Emergenza depressione

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Emergenza depressione
Emergenza depressione
Immaginate l’Italia intera colpita da depressione. Sono infatti 60 milioni le persone in tutta
Europa
che soffrono della
patologia, la metà delle quali in maniera grave. Stando alle stime dell’
Oms
, fra dieci anni la depressione costituirà la seconda causa di disabilità al mondo. Fra le ragioni
più ricorrenti e scatenanti l’amore, i problemi economici, la disoccupazione.
Per quanto riguarda l’Italia, il rischio di essere colpiti dalla malattia è del 25 per cento nel corso
della propria vita, con una prevalenza femminile. La
depressione è
peraltro una patologia recidivante, dal momento che oltre la metà di chi ne soffre avrà una
ricaduta anche
dopo la guarigione. La qualità complessiva della vita è compromessa poi dalla contemporanea
presenza di altre malattie croniche quali diabete, ipertensione o cancro.
Il prof. Giovanni Biggio, presidente della Società italiana di Neuro-psicofarmacologia, spiega: “le
terapie finora a disposizione non alleviano immediatamente i sintomi depressivi: il malato può
avvertire prima gli effetti collaterali dei farmaci, come quelli gastrointestinali e sul sonno, ma
anche disturbi della sfera sessuale e aumento di peso che spesso portano all'interruzione del
trattamento".
La ricerca sta infatti puntando a farmaci di nuova generazione che superino questi limiti e
puntino al benessere complessivo del paziente: “tra le novità del Congresso di Cagliari (XVII
Congresso nazionale della Società italiana di neuropsicofarmacologia, ndr) – precisa il
professor Biggio – la disponibilità anche nel nostro paese di una molecola, agomelatina,
capostipite di una nuova classe di
antidepressivi”.
Nel corso del congresso, gli esperti dibattono, fra l’altro, degli effetti dell’interazione
gene-ambiente, sottolineando la possibilità di scovare già nella vita intrauterina i prodromi della
patologia depressiva, come spiega ancora Biggio: “sappiamo con certezza che se una donna
durante la gravidanza abusa di alcol o di sostanze, viene maltrattata o subisce forti stress, il feto
riceve segnali che modificano i geni coinvolti nello sviluppo del cervello: per questo nel nostro
congresso parliamo di
'fenomeni epigenetici', cioè come i geni
dell'individuo vengano modificati non nella struttura ma nella funzione da input ambientali. Oggi
finalmente abbiamo prove biologiche che l'ambiente esterno è in grado di modificare i geni".
Il prof. Eugenio Aguglia, presidente della Società italiana di psichiatria, fa il punto sui trattamenti
in uso attualmente: “secondo i dati delle prescrizioni mediche, sono circa 4,2 milioni gli italiani in
terapia farmacologica ma di questi solo il 40% ottiene remissione dei sintomi, cioè benefici sul
tono dell'umore, sul sonno, l'appetito, l'interesse per la vita sociale. Uno dei motivi principali
dell'insoddisfazione dei pazienti è il ritardo dell'efficacia delle terapie finora disponibili, che si
avverte solo a 3-6 settimane di trattamento. Effetti collaterali come aumento di peso e problemi
alla sfera sessuale possono indurre ad abbandonare le cure".
I farmaci utilizzati abitualmente, inoltre, agiscono aumentando i livelli di noradrenalina e
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serotonina nel cervello, ma non influiscono sui ritmi circadiani del paziente, un aspetto
fondamentale per il benessere della
persona depressa. Chi è depresso, infatti,
mostra un’alterazione dei ritmi circadiani che regolano e controllano l’umore, l’appetito, il sonno
e la produzione di ormoni.
Si stanno perciò sviluppando farmaci antidepressivi più rapidi ed efficaci e che agiscano
puntando anche a una normalizzazione di questi ritmi biologici: "capostipite di questi farmaci
denominati melatoninergici è l'agomelatina, che ha un meccanismo d'azione completamente
diverso dai farmaci tradizionali. L’agomelatina agisce infatti stimolando i recettori della
melatonina (MT1 e MT2) e inibendo un tipo di recettore della serotonina", conclude il prof.
Biggio.
http://italiasalute.leonardo.it/Centro_Malattie.asp?Sezione=Depressione
Andrea Piccoli
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