psylocke art
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A r t i c o l o 2 1 P e r i o d i c od ’ i n f o r m a z i o n ea u t o p r o d o t t oea u t o f i n a n z i a t od e g l is t u d e n t id e lL i c e oA r i s t o t e l e A rt i c o l o2 1n o nri c e v ea l c u ns o s t e g n od a l l ’ I s t i t u z i o n eS c o l a s t i c a N . 9M a r z o2 0 1 6 È una storia da dimenticare è una storia da non raccontare è una storia un po' complicata è una storia sbagliata. Cominciò con la luna sul posto e finì con un fiume d'inchiostro è una storia un poco scontata è una storia sbagliata. Storia diversa per gente normale storia comune per gente speciale cos'altro vi serve da queste vite ora che il cielo al centro le ha colpite ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. È una storia di periferia è una storia da una botta e via è una storia sconclusionata una storia sbagliata. Una spiaggia ai piedi del letto stazione Termini ai piedi del cuore una notte un po' concitata una notte sbagliata. Notte diversa per gente normale notte comune per gente speciale cos'altro ti serve da queste vite ora che il cielo al centro le ha colpite ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. È una storia vestita di nero è una storia da basso impero è una storia mica male insabbiata è una storia sbagliata. È una storia da carabinieri è una storia per parrucchieri è una storia un po' sputtanata è una storia sbagliata. Storia diversa per gente normale storia comune per gente speciale cos'altro vi serve da queste vite ora che il cielo al centro le ha colpite ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. Per il segno che c'è rimasto non ripeterci quanto ti spiace non ci chiedere più come è andata tanto lo sai che e' una storia sbagliata tanto lo sai che e' una storia sbagliata. Fabrizio De André – Massimo Bubola, Una storia sbagliata, 1980 INDICE EDITORIALE 4 A21ATTUALITÀ&POLITICA o o o o o O mare nero Rapporti sociali: Anno zero Unioni incivili L’amore è uguale per tutti Lettera ai lettori 5 8 10 12 14 A21SCIENZE&TECNOLOGIE o Einstein colpisce ancora 16 A21CINEMA o o o o o Lo Chiamavano Jeeg Robot La Grande Scommessa Deadpool Academy Awards Daredevil 18 20 22 23 24 A21LETTERATURA o o Petrolio Confronto: D’annunzio Deadpool 29 33 A21MUSICA o Simon & Garfunkel 34 A21ROMA o Eventi di aprile 2016 36 A21SPORT o o La settimana del tifoso Super Bowl 50 37 39 A21PENSIERI&PAROLE o o o Le barriere della ragione Anima Il numero 3 40 41 43 A21RUBRICHE o o Piero Della Francesca Enigmistica 44 45 CORRERE, SCAPPARE, NON VOLTARSI, NON TORNARE Cambiare prospettiva, guardare le nuvole dall'alto. Masse bianche informi dove spesso albergano i nostri pensieri. Bianche, grigie, a volte nere, siamo noi a dare loro una forma, le costringiamo a cambiare in base a ciò che immaginiamo. Inseguirle come sogni in posti lontani, perdersi in un mondo che non conosciamo e scrivere, raccontare in un modo nostro soltanto. E quella penna, su quel foglio, che sembra muoversi da sola, il rumore dei tasti del computer che ci guida, quasi come fosse la melodia giusta. E sulla cima di una montagna con un blocco di pagine bianche che sembrano chiamarci, sembrano bramare parole, avventure. Ma non si può avere qualcosa da raccontare senza viaggiare, senza alzare gli occhi da quel cellulare e guardarsi intorno, cogliere gli sguardi della gente, i sorrisi nascosti, i baci rubati. C'è quel momento in cui le idee sembrano finire, non si sa più come continuare ed allora basta guardare fuori, il cielo, gli angoli alti delle stanze. Dal finestrino dell'aereo le cime delle alpi sono innevate, il mare è piatto e le città sembrano immobili nel tempo. Si nota tutto, senza confini, senza frontiere, senza barriere di alcun tipo ed il respiro si perde nella vista di questo spettacolo immortale. Tutto questo, questo flusso di idee, di pensieri, di filosofia… perché no… ci ha fatto rendere conto dell’importanza di avere un angolo in cui poter parlare di qualsiasi cosa ci passi per la testa. Ci ha fatto capire quanto avevamo bisogno di una piccola sezione, alla fine del nostro umile giornale, in cui sputare fuori tutto ciò che sentivamo di dover dire, tutto ciò che non ha a che fare con nulla, tutto quello che non ha legami con il resto. L’abbiamo chiamata “Pensieri&Parole”. La copertina di questo numero è nera. Scura, come i pensieri corrotti, come la rabbia di chi vorrebbe altro e come le idee spente di chi ormai non pensa più con la sua testa. Al centro c’è una piattaforma petrolifera, che lega temi attuali come l’ormai prossimo referendum sulle trivellazioni nel mar Adriatico e autori del passato, come Pier Paolo Pasolini, da cui abbiamo ripreso la citazione. Abbiamo pensato che scrivere degli articoli su argomenti tanto distanti sarebbe stato un azzardo, ma alla fine era quello che volevamo: collegare attualità e passato, pratica e teoria, democrazia e legalità con corruzione e poteri forti. Una volta soltanto, perché almeno una volta andava fatto. Silvia Cascegna e la Redazione di Articolo21 Articolo21 21 A21ATTUALITÀ&POLITICA O MARE NERO di AURORA CARBONE Uno dei temi più dibattuti degli ultimi tempi concerne lo sfruttamento delle risorse petrolifere italiane. Recentemente, infatti, è emersa in maniera più prepotente la problematica connessa alle effettive ripercussioni sull’ambiente che l’estrazione degli idrocarburi dai giacimenti al largo delle coste italiane comporta: la discussione ha origine a partire dall’approvazione del decreto Sblocca Italia, verificatasi nel novembre 2014, tra i cui punti compare l’inserimento delle attività di prospezione, ricerca ed estrazione degli idrocarburi, tra i progetti di competenza statale, con previa effettuazione della Valutazione di impatto ambientale (Via). Tale aspetto ha posto le premesse per l’insorgere di un aspro scontro tra posizioni, motivo per cui è stato indetto finalmente un referendum attraverso il quale deliberare le modalità di intervento sulla questione delle trivelle. Il referendum, che si svolgerà il 17 aprile, è stato autorizzato in seguito alla richiesta effettuata da parte di nove regioni italiane: Puglia, Basilicata, Molise, Marche, Abruzzo, Calabria, Veneto, Sicilia e Sardegna. La prima proposta è partita dalla Puglia, il cui governatore, Michele Emiliano, ha precisato più volte non trattarsi di una manifestazione di dissenso ed avversità politica nei confronti delle azioni del governo Renzi, ma essere un inter- vento volto a tutelare la sicurezza collettiva e la salvaguardia dell’ambiente. Nonostante la pronuncia di tale difesa, si è anche sottolineato esplicitamente, in altre occasioni, come la coalizione politica delle nove regioni costituisca un evento senza precedenti e che si sia creato inevitabilmente uno scontro aperto con le direttive provenienti dal governo. Le ragioni di carattere ambientale che hanno portato in evidenza il problema delle sempre più invasive prospezioni petrolifere – da estendere, secondo la proposta effettuata, entro le 12 miglia marine dalle coste – interessano gli effetti che queste hanno su flora e fauna. Gli habitat marini delle aree in cui si intende proseguire ed intensificare le operazioni di trivellazione, infatti, rischiano di vedere irrimediabilmente compromessa la loro unicità, come già accaduto in seguito a processi analoghi nell’Oceano Atlantico, dove si è osservata una moria del pescato pari al 50%. Questo dato risulta particolarmente preoccupante, osservano gli studiosi, se considerato nella prospettiva di ripercussioni simili lungo le coste di un mare per di più chiuso. Alcuni sostengono anche che le trivellazioni possano essere causa di sconvolgimenti sismici del territorio, ma, a detta del National Geographic, ciò non corrisponde a verità: la nota rivista scientifica sostiene infatti che non sia possibile attribuire le cause di un terremoto agli interventi umani nei giacimenti petroliferi, come erroneamente creduto, invece, in occasione del sisma che si abbatté sull’Emilia Romagna nel 2012. L’attività antropica nell’estrazione degli idrocarburi può sì influenzare in parte il verificarsi di un terremoto, ma solo con interventi particolarmente invasivi, quali il fracking (“fratturazione idraulica” - sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propa- 5 Articolo21 21 gare una frattura in uno strato roccioso nel sottosuolo), non praticabile lungo le coste italiane per via dell’assenza di terreni conformi allo svolgimento dell’operazione. In ogni caso, non si potrebbe comunque determinare in quale misura tali azioni sarebbero rilevanti nella manifestazione del sisma. Il testo del referendum, elaborato a partire da tali necessità, recita: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?». Votare “sì”, pertanto, implica il volere fermare le trivellazioni sul suolo marino italiano; viceversa, il “no” favorisce il proseguimento delle attività di estrazione già avviate nonché l’inizio di nuove operazioni. Un referendum, si ricorda, può essere dichiarato valido solo se si raggiunge il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto: nel caso in cui sia soddisfatta tale condizione, qualora si presenti una vittoria del “sì”, il Governo è tenuto a rispettare la volontà espressa dalla popolazione, senza modificarla in alcun modo, e ad assicurarne l’applicazione rigorosa. Chi appoggia il progetto iniziale fissato dal Governo nel decreto Sblocca Italia, invece, si pone contro l’abrogazione delle prospezioni ed adduce, in difesa di tale argomento, l’eventualità della perdita di innumerevoli posti di lavoro da parte degli impiegati presso le multinazionali petrolifere operanti sul suolo italiano. Si afferma, inoltre, l’importanza del settore degli idrocarburi, che contribuisce alla resa del 10% del gas e del petrolio sfruttati nel territorio italiano e che ha impedito, sino ad oggi, l’ulteriore intensificarsi dei traffici petroliferi sul litorale del nostro paese. Infine, i sostenitori del “no” concludono rimarcando il forte movente politico intrinseco alla presa di 6 posizione delle nove regioni sulla questione, che vogliono opporsi al Governo ed alle riforme recentemente promulgate rivendicando la propria autonomia a partire dall’ambito delle risorse energetiche. Sostenitore del Governo è anche il segretario nazionale dei chimici della Cgil, Emilio Miceli, che evidenzia la problematica dell’abrogazione delle prospezioni connessa all’ancora eccessiva dipendenza dalle fonti di energia fossile ed all’opportunità preziosa che costituisce il poter sfruttare le risorse idrocarburiche presenti sul suolo italiano, anziché dover ricorrere a dispendiosi investimenti in importazioni dall’estero. I difensori del movimento No Triv, istituito appositamente in vista del referendum, ribattono, in merito alle obiezioni mosse circa la privazione di migliaia di posti di lavoro, affermando che l’abrogazione dell’articolo 6 sopra citato non comporta l’immediata chiusura degli impianti, ma una graduale dismessa in funzione in un arco di cinque, dieci o venti anni di ciascuno, da stabilire specificatamente. Per quanto riguarda i vantaggi economici determinati dalle prospezioni, si è dell’idea che non sia profittevole dare la priorità all’aspetto monetario a discapito delle bellezze paesaggistiche del nostro Paese e del settore terziario del turismo, una delle principali attività italiane, nonché di attività connesse all’ambiente quali la pesca stessa, altrettanto fondamentale. Il referendum del 17 aprile, allora, servirà a determinare la durata delle concessioni entro le 12 miglia marine, mentre il 9 marzo sono state bocciate dalla Consulta le altre due richieste presentate riguardanti il piano delle Articolo21 21 aree e le proroghe delle concessioni. Queste, dopo essere state riabilitate dai ricorsi effettuati da cinque Consigli regionali, sono state poste al vaglio dalla Cassazione come ulteriori quesiti referendari, ma non sono state autorizzate in virtù della loro richiesta formale solo da parte della regione Veneto (mentre si necessita il sostegno di almeno cinque Consigli), in virtù della mancanza di tempi tecnici per approvare la mozione da parte degli altri, come asserito dal presidente del Consiglio della Basilicata, Piero Lacorazza. Le regioni, tuttavia, sono determinate a non cedere neppure su questi due aspetti e tenteranno, nel periodo precedente il referendum, di far valere la propria posizione. Dunque, ad aprile si segnerà un altro passo fondamentale nella storia del nostro Paese, attraverso un referendum che potrà determinare tanto un più florido futuro petrolifero per l’Italia, quanto la preservazione degli habitat marini e del turismo, in relazione agli esiti che saranno pubblicati. Si badi, quindi, a non sottovalutare l’importanza della pronuncia popolare che, in casi come quello in esame, decreta risultati estremamente incidenti per le sorti dello Stato: il diritto ed il dovere di ogni cittadino è quello di votare, per contribuire significativamente nella realizzazione del futuro collettivo. Astenersi dal voto è solo un’inutile fuga da un’occasione d’oro, quella di poter deliberare autonomamente su una questione altrimenti riservata alle “alte sfere” e dare prova al mondo della nostra esistenza in quanto cittadini di uno stato aventi diritto di voto, una delle manifestazioni più eccelse di libertà che mai e poi mai dovrebbe essere limitata. Non c’è scelta universalmente giusta o sbagliata: solo quella che ritenete migliore. 