Osservazioni sui discorsi nel sogno

Transcript

Osservazioni sui discorsi nel sogno
Osservazioni sui discorsi nel sogno Christian Lombardi Spinto da alcune considerazioni, nate a margine di uno degli incontri seminariali tenutosi presso l’ALdN, sul possibile valore discriminante che può assumere l’analisi del sogno in relazione alle varie strutture soggettive ed in particolare in riferimento all’isteria ed alla nevrosi ossessiva, ho cercato di approfondire una questione specifica: i discorsi presenti nel sogno possono essere connotati come elemento capace di evidenziare una specifica struttura soggettiva? La mia riflessione e breve ricerca su tale questione, si fonda essenzialmente attorno al fondamentale testo di Freud L’interpretazione dei sogni (1900) e al caso clinico dell’uomo dei topi nella versione presente in Racconti analitici (2011). Partiamo da ciò che Freud ci dice, in diversi punti dell’Interpretazione dei sogni, a proposito della provenienza e del significato che, a suo avviso, ha il testo di un discorso all’interno del contenuto di un sogno. Le considerazioni tratte dall’Interpretazione dei sogni che seguiranno, sono evidentemente frutto di conclusioni alle quali Freud era giunto, con buona dose di certezza, fino a che queste verranno ampliate e messe parzialmente in discussione dalle evidenze cliniche tratte dall’analisi dell’uomo dei topi. È nel cap. 5 (Il materiale e le fonti del sogno) e nello specifico mi riferisco alla sezione A, intitolata Materiale recente e indifferente, che possiamo osservare le prime considerazioni in merito al tema oggetto di questa breve rassegna: Quando nel sogno qualcosa ha carattere di discorso diretto, vale a dire vien detto o udito, non soltanto pensato – cosa che in genere si distingue con sicurezza – ciò proviene dai discorsi della vita reale che naturalmente sono stati trattati come materiale grezzo, e possono quindi presentarsi frammentariamente, leggermente mutati, ma soprattutto strappati dal loro contesto. Nel lavoro di interpretazione si può partire da questi discorsi.1 Freud ritorna sulla questione anche nel cap. 6 (Il lavoro onirico) dove nella sezione F, denominata Calcoli e discorsi nel sogno, troviamo quanto segue: Infatti il lavoro onirico non riesce neppure a creare un discorso nuovo. Per quanti discorsi e controdiscorsi possano esserci nei sogni, assurdi o sensati che siano, l’analisi ci mostra ogni volta che il sogno ha colto semplicemente dai suoi pensieri frammenti di discorsi effettivamente fatti o 1
S. Freud, Die Traumdeutung (1899). [“L’interpretazione dei sogni”, OSF, III, p.174] uditi, procedendo poi con essi in modo estremamente arbitrario. Non soltanto li ha strappati dal loro contesto e ridotti a frammenti, accogliendone uno e scartandone un altro, ma spesso li ha anche connessi in modo nuovo, cosicché il discorso del sogno, apparentemente coerente, all’atto dell’analisi si scompone in tre o quattro frammenti. In questa nuova utilizzazione esso ha spesso lasciato da parte il significato che le parole avevano nei pensieri del sogno ed è riuscito a ricavare dal testo un significato completamente nuovo.2 Appare chiaro dunque che per Freud, almeno sino all’incontro con l’uomo dei topi, i discorsi presenti nei sogni siano sempre da ritenere essenzialmente formazioni date dal lavoro onirico, è quest’ultimo quindi a operare una loro ri-­‐costruzione a partire da tracce fornite dai discorsi fatti o uditi durante lo stato di veglia. È solo nel 1909 che Freud, riflettendo su quali potessero essere le vie d’accesso per arrivare a conoscere le specifiche formazioni ossessive di un soggetto in analisi, proporrà un’eccezione a quanto è stato poc’anzi citato dall’Interpretazione dei sogni. Nel capitolo intitolato Teoria, che troviamo nel caso clinico Osservazione su un caso di nevrosi ossessiva, Freud infatti afferma: Ad avere una conoscenza più precisa delle formazioni ossessive si arriva inoltre per due vie particolari. In primo luogo l’esperienza ci dice che i sogni possono fornirci il testo vero e proprio del comando ossessivo o di qualcosa di simile, che in stato di veglia conosciamo solo in forma ridotta e deformata, come in un telegramma rovinato. Nel sogno questi testi compaiono come discorsi, contrariamente alla regola che i discorsi del sogno provengono da discorsi pronunciati durante il giorno.3 Successivamente a tali valutazioni Freud decise di aggiungere, nella sezione A chiamata Lavoro di condensazione del cap. 6 dell’Interpretazione dei sogni, una nota per puntualizzare la recente scoperta che aveva fatto seguendo in analisi Ernst Lanzer; in essa Freud ci dice: Ho trovato recentemente, in un giovane che soffre di rappresentazioni ossessive – e che del resto presenta funzioni intellettuali intatte e altamente sviluppate – l’unica eccezione a questa regola. I discorsi dei suoi sogni non nascevano dai discorsi uditi o pronunciati da lui stesso, bensì corrispondevano al testo non deformato dei suoi pensieri ossessivi, che durante la veglia giungevano alla sua coscienza soltanto alterati.4 2
S. Freud, Die Traumdeutung (1899). [“L’interpretazione dei sogni”, OSF, III, p.383] S. Freud, Racconti analitici (2011), p.455-­‐456. 4
S. Freud, Die Traumdeutung (1899). [L’interpretazione dei sogni, OSF, III, p. 281, nota n°3] 3
La regola a cui si riferisce Freud in questa nota è quella che vede come assunto certo e senza eccezioni il fatto che i discorsi che compaiono nel sogno, e che dichiaratamente siano distinti come tali dai pensieri, non derivino altro che da discorsi ricordati nel materiale onirico. Ora, in virtù di quanto riportato in questa breve rassegna, ritengo che la risposta alla questione da cui queste osservazioni sono nate possa essere che i discorsi presenti nel contenuto di un sogno non siano sufficienti né come criterio discriminante tra diverse strutture soggettive, né come elemento capace di connotarne una nello specifico. Restando dunque a ciò che ci dice Freud, possiamo però fare tesoro della scoperta che è possibile che i discorsi presenti nei sogni di nevrotici ossessivi rappresentino, nel modo più diretto e incontaminato, dei veri e propri comandi provenienti direttamente dall’inconscio, comandi che altrimenti sarebbe molto più complesso e difficile riscontrare, e per di più in modo così chiaro, attraverso i racconti di vita cosciente portatati da un paziente.