“Tutta la verità sul mondo del cinema”

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“Tutta la verità sul mondo del cinema”
Editore: Frimedia S.r.l. - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Tel. 0362/600465 Fax 0362/600616 - E Mail: [email protected] - Periodico mensile - Anno 2 - N. 4 - Aprile 2012 - Registrazione al Tribunale di Milano N.511 del 13 ottobre 2011 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento
Postale - D.L. 353/2003 - Conv. in. L. 46/2004 Art. 1 Comma 1 - LO/MI - Direttore Responsabile: Angelo Frigerio - Direttore Editoriale: Riccardo Colletti - Stampa: Italgrafica (Novara) - In caso di mancato recapito, inviare all’uff. post. di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
ANNO 2 - NUMERO 5 - MAGGIO 2012
EDITORIALE
La trasparenza
e il giudizio
Angelo Frigerio
Sono sempre stato garantista. E
sempre lo sarò. Non mi piacciono i
processi in televisione o sui media.
Mi dà fastidio chi sbatte il mostro in
prima pagina. Come pure chi criminalizza il politico o il gestore della
cosa pubblica per un avviso di garanzia.
Il giornalista serio deve raccontare
il fatto. Cos’è successo. Dov’è successo. Chi l’ha compiuto. Quando e
perché. Sono le regole base. A cui cerchiamo di attenerci.
Per questo non me la sento di criminalizzare Gaetano Blandini. Chi
segue questa rivista e l’edizione on
line ha visto come abbiamo trattato
il caso. Cronaca, la pura cronaca dei
fatti. Ovvero il giudice che blocca un
suo conto corrente bancario. E l’avviso di garanzia con l’accusa di aver
fatto uno scambio in “natura”: ovvero il finanziamento di un film contro
la sistemazione del bagno di casa.
Il tutto orchestrato con il supporto della Cricca di cui facevano parte:
il costruttore Anemone (quello che
ha riso all’annuncio del terremoto
dell’Aquila) e il funzionario ministeriale Balducci.
Naturalmente le accuse sono tutte
da provare. E, fino a prova contraria,
il nostro Bland come lo chiamavano
gli amici della Cricca, è innocente.
Ciò che voglio sottolineare qui è
invece il dietrofront di tanta gente
– amici della prima ora – del buon
Blandini. A suo tempo, cioè nei primi
mesi del 2010, fummo gli unici nel
mondo delle riviste specializzate a
parlare del caso. Gli unici a pubblicare le intercettazione fra il Nostro e
i suoi amichetti. Per questo fummo
aspramente criticati. Non solo, Vito
Sinopoli o chi per lui, attraverso il
suo Box Office ci venne a fare lezioni
di giornalismo. “Confermiamo la stima a Blandini dimostrata negli anni
scorsi quando era potente e inattaccabile (come se il direttore generale
di Siae non lo sia, ndr). A parte la
naturale antipatia per chi prende le
distanze da chi si trova in difficoltà
– ed è positivo che il mondo del cinema, stavolta, si sia unito compatto in
sua difesa – siamo garantisti… Fino
a prova contraria, frasi estrapolate da
conversazioni telefoniche (e pubblicate arbitrariamente) per noi rimangono quel che sono: nulla”.
A distanza di due anni lo scenario
appare cambiato. Molto cambiato.
Qui non siamo più in presenza di
conversazioni telefoniche ma di un
atto formale della procura della Repubblica di Roma.
Il nostro Bland si dice sereno. Anche allora, nella lettera pubblicata su
Box Office parlava della sua “gestione trasparente”. E ancora: “Ho lavorato con passione. A voi il giudizio”.
Non a noi. Ma al Tribunale di Roma.
PERIODICO DI ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
PARLA ANDREA MICCICHÈ, PRESIDENTE DEL NUOVO IMAIE
“Vi spiego che fine
farà il tesoretto”
DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO
“BLAND” E GLI AMICI DELLA CRICCA
Oltre 100 milioni custoditi in un conto vigilato.
E che fanno gola a tutti.
Cosa c’è dietro ai finanziamenti per i diritti d’autore.
a pagina IV
ROMA FILM FESTIVAL
Spunta un Abete
in Campidoglio
I politici romani raggiungono un accordo
sulla kermesse. E il paciere sembra essere
il leader di Bnl. Che, in cambio dell’appoggio
economico, si fa largo verso la poltrona di sindaco.
a pagina V
CINESICILIA: FINANZIAMENTI E COMPENSI NEL MIRINO
Il porto
delle consulenze
La società dovrebbe sostenere le produzioni locali.
Ma si occupa di tutt’altro. E i conti non tornano
a pagina VI
Marché di Cannes
Ottimi risultati
a pagina VI
Gaetano Blandini
Cosa non si fa
per sistemare
il bagno…
La procura di Roma accusa Gaetano Blandini:
“Ha finanziato pellicole con soldi pubblici
per ricavarne utilità”. Tutti i retroscena.
di Andrea Dusio
“Senti oggi abbiamo approvato...
Sono stati bravi; si sono spicciati...
digli che adesso devono essere altrettanto bravi a spicciarsi con la banca”.
Erano di questo tenore le conversazioni telefoniche che intrattenevano
Gaetano Blandini, all’epoca direttore
generale cinema del ministero dei Beni
Culturali, e Diego Anemone, l’imprenditore che assieme all’alto funzionario
della Protezione Civile Angelo Balducci aveva messo assieme quella che la
stampa ha definito la “cricca dei lavori
pubblici”.
Qual era il senso di quelle telefonate, finite nell’occhio del ciclone dopo la
pubblicazione delle intercettazioni nel
marzo del 2010, lo chiarisce oggi la notizia che Blandini, ovvero “Bland” per
INTERVISTA ALL’AVVOCATO MICHELE LO FOCO
“Tutta la verità
sul mondo del cinema”
Il giurista si confida e non risparmia nessuno. Ministro incluso.
“Per rilanciare l’industria occorre un ritorno alla democrazia e alla parità tra operatori”.
a pagina V
gli amici della Cricca, risulta indagato
dalla procura di Roma per concorso
in corruzione. E tutto ciò nell’ambito
dell’inchiesta “Grandi eventi”, che ha
portato sino a oggi al sequestro di beni
per un valore di 16 milioni di euro, tra
cui un conto di 9mila euro riconducibile allo stesso “Bland”.
Nel provvedimento, firmato dal giudice per le indagini preliminari Antonella Minunni, è possibile leggere le
motivazioni per cui il nome dell’attuale direttore generale della Siae, è stato
iscritto nel registro degli indagati. Secondo il magistrato, Blandini: “In qualità di dirigente del ministero dei Beni
culturali, ha concesso o fatto (...)
segue a pagina II
PERIODICO DI ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
N.5 - MAGGIO 2012
“BLAND” E GLI AMICI DELLA CRICCA
Cosa non si fa per sistemare il bagno…
segue dalla prima
(...) concedere, in virtù della carica ricoperta, ripetuti finanziamenti pubblici per
1,8 milioni di euro in favore di società di
produzione cinematografica per la realizzazione di film interpretati da Lorenzo Balducci, figlio di Angelo”. In cambio avrebbe
ottenuto da Balducci, “per il tramite di Anemone, quale titolare dell’omonimo gruppo
imprenditoriale e già avvinto da vincolo
corruttivo con Balducci, ripetute utilità”.
Da una parte ci sono dunque i finanziamenti a cinque pellicole, prodotte dal 2005
al 2009, tutte interpretate dal figlio di Balducci. Dall’altra, alcuni lavori di ristrutturazione svolti da imprese di fiducia di Anemone, nonché la cessione a un prezzo di favore
di un’autovettura alla moglie dello stesso
Blandini. Quella dei lavori di ristrutturazione sembra inoltre essere una dinamica
utilizzata dalla cricca per “oliare” altri personaggi del mondo del cinema. Ricordiamo
peraltro che i due, Balducci e Anemone, avevano costituito nel cinema un vero e proprio
“spin-off” delle proprie attività nel settore
dei lavori pubblici, creando una società, la
Edelweiss Production srl, che aveva come
amministratore Igor Uboldi, e che ha prodotto due pellicole: Sole nero, nel 2007, e Io,
Don Giovanni, nel 2009, con due importanti
registi stranieri, Krzysztof Zanussi e Carlos
Saura. In entrambe le pellicole appare tra gli
interpreti principali Lorenzo Balducci. Io,
Don Giovanni è anche uno dei cinque film
indicati dalla procura di Roma come oggetto dei finanziamenti per l’ottenimento dei
quali Blandini si sarebbe “attivato”. Gli altri
sono Gas (2005), Last Minute Marocco (2007),
Ce n’è per tutti (2009) e Aspettando Godard
(2009).