7 Articolo21 21 A21ATTUALITÀ&POLITICA RAPPORTI SOCIALI: ANNO ZERO di CLAUDIU IVAN “A cinque persone piace questo articolo”, “Una persona ha risposto”, sono tutte frasi che sarebbe bello leggere dopo la pubblicazione di qualche scritto. Sarebbe interessante avere lo stesso feedback che si ha oggi sui social network, ottenere lo stesso numero di opinioni e poter leggere lo stesso numero di commenti. Ottenere la stessa risposta che si ha su quelle macchine infernali, prosciugatrici di rapporti sociali, non è però così semplice. Nonostante la loro comodità per mantenere i rapporti con persone distanti, scavano fino all’osso e succhiano il sangue di chi li usa. Ormai non si parla più, ma si utilizzano sempre più veicoli tecnologici, che altro non sono che un bypass violento di espressioni, emozioni e sensazioni: una forza smisurata che appiattisce la comunicazione e la rende sterile, priva di qualsiasi tipo di sentimento. Per non parlare della propria vita e dei propri ricordi, memorizzati nel database di chissà quale società americana soltanto per il puro gusto di dire: «Sono stato qui», «Ho fatto questo». Non si vivono più i viaggi o le esperienze in funzione di ciò che generano in noi, ma soltanto in funzione degli apprezzamenti dei nostri amici con cui, nel 90% dei casi, non abbiamo neanche mia parlato o addirittura mai incontrato di persona. Si potrebbero scommettere migliaia di euro sul fatto che esistano esemplari di persone che fanno delle cose soltanto per aumentare il loro ego e la loro smania di popolarità tecnologica. 8 È spaventoso sentire che una grossa fetta del mondo è sotto l’influenza distruttiva di questo tipo di strumenti. Fa paura percepire nei rapporti con gli altri la distanza comunicativa, il bisogno necessario di un input social per generare una conversazione, l’appiattimento diffuso degli argomenti di discussione, che si riducono sempre al mondo tecnologico. È pesante notare la dipendenza dilagante, la smania di sbloccare il cellulare, di controllare le ultime novità, di spiare gli ultimi avvenimenti delle vite altrui, di mostrare agli altri dove siamo, cosa facciamo. Tutti devono sapere come sto, con chi sto, cosa sto combinando, quale dolce ho mangiato ieri, come mi sono vestito sabato sera. E poi via con un altro post, ed ecco un’altra condivisione. Leggiamo lo stato dell’amico, guardiamo le foto della ragazza che ci piace. Diciamo a tutti che abbiamo fame e magari aggiungiamo anche che mangeremo caviale e berremo champagne. Poi ancora un altro giro di boa: aggiornamento delle novità, commento sotto a quella foto, like sotto a quella pagina e spegniamo il telefono. Tempo di andare a mangiare ed eccoci di nuovo tornati al tecno-bar a socializzare con gli amici. Tutti devono sapere, mentre noi dobbiamo sapere tutto. Articolo21 21 Oltre che essere influenzati nel modo di vivere e di rapportarsi agli altri, in questo modo non facciamo altro che renderci ridicoli. Cambiamo a causa di tutto questo. Modifichiamo le nostre abitudini, perdiamo alcune delle nostre passioni per paura che non siano viste di buon occhio dai nostri amici virtuali, oppure ne acquisiamo altre perché di tendenza. Ci sentiamo costretti ad entrare in questo mondo perché ormai è necessario farlo. Per cercare lavoro, per conoscere le persone, per fare amicizia, per trovare la ragazza, per sapere cosa è successo ieri, per conoscere il risultato della partita. mente no e sarebbe bello se tutti condividessero questa opinione. Se tutti si rendessero conto di quanto tempo viene buttato difronte ai display dei cellulari, di quanto sia stupido farsi le foto in qualsiasi occasione, senza vivere appieno ciò che ci circonda. Delle cazzate che si scrivono su internet, delle stupide immagini che si continuano a far girare. Se si incominciasse a essere consapevoli del fatto che le generazioni di oggi sono dipendenti e non da alcool, droghe o sigarette, ma dai social network e che la smania di aprire Facebook, Instagram o quel che sia, non è volontaria, ma è ormai un riflesso incondizionato, probabilmente qualche domanda, qualcuno, inizierebbe a farsela… La nostra vita ormai si è trasferita in questo labirinto di staticità, in questa routine quotidiana di “Aggiorna la sezione notizie” e “Ricarica la pagina” per cui tutto ciò che ci sorprende arriva sempre dopo una rotella che gira o una barra che si carica. Un mondo in cui la musica è rimasta ferma all’impostazione dei suoni di notifica e l’arte alla selezione dell’immagine del profilo. Un’esperienza che deve essere rapida e senza caricamenti troppo lunghi, qualcosa di immediato e pronto, come del resto le relazioni di qualsiasi tipo, che diventano veloci e concise. Si va dritti al sodo, senza neanche cercare di capire con chi si ha a che fare. Qual è il senso di tutto questo? Bisognerebbe rifletterci ogni tanto. È del tutto sbagliato pensare che sia in corso un processo di devastante omologazione e che essa stia sfruttando, oltre ai soliti mezzi, anche quello dei social network? È così scandaloso dire che nonostante ne facciamo un ampio uso, questi strumenti siano la nostra rovina? Probabil- 9 Articolo21 21 A21ATTUALITÀ&POLITICA UNIONI INCIVILI di ALESSANDRO FRANCESCANGELI Io la legge Cirinnà non l'avrei votata. E non perché sia contrario ad estendere i diritti che una coppia eterosessuale unita in matrimonio si vede riconosciuti dallo Stato alle coppie omosessuali, ma anzi proprio perché credo che l'articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana debba essere applicato fino in fondo. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. ” Questa legge sulle unioni civili è quanto più distante dalla Costituzione ci possa essere. Non perché giustamente estende agli omosessuali dei diritti che sono dovuti a ogni cittadino italiano, ma perché, nel farlo, sancisce nero su bianco una discriminazione: e non nel 1942 (anno del Codice civile) o nel 1948 (anno della Costituzione). Ma nel 2016. rantire i diritti dei cittadini. Per questo, l'unione civile potrebbe essere uno strumento alternativo al matrimonio, per regolamentare, in modo diverso, i diritti e i doveri di una coppia di persone. Insomma, potrebbe essere un'alternativa al matrimonio che, per esempio, comporti meno impegni legali o sociali, più facile da sciogliere, volta a regolamentare le enormi problematiche derivanti dalle cosiddette unioni di fatto, se questa necessità viene avvertita dalla società. Così però non è stato. Si è voluto creare un istituto molto simile a quello matrimoniale, riservato agli omosessuali. Cioè sancisce che se sei eterosessuale puoi contrarre matrimonio, se sei omosessuale puoi contrarre un'unione civile. Può sembrare paradossale, ma il fatto che solamente gli omosessuali possano contrarre un'unione civile è un elemento discriminatorio gravissimo. Il fatto che le unioni civili non siano aperte agli eterosessuali crea la vera discriminazione. Ora, partiamo dal dato di fatto che, in Italia, le persone tendono a sposarsi sempre di meno. La flessione è vertiginosa ed è certificata dall'ISTAT anno per anno. Queste sono le trasformazioni sociali, a cui la legge non può mettere un freno. Ma dovrebbe essere compito del legislatore regolamentare i fenomeni sociali per continuare a ga- 10 Ci sono cittadini di serie A, eterosessuali, che possono sposarsi e cittadini di serie B, omosessuali, che possono unirsi civilmente. Le differenze tra i due istituti sono veramente poche: l'unione civile non prevede la possibilità esplicita di chiedere l’adozione del figlio biologico del partner, l’obbligo di usare il cognome dell’uomo come cognome comune, l’obbligo di attendere un periodo di separazione da sei mesi a un anno prima di sciogliere l'unione (nell'unione civile bastano tre mesi), l’obbligo di fedeltà, la possibilità di scio- Articolo21 21 gliere l’unione nel caso che non venga “consumata” e l’obbligo di fare le “pubblicazioni” prima di contrarre l’unione. Insomma, un matrimonio con un altro nome. Una specie di “matrimonio moderno”, se è vero che tutte queste differenze starebbero benissimo in una riforma del matrimonio adattata alla società attuale (a parte la questione dell'adozione e quella della fedeltà, frutto di vomitevoli inciuci parlamentari). Queste unioni civili non hanno senso. Si riformi il matrimonio, lo si adatti alla società che è cambiata, lo si garantisca a tutti i cittadini, omosessuali e non. Un matrimonio basato sulla famiglia, come è ora. Basato sulla famiglia attuale, della società del 2016, in cui i genitori possono essere anche omosessuali. Si modifichi in questo anche la Costituzione, per dare pieno vigore ai suoi Principi Fondamentali. E le unioni civili, se proprio si vogliono regolamentare, siano una cosa diversa. Di modo che ogni cittadino della Repubblica Italiana, sia esso bianco, nero, maschio, femmina, alto, basso, di destra, di sinistra, povero, ricco, eterosessuale o omosessuale, possa scegliere se impegnarsi secondo i doveri del matrimonio, dell'unione civile, di un contratto privato di convivenza o non prendere nessun impegno legale nei confronti del partner e di fronte allo Stato. 11 Articolo21 21 A21ATTUALITÀ&POLITICA L’AMORE È UGUALE PER TUTTI di LUCREZIA CAIANIELLO “Giovedì 25 febbraio è stato approvato in Senato, con il voto di fiducia, il maxiemendamento al ddl (disegno di legge) Cirinnà per la regolamentazione delle unioni civili.” Art. 1. Com. 1 cita: “La presente legge istituisce l'unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione e disciplina le convivenze di fatto.” Con questo articolo la Repubblica Italiana si impegna a garantire il rispetto della vita sociale di ciascun essere umano. “Rispetto alla versione precedente del ddl Cirinnà, il maxi-emendamento elimina i riferimenti alla stepchild adoption e l’obbligo di fedeltà.” Si è dibattuto molto sulla rinuncia a regolamentare l'adozione dei figli da parte delle coppie unite civilmente: basti solo ascoltare i discordanti pareri di psicopedagogisti, pediatri e cattolici. Da persone cresciute in famiglia circondate dall'affetto genitoriale e dalla loro cura costante, augureremmo a chiunque di poter vivere un'infanzia e adolescenza spensierata e felice, quindi ci chiediamo: perché vietare le adozioni alle coppie unite civilmente? Piuttosto che far crescere un bambino in un orfanotrofio o peggio, allo sbando in mezzo alla strada, preferiremmo che fosse adottato da due genitori, disposti ad amarlo e sostenerlo nella crescita al meglio delle loro possibilità. Che importanza potrebbe avere per questo bambino l’orientamento sessuale dei propri genitori? Come ribadisce lo psicoanalista Massimo Ammaniti: “conta l'affetto, non il genere”. Egli, 12 citando diversi studi americani, vuole evidenziare come non vi sia alcuna difficoltà di sviluppo o di relazionarsi del bambino o ragazzo, che possiede due genitori omosessuali. Pare che per una crescita equilibrata sia necessaria una presenza maschile guida e regolamenta ed una femminile che accoglie e cura: quante volte, anche nelle nostre famiglie abbiamo trovato i ruoli di madre e padre ribaltati? Ciò dimostra che in ognuno di noi sono presenti entrambi gli elementi e che essi non hanno nulla a che fare con il sesso. D'altro canto però non possiamo prevedere gli effetti che comporterebbe il crescere sotto la tutela di una coppia unita civilmente. Il presidente della Società Italiana di Pediatria, Giovanni Corsello, sottolinea l'importanza di avere una figura di riferimento sia maschile che femminile, che siano un modello per il bambino. Il vero problema è quello di assicurare il rispetto del diritto del bambino di vivere in un ambiente protetto e sicuro, per cui nessuno può prendersi la responsabilità di farlo crescere senza quella stabilità emotiva che gli assicurerebbe delle buoni relazioni umane e interpersonali. È principalmente per questo motivo che il governo ha rinunciato alla formulazione di emendamenti sulla stepchild adoption. Anche lo psicologo Fulvio Giardina dice che “Non è certamente la doppia genitorialità a garantire uno sviluppo equilibrato e sereno dei bambini, ma la qualità delle relazioni affettive”. Un altro aspetto che va considerato ce lo presenta Jean-Pier Delaume-Myard, celebre omosessuale francese, sceneggiatore e autore del libro Non nel mio nome. La sua è una difesa della famiglia come parte integrante del patrimonio mondiale dell'umanità. “Ricordiamo ai nostri politici che hanno il dovere di trasmettere alle generazioni future il più bel Articolo21 21 gioiello del patrimonio che l’umanità ci ha trasmesso dalla notte dei tempi: la famiglia.” e con questa frase spiega il motivo per cui contesta l'adozione per le coppie gay. JeanPier crede fermamente che un bambino allevato da una coppia omosessuale abbia instabilità affettiva e disturbi psichici come anche gli studi effettuati nel 2012 da Mark Regnerus confermano. Ognuno di noi ha il proprio approccio alla vita e tende a considerare la situazione dell'adozione dal suo punto di vista: se si pensa che la genitorialità sia un fatto che appartiene solo agli eterosessuali, non si tiene conto dell'amore che muove ogni essere umano. Certe idee ci rendono disumani, ma non si può pensare di difendere il diritto delle famiglie e delle unioni civili senza garantire prima il diritto di un figlio a crescere sano e sereno. 