il punto di vista dei pazienti affetti da malattie rare su
Transcript
il punto di vista dei pazienti affetti da malattie rare su
www.eurordis.org DOCUMENTO DI POSIZIONE IL PUNTO DI VISTA DEI PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIE RARE SU RICERCA E TERAPIE BASATE SULLE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI SETTEMBRE 2006 SINTESI Scopo di questo documento è dare un‘equilibrata panoramica etica del punto di vista dei pazienti riguardo all’impiego delle cellule staminali embrionali (CSE) nella ricerca. Le CSE si trovano nella massa di cellule interne della blastocisti umana, che è una fase iniziale dello sviluppo dell’embrione (solo tra il 4° e il 7° giorno dopo la fecondazione). Nello sviluppo normale dell’embrione, le CSE hanno le maggiori potenzialità di fornire trattamenti di medicina rigenerativa, poiché hanno dimostrato multipotenzialità e capacità di auto-rinnovamento a lungo temine. I pazienti in generale, e i pazienti di malattie rare in particolare, sentono urgente bisogno di terapie efficaci. Essi ripongono grandi speranze nei confronti della ricerca sulle CSE. EURORDIS ritiene che gli individui debbano avere libertà nella scelta della terapia, e che essi dovrebbero essere liberi di rifiutare o richiedere i trattamenti derivanti dalla ricerca sulle CSE. EURORDIS teme che l’attuale dibattito possa sottrarre ai prodotti derivanti dalla ricerca sulle CSE i vantaggi di una procedura europea centralizzata, che garantisca alti livelli di qualità, efficacia e sicurezza. Il principio comunitario di sussidiarietà permette ai singoli Stati Membri di proibire la ricerca sulle CSE a livello nazionale. Questo potrebbe potenzialmente portare alla disponibilità di terapie basaste su CSE solo in alcuni Stati Membri, creando ulteriori sperequazioni tra cittadini della UE (limitando l’accesso del paziente a potenziali trattamenti salvavita). Ciò è contrario al principio di libera scelta degli individui. La ricerca sulle CSE è al momento effettuata da un numero di paesi che rappresentano metà della popolazione mondiale e che adottano una politica permissiva e/o flessibile nei confronti della ricerca sulle CSE. I prodotti che potrebbero derivare da tale ricerca saranno presto o tardi disponibili anche in Europa. Migliaia di blastocisti umane create dalle coppie con problemi di fertilità giacciono nei congelatori dei laboratori della UE, solo per essere in seguito distrutte. Sembra illogico che la ricerca sulle CSE sia considerata come un omicidio da alcune persone, le quali però non considerano tale la finale distruzione di quelle blastocisti. Rare Diseases Europe L’ultimo sondaggio Eurobarometro (Giugno 2006) mostra un rilevante sostegno alla ricerca sulle CSE, purché questa sia rigorosamente regolata. Lo stesso avviene negli Stati Uniti dove un sondaggio del Settembre 2005, ha rilevato un vasto sostegno alla ricerca sulle CSE. Conclusioni: EURORDIS ritiene che la “protezione” delle blastocisti umane pre-impianto (le quali saranno distrutte in ogni caso più tardi come embrioni soprannumerari) debba essere valutata in rapporto a potenziali trattamenti a favore di cittadini europei condannati ad una morte lenta e dolorosa. Allo scopo potenziale di salvare le vite di milioni di pazienti, affetti da malattie rare e comuni, EURORDIS sostiene la ricerca sulle CSE, a patto che sia effettuata entro un rigoroso sistema normativo. EURORDIS non sostiene il divieto sull’impiego dei finanziamenti comunitari per la ricerca sulle CSE, né l’esclusione delle terapie derivate dalle CSE dal futuro Regolamento sulle Terapie Avanzate. Pur sostenendo la ricerca sulle CSE, EURORDIS sostiene decisamente anche la ricerca di metodi che non distruggano gli embrioni, così come la ricerca sulle cellule staminali adulte, le cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale e da feti abortiti. Su EURORDIS L’Organizzazione Europea per le Malattie Rare (EURORDIS) rappresenta più di 260 organizzazioni di malattie rare in oltre 30 paesi, che si occupano di più di 1000 malattie rare. Essa è quindi la voce dei 30 milioni di pazienti affetti da malattie rare in tutta Europa. EURORDIS è una federazione di associazioni di pazienti e individui attivi nell’ambito delle malattie rare, dedicata a migliorare la qualità di vita di tutte le persone che vivono con le malattie rare in Europa. E’ una organizzazione non governativa (ONG) guidata dai pazienti stessi, sostenuta dai suoi membri, dalla “Associazione Francese Distrofia Muscolare (AFM)”, dalla Commissione Europea, da fondazioni, e da industrie che operano nella sanità. EURORDIS è stata