COME UN FANTASMA di Desi Bovo Adattamento di Annalisa De

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COME UN FANTASMA di Desi Bovo Adattamento di Annalisa De
COME UN FANTASMA
di Desi Bovo
Adattamento di Annalisa De Pretis
Palcoscenico nero e vuoto. Si sentono in sottofondo rumori di città: traffico,
chiacchierio indistinto, qualche clacson.
All’apertura del sipario si vedono “i Grigi” già in movimento. I Grigi sono attori di
entrambi i sessi, circa una ventina, vestiti di grigio (pantaloni, giacca – tailleur –
jeans e magliette) dalle facce anonime. I Grigi stanno attraversando la scena, escono
e rientrano dalle quinte, come se ognuno di loro fosse diretto da qualche parte. Sono
chiusi nel loro percorso, non si guardano, non si toccano. E’ un via vai di automi.
Tra i Grigi c’è anche GIULIA.
GIULIA è un’adolescente sui 18 anni, anche lei vestita di grigio ma con una
maglietta, appena visibile, rossa. Giulia si muove con i Grigi ma è un po’ meno
automa, un po’ più attenta a ciò che la circonda e dà l’impressione di essere un po’
persa, di non sapere bene dove sta andando. E’ anche molto triste.
Al centro del palcoscenico c’è SARA. Sara è un’adolescente sui 16 anni: è un
fantasma. Ha un vestitino leggero lungo fino ai piedi ed un velo che le copre le
spalle; entrambi gli indumenti sono bianchi.
Sara è immobile al centro del palco, rivolta verso il pubblico, sguardo sfocato. E’
come se non fosse lì.
I Grigi intanto continuano il loro andirivieni: qualcuno ha fretta, guarda in
continuazione l’ora e cammina veloce; qualcuno è distratto, legge un giornale mentre
cammina; qualcuno è al cellulare; altri camminano veloci e indifferenti a ciò che
hanno intorno.
I Grigi non si accorgono di Sara e quando le passano vicino la urtano e la
spintonano.
Ad un tratto il velo di Sara cade a terra e tutti i Grigi si immobilizzano, è un fermo
immagine che li blocca in un’azione: guardare l’ora, passarsi una mano tra i capelli,
sistemare la cravatta, rispondere al telefono, ecc.
I rumori di fondo della città si abbassano ma sono ancora udibili.
SARA: tenendo in mano un lembo del velo e trascinandoselo dietro mentre avanza in
proscenio. Esprime una solitudine infinita.
Sono fredda e ho gli occhi di ghiaccio
e in questo momento mi sento uno straccio.
Mentre parla Sara continua ad avanzare quasi scivolando fra i corpi che sono
immobili di fronte a lei. Nessuna reazione da parte dei Grigi che restano immobili.
Anche Sara non sembra fare fatica a superare i corpi che incontra nella sua
avanzata. Sara è leggera, quasi eterea.
Sfioro ogni cosa che mi passa vicino
e accarezzo questo mio dolce visino.
Alla fine della strofa, Sara è giunta in proscenio.
SARA: Rindossando il velo, avvolgendocisi e giocandoci come a voler sottolineare le
proprie parole, spiegarle meglio.
Apro queste mie ali trasparenti e delicate,
gelide e impolverate.
Tra queste ali è rimasto solo freddo e polvere bianca
e mi chiedo cosa resterà di me, lieve e stanca.
Mentre Sara recita gli ultimi due versi i rumori della città cominciano ad aumentare
di volume fino a coprire quasi del tutto la sua voce.
Sara continua a parlare ma non udiamo la sua voce.
Io sono come la sera
tenebrosa e nera
Io sono come il vento,
Intanto dietro di lei, quasi risvegliati dal rumore della città, i Grigi ricominciano a
muoversi,concludono l’azione bloccata a metà, ma restando fermi ai loro posti.
SARA: rendendosi conto di essere schiacciata dai rumori, di essere invisibile e
comincia a recitare di nuovo la poesia ad un volume più alto, inizia ad andare vicino
a qualcuno dei Grigi, cercando un contatto, una comunicazione. E’ arrabbiata, è
intenzionata a farsi “sentire”, ciò nonostante i Grigi reagiscono come se una folata
di vento li investisse, ma non si accorgono di lei.
Io sono come la sera
tenebrosa e nera
Io sono come il vento,
ti guardo, ti accarezzo e ti sento.
Non ho volto, non ho colore, non ho nome
Su quest’ultimo verso Sara sta tenendo per le spalle Giulia che le da la schiena.
Giulia però, a differenza degli altri, sente il contatto con Sara e si gira di scatto. Le
due ragazza restano immobili a fissarsi.
SARA: con voce dolce
Non ho volto, non ho colore, non ho nome
Ma al mio passaggio lascio le orme.
Mentre recita questi versi rivolti a Giulia tende una mano per carezzarle il volto, ma
Giulia si ritrae. Intanto i rumori della città si trasformano in sonorità quasi musicali.
