Organizzazioni come Organismi

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Organizzazioni come Organismi
Organizzazioni come Organismi
Considerare le Organizzazioni come “Organismi” ci conduce sulla strada
che concepisce le Organizzazioni come dei veri e propri sistemi viventi,
collocati in un più vasto ambiente dal quale dipendono.
Questa metafora aiuta a mettere a fuoco diversi requisiti:
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Che le organizzazioni sono “sistemi aperti” che si adeguano
all’ambiente che le circonda per poter sopravvivere
A evidenziare i fattori che sono rilevanti per la loro sopravvivenza e il
loro benessere
A concepire le organizzazioni come “cicli vitali”
Da questa prospettiva metaforica di come osservare le organizzazioni, si
afferma che la capacità di adeguarsi all’ambiente dipende dalla capacità
del top management di capire l’ambiente entro il quale si colloca
l’organizzazione che dirige, per poi scegliere corsi di azione significativi per
quell’ambiente.
Alcuni autori che concordano con questo approccio, sostengono che
un’organizzazione vincente dipende dalla sua capacità di raggiungere in
un qualche modo un coerente equilibrio tra:
Strategia
Aspirazioni Indiv.
Bisogni
Struttura
Tecnologie
Ambiente
Il perfezionamento di questo approccio dimostra che può essere necessario
adottare stili organizzativi diversi in diverse sottounità organizzative, in
considerazione dei diversi ambienti in cui ogni sottounità si articola.
Questa metafora prende in considerazione i collaboratori come persone
portatrici di bisogni complessi, bisogni che devono trovare soddisfazione se
si vuole che gli individui abbiano una vita sana e piena, e siano in grado di
operare efficacemente sul posto di lavoro. Tale importante aspetto inizia a
essere preso in considerazione negli anni ’30 con gli studi condotti a
Hawthorne presso gli stabilimenti della Western Electric.
Queste ricerche condotte tra il 1927 e il 1932 per opera di Elton Mayo, e un
gruppo di “tecnici dell’efficienza” era volto a migliorare la produttività nei
reparti adibiti al montaggio di relé migliorando l’illuminazione del luogo di
lavoro. In questi esperimenti si era variato il grado di illuminazione di certi
reparti e si era confrontato l’andamento produttivo con un reparto di
controllo. I risultati emersi avevano sorpreso in quanto:
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la produttività migliorava in tutti i reparti (compreso quello di controllo
dove l’illuminazione era più bassa)
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diminuendo ulteriormente l’illuminazione la produttività continuava a
salire
Stupiti dei risultati che emergevano nel corso delle settimane, i ricercatori si
fermarono per fare colloqui e interviste ai diretti interessati. I ricercatori
scoprirono che gli operatori, per il solo fatto di essere stati selezionati per lo
studio in corso, e per essere stati ascoltati nelle problematiche lavorative
quotidiane, avevano espresso nelle loro azioni quotidiane una maggiore
motivazione personale e conseguentemente una maggiore volontà a
lavorare in termini di gruppo per soddisfare le esigenze produttive in corso.
Questi studi sono oggi famosi perché hanno messo in evidenza che nei
luoghi di lavoro sussiste parallelamente alla struttura formale, anche una
“organizzazione informale” basata su relazioni anche di amicizie e su
interazioni non pianificate che accanto all’organizzazione formale degli
organigrammi e dei processi (vedi Organizzazioni come Macchine) ne
condizionano e ne influenzano il funzionamento complessivo.
Per chi indossa gli occhiali di questa metafora, la gestione delle risorse
umane diventa quindi una delle variabili cruciali, dove vi si riconosce la
necessità di integrare gli aspetti umani e tecnici del lavoro. Questa duplice
attenzione rispecchia la concezione delle organizzazioni come sistemi
Socio-Tecnici, dove il modo di essere di uno dei due elementi (sociale o
tecnico) ha sempre delle conseguenze rilevanti sull’altro versante.
Massimiliano Massaro
Liberamente tratto da “Images” G. Morgan, F. Angeli – 2000 -