fondata nel 1997. Ulteriori informazioni su EURORDIS e sulle malattie rare sono disponibili su: http://www.eurordis.org 2 EURORDIS, l’organizzazione europea per le malattie rare, rappresenta 264 associazioni di malattie rare in 31 paesi, 19 dei quali sono Stati Membri della UE; essa quindi riflette la voce di un numero stimato di circa 30 milioni di pazienti affetti da Malattie Rare nell’Unione Europea. In risposta al corrente dibattito sugli aspetti etici collegati alla ricerca sulle cellule staminali embrionali (CSE), EURORDIS - in quanto rappresentante di pazienti ai quali mancano ad oggi medicinali efficaci e che ripongono grandi speranze nelle Terapie Avanzate - sente la necessità di presentare le proprie osservazioni sulla prospettiva dei pazienti affetti da malattie rare sul tema della ricerca sulle CSE. In particolare, riguardo alla proposta della Commissione sulle Terapie Avanzate, EURORDIS teme che i Prodotti Avanzati generati da CSE possano essere privati dell’accesso alla procedura centralizzata che andrà a beneficiare tutte le altre Terapie Avanzate, come la terapia genica e le terapie cellulari basate su cellule staminali non embrionali. I pazienti affetti da Malattie Rare sono perfettamente coscienti del fatto che ad oggi non esistono trattamenti derivanti da CSE e che la riflessione presentata di seguito è basata sulle attese legata a questa promettente area di ricerca ed al corrente stato della ricerca sui modelli animali. Sebbene sia impossibile prevedere con precisione il risultato ed i tempi di qualunque tipo di ricerca, inclusa quella sulle CSE, gli scienziati ed il pubblico guadagneranno attraverso quest’ultima nuove conoscenze sulla biologia dello sviluppo umano che potrebbero avere un notevole potenziale per l’individuazione di nuove terapie e trattamenti. Inoltre, il corrente dibattito etico è connesso ai limiti delle tecnologie attualmente disponibili: oggi l’embrione è distrutto dopo l’estrazione delle CSE; tuttavia, in futuro, questo problema potrebbe scomparire del tutto con lo sviluppo di nuove tecniche che consentano la conservazione dell’embrione. Buone speranze in questo senso sono venute alla luce1 con il recente annuncio, il 23 agosto 2006, di una rivoluzionaria tecnica di accrescimento di cellule staminali umane da un embrione umano in uno stadio iniziale di sviluppo, senza determinarne la distruzione. 1 Libertà di scelta individuale e conseguenze della sussidiarietà EURORDIS ritiene che debba essere lasciata libera scelta ai singoli pazienti o ai loro genitori sul tipo di approccio terapeutico da seguire. EURORDIS rispetta di conseguenza il fatto che ogni individuo sia libero di rifiutare una terapia che potrebbe in futuro essere realizzata per mezzo di cellule staminali embrionali. EURORDIS riconosce che la ricerca sulle CSE non è consentita in alcuni Stati Membri della UE. Ma, pur rispettando la sussidiarietà come principio basilare nella realizzazione delle attività comunitarie, vorrebbe sottolineare che tutti i pazienti europei dovrebbero essere posti in condizione di trarre beneficio da una consistente valutazione di qualità, sicurezza ed efficacia attraverso un procedura UE centralizzata presso l’EMEA [l’Agenzia Europea del Farmaco, NdT]. In aggiunta ci saranno una serie di conseguenze per i pazienti europei derivanti da tale approccio: Prima conseguenza a livello dei pazienti: le terapie derivate da ricerca sulle CSE saranno disponibili solo in alcuni Stati Membri. Questo significa che le disuguaglianze trai pazienti europei saranno approfondite: i ricchi potranno viaggiare all’estero e usufruire ugualmente di tali terapie mentre i pazienti meno abbienti non avranno accesso alle terapie vietate nei loro paesi di residenza. Seconda conseguenza a livello nazionale: cosa faranno gli Stati Membri proibizionisti il giorno in cui terapie derivate da ricerca sulle CSE saranno disponibili sul mercato e dimostreranno la loro efficacia? Si avvantaggeranno dei benefici derivanti dalla “ricerca cattiva” condotta altrove? O proibiranno ai loro pazienti di ottenere i benefici offerti da tali terapie negando ad esse l’accesso al loro mercato interno? I governi che adotteranno politiche restrittive dovranno fronteggiare l’opinione pubblica, le organizzazioni nazionali di pazienti e saranno ritenuti responsabili delle loro decisioni. I rappresentanti dei pazienti, che lottano costantemente per la parità di accesso ai prodotti medicinali, non permetteranno che ulteriori disuguaglianze siano sancite e potrebbero quindi decidere di portare il caso di fronte alla Corte Europea di Giustizia. 