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DARWIN DAY 2016 COSÌ FAN TUTTI STRATEGIE SESSUALI E RIPRODUZIONE NEL MONDO VIVENTE MUSEO DI STORIA NATURALE DI MILANO CORSO VENEZIA 55 - M1 PALESTRO Aula Magna 18-21 FEBBRAIO 2016 In collaborazione con: Società Italiana di Scienze Naturali (SISN) Con la partecipazione di: Associazione Didattica Museale (ADM) Associazione Scienziati Naturalisti (ASN) Centro Filippo Buonarroti (CFB) Congress Service 2000 Italia Unita per la Scienza (IUS) Pikaia il portale dell’evoluzione Scienza in rete Scienza Under 18 Società Italiana di Biologia Evoluzionistica Sindaco di Milano Giuliano Pisapia Assessore alla Cultura Filippo Del Corno Direttore Centrale Cultura Giulia Amato Direttore Servizio Polo Mostre e Musei Scientifici Domenico Piraina Comitato Organizzatore Comitato Scientifico Anna Alessandrello MSNM Anna Alessandrello MSNM Maurizio Casiraghi Università di Milano Bicocca, SIBE Mami Azuma MSNM Nadia Grillo Giornalista scientifica Giorgio Bardelli MSNM Livia Molinari CFB Maurizio Casiraghi Università di Milano Bicocca, SIBE Enrica Torretta CFB Giorgio Chiozzi MSNM Marco Ferraguti Università di Milano, SIBE MUSEO DI STORIA NATURALE DI MILANO Corso Venezia 55, 20121 Milano M1 Palestro - Passante ferroviario P.ta Venezia Infopoint: 02 88463337 www.comune.milano.it/museostorianaturale www.scienzenaturali.org www.centrofilippobuonarroti.com www.assodidatticamuseale.it www.pikaia.eu www.scienzainrete.it Marco Ferrari Giornalista scientifico Michela Podestà MSNM Marcello Sala Scienza Under 18 Stefano Scali MSNM INGRESSO GRATUITO SINO AD ESAURIMENTO POSTI L’EVENTO POTRÀ ESSERE SEGUITO IN DIRETTA DAL SITO www.scienzainrete.it SARÀ RILASCIATO ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE PROTEO FARE SAPERE Soggetto Qualificato per la Formazione DM 08/06/2005 www.proteofaresapere.it - [email protected] L’iniziativa essendo organizzata da soggetto qualificato per l’aggiornamento (DM 08.06.2005) è automaticamente autorizzata ai sensi degli artt. 64 e 67 CCNL 2006/2009 del Comparto Scuola), con esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi e come formazione e aggiornamento dei Dirigenti Scolastici ai sensi dell’art. 21 CCNL 11/4/2006 Area V e dispone dell’autorizzazione alla partecipazione in orario di servizio. Ernst Mayr una volta scrisse “we must admit: sex is wonderful”. Naturalmente Mayr si occupava del sesso con gli occhi di un biologo, cioè di quei meccanismi che rimescolano i geni aumentando in modo straordinario la variabilità, primo motore dell’evoluzione. Ma un altro aspetto della riproduzione ha grande rilevanza negli studi evolutivi: la selezione sessuale, quel fenomeno per il quale spesso sono favoriti dei caratteri che certo non aiutano la sopravvivenza. Perché un pavone maschio, con il suo colore blu acceso e l’ingombrante coda a forma di ruota, si mostra così palesemente visibile ai predatori e così vulnerabile? Scrive Darwin: “Gli effetti della selezione sessuale, quando si mostrano in bellezza per affascinare le femmine, possono essere definiti utili solo in un modo piuttosto forzato”. La risposta a questo apparente contrasto non può che essere una: le femmine preferiscono scegliere il maschio più forte e sano, con il piumaggio più brillante e lo strascico di penne più lungo e maestoso. Insomma, il maschio più bello. E nelle piante? Anche se per le piante è probabilmente un po’ diverso, la bellezza, gli splendidi colori e le forme sofisticate dei fiori, non diversamente dalle analoghe caratteristiche degli animali, hanno a che fare col sesso. Il sesso è un’attività divertente e noi umani siamo in sintonia con le numerosissime specie animali che hanno intrapreso questa strada per riprodursi. Anche parlare di sesso è divertente, malizie a parte. Ciò che ci auguriamo è che per tutti i partecipanti al Darwin Day 2016 vi sarà motivo di piacere nell’ascoltare i molti relatori che ci intratterranno parlando del sesso e delle sorprendenti strategie riproduttive negli animali, uomo compreso, e nelle piante. PROGRAMMA GIOVEDÌ 18 FEBBRAIO 14:30 Indirizzi di saluto Filippo Del Corno Assessore alla Cultura del Comune di Milano Domenico Piraina Direttore Servizio Polo Mostre e Musei Scientifici 15:00 Sesso, evoluzione ed adattamento Andrea Pilastro, Università di Padova 15:30 Sex and frogs and mating balls: le strategie riproduttive degli anfibi e dei rettili Stefano Scali, MSNM 16:00 Ma tu… di che sesso sei? Insolite storie di insetti e manipolatori sessuali Mauro Mandrioli, Università di Modena e Reggio Emilia 16:30 Si può vivere senza sesso? Alcuni animali lo fanno da milioni di anni Diego Fontaneto, CNR-ISE Verbania Pallanza 17:00 Questione di feeling: segnali chimici nel comportamento sessuale dei sauri Roberto Sacchi, Università di Pavia 17:30 Dibattito con il pubblico Modera: Maurizio Casiraghi, Università Milano Bicocca, SIBE 21:00 Evoluti anonimi Spettacolo teatrale a cura di Scienza allo Specchio Testo di Daniela Suman Prenotazione obbligatoria tel 02 88463337 (lun/dom 9:00-13:00, 13:30-17:00) VENERDÌ 19 FEBBRAIO 9:00 The X factor: stiamo perdendo il cromosoma Y, che ne sarà dei maschi? Lisa Signorile, National Geographic Italia 9:30 Sesso: sì o no? La riproduzione nelle piante Marco Caccianiga, Università di Milano 10:00 Strategie riproduttive in acqua: i mammiferi marini Bruno Cozzi, Università di Padova, SISN 10:30 Dibattito con il pubblico Modera: Marco Ferrari, giornalista scientifico 11:00-13:00 Laboratori didattici per studenti - Anche gli spermatozoi si... adattano a cura di Umberto Fascio, CFB - Microrganismi: piccoli, ma ingegnosi a cura di Stefano Bertacchi, IUS - La coda del pavone e altre storie evolutive a cura di Giorgio Bardelli, MSNM e Marcello Sala, Scienza Under 18 - La guerra dei sessi a cura di ASN 14:30 Non solo