L`AGIP MINERARIA IN MADAGASCAR DAL 1968 AL 1972

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L`AGIP MINERARIA IN MADAGASCAR DAL 1968 AL 1972
L’AGIP MINERARIA IN MADAGASCAR DAL 1968 AL 1972
Pier Federico Barnaba
Madagascar, un paese meraviglioso per la
varietà dei paesaggi, dei colori e della gente,
riccamente popolato da animali e vegetazione
singolarmente tipici di questa immensa isola
tropicale, più asiatica che africana. Non ci sono
animali feroci, a parte i coccodrilli, né serpenti
velenosi; ci sono invece i lemuri, quelle graziose
proscimmie, e i variopinti camaleonti.
La storia geologica del Madagascar ne fa
risalire l’origine a più di duecento milioni di
anni fa, quando l’attuale isola era inglobata tra
l’Africa, l’India e l’Antartide a costituire la parte
australe del continente Gondwana, che più
tardi si sarebbe frantumato, consentendo al
Madagascar di isolarsi, mentre l’India
proseguiva il suo cammino verso nord fino a
scontrarsi con la placca asiatica, dando origine
alla catena himalaiana.
Fig.1 - Una serena immagine del Madagascar.
Il territorio malgascio che, per le sue
caratteristiche geomorfologiche viene definito
“Paese di montagna in mezzo al Tropico”,
presenta caratteristiche climatiche molto
diverse da zona a zona: il clima è tipicamente
tropicale, con temperature estive elevate, lungo
le fasce costiere, sia verso l’Oceano Indiano a
est, che verso il Canale di Mozambico a ovest,
mentre è moderatamente continentale negli
altipiani interni, ove i picchi di temperatura
sono notevolmente attenuati. La stagione
estiva, tra novembre e aprile, è piovosa e
movimentata da qualche violento fenomeno
ciclonico, mentre quella invernale, tra maggio e
ottobre, è secca e temperata. Le abbondanti
precipitazioni estive favoriscono lo sviluppo e il
mantenimento delle imponenti foreste che
rivestono ampie aree del paese, in particolare il
versante orientale dell’Isola. Il Madagascar è
chiamato anche “Isola rossa” a causa dell’ampia
diffusione delle terre lateritiche, intensamente
colorate di rosso, che emergono tra il verde della
vegetazione.
Il popolamento dell’isola è relativamente
recente ed è iniziato con l’insediamento di
gruppi di aborigeni primitivi, detti Vazimba, di
origine indonesiana, che si sono insediati in
particolare lungo le coste. Successivamente,
pare intorno all’ VIII° secolo d.C., il nord-ovest
del Paese è stato oggetto di immigrazione arabe,
provenienti dall’Africa Orientale e dalle Isole
Comore; a queste è seguita, nei secoli XII-XIII°,
una importante invasione indonesiano-malese
che ha popolato diffusamente gli altipiani
Merina,
regione
della
futura
capitale
Tananarive. Nei due secoli successivi si sono
registrate altre immigrazioni, provenienti anche
dal Cathaja (Cina) e dal Cipango (Giappone) e
nello stesso periodo si sono verificati i primi
contatti commerciali con gli europei (olandesi,
francesi, inglesi), qui richiamati dall’interesse
per i mercati asiatici.
La popolazione, costituita da gruppi etnici ben
diversi gli uni dagli altri, era raggruppata in
centri gestiti con un grado di autonomia e di
indipendenza talora piuttosto elevato e tale da
favorire discordie e scontri tra le comunità
stesse.
Fig.2 – Il baobab di Majunga, pare sia il più
grande al mondo.
Sorsero così e si svilupparono reami, province,
governatorati, tra i quali prevalsero i Merina
1
(nell’altopiano centrale), i Sakalava (nel settore
costiero
nord-occidentale), i Betsileo, i
Tsimihety ed altri.
Diffuso tra la popolazione era, e lo è tuttora,
l’allevamento dei bovini, zebù in particolare, le
colture del riso, del cotone, della vaniglia, della
rafia, del caffè, delle spezie e lo sfruttamento
minerario (oro e minerali ferrosi); da notare a
questo proposito anche la presenza, nella zona
di Bemolanga (NW del Paese), di affioramenti
di bitume che certamente in passato furono
oggetto di sfruttamento da parte degli abitanti
della zona e che di recente sono divenuti motivo
di interesse da parte di alcune Compagnie
interessate alla ricerca di idrocarburi e tra
queste la nostra Agip Mineraria,.