13 Articolo21 21 A21ATTUALITÀ&POLITICA LETTERA AI LETTORI di AURORA CARBONE Che sia d’inverno, sotto le coperte calde, o d’estate, nella frescura di un prato verde o dall’alto di una terrazza, ogni posto è ideale per raccontare una storia. Chiunque avrà avuto modo, almeno una volta nella vita, di ascoltare una storia raccontata dai propri genitori, nonni, zii o insegnanti che, a loro volta, l’avranno ascoltata narrare in passato allo stesso modo: per tenere fede alla versione originale, questi si saranno attenuti con buona probabilità ad una versione scritta della stessa, per leggerla poi ai più piccoli. La storia risulterà ogni volta ugualmente affascinante, frutto della genialità dell’autore, ma non solo: come un musicista riproduce con successo una melodia attraverso una sequenza di note riportate su di uno spartito, così il buon lettore legge una storia in maniera melodica interpretando i segni grafici impressi sulla carta. L’atto del leggere, quindi, può essere concepito nella sua integrità come fusione delle tre definizioni: per saper leggere è prima necessario decrittare uno specifico codice – in questo caso l’alfabeto e la punteggiatura – cui segue la comprensione del testo. Con questo apparente gioco di parole, però, ci si vuole chiedere se sia effettivamente possibile ridurre l’atto del leggere ai tre semplici concetti sopra riportati. La risposta è evidente: la lettura è molto più di tutto ciò. Il termine “lettura” presenta tre accezioni principali, stando al vocabolario Treccani: è intesa come «l’azione di leggere, di decifrare cioè un testo scritto o stampato» o «in senso più ampio, l’atto di leggere prendendo conoscenza di ciò che è scritto o di come è scritto», e, logicamente, anche «il fatto di saper leggere, o l’esercizio del leggere, come parte dell’insegnamento elementare». 14 Leggere è coinvolgere emotivamente l’uditorio ed il modo migliore per farlo è tramite l’uso consapevole dell’intonazione. Cappuccetto Rosso o Cenerentola non sarebbero state sicuramente fiabe apprezzate se genitori o nonni non le avessero lette imitando la voce profonda e tenebrosa del lupo cattivo o, ancora, quella speranzosa ed allegra della fata madrina: i bambini, infatti, avrebbero di gran lunga preferito dedicarsi a giocare con le costruzioni o con le bambole, qualora le performance dei lettori si fossero rivelate deludenti. L’impostazione corretta della curva melodica della frase, inoltre, non è di certo una novità: lo stesso Cicerone, si ricordi, espresse la necessità di attirare l’attenzione del pubblico Articolo21 21 nelle tre fasi di un’arringa anche facendo ricorso ad una certa veemenza discorsiva. Secondo questi, infatti, per vincere i pensieri degli ascoltatori in un’orazione era doveroso sollecitarne le emozioni attraverso un finale “dirompente” («peroratio»). Pertanto l’intonazione ha valenza fondamentale: se Cicerone avesse pronunciato i suoi discorsi in tribunale senza il benché minimo pathos, in modo cantilenante, non avrebbe di certo ottenuto il medesimo successo. di un televisore o di un computer da personaggi dello spettacolo. In questo ipotetico futuro, i bambini non vivrebbero più quei momenti preziosi trascorsi ad ascoltare le storie narrate dai loro cari, ma passerebbero le giornate davanti ad un ordigno elettronico, che converserà con loro e sostituirà le voci di madri, padri e nonni. Non ci sarà neppure più bisogno di avere una buona calligrafia: a questo penseranno le tecnologie. La cultura, quindi, ritornerà ad essere fruibile solo da pochi, determinando il definitivo regresso dell’umanità ad una rinnovata epoca di arretratezza culturale ed analfabetismo, che rinneghi tutto il progresso conseguito finora. Così, per adesso, non possiamo far altro che sperare per il meglio e serbare un po’ di fiducia nel futuro, nella consapevolezza che quest’ultimo è interamente nelle nostre mani e che sta solo a noi scriverlo… se ne siamo in grado… Oggigiorno, invece, l’importanza del saper leggere in maniera fluente ed espressiva sembra essere passata in secondo piano. Capita fin troppo spesso di ascoltare letture piatte, litaniche o interruzioni immotivate nel bel mezzo della lettura e che nessuno si adoperi per porvi rimedio, per correggere un’impostazione evidentemente poco considerata sui banchi di scuola. La lettura, infatti, dovrebbe essere una delle prime competenze che si acquisiscono alle elementari e, dunque, è a partire dalla scuola primaria che deve essere dato il giusto rilievo ad una competenza basilare di cui si sta perdendo il valore. Ovviamente le famiglie, preposte ugualmente all’educazione dei figli, dovrebbero aiutarli nell’esercizio della lettura quando necessario: l’acquisizione di tale capacità dovrebbe rivestire un aspetto di primaria importanza tra i compiti di un genitore, in quanto costituisce uno dei primi successi che il bambino ottiene nell’arco della sua vita. Chissà se un giorno approderemo mai ad una società quasi del tutto illetterata, in cui favole e fiabe saranno narrate attraverso lo schermo 15 Articolo21 21 A21SCIENZE&TECNOLOGIE EINSTEIN COLPISCE ANCORA di FRANCESCO MARSELLA Oltre un secolo fa, un uomo il cui ingegno è stato indubbiamente uno dei più geniali nell’arco della storia umana, divulgò con una teoria il modo in cui la sua mente vedeva l’Universo intero. Precisamente nel 1905 Albert Einstein ipotizzò il funzionamento dell’universo nella sua teoria della relatività generale. Per farla breve, questa teoria descrive l’interazione gravitazionale come legge fisica che lega la “curvature” dello spazio-tempo con la distribuzione ed il flusso in esso di massa, energia ed impulso. In altre parole, concilia le tre dimensioni spaziali che tutti siamo abituati a percepire con la dimensione temporale, che rappresentano la struttura dell’Universo, facendolo poi interagire con ciò che si trova immerso in esso; il risultato, che è proprio la forza di gravità, contrariamente a quanto sosteneva il nostrano osservatore del cielo Galilei, non si manifesta come azione a distanza tra corpi dotati di massa, ma come vere e proprie onde di gravità, che fanno “vibrare” lo spazio-tempo e che furono teorizzate da Einstein nel novembre 2015. Si avete capito bene, onde, simili a quelle che si studiano l’ultimo anno durante le ore di fisica. E proprio parlando di queste torniamo al presente: l’11 Febbraio di quest’anno, ad un secolo di distanza, arrivano dall’America le notizie di quelle che sembrano essere le prove sperimentali di queste onde. Gli interferometri 16 dei laboratori LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory), situati tra gli stati americani di Washington e Louisiana, VIRGO, situato nei pressi Pisa, ed in scala molto più grande dai satelliti del progetto LISA (Laser Inteferometer Space Antenna) sono costituiti un sistema di specchi perpendicolari e posti a circa 4 kilometri tra loro, sui quali vengono sparati dei laser che attraversando i tunnel (una cinquantina di volte, giusto per allungarne il percorso) in una frazione di secondo, dovrebbero percorre lo stesso spazio nella stessa quantità di tempo. Sfruttando questo principio è possibile valutando il tempo impiegato dal laser per percorrere il tunnel in cui si trovano gli specchi e facendo ricorso alla costante della velocità della luce è possibile verificarne ogni minimo movimento. Durante gli esperimenti, è stata tuttavia riscontrata una variazione del tempo impiegato dalla luce per coprire la distanza all’interno del tunnel: distanza (dei 4 chilometri di spazio tra gli specchi uno dei tubi è stati dilatato di circa 10−18 m, l’altro contratto della stessa quantità; un atomo di idrogeno è −11 circa 5 × 10 m) che i ricercatori si spiegano con la deformazione dello spazio-tempo causata dalle onde gravitazionali generate dalla fusione di due buchi neri. È infatti da attribuirsi Articolo21 21 ad un evento così straordinariamente catastrofico una quantità d’energia tanto grande: i buchi neri, rispettivamente 29 e 36 masse solari, hanno avuto origine da un sistema stellare binario a 1,3 miliardi di anni luce; ruotando sempre più velocemente le due stelle hanno finito per fondersi tra loro in una stella “allungata”, fino a generare un’esplosione a doppio centro che ha dato vita ai buchi neri. Dalla fusione di questi, ad una velocità di circa 150.000 km/s si è formato un unico, massiccio buco nero di circa 62 masse solari. Nell’ultima frazione di secondo tre masse solari sono state disperse sotto forma di energia perlopiù gravitazionale che 1,3 miliardi dopo ci è giunta sotto forma di onde. La straordinarietà di questa scoperta sta nell’estrema difficoltà data dalle variazioni di distanza infinitesimali, dalle naturali interferenze di fondo (che avrebbero potuto causare un errore nella misurazione se non invalidarla del tutto) e la più grande difficoltà, che Einstein stesso credeva insuperabile: il nostro pianeta, noi uomini e i nostro strumenti siamo immersi nello spazio-tempo. Quest’ultimo è stato aggirato grazie allo stratagemma dei tubi in direzione parallela. Scienziati del calibro di Stephen Hawking, famoso per la teorizzazione dei buchi neri, sono convinti che questa scoperta permetterà di conoscere meglio il nostro Universo e di osservare il cielo in un modo totalmente nuovo: soprattutto, sarà possibile individuare con maggiore precisione la distanza fisica e temporale di eventi simili, ossia quello che serve per aiutarci a capire come si sta evolvendo l'Universo stesso. Modello di onde gravitazionali generate dalla collisione di due buchi neri (Mpi for Gravitational Physics / Benger-Zib). 17 Articolo21 21 A21CINEMA LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di GABRIELLA PINTO Inizialmente avrei voluto scrivere un articolo su un altro film e non nascondo che quando ho saputo che lo stavano togliendo dalle sale e che gli unici cinema in cui lo proiettavano erano troppo lontani da casa mia, la mia pigrizia mi ha spinto a sceglierne un altro da recensire. Quindi ho cercato su internet e tra i tanti film usciti da poco mi ha colpito quello di Gabriele Mainetti dal titolo Lo chiamavano Jeeg Robot. Prendendo spunto da una delle più note serie di cartoni giapponesi degli anni 80, la trama si snoda in un film di azione che mischia ad un realismo molto toccante, l'ironia e la criticità per la Roma in cui è ambientato. La storia di Enzo Ceccotti, interpretato da Claudio Santamaria, si inserisce alla perfezione in questo panorama. Il protagonista, infatti, è un uomo che vive a Tor Bella Monaca, nella solitudine e nell'avidità, ruba per vivere, è alimentato dai porno, ma è anche dotato di una buonissima dirittura morale. Sfuggendo alla polizia si immerge nel Tevere ed entra in contatto con del materiale radioattivo. Si accorge, dopo aver smaltito le scorie, di aver acquisito una forza sovrumana, che accoglierà come una “benedizione” per la sua carriera da delinquente, e che lo avrebbe potuto aiutare a vivere ancora di più in modo egoistico. Enzo è il personaggio che rappresenta il tema principale del film, infatti, nonostante il super potere, non riesce a uscire dalla sua difficile situazione e la sua storia rappresenta un messaggio di denuncia nei confronti della società, che il film cerca di farci comprendere in maniera originale. Tema che viene però quasi perso nel finale. Pensare che un film da un titolo così strano parlasse di un super eroe che vive a Roma mi ha molto incuriosito e sono entusiasta di averlo visto perché si è rivelato davvero una piacevole sorpresa. E' infatti diverso da quasi tutti gli altri film di produzione italiana degli ultimi anni. 18 Luca Marinelli, invece, interpreta in maniera stupefacente l'antagonista della storia, il boss romano chiamato “lo zingaro”: eccentrico e Articolo21 21 ossessionato dalla fama, pieno di sfaccettature, che fa ridere e atterrisce allo stesso momento. Intorno a loro sono presenti numerosi personaggi che si inseriscono nella storia. Tra di loro, di fondamentale importanza è Alessia (Ilenia Pastorelli), una giovane dissociata, dolce, malinconica e divertente che si rifugia nel mondo di fantasia di Jeeg Robot, soprannome che darà a Ceccotti per la sua incredibile forza. Questo personaggio, che vive in un mondo fantastico, funge da specchio per il protagonista, attraverso il quale rendersi conto del tipo di persona è e iniziare a cambiare, sfruttando il proprio potere. Lo farà prima per la ragazza e poi per gli altri. Il rapporto tra i due sarà pieno di momenti di dolcezza e crudo cinismo, presente in numerose scene del film. La ragazza sarà la causa dell'incontro di Enzo e lo zingaro, evento che darà il via definitivo alla storia. La narrazione procede per la maggior parte del film in equilibrio tra realismo e surrealismo, tra dramma e commedia, dove tutti i pezzi si incastrano alla perfezione. Purtroppo se oggi parliamo di cinema italiano ci vengono in mente commedie di basso livello e personalmente attribuirei la maggior parte della colpa alla sfiducia di tutti coloro che dicono non siamo capaci di produrre film diversi dai soliti, ed è per questo che ringrazio Gabriele Mainetti per essere uscito dagli schemi, girando un ottimo film come questo, in Italia, in particolare in una città come Roma! Lo chiamavano Jeeg Robot è stato un film molto atteso, tutto ciò che lo ha riguardato, dagli attori alla pubblicizzazione, ha funzionato quasi alla perfezione. Consiglio a chiunque di andare a vederlo, perché può dare molto di più di quanto si possa pensare e può far venire voglia di tornare al cinema anche a chi non ci va abitualmente. 