selezione naturale: Darwin, il sesso e la società vittoriana Elena Canadelli, Università di Padova 15:00 Benefit-sharers and Imposters: how flowers exploit the world for sex Louis Ronse De Craene, Royal Botanic Garden Edinburgh 15:30 Sesso e potere nel bonobo: una storia al femminile Elisa Demuru, Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa 16:00 Cinquanta sfumature di ominidi fossili. Tutto quello che non vi hanno detto sul sesso di Lucy e dei Neanderthal Giorgio Manzi, Sapienza Università di Roma 16:30 Dibattito con il pubblico Modera Marco Ferraguti, Università di Milano, SIBE SABATO 20 FEBBRAIO E DOMENICA 21 FEBBRAIO Giornate ludico-didattiche con e per le famiglie a cura di ADM Prenotazione obbligatoria tel 02 88463337 dal lunedì alla domenica dalle 9:00-13:00, 13:30-17:00) Sabato 20 febbraio ore 18:00 Il sesso raccontato dall’istrice Adulti e ragazzi dai 15 anni. Un’interessante e divertente visita guidata in Museo per comprendere a pieno, gioie e dolori della vita sessuale dei mammiferi e scoprirne le incredibili strategie riproduttive. Domenica 21 febbraio ore 11:30 La tartaruga di Mr. Darwin Famiglie con bambini 3-6 anni. Chi è Mr. Darwin? Il misterioso “George il solitario” ci accompagnerà a conoscere la storia di questo famoso personaggio e ci porterà alla scoperta degli ambienti in cui vivono tartarughe marine e palustri e le gigantesche testuggini dell’isola d’Aldabra. Domenica 21 febbraio ore 15:00 Caratteri geni-ali Famiglie con bambini 7-11 anni. Perché i pavoni maschi hanno una “coda” così elegante e colorata mentre le femmine sono poco appariscenti? Come mai solo I maschi di cervo hanno imponenti palchi ramificati mentre le femmine non portano, invece, alcun trofeo? Un divertente appuntamento permetterà di scoprire come le differenze tra i sessi negli animali nascondono curiose strategie naturali indispensabili alla sopravvivenza delle specie. Al termine, un gioco metterà alla prova i partecipanti in una sfida all’ultimo incrocio. Andrea Pilastro Dipartimento di Biologia, Università di Padova Sesso, evoluzione ed adattamento La selezione sessuale, che deriva dalle differenze tra gli individui (generalmente i maschi) nel successo riproduttivo, determina l’evoluzione di una stupefacente varietà di adattamenti e strategie legate alla riproduzione. Essa opera accanto alla selezione naturale, che seleziona invece caratteri legati alla sopravvivenza. Darwin riteneva che i due processi agissero in modo concorde (i maschi meglio adattati all’’ambiente sopravvivono e si riproducono con maggior successo), favorendo quindi l’adattamento ai cambiamenti ambientali. La ricerca scientifica degli ultimi anni ha dimostrato invece che non è sempre (spesso?) così e il ruolo della selezione sessuale nel promuovere l’adattamento è al momento molto controverso. Sex, evolution and adaptation Sexual selection, due to differences in the reproductive success of individuals (usually males), determines the evolution of an amazing variety of adaptations and strategies related to reproduction. It operates along with natural selection, which instead selects traits related to survival. Darwin believed that the two processes acted concordantly – males that are better adapted to the environment will survive and reproduce more successfully, generation upon generation, favouring in this way adaptation to environmental change. However, scientific research has recently shown that this is not always (often?) so. Thus, the role of sexual selection in promoting adaptation is currently rather controversial. Stefano Scali Museo di Storia Naturale di Milano Sex and frogs and mating balls: le strategie riproduttive degli anfibi e dei rettili Gli anfibi e i rettili sono stati i primi vertebrati ad affrancarsi, in parte o del tutto, dalla vita acquatica e questo nuovo modo di vita li ha portati ad esplorare vie riproduttive alternative per potersi adattare agli ambienti che dovevano essere colonizzati di volta in volta. Si sono così evoluti nuovi sistemi per la deposizione delle uova, meccanismi riproduttivi particolari per adattarsi a condizioni ambientali estreme, come l’ovoviviparità o la partenogenesi, comportamenti di difesa della prole e, soprattutto, nuove strategie sessuali per garantirsi un buon successo riproduttivo. Queste ultime hanno portato all’evoluzione di complessi rituali di corteggiamento, colori, ornamentazioni e canti utili ad attirare i partner, segnali chimici di comunicazione, strategie territoriali, combattimenti, competizioni tra maschi o, addirittura, tra spermatozoi e bizzarre posizioni di accoppiamento. Parleremo di tutti questi argomenti, mostrando esempi eclatanti, come le strane modalità di accoppiamento di alcune rane, le danze di corteggiamento dei tritoni, i cruenti accoppiamenti di alcune lucertole o gli organi genitali bifidi dei serpenti, per arrivare ai cumuli di serpenti giarrettiera (le cosiddette mating balls), dove centinaia di individui si riuniscono per accoppiarsi in primavera. Sex and frogs and mating balls: the reproductive strategies of amphibians and reptiles Amphibians and reptiles were the first vertebrates to free themselves – either in part or completely – from aquatic life. This new lifestyle brought them to explore alternative ways of reproduction in order to adapt to the environments that they were gradually colonizing. Indeed, they evolved new ways for egg-laying – developing specific reproductive mechanisms, such as ovoviviparity and parthenogenesis, suitable for extreme environmental conditions – as well as behaviours aimed at protecting their offspring, and, above all, new sexual strategies to guarantee good reproductive success. These have led to the evolution of complex courtship rituals; colouration, ornamentation and calls to attract partners; chemical