Ma la passione di Balducci e Anemone
per la celluloide non si limitava ai film in
cui compariva il figlio del funzionario della
protezione civile. A Grottaferrata, allo stesso indirizzo dell’impresa Anemone, esisteva
anche la Erretifilm srl, poi liquidata, il cui
amministratore era Rossana Thau, moglie di
Balducci, che vantava partecipazioni anche
in Italian Dreams Factory, la casa di produzione della soap Un posto al sole. E in Erretifilm era coinvolta anche Vanessa Pascucci,
la moglie di Diego Anemone. È lei ad aver
versato il capitale sociale di 25mila euro. Tra
INTERVISTA ALL’ONOREVOLE PIERFELICE ZAZZERA
IDV: “Bland” go home
Interpellanza del partito di Di Pietro. Che, in seguito alle recenti indagini,
chiede le dimissioni del direttore generale di Siae.
ta, infici il ruolo di Blandini in Siae?
In realtà di fronte a fatti come quelli in cui
sarebbe coinvolto Gaetano Blandini non ci sarebbe neppure bisogno di una interrogazione
per chiedere le dimissioni, ma solo il buon senso. Capisco però che nel nostro paese non si dimette mai nessuno. Il Direttore Generale della
Siae dovrebbe prima di tutto tutelare l’istituzione che rappresenta e affidarsi alla magistratura perché possa chiarire la sua posizione.
Non ritiene che da parte dello stesso commissario Siae, Gianluigi Rondi,
sarebbe dovuta arrivare una richiesta a
Blandini di dimissioni?
Gaetano Blandini avrebbe dovuto dimettersi
a prescindere dalla richiesta del commissario,
che sarebbe opportuno però ci fosse. Non mi
pare che fino ad oggi il
Commissario Rondi lo abbia fatto.
Che idea si è fatto lei
della gestione Siae pre e
post ingresso di Blandini?
Sulla gestione SIAE mi
Onorevole Zazzera, qual
sembra che dall’indagiè il contenuto della vostra
ne conoscitiva avviata in
interrogazione parlamenCommissione Cultura alla
tare?
Camera stia emergendo un
Considerato che la Siae
quadro estremamente preè un organo controllato dal
occupante. Dove l’illustre
Ministero per i Beni Cultuassente è la trasparenza,
rali, l’IDV attraverso l’on.
mentre è in gioco una parAntonio Di Pietro ha chiesto
tita pesante sul nuovo staal Governo se ritenga oppor- Pierfelice Zazzera
tuto con autori ed editori
tuno che Gaetano Blandini,
indagato per il reato di concorso in corruzione l’un contro l’altro armati. Da quel poco che è
nell’inchiesta “Grandi Eventi” ricopra anco- dato sapere si rischia di consegnare la Siae nelra la carica di Direttore Generale. Blandini le mani delle multinazionali a discapito degli
è finito recentemente nell’occhio del ciclone autori. Compito dell’associazione di viale della
per una spericolata operazione immobiliare Letteratura è però tutelare il diritto d’autore,
sul Fondo Pensioni della SIAE trasformata cioè la creatività degli artisti del nostro paese.
La sensazione è che però negli ultimi
in fondo pensioni assicurativo attraverso la
società Sorgente Group srl, che ha portato gli anni si sia occupata anche e soprattutto
autori a protestare vivamente. Di fronte al suo d’altro…
In realtà in questi anni la Siae è diventato
coinvolgimento nell’inchiesta Grandi Eventi,
viene meno l’elemento di trasparenza nella un ente lottizzato dalla politica e che recenteSiae, per cui noi dell’Italia dei Valori, che per mente si è occupato per lo più di operazioni
primi abbiamo denunciato l’incompatibilità immobiliari. Ci sono artisti che oggi vivono
della nomina di Blandini a Direttore Generale nell’indigenza perché il Direttore Generale ha
della Siae con un’ interrogazione parlamentare deciso di cancellare per esempio il contributo
mia e di Antonio Di Pietro, chiediamo le sue di professionalità. La gestione Siae insomma
sta facendo pagare ai più deboli la ristruttudimissioni.
Ritiene che il coinvolgimento tra gli in- razione dell’ente, mentre restano privilegi e
dagati, in relazione all’inchiesta suddet- sprechi.
Neppure la notizia che è indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla “cricca” dei lavori
pubblici, unitamente all’imprenditore Anemone e al funzionario statale Balducci, sembra
aver scosso Gaetano Blandini (a cui è stato posto sotto sequestro un conto corrente). Unica
notizia che trapela dagli ambienti della Siae,
è che “Bland” sia in questi giorni ancora più
discreto del consueto, e abbia limitato le sue
uscite pubbliche allo stretto necessario. Forse
perché il campionato è finito, ed è venuto meno
l’unico impegno mondano a cui il direttore
generale Siae non manca mai, ossia le partite
della Lazio. Forse, più semplicemente, perché
tira una brutta aria. In questi giorni infatti
l’onorevole Antonio De Pietro, unitamente
al capogruppo IDV in Commissione Cultura Pierfelice Zazzera, hanno
infatti inoltrato un’interpellanza parlamentare, che mira
proprio a far “saltare” Blandini. Ne parliamo con uno dei
diretti interessati.
le produzioni di Erretifilm si conta una sola
pellicola, Anime, del 2003, con naturalmente Lorenzo Balducci, diretto da Mariantonia
Avati. Italian Dreams Factory, che ha tra i
propri responsabili Maria Grazia Cucinotta, già “scottata” in queste settimane dalla
bocciatura da parte della Corte dei Conti del
finanziamento che la Regione Sicilia aveva
concesso a una sua produzione italo/cinese,
è la società che nel 2007 ha prodotto Last Minute Marocco. Protagonista? Ve lo lasciamo
indovinare…
È interessante anche andare a dare un’occhiata ai titoli “sponsorizzati” da Blandini.
Visti gli incassi, forse “Bland” (o “Blind”,
scegliete voi come chiamarlo), poteva scegliere meglio. Gas, che la critica aveva definito “Un Trainspotting girato a Latina”, con
cameo di Paolo Villaggio e Loretta Goggi, e
le parti principali affidate dal regista Luciano Melchionna a Lorenzo Balducci e Francesco Venditti, figlio di Antonello, ha incassato la bellezza di 29mila euro.
Ce n’è per tutti, prodotto da Anna e Sauro
Falchi, con un cast di ottimo livello, tutto a
tener bordone a Balducci (Carolina Crescentini, Ambra Angiolini, Michaela Ramazzotti), è arrivato a 95mila euro. Aspettando
Godard, sempre prodotto dalla Falchi, con
Isabella Ragonese, Rocco Papaleo, la partecipazione di Andrea Purgatori e naturalmente Lorenzo Balducci come star, si è fermato a 33mila. Io, Don Giovanni esattamente
al doppio, 66mila. Molto meglio degli altri
ha fatto Last Minute Marocco, con 400mila
euro. In totale comunque lo Stato ha investito 1,8 milioni di euro in cinque titoli capaci
complessivamente di farne in sala 600mila
euro.
Ma c’è un elemento ulteriore che deve
far ragionare: a fronte del cast con nomi
importanti per il cinema italiano, i registi
sono all’opera prima o seconda. Il motivo
“Bland” lo conosce bene: in questa maniera sono finanziabili dal ministero. Siamo
andati a spulciare in tal senso le delibere
della Sottocommissione Cinema, che sono
reperibili in rete, per quanto riguarda il finanziamento alle opere prime e seconde,
a questo link: http://www.cinema.beniculturali.it/archivio/41/film-di-lungometraggio-interesse-culturale-opera-prima-eseconda. Partiamo dalla seduta del 14 e 15
marzo 2005. Vengono approvati nove film.
Per otto di loro la motivazione è abbastanza
dettagliata, almeno cinque o sei righe. Uno
solo fa eccezione: naturalmente è Gas. “Un
film estremo ispirato a una certa cinematografia nordica in cui gli elementi fin troppo
naturalistici sono sostenuti da un’adeguata
struttura visiva”. I film presentati in quella seduta furono 44. Sei furono ammessi al
finanziamento alla produzione. Tre vennero
rimandati alla seduta successiva, pur essendo approvati, per mancanza di fondi. Tutti
gli altri bocciati. Tranne uno, che era già finito, e ottenne dunque 200mila euro come
finanziamento alla produzione. Naturalmente era Gas.