La singolarità del Madagascar si manifesta
anche nelle credenze religiose della popolazione
locale: la maggior parte dei malgasci è credente
in un Dio creatore, al quale però essi uniscono
strettamente una componente animistica, che è
rappresentata dalle anime degli antenati, per i
quali nutrono un profondo rispetto ed una
devota riconoscenza; a questi è verosimilmente
legato anche il rito del “retournement”, cioè la
dissepoltura dei morti, effettuata con solennità
per poterne ripulire i resti ossei. A queste
usanze vengono solitamente associate formule
divinatorie e la venerazione di amuleti di
probabile ispirazione asiatica.
I due ultimi secoli, dal 1800 in poi, sono stati
particolarmente ricchi di avvenimenti e di
sviluppi sociali per il Madagascar. Nella prima
metà del XIX° secolo a Tananarive (circa 1400
m di altitudine), che da qualche tempo aveva
assunto la funzione di Capitale del Paese,
erano ancora particolarmente fiorenti il
commercio e l’esportazione degli schiavi
(uomini, donne e bambini), mentre sotto il
dominio delle Regine Radama e Ranavalona fu
decisa la cacciata dei missionari e degli
stranieri e, in seguito, anche la feroce
persecuzione dei cristiani (si parla di ben
duecentomila vittime). Nel frattempo la Francia
era giunta alla determinazione di colonizzare il
Madagascar e nel periodo tra il 1883 e il 1895, a
seguito di due guerre, riuscì a conquistare i
centri più importanti: Tamatave, Majunga e
alla
fine
Tananarive.
Si
giunse
così
all’annessione francese dell’Isola rossa, cui
seguì un periodo di lenta pacificazione, con
l’abolizione dello schiavismo e l’esilio ad Algeri
dell’ultima Regina, Ranavalona III^. Ma nel
1904 la gestione francese, condotta dal
gen.Gallieni, veniva ostacolata da una
insurrezione dei malgasci nel sud, rapidamente
repressa dai francesi; questi erano fermamente
impegnati
nella
riorganizzazione
amministrativa ed economica del Paese e nello
sviluppo delle opere pubbliche (strade, ferrovie,
scuole, ospedali), mentre la popolazione del
Madagascar aveva raggiunto i due milioni e
mezzo di abitanti. Nel 1913 il nazionalismo
malgascio riprendeva vita con disordini diffusi,
repressi da parte francese con arresti e
condanne, anche capitali.
Dopo le due guerre mondiali, in cui decine di
migliaia di militari malgasci furono impiegati in
Europa con le truppe francesi, una nuova
ribellione
anti-coloniale,
alimentata
da
movimenti nazionalisti, si manifestò nel 1947 in
quasi tutto il Paese. La reazione francese
provocò oltre ottanta mila morti tra i malgasci,
ma la svolta che avrebbe condotto il Paese
all’indipendenza
era
ormai
vicina.
L’indipendenza del Paese veniva infatti
decretata nel 1959, con la firma della nuova
Costituzione e la nomina di Philibert
Tsiranana, socialista moderato di origine
sakalava, a Presidente della Repubblica del
Madagascar. Dopo qualche tempo il Paese si
apriva alle iniziative straniere, oltre alle
francesi, e anche l’Eni rispondeva al richiamo
con un impegno sia nel campo dell’esplorazione
petrolifera (Agip Mineraria), che in quello
commerciale (Agip Petroli).
Le nostre attività in Madagascar ebbero inizio
nel marzo 1968, in seguito alla costituzione
dell’Agip Recherches et exploitation pétrolières,
che si organizzò con una Sede direzionale a
Tananarive ed una Base operativa situata a
Majunga, nella zona delle concessioni di ricerca,
che ricoprivano una fascia di mare di oltre 500
Km, lungo la costa nord-occidentale del
Madagascar.
Fig.3 – I permessi di ricerca dell’Agip REP nell’area
costiera nord-occidentale.
L’attività esplorativa fu avviata con un
rilevamento aeromagnetico dell’Aero Service, al
quale fece seguito una lunga campagna sismica
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della GSI e della Ray, con la quale fu coperta
l’intera area della ricerca, sia in mare aperto,
che nelle acque basse (shallow-water) e nel
settore in terra di Cap Saint André.