Sara tenta di nuovo di sfiorare Giulia, ma l’altra si nasconde dietro ad uno dei Grigi
che con il finire dei rumori cittadini sono tornati manichini immobili. Sara presa
dall’ansia di voler in tutti i modi stabilire questo contatto diventa più decisa nel suo
avvicinarsi a Giulia. Giulia in risposta usa i corpi dei Grigi come scudo, li sposta
ponendoli tra lei e Sara, li usa per nascondersi e man mano creerà una sorta di
barriera umana di 6 o 7 corpi [è un abbozzo di scala umana che, con un paio di
movimenti, verrà creata in una scena successiva].
D’un tratto Sara si ferma, si arrende. Giulia dopo un’esitazione iniziale le si
avvicina. Di nuovo le due ragazze si fissano.
Sara allunga una mano, ma sospesa nell’aria senza cercare di toccare Giulia. Giulia
guarda la mano tesa ma non si muove. Poi con voce rotta.
GIULIA: Sei morta. Eri la mia migliore amica.
Poi lentamente cerca di toccare la mano del fantasma. Le mani delle due ragazze
giocano nell’aria, quasi carezzandosi ma senza sfiorarsi. Su questo gesto le sonorità
che hanno mantenuto l’atmosfera inquieta e irrisolta si trasformano in musica.
GIULIA diventa sempre più inquieta e nervosa nel suo tentativo di afferrare la mano
di Sara. Poi d’un tratto fa un passo indietro e urla all’amica: Non è giusto! Dovevi
vivere!
Sara si stringe nel velo alla rabbia dell’amica. Giulia a sua volta si richiude la
giacca quasi coprendo del tutto il rosso della maglietta. E volta le spalle a Sara,
confondendosi con i Grigi vicino a lei.
La musica diventa gravemente malinconica.
SARA:
Io… sono quella che sono stata
Tu… mi hai conosciuta… e cercata.
Giulia continua ad ignorarla, intanto alcuni Grigi come guidati dalla musica si
dispongono a semicerchio intorno alle due ragazze, mentre quelli posizionati prima
da Giulia, iniziano a formare la scala umana. Giulia adesso è l’unica che da le spalle
a Sara.
SARA: come a volerle spiegare
Lui… mi ha ripresa.
Giulia si volta a guardare l’amica.
SARA: Sorridendo, triste.
Lei mi accompagna…
I Grigi allargano il semicerchio fino a circondare Sara, vicino alla scala umana, e
Giulia di fronte a lei. Ognuno di loro è mortale, i gesti dei Grigi, lenti ed eleganti
sono rituali come inesorabili. Ognuno di loro dovrà morire e ognuno di loro ferma la
propria corsa di fronte alla morte.
Su quest’ultimo verso Giulia, commossa, prende per mano Sara, sempre in quel modo
leggero per cui si sfiorano senza toccarsi davvero.
Sara inizia a salire la scala umana. Aiutata da Giulia che la tiene per mano.
SARA: al culmine della scala
Noi, dall’alto, guardiamo…
Lasciando andare la mano dell’amica che è troppo in basso e fa fatica a
raggiungerla.
Voi, vivete.
La luce sulla scala umana, con Sara al vertice, inizia ad abbassarsi.
SARA: sorridendo a Giulia che ha ancora la mano protesa verso di lei
Loro… sognano.
La luce sulla scala si spegne definitivamente. Resta illuminata solo Giulia, ancora di
spalle, che lentamente abbassa il braccio proteso.
GIULIA: spalle al pubblico
Ho il cuore di ferro
Ho un sentimento di cera
Ho l’emozione della sera…
Sulle sue parole la musica inizia a trasformarsi di nuovo in sonorità e la luce
comincia a salire di nuovo.
Quando il palcoscenico è illuminato vediamo che Sara è scomparsa e che i Grigi
sono di nuovo nelle posizioni dell’inizio, ognuno compiendo la propria azione.
Giulia si guarda intorno alla ricerca dell’amica e vediamo che mentre era di spalle la
giacca le si è aperta e adesso la maglietta rossa è molto visibile. Giulia
silenziosamente inizia a piangere.
I suoni si ritrasformano in rumori cittadini. Giulia è immobile al centro del
palcoscenico. I Grigi ricominciano il loro via vai, cercando di evitarla ma talvolta
qualcuno la urta.
D’un tratto Giulia si toglie la giacca. I rumori tacciono, sul palcoscenico c’è silenzio.
I Grigi si guardano intorno disorientati.
GIULIA + VOCE OFF SARA:
Leva le tue delicate mani dagli occhi
ti devo vedere.
Leva le tue profumate mani dalla bocca
ti voglio sentire ancora parlare.
Leva le tue candide mani dalle orecchie
ascolta ancora il tuo e il mio respiro…
GIULIA: sorridendo al pubblico, e asciugandosi gli occhi.
Due anime divise
ma le vite sono le stesse,
sempre.
Ricominciano i rumori ed il via vai dei Grigi. Giulia resta immobile al centro del
palcoscenico.
Qualche secondo poi il sipario si chiude e restano solo i suoni.
Buio. Silenzio.