1 Advanced Cell Technology annuncia tecniche per la generazione di cellule staminali embrionali che mantiene il potenziale di sviluppo dell’embrione. Pubb. in Nature, 23 agosto 2006 3 Terza conseguenza a livello internazionale: la ricerca sulle CSE sarà comunque realizzata fuori dalla UE, in nazioni con regolamenti e limiti meno restrittivi, possibilmente con standard etici diversi da quelli che sarebbero utilizzati nella UE. Successivamente, terapie derivate da questo tipo di ricerca, così dibattuta in Europa, saranno importate nella UE e rese disponibili ai pazienti che hanno i mezzi per usufruirne. Vogliono davvero, i dirigenti politici europei, stabilire questo sistema di “gioco al ribasso” etico? 2 Tra rispetto per i bisogni del paziente e rispetto delle convinzioni personali - Una prospettiva di Salute Pubblica Pur riconoscendo le motivazioni religiose, culturali e storiche dietro la scelta di alcuni Stati Membri della UE di adottare politiche restrittive nei confronti della ricerca sulle CSE, EURORDIS è preoccupata per la possibilità che la libertà di scelta personale possa essere messa in pericolo, così come per la proibizione di fruire di potenziali trattamenti basati sulla ricerca sulle CSE, limitando con ciò le opzioni terapeutiche per il trattamento dei singoli pazienti. Infatti, come ripetutamente affermato durante la Conferenza “Pazienti e cellule staminali” tenuta il 15 e 16 dicembre 2005 a Bruxelles, i pazienti sono – qui ed ora – in uno stato di disperato bisogno e non possono permettersi di trascurare qualunque promettente area di ricerca. Durante la conferenza è apparso evidente che, fintanto che una persona abbia sufficiente fortuna per evitare ferite e malattie, sia possibile mettere al primo posto tra le proprie priorità i principi etici e religiosi. Ma quando quella stessa persona, o i suoi cari, sono colpiti da una malattia potenzialmente mortale la stessa scala delle priorità cambia drammaticamente. Quando questo accade tale cambio di percezioni deriva dalla prospettiva e dallo stato di bisogno, che è particolarmente acuto per i pazienti affetti da Malattie Rare e per le loro famiglie, per cui le terapie geniche e cellulari sono spesso l’ultima speranza. 3 La coesistenza di differenti logiche EURORDIS vorrebbe porre alla pubblica attenzione il seguente ragionamento che non appare logico a tutti e certamente non dal punto di vista dei pazienti: Migliaia di embrioni umani nei primi stadi di sviluppo, creati da coppie con problemi di fertilità per mezzo dei più recenti ed avanzati strumenti di ricerca e terapeutici allo scopo di raggiungere il loro meritorio scopo, ma non impiantati, giacciono nei congelatori dei laboratori europei per essere infine distrutti quando la coppia avrà ottenuto la gravidanza desiderata o interrotto i tentativi di fecondazione assistita. Sarebbe poco sensato, oltre che tecnicamente impossibile, mantenerli in quello stato per centinaia, migliaia o milioni di anni. Secondo alcune posizioni, questi embrioni soprannumerari non devono essere utilizzati per scopi di ricerca con cellule staminali perché questo sarebbe un “omicidio”. Ma lasciarli estinguere o essere distrutti (per motivi logistici o economici degli enti sanitari che li conservano) non è considerato invece omicidio. Questa posizione conduce alla proibizione di effettuare ricerca su embrioni che sarebbero in futuro comunque distrutti, ricerca che potrebbe però portare all’individuazione di cure per bambini e adulti affetti da malattie rare potenzialmente mortali e che continuano a soffrire e a morire prematuramente. Dal punto di vista dei pazienti affetti da Malattie Rare questo non è accettabile se non addirittura anti-etico. Come riportato in un articolo dell’International Herald Tribune (“EU to finance stem cell research” di Dan Bilefsky, 25 luglio 2006), il Ministro britannico per la scienza, David Sainsbury, ha affermato che “E’ moralmente inaccettabile negare questi progressi ai pazienti, perché essi offrono potenzialmente favolosi vantaggi ai cittadini europei”. Nello stesso articolo viene anche riportata la dichiarazione di Stephen Hawking il quale considera la proibizione dell’uso di embrioni umani nella ricerca equivalente alla posizione di chi si oppone all’uso di organi donati da persone decedute. “Il fatto che le cellule provengano da embrioni non può essere un ostacolo perché gli embrioni sarebbero comunque distrutti”, ha dichiarato egli al giornale Independent, di Londra. “E’ moralmente equivalente a espiantare il cuore dalla vittima di un incidente automobilistico”. 