signals for communication; territoriality, fighting and competition between males and even sperm; and bizarre mating positions. We will discuss all these items, illustrating them with striking examples that go from the strange approaches to mating of some frogs, the courtship dances of newts, the bloody copulation of some lizards and the bifid genitals of snakes, to the so-called mating balls of the garter snakes, comprising hundreds of individuals teeming to breed on spring. Mauro Mandrioli Dipartimento di scienze della vita, Università di Modena e Reggio Emilia Ma tu… di che sesso sei? Insolite storie di insetti e manipolatori sessuali Wolbachia pipientis è un batterio con insolite capacità: è, infatti, in grado di alterare la corretta determinazione del sesso negli organismi che infetta. Questo peculiare comportamento deriva dal fatto che Wolbachia si trasmette da un individuo all’altro per via verticale da madre in figlia. Per questo batterio quindi i maschi non sono utili come “mezzi di trasporto” verso le generazioni future, ma solamente un cattivo investimento di risorse. Perché non fare in modo, allora, di avere solamente femmine nelle popolazioni infettate? Wolbachia ha quindi imparato nel corso dell’evoluzione a manipolare il sesso dei suoi ospiti interagendo direttamente con i loro geni con un’incredibile precisione come ben raccontano numerose insolite storie di insetti manipolati”. So… what sex are you? Unusual stories of insects and the manipulators of their sex Wolbachia pipientis is a bacterium with an unusual ability: it can alter the correct sexual determination of the organism it infects. This peculiar faculty stems from the fact that Wolbachia is transmitted between individuals only vertically from mother to daughter. Infecting males, therefore, is a poor investment of resources, as they are not useful as a ‘means of transmission’ of future generations of the bacterium. Why, then, not have only females in the infectable population? Indeed, during the course of Wolbachia’s evolution, it has learnt to manipulate the sex of its hosts, interacting directly with their genes with incredible precision, as can be appreciated from numerous unusual stories on the infected insects. Diego Fontaneto CNR-ISE Verbania Pallanza Si può vivere senza sesso? Alcuni animali lo fanno da milioni di anni La possibilità di sopravvivere, evolvere e diversificare su lunghi tempi evolutivi negli eucarioti viene attribuita alla presenza dei processi di ricombinazione sessuale che creano diversità e permettono la diffusione dei caratteri utili nelle popolazioni. Tuttavia, ci sono organismi noti per essere asessuati e per aver apparentemente diversificato in più specie. Questi organismi vengono quindi considerati come un paradosso evolutivo. Durante la comunicazione esploreremo tre ipotesi alternative per tentare di risolvere l’apparente paradosso, concentrandosi su rotiferi bdelloidei, il gruppo più studiato di organismi in cui tutte le specie sono considerate asessuate. Ipotesi 1: questi organismi possono avere una qualche forma nascosta di sesso. Ipotesi 2: le specie non rappresentano entità biologiche ma nomi semplicemente convenienti per noi. Ipotesi 3: se le ipotesi 1 e 2 non sono supportate, allora il sesso non può essere considerato un requisito necessario per la speciazione. Forniremo ampie prove contro le prime due ipotesi; poi, esploreremo il ruolo del sesso nella speciazione confrontando rotiferi bdelloidei e monogononti, e concluderemo con alcune spiegazioni alternative (ad esempio, il ruolo della recente scoperta del trasferimento genico orizzontale) che potrebbero ancora cambiare la nostra comprensione della speciazione negli animali asessuati. Living without sex? Some animals have survived without it for millions of years The ability to survive, evolve and diversify over long evolutionary timescales is attributed in eukaryotes to sexual recombination, a mechanism that creates sexual diversity and disseminates useful traits within populations. However, we know of asexually reproducing organisms that still have apparently diversified into a number of different species. These organisms are considered an evolutionary paradox. At the meeting, we will focus on bdelloid rotifers – the best-studied group in which all species are considered to reproduce asexually – to explore three hypotheses explaining this apparent contradiction: hypothesis 1, these organisms have some hidden form of sexual reproduction; hypothesis 2, rather than representing real biological entities, the classification of bdelloids into different species is only a convenient way to organize them; and hypothesis 3, if hypotheses 1 and 2 are wrong, then sex cannot be considered a requirement for speciation. We will provide ample evidence against the first two hypotheses and discuss the role of sex in speciation, comparing bdelloid with monogonont rotifers. We will conclude with some alternative explanations – such as the recently discovered horizontal gene transfer mechanism – that may change our understanding of speciation in asexual animals. Roberto Sacchi Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, Università di Pavia È una questione di feeling. Segnali chimici nel comportamento sessuale dei sauri I segnali chimici svolgono un ruolo importante nella comunicazione intraspecifica nei sauri e contribuiscono in modo determinante al mantenimento della loro organizzazione sociale in quanto mediano la trasmissione di informazioni relative all’identità degli individui, ai confini dei loro territori, al rango sociale dei maschi all’interno della popolazione e, soprattutto, alle caratteristiche maschili che possono influenzare la scelta femminile. I segnali chimici sono prodotti sotto forma di secrezioni cerose emesse da specifiche