ansiose;
• sindromi comportamentali;
• tossicodipendenza;
• disturbo da movimenti stereotipati (disturbo a tipo tic, sindrome di Tourette);
• disturbi del linguaggio;
• disturbi dell’apprendimento;
• ritardo mentale;
• disturbi alimentari.
La terapia della sindrome depressiva
nell’età evolutiva
La terapia della sindrome depressiva
dell’età evolutiva si avvale di due metodiche:
• la cura psicologica;
• la cura farmacologica.
La terapia psicologica si diversifica in più
strategie:
• il counseling che ha l’obiettivo di implementare la funzionalità del minore o
della sua famiglia;
• i trattamenti psicoeducativi del nucleo
familiare, che sono finalizzati ad ottimizzare il funzionamento familiare, risolvendo o attenuando le criticità presenti;
• i trattamenti psicoterapeutici individuali, effettuati sul ragazzo. Fra di essi sembra che ha maggiore probabilità di successo quello ad orientamento cognitivo
comportamentale.
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La terapia farmacologica del piccolo depresso deve essere presa in considerazione
in seconda istanza, ovvero laddove la terapia psicologica non ha prodotto miglioramenti. È indicata come trattamento di prima
scelta nel momento in cui le condizioni cliniche lo richiedono (gravità, rischio di suicidio, ricorrenza della sintomatologia).
Nell’ambito dei farmaci antidepressivi,
sono da preferire gli inibitori della ricaptazione della serotonina. Fra di essi, la fluoxetina può essere usata con bambini di età superiore agli otto anni, laddove il minore non
ha tratto giovamento da un ciclo di 4 - 6 sedute di psicoterapia. Solitamente tale farmaco ha bisogno di 3 - 4 settimane per evidenziare il suo effetto.
La prevenzione della depressione infantile
Riguardo alla prevenzione della depressione dell’età evolutiva, la famiglia può fare
molto in questa direzione, educando, per esempio, i propri figli ad avere un rapporto
con se stessi e con la realtà più positivo.
Si riassumono alcune linee guida utili per
perseguire la finalità preventiva [4].
Se il bambino si mostra particolarmente
aggressivo in casa o a scuola, è probabile che
tale fenomenologia comportamentale nasconda una depressione sottostante. In questa evenienza, il compito del genitore è quello di aiutare il proprio figlio ad aprirsi, prestando particolare attenzione a tutto quello
che dice. È abbastanza frequente che i bambini possano esplicitare le loro problematiche. È bene, allora, non banalizzare il motivo
di eventuali preoccupazione, ascoltarli e, attraverso delle domande semplici e appropriate, far emergere il non detto.
Spesso i cambiamenti improvvisi e inaspettati possono creare le condizioni favorenti perché la depressione infantile possa
manifestarsi. Allorquando ci si accinge ad
effettuare delle variazioni che possono interessare la vita del minore, è opportuno che i
genitori mantengano alcune routine fisse,
come, per esempio, gli orari giornalieri dedicati ad alcune abitudini quotidiane (colazione, pranzo, lo svolgimento dei compiti a
casa). Nel caso in cui il bambino viva il mutamento in maniera particolarmente destabilizzante, è necessario che il padre e la madre
facciano sentire la loro presenza, anche attraverso delle manifestazioni fisiche di affetto (coccole, abbracci ecc.).
Bisogna sempre sostenere i bambini, lodando, per esempio, i progressi frutto del
loro impegno. Nel momento in cui il bambino racconta la sua giornata, è conveniente
soffermarsi ad evidenziare gli aspetti positivi. È un modo per abituarlo a leggere la realtà con una chiave di lettura positiva.
Di fronte agli insuccessi o alle cose che
non vanno, raccontate dal proprio figlio, è
opportuno che i genitori ascoltino semplicemente, mostrando empatia attraverso
l’utilizzo di frasi del tipo “so come ci si sente
quando le cose non vanno bene”. Non è utile fare domande per approfondire. Si può
far usare il disegno libero nella valenza catartica, ovvero come mezzo per liberarsi dalle emozioni negative o dalle delusioni provate.
L’ambiente familiare del bambino deve
essere il più sereno possibile. A differenza
dell’adulto, il minore non può andare via di
casa. Se ci sono contrasti fra i coniugi, essi
devono essere affrontati senza la presenza
del bambino, evitando di creare un clima di
sofferenza e di risentimento continuo.
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È auspicabile che il bambino sappia di
poter contare sui genitori e, quindi, sul loro
aiuto nel caso di bullismo o di altro abuso
subito fuori casa. Non si deve vergognare di
mostrare di fronte a loro quelle che egli ritiene siano le sue debolezze, come il soccombere di fronte ai bulli.
È bene chiedere al bambino, ogni tanto, se
si sente triste e quali pensa siano i probabili
motivi che provocano tale stato. In questa
maniera si invia il messaggio che la tristezza
è uno stato emozionale naturale, che può essere affrontato e superato, risolvendo i motivi che lo determinano.
È importante che il bambino dorma un
numero sufficiente di ore. La mancanza di
sonno può rendere manifesta una sindrome
depressiva latente.
Note bibliografiche e sitografiche
1.
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4.
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SINPIA, I disturbi depressivi in età evolutiva. Linee guida diagnostiche - terapeutiche - gestionali, 2007, pag. 14.
http://www.sinpia.eu/atom/allegato/362.pdf.
SINPIA, op. cit., pag. 23.
SINPIA, op. cit., pag. 32.
http: //it.wikihow.com/Prevenire-la-Depressione-Infantile
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