4 4 Definizioni scientifiche2 4.1 Cellule Staminali (CS) In generale, sono cellule indifferenziate capace di autoriprodursi e produrre distinti tessuti differenziati. Poiché le CS hanno la potenzialità di maturare in diversi tipi di cellule, esse suscitano attese in quanto hanno un grande potenziale per le cure nella medicina rigenerativa. Le CS possono derivare da un “embrione”, allo stadio precoce, chiamato blastocisti, da feti abortiti, dal sangue del cordone ombelicale o da alcuni tessuti adulti. 4.2 Cellule staminali adulte3 Le cellule staminali adulte (CSA) sono cellule indifferenziate all’interno dei tessuti differenziati. Per esempio, nel midollo osseo, le cellule staminali ematopoietiche, creano di continuo nuove cellule del sangue. Nel cervello, poche cellule staminali sembrano essere in grado di generare alcune nuove cellule nervose che stabiliscono nuove connessioni quando noi impariamo o cerchiamo di guarire da ferite. I ricercatori hanno indotto le cellule staminali ematopoietiche a dare origine alle cellule del fegato, ed è la plasticità delle cellule ematopoietiche che consente il successo dei trapianti di midollo osseo. E’ più difficile raccogliere cellule staminali adulte che produrre CSE. Le cellule staminali adulte sono rare e difficili da isolare in forma pura. Gli scienziati non sono stati finora in grado di mantenere le cellule staminali adulte in coltura per un periodo indeterminato. Poiché esse sono già in qualche modo vincolate in un preliminare processo di differenziazione, le cellule staminali adulte non sono così plastiche come le cellule staminali embrionali, ma sono già “predisposte per creare un particolare tessuto” e possono, in alcuni casi, essere capaci di migrare in aree danneggiate, cosa che può risultare vantaggioso quando il danno del paziente o la malattia sono localizzati. Un potenziale vantaggio nell’uso delle cellule staminali adulte è che le cellule del paziente stesso potrebbero essere in principio moltiplicate in coltura e poi reintrodotte, limitando così i rischi di rigetto. Sfortunatamente, questo vantaggio sarebbe inutile nel caso di malattie genetiche dove le cellule stesse dei pazienti contengono il difetto genetico4. 4.3 Cellule Staminali Embrionali (CSE)5 Le CSE sono cellule indifferenziate, si trovano nella massa di cellule interne della blastocisti, uno stadio precoce dello sviluppo dell’embrione, tra il 4° e il 7° giorno dopo la fecondazione. Nello sviluppo normale dell’embrione le CSE scompaiono dopo il 7° giorno dalla fecondazione. La blastocisti umana contiene da 30 a 150 cellule. Contrariamente alla percezione pubblica, in questo stadio, il termine “embrione” fa riferimento ad un minuscolo aggregato di cellule indifferenziate, non a un corpo con una testa, arti o cuore. Essa è una sfera di cellule di 0,14 millimetri di diametro con una massa di cellule al suo interno. Ognuna delle cellule ha ancora il potenziale di formare un embrione completo. Essa ha anche il potenziale di trattare migliaia di pazienti. Con lo sviluppo dell’embrione, le sue cellule diventano sempre più differenziate fino a quando ciascuna cellula è completamente specializzata (es. cellula epatica, nervosa o del sangue) e non è più una CSE. Le CSE hanno la maggiore potenzialità di portare a cure nella medicina rigenerativa poiché al contrario delle cellule staminali adulte, esse hanno dimostrato capacità d’auto-rinnovamento e multipotenzialità (ciascuna cellula potrà differenziarsi in qualsiasi tipo tessuto nel corpo). Inoltre, le cellule staminali adulte sono rare nei tessuti maturi, e metodi efficienti per moltiplicarle non sono stati ancora trovati. A causa delle sue intrinseche limitazioni, la ricerca sulle cellule staminali da adulti e aborti spontanei procederà molto lentamente e sarà meno probabile ottenere cure: “L’accesso alle cellule staminali embrionali determinerà probabilmente il passo al quale gli scienziati faranno progressi in questo settore. Infatti, il successo nella coltura di cellule staminali post-natali e adulte per la medicina rigenerativa potrebbe avanzare più rapidamente se lo studio delle cellule staminali embrionali procedesse e le cellule provenienti da diverse sorgenti potessero essere messe a confronto” (National Academy of Science, 2001)6 2 American Association for the Advancement of Science (organizzazione no-profit) Katherine Bourzac, Biologia e Letteratura comparativa, Università della California meridionale, Journal of young investigators. 4 L’80% delle malattie rare hanno origine genetica 5 Katherine Bourzac, Biologia e Letteratura comparativa, Università della California meridionale, Journal of young investigators. 