ghiandole, dette “pori femorali”, presenti sulla superficie ventrale delle cosce e sono emessi prevalentemente dai maschi durante la stagione riproduttiva. L’importanza cruciale del ruolo dei segnali chimici nei sauri è suggerita dal fatto che essi possiedono tre sistemi per il rilevamento dei composti chimici ben sviluppati: narici specializzate per la percezione di composti volatili, papille gustative estremamente sviluppate e l’organo vomero nasale, uno specifico organo di senso chimico che associato a una lingua estroflettibile aumenta la versatilità con cui questi animali possono processare i segnali chimici. L’evoluzione della complessità dei segnali chimici è risultato di diverse forze selettive, ma la selezione sessuale e in particolare la scelta del partner da parte delle femmine hanno avuto un ruolo chiave. Tuttavia la situazione è tutt’altro che uniforme tra le diverse specie di sauri e le diverse scelte che le specie hanno adottato nel corso del tempo ha portato a soluzioni differenti e a diversi compromessi con l’altro importante canale di comunicazione usato dai sauri, la vista. A question of feeling: chemical signalling in the sexual behaviour of lizards Chemical signals play an important role in the intraspecific communication of lizards: they contribute significantly to the maintenance of social organization by mediating the transmission of information on the identity of the individual, on territorial borders, on the social status of males within a population and, especially, on the male characteristics that influence the choice of females. The chemical signals are produced as waxy secretions from specific glands, called ‘femoral pores’, found on the ventral surface of the thighs, and are issued predominantly by males during the breeding season. The vital importance of chemical signalling for lizards is suggested by the fact that these animals have three well-developed systems for the detection of chemical compounds, namely: specialized nostrils for the perception of volatile substances; highly developed taste buds; and the vomeronasal organ, a specific organ for the detection of chemicals, which, associated with an extendable tongue, increases the versatility with which the chemical signals are processed. The evolution of the complexity of chemical signalling in lizards is a result of different selective forces, but sexual selection, and especially the choice of partners by females, has had a key role. However, the picture is not uniform among the various species: indeed, the choices that each has adopted over time has led to different solutions and to compromises with that other important communication channel used by lizards – sight. Lisa Signorile National Geographic Italia The X factor: stiamo perdendo il cromosoma Y, che ne sarà dei maschi? L’antenato comune dei vertebrati non aveva cromosomi sessuali ed erano le condizioni ambientali a stabilire il sesso dei nascituri, come avviene nei moderni coccodrilli. Un bel giorno un gene per la formazione dei testicoli dei mammiferi mutò, portando al gene responsabile della mascolinizzazione dell’embrione, e un processo analogo avvenne negli uccelli. Accanto a questo gene ne conversero altri, tutti convolti nella mascolinizzazione, e nel tempo si ottenne il cromosoma Y. Derive genetiche e perdita di geni per insufficiente selezione portarono però a una “degradazione” di questo cromosoma. Nell’uomo sull’Y restano oggi solo settantadue geni attivi, il 3% dei geni presenti al termine del Paleozoico. Questa tendenza è condivisa anche dagli uccelli e da altri vertebrati, e alcuni animali si sono già sbarazzati del tutto di questo scomodo cromosoma: il sistema XX/XY non è più condiviso da tutti gli animali con cromosomi sessuali. In questo seminario, tramite esempi, cercheremo la prova che qualcosa stia davvero succedendo al cromosoma Y; vedremo se è possibile ottenere maschi non XY, se alcuni animali se ne sono sbarazzati e perché’, o se l’Y non scomparirà mai del tutto. The X-factor: are we losing the Y chromosome, and what will become of males? The common ancestor of vertebrates did not possess sex chromosomes: it employed a system of environmental control, like the one used by modern-day crocodiles, to decide the embryo’s sex. One day a mammalian gene involved in the formation of testes mutated, leading to the gene responsible for masculinization in mammals. A similar process occurred in birds. Over time, other genes associated to masculinization converged towards the first, mutated gene, eventually resulting in the formation of the Y chromosome. Across time genetic drift and loss of genes due to insufficient selection led to the ‘degradation’ of this chromosome: There are now only seventy-two active genes on the Y chromosome in humans, representing just 3% of the chromosome genes at the end of the Palaeozoic era. This trend is shared by birds and other vertebrates, and some animals have already rid themselves of this problematic chromosome: indeed, the XX/XY mechanism is no longer shared by all animals with sex chromosomes. In this talk we will use examples to seek evidence that something is really happening to the unfortunate Y chromosome: we will see if non-XY males do exist, why some animals have swept the Y chromosome aside, and whether it will ever disappear completely. Marco Caccianiga Dipartimento di Scienze della vita, Università di Milano Sesso: sì o no? La riproduzione nelle piante La riproduzione sessuale permette di introdurre una potente fonte di variabilità nel patrimonio genetico, e siamo perciò abituati a considerarla come scelta quasi obbligata per gli organismi. Tuttavia esistono casi tutt’altro che rari in cui questo processo (già non semplice di per sé) diventa estremamente complicato. Nel caso delle piante, un problema