Nella seduta del 15 maggio 2007 si discute invece di sessanta film. Ma solo dieci
vengono ammessi direttamente al finanziamento. Tra questi c’è Aspettando Godard, che
ottiene 600mila euro come finanziamento
alla produzione. Non male, se si pensa che
in sala farà venti volte meno. Questo era il
meccanismo. Noi ne scrivemmo già senza
reticenze appena uscirono le altre intercettazioni. Quando tutti nel mondo del cinema
dicevano che era ingiusto toccare Blandini,
perché era una brava persona, che faceva
molto bene al cinema italiano. E si leggevano, su Box Office, prese di posizione così: “A
Blandini confermiamo la stima dimostrata
gli anni scorsi, quando era potente e inattaccabile (…) ed è positivo che il mondo del
cinema -stavolta- si sia unito compatto nella
sua difesa”. Noi la pensavamo diversamente. E in molti all’epoca, per la nostra presa di
posizione, hanno avuto da ridire. Chissà se
oggi hanno cambiato idea...
Andrea Dusio
II
breaking news
La Guardia di Finanza chiude
il sito di pirateria kickasstorrents
Il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cagliari ha bloccato l’accesso dall’Italia al
portale www.kickasstorrents.com. Uno dei più grandi supermarket del falso multimediale. La Polizia di
Cagliari aveva infatti individuato, nei mesi scorsi, la
super piattaforma privata. Che si sarebbe virtualmente trovata nelle Filippine ma con server sparsi in tutto
il mondo. Il sito contava oltre 10 milioni di torrent attivi e riceveva più di tre milioni di visite giornaliere
da tutto il mondo. Molte di queste proprio dall’Italia.
Che, infatti, si trovava al terzo posto per le utenze,
preceduta solo da India e Stati Uniti. L’accesso al
sito, d’altra parte, era molto facile. Si trovava anche
sui più noti motori di ricerca, e non erano richieste
registrazioni o identificazioni da parte dell’utente.
Kikcasstorrents, inoltre, ospitava numerosi banner
pubblicitari, che garantivano ai gestori guadagni per
8,5 miliardi di dollari l’anno. Ma la polizia tributaria
della Guardia di Finanza di Cagliari è riuscita a inibire
l’accesso, in attuazione del provvedimento emesso da
Giangiacomo Pilia, il sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari. Operazione che contrasta decisamente la pirateria in Italia. La frequentazione della
piattaforma, infatti, avviene attraverso la conoscenza
del suo domain name. Nel caso, però, in cui kickasstorrents volesse cambiarlo per riconquistare il mercato italiano, rischierebbe di perdere quello mondiale. Quest’operazione segue quelle iniziate nel 2008,
che avevano permesso la chiusura di un altro colosso
della pirateria: il sito btjunkie. E la Federazione Antipirateria Audiovisiva, ringrazia il nucleo di Cagliari
“per il prezioso e costante lavoro svolto nella tutela dei
diritti d’autore”. Federico Bagnoli Rossi, segreterario
generale Fapav, continua: “Operazioni di questo tipo
dimostrano ancora una volta il forte impegno e la competenza delle Forze dell’Ordine nel contrasto della pirateria su Internet”.
Medusa taglia le produzioni.
Le precisazioni di Letta
Scoppia la polemica in seguito a quanto dichiarato
da Medusa sui tagli alla produzione cinematografica.
La notizia è stata accolta con stupore al festival di Cannes. Dove, nei giorni scorsi, si è tenuta la presentazione di “Italia in Luce”, progetto di promozione del
cinema e dell’audiovisivo. Che, nel 2013, vedrà coinvolti il MiBac, il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Dipartimento per
gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport, Istituto Luce
Cinecittà e Anica. Mediaset, inoltre, ha precisato che,
per il 2013, investiranno solo sull’audiovisivo. Notizia
che non è piaciuta a Riccardo Tozzi, presidente di Anica. Che, da Cannes, ha commentato: “dopo aver disinvestito quasi totalmente sulle fiction, Mediaset sta ora
fermando anche gli investimenti per il cinema”. Ma
da Cologno Monzese rispondono che Tozzi è male informato. E che, per quanto riguarda il cinema Medusa “sono 23 i titoli italiani già contrattualizzati per un
valore di oltre 100 milioni di euro”. Giampaolo Letta,
amministratore delegato della major, ha commentato:
“di fronte a una situazione di crisi generale Mediaset,
che vive di pubblicità, ne ha risentito immediatamente”. Secondo Letta, comunque la situazione sarebbe
fluida, perciò non si andrebbe allo stop. Ma certo ci
saranno dei ridimensionamenti produttivi. L’amministratore ha anche sottolineato che i tagli non dipendono dal cambio di governo, ma dalla crisi economica.
a cura di Silvia Bezzi
Editore: Frimedia S.r.l. - Redazione:
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20821 Meda (MB)
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Periodico mensile - Anno 2 - N. 5 - MAGGIO 2012
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Questo numero è stato chiuso
in redazione il 30 maggio 2012
PERIODICO DI ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
L’INTERVISTA
Alberto Bellagente
N.5 - MAGGIO 2012
IL DECRETO LIBERALIZZAZIONE PONE FINE
AL MONOPOLIO DELL’IMAIE
Parla l’avvocato
Andrea Miccichè,
presidente
del Nuovo Imaie
La guerra
dei diritti d’autore
“Vi spiego che fine
farà il tesoretto”
Oltre 100 milioni custoditi in un conto vigilato. E che fanno gola a tutti.
I retroscena legati al finanziamento per i diritti d’autore.
Dopo la liberalizzazione del mercato dei
diritti connessi, è in corso un confronto dai
toni molto accesi tra il Nuovo Imaie, l’associazione Artisti 7607, che ha tra i propri
esponenti di spicco Elio Germano, e altri attori che si affacciano sullo scenario del collecting di diritti, tra cui la Itsright di Gianluigi Chiodaroli, che sembra aver raccolto
nelle ultime settimane l’adesione dell’ex
presidente di Imaie Domenico Del Prete. In
merito Odeon ha intervistato il presidente
del Nuovo Imaie, l’avvocato Andrea Miccichè. Anche per chiarire come sta procedendo la liquidazione e dove finirà l’eventuale
residuo del “tesoretto” di oltre 100 milioni
di euro del vecchio istituto.
Avvocato Miccichè, come si presenta
oggi il quadro delle realtà che si muovono
nell’ambito della gestione dei diritti connessi?
Da un lato ci siamo noi, che siamo il
Nuovo Imaie, subentrato con la legge
del 2010 al vecchio, estinto dal prefetto di
Roma nel 2008. Dall’altro si sta profilando
un raggruppamento tra gli artisti di 7607 e
un gruppo di artisti e produttori capitanati
da Gianluigi Chiodaroli. Anche il vecchio
presidente dell’Imaie Domenico del Prete
appoggia quest’iniziativa concorrenziale,
invitando i propri artisti ad aderire alla Srl
di Chiodaroli.
Mi sembra di capire che Chiodaroli, Del
Prete e 7607 stiano pensando ad allearsi…
Allo stato, quella di Chiodaroli è una società di collecting per conto dei soli produttori. L’altra è un’associazione che si propone di fare collecting soltanto per artisti. Ma
il paradosso è un altro. Gianluigi Chiodaroli è un manager del settore discografico,
a lungo in Emi, che negli ultimi dieci anni
è stato presidente di SCF. In quel ruolo ha
condotto una battaglia finalizzata ad avvantaggiare le case discografiche a danno
degli artisti. Eccependo laddove poteva
eccepire l’esistenza di clausole di cessione
dei diritti. Come amministratore di Emi ha
firmato atti processuali in cui i legali sostenevano che gli artisti non avevano diritto a
niente perché avevano trasferito al loro diritto, e resistendo ad azioni che il vecchio
Imaie aveva posto in essere per recuperare
le cifre spettanti per l’equo compenso. Ad
esempio, è ancora in svolgimento il processo relativo a una causa che Imaie ha mosso
contro le quattro major. E tra i legali rappresentanti c’era proprio Chiodaroli. Ha
promosso, come presidente di SCF, circa
300 arbitrati, tutti regolarmente persi, in
cui non voleva corrispondere l’equo compenso. Ora si erge a paladino degli artisti e
vuole collettare i soldi per loro conto.
E qual è la posizione dell’ex presidente
Imaie Del Prete?
Domenico Del Prete, che contro le tesi
di Chiodaroli ha lottato per vent’anni, e
che non più tardi del 17 ottobre del 2011
ha sostenuto con una diffida che la colpa
dell’estinzione dell’Imaie era di SCF, che
non aveva mai adempiuto al contratto. SCF
che dalla data della sua costituzione al 2010
è stata presieduta da Chiodaroli, oggi dice
agli artisti che bisogna appoggiare proprio
Chiodaroli.
Un cambio di campo. Antipatico magari, ma pur sempre legittimo….
C’è un elemento in più: i legali costituiti
che sostengono la causa della cessione della causa sopra citata, così come i legali che
difendono in un processo a Genova Costa
Crociere, perché non vuole pagare l’equo
compenso sull’audiovisivo, sono gli stessi avvocati che fanno parte del consiglio
di amministrazione della Itsright, la Srl di
Chiodaroli che oggi si erge a paladino degli
artisti. Come da visura, gli avvocati Patrizio Visco e Antonella Rizzi, che sostengono
le cessioni in causa poi compaiono nel Cda
della società che vuol fare collecting in concorrenza al Nuovo Imaie.