19 Articolo21 21 A21CINEMA LA GRANDE SCOMMESSA di VALERIO SILONI Adam McKay porta sul grande schermo una ventata di aria fresca, un'idea dal sapore nuovo, un film geniale ed innovativo nel suo genere, che vanta un cast tutto d'eccezione, composto da attori del calibro di Christian Bale, Steve Carrel, Ryan Gosling e Brad Pitt. "strano", introverso e solitario con grandi problemi nelle relazioni sociali; Mark Baum (Steve Carrel), un trader un po' sboccato, che non riesce mai a tener la bocca chiusa e che ha sempre mostrato grande sfiducia e diffidenza nel sistema bancario americano e in chi ne fa parte; Jared Vennet (Ryan Gosling), un carismatico e calamitante impiegato di Deutsche Bank che fa del guadagnare soldi la sua ragione di vita; e Ben Rickert (Brad Pitt), banchiere ritiratosi dal mondo finanziario a causa del suo disprezzo per esso, che si rimette in gioco per aiutare due giovani investitori che hanno scoperto l'imminente crisi del sistema finanziario mondiale. Ogni singolo aspetto dei personaggi principali è stato curato al dettaglio ed è stato reso al meglio dalle grandi interpretazioni dei quattro attori protagonisti, che sono riusciti a catturare le eccentricità e le particolarità delle loro figure. Una caratteristica di questo film che risalta molto è il metodo di narrazione usato dal regista, tanto intricato quanto intelligente. Il lungometraggio di McKay segue le vicende di quattro diversi investitori che decidono di scommettere contro le banche ed il capitalismo americano, prevedendo il terribile crollo finanziario del 2007-2008, cercando così di trarre profitto dalla cecità, stupidità ed avidità che domina il mondo finanziario di quegli anni. Il film è interamente basato sulle forti e particolari personalità dei personaggi: Michael Burry (Christian Bale), manager di un fondo di investimento privato, genio matematico 20 La storia infatti non ha un vero e proprio protagonista: i fatti legati al filone principale sono raccontati da Jared Vennet, che è una sorta di narratore onnisciente, per quanto riguarda le vicende che coinvolgono il sistema economico statunitense e Mark Baum, con cui è in affari. Articolo21 21 I filoni che invece potremmo chiamare "minori" seguono le azioni di Michael Burry, raccontato attraverso la sua stessa narrazione e attraverso i dialoghi che compie con i personaggi che lo circondano, e Ben Rickert, che viene presentato attraverso alcuni flashback e alcune informazioni svelate dalla voce di Jamie Shipley, uno dei due ragazzi a cui fa da "mentore". Grazie alle geniale intuizione di McKay, inoltre, lo spettatore è parte stessa del film e ne è integrato all'interno dagli attori, che spesso si rivolgono direttamente al pubblico, dando spiegazioni e chiarimenti su diversi argomenti di difficile comprensione. Gli sceneggiatori decidono infatti di lasciar usare ai personaggi del film il difficile linguaggio e i termini tecnici propri del mondo finanziario e, per permettere allo spettatore di capire di cosa si stia parlando, inseriscono parti in cui i personaggi stessi o diverse guest stars si rivolgono direttamente allo spettatore attraverso l'uso di esempi banali e esplicativi. Il punto di forza del film è sicuramente la fantastica e geniale sceneggiatura, giustamente premiata nella notte degli Academy Awards, che riesce a portare sul grande schermo una storia particolare e di difficile rappresentazione. Il film alla fine riesce nel suo pieno intento di trasmettere allo spettatore un grande senso di desolazione e tristezza: la vittoria dei protagonisti è infatti una vittoria malinconica, piena di sconforto, in quanto le banche, vere responsabili di questa crisi e della perdita di lavoro e casa di centina di migliaia di persone, ne escono illese e senza danni di importanza significativa. 21 Articolo21 21 A21CINEMA DEADPOOL di A. EMANUELE CASUCCI L’ultimo film di casa Marvel, Deadpool, ha ricevuto molti apprezzamenti sia dal pubblico sia dalla critica giornalistica. «Migliore film Marvel di sempre», è stato detto, addirittura. È sicuramente vero che, poiché il personaggio non era né adatto né adattabile a un pubblico troppo giovane, gli sceneggiatori Rhett Reese e Paul Wernick si sono potuti sbizzarrire, coperti dalla garanzia “vietato ai minori”, creando un film di eccezione nel panorama del cinefumetto supereroistico. Il film comincia in media res, con Deadpool, interpretato da Ryan Reynolds, che si tuffa da un cavalcavia in un’auto quasi senza motivo, dando inizio a una scena adrenalinica e allo stesso tempo irriverente, con violenza gratuita, casino e battute esilaranti perché fuori contesto. La scena di lotta viene più volte messa magistralmente in pausa per raccontare gli antefatti: la vita tra gli impieghi mercenari e il pub, l’incontro e la storia con Vanessa, la scoperta del cancro, l’offerta di entrare nel programma scientifico militare mutante, la trasformazione. Recuperati gli antefatti, il film continua con Deadpool che si avvale dell’aiuto degli X-Men Colosso e Testata Mutante Negasonica per sconfiggere la sua nemesi e recuperare la sua ragazza rapita, in una scena di lotta su una nave ancora più adrenalinica e irriverente, che termina ovviamente con il recupero di Vanessa, la riappacificazione e il bacio da lieto fine. Ma quello che ha fatto sicuramente la fortuna di questo film è il personaggio. Tenendosi molto aderenti al personaggio del fumetto (che è un po’ meno sboccato, però), Reese e Wernick sono riusciti a dar vita al Mercenario Chiacchierone, che si comporta da sociopatico, agendo al di fuori di ogni schema logico, non sta mai zitto, prende in giro tutto e tutti e parla sempre con ironia, citando a rotta di 22 collo attori, personaggi della tv, film eccetera. Inoltre, come conseguenza della rottura della quarta parete nel fumetto, Deadpool è cosciente di essere in un film, perciò non mancano momenti in cui parla direttamente al pubblico o interagisce con la telecamera. Ottima scelta è stata fatta anche per la colonna sonora, che riflette il carattere e le conoscenze del personaggio, e quindi spazia dall’hip hop underground, con Shoop di Salt ’n’ Pepa e X dont give it to ya di Dmx, al pop di ogni età, con Angel of the Morning di Juice Newton e Careless Whisper di George Micheal, e arriva addirittura agli anni ’60 con Calendar Girl di Neil Sedaka. Insomma, una perla di cinefumetto che quasi esce fuori dalla propria definizione e che consiglio a tutti di vedere. Angolo Critiche Innanzitutto c’è un clamoroso buco di sceneggiatura, perché non è data alcuna motivazione per il fatto che gli X-Men già conoscono Deadpool a tal punto che Colosso è sconsolato dal suo comportamento irresponsabile, che non lo rende un bravo X-Man, nonostante Deadpool abbia appena assunto quell’identità e cominciato a operare col suo nuovo potere. Per chi conosce il fumetto, però, ci sono anche un po’ di amare sorprese: la fusione del personaggio di Ajax col dottor Killebrew; Weasel promosso da armatore a proprietario di Villa Inferno, che da ritrovo dei mercenari diventa un banale pub, dove le risse sono all’ordine del giorno e le prostitute girano abitualmente; il Totomorte (in inglese dead pool) che viene trasferito dall’Ospizio di Killebrew a Villa Inferno, e altre variazioni che non mi va di stare qui a elencare. Articolo21 21 A21CINEMA ACADEMY AWARDS di VALERIO SILONI Anche quest'anno il Dolby Theatre di Los Angeles ha ospitato la premiazione più attesa del mondo cinematografico: gli Academy Awards. Tantissime le stelle di Hollywood a sfilare sul red carpet, chi alla ricerca della agognata statuetta, chi per la semplice curiosità di vedere i vincitori e le sorprese di quest'anno e chi magari per passare una serata diversa, assistendo allo spettacolo dell'attore e comico Chris Rock. Come ogni anno, tantissima è stata l'attesa e l'ansia per scoprire chi, tra i tanti candidati, sarebbe entrato nel ristretto olimpo dei vincitori, portandosi a casa una statuetta. Sì, perché l'Oscar non è solo un semplice premio, ma è un vero e proprio riconoscimento della propria carriera, un attestato del proprio lavoro e del proprio talento. Non tutti però la pensano così. L'Oscar rimane infatti il premio più controverso della storia del cinema: c'è chi ha fatto della caccia alla statuetta la propria ragione di vita - si guardi DiCaprio - ma c'è anche chi, nel corso degli anni, ha ribadito più volte il suo disappunto per questa cerimonia: dal grande regista Woody Allen, che non vuole sottostare al giudizio di nessuno, fino al tre volte candidato Johnny Depp, che non vede il bisogno di competere con altri attori, passando per personaggi del calibro di Joaquin Phoenix, Ethan Hawke, James Franco, Bill Murray e Anthony Hopkins, tutti candidati almeno una volta dall'Academy. Perché per vincere un Oscar non basta essere bravo, ma servono una serie di fattori che spesso non sono in accordo tra loro. Per vincere l'Oscar in poche parole bisogna essere l'attore giusto, nel film giusto, con il giusto regista, nell'anno giusto. Anche quest'anno la cerimonia è stata soverchiata da grandi polemiche, a causa della totale assenza, per il secondo anno di fila, di attori neri tra i candidati, con particolare riferimento agli attori Michael B. Jordan (Creed Nato per combattere) e Will Smith (The Concussion) e del regista Ryan Coogler (Creed Nato per combattere). Nelle settimane che hanno seguito le nomination, sono intervenuti ad alimentare le polemiche il famoso regista Spike Lee e lo stesso Will Smith, che hanno deciso di boicottare la cerimonia, sostenuti anche da Chris Rock, presentatore della serata, che perciò ha deciso di incentrare la serata sul tema del razzismo all'interno dell'Academy, ma che è incappato spesso in battute e frecciatine fuori luogo e fastidiose, che avevano l'intento di sottolineare il problema della mancanza di diversità nella premiazione. A parte il discorso iniziale sul problema dell'assenza di attori neri dalle nomination, accolto dal convinto applauso di tutto il pubblico, la sua conduzione è risultata noiosa e pesante, 23 Articolo21 21 neanche paragonabile alla serata di spettacolo e divertimento offerta da Neil Patrick Harris l'anno passato. Le esclusioni sono state un po' il tema centrale di questa edizione degli Academy: oltre a quelle di attori neri, hanno fatto discutere ed hanno creato molto stupore quelle di Quentin Tarantino (The Hateful Height), David O. Russell (Joy), Ridley Scott (Sopravvisuto - The Martian) e Steven Spielberg (Il ponte delle spie), anche se va detto che quest'anno la categoria di miglior regista è stata la più combattuta e competitiva degli ultimi anni. Nella categoria di miglior film invece spiccano le assenze di The Hateful Height e Carol, mentre nel quintetto dei nominati a miglior attore non compare Tom Hanks (Il ponte delle spie), che aveva ottenuto un grande consenso generale da parte di critica e pubblico per la sua interpretazione. Tanti gli interrogativi e le curiosità che attendevano questa serata, le principali legate all'ormai ricorrente tormentone sull'eterno sconfitto: ce l’avrà fatta DiCaprio a vincere la tanto agognata statuetta? Ebbene sì, questa volta è finalmente stato lui il protagonista della notte degli Oscar, ma andiamo con ordine. È stato Mad Max: Fury Road, il film fantascientifico di George Miller, rivelazione di questa stagione di cinema, a fare scorpacciata degli Oscar cosiddetti "tecnici", portandone a casa addirittura 6 (miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro, miglior scenografia, migliori costumi e miglior trucco e acconciatura) e aggiudicandosi con grande merito più statuette di tutti gli altri film in gara. È stato così giustamente premiato il grande lavoro di Miller, che ha portato sul grande 24 schermo qualcosa di nuovo, innovativo e allo stesso tempo adrenalinico, un genere di film che raramente è stato nominato dall'Academy, spesso troppo selettiva e prevenuta contro questo genere di pellicole. La critica stessa ha acclamato il capolavoro di Miller, celebrandone in particolare l'eccelsa recitazione, la straordinaria regia, la fantastica sceneggiatura e le incredibili coreografie. Per quanto riguarda le altre statuette legate agli aspetti tecnici, Ex Machina si è aggiudicato l'Oscar per i migliori effetti speciali prevalendo su Mad Max: Fury Road, quasi in maniera sorprendente visto quello che fino ad allora era stato l'andamento della serata; Revenant - Redivivo quello per la miglior fotografia; mentre La Grande Scommessa e Il caso Spotlight si sono portati a casa rispettivamente quello per la miglior sceneggiatura non originale e quello per la miglior sceneggiatura originale. Nessuna sorpresa riguardo il miglior film straniero che è andato al favoritissimo lungometraggio ungherese Il figlio di Saul del regista Lászlò Nemes. Nella serata tutta americana del Dolby Theatre però c'è stato nuovamente spazio per un po' di Italia e di orgoglio nazionale: il grande maestro Ennio Morricone, compositore di numerose colonne sonore per film candidati dall'Academy, ha infatti conquistato il secondo Oscar della sua storica carriera, grazie all'incredibile colonna sonora realizzata per The Hateful Height di Quentin Tarantino. Ma come ogni anno, le statuette che più fanno gola ad appassionati e non, sono quelle che riguardano le categorie principali. Articolo21 21 La serata è stata aperta dalla vittoria nella categoria di miglior attrice non protagonista di Alicia Vikander per la sua grande interpretazione al fianco di Eddie Redmayne in The Danish Girl. La Vikander ha ottenuto il consenso generale della critica e dell'Academy e, come era previsto, ha sbaragliato la concorrenza. Nella sfida a due che vedeva la due volte vincitrice della