Contemporaneamente i geologi dell’Agip furono
impegnati
nella
ricostruzione
geologicostrutturale dell’intero bacino di Majunga e della
parte nord del bacino di Morondava, ivi
compresa la zona intermedia, sede delle sopra
citate manifestazioni bituminose di Bemolanga.
I risultati geologici così acquisiti furono
utilizzati per l’interpretazione dei rilievi
geofisici (magnetico e sismico), effettuata in
collaborazione tra Tananarive e la Direzione di
San Donato, che portò all’ubicazione dei primi
due pozzi esplorativi.
Willy, Frigoli, Benelli, Carlin, Zamparo, Dai
Pra, Augelli, Somaglino, Prato, Baroni; il
personale
della
Sede
di
Tananarive
comprendeva
naturalmente
anche
una
quindicina
di
giovani
collaboratori
e
collaboratrici di nazionalità malgascia.
L’organico della Base di Majunga, che
rappresentava il perno delle nostre attività
operative, era da parte sua costituito da: un
Responsabile della Base e della Perforazione
(Galeoni), assistito da Paris, Cortellazzi e Ughi,
un Tecnico aero-marittimo (Cappelletto), un
Tecnico magazzini e dogane (Marangon) e un
Magazziniere (Boatti), coadiuvati da qualche
decina di collaboratori malgasci, dei quali non si
può dire che bene, per la loro serietà e l’impegno
dimostrati. Oltre alle persone sopra citate, in
Madagascar operarono, per periodi di missione
più o meno importanti, molti altri tecnici e
specialisti dell’Agip Mineraria, tra i quali
ricordiamo, chiedendo venia per le eventuali
dimenticanze:
Cremaschi,
Sommaruga,
Pignagnoli, Moriconi, Silva, Pagani, Torelli,
Tontodonati, Da Rold, Gualtieri, Galli,
Cavallini, Salvo, Perini, Verdiani, Cantini,
Bandinelli, Sonson, Bellotti, Baldassarri,
Olivero, Muzzin, Angeli, Monnet, Giacomelli,
Pacifici.
Fig.4 – Campo geologico a Soalala.
Per il primo pozzo, denominato Chesterfield
(CH1), fu scelta la zona offshore situata sul
prolungamento del motivo strutturale di
Bemolanga,
mentre
il
secondo
pozzo
(Mariarano, MAR1), pure in offshore, fu ubicato
un centinaio di Km a nord-est di Majunga, con
lo scopo di verificare le possibilità minerarie di
un motivo strutturale individuato dalla sismica
Nel frattempo fu progettata ed allestita la Base
operativa di Majunga, con quanto necessario, in
materiali e mezzi, all’esecuzione dei due pozzi
offshore,
ivi
compresa
l’assitenza
alla
piattaforma di perforazione, che ormai era in
arrivo dal Golfo Persico: si trattava del “Gatto
selvatico”, il glorioso Jack-up della Saipem,
reduce da tante imprese compiute in svariati
mari del mondo.
In attesa dell’arrivo del “Gatto”…, diamo qui
una rapida scorsa all’organizzazione dell’Agip
Recherches e alle persone che parteciparono
all’avventura malgascia. Presso la Sede di
Tananarive c’era un Direttore Generale
(Barnaba), un Capo Amministrativo (Federici),
un Capo geologo (Pitto), un Coordinatore tecnico
(U.Madeddu), una Unità di Servizi generali
(Santanera e Amendola) e il Gruppo dei geologi
che, in periodi diversi, prestarono la loro opera
come rilevatori o come assistenti alla
perforazione; tra questi Ferrari, Balduzzi,
Fig. 5 – Stazione di radio-localizzazione shoran
a Cap Saint André.
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importanti nel caso di un Jack-up (piattaforma
autosollevante), come il “Gatto selvatico”; tali
indagini furono effettuate dalla Heerema
Engineering con l’aiuto dei sommozzatori della
Sitram.
Fig.7 - Traiettorie dei cicloni tropicali che hanno
attraversato il Madagascar nei mesi di gennaio dal
1941 al 1967.
Fig.6. – Schema organizzativo dell’Agip REP.
