Il museo storico Perugina

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Il museo storico Perugina
Il museo storico Perugina
Sabato 29 Agosto 2009 00:00 Danilo Stentella Musei monumenti e parchi - Italia
La prima bottega della Buitoni fu attivata nel 1800, nel periodo tra la Restaurazione e l'Unificazione
italiana. Nel 1828 viene aperto il primo negozio per la produzione di pasta da Gio. Batta Buitoni,
situato nella piazza di Sansepolcro. Era di piccolissime dimensioni, c'erano pochi operai che
lavoravano senza macchinari. E’ del 1856 il primo ampliamento della Buitoni a Città di Castello, il
negozio è gestito da Giuseppe, il fratello di Giovanni Buitoni. Arrivano i primi riconoscimenti con
medaglie d'argento e di bronzo per i suoi prodotti. Nella seconda metà '800 si ha un aumento
progressivo della produzione di pasta, che arriva ai 100 quintali giornalieri, la dotazione di nuovi
macchinari, come un mulino a cilindri per l'energia necessaria ai macchinari. Viene prodotta la
prima farina da commercio, semolini di grano duro e la pastina glutinata per bambini e ammalati.
Nel 1886 la ditta Giovanni e Fratelli Buitoni si costituisce in società in nome collettivo con un
capitale di 200.000 lire, si realizzano vari ampliamenti agli edifici per svolgere la più ampia attività.
La Perugina sorge nel 1907, allora denominata Società Italiana per la Fabbricazione dei Confetti,
come una piccola bottega del centro storico di Perugia, in via Alessi, voluta da Francesco Buitoni,
Annibale Spagnoli, Leone Ascoli e Francesco Andreani, con un capitale sociale è di 70.000 lire. I
locali si rivelano presto insufficienti a contenere le lavorazioni ampliatesi rispetto a quella originaria.
Nel 1911 acquisisce lo stemma di Perugia, il Grifo.
Negli anni '20 la Buitoni e la Perugina divengono società alleate, Giovanni Buitoni era
amministratore delegato della Perugina e presidente della Buitoni. La Società Perugina per la
Fabbricazione dei Confetti cambia ragione diventando La Perugina - Cioccolato e Confetture. Nel
1921 viene costituita la Società Anonima Pastifici Italia Centrale (SAPIC) per la costruzione e
l'esercizio di un pastificio a Roma.
Nel biennio 1924-25 la Perugina lotta per restare autonoma e non farsi assorbire dall'UNICA,
Unione Nazionale Industria Cioccolato Affini di Torino. In quegli anni si occupa dell’immagine della
Perugina anche il pittore cubista Federico Seneca. Durante gli anni '30 l’azienda si concentra su
una produzione sempre più di lusso.
Per superare la crisi indotta dalla tassa sullo zucchero Aldo Spagnoli, allora direttore della
pubblicità, idea il concorso a figurine con in palio perfino una Topolino del valore di 9.750 lire,
iniziativa di grande successo che fu frenata da un decreto del Ministero delle Finanze, che vietava
la prosecuzione del concorso, la conseguenza fu un calo delle vendite. L’idea era nata da una
trasmissione dell’EIAR dell’ottobre 1934, "I quattro Moschettieri" di Angelo Nizza e Corrado
Morbelli, con musiche di Egidio Storaci. Il successo fu talmente grande che incoraggiò l'idea di un
concorso di figurine, disegnate da Angelo Bioletto, la più introvabile era il Feroce Saladino, ma
c’erano anche la Bella Sulamita, il Cardinale Richelieu, Greta Garbo, l' Abate Faria, il Fine Dicitore,
le Figlie di Ramsete, il Castellano Dannato, ecc. Molto ricercata era anche la figurina di Josephine
Baker, una soubrette francese di colore che aveva fama di esibirsi vestita soltanto da un gonnellino
di banane, che coglieva una dopo l’altra mentre cantava e ballava, fino alla completa espoliazione
del casco. Il regime fascista non aveva tollerato che la figurina del Cagnolino Pechinese fosse più
popolare di altri animali come le aquile imperiali, o che la Spada dell'Islam, attributo iconografico di
Mussolini, richiamasse alla mente l'ombelico scoperto della Bella Sulamita. Un foglio di ordini
accusò il concorso di essere "contrario allo spirito dell' autarchia", vi erano troppi stranieri tra i
personaggi, inoltre i Moschettieri erano francesi, un paese che aveva votato le sanzioni
economiche contro l' Italia per la guerra d'Etiopia. Motivazioni imbecilli, definite da qualche gerarca
ottuso.
In quel decennio iniziano le esportazioni anche in America, 1935, con la presentazione di prodotti
Perugina a New York, viene costituita la società La Bomboniera per la gestione di un negozio sulla
Fifth Avenue che commercializzò prodotti tipici italiani come pasta e sughi.
Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale i tedeschi distruggono parti dello stabilimento di
Fontivegge, mentre il negozio di Perugia viene saccheggiato. Contemporaneamente lo
stabilimento della Buitoni cessa la produzione.