non da poco è che esse (di solito) non si muovono. Finché le piante vivono in acqua il mezzo liquido protegge i gameti e permette loro di nuotare a destinazione; addirittura l’intero organismo può muoversi e fondersi con un altro con un processo di coniugazione. Le piante terrestri invece sono immobili e immerse in un mezzo inospitale per i gameti; la dispersione deve per forza essere affidata ad un’altra fase del ciclo vitale, quella delle spore, che possono viaggiare affidate al vento. Le piante terrestri hanno quindi subito una selezione divergente nelle diverse fasi de loro ciclo vitale: quella che porta i gameti deve restare sempre più bassa per garantire loro un mezzo liquido; quella che porta le spore diventa sempre più alta. Questa divergenza è il filo conduttore dell’evoluzione delle piante terrestri: i muschi, in cui la generazione che porta i gameti è dominante, rimangono ai margini dell’avventura terrestre delle piante. Solo con le piante superiori verrà finalmente garantita l’indipendenza dall’acqua grazie all’invenzione del polline. Anche con questa brillante soluzione, le piante non possono cercarsi attivamente col movimento: è necessario quindi lasciare aperta una scappatoia all’autofecondazione, un altro “tabù” della riproduzione che le piante infrangono spesso e volentieri. Solo poche piante hanno sessi separati su individui distinti (l’unica garanzia per evitare l’autofecondazione), cosa che però comporta un costo in termini di individui “non produttivi” (i maschi) e molti rischi in ambienti a bassa densità o con dispersione difficile. Molte piante ermafrodite praticano quindi l’autofecondazione, vista come un “bonus” da spendere in condizioni difficili in cui l’incrocio diventa difficoltoso o incerto. A questo punto la tentazione di rinunciare del tutto al sesso è forte. In fondo così si cede alla progenie il 100% del proprio patrimonio genetico e si possono trasmettere integralmente genomi “di successo”. Grazie alla loro organizzazione piuttosto semplice le piante possono fare facilmente riproduzione vegetativa, fino a sviluppare raffinati metodi di riproduzione clonale con conseguenze sorprendenti, come in specie come Lomatia tasmanica in cui tutti gli individui viventi appartengono a un unico clone. Lo sviluppo della poliploidia, che riduce l’effetto delle mutazioni nocive, abbatte anche l’ultimo “tabù”: l’incrocio tra specie diverse. Le piante hanno quindi volto a loro vantaggio alcune apparenti limitazioni: la scarsa mobilità e l’organizzazione piuttosto semplice. In questo modo hanno esplorato tutte le possibilità della riproduzione. superando tutti i “dogmi” della riproduzione sessuale. La nostra visione spesso “zoocentrica” della riproduzione e dei concetti che ne derivano, come quello di specie, viene sfidata dalle scelte diverse di organismi che abbiamo quotidianamente sotto i nostri occhi. Sex: yes or no? Reproduction in plants Sexual reproduction creates a powerful source of variability in the gene pool: we are thus accustomed to regard it as an almost obligatory choice for organisms. However, there are a significant number of cases in which this process – which is already not simple in itself – becomes extremely complicated. Regarding plants, a substantial problem lies in the fact that they usually cannot move around. In the case of aquatic plants, the liquid milieu protects their gametes and does allow them to drift to other destinations; even whole plants may be able to move and conjugate with other individuals. Terrestrial plants, on the other hand, are immobile and live in a medium that is inhospitable to gametes; dispersion must necessarily be entrusted to another phase in their life cycle – the spores – which travel entrusted to the wind. Terrestrial plants have thus been subjected to divergent selection at the different stages in their life cycle: those holding gametes must remain low to ensure a liquid medium for them; those holding spores become increasingly taller. This divergence is the underlying theme in the evolution of land plants: mosses, in which the generation holding the gametes is dominant, remain at the margins of the terrestrial venture of plants. Only in the higher plants is independence from water finally guaranteed, thanks to the development of pollen. However, even with this brilliant solution, plants cannot actively seek each other out via movement. It follows that an opening must be left for self-fertilization, another reproductive ‘taboo’ that plants often break. Indeed, only a few species are characterized by having the sexes separated onto distinct specimens – the only guarantee against self-fertilization. But this has costs in terms of the presence of ‘non-productive’ individuals (i.e., the males) and the risks faced in a habitat with a low population density or when dispersion results difficult. Self-fertilization is therefore commonly carried out by hermaphrodite plants – it allows for a ‘bonus’ to be spent when conditions make cross-pollination difficult or uncertain. At this point, the pressure to completely abandon sexual reproduction is strong. In effect, self-fertilization allows the next generation to acquire 100 per cent of the parent’s gene pool, permitting a ‘successful’ genome to be entirely transmitted.. Thanks to their rather simple organization, plants can easily undertake vegetative reproduction and even develop sophisticated methods of clonal reproduction with surprising consequences, as in species like Lomatia tasmanica, in which all living specimens belong to a single clone. Moreover, the development of polyploidy – which reduces the effects of harmful mutations – breaks down a final ‘taboo’: the crossbreeding of different species. Plants have therefore turned to their advantage some apparent limitations, namely scarce