statuetta Kate Blanchett e la semi-sconosciuta Brie Larson, favorite nettamente su tutte le altre, battersi per l'Oscar alla migliore attrice, è stata proprio quest'ultima a prevalere, rivelandosi la grande sorpresa di questi Oscar 2016. La Larson ha vinto così il suo primo Oscar alla prima candidatura in carriera, avendo sbalordito tutto il mondo cinematografico grazie alla potente e toccante interpretazione di Joy "Ma" Newsome nel film Room di Lenny Abrahamson. La categoria di miglior attore non protagonista è stata quella che invece ha regalato il vincitore più inaspettato: Sylvester Stallone, favoritissimo sugli altri candidati, più che per la sua recitazione, per lo storico ed amatissimo pugile, Rocky Balboa, che l'attore impersona da quasi 40 anni e che quest'anno è tornato sul grande schermo con Creed - Nato per combattere di Ryan Coogler, è stato sconfitto da Mark Rylance, attore teatrale britannico che ha sorpreso tutti per la sua incredibile interpretazione della spia sovietica Rudolf Abel nell'ultimo film di Steven Spielberg, Il ponte delle spie. messo a durissimo prova tutto il cast e la troupe, spinti al limite della sopportazione umana, a causa delle temperature proibitive (fino a -40 gradi) durante cui sono state girate alcune scene. Nonostante tutto questo il motivo principale per cui il film di Iñárritu sarà ricordato è perché Renevant - Redivivo è stato il film che finalmente ha permesso a Leonardo DiCaprio di ottenere il suo primo, storico, agognato Oscar alla sua sesta nomination. Nessuna sorpresa, nessuno stupore, nessun vincitore inaspettato ad effetto, era così che doveva andare e così è andata. Nessuno aveva dubbi sul fatto che DiCaprio quest'anno ce l'avrebbe fatta, neanche lui stesso, tant'è che probabilmente si sarebbe alzato per ritirare il premio anche se il nome non fosse stato il suo. Per vincere il suo primo Oscar ha dovuto "solamente" recitare a -40 gradi con la broncopolmonite e la febbre, combattere con un orso (ovviamente finto) e infilarsi nella carcassa (stavolta vera) di un cavallo. All'annuncio del nome di DiCaprio, il pubblico dell'Academy ha tributato all'attore un infinito applauso con tanto di standing ovation, riconoscendo il suo grande talento e il pieno merito della sua vittoria. La serata è stata infine conclusa dal trionfo di Il caso Spotlight, che si è aggiudicato meritatamente l'Oscar come miglior film di questi Academy Awards, riuscendo a prevalere in una categoria che prevedeva, oltre al film di Tom McCarthy, altri sei colossi quali La grande scommessa, Il ponte delle spie, Brooklyn, Mad Max: Fury Road, Sopravvisuto - The Martian, Revenant - Redivivo e Room. Dopo esser stato il protagonista degli Oscar dell'anno passato grazie al successo di Birdman, il regista Alejandro González Iñárritu si è preso nuovamente la scena, conquistando la seconda statuetta consecutiva come miglior regista per The Revenant - Redivivo, vero e proprio capolavoro cinematografico che ha 25 Articolo21 21 Di seguito i candidati ed i vincitori (sottolineati) di alcuni dei più importanti premi di questi Academy Awards 2016: Miglior Film: o o o o o o o o Il caso Spotlight La grande scommessa Il ponte delle spie Brooklyn Mad Max: Fury Road Sopravvisuto – The Martian Revenant - Redivivo Room Miglior Regia: o o o o o Alejandro González Iñárritu (Revenant Redivivo) Lenny Abrahamson (Room) Tom McCarthy (Il caso Spotlight) Adam McKay (La grande scommessa) George Miller (Mad Max: Fury Road) Miglior Attore Protagonista: o o o o o Leonardo DiCaprio (Revenant - Redivivo) Bryan Cranston (L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo) Matt Damon (Sopravvisuto – The Martian) Michael Fassbender (Steve Jobs) Eddie Redmayne (The Danish Girl) Miglior Attrice Protagonista: o o o o o Brie Larson (Room) Cate Blanchett (Carol) Jennifer Lawrence (Joy) Charlotte Rampling (45 anni) Saoirse Ronan (Brooklyn) Miglior Attore Non Protagonista: o o o o o Mark Rylance (Il ponte delle spie) Christian Bale (La grande scommessa) Tom Hardy (Revenant – Redivivo) Mark Ruffalo (Il caso Spotlight) Sylvester Stallone (Creed – Nato per combattere) Miglior Attrice Non Protagonista: o o o o o Alicia Vikander (The Danish Girl) Jennifer Jason Leigh (The Hateful Eight) Rooney Mara (Carol) Rachel McAdams (Il caso Spotlight) Kate Winslet (Steve Jobs) Miglior Sceneggiatura Originale: o o o o 26 Tom McCarthy e Josh Singer (Il caso Spotlight) Matt Charman, Joel ed Ethan Coen (Il ponte delle spie) Alex Garland (Ex Machina) Josh Cooley, Ronnie del Carmen, Pete Docter e Meg LeFauve (Inside Out) o Andrea Berloff, Jonathan Herman, S. Leight Savidge e Alan Wenkus (Straight Outta Compton) Miglior Sceneggiatura Non Originale: o o o o o Charles Randolph e Adam McKay (La grande scommessa) Nick Hornby (Brooklyn) Phyllis Nagy (Carol) Drew Goddard (Sopravvisuto – The Martian) Emma Donoghue (Room) Miglior Film Straniero: o o o o o Il figlio di Saul (László Nemes – Ungheria) El abrazo de la serpiente (Ciro Guerra – Colombia) Mustang (Deniz Gamze Ergüven – Francia) Theeb (Naji Abu Nowar – Giordania) A War (Tobias Lindholm – Danimarca) Miglior Fotografia: o o o o o Emmanuel Lubezki (Revenant – Redivivo) Ed Lachman (Carol) Robert Richardson (The Hateful Eight) John Seale (Mad Max: Fury Road) Roger Deakins (Sicario) Miglior Montaggio: o o o o o Margaret Sixel (Mad Max: Fury Road) Hank Corwin (La grande scommessa) Stephen Mirrione (Revenant - Redivivo) Tom McArdle (Il caso Spotlight) Maryann Brandon e Mary Jo Markey (Star Wars: Il Risveglio della Forza) Miglior Colonna Sonora: o o o o o Ennio Morricone (The Hateful Eight) Thomas Newman (Il ponte delle spie) Carter Burwell (Carol) Jóhann Jóhannsson (Sicario) John Williams (Star Wars: Il risveglio della Forza) Migliori Effetti Speciali: o o o o o Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris e Andrew Whitehurst (Ex Machina) Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams e Tom Wood (Mad Max: Fury Road) Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers e Steven Warner (Sopravvissuto – The Martian) Richard McBride, Matt Shumway e Jason Smith (Revenant - Redivivo) Chris Corbould (Star Wars: Il risveglio della Forza) Articolo21 21 A21CINEMA DAREDEVIL di ALESSANDRA CIANFANELLI Manca circa un mese all’uscita della seconda stagione di Daredevil (che probabilmente sarà già uscita quando starete leggendo). È la prima serie Marvel prodotta da Netflix, che ha dato inizio ad un nuovo “universo” a cui si è aggiunta Jessica Jones e nel quale, in futuro, troveremo anche (grazie a due nuove serie) Luke Cage e Iron Fist. Quindi, quale momento migliore per scrivere una review, rigorosamente spoiler free, sulla prima serie? Daredevil narra della storia del giovane avvocato Matt Murdock di Hell’s Kitchen (un quartiere di New York, non il programma di Gordon Ramsay) che, essendo rimasto coinvolto in un incidente da piccolo, ha perso la vista, ma, in compenso, le sostanze chimiche con cui è entrato in contatto durante l’incidente hanno amplificato tutti gli altri sensi. È del tutto appropriato definire la serie una “Origin Story”, nel senso che noi vediamo l’inizio e lo sviluppo iniziale di questo personaggio con tutti i problemi che questo comporta. La prima cosa da sapere, su questa serie, è che non è assolutamente come il resto dell’MCU (Marvel Cinematic Universe, quello degli Avengers per capirci, ma senza X-Men, quelli sono fox, e adesso siete confusi). Niente CGI scintillante, niente tecnologie super avanzate, niente di tutti quei gingilli alla Tony Stark, niente di tutto questo. Daredevil è una serie più cruda, più cupa, più riflessiva e si avvicina sicuramente di più, come stile, alla tri- logia de Il Cavaliere Oscuro. È anche, e forse soprattutto, più realistica di qualunque altra cosa nell’MCU perché, con gli Avengers avremmo visto anche grandi battaglie, ma Daredevil mostra le conseguenze - mai prese in considerazione dai film - di quello che è successo dopo New York: con la città distrutta, diverse organizzazioni criminali stanno cercando di mettere le mani sul quartiere e Daredevil (Matt Murdock) proverà, in sostanza, a “Mettergli i bastoni tra le ruote”. È importante dire, però, che l’audience non è la stessa di un film degli Avengers. Il creator (Drew Goddard) indirizza la serie ad un pubblico più adulto e non così mainstream come un film dell’MCU: è proprio per questo che Daredevil si può permettere scene più crude dove “il sangue c’è e si vede” e una maggiore profondità a livello psicologico (cosa ancora più evidente in Jessica Jones). Parlando di sangue, altro punto forte della serie è l’azione, sicuramente una delle migliori mai viste nell’MCU, alla pari solo delle scene corpo a corpo di Captain America: The Winter Soldier, se non addirittura migliore. Con un mix mortale di arti marziali e pugilato, Daredevil si fa strada a suon di pugni e calci tra i cattivi che stanno tentando di controllare l’Hell’s Kitchen. Ma, mentre nei panni di Daredevil è da solo a combattere, durante il giorno grazie al suo lavoro di avvocato, in- 27 Articolo21 21 sieme al suo migliore amico/socio Foggy Nelson (Elden Henson) e alla loro assistente Karen Page (Deborah Ann Woll), cerca di trovare, anche dal punto di vista legale, una soluzione ai problemi che affliggono il quartiere. Lo sviluppo dei personaggi secondari è portato avanti egregiamente e nessuno rimane mai veramente in secondo piano. Essendo una serie e non un film abbiamo tutto il tempo per conoscere i personaggi e per approfondire la loro personalità. Parlando di Daredevil non si può non parlare della sua nemesi, del cattivo da combattere, che è a capo delle contrattazioni sull’Hell’s Kitchen. Wilson Fisk/Kingpin (Vincent D’Onofrio) è decisamente il personaggio che, ad eccezione dell’eroe, rimane più impresso. Dall’apparenza ferma, inamovibile e spietata, dietro vi si cela un’infanzia colma di problemi e violenza, le cui ripercussioni si sentono ancora. Questo è un nuovo modo di vedere un personaggio da sempre rappresentato come autoritario e sicuro di sé, dando grande importanza anche alla parte più vulnerabile della sua personalità. Si nota, infatti, il suo bipolarismo, che va dall’assassino spietato, in grado di spaccare la testa a forza di sportellate, ad un uomo incredibilmente affettuoso verso i suoi cari, specialmente verso la sua fidanzata, Vanessa. Degno di nota è, per l’appunto, lo sviluppo emotivo dei personaggi. A tutti, chi più e chi meno, viene dato uno spessore psicologico che va decisamente apprezzato. Spesso viene fatto uso di flashback e chi guarda ha la possibilità di entrare nella mente del personaggio, di immedesimarsi con lui. Daredevil stesso si trova in una situazione molto complicata a livello psicologico. Da un lato abbiamo la sua voglia di combattere contro il crimine, di proteggere il suo quartiere e di aiutare la gente “senza voce” sia come avvocato che come “vigilante”; dall’altra però troviamo il suo senso di colpa, il volersi spingere più in là, uccidere i suoi nemici e porre fine a tutti i problemi una volta per tutte. Il problema però è che, così facendo, diventerebbe uno di loro, un assassino come tutti gli altri. Questo pensiero lo tormenta e nella serie lo vediamo 28 chiaramente. Importante da questo punto di vista è la religione. Matt, infatti, più e più volte nella serie si rivolge al parroco della chiesa della sua infanzia per chiedergli consigli morali. Guardando la serie riusciamo a percepire tutto questo e ad avvicinarci ai vari personaggi, in particolare Devil e Fisk. In sostanza Daredevil è una serie alla quale, per mio gusto personale, non manca nulla. Decisamente una delle migliori Origin story degli ultimi anni, alla pari di Iron Man e Batman Begins (perché diciamocelo, il primo Captain America ed il primo Thor non erano entusiasmanti) che riuscirà ad appassionare un po’ tutti, dagli amanti dei fumetti a quelli che non hanno idea di cosa sia la Marvel. Quindi, adesso, non resta altro che aspettare la seconda stagione. Articolo21 21 A21LETTERATURA PETROLIO di CLAUDIU IVAN C’era una volta un tale… Un certo Troya, pare si chiamasse. Un uomo che nulla aveva a che fare con i tipici uomini medi, padri di famiglia, buoni lavoratori. Lui aveva qualcosa di diverso: “Il suo sorriso è un sorriso di complicità, quasi ammiccante: è decisamente un sorriso colpevole” diceva Pasolini. Tra i due correva un filo conduttore che li lega insieme, ancora oggi, nella loro totale diversità. Vuoi per il periodo storico, vuoi per le trame neanche troppo fantascientifiche dietro la morte del poeta, vuoi anche solo per la violenza con cui il primo sarebbe stato attaccato dal secondo in Petrolio, il mostro letterario di circa 2000 pagine mai completato. Il romanzo, pubblicato postumo da Einaudi, vide la luce soltanto nel 1992, a 17 anni dalla morte dell’autore, incompleto e sotto forma di raccolta di appunti, risistemati e riordinati in un’edizione critica. Petrolio non è una semplice storia, non è soltanto il racconto della vita di Carlo, impiegato dell’ENI, con una duplice personalità. Petrolio è anche complotto, trame oscure. E’ morte, sesso, scandalo. E’ denuncia, è un attacco alla corruzione, all’omologazione, al consumismo, alla borghesia. Petrolio è un grido violento contro mafie e poteri forti. Petrolio è la perfetta rappresentazione del Potere. E dietro al Potere, nell’Italia del boom petrolifero, c’era proprio quel Troya lì, omonimo di Eugenio Cefis. Preambolo di questa faccenda è una situazione – che di fatto non è mai stata provata, ma