Negli anni Cinquanta inizia la produzione delle tavolette sciolte e dei cioccolatini sciolti e in
confezioni economiche. E’ un successo di vendite, che ha favorevoli ripercussioni sui livelli
occupazionali. Negli anni Sessanta l’azienda penetra nel mercato mondiale con l'apertura di filiali
in Africa, Spagna, Regno Unito, Germania, Panama ecc. Nel 1961 si avvia un nuovo impianto di
produzione in provincia di Latina. L’impianto perugino di Fontivegge viene trasferito a San Sisto,
con maggiore spazio e macchinari più grandi e sofisticati. Nel 1969 Buitoni e Perugina si fondono
per incorporazione della Buitoni nella Perugina, assumendo la ragione sociale di IBP-Industrie
Buitoni Perugina. Tuttavia negli anni Settanta inizia un trend negativo per la IBP, si manifestano
carenze dal punto di vista finanziario e organizzativo. Nel 1985 le Industrie Buitoni Perugina
vengono vendute alla CIR di Carlo De Benedetti assumendo la denominazione di Buitoni Spa.
Anche De Benedetti fallisce nel disegno di risanamento e rilancio, nel 1988 l’azienda viene ceduta
alla Nestlé per un miliardo e seicento milioni di lire.
Ebbe un ruolo decisivo nella nascita dell’Associazione degli Industriali in Perugia. Bruno Buitoni fu
tra i rifondatori dell’Associazione nel 1944. Ha incoraggiato una diffusa crescita industriale nella
provincia, generando un importante indotto e molteplici occasioni di imprenditorialità, nel settore
della grafica e della cartotecnica, della logistica, degli impianti e dei servizi. La Perugina, divenuta
una grande azienda operante a livello internazionale, è stata anche una scuola manageriale,
presso la quale si sono formati decine di dirigenti e quadri che poi hanno portato le loro
competenze anche in altre realtà produttive.
La Perugina ha ideato prodotti divenuti famosissimi, il Bacio, nel 1922, oggi sono prodotti circa 300
milioni di Baci ogni anno, nel 1926 la caramella Rossana, dedicata alla dama amata da Cyrano de
Bergerac, il cioccolato fondente Luisa, i pasticcini Ore Liete, le Banane e, tra gli ultimi nati, il Nero.
E’ divenuta in oltre cento anni il simbolo di un territorio, se non del Paese.
Si racconta che Luisa Spagnoli, moglie di Annibale avesse notato come durante la lavorazione dei
cioccolatini venivano buttati via chili di briciole di nocciole. Così propose di impastare i frammenti di
nocciola con il cioccolato. Il risultato, uno strano cioccolatino irregolare tempestato di frammenti di
nocciole, ricordava vagamente la forma di un pugno chiuso, con la nocca più sporgente
rappresentata da una nocciola intera. Questa forma suggerì il suo primo nome, Cazzotto. Riscosse
grande successo, per il sapore gradevole e per la forma. Giovanni Buitoni, perplesso sul fatto che
si potessero regalare dei cioccolatini denominati cazzotti, pensò di ribattezzare tanta dolcezza con
un nome più appropriato al suo utilizzo, nacque il Bacio Perugina, che legò il suo nome a gesti
affettuosi e a momenti di tenerezza, un simbolo. L’immagine del Bacio venne curata da Federico
Seneca, direttore artistico della Perugina negli anni ’20, il quale pensò di rielaborare il famoso
quadro di Francesco Hayez “Il bacio”, confezionando il prodotto in una scatola blu con l’immagine
dei due innamorati, inserendo gli ancor più famosi bigliettini con le frasi d’amore che ancora oggi
caratterizzano il cioccolatino.
Il Museo Storico Perugina nasce nel 1997, nel 90° anniversario della fondazione dell’Azienda,
come appendice del ricco Archivio Storico Buitoni Perugina, istituito negli anni Settanta sulla base
di un Concorso, indetto da Università e Ministero dei Beni culturali, rivolto alle Aziende che
avessero saputo rappresentare l’immagine italiana nel mondo, la Perugina, con il Bacio, si
aggiudicò questo titolo.
L’ampia raccolta di materiale fu organizzata in forma di Archivio, oggi sotto la tutela della
Soprintendenza dei Beni Culturali. Ogni anno il museo storico accoglie oltre 60.000 visitatori e la
Scuola del Cioccolato è apprezzatissima dai professionisti pasticceri e dagli appassionati del
cacao.
Il percorso del Museo Storico Perugina è suddiviso in 4 sezioni:
1.
Dal cacao al Cioccolato;
2.
Una storia di impresa;
3.
Prodotti e Reti di vendita;
4.
La Comunicazione.
Al centro un’esposizione di macchinari di produzione e di confezioni Perugina dal 1907 ad oggi.
Completano il percorso 3 postazioni audiovisive:
•
un filmato tecnico sulla lavorazione del cioccolato;
•
filmati di repertorio anni Trenta e Cinquanta sulla vita aziendale;
•
la rèclame italiana: una raccolta di spot dal carosello del 1957 alla moderna comunicazione
pubblicitaria.
Il museo produce due tipologie di iniziative, quelle specifiche del museo d’impresa, visite al
percorso museale, alla Fabbrica, didattica, e quelle correlate alla comunicazione aziendale, di
supporto al marchio nelle principali iniziative, come Eurochocolate, Umbria Jazz, Coppa della
Perugina. Collabora con Infotourist, importante agenzia turistica del territorio.
Estratto da
http://www.archeologiaindustriale.org/index.php?option=com_content&view=article&id=96:ilmuseo-storico-perugina&catid=9:italia&Itemid=8