mobility and a rather simple organization. In this way, they have been able to explore all possibilities of reproduction, overcoming the ‘dogmas’ of sexual reproduction. Indeed, our often ‘zoocentric’ perspective of reproduction and the concepts derived from it – such as that of species – are challenged by the different paths followed by these organisms that we have daily under our very noses. Bruno Cozzi Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione, Università di Padova Strategie riproduttive in acqua: i mammiferi marini La riproduzione dei mammiferi marini avviene parzialmente (pinnipedi) o totalmente (cetacei) in acqua. Possiamo intuitivamente immaginare come la ricerca del partner, l’accoppiamento, la gestazione e il parto nei pinnipedi seguano molti dei percorsi biologici conosciuti nei carnivori terrestri, pur con tutte le differenze ambientali e fisiche. Più difficile è immaginare quale sia lo scenario che porti agli incontri tra i due sessi e a tutte le fasi successive della riproduzione nei cetacei, la cui vita è totalmente slegata dalla terra ferma. Si pensi che delfini e balene non hanno il senso dell’olfatto (che tanto ruolo gioca nelle specie terrestri) e posseggono una vista limitata non tanto dalle capacità diottriche dell’occhio quanto dal mezzo acquatico che ne limita l’utilità. Si aggiunga che anche il gusto non esiste come lo concepiamo noi. Che cosa rimane allora? La relazione prenderà sinteticamente in esame i cambiamenti dell’apparato endocrino e genitale dei cetacei, che – accompagnati dagli adattamenti evolutivi del sistema nervoso centrale – consentono a questi mammiferi di attuare strategie riproduttive efficaci nella vastità degli oceani, anche in presenza di segregazione sessuale degli individui (vale a dire nel caso i maschi e le femmine abitino acque diverse per buona parte dell’anno). Infine si discuterà rapidamente del fenomeno della cosiddetta senescenza riproduttiva, che in alcune specie favorisce la longevità estrema delle femmine anche per decine di anni dopo la cessazione della ciclicità ovulatoria. Questo fenomeno, che presenta delle analogie con la menopausa umana e di pochi altri primati, riveste una grande importanza nella creazione di una socialità basata su famiglie di individui. Reproductive strategies in water: the marine mammals Marine mammals reproduce in water either only partially – the case in the pinnipeds – or totally – the case in the cetaceans. We can intuitively imagine how the search for a partner, mating, pregnancy and birth in pinnipeds follows many of the biological paths seen in terrestrial carnivores, despite all the environmental and physical differences. It is more difficult for us to imagine how cetaceans, whose lifestyle is totally removed from the presence of land, manage to meet for procreation and carry out all the subsequent stages of their reproductive cycle. Consider for a moment that dolphins and whales have no olfaction – a sense that plays such an important role for terrestrial species – and possess limited vision, not so much because they have poorly developed eyes, as because they are immersed in a liquid medium that hinders the effectiveness of this organ. In addition, a sense of taste does not exist as we conceive it. What is left, then? At the meeting, we will briefly discuss the adaptations seen in the endocrine system and genitals of cetaceans, which – together with those of the central nervous system – allow these mammals to implement effective reproductive strategies in the vastness of the oceans, even in those species for which the individuals are sexually segregated, that is to say the males and females inhabit different waters for much of the year. Finally, we will give an overview of so-called ‘reproductive senescence’, which favours the extreme longevity of females for decades after the cessation of ovulation in some species. This phenomenon, which has similarities with the menopause in humans and a few other primates, is of great importance in creating a social structure based on families of individuals. Elena Canadelli Dipartimento di Biologia, Università di Padova Non solo selezione naturale: Darwin, il sesso e la società vittoriana Nell’Origine dell’uomo (1871) Darwin si interroga su come spiegare alcuni fenomeni del mondo animale: il canto degli uccelli, i grandi palchi dei cervidi, le variopinte code dei pavoni; caratteri che in molti casi sembrano essere più svantaggiosi che vantaggiosi per l’animale che li porta. Perché, poi, in molte specie le femmine sono morfologicamente diverse dai maschi? Che ruolo gioca la bellezza in natura e qual è il ruolo della femmina nella scelta del partner? La risposta di Darwin sta tutta in un fattore evolutivo autonomo rispetto alla selezione naturale: la selezione sessuale, incentrata sul successo riproduttivo di alcuni individui sugli altri dello stesso sesso. La natura diventa il teatro di sofisticati giochi di attrazione, tra i corteggiamenti e gli ornamenti esibiti dai maschi e il gusto estetico all’opera nelle scelte delle femmine. La cultura vittoriana non rimane indifferente a queste teorie, che coinvolgono anche Homo sapiens. Temi quali la lotta per il possesso delle femmine o l’uso degli ornamenti in natura e nelle società umane fanno così la loro comparsa sulle copertine dei giornali satirici vittoriani o nei quadri degli artisti della fine dell’Ottocento. Not only natural selection: Darwin, sex and Victorian society In The Descent of Man (1871), Darwin contemplates certain phenomena in the animal world, such as the singing of birds, the large antlers in deer and the colourful tail of peacocks, all characteristics that in many cases appear to be more disadvantageous than advantageous for the animal. Moreover, why are the females of many species