Che fine ha fatto il “tesoretto” del vecchio Imaie?
I 118 milioni di euro non sono spariti.
Quando l’Imaie è stato dichiarato istinto, il
cosiddetto “tesoretto”, che i vecchi amministratori non erano in grado di ripartire,
è stato messo in un conto corrente vigilato
dal presidente del Tribunale di Roma. E i
commissari liquidatori stanno procedendo
a ripartire i soldi in base alla documentazione in possesso del vecchio istituto. Nessuno
può toccare quella cifra.
Come si era accumulata quella cifra?
Del Prete dice, e io non ho motivo di
dubitarne, che l’istituto nel corso della sua
esistenza ha incassato circa 230 milioni di
euro. Ne ha ripartiti dunque circa la metà.
E l’altra parte non è riuscita a ripartirla. Se
qualcuno sostiene che l’ente vecchio non
doveva essere estinto, io, forse la sorprenderò, ma sono d’accordo. Ho sempre sostenuto che non c’era ragione per liquidare
l’Imaie.
A qualcuno quel tesoretto forse faceva
comodo. Per esempio alla Siae o al MIbac.
Potremmo sposare quest’ipotesi se ci
fosse stato o fosse in procinto di venire approvato un provvedimento che consente a
quel qualcuno di mettere le mani sul tesoretto. Ma politicamente si sarebbe trattato
di un furto, perché quei soldi sono degli
artisti. Invece, per fortuna, sono stati messi
dei paletti che hanno impedito che questo
potesse accadere.
Ma il Nuovo Imaie, Chiodaroli, Del
Prete, gli artisti di 7607 si contendono solo
il diritto di gestire in futuro l’equo compenso, o di mezzo c’è anche la spartizione
della quota residuale di “tesoretto” che rimarrà dopo l’attività di liquidazione?
L’articolo 7 che ha costituito la nostra
entità ha previsto che il famoso “tesoretto”, una volta che siano stati pagati tutti gli
aventi diritto, venga corrisposto a noi. Che
abbiamo un obbligo di legge, che è quello
di investire quelle somme in attività che sia-
no d’interesse dell’intera categoria. Il Nuovo Imaie è infatti l’unico istituto soggetto,
tra quanti si muovono o ambiscono a operare nell’ambito del collecting, a controllo
pubblico, l’unico che ha un collegio dei revisori nominato da enti pubblici, e dunque
il solo che è in grado di dare un certo tipo
di affidamento.
Dunque il residuo della liquidazione è
vostro.
Sì. Quello che residuerà al termine della
procedura di liquidazione deve essere per
legge trasferito a noi. Gli artisti di 7607 hanno diffidato noi dal poterne disporre e il
vecchio istituto dal dovercelo elargire.
E perché il Nuovo Imaie ha recentemente intentato causa alla liquidazione?
Non si tratta di una causa alla liquidazione. I fatti sono questi: gli artisti di 7607
hanno diffidato noi dal poter disporre del
residuo e il vecchio istituto dal dovercelo
elargire. A questo punto, essendo io un avvocato e non volendo commettere un illecito nel ricevere questo denaro, ho chiesto
alla magistratura se sia vero che il vecchio
Imaie debba o meno al termine della liquidazione corrispondermi il residuo attivo. E
nel porre la domanda al giudice ho citato
in giudizio 7607 e l’Imaie in liquidazione.
Dica il giudice a chi spetta questo residuo
attivo.
Quanto è stato distribuito a oggi dai liquidatori?
Non lo sappiamo. Ci hanno messo parecchi mesi , per esempio, a rincorrere un
famoso cantante. Verosimilmente ci sarà un
residuo, e in questo senso la liquidazione
è più “semplice” di altra. Ma è nello stesso tempo più complicata, perché i creditori
sono decine e decine di migliaia. Si tratta
di soggetti di cui non si conoscono gli indirizzi, e molto spesso neanche il nome. E
ci sono difficoltà anche con quelli di cui sia
ha nome, cognome e indirizzo. Gli artisti si
dividono infatti in due categorie: quelli a
cui spetta una somma consistente, ma che
per loro non è così rilevante. E quelli, meno
fortunati, la cui somma è talmente bassa
che non ritengono nemmeno sia il caso di
venire a riscuotere la cifra.
Cos’è che proprio non le va giù in questa situazione?
Quel che non tollero è che attori che ritengono di andare verso il nuovo si mettano nelle mani di persone che si muovono in
queste settore da sempre, con tutte le contraddizioni e mistificazioni che ho provato
a raccontarle.
Oggi, nella gestione del Nuovo Imaie,
c’è un residuo attivo?
Sì, ma è legato all’abbattimento dei costi
gestionali, e non alla mancata corresponsione del compenso. Posso anzi affermare
che, come è emerso da recenti incontri internazionali, in Europa siamo i più veloci
a pagare. Più ancora della Germania, dove
pure la società di collecting esiste da moltissimi anni.
IV
Tutte le associazioni se lo contendono.
E Del Prete denuncia la Sansaini.
Si affilano i coltelli nel mondo dei diritti connessi. “Che novità”, dirà il lettore. Già, ma stavolta sembra davvero che siamo alla
vigilia di una battaglia epocale, innescata in primis dal Decreto
Liberalizzazioni, con cui, tra le altre cose, il Governo Monti ha
posto fine al monopolio dell’Imaie.
E proprio all’epoca precedente la liquidazione rimandano i contrasti che hanno portato Domenico Del Prete, il vecchio presidente dell’ente, incaricato di gestire l’equo compenso a favore di
attori, interpreti, esecutori a intentare un procedimento contro
Maila Sansaini, attuale direttore generale del Nuovo Imaie, ma
anche direttore generale nella gestione pre-2008.
Il giudice per le indagini preliminari di Roma ha dunque ordinato l’archiviazione in ordine alle ipotesi di diffamazione e violazione della normativa relativa al trattamento dei dati personali.
Il 21 aprile 2008, la Sansaini, aveva infatti inviato ai membri
del Cda dell’Imaie e al collegio dei revisori dei conti dell’ente
una relazione riguardante irregolarità nella rendicontazione di
progetti oggetto di finanziamento da parte dell’Istituto. Che si
sarebbe svolta nell’ambito delle attività di promozione previste
dall’art.7 L.92/93 in favore delle categorie artistiche. Da lì parti
la denuncia presso la Procura della Repubblica per il reato di tentata truffa ai danni dell’Imaie, da cui scaturì a sua volta la crisi
all’interno degli organi collegiali dell’istituto. Conclusasi poi con
la sua liquidazione, ordinata dal Prefetto di Roma. Val la pena
di ricordare che in quel frangente i sistemi informatici dell’Imaie vennero violati nottetempo: si pensa allo scopo di prelevare o
eliminare il documento che dettagliava le irregolarità emerse. Il
Gip non ha ravvisato nell’invio della relazione alcuna aggressione alla reputazione delle persone offese, né una qualche forma di
illecito trattamento dei dati personali, in considerazione del fatto
che i dati erano desumibili da pubblici registri. L’archiviazione
non ha certo contribuito a eliminare la contrapposizione tra il
Nuovo Imaie, di cui è ora presidente l’avvocato Andrea Miccichè,
e Domenico Del Prete. Anche perché quest’ultimo, che ora guida
l’associazione AIE 77, in concorrenza
all’Imaie, si è alleato con la Itsright di
Gianluigi Chiodaroli, al fine di gestire
il repertorio musicale degli aderenti alla
AIE 77 nei paesi esteri.
Alla notizia dell’accordo commerciale,
l’Imaie ha diffuso una nota stampa in cui
ricorda che Del Prete e Chiodaroli erano rispettivamente presidenti di Imaie e
SCF. Quest’ultima società che, lo ricordiamo, operava nel collecting dei diritti incassati da chi diffonde in pubblico
musica registrata. Una sorta di Siae parallela, che aveva sviluppato una serie di
accordi quadro stipulati con associazioni
rappresentative di ipermercati e centri
Maila Sansaini
commerciali, alberghi, case di moda, locali da ballo e persino con la CEI per la
musica trasmessa nelle parrocchie e nei centri ricreativi gestiti
da organizzazioni cattoliche. “Oggi, curiosamente, si presentano
sul mercato come il nuovo, mentre, in realtà, sono stati gli attori
protagonisti del vecchio”, recita il comunicato di Imaie in merito
a Del Prete e Chiodaroli. E non viene risparmiata neppure l’associazione Artisti 7607, quella rappresentata da Elio Germano, che:
“Ha scelto di contrastare il Nuovo Imaie, confondendo subdolamente -agli occhi della categoria- il vecchio con il nuovo, senza
proporre mai un programma di lavoro, alleandosi politicamente
con il “vero” vecchio -quella Itsright, alleata con AIE 77, con cui
condivide iniziative pubbliche- e soprattutto, rifiutandosi di svolgere un dibattito pubblico con Nuovo Imaie -nonostante i ripetuti
inviti- preferendo la forma del monologo in rete”.