6 Katherine Bourzac, “Biologia e Letteratura comparativa”, Università della California meridionale, Journal of young investigators. 3 5 La ricerca sulle cellule staminali embrionali è anche necessaria per il rapido progresso nella ricerca sulle cellule germinali embrionali e le CSA. In assenza di ottimali livelli di ricerca sulle CSE, il progresso verso le cure sarà notevolmente ritardato. Studi in corso nel mondo su modelli animali già mostrano che le CSE hanno il potenziale di trattare malattie neurodegenerative, sostituire le cellule della pelle e altri tipi di cellule. E’ necessario proseguire nella ricerca per arrivare a padroneggiare tematiche di coltura e sicurezza. Le CSE prontamente disponibili, con una capacità di proliferazione quasi illimitata, costituiscono una potente base biologica per selezionare e sviluppare nuovi farmaci terapeutici. 4.4 Sostituzione nucleare cellulare, nota come clonazione terapeutica Il documento di posizione di EURORDIS non riguarda questa tecnica che consiste nella rimozione e sostituzione del nucleo di una cellula uovo con il nucleo di un’altra cellula, di norma una cellula somatica. EURORDIS non sostiene la clonazione umana. 5. Coesistenza di diversi punti di vista etici e religiosi Nel dibattito sulle CSE, EURORDIS crede che sia importante avere un ampio quadro dei punti di vista etici e religiosi, senza focalizzare l’attenzione su quelli prevalenti nei media. Per il dibattito sulla ricerca delle CSE, è anche importante rilevare che, come sarà mostrato in seguito, il momento in cui inizia una vita umana è il risultato di una decisione arbitraria, basata su convinzioni etico/religiose. Alcune comunità religiose credono che l’embrione sia un essere umano completo dal momento del concepimento. Altre religioni prendono in considerazione il punto di vista relativo allo sviluppo, credendo che l’embrione diventi solo gradualmente un essere umano completo e che pertanto possa non avere diritto alla stessa tutela morale che avrà in fasi successive dello sviluppo. Da quest’ultimo punto di vista, “far guarire un malato”, curando un bambino oppure un adulto malato, è un obbligo morale. EURORDIS rappresenta pazienti e famiglie con diverse convinzioni religiose, filosofiche, etiche e non può considerare nessuno di questi punti di vista e scelte arbitrarie intrinsecamente migliore delle altre. Così come è stato fatto alla Conferenza su ”Pazienti e Cellule Staminali” (Dicembre 2005), dove i leader delle principali religioni monoteistiche sono stati invitati a presentare l’opinione ufficiale della loro religione, è possibile riassumere da un punto di vista cronologico, come di seguito riportato. 5.1 Il punto di vista ebraico “Il Giudaismo ha sempre incoraggiato i progressi scientifici e medici. La pratica della guarigione non è soltanto una professione – essa è un mitzvah, un obbligo giusto”7. Riguardo alla ricerca sulle CSE, la legge ebraica considera l’embrione come parte del corpo della madre fino a 40 giorni dopo la fecondazione. Prima dei 40 giorni, l’embrione non è considerato una “vita umana”. Inoltre, un embrione creato “in provetta” non è considerato un essere umano perché non è impiantato nell’utero. Pertanto prendere cellule staminali da una blastocisti pre-impiantata è moralmente neutro. “Da un punto di vista Ebraico, abbiamo il dovere di procedere con tale ricerca”8. “La legge è costituita da una legislazione biblica e una rabbinica. Una buona parte della legge rabbinica consiste nella costruzione di difese a protezione la legge biblica. (…). Ma una difesa che impedisce la cura di malattie mortali non deve essere eretta, perché la perdita sarebbe più grande del beneficio. Controllare la natura a vantaggio di chi soffre per disfunzioni di un organo vitale è un obbligo religioso e morale. La ricerca sulle cellule staminali embrionali umane è considerata il mantenimento di tale promessa, e pertanto è incoraggiata dalla legge ebraica”9. L’obbligo morale di svolgere la ricerca sulle cellule staminali è chiaro: è una implementazione del mitzvah per la guarigione. Shulchan Aruch, Yorei De’ah 336:1: “La nostra tradizione ci richiede di utilizzare tutta la conoscenza disponibile per guarire il malato, e quando qualcuno ritarda nel farlo è come se avesse sparso del sangue”10. 