morphologically different from the males? And what are the roles played by beauty in nature and by females in choosing a mate? Darwin’s answers were centred entirely on an evolutionary factor independent from natural selection, namely sexual selection, which promotes the reproductive success of some individuals over others of the same sex. Nature thus becomes a theatre of sophisticated games of attraction, with courting behaviour and ornamentation in males and aesthetic choices being carried out by females. Victorian culture did not remain indifferent to this theory, which did not even spare Homo sapiens. As a result, issues such as the fight for the possession of females and the role of ornamentation in nature and in human societies started to make appearances on the covers of Victorian satirical publications and in the paintings of the artists of the late-nineteenth century. Louis Ronse De Craene Royal Botanic Garden Edinburgh Benefit-sharers and imposters: how flowers exploit the world for sex Pollination is one of the most fascinating aspects of plant life, allowing sexual reproduction. The evolution of flowers was only possible thanks to animals, which have become the essential vectors of pollen. The reliance on insects necessitated the evolution of attractive cues, such as odours and a colourful perianth, as well as rewards in the form of food bodies, pollen or nectar. The flowers generally hook in in the life-cycle and behavior of potential pollinators, by creating complex patterns of attraction and reward. Some flowers cater for the masses, where one size fits all, and others are highly specialized, tailoring for only one size. By an interplay of attraction and rewards, evolution of pollinators and flowers became strongly linked. In most cases this co-evolution is beneficial, but in extreme cases flowers act as deceivers. Different examples show this intricate relationship and how flowers become the masters in attaining their sexual goals. The balance of attraction and reward makes that flowers have evolved towards greater specialization, involving specific animal pollinators and the development of highly tuned morphologies. A shift to wind pollination only happened later and led to the loss of the attractive gear of flowers. However, as soon as conditions were favourable, a reversal to animal pollination took place, where flowers used any available means to become attractive again. The importance of pollination for humans and the current threats to the balance of flower and pollinator are highlighted. Condivisione di benefici e imbrogli: come i fiori sfruttano il mondo per il sesso L’impollinazione è uno degli aspetti più affascinanti della vita delle piante e consentono la riproduzione sessuale. L’evoluzione dei fiori è stata possibile solo grazie agli animali, che sono diventati vettori essenziali del polline. Appoggiarsi agli insetti ha reso necessaria l’evoluzione di segnali attrattivi, quali odori e perianzi colorati, ma anche gratificazioni, in termini di cibo, polline o nettare. I fiori di solito entrano nel ciclo vitale e nei comportamenti dei potenziali impollinatori creando complessi modelli di attrazione e ricompensa. Alcuni fiori mirano ad una strategia di massa, dove prevale la “taglia unica”, mentre per altri , altamente specializzati, vige un adattamento “su misura”. Con un gioco di attrazione e ricompensa, l’evoluzione degli impollinatori e dei fiori si è strettamente collegata. In molti casi questa coevoluzione è benefica, ma in casi estremi i fiori si comportano come dei simulatori. Vari esempi mostrano questa complessa relazione e come i fiori siano diventati dei maestri nel raggiungere i loro obiettivi sessuali. Il bilanciamento di attrazione e ricompensa fa sì che i fiori si siano sempre più specializzati, attraverso impollinatori specifici e morfologie altamente sofisticate. Lo spostamento verso l’impollinazione anemofila accadde solo in un secondo tempo e ha portato alla perdita dei meccanismi di attrazione dei fiori. Tuttavia, al ripristinarsi di condizioni nuovamente propizie, si delineò un ritorno all’impollinazione da parte degli animali, e i fiori tornarono a usare qualunque mezzo disponibile per risultare nuovamente attraenti. Verranno sottolineate l’importanza dell’impollinazione per l’uomo, e le attuali minacce all’equilibrio fra fiori e impollinatori. Elisa Demuru Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa Sesso e potere nel bonobo: una storia al femminile Scimpanzé e bonobo sono in egual misura le due specie viventi più prossime all’uomo, ma non godono certamente della stessa fama. Infatti, mentre il primo è conosciuto da tutti come il cugino “maschilista, irascibile e guerrafondaio”, ben pochi conoscono il cugino “femminista, tollerante e pacifista”. A differenza dello scimpanzé, infatti, il bonobo vive in una società pacifica dove il potere è concentrato nelle mani delle femmine che, nonostante non siano tra loro legate da vincoli di parentela, stringono alleanze talmente forti e durature da riuscire a dominare il sesso forte. Ma quali sono le strategie che garantiscono alle femmine le posizioni di comando? Un ruolo chiave è giocato dal sesso, come mezzo per allentare la tensione sociale, ridurre la competizione tra maschi e favorire la nascita e il mantenimento di quei legami che rendono il bonobo uno straordinario esempio della creatività della natura. Sex and dominance in the bonobo: The story of a feminine power Chimpanzees and bonobos are humans’ two closest living relatives, but they certainly do not enjoy the same reputation. Indeed, while many know the ‘sexist, irascible and war-prone’ chimpanzee, only few have ever heard about the ‘feminist, pacifist and tolerant’ bonobo. Unlike the chimpanzee, the bonobo lives in a peaceful society in