Negli uffici di presidenza del Nuovo Imaie si teme evidentemente una saldatura tra i tre soggetti, che sarebbero in grado di
proporre condizioni ancor più concorrenziali e dunque di dare
concretezza all’ipotesi di una liberalizzazaione del mercato della
intermediazione dei diritti connessi. Dal punto di vista dell’osservatore esterno, che gli attori siano vecchi o nuovi fa poca differenza. L’unico punto imprescindibile è la trasparenza gestionale e il fatto che l’equo compenso, che drena risorse all’industria
dell’entertainment e alla filiera della sua distribuzione, almeno
venga ridistribuito, al contrario di quanto avveniva in passato.
Per chi ha la memoria corta ricordiamo che l’Imaie, giocando sul
fatto che non era facile ridistribuire il compenso, aveva finito per
accumulare un vero e proprio tesoretto, stimato 100 milioni di
euro. Dove sono finiti ce lo devono ancora spiegare. E allo stesso
modo come sono stati utilizzati gli interessi maturati su quella cifra: solo tra il 1° gennaio 2007 ed il 31 agosto 2008, l’Imaie aveva
incassato in tal senso 3 milioni e mezzo di euro. Questo le note
stampa, da una parte e dall’altra, non lo raccontano. Forse Elio
Germano e gli aderenti a Artisti 7607 non hanno tutti i torti….
Margherita Bonalumi
PERIODICO DI ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
N. 5 - MAGGIO 2012
ROMA FILM FESTIVAL
Spunta un Abete
in Campidoglio
I politici romani raggiungono un accordo sulla kermesse. E il paciere sembra essere il leader di Bnl.
Che, in cambio dell’appoggio economico, si fa largo verso la poltrona di sindaco.
A Roma è improvvisamente scoppiata la
pace. Durante la riunione dei soci presso la
Camera di Commercio, per la prima volta il
sindaco, Gianni Alemanno, il presidente della
Regione Lazio, Renata Polverini, quello della Provincia, Nicola Zingaretti, quello della
Camera di Commercio, Giancarlo Cremonesi,
e il presidente della fondazione Cinema per
Roma, Aurelio Regina, si sono trovati d’accordo su tutto. A partire dalle date del Festival
del Film (dal 9 al 17 novembre) fino ad arrivare al bilancio e, soprattutto, al contratto del
nuovo direttore artistico della manifestazione
Marco Müller. Senza dimenticare quello di
Lamberto Mancini, che subentra a Francesca
Via nel ruolo di direttore generale. Questo
consenso unanime, è stato però rimesso in
discussione dal ministro per i Beni Culturali
Lorenzo Ornaghi, almeno per quanto riguarda le date.
Il bilancio previsionale è per il 2012 di 11
milioni di euro. Ma la vera notizia è che,
qualora non si raggiunga questa cifra a causa della defezione o del minore impegno di
qualche sponsor, sarà il Comune a coprire la
parte mancante. O almeno così lasciano intendere le dichiarazioni dei soci, e in particolare
della Provincia che, evidentemente, ha voluto
cautelarsi sotto il profilo più delicato. Tutta
la lunga querelle relativa al festival, il tira e
molla sulle dimissioni di Rondi prima e sulla
nomina di Müller poi, va infatti inquadrata in
uno scenario più ampio: la corsa al Campidoglio che segnerà i prossimi mesi della vita romana. Lo sponsor principale della manifestazione resta, infatti, Bnl. Il cui presidente Pier
Luigi Abete, in scadenza di mandato, è il candidato più autorevole alla poltrona di sindaco
della capitale. Per capire come la questione
del Festival s’intreccia con quella dei destini
di Roma, è bene farsi una domanda preliminare. Chi ha voluto fortemente Müller? Non di
sicuro Gianni Alemanno, che della Hollywood lungo il Tevere è sempre stato un tiepido
sostenitore. All’inquilino attuale del Campidoglio andava benissimo anche la gestione
Rondi-Detassis. Forte, anzi fortissima è stata
l’opposizione al nome di Müller espressa da
Nicola Zingaretti. Vuoi per consegne interne
di partito non dimentichiamoci che l’inventore della kermesse dell’Auditorium è pur sempre Goffredo Bettini. Vuoi perché la Provincia
ha tutto da perdere e nulla da guadagnare in
un aumento del budget della manifestazione
qual è quello a cui il progetto Müller con tutta evidenza tende. Quanto a Renata Polverini, sono in molti a non aver compreso sino in
fondo perché l’ex sindacalista dell’Ugl abbia
sostenuto a spada tratta per mesi, sola contro
tutti, la necessità di nominare a tutti costi “il
cinese” alla direzione artistica del Festival.
Chi conosce il Governatore, sa che frequenta
talvolta (specie il lunedì sera, quando le sale
sono meno affollate) gli schermi dell’Adriano, in compagnia dell’inseparabile Fabiana
Santini, assessore alla Cultura della Regione.
Ma dalla visione di qualche titolo blockbuster
al ruolo di “pasionaria” del cinema asiatico
amato da Müller il passo è lungo. E merita
qualche considerazione in più, che ha sì a che
fare con le poltrone, ma non necessariamente con quelle della sala cinematografica. In
Regione Lazio ormai anche i muri sanno che
l’obbiettivo della Polverini non è certo quello
della conferma in via della Pisana. Nei mesi
scorsi il Governatore avrebbe commissionato
a titolo personale un’analisi di mercato mirata
a misurare l’impatto di una sua eventuale candidatura alla guida del Pdl.
Ma per lanciare un’opa sul Centrodestra
occorrono mezzi economici imponenti. Serve,
in poche parole, una banca. E quella banca
non può che essere Bnl. Da parte sua Pier Luigi Abete ha coltivato da sempre il sogno di diventare sindaco di Roma. Deve ancora decidere però con che parte politica stare. A sinistra
è chiuso da Zingaretti. Al centro, ha dovuto
registrare nelle scorse settimane la freddezza
di Pierferdinando Casini.
Che il primo no al nome di Abete ce l’ha in
casa, nella persona del suocero Francesco Gaetano Caltagirone. Le ruggini tra i due risalgono alla tentata scalata da parte di Unipol alla
Bnl, che a Caltagirone è costata, unitamente
all’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio
e a Giovanni Consorte, una condanna per insider trading a 3 anni e sei mesi di reclusione.
Francolino, come viene chiamato Caltagirone
in ambienti romani, da quel giorno l’avrebbe
giurata ad Abete. E se i suoi giornali, a partire ovviamente da Il Messaggero, tengono per
ora una posizione terza, nelle segrete stanze
l’imprenditore ha già posto il suo veto alla
candidatura nelle file terziste, al punto da costringere il genero a rispolverare il nome di
Luca di Montezemolo (che però di fare il sindaco di Roma non ne vuol sapere). La strada
obbligata per Abete è allora quella di un’alleanza col Centrodestra, e in particolare con
quelle aree del partito in grado di neutralizzare la voglia di ricandidarsi di Gianni Alemanno. E la persona-chiave in tal senso è proprio
Renata Polverini. E se al momento la continua
evoluzione del quadro politico nazionale impedisce di disegnare strategie precise nella
corsa alla poltrona di sindaco, Abete ha deciso
comunque di fare due mosse preliminari. La
prima è affidare la comunicazione a Claudio
Velardi, ex mastino di Massimo D’Alema. E la
seconda è fare del Festival del Film la propria
carta di presentazione presso i salotti buoni
della città, quelli che tradizionalmente votano a sinistra. È stato proprio Velardi a convincere Abete dell’importanza di conquistare
questa fetta di elettorato con azioni mirate
sulla cultura. Ecco allora che il presidente di
Bnl è riuscito a imporre un proprio uomo alla
direzione generale, nella persona di Mancini.
E ora vuole riuscire a traghettare, in cambio
del suo appoggio economico, in una cornice
di forte impatto mediatico. Lasciando Alemanno a polemizzare con la giunta torinese
per la scelta di date che confliggono con il TFF
di Gianni Amelio e stando a vedere se Nicola
Borrelli, direttore generale cinema del Ministero dei Beni Culturali, riuscirà in queste ore
convulse a mettere d’accordo i due direttori
sulla calendarizzazione.