5.2 Le prospettive cristiane 5.2.1 Il cattolicesimo romano 7 “Risoluzione sulla ricerca sulle cellule staminali”, Unione per la riforma del giudaismo Rabbino Elliot N. Dorff, Ph.D. Università del Giudaismo “La ricerca sulle cellule staminali nella legge ebraica”, del Dott. Med.Daniel Eisenberg 10 “Risoluzione sulla ricerca sulle cellule staminali”, Unione per la riforma del giudaismo 8 9 6 Nella tradizione cattolica c’è spazio per argomenti tanto a favore quanto contrari alla ricerca sulle CSE, secondo differenti interpretazioni sullo status morale dell’embrione umano. • Un significativo numero di cattolici è contrario alla ricerca sulle CSE. Infatti, la più diffusa interpretazione del cattolicesimo condanna in forma assoluta la ricerca sulle CSE perché “la vita umana è un continuum dallo stadio di una cellula fino alla morte”. In sostanza, la protezione fornita agli embrioni deve essere la stessa offerta alle persone. Una illustrazione di tale posizione è presentata dalle recenti dichiarazioni del Cardinale Alfonso Lopez Trujillo, capo del gruppo di lavoro che per la chiesa cattolica si occupa delle proposte relative alle politiche della famiglia. Trujillo ha detto in una intervista rilasciata al settimanale cattolico Famiglia Cristiana del 29 giugno 2006 che la ricerca sulle cellule staminali dovrebbe essere punita così come previsto per le donne che praticano l’aborto ed i medici che li eseguono. “distruggere un embrione è equivalente ad abortire”, ha detto il cardinale. “La scomunica è valida per le donne, i medici ed i ricercatori che distruggono embrioni”. L’articolo afferma che, secondo alcuni esperti, le dichiarazione del Cardinale Trujillo solleva la possibilità che il coinvolgimento nella ricerca sulle cellule staminali venga aggiunta alla categoria di scomunica per atti ritenuti talmente gravi da non richiedere giudizio o verdetto. • Secondo Margaret A. Farley (PhD. presso la Yale University), “…sulla base di posizioni che si stanno sviluppando nella tradizione Cattolica si riscontrano anche istanze favorevoli alla ricerca sulle CSE. Un crescente numero di teologi morali Cattolici non considera l’embrione umano nelle sue prime fasi di sviluppo come costituente una entità umana individualizzata. Da questo punto di vista lo status morale di un embrione non è equivalente a quello di una persona ed il suo utilizzo per alcuni tipi di ricerca può essere giustificato. I sostenitori di questa posizione auspicano in pratica un ritorno alla plurisecolare posizione Cattolica che sostiene la necessità di un certo sviluppo prima di garantire al prodotto del concepimento lo status di persona. Studi embriologici mostrano che la fecondazione stessa è un processo (e non un istante) e forniscono quindi un supporto alla teoria che nelle prime fasi di sviluppo (e quindi anche in quella di blastocisti) l’embrione non sia sufficientemente individualizzato da portare il peso morale della personificazione.11 5.2.2. Protestantesimo I punti di vista dei Protestanti sono diversi e offrono un ampio spettro di opinioni, da quella che invoca protezione dell’embrione “il più debole e svantaggiato dei nostri fratelli nel genere umano”, a quelle dell’altra estremità dello spettro in cui alcuni opinionisti della Chiesa Protestante sono aperti all’uso della clonazione (trasferimento del nucleo di una cellula somatica) per la creazione di embrioni da cui trarre le cellule staminali. E’ pertanto difficile riassumere questa varietà di posizioni, ma da ciò che possiamo intendere il Protestantesimo si appoggia, in quest’area, anche sulla libertà di scelta individuale. 5.3 La prospettiva islamica Per i musulmani, il dibattito che anima le preoccupazioni dei cattolici non è pertinente perché secondo la legge musulmana la “animazione” ossia il momento in cui un feto riceve un’anima non si realizza fino al quarto mese di gravidanza. Pertanto, le opinioni dei musulmani moderni parlano di un momento successivo alla fase di blastocisti, quando un feto si evolve in una persona umana con status morale. Pertanto, considerato che l’embrione non è una persona, la tecnologia delle CSE è moralmente neutra secondo la Legge Islamica 12. Secondo Abdulaziz Sachedina, Ph.D. (Università della Virginia) - parlando della tradizione islamica in generale (che accomuna i punti di vista di Sciita e Sunnita) - nell’Islam la ricerca sulle cellule staminali resa possibile da interventi biotecnologici nei primi stadi della vita viene considerata come un atto di fede nella volontà finale di Dio, fintanto che tale intervento è realizzato allo scopo di migliorare la salute umana.13 11 “Punti di vista del cattolicesimo romano sulla ricerca riguardante le CSE umane”, testimonianza di Margaret A. Farley, Ph.D. Yale 12 “Fondi Federali per la Ricerca sulle Cellule Staminali?”, Imad-ad-Dean Ahmad, Ph.D. 13 “Prospettive Islamiche sulla Ricerca con Cellule Staminali Embrionali umane”, Abdulaziz Sachedina, Ph.D. Università della Virginia 