su cui si è indagato per decenni – venuta a crearsi intorno agli anni ’60. L’uomo in questione era vicepresidente dell’ENI, secondo solo ad un altro grande potente: Enrico Mattei. Cefis, come secondo, “si limitava semplicemente ad ammassare e costruire il proprio destino secondo la propria natura. Egli non avanzava, accumulava. Non saliva, si espandeva”. Il caso volle che Mattei giungesse alla fine dei suoi giorni la sera del 27 ottobre 1962, durante un viaggio in aereo che stava conducendo per chiudere alcuni accordi economici. E chi poteva sostituirlo se non Eugenio Cefis? Dopo aver raggiunto una posizione di rilievo all’interno dell’azienda, Troya ne diviene il numero uno. Chiunque avrebbe potuto pensare male a riguardo. Negli anni che seguirono il ’62, oltre al giornalista Mauro De Mauro, si occupò della faccenda proprio Pier Paolo Pasolini, in Petrolio. L’intellettuale, durante la compo- 29 Articolo21 21 sizione del romanzo, iniziato nel 1973, venne brutalmente assassinato nella notte del 2 novembre 1975, quando l’opera non aveva raggiunto neanche la metà della sua struttura finale. Inquietanti sono le parole che egli pronunciò durante un’intervista pubblicata su Stampa Sera il 9 gennaio dello stesso anno: “Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita… non voglio parlarne… basti sapere che c’è una specie ‘di summa’ di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie”. Quasi profeticamente il poeta aveva predetto la sua morte, annunciando che quella che si accingeva a scrivere sarebbe stata probabilmente la sua ultima opera. Sembra del tutto lecito pensare che ci potesse essere un coinvolgimento di Cefis nell'incidente accaduto a Enrico Mattei. Lo stesso Pasolini se ne era accorto quaranta anni fa e ad oggi l’ipotesi sembra molto più concreta di quanto non sembrasse inizialmente. Pare infatti che l’allora vicepresidente dell’impresa petrolifera italiana fosse stato costretto pochi mesi prima dell’aavvenimento a presentare le dimissioni, quando il leader di ENI si era accorto che la CIA lo utilizzava come mezzo per fare la propria politica all’interno del panorama italiano. Infatti, la strategia di Mattei – in campo energetico e petrolifero – volta a spezzare il monopolio delle sette sorelle, non era ben vista soprattutto dai poteri forti oltre oceano, che volevano riportare le mire italiane verso l’Atlantico. Cefis sarebbe poi stato riassunto in tutta fretta, per ricoprire la carica di presidente dell’azienda. Ci sono poi altre trame oscure dietro questa particolare personalità. Grazie all’appoggio che godeva all’interno dei palazzi del potere – in particolare di Amintore Fanfani, DC – Cefis utilizzò in maniera peculiare il denaro pubblico dell’azienda petrolifera: in un’operazione che si concluse nel 1971, abbandonò la presidenza di ENI per ottenere quella di Montedison – impresa privata che lavorava nello stesso campo – di cui aveva acquisito un grande numero di azioni utilizzando denaro pubblico, estratto dalle casse dell’azienda 30 statale. Inoltre, secondo alcuni appunti del Servizio Informazioni e Sicurezza Militare (SISMI), ritrovati nel corso di un’inchiesta del sostituto procuratore di Pavia, Vincenzo Calia, intorno alla metà degli anni ’90, Eugenio Cefis fu anche il fondatore della loggia massonica P2, cha avrebbe diretto fino all’intervento di Licio Gelli e di Umberto Ortolani. La stessa morte dello scrittore bolognese è tutt’oggi un mistero su cui ciclicamente si riaprono inchieste volte a scoprirne l’accaduto. Inizialmente fu accusato dell’assassinio il giovane diciassettenne Pino Pelosi, che verrà poi condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti e a cui fu poi confermata la pena anche in secondo grado, con l’esclusione del concorso di ignoti. Pare però che egli non fu il solo ad agire quella notte all’idroscalo di Ostia. Dopo svariate indagini e ritrattazioni, andate avanti negli anni e nei decenni successivi, soltanto nel 2005 Pelosi rilasciò un’intervista in cui confessava che fu aiutato da tre complici giunti su un’autovettura di Catania, che avevano un evidente accento del sud Italia. Egli non ne avrebbe mai parlato prima per paura di mettere a rischio l’incolumità dei genitori, non più ledibile dopo la loro morte. Il libro racchiude, oltre a tutto questo, anche gran parte degli argomenti trattati durante l’intera vita da PPP: dallo scandalo generato dalla sua omosessualità, fortemente presente Articolo21 21 in molti dei suoi romanzi e volutamente portato nelle sue pellicole, fino alle trame del potere e delle mafie. Passando per la critica – tratta dalla sua raccolta saggistica Scritti Corsari – al sistema capitalistico e industriale, che fondendosi con il potere democristiano, dà vita ad un nuovo Potere – con la “P” maiuscola – definito totalizzante e omologante. Esso altro non è che l’evoluzione del fascismo di guerra: un perfetto mezzo in grado di appiattire il livello culturale della totalità degli individui italiani e renderlo “medio”. Lo stesso Pasolini dirà: “Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana”. dinati in un alternarsi di scene fortemente violente, in cui Pasolini descrive situazioni decisamente crude, mettendone a nudo i particolari scandalosi, ed eventi della vita di tutti i giorni del protagonista. Carlo non solo muta il suo approccio alla realtà esterna, tra sfoghi sessuali del suo io malvagio e lavoro in azienda della sua personalità retta, ma dall’appunto 51 si trasforma addirittura in donna. Un’altra componente principale del romanzo è il viaggio dantesco effettuato da Merda, un giovane proletario italiano. In questa parte viene messa in evidenza, similmente a come fatto dal poeta fiorentino del ‘300, la problematica della crisi italiana, oltre ad una perfetta analisi della degradazione degli usi della gioventù dell’epoca. Qui Pasolini segue fedelmente la struttura a livelli, portando a galla ed analizzando, volta per volta, un difetto diverso. Si potrebbero scrivere pagine e pagine su questi temi e su tutto ciò che c’è dietro alla grandissima personalità di quello che forse è stato l’ultimo vero grande intellettuale italiano. La sua personalità, sicuramente scomoda per il Potere, lo ha reso probabilmente un obbiettivo da rimuovere. Con la sua morte, Petrolio, che sarebbe dovuta essere la sua pietra miliare, non ha mai raggiunto il totale compimento, negandoci, oltre che la sua saggezza, anche la verità. E se di questo si potrebbe stare a parlare per giorni, allo stesso modo lo si potrebbe fare per la questione riguardante il protagonista Carlo, impiegato dell’ENI che vive la sua vita stile Dottor Jekyll and Mister Hyde. Esistono infatti due ingegneri: uno malvagio e sensuale e un altro buono e onesto. Gli appunti si susseguono incompleti e disor- 31 Articolo21 21 In alto a sinistra Pier Paolo Pasolini; a destra gli appunti 20-30 di Petrolio, riguardanti il capitolo “Lampi sull’ENI”; in basso Enrico Mattei durante una visita alla centrale nucleare di Latina, nel 1962. 32 Articolo21 21 A21LETTERATURA CONFRONTO: D’ANNUNZIO - DEADPOOL di A. EMANUELE CASUCCI Può sembrare un paragone assurdo, ma il Vate, il poeta italiano del decadentismo e del superomismo, e il Mercenario Chiacchierone, l’antieroe dei fumetti Marvel, notoriamente matto, che si rigenera, hanno molti aspetti in comune (oltre che a un’iniziale), e mi sono divertito a porli alla vostra attenzione in questo articolo. Tendenti alla sociopatia: «disprezzo patologico per le regole e le leggi della società, comportamento impulsivo, incapacità di assumersi responsabilità, mancanza del senso di colpa o del rimorso, mancanza di rispetto delle regole sociali e dei sentimenti altrui», tutti sintomi della sociopatia e tutte caratteristiche che hanno fatto la fortuna di entrambi, soprattutto se celebrate nella figura del superuomo o dell’antieroe, che dir si voglia. Casanova: D’Annunzio, oltre alla moglie Maria Hardouin duchessa di Gallese, è noto per avere avuto un numero incalcolabile di amanti, tra le quali ricordiamo Maria Gravina, Barbara Leoni, Eleonora Duse, Alessandra di Rudinì e Luisa Baccara. Deadpool invece, nonostante il suo aspetto deturpato lo faccia sentire uno sfigatone, ha avuto un bel po’ di relazioni: fidanzamenti con le mutanti Copycat, Syrin, Domino e Psylocke, flirt con Typhoid Mary, Miss Marvel, Outlaw, la dottoressa Betty e Vedova Nera II, un matrimonio temporaneo con l’aliena Orksa e il matrimonio in corso con la succube Shiklah. Passione per gli aerei: D’Annunzio vedeva nell’aereo la macchina per eccellenza, espressione della straordinarietà del superuomo. Infatti fu tenente colonnello dell’aeronautica e pilota, e tutti lo ricordiamo per il volo su Vienna, con lo scopo di lanciare dei volantini e dimostrare il dominio dei cieli da parte dell’Italia di allora. Deadpool non ha così grandi ambizioni, ma prova abbastanza piacere nel dirottare aerei di linea, specie se il suo teleportatore è fuori uso. Collezionisti: D’Annunzio amava collezionare oggetti d’arte, premi di guerra e “pegni d’amore”, tant’è che la sua villa sul Garda, il Vittoriale, è diventata quasi immediatamente un museo dell’eccentricità. Deadpool non è da meno e nel film compaiono il suo orologio di Adventure Time, lo zaino di Hello Kitty e il borsellino che ritrae un’attrice famosa, che Deadpool ammette essere stata una fonte di ispirazione per affari intimi adolescenziali… Acculturati: D’Annunzio era un profondo conoscitore della lingua italiana, che padroneggiava magistralmente, e possedeva una sterminata cultura artistica, musicale e letteraria, sia classica sia straniera contemporanea, alla quale si compiace di fare riferimento nelle narrazioni e nelle poesie che scrive. Deadpool, d’altra parte, è soprannominato “Mercenario Chiacchierone” perché ciarla a ruota libera e fa battute a raffica, citando serie tv dagli anni ’50 a oggi, canzoni di tutti i generi musicali, attori, film, fumetti e chi più ne ha più ne metta. Attrazione per la morte: è risaputo che l’esaltazione vitalistica del superuomo di D’Annunzio nasconde una segreta attrazione per la decadenza e la morte, come rivelano molte delle ambientazioni dei suoi romanzi, soprattutto in concomitanza con la relazione del protagonista con una donna fatale, che causa la deflagrazione degli intenti di grandezza del protagonista stesso. Dal canto suo, non potendo morire a causa del suo fattore rigenerante, Deadpool prova un’attrazione decisamente più esagerata per la Morte… 33 Articolo21 21 A21MUSICA SIMON & GARFUNKEL di FELICIENNE LAURO The sound of a duo. The sound of silence, uno dei brani più amati e criticati già quando fu scritto nel 1964, è ritornato ad essere una hit grazie al remix di Tom Wilson. Questo brano fu composto da Simon e Garfunkel. Paul Simon lo scrisse nel 1964, cercando di raccontare "con la semplicità delle melodie e delle parole l'alienazione giovanile”. Aveva solo 21 anni e non aveva le idee molto chiare ed elaborate, ma questa canzone possedeva un livello di verità che ha finito per toccare la sensibilità di milioni di persone. In effetti, “Hello darkness my old friend” è uno degli incipit più celebri della storia del rock. dell’uomo di comunicare con gli altri, non internazionalmente bensì emozionalmente, l’incapacità di amare gli altri. Un significato preciso a questa canzone ancora non si è trovato, lasciando gli ascoltatori alla loro immaginazione. Paul Simon e Artie Garfunkel, abitando a solo tre isolati di distanza, si conobbero all’età di 12 anni. Divennero subito amici pur essendo totalmente opposti, sia fisicamente che caratterialmente: Simon era un ometto piccolo e di statura scimmiesca, perfezionista e polemico; Garfunkel, invece, era alto, biondo e angelico e a differenza dell’amico era fragile e poco incisivo. Anche se la loro amicizia nacque al corso di recitazione, erano uniti dalla musica. Amavano e ascoltavano insieme il rock 'n' roll di Elvis Presley, il soul dei neri e le canzoni dei loro idoli: gli Everly Brothers. Passavano le giornate intere a comporre testi e a cercare nuovi accordi per metterli in musica. Nel 1975 per 15 dollari registrano Hey schoolgirl per un provino, riuscendo a far arrivare questa canzone sulla scrivania di Sid Prosen, discografico di Big Records. Nessuna ha ancora mai trovato il significato di questa canzone. Molti la collegano alla morte del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963; altri invece hanno trovato un significato molto più profondo, collegando la canzone all’incapacità 34 Fu proprio lui a lanciarli sul mercato dei teen idol con i nuovi nomi d’arte Tom Graph per Garfunkel e Jerry Landis per Simon. Hey schoolgirl sale fino al quarantanovesimo posto nella classifica. Nel novembre dello stesso anno ci fu la prima apparizione dei due in televisione come ospiti Articolo21 21 di American bandstand e grazie a questo riuscirono a vendere più di 150.000 copie del loro primo singolo. Nel 1969 però, i due iniziano a non andare più d’accordo, frequentandosi sempre meno e solo per comporre nuove canzoni. Nel 1961 pubblicano altri otto singoli che però non ottengono lo stesso risultato e falliscono soppressi dalle nuove canzoni degli emergenti cantanti pop dai modi gentili ed educati. Finito il liceo, la coppia si separa: Garfunkel va a studiare architettura mentre Paul inizia gli studi di letteratura inglese continuando, però, la sua carriera da cantautore, anche se riesce ad esibirsi solo in piccoli locali. Nel 1963 Paul ritrova l’amico, che nel frattempo ha inciso due 