which power is concentrated in the hands of unrelated females, that dominate males by establishing strong and long-lasting bonds and alliances. But what strategies do females follow to reach and preserve their leadership positions? A key role is played by sex as a means to ease social tension, reduce competition between males, and encourage the creation and maintenance of those social ties that make the bonobo an outstanding example of the creativity of nature. Giorgio Manzi Museo di Antropologia “Giuseppe Sergi”, Dipartimento di Biologia Ambientale, Sapienza Università di Roma 50 sfumature di ominidi fossili. Tutto quello che non vi hanno detto sul sesso di Lucy e dei Neanderthal A prima vista potrebbe sembrare che noi umani passiamo gran parte del nostro tempo a cercare un esemplare dell’altro sesso allo scopo di riprodurci. Detto così appare quasi una burla, ma d’altra parte è un po’ quello che succede davvero, anche se tutti sappiamo che il nostro comportamento è ben più complicato di qualunque schema e che non si presta a banali semplificazioni. In ogni caso, che il sesso sia importante nella nostra specie (anche nella nostra specie) se ne sono accorti in molti. Per noi (non solo per noi) il sesso è molto di più di una faccenda meramente riproduttiva, visto che la complessità della nostra psiche ci gioca il tiro di trasformare il mezzo in un fine. Quello che sarebbe un impulso procreativo diventa anche un’occasione d’incontro, una forma di rapporto sociale che rassicura affettivamente e che dona piacere; così, senza pensare alle finalità riproduttive. Se n’era accorto un certo Darwin, quando si decise ad affrontare il caso particolare della nostra specie e a pubblicare (nel 1871) il trattato in due volumi «L’origine dell’uomo e la selezione sessuale». Possiamo pensare che l’obiettivo fosse quello di dare finalmente seguito a quell’unica frase riguardante la nostra specie che aveva inserito nell’«Origine delle specie» (1859): ... luce si farà sull’origine dell’uomo e la sua storia. Ma Darwin va oltre: rielaborando la sua stessa teoria nell’applicarla alla nostra specie, riconsidera l’idea di “selezione” con una sostanziale integrazione, che chiama appunto “selezione sessuale”. Qui l’azione selettiva non è legata alla mera sopravvivenza in rapporto alle pressioni dell’ambiente naturale (come il clima o le risorse alimentari), ma è riferita alle dinamiche interne alle comunità e alla socialità. Di conseguenza, dovendo essere qualcosa che influisce in termini riproduttivi sul successo del più adatto, Darwin non poté che pensare al sesso e principalmente a quella che chiamò la “female choice”: la scelta operata dalle femmine nei confronti dei maschi più prestanti. Ma come va esattamente inteso questo aggettivo (prestanti)? Non sarà che è un po’ come accade fra i pavoni o fra i cervi, dove si sono evolute code smisurate o imponenti palchi di corna ramificate? Simili “accessori” di certo non facilitano la sopravvivenza, né aiutano a procacciarsi il cibo, anzi rendono la vita più problematica, ma fungono da infallibile segnale e richiamo sessuale. Da un certo punto di vista, noi siamo stati più fortunati, visto che nel nostro caso l’accessorio (uno degli accessori) sarebbe il nostro abnorme ed efficientissimo cervello; almeno, questo dicono o sembrano voler dire i fossili. 50 shades of fossil hominids: everything you need to know about sex for Lucy and the Neanderthals At first glance, it might seem that we humans spend much of our time searching for a specimen of the opposite sex in order to reproduce. Said like that, it seems almost a joke; nonetheless, it is exactly what happens, although we all know that our behaviour is far more complex than any scheme and does not lend itself to banal simplification. In any case, it has not gone unnoticed by many that sex is important also for our species. For us, sex is much more than merely a reproductive matter, seeing that the complexity of our psyche has turned the means into an end. What should be an impulse to procreate, becomes an opportunity to meet and form affective social relationships that reassure and give pleasure, without dwelling on the reproductive connotations. Darwin noticed this when he decided to deal with the particular case of our species, publishing in 1871 the two-volume treatise The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex. It seems that his aim was to follow up on the sole sentence we wrote regarding our species in On the Origin of Species (1859): ‘...Light will be thrown on the origin of man and his history’. But Darwin went further. Reworking his own theory to apply to our species, he reassessed the idea of ‘selection’ by substantially integrating it with what he called ‘sexual selection’. In this, selection is not related to mere survival in relation to the pressures of the natural environment (such as climate or food resources), but refers to the internal dynamics of the community and of socializing. Consequently, since the selective pressure must be something that affects the reproductive success of the fittest, Darwin could not but think about sex, and mainly about what he termed ‘female choice’ – the choice made by females for the best-performing males. But how exactly should one interpret ‘best-performing’? Could it be similar to what happens with peacocks or deer, in which over-sized tails and imposing branched antlers have developed? Such ‘accessories’ certainly do not facilitate survival, nor help obtain food; in actual fact, they make life more difficult. But they do serve as an infallible sexual signal and call. From a certain perspective, we have been lucky in that our accessory (or one of our accessories) seems to be our abnormal, extremely efficient brain. At least that is what the fossils appear to point to.