7 6 Sostegno pubblico alla ricerca sulle CSE e politiche sulle cellule staminali 6.1. Pubblica opinione nella UE: l’ultimo Eurobarometro 14 Confronto a precedenti studi, il ritratto dei cittadini europei delineato nell’Eurobarometro 2005 “Europei e biotecnologia” mostra che i cittadini europei sono più ottimisti circa la tecnologia, più informati e con una maggiore fiducia nei sistemi biotecnologici. Il pubblico europeo non rifiuta le innovazioni tecnologiche che si ritiene promettano benefici tangibili. L’Eurobarometro mostra che molti europei considerano con favore applicazioni mediche della biotecnologia quando fanno presagire benefici per la salute umana. In particolare, l’Eurobarometro, pubblicato in giugno 2006, mostra ampio sostegno alle biotecnologie utilizzate in campo medico, incluso un considerevole sostegno alla ricerca sulle CSE, purché sia attentamente regolamentata. Nei fatti, la maggioranza dei cittadini europei è incline ad una posizione utilitaristica sulla ricerca in CSE perché se ne attendono benefici significativi. Solo il 9% “non approva la ricerca sulle CSE in nessun caso”. Tra i paesi in cui l’approvazione per la ricerca sulle CSE è più alta ci sono il Belgio, la Svezia, la Danimarca, l’Olanda e l’Italia. In paesi in cui l’approvazione è bassa - Stati Baltici, Slovenia, Malta, Irlanda e Portogallo - circa un cittadino su tre dichiara di “non sapere”. Un’altra caratteristica interessante è che, qualora la ricerca sulle CSE sia strettamente regolamentata, la ricerca sulle CSE è approvata dalla maggioranza assoluta in 15 paesi, inclusa la Germania, la Repubblica Ceca e la Spagna. 6.2. L’opinione pubblica negli Stati Uniti Una ricerca su 2.212 cittadini USA, condotta dal 9 al 19 settembre 200515, rivela un panorama di opinione pubblica che poco rassomiglia alla profonda contrapposizione morale espressa nell’aula del Congresso e negli articoli di fondo e di commento dei giornali degli Statunitensi. La ricerca ha evidenziato un ampio sostegno alla ricerca sulle CSE che attraversa trasversalmente le posizioni politiche, religiose e socio-economiche, con due terzi delle risposte che “approvano” o che “fortemente approvano“ la ricerca sulle CSE. Persino i Cristiani Fondamentalisti ed Evangelici - a lungo considerati i più rigidi oppositori agli studi sulle CSE - si dividono equamente nell’approvazione della ricerca sulle CSE. Agli intervistati è stato chiesto di scegliere tra quattro opzioni di politica sulla ricerca in CSE: • Proibire ogni ricerca • Mantenere la corrente posizione dell’amministrazione Bush • Allentare le restrizioni secondo quanto suggerito da alcune proposte congressuali che permetterebbero il finanziamento con fondi federali di ricerca che facciano utilizzo di linee di CSE create utilizzando fondi privati • Permettere l’utilizzo di fondi federali sia per la creazione di CSE che per la ricerca su di esse Il 22% degli intervistati ha scelto il sostegno alla posizione dell’amministrazione Bush; ancora meno (16%) la totale proibizione della ricerca. La maggioranza preferirebbe allentare le restrizioni, incluso un 40% che sosterrebbe l’uso di fondi federali tanto per la creazione di CSE quanto per la ricerca su di esse. 6.3. Politiche sulle CSE nel mondo Secondo uno studio di “Politiche Internazionali sulle Cellule Staminali” condotto dal Genetic and Public Policy Center [Centro per la Genetica e le Politiche Pubbliche. NdT], un numero di paesi che rappresenta 3,5 miliardi di persone - più della metà della popolazione mondiale - adotta una politica permissiva o flessibile sulla ricerca in CSE (la lista è nell’allegato I). Tutti questi paesi hanno proibito la clonazione umana a fini riproduttivi. 14 15 8 http:/www.ec.europa.eu/research/press/2006/pdf/pr1906_eb_64_3_final_report-may2006_en.pdf “Valori in conflitto: atteggiamenti sulla ricerca in CSE”, K. L. Hudson, J. Scott , e R. Faden 7. 7.1 Conclusioni Il livello individuale EURORDIS considera legittimo che, a livello individuale, la gente possa avere forti preoccupazioni di tipo etico (guidate o no da motivi religiosi) riguardo la ricerca sulle CSE, e che possano, di conseguenza, decidere di rifiutare un trattamento salvavita a causa della sua origine da CSE. 7.2 Il livello sociale EURORDIS crede anche fermamente che, a livello sociale, la temporanea “protezione” di blastocisti umane pre-impianto debba essere considerata a fronte della protezione di esseri umani, tanto adulti che bambini, che sono in sofferenza e sono condannati o a una morte prematura o una condizione di sofferenza permanente, in mancanza di terapie efficaci che potrebbero derivare