45 giri. Simon introduce Artie nello stile folk acustico, decidono quindi di abbandonare gli studi e dedicare tutto il loro tempo alla musica. Accettano subito la proposta di Tom Wilson, che li mette sotto contratto e gli fa incidere il nuovo brano Wednesday Morning, 3AM. Che riesce ad ottenere un successo stravolgente. Riescono a trovare la giusta carica per andare avanti e comporre nuovi generi di canzoni: pop, esoterismo, traditional, country e rock. 1964: l’anno della coppia, l’anno in cui circolavano grandi idee e nuove consapevolezze, nuovi stili, l’anno in cui pubblicarono il loro brano più famoso, un brano tuttora amato: The sound of silence. Un anno dopo però Paul decide di trasferirsi in Inghilterra, cantando per poche sterline, lasciando il suo compagno e iniziando a lavorare come solista. Nell’autunno del 1964 il produttore Tom Wilson decide di recuperare The sound of silence all’insaputa dei due compositori e gli dà una verniciatura elettrica, facendo uscire un nuovo disco. Questo avvenimento fece ritornare Paul in patria, riunendosi con Garfunkel. Ottenuto ormai un grandissimo successo, attraversano gli anni sessanta da padroni quasi incontrastati. Nello stesso anno Garfunkel accetta la proposta di Mike Nicholas per il film Il laureato. Simon si sente snobbato, messo da parte. Inizia quindi a scrivere canzoni su questa perdita, tra cui una delle più celebri è So long, Frank Lloyd Wright, facendo riferimento alla passione di Artie per l’architettura. Simon rivela a Clive Devis della Columbia l’intenzione di sciogliere il duo poco dopo l’uscita del nuovo disco Bridge over troubled water. Proprio questo disco, il quale ha venduto 10 milioni di copie, rappresenta il futuro, i progetti dell’età adulta e lo scioglimento quindi del duo. Come previsto, dopo l’uscita del disco il duo si scioglie a causa delle divergenze caratteriali e delle ambizioni troppo diverse. Artie ancora non riesce ad accettare la separazione del duo, non riesce a capire perché il suo vecchio amico d’infanzia abbia voluto distruggere tutto quello che avevano creato, perché avesse voluto rinunciare a quel posto in cima al mondo. Amareggiato dal comportamento del compagno, che ormai da tempo non riconosce più, rivela in un’intervista il suo disprezzo verso di lui: "un mostro con il complesso di Napoleone" lo definisce. Garfunkel proseguirà nella sua carriera come cantautore di brani pop mentre Simon si trasferirà in Africa, dove scriverà brani sull’amore infinito verso le diverse culture sonore. I due si sono rincontrati solo occasionalmente per concerti e interviste. 35 Articolo21 21 EVENTI ROMA APRILE 2016 Questo che proponiamo di seguito è il calendario degli eventi che si terranno a Roma nel mese di Aprile, e che abbiamo ritenuto interessanti: o o o o o o o o o o o o o o o o o Mostra Via Panisperna Solo Show (Galleria Sacripante Art Gallery) fino al 04/04. Mostra L’Italia degli artisti (Museo Venanzo Crocetti) fino al 07/04. Ingresso gratuito. Mostra Fragili eroi. Storia di una collezione (Museo Carlo Bilotti) fino al 10/04. Ingresso gratuito. Mostra Symbola (Stadio di Domiziano) fino al 15/04. Mostra Le geografie del cuore (Galleria Acquario) fino al 16/04. Ingresso gratuito. Mostra Creaturine (Goethe-Institut Rom) fino al 16/04. Ingresso gratuito. Mostra Gillo Dorfles. Essere nel tempo (MACRO) fino al 17/04. Mostra Chiamatemi divina. Dorian Gray (Casa del Cinema) fino al 18/04. Mostra SÎNOR (CONFINE). Kurdistan, immagini negate (Galleria WSP Photography) fino al 22/04. Ingresso gratuito. Mostra Jerico – Fade to Blue (Galleria White Noise Fallery) fino al 23/04. Ingresso gratuito. Mostra Mother Rome (Museo Carlo Bilotti) fino al 24/04. Ingresso gratuito. Mostra Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati (Museo di Roma in Trastevere) fino al 24/04. Mostra YOUTH CODES (Matèria Gallery) fino al 28/04. Ingresso gratuito. Mostra MetaMosaico (Musei di Villa Torlonia – Casina delle Civette) fino al 30/04. Mostra Istanbul. Passione, gioia, furore (Maxxi) fino al 30/04. Mostra Leonardo da Vinci. Il genio e le invenzioni (Palazzo della Cancelleria) fino al 30/04. Mostra Toulouse-Lautrec (Museo dell’Ara Pacis) fino al 08/05. Oltre a questi, inseriamo alcune date da sapere e ricordare: o o o o o o o o o o o o 36 Concerto La musica del Giubileo (Chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri) fino al 07/05. Ingresso gratuito. Concerto Un organo per Roma (Conservatorio di Musica “Santa Cecilia”) fino al 09/04. Ingresso gratuito. Concerto Daniele Silvestri (Auditorium della Conciliazione) dal 07/04 al 09/04 e 11/04. Concerto Stadio (Auditorium della Conciliazione) 12/04. Concerto John De Leo (Casa del Jazz) 15-16/04. Concerto Prati in musica! (Istituto scolastico Nazareth – Cooperativa sociale) fino al 16/04. Ingresso gratuito. Spettacolo Antonino Cannavacciuolo (Stadio Olimpico) 19/04. Concerti Il Classico del martedì, dal barocco al jazz (Quirinetta Caffè Concerto) fino al 19/04. Spettacolo The Best of Aldo, Giovanni e Giacomo Live 2016 (PalaLottomatica) 21/04. Spettacolo Onda su Onda di Rocco Papaleo (Teatro Ambra Jovinelli) dal 14/04 al 24/04. Spettacolo Aggregazioni (Teatro Ambra Jovinelli) dal 28/04 al 30/04. Spettacolo Arancia Meccanica (Teatro Eliseo) dal 26/04 al 15/05. Articolo21 21 A21SPORT LA SETTIMANA DEL TIFOSO di MATTIA GALLI E anche la "Settimana dello studente" organizzata dalla nostra scuola si è conclusa. L'iniziativa non è stata male e i corsi sono stati eterogenei ed interessanti. Oltre ad essere studenti, molti di noi, sono anche tifosi. Mi sono dunque chiesto: come sarà la settimana di un tifoso di calcio? Be', prendendo spunto qua e là e pensando allo stereotipo del tifoso italiano tipo, è uscito fuori questo. Buona lettura... La Settimana del tifoso. Lunedì: il Tifoso si sveglia e per lui non è mai facile smaltire la sbornia della sera prima passata a festeggiare per l'eventuale vittoria della propria squadra. Sicuramente, però, essa svanirà prima della rabbia provocata da una pesante sconfitta in casa contro la terzultima in classifica. Se poi anche il fantacalcio e la schedina non portano a buoni risultati, probabilmente quella giornata non sarà semplice da affrontare. Sulla strada per andare a lavoro, l'istinto lo porta nella sede degli allenamenti della squadra, dove può liberare a suon di sillogismi tutto lo "spirto guerrier che entro gli rugge", insultando anche il povero magazziniere. lisse, sarebbe veramente un brutto periodo per il Tifoso. Mercoledì: il Tifoso è ancora un po' stordito ma comincia a riprendersi. Il pensiero che la sua squadra questa sera possa riscattarsi gli dà speranza. La divisa di rappresentanza è quindi d'obbligo per lui. Il capo lo riassume, tutto va per il verso giusto. La sera la pizza con i compagni di sempre è ormai divenuto un rito propiziatorio. La squadra schierata dal mister è quella più adatta. Ma anche questa volta qualcosa non va, i calciatori non sembrano riuscire a trovare la giocata giusta e nell'unica occasione buona gli avversari trovano il gol e portano a casa la vittoria. C'è silenzio ora nella casa del Tifoso. I compagni sono andati via scoraggiati senza neanche pagare la cena. Lui è lì da solo e aspetta le parole del mister nel dopo partita. La società dichiara di essere in silenzio stampa. Prende il telefono e chiama la radio della squadra e condivide i suoi pensieri con gli altri, ma ciò non lo aiuta. La notte non passerà così velocemente. Martedì: dopo la notte passata in questura, il Tifoso torna a casa. Sa che ormai ha perso il posto di lavoro non essendosi presentato per due giorni consecutivi, ma lui non riesce a dimenticare il dolore causato dalla sconfitta. Vuole indagare e scoprire le cause di quella brutta prestazione. Si reca allora nel posto dove può trovare risposta, l'oracolo di Delfi del calcio: il bar sotto casa. Cerca affannosamente tra i giornali, bevendo quel caffè, più amaro del solito, ma nessuna risposta. La sera è ora della Coppa e l'obiettivo è gufare la squadra rivale. Se anche qui fal- Giovedì: è ora per il Tifoso di fare qualcosa in più. È stanco di starsene a casa a guardare la sua squadra cadere nel baratro. Deve agire. Salta nuovamente il lavoro prendendosi il 37 Articolo21 21 giorno di malattia per andare a fare la fila e prendere i biglietti per lo stadio, dove potrà essere vicino ai suoi giocatori e sostenerli con tutta la sua voce. I soldi sono pochi, il prezzo è alto, ma non importa. Qualche scippo in più e il bilancio si sistema. Venerdì: per prepararsi alla partita il Tifoso esce nell'ora di punta per rimanere imbottigliato nel traffico ad insultare con le migliori espressioni dialettali i meno pratici alla guida. Il ritardo a lavoro è inevitabile e la consegna del finto certificato medico per il giorno precedente al datore di lavoro sembra fallire quando questi legge la formazione del fantacalcio sul retro del foglio. Ma l'aver schierato Ciofani titolare porta il capo, sostenitore del Frosinone, a chiudere un occhio. La sera a letto presto per poter affrontare la giornata successiva con il massimo delle energie. Sabato: è la vigilia del match. La tensione inizia a salire. Il Tifoso incontra i suoi compagni in piazza per uno dei momenti più importanti della giornata: la preparazione dello striscione. "Ma che ce sete venuti a fà!" cita quest'ultimo, elaborato con grande fantasia, con il quale si recano ad accogliere la squadra avversaria all'aeroporto della città per mostrare tutta la loro ospitalità. Il lancio del sasso verso il pullman è ormai considerato sport olimpico tra i tifosi. Si torna a casa ma l'ansia non permette al nostro Tifoso di dormire. Passerà la notte a guardare le repliche dei match più emozionanti della sua squadra, esultando ai gol nel pieno della notte. Domenica: è il giorno della verità, un giorno in cui non si può sbagliare. Colazione abbondante per il Tifoso, con 3 caffè Borghetti, un cappuccino, tre cornetti e due sfogliatelle. Il vestiario anche deve essere scelto nel modo più adatto: maglia della squadra, tuta o jeans, cappello, guanti, sciarpa e tutto ciò che possa servire a coprire il volto o per nascondere i fumogeni. L'incontro è nella piazza centrale. Alle 13 partenza verso lo stadio, in attesa dei tifosi avversari. Vola qualche molotov e qualche bottiglia di vetro, fino all'arrivo delle forze dell'ordine. Fuga nei viottoli della città e in- 38 gresso allo stadio. L'entrata genera sempre grande emozione nel Tifoso. Si sentono i primi cori, lo stadio è già pieno. Parte l'inno e il Tifoso canta a squarciagola abbracciando chiunque gli si trovi intorno. Dopo la lista dei nomi dei giocatori letti dallo speaker, seguiti dai boati dei tifosi, le squadre entrano sul terreno di gioco. Un brivido corre sulla schiena del tifoso. Per i prossimi 90' lui apparterrà ad un altro mondo. La partita è equilibrata, le squadre si studiano, ma non riescono ad offendersi. Il match sembra doversi concludere con un inevitabile pareggio. Il mister sa che per vincere la partita c'è bisogno di qualcosa in più. Inserisce allora un giovane talento della primavera nella speranza che con una sua giocata possa spezzare gli equilibri di gioco, lasciando un po' perplessi i tifosi che non avevano mai visto quel ragazzo in azione sul campo. L'arbitro assegna 4 minuti di recupero, ritenuti non abbastanza dal Tifoso, che alza un simpatico coro contro il direttore di gara. Quando però torna a guardare la partita si accorge che il giovane appena entrato ha preso palla a centrocampo. Salta un avversario, cerca l'uno-due con un compagno, con una finta di corpo manda a vuoto l'ultimo difensore avversario, corre da solo verso la porta e calcia. Il Tifoso è in piedi con le mani in testa. Quella palla si dirige lenta lenta verso la porta. Il cuore si ferma per qualche istante e gli occhi seguono la palla, come se fossero loro ad indirizzarla. Il portiere si allunga ma non riesce a fermare la sfera, che si insacca alle sue spalle. L'urlo che ne segue è qualcosa di pazzesco. Il Tifoso si sente finalmente felice. Il giovane calciatore diviene il nuovo beniamino dei tifosi. Nel tragitto verso casa tutta la città canta e il Tifoso suona il clacson passando tra le vie facendo sventolare la bandiera fuori dal finestrino. Tutto finalmente va nel verso giusto. Le sofferenze della vita, le fatiche di tutti i giorni si dimenticano per quella giornata, scacciate a calci nel sedere dalla gioia e dall'euforia. Articolo21 21 A21SPORT SUPER BOWL 50 di VALERIO SILONI I Denver Broncos entrano nella storia, aggiudicandosi la 50esima edizione del Super Bowl. Vittoria meritata per Denver, mai sotto nel punteggio, che si è imposto sui favoritissimi Carolina Panthers con il punteggio di 24-10. Di spettacolo sul campo di gioco del Levi's Stadium di Santa Clara in California se ne è visto poco: la partita è stata per lunghi tratti noiosa, con tanti errori, come il clamoroso field goal dalle 44 yards mandato sul palo da Graham Gano, placekicker dei Panthers, ma anche con qualche momento di grande entusiasmo, come il record stabilito da Jordan Norwood, che realizza il più lungo punt return della storia del Super Bowl, fermandosi a pochi metri dal touchdown dopo una corsa di 61 yards. La sfida nella sfida più attesa, quella tra i due quaterback, Cam Newton dei Panthers, nominato miglior giocatore di questa NFL, e Peyton Menning dei Broncos, letteralmente una leggenda vivente di questo sport, ha visto uscire vincitore proprio quest'ultimo: Newton infatti, che prima della gara si era paragonato a Super-man per aver guidato i suoi Panthers fino alla finale, non è mai riuscito ad entrare completamente in gara e solamente in qualche raro momento si è acceso dando l'impressione di poter cambiare la partita. In realtà non ha giocato un grande match neanche Menning, che ha fatto il minimo indispensabile, ottenendo il massimo risultato. Lo storico quaterback americano, considerato uno dei più forti di sempre, a quasi 40 anni, ha vinto così la seconda finale NFL della sua vita e ha lasciato il campo, a pochi minuti dalla fine, tra la standing ovation dello stadio che si è alzato per rendere omaggio al probabile ultimo atto della sua incredibile carriera. A prendersi la scena sono state quindi le due difese, in particolare quella di Denver, che si è confermata la migliore del campionato: nell'impenetrabile muro difensivo dei Broncos ha brillato l’outside linebacker Von Miller, eletto miglior giocatore del Super Bowl ed autore del placcaggio che ha portato Denver al primo touchdown della gara firmato da Jackson. Carolina ha riaperto la partita con la corsa di Stewart, ma il secondo periodo si è chiuso sul punteggio di 13-7 grazie al field goal di McManus arrivato dopo l'incredibile punt return di Norwood. Nel terzo quarto è arrivato il pazzesco errore di Gano, che ha spedito sul palo un field goal tutt'altro che impossibile. Il placekicker dei Panthers si è rifatto poco dopo, non prima però dei 3 punti segnati da McManus con un altro field goal. Nel finale ha chiuso la gara Anderson grazie ad un fumble provocato da Miller, fissando il punteggio sul 24-10 finale. I Broncos hanno vinto così la terza finale NFL, massimo campionato di football americano, della loro storia e Peyton Menning è entrato nella leggenda di questo sport, diventando il quaterback più vincente della storia della National Footbal League a quota 200 vittorie, superando Brett Favre, storico quaterback dei Green Bay Packers. 