Ricordiamo a proposito che i rapporti tra
Müller e Amelio si sono incrinati già l’anno
scorso, quando il primo non selezionò il film
del secondo (Il primo uomo, ora in sala) per il
concorso veneziano. Perché, è bene ricordarlo,
quello delle date resta l’ultimo dei problemi
di un’organizzazione ancora tutta da fare, anche se ora c’è il sì dei soci a contratti e budget.
Ed è sulle scelte dei prossimi giorni, a partire dalla location per arrivare al mercato, che
Abete e Müller giocheranno la loro partita. E
l’impressione è che “il cinese” abbia finito per
infilarsi in un gioco più grande di lui, che parte dai palazzi della politica e ai palazzi della
politica è destinato a tornare.
Tommaso Stigliani
V
INTERVISTA ALL’AVVOCATO MICHELE LO FOCO
“Tutta la verità
sul mondo del cinema”
L’avvocato Michele Lo
Foco, membro del Cda di Cinema per Roma, ex presidente di Cinecittà Diritti, è oggi
una voce fuori dal coro. Nel
corso di questa intervista,
che abbiamo deciso di intitolare come un suo libro, critica l’operato del Mibac e della
Rai. Ma non solo...
re alla fine. In Rai: prima il
direttore editoriale della rete,
poi il vicedirettore generale,
poi di nuovo la rete, poi ancora il vicedirettore generale,
poi il direttore acquisti di Rai
Cinema, infine l’Amministratore Delegato di Rai Cinema.
Ognuno talvolta ha la febbre,
le ferie, un giustificato malcontento. Il produttore invece, che non ha mai né la febbre
né il tempo di riposarsi, deve
cercare di capire la sua domanda dov’è, in quale punto
si è fermata.
Quanto pesano gli sfruttamenti successivi alla
sala nel calcolo dei ricavi
di un film?
La televisione è solo per
pochissimi, quindi zero. L’home-video non esiste più, zero.
Avvocato, da dove cominciamo?
Direi dai dati di mercato.
Il cinema in sala ha perso oltre il 10%. Che in realtà, in
molte situazioni, vuol dire
oltre il 20%. Non v’è dubbio
che il passaggio epocale tra
pellicola e digitale, che in
Italia avviene, come sempre,
con grande ritardo, modificherà le metodologie in uso
da molti anni. Soprattutto per quanto riguarda le
copie e la pubblicità. Ma
solo quando la pellicola
sarà un ricordo potremo tornare in equilibrio.
Oggi, infatti, la realtà è
una scacchiera nella quale
chi è attrezzato approfitta
e chi è in ritardo soffre.
D’altra parte è ovvio che
l’esercizio, deve adeguarsi
alle novità. In Italia sentiamo ancora dire che lo
Stato deve intervenire per Michel Lo Foco
evitare la chiusura delle
monosale in centro. Ma chi L’estero neanche a parlarne,
è che si può permettere di so- zero anche quello. Resta l’inpravvivere in perdita? E poi, cognita cinema: una roulette.
perché? Nelle grandi città le E la Rai in questo ha un’enorsale centrali sono più che suf- me responsabilità, avendo
ficienti e in provincia ci vuole deciso di sciogliere Rai Traun attimo per raggiungere un de, società snella per la commercializzazione dei diritti. E
multiplex.
Come si configura oggi il posizionando le proprie risorpercorso di ritorno econo- se in maniera folle sulla ficmico di un titolo cinema- tion, impedendo così alla sola
struttura tecnica professionatografico?
Oggi, per produrre film, le che è rimasta, Rai Cinema,
bisogna essere dei giocatori di lavorare come sarebbe capad’azzardo. La parola “im- ce. Continuano a foraggiare i
prenditore” o “industriale” soliti produttori raccomandaè finita nel cassetto. Le due ti, i soliti attori raccomandatelevisioni che comprava- ti, i soliti registi, commissiono cinema oggi non possono nando mini serie in due serate
spendere e pertanto si limita- a 2 milioni e 500mila euro a
no a un piccolo cabotaggio di puntata, che l’Europa rigetta.
diritti digitali. Le prime sera- La Rai fa tutto questo invece
te si contano sulla punta delle di aiutare il cinema, che ha
dita e il meccanismo di scelta ben altra platea, a risollevarsi
è talmente complesso che ci dal baratro: più del 50% dei
vuole un bonzo per arriva- film italiani costano ormai dai
200mila agli 800mila euro. E
comunque perdono. Per non
parlare di Sky: 5 milioni di
abbonati che pagano, ormai
circa il 6% di audience e nessun impegno di nessun genere
con i produttori italiani.
È ancora sostenibile un
mercato con queste caratteristiche? E cosa occorrerebbe fare per rilanciarlo?
Il mercato ovviamente non
si può reggere su queste basi.
Tanto più che, all’oggi, nemmeno i contributi sugli incassi vengono pagati in modo
equilibrato, ma con due anni
di ritardo. Ma non esiste il
Ministero né un Ministro.
Veniamo dagli anni bui di
Bondi e Galan e mi sembra
che anche oggi domini il buio.
Con questi ministri qualunque mercato farebbe fatica
a sopravvivere. Gli sconti fiscali vanno bene, ma
se inseriti in un contesto
omogeneo di incentivazione, che non premi soltanto il prodotto culturale.
Andrebbe ripristinato il
fondo di intervento per abbassare il costo del denaro,
andrebbe ripristinato il reference alla Urbani. Vanno
agevolate le distribuzioni
che sono il vero problema
attuale e, soprattutto, bisogna ricostituire una morale, la democrazia e la parità
tra gli operatori. I produttori
passano il 70% del loro tempo
a cercare di capire come possono “avvicinare” un dirigente, o una sua segretaria, una
sua amante, o quale sia l’attrice preferita del momento.
E’ una modalità che svilisce il
lavoro e uccide la dignità delle
persone.
Anec, in un comunicato
di venerdì 4 maggio, mette
al primo posto dei problemi del cinema la pirateria.
Di chi è la colpa di questo
problema, del legislatore?
La colpa è della magistratura: siamo il primo Paese per
pirateria grazie al disinteresse dei giudici. Dal momento
che i “gestori” dei siti sono
intoccabili, (Tim, 3 Italia, Vodafone, Wind), i pirati possono stare tranquilli.
Andrea Dusio
PERIODICO DI ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
N. 5 - MAGGIO 2012
FINANZIAMENTI E COMPENSI NEL MIRINO
CINESICILIA,
IL PORTO
DELLE CONSULENZE
LA SOCIETÀ
DOVREBBE SOSTENERE
LE PRODUZIONI LOCALI.
MA SI OCCUPA
DI TUTT’ALTRO.
E I CONTI
NON TORNANO.
Alessandro Rais
Dopo che la Corte dei Conti ha bloccato il finanziamento di due milioni di
euro concessi a una produzione di Maria
Grazia Cucinotta, l’attività della Regione
Sicilia nel settore cinema è finita sotto i
riflettori. Portando alla luce la situazione
certamente “curiosa” di Sicilia Turismo e
Cinema Spa, la società pubblica che costituisce l’evoluzione (ma di fatto ha solo
cambiato nome) di Cinesicilia Srl. Sino
al 2009, quando ancora la creazione delle Film Commission in Italia era in fase
embrionale, presso l’assessorato ai Beni
Culturali della Regione Sicilia era attiva
una funzione cinema, affidata ad Alessandro Rais, ora responsabile della Filmoteca regionale siciliana. Rais è anche
la persona che ha fondato la Sicilia Film
Commission, che poi ha diretto personalmente.
Ma la legge di riforma dell’amministrazione regionale del 2009 ha trasferito
le competenze sul cinema all’assessorato
al Turismo. Mettendo così Rais fuori gioco, e consentendo al governo regionale
di rafforzare le prerogative di Cinesicilia, società in house della Regione Sicilia, nata nel 2007 con la legge regionale
n.15, con lo scopo di operare “nel settore
della promozione, valorizzazione e realizzazione dell’attività cinematografica,
audiovisiva e dello spettacolo dal vivo
in Sicilia, ivi compresa la partecipazione
alla produzione di audiovisivi destinati
alla distribuzione cinematografica e televisiva”.
Cinesicilia viene sottoposta anch’essa
a partire dal 2009 al controllo dell’Assessorato Turismo e Spettacolo, da cui
dipende anche la Sicilia Film Commission. Tra i film finanziati da Cinesicilia
si segnalano: La bella società, La siciliana
ribelle, L’imbroglio nel lenzuolo, Viola di
mare, Baaria, I baci mai dati, Fughe e approdi. Il board della società è formato a
partire dal 2010 da Davide Rampello,
Francesco Tornatore e Fabio Granata. Tre
nomi di prestigio: il primo, presidente
della Triennale di Milano, verrà anche
cooptato nell’amministrazione comunale
guidata da Diego Cammarata. Il secondo
è fratello di Giuseppe Tornatore, il terzo
diventa uno degli esponenti di spicco a
livello nazionale di Futuro e Libertà, e
lascia il posto al collega di partito Nino
Strano: anche Cinesicilia evidentemente
è soggetta alle regole dello spoil system.