dalla ricerca sulle CSE. 7.3 Competitività Europea A riguardo degli sforzi dei nostri ricercatori europei, EURORDIS è pienamente d’accordo con Lord Rees, Presidente della Royal Society inglese, il quale si è appellato ai Ministri europei presenti al Consiglio Europeo del 24 luglio 2006 affinché non impongano un veto generale sull’utilizzo di fondi europei per la ricerca scientifica e medica sulle CSE umane. Lord Rees si è così espresso: “La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno deciso di restare nella corsia lenta nella ricerca sulle cellule staminali, rallentando così la corsa globale allo sviluppo di terapie di cui potrebbero beneficiare milioni di persone. Sembra che ora alcuni paesi desiderino forzare l’EU a immettersi nella stessa corsia lenta a fianco degli Stati Uniti. Se è vero che un veto sull’uso del Sistema di supporto europeo non impedirebbe il finanziamento a livello nazionale per questa ricerca, è pur vero che assesterebbe un grande colpo alle speranze dei pazienti in tutto il mondo. Potrebbe anche incoraggiare i ricercatori a orientarsi fuori dell’Unione Europea per svolgere un importante lavoro sulle CSE”.17 7.4 Solidarietà ed equità Come organizzazione di pazienti con malattie rare, EURORDIS è dell’opinione che la solidarietà tra essere umani debba favorire l’imperativo etico di “curare i malati” anche effettuando ricerche sulle cellule staminali prelevate da blastocisti umane - entro i limiti di una rigorosa regolamentazione - in tutta l’Unione Europea, avendo presente il diritto ad un uguale accesso alle cure mediche da parte di tutti i pazienti europei. Questo Documento di Posizione è stato elaborato dal Comitato EURORDIS per gli affari pubblici (EPAC). E’ stato adottato dal Consiglio di Amministrazione di EURORDIS, il 6 settembre, con: 11 voti a favore (Terkel Andersen, Danmarks Bløderforening – Danimarca; Pierre Birambeau, Association Française contre les Myopathies – Francia; Suzana Díaz Rubiales, Asociación de Deficiencias de Crecimiento y Desarrollo – Spagna; Jean Elie, Vaincre la Mucoviscidose – Francia; Torben Grønnebæk, Rare Disorders Danimarca - Denmark; Marianna Lambrou, Tuberous Sclerosis Association of Greece - Grecia; Flavio Minelli, UNIAMO - Federazione Italiana Malattie Rare - Italia; Harald Niemann, Guillain-Barré-Syndrome Initiative e.V - Germania; Christel Nourissier, Alliance Maladies Rares - Francia; Anders Olauson, Agrenska - Svezia; Rosa Sanchez de Vega Asociación Española de Aniridia – Spagna); 1 voto contrario (Andreas Reimann, Mukoviszdose - Germania) nessun astenuto 17 9 Royal Society, Accademia Nazionale delle Scienze del Regno Unito Allegato 1 - Paesi con una politica sulla ricerca in CSE umane “permissiva” o “flessibile” 18 Popolazione: M = milioni. Australia - 20 M Belgio - 10.4 M Brasile - 184 M Canada - 31.8 M Cina - 1,288 M Repubblica Ceca- 10.2 M Danimarca - 5.4 M Estonia - 1.4 M Finlandia - 5.2 M Francia - 60.4 M Grecia - 10.6 M Hong Kong - 6.8 M Ungheria - 10 M Islanda - 0.3 M India - 1,068 M Iran - 69 M Israele - 6.7 M Giappone - 128 M Lettonia - 2.4 M Paesi Bassi - 16.3 M Nuova Zelanda - 4 M Russia - 146 M Singapore - 4.2 M Slovenia - 1.9 M Sud Africa - 44 M Corea del Sud - 48 M Spagna - 40.3 M Svezia - 9 M Svizzera - 7.3 M Taiwan - 22.6 M Tailandia - 65 M Turchia* - 71 M Gran Bretagna - 59.2 M “Permissiva” = si intende come politica permissiva quella che permette l’applicazione di varie tecniche su CSE che includano il Trasferimento Nucleare da Cellule Somatiche (TNCS), anche chiamata ricerca o clonazione terapeutica. Il TNCS consiste nel trasferimento del nucleo da una cellula somatica o corporea in un uovo da cui sia stata rimosso il nucleo originale. Questi Paesi includono Gran Bretagna, Belgio, Svezia, Iran, Israele, India, Singapore, Cina, Giappone, Corea del Sud, Sud Africa ed altri. Questi paesi rappresentano una popolazione globale di oltre 2,7 miliardi di persone. “Flessibile” = si intende come flessibile una politica che permetta derivazioni soltanto da donazioni da cliniche della fertilità, con l’esclusione di TNCS, e spesso rispettando determinate restrizioni. Paesi in questa categoria includono Australia, Brasile, Canada, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Taiwan ed altri. Questi paesi rappresentano una popolazione globale di più di 700 milioni di abitanti. 18 “Valori in conflitto: atteggiamenti sulla ricerca in CSE”, K. L. Hudson, J. Scott, e R. Faden - Washington D.C. Genetica e Centro per la Politica Genetica. Il Centro è sostenuto dall’Istituto di Bioetica Berman della Università John Hopkins dal Pew Charitable Trusts. 10