Per quanto riguarda l’organizzazione, lo schema
qui sopra riportato descrive le varie funzioni
specialistiche presenti nell’Agip REP, in
particolare quelle impiegate nella conduzione
delle operazioni di perforazione in mare; tra
queste funzioni, espletate in prevalenza da
unità contrattiste, troviamo, oltre all’assistenza
tecnica strettamente legata alla perforazione
(cementazioni, fanghi, log elettrici e radioattivi,
prove
di
produzione,
ecc.),
la
radiolocalizzazione shoran, l’assistenza sottomarina,
la movimentazione del personale (aerei e
elicotteri) e dei materiali tra la base e la
piattaforma (chiatte, mezzi navali, supplyvessels),
l’assistenza
meteorologica;
quest’ultima
si
dimostrò
veramente
indispensabile per la sicurezza, dati i rischi
elevati causati dai frequenti cicloni tropicali che
investivano la regione e che in realtà causarono
più volte l’abbandono della piattaforma. Altre
indagini previste e regolarmente effettuate nel
corso dell’attività in Madagascar furono i rilievi
geotecnici dei fondali marini nei siti di
ubicazione della piattaforma, particolarmente
Una doppia parentesi a questo punto è
necessaria, prima di avviarci alla fase
conclusiva di questo breve racconto. La prima
riguarda la presenza italiana in Madagascar nel
periodo qui considerato (1968-72), presenza che
in effetti era piuttosto esigua e consisteva
soprattutto nei colleghi dell’Agip Petroli, guidati
da Spinosa e Marcucci, che ebbero il grande
merito di diffondere nel Paese i distributori di
carburanti e con essi la simpatica immagine del
cane a sei zampe. Costruirono inoltre alcuni
accoglienti Motel Agip e poi attuarono una
stupenda iniziativa: il Rally automobilistico del
Madagascar,
che
annualmente
richiamò
l’interesse popolare di tutta l’Isola. Altre
consistenti
presenze
italiane
erano
rappresentate dall’Ifagraria, impegnata con
Fabbro nell’informazione e nell’istruzione in
campo
agricolo-forestale
e
da
una
rappresentanza geomineraria della Montedison,
con Giussani operante nell’est del Paese.
La seconda parentesi si riferisce alle persone
che abbiamo incontrato in Madagascar nel
periodo della nostra permanenza e con i quali
abbiamo avuto l’occasione di vivere qualche
esperienza non facilmente ripetibile, trattandosi
di personaggi di rilievo. A parte gli amici e i
colleghi del Gruppo Eni, in visita soprattutto
per ragioni tecniche, come pure i colleghi delle
altre sette Compagnie petrolifere internazionali
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Fig.8 – Ministri malgasci in visita alla Base di
Majunga.
presenti in Madagascar (Bertagne, Trouvé,
Leflève, De Lapparent, Lagier) a parte anche le
Autorità e i tecnici locali, oggetto di
innumerevoli incontri di lavoro, ricordiamo
alcuni particolari graditi incontri a Tananarive,
a Majunga e sul “Gatto selvatico”: con il Vice
Presidente della Camera dei Deputati italiana,
Loris Fortuna, con il Presidente della Banca
d’Italia, Guido Carli, con il Presidente
dell’Alitalia, Bruno Velani, con il Presidente
dell’Eni Eugenio Cefis, con il Segretario del PSI,
Pietro Nenni.
Un ricordo altrettanto piacevole rimasto nel
cuore è quello della visita fatta sulla
piattaforma assieme a tutti i familiari dei nostri
espatriati, compresi mogli e figli. A questo
incontro ci mancò purtroppo mamma Rachele,
che era con noi in Madagascar e ci aveva
lasciato da poco, in seguito ad una grave
malattia.
alla quale fu ceduto il 50% degli interessi
nell’impresa malgascia. Nel novembre 1970 il
primo pozzo (CH1) venne completato a oltre
4700 m di profondità senza aver incontrato
alcun indizio di idrocarburi. Nel secondo pozzo
(MAR1), spinto a oltre 5000 m, furono rilevati
invece alcuni livelli mineralizzati a gas, ma in
quantità insufficiente per giustificare la loro
messa in produzione. Gli indizi di idrocarburi
messi in luce da questo pozzo suggerirono
l’esecuzione di un terzo pozzo (Mahajamba,
MAH1), poco distante dal precedente, ma
nemmeno i risultati di questo furono
incoraggianti; anche in questo pozzo vi fu
soltanto qualche manifestazione di gas metano.