Strano, che è anche assessore al Turismo,
spinge perché la società intervenga non
più a mero sostegno dei film girati in Sicilia, ma come vero e proprio coproduttore dei film finanziati. Cinesicilia partecipa così direttamente a pellicole come I
Malavoglia di Pasquale Scimeca e Terraferma di Emanuele Crialese, sino al recente
La scomparsa di Patò. E sin qui nulla di
male. Il problema è che Cinesicilia viene
presto trasformata in un porto di mare,
dove transitano consulenze “facili” e ben
remunerate. E in cui il consiglio d’amministrazione si riunisce spesso al solo
scopo di discutere proprio l’entità dei
compensi legati alle consulenze.
Nel frattempo, Rampello, Tornatore e
Strano sarebbero usciti di scena. Eppure
in rete sono ancora loro a essere segnalati
nel sito di Cinesicilia come membri del
Cda. Già, perché il portale, tutt’ora attivo, riporta ancora la vecchia denominazione e i vecchi incaricati. Nel contempo,
i ben informati sostengono che a Palazzo dei Normanni si sia discusso a lungo
sulla consulenza da affidare a Salvatore
Pecoraro, la cui candidatura sarebbe sostenuta non solo da Rampello, ma anche
da buona parte del Pd siciliano. Pecoraro ha lavorato in passato a Cinecittà ed è
stato aiuto regista di alcune “firme” importanti del cinema italiano. Da almeno
tre mesi, il suo contratto viene rimpallato dall’assessorato al Turismo a quello
dell’Economia sino alla Presidenza della
Regione. Il motivo è semplice. In Cinesicilia premono perché gli sia affidata una
consulenza del valore di 51mila euro (ma
c’è chi dice siano 91mila), a cui, e questo
è il motivo del contendere, si aggiungerebbe un aggio sugli eventuali utili delle
co-produzioni a cui partecipa la regione.
Nella bozza di contratto circolata tra gli
uffici si legge infatti: “Oltre al credito del
ruolo nei titoli (al 100% dei caratteri più
favoriti) di ‘Produttore per Sicilia turismo e cinema spa’ nei titoli di testa di ciascun film prodotto o co-prodotto da Sicilia, turismo e cinema spa, un compenso
comunque non gravante sulla società, al
lordo delle imposte, pari al 50% del corrispettivo aggiuntivo riconosciuto alla società per la produzione cinematografica
ai sensi dell’articolo 6 della Convenzione
affidamento servizi con la Regione siciliana – dipartimento del Turismo, dello
sport e dello Spettacolo o, comunque, sul
compenso spettante alla società a titolo
di producer’s fee”, Quando il contratto
è arrivato nell’ufficio dell’avvocato Salvatore Nicosia, capo di gabinetto dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao,
questi sarebbe andato su tutte le furie.
Nel contempo Pecoraro, avvertito forse
del caso che stava montando, o per altre
ragioni che vorremmo apprendere dal
diretto interessato, non ha firmato il contratto e, si dice, ha staccato il telefono.
Ma Palazzo dei Normanni è anche un
porto delle nebbie. Nicosia avrebbe redatto infatti una nota in cui metteva nero
su bianco i molti punti non chiari non
solo del contratto in oggetto, ma anche
della gestione complessiva delle consulenze in Cinesicilia. Ma quella nota, che
pure sarebbe stata di estremo interesse
per quella stessa Corte dei Conti che ha
bocciato il finanziamento alla Cucinotta,
sembra svanita nel nulla.
Alberto Bellagente
Marché di Cannes
Ottimi risultati
Presieduta da Nanni Moretti, la
giuria del 65° Festival di Cannes ha
stabilito vincitore più importante
Love, del regista austriaco Michael
Haneke. Che si aggiunge così al club
ristrettissimo dei duplici vincitori
di una Palma d’oro. Il Grand Prix,
invece, è stato assegnato al nostro
Matteo Garrone per Reality, e anche
qui siamo al secondo Gran Premio al
Festival di Cannes, in schietta altalena tra finzione e realtà. La divertente commedia del regista britannico Ken Loach The Angels’ Share
supera ottimisticamente l’austerità
e riscuote il Premio della Giuria.
Al messicano Carlos Reygadas viene aggiudicato il Premio della regia
per il pretenzioso Post Tenebras
Lux. Meritato anche il premio per
l’interpretazione maschile all’attore
danese Mads Mikkelsen l’innocente
accusato di pedofilia in The Hunt
del conterraneo Thomas Vinterberg.
Tratto da una storia vera, Beyond
the Hills del rumeno Cristian Mungiu guadagna il premio per le due
giovani protagoniste e quello per la
sceneggiatura.
Concluso giovedì, ma con qualche chiusura anticipata a mercoledì
negli stand, il Marché di Cannes
2012, ha visto le sue partecipazioni
in progresso dell’8% rispetto all’anno scorso. I diversi giorni di brutto
tempo che hanno imperversato sulla
cittadina azzurrana hanno incrementato, curiosamente, la vivacità
di business e le “screening admissions”, per una crescita del 25%.
Peraltro, la situazione del mercato a
Cannes ha risentito dell’ evoluzione
mondiale, caratterizzata da un clima
di incertezza e quindi da un affie-
volimento dell’interesse verso i film
di genere. E, al contempo, l’accentuarsi della necessità di coincidenze
favorevoli sia sui film d’arte che sul
blockbuster. Allora la contrazione
di pubblico anche per questi titoli
determina il successo solo grazie a
eventi fortunati. Nondimeno mercato in crescita sulla Croisette, quando
i paesi intervenuti sono stati 109 in
totale di cui 13 partecipanti per la
prima volta, tra Africa, America Latina, Mongolia e Bangladesh. Molti gli arrivi dalle piazze emergenti
di America Latina (+21%) e Asia
(+15%). Al mercato erano visionabili 4.659 film, con 3.028 novità di
mercato e 2.753 pronti. Le proiezioni
sono state 941 e le prime 741. Grande importanza sta assumendo anche
lo spazio dei documentari, che erano
626 e di cui 472 terminati. Per chi
VI
è stato troppo indaffarato c’è anche
la possibilità di recuperare le visioni
perdute tramite lo streaming della
piattaforma festivaliera Cinando, un
servizio del Marché du Film. Tra gli
offerenti hanno positivamente sorpreso i giapponesi e gli italiani, tra
cui Bolero, che ha messo in listino
No del cileno Pablo Larraín, vincitore della Quinzaine des Réalisateurs, con Gael García Bernal come
protagonista principale nel 1988
quando il dittatore Augusto Pinochet fu obbligato dal consesso internazionale a bandire un referendum
sulla sua direzione e Videa, che dal
Mercato ha acquistato The Butler
di Lee Daniels in pre-produzione e
sulla base della sceneggiatura incentrata sul maggiordomo di otto presidenti americani.
Maurizio Ferrari
Sopra: un’immagine dell’ultimo film
di Matteo Garrone “Reality”.
Sotto: un’immagine del film “Love”,
del regista austriaco Michael Haneke.
PERIODICO DI ECONOMIA E POLITICA DI CINEMA, WEB, TV
N. 5 - MAGGIO 2012
DENTRO AL FILM
LA LEGGENDA DEL CACCIATORE DI VAMPIRI IN 3D
BENVENUTO A BORDO
CHEF
Regia:Timur Bekmambetov
Attori: Mary E. Winstead, Dominic Cooper
Nazionalità: Usa
Anno: 2012
Produzione: Abraham Productions, Bazelevs
Production, Tim Burton Productions
Distribuzione: 20th Centuyr Fox HE
Genere: horror
Data uscita: 15/08/2012
Regia: Éric Lavaine
Attori: Franck Dubosc, Valérie Lemercier
Nazionalità: Francia
Anno: 2011
Produzione:
Same Player, Pathé, Appaloosa Films
Distribuzione: Eagle Pictures
Genere: commedia
Data uscita: 15/06/2012
Regia: Daniel Cohen
Attori: Jean Reno, Michael Youn
Nazionalità: Spagna, Francia
Anno: 2012
Produzione: Gaumont, TF1 Films Production,
A Contracorriente Films
Distribuzione: Videa-CDE
Genere: commedia
Data uscita: 04/07/2012
Trama: La leggenda del cacciatore di vampiri in 3D esplora la vita segreta
di uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti, e la storia mai raccontata
che ha dato forma ad una nazione.
I visionari registi Tim Burton e Timur Bekmambetov (regista di Wanted)
aggiungono un nuovo e viscerale capitolo alla sanguinosa storia del vampirismo, immaginando Lincoln come il più grande cacciatore di non-morti
della storia. Lincoln apprende in giovane età che sua madre è stata uccisa
da un predatore soprannaturale. Questo provoca la sua curiosa ma non
documentata sanguinosa vendetta, che dura per tutta la sua vita, contro i
vampiri e gli alleati proprietari di schiavi.
Trama: Isabelle, la responsabile delle risorse umane di una compagnia di
crociere, ha commesso il grave errore di avere una relazione con il suo
capo. Ma prima di intraprendere la crociera inaugurale della nave ammiraglia, il suo capo decide di rompere con lei e di licenziarla. Per vendicarsi,
alcune donne scelgono il veleno, altre le armi o lo scandalo. Ma Isabelle
sceglie Rémy, un vero disastro di uomo, un disoccupato esuberante che,
avendo sbagliato tutto sulla terra ferma, pensa di avere più possibilità in
mare aperto. Lei lo assume come animatore. Su quel magnifico palazzo galleggiante, Rémy si rivela subito come il peggior incubo dell’amministratore
delegato...
Trama: Jacky (Michael Youn) ha 32 anni è amante della buona cucina, ha
molto talento e sogna di aprire un ristorante. Nel frattempo però sbarca
il lunario con lavoretti che non riesce mai a tenere. Questo fino a quando
non incontra Alexandre Lagarde (Jean Reno) il migliore chef della Francia
– e suo mito personale! – che rischia di perdere una forchetta d’oro. Uniti
dalla passione per le ricette della tradizione francese affronteranno la
sfida con le nuove tecniche di cucina molecolare per salvare l’onore e la
gestione del ristorante più famoso di Parigi.
Una nuova commedia francese che oltre a farvi ridere di gusto...vi farà
venire l’acquolina in bocca!
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LE USCITE DI GIUGNO/LUGLIO/AGOSTO
1° GIUGNO
Margaret
Regia di Kenneth Lonergan. Con Anna Paquin,
Matt Damon. Drammatico. 20TH CENTURY FOX
Killer Elite
Regia di Gary McKendry. Con Jason Statham,
Robert De Niro. Azione-thriller. LUCKY RED
Lorax-Il guardiano della foresta (The Lorax)
Regia Chris Renaud, Kyle Balda.
Animazione UNIVERSAL PICTURES
Marilyn (My Week With Marilyn)
Regia di Simon Curtis. Con Michelle Williams,
Emma Watson. Drammatico. LUCKY RED
Viaggio in Paradiso
Regia di Adrian Grunberg. Con Mel Gibson,
Peter Stormare.Azione. EAGLE PICTURES
8 GIUGNO
Cosa ti aspetti quando aspetti
(What to Expect When You’re Expecting)
Regia di Kirk Jones. Con Elizabeth Banks, Anna
Kendrick, Cameron Diaz.
Commedia. UNIVERSAL PICTURES
La mia vita è uno zoo (We Bought a Zoo)
Regia Cameron Crowe. Con Matt Damon,
Scarlett Johansson. Drammatico.
20TH CENTURY FOX
Dream House
Regia di Jim Sheridan. Con Daniel Craig,
Rachel Weisz. Thriller. UNIVERSAL PICTURES
W.E. Edoardo e Wallis (W.E.)
Regia di Madonna. Con A. Cornish, N. Dormer.
Drammatico. ARCHIBALD ENTERPRISE FILM
Project X - Una festa che spacca
Regia di Nima Nourizadeh. Con Thomas Mann.
Commedia. WARNER BROS.
15 GIUGNO
21 Jump Street
Regia di Phil Lord, Chris Miller. Con C. Tatum,
J. Hill. Azione-commedia. WARNER BROS.
Benvenuti a bordo (Bienvenue à bord)
Regia di Eric Lavaine. Con Franck Dubosc,
Valérie Lemercier. Commedia. EAGLE PICTURES
Il dittatore (The Dictator)
Regia di Larry Charles. Con Sacha Baron Cohen,
Megan Fox. Commedia. UNIVERSAL PICTURES
Naomi (Hitparzut X)
Regia di Eitan Zur. Con SYossi Pollak,
Melanie Peres. Drammatico. BOLERO FILM
Le paludi della morte (Texas Killing Fields)
Regia di Ami Canaan Mann. Con Sam Worthington,
Jeffrey Dean Morgan. Thriller. 01 DISTRIBUTION
22 GIUGNO
Contraband
Regia di Baltasar Kormákur. Con Kate Beckinsale,
Mark Wahlberg.Thriller. UNIVERSAL PICTURES
Rock of Ages
Regia di Adam Shankman. Tom Cruise,
Bryan Cranston. Musicale. WARNER BROS.
26 GIUGNO
Marley
Regia di Kevin Macdonald. Con Bob Marley.
Documentario. LUCKY RED.
27 GIUGNO
Un anno da leoni (The Big Year)
Regia di David Frankel. Con Jack Black,
Steve Martin. Commedia. 20TH CENTURY FOX
I tre marmittoni (The Three Stooges)
Regia di Bobby Farrelly, Peter Farrelly. Con Will Sasso, Sean Hayes. Commedia. 20TH CENTURY FOX
Il cammino per Santiago (The Way)
Regia di Emilio Estevez. Con Martin Sheen,
Emilio Estevez. Drammatico-avventura.
01 DISTRIBUTION
L’amore dura tre anni (L’amour dure trois ans)
Regia di Frédéric Beigbeder. Con Louise Bourgoin,
Gaspard Proust. Commedia. MOVIEMAX
29 GIUGNO
Il cammino per Santiago (The Way)
Regia di Emilio Estevez. ConMartin Sheen,
Emilio Estevez. Drammatico. 01 DISTRIBUTION
4 LUGLIO
Chef
Regia di Daniel Cohen. Con Jean Reno.
Commedia. VIDEA
11 LUGLIO
Biancaneve e il cacciatore
(Snow White and the Huntsman)
Regia di Rupert Sanders. Con Kristen Stewart, Chris
Hemsworth. Fantasy. UNIVERSAL PICTURES
8 AGOSTO
Ted
Regia di Seth MacFarlane. Con Mark Wahlberg,
Mila Kunis. Commedia-animazione.
UNIVERSAL PICTURES
13 LUGLIO
Lo spaventapassere (The Sitter)
Regia di David Gordon Green. Jonah Hill,
Sam Rockwell. Commedia. 20TH CENTURY FOX
15 AGOSTO
La Leggenda del Cacciatore di Vampiri in 3D
(Abraham Lincoln: Vampire Hunter in 3D)
Regia di Timur Bekmambetov.
Con Mary Elizabeth Winstead, Dominic Cooper.
Horror. 20TH CENTURY FOX
18 LUGLIO
Lola Versus
Regia di Daryl Wein. Con Joel Kinnaman,
Greta Gerwig. Commedia. 20TH CENTURY FOX
20 LUGLIO
Tutti i rumori del mare
Regia di Federico Brugia. Con Sebastiano Filocamo,
Orsi Tóth. Drammatico. OFFICINE UBU
G.I. Joe: La vendetta (G.I. Joe: Retaliation)
Regia di Jon M. Chu. Con Channing Tatum,
Bruce Willis. Azione-fantascienza.
UNIVERSAL PICTURES
27 LUGLIO
Un anno da leoni (The big year)
Regia di David Frankel. Con Steve Martin,
Jack Black, Owen Wilson. Commedia.
20TH CENTURY FOX
La cosa (The thing)
Regia di Matthijs van Heijningen Jr.
Con Mary Elizabeth Winstead, Eric Christian Olsen.
Thriller-fantascienza. UNIVERSAL PICTURES
3 AGOSTO
Diario di una schiappa
(Diary of a Wimpy Kid: Dog’s Day)
Regia di David Bowers. Con Zachary Gordon,
Devon Bostick. Commedia. 20TH CENTURY FOX
Katy Perry: Part of Me 3D
Regia di Dan Cutforth, Jane Lipsitz. Con Katy Perry.
Documentario. UNIVERSAL PICTURES
VII
17 AGOSTO
LOL - Solo quando rido
Regia di Daryl Wein. Con Miley Cyrus,
Demi Moore. Commedia. MOVIEMAX
I mercenari 2
Regia di Simon West. Con Sylvester Stallone,
Jason Statham. Azione. UNIVERSAL PICTURES
24 AGOSTO
Medianeras
Regia di Gustavo Taretto. Con Javier Drolas,
Pilar López de Ayala. Drammatico. BOLERO FILM
Madagascar 3: Ricercati in Europa
(Madagascar 3: Europe’s Most Wanted)
Regia di Eric Darnell. Con Ben Stiller, David
Schwimmer. Animazione. UNIVERSAL PICTURES
31 AGOSTO
Monsieur Lazhar
Regia di Philippe Falardeau. Con Mohamed Fellag,
Sophie Nélisse. Drammatico. OFFICINE UBU