Fig.10 – Il “Gatto” in postazione per il pozzo CH1.
Fig.9 – Il “Gatto selvatico” in arrivo in Madagascar,
trainato da due supply-vessels.
Con l’arrivo del “Gatto” (con Fumagalli alla
guida, seguito da Pezzetta, Piselli, Cambiagli) si
diede inizio, nel maggio 1970, soltanto due anni
dopo l’avvio della nostra attività in Madagascar,
alla fase più impegnativa del programma.
Nel frattempo l’Agip Mineraria, al fine di
contenere il rischio esplorativo, aveva deciso di
alleggerire il proprio impegno e di ripartire
l’onere della ricerca con un Partner, la Esso,
Pare che questi indizi di gas, dopo l’abbandono
dell’area da parte dell’Agip, abbiano destato
l’interesse di una Compagnia petrolifera
sudafricana. Concluso il terzo pozzo, il “Gatto
selvatico”, nell’ottobre 1971 fu trasferito nelle
vicine acque del Mozambico, mentre per la
nostra attività di esplorazione in Madagascar si
aprì una fase di revisione e di rielaborazione dei
dati tecnici che portò successivamente, in
accordo
con
il
partner
Esso,
alla
programmazione di una nuova campagna
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sismica di dettaglio su alcune aree ritenute di
ulteriore interesse per la ricerca.
La mia personale esperienza del Madagascar si
chiuse qui, con la decisione dell’Agip di farmi
rientrare in Italia per dedicare il mio contributo
professionale ai problemi della protezione
ambientale, problemi che stavano investendo
con una certa intensità anche il mondo
petrolifero.
Del Madagascar mi è rimasto un splendido
ricordo e una certa nostalgia dei quattro anni di
vita colà trascorsi; ho conservato un sentimento
di ammirazione per i malgasci, dolci e tenaci
nello stesso tempo, ed il rammarico di non avere
scoperto, anche per loro, il petrolio, che avrebbe
potuto migliorare la loro vita.
Il 13 maggio 1972, giorno in cui avrei dovuto
festeggiare con gli amici la mia partenza dal
Madagascar,
a
Tananarive
scoppiò
inaspettatamente una rivoluzione. Il tutto
nacque da una manifestazione studentesca,
ispirata ai movimenti radicali Merina, contrari
alla politica filo-francese del Presidente
Tsiranana; fu il ripetersi di quanto era più volte
accaduto in passato, sotto la spinta della
ribellione al dominio di altri. La manifestazione
fu violentemente contrastata dai militari,
causando qualche decina di morti e tanti feriti,
oltre all’incendio di molti edifici pubblici della
città.
Tsiranana diede le dimissioni e venne
provvisoriamente sostituito da un esponente
militare, in attesa della nomina del nuovo
Presidente, Didier Ratsiraka. Le conseguenze
politiche di questi fatti, che si estesero a tutto il
Paese, portarono il Governo malgascio ad
allontanarsi dall’influenza francese, cercando
un illusorio appoggio presso i sovietici e i cinesi.
A causa dei disordini, la mia partenza dal
Madagascar venne rinviata di qualche giorno,
in attesa di conoscere gli sviluppi della
situazione locale. In accordo con l’Agip e l’Eni, si
decise di trasferire i familiari in Tanzania,
grazie all’ospitalità offertaci da Guidi, mentre
per noi uomini vi fu un’attesa di qualche giorno
a Tananarive finchè, tranquillizzatasi la
situazione, fu possibile raggiungere i familiari a
Dar es Salam e, nel caso mio e di altri,
proseguire assieme a loro per il rientro
definitivo in Italia.
L’attività di ricerca in Madagascar proseguì per
qualche tempo ancora con la guida di Maioli; fu
eseguita una campagna sismica di dettaglio, in
seguito alla quale fu programmata l’esecuzione
di un quarto sondaggio nell’offshore di Cap
Saint André; questo pozzo non fu poi eseguito, a
causa di un grave incidente accaduto al “Gatto
selvatico” nella fase di sollevamento del Jack-up
nella nuova postazione.
Fig.11 – Perforatore malgascio all’opera.
San Donato Milanese, 2009
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