39 Articolo21 21 A21PENSIERI&PAROLE LE BARRIERE DELLA RAGIONE di SILVIA CASCEGNA Cosa fare? Cosa scegliere? Come essere in grado di deciderlo? Ci sarà sempre un desiderio che verrà bloccato da qualcosa di ancor meno controllabile: la ragione. I pensieri che scaturiscono ogni volta che si immagina qualcosa, ogni volta che si ha la voglia di fare qualcosa, pensieri che ti dicono di non farlo, di non provarci, che tanto andrà male, che tanto non ne sarai in grado. Le conseguenze forse sarebbero troppe, l’obiettivo irraggiungibile. Quel sogno che avevamo da bambini, la nostra risposta al “che vuoi fare da grande?”, ora ci sembra tutto così sciocco, sciocco ed impossibile. Abbiamo iniziato a riflettere, su cosa dire, su cosa fare e, a volte, ci decidiamo troppo tardi, quando, ormai, non si può più cambiare nulla. Anche le cose più banali arrivano ad essere oggetti di pensieri e ripensamenti. L’indecisione, o forse la paura di decidere, non ci permettono di reagire in tempo. Ci sarà sempre qualcosa dentro di noi che ci controllerà, impedendoci di realizzare i nostri sogni. Ogni tanto i nostri pensieri verranno condotti in posti mai esplorati, tra i ghiacci dell’Antartico e le dune dei deserti. Animali e piante dai mille colori, che probabilmente non vedremo mai dal vivo, perché non ci sveglieremo pronti per mollare tutto e partire, così, un giorno. Parole non dette che ci torturano, qualcosa ci ha impedito di pronunciarle, ma perché? Viviamo una vita che non è quella che voglia- 40 mo, facciamo una cosa immaginandone un’altra, parliamo con una persona pensando ad un’altra, stiamo in luogo con in mente il panorama di un altro. C’è questa conflittualità dentro di noi, tra cuore e cervello, passione e ragione, sogni e pensieri. Non riusciamo ad eliminarla, è sempre lì, rendendoci le cose più difficili di quanto in realtà siano. E probabilmente è giusto così, il fuoco ha bisogno di qualcosa che lo stemperi, se arde troppo, brucia tutto, ma se non c’è fuoco, non c’è calore, non c’è dolcezza, non c’è luce, non c’è vita. Quante volte ci siamo ripetuti di fare la cosa giusta? Quante volte ci siamo detti che non potevamo cedere, non stavolta? Ci sono dei momenti, però, in cui fare la “cosa giusta”, porta a qualcosa di totalmente sbagliato. Fare scelte e pentirsene, ma non fare nulla per provare a cambiarle, perché tutto, nella nostra testa, ci dice che è una cosa da evitare. Sofferenza, pentimenti che rimangono tali e non siamo felici, ma non ci proviamo neppure ad esserlo, non davvero. Anche se ci sembra la cosa sbagliata da fare, a volte non importa, a volte è necessario fare ciò che ci fa stare bene, semplicemente. Articolo21 21 A21PENSIERI&PAROLE ANIMA di SERENA MALERBA Caro uomo, hai da sempre mirato all’impossibile, all’inesplorabile. Creatura insaziabile del sapere infrangi giorno dopo giorno limiti sempre più lontani, abbatti frontiere sempre più robuste e colossali, raggiungi obbiettivi che mai si sarebbero detti alla portata della tua piccola figura. Atomo infinitesimale dell’universo ti sei spinto tanto in là. Dapprima hai esplorato il tuo piccolo pianeta e avendolo scoperto noioso, immeritevole di tanto tuo studio, hai indirizzato la tua curiosità allo spazio, una scelta del tutto coerente: tu tanto avido di conoscenza, lui, infinto da conoscere. Guardando in un telescopio, accecato da un’esagerata considerazione di te, hai stranamente dimenticato la tua piccolezza rispetto a quelle forme così grandiose: cammini fieramente, lasciando trasparire una serenità ingenua, ma l’infinito non agisce anche su di te? L’eterno non flette, silenziosamente, anche il tuo flebile stelo? Si, alle volte te ne rendi conto, e allora inizi ad odiare un cielo stellato, a provare una rabbia, un timore, una tristezza che credi possa lacerarti tutto, eppure un’illusione si riposa nuovamente sui tuoi occhi, e, come per magia, non sei più un essere insignificante di un pianeta irrilevante nell’immensità dell’universo. Eppure ricadi spesso nello stesso abisso senza risposta, inizi a correre a vuoto, in un labirinto senza via d’uscita cerchi una strada che ti trasmetta quiete, un appiglio saldo dove poterti sostenere, una certezza ferma che ti rassicuri. Intimamente trovi una soluzione, incoerente perché implica tanti altri dubbi, incertezze, timori dai quali desideravi, un attimo prima, fuggire; irrazionale perché è un fenomeno invisibile, incongruente con la scienza e che utopicamente un giorno diventerà realmente certezza. Seppur con questi e tanti altri fattori contrari, l’esistenza di un’anima è diventata pilastro intangibile per tanti uomini. Per altri invece, i sentimenti maggiormente riconducibili alla definizione di anima sono spiegati nell’intera loro complessità dalla chimica. La scienza afferma ad esempio che quel sentimento che, più di tutti gli altri, sarebbe la prova dell’esistenza di un entità svincolata, potente più della materia e forse, immortale; quel sentimento tanto illogico ha una spiegazione, una causa. L’amore, in tutto ciò che è, in tutta la sua variabilità, è spiegato da una logica: si crede dipenda tutto da reazioni chimiche a livello celebrale, due sostanze prodotte dal cervello umano causano quella sensazione di “innamoramento”. Un semplice gioco di chimica, un inganno del nostro cervello che tanto prova gusto ad illuderci… Il filosofo e scienziato greco Aristotele aveva elaborato un concetto di anima rapportabile al pensiero scientifico odierno, differente dalla definizione che oggi comunemente associamo alla stessa. Per Aristotele l’anima è l’essenza che rende effettivamente vivente la materia che ha vita già in potenza, è il principio di organizzazione del corpo quindi l’entità speciale che conferisce la forma all’essere vivente, e inscindibile dal corpo, muore alla morte del corpo stesso. Aristotele distingue inoltre tre funzioni dell’anima a seconda dell’organismo di cui è forma: negli organismi vegetali svolge una funzione nutritiva e riproduttiva per conservare la specie, in quelli animali ha anche una funzione sensitiva e motoria, mentre nell’uomo raggiunge anche una funzione intellettiva mediante la quale la mente umana conosce e pensa. Con Aristotele si iniziano quindi ad ipotizzare due caratteristiche di questa strana natura 41 Articolo21 21 che diventeranno poi soggetto di profonde analisi scientifiche: esiste davvero una forte interazione tra anima e corpo? l’anima si mostra negli esseri viventi in diversi gradi di possesso, in diverse dimensioni? L’esistenza di un legame tra anima e corpo è un concetto approfondito successivamente dal matematico e sempre filosofo Cartesio che, al contrario di Aristotele, definisce spirito e materia realtà ben distinte: la res cogitans (il pensiero) è priva di dimensione spaziale e temporale non vive perciò un tempo determinato e non occupa uno spazio definito, si incontra però con la res extensa (il mondo materiale), entro la quale i corpi e gli oggetti occupano un certo spazio e vivono una certa temporalità, nel cervello, l’organo di dialogo tra le due nature. A questo punto l’idea che il cervello possa svelare il mistero dei sentimenti, la possibilità che forse quest’organo possa realmente interferire con un fenomeno così inspiegabile affascina la scienza che si promette di dare una risposta concreta all’umanità. E una risposta concreta infatti ci arriva. L’ipotesi che visibile e invisibile fossero realtà inscindibili era a rigor di logica la più razionale, la scienza inizia quindi a persistere sulle impronte di Aristotele e conferma un rapporto fatale: quel legame tra anima e corpo che entrambi i filosofi avevano immaginato implicava necessariamente che al logorarsi di una anche l’altra si danneggiasse. L’attenzione degli scienziati si sposta allora su quell’organo che era punto di incontro fra le due nature e si conferma infatti che lesioni a certe aree del cervello danneggiano o anche distruggono aspetti della vita mentale di una persona. Non solo i sensi come la vista, ma persino certe capacità emotive, tendenze caratteriali o attitudini come quelle creative che vengono attribuite all’anima. La teoria evoluzionistica di Darwin sopprime ogni dubbio e porta ad un definitivo rifiuto scientifico di un entità immateriale: se infatti tutti discendiamo da uno stesso antenato, una forma di vita unicellulare evidentemente priva di psiche, considerando con la stessa evidenza che 42 l’anima non può essere generata da processi biologici/evoluzionistici allora non solo anima e cervello coincidono ma l’anima non esiste. Però l’uomo è diverso. Si sente diverso. Negando l’anima in cosa consiste allora la sua diversità? Anche qui è sempre Darwin a rispondere: l’uomo è un animale risultante dalla famosa selezione naturale che ha agito indifferentemente su tutti gli esseri viventi; la specie umana non è frutto di speciali processi evolutivi ma esercita una supremazia sulle altre specie per le sue capacità celebrali che ne sono distintive. Il cervello umano è conseguenza di uno lento e complessissimo sviluppo che ha riservato unicamente alla sua specie capacità uniche come l’autocoscienza, l’intelligenza di comprendere le leggi che regolano se stesso e ciò che lo circonda e, si, anche la capacità di illudersi. Percepiamo quindi l’esistenza di un’anima per la complessità della nostra mente e assurdamente le diamo credito. Alla fine però c’è chi poi - non fraintendete non nega le parole della scienza, non oserebbe, le rispetta anzi, e le condivide, è però maledettamente testardo e custodisce la folle convinzione, complementare alle dimostrazioni scientifiche, che esista, ugualmente, qualcosa di meno impalpabile, di irrazionale e perciò così affascinante; qualcosa che la scienza non può sottomettere completamente ai suoi ragionamenti, qualcosa che non è in grado di afferrare senza timore di infrangersi lei stessa, il timore dell’insicurezza propria davanti all’oscuro, che sconfina senza curarsi di leggi, perché infatti quelle leggi, comuni a tutti, oggettive e periodiche non la regolano, non la traducono. E quindi c’è chi poi, nel suo limitato, incomprensibile io, conferma quel qualcosa indimostrabile, intraducibile, qualcosa che si mostra per vie invisibili alla scienza che vede fino a dove le cose rimangono visibili. Articolo21 21 A21PENSIERI&PAROLE IL NUMERO 3 di MATTIA GALLI Sono tanti i misteri nel mondo, tante le cose a cui probabilmente non sapremo mai dare una risposta. Siamo soli nell'universo? Continueremo a vivere dopo la morte? Dov'è finito il collo di Maurizio Costanzo? Ma anche questa continua presenza del numero 3 nella nostra vita (soprattutto in quella di molti studenti) è qualcosa di curioso e allo stesso tempo disturbante. Cerchiamo quindi di analizzare questo numero prendendo in considerazione alcuni suoi aspetti. Innanzitutto, da definizione, il 3 è un numero naturale, dispari e primo. Ma sorvoliamo il carattere matematico e passiamo subito agli aspetti pratici. La prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo al 3 è sicuramente la Trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo (forse l'unico tridente più forte di Messi, Neymar, Suarez). Nella simbologia cristiana il 3 è considerato il numero perfetto. Inoltre Cristo muore a 33 anni. Nella Divina Commedia, Dante fa riferimento a questo numero ogni qual volta gli è possibile: abbiamo le 3 cantiche, i 3 mondi dell'oltretomba (Inferno, Purgatorio, Paradiso), l'utilizzo delle terzine, le 3 fiere. Troviamo nuovamente l'arcano numero nella filosofia di Hegel. Secondo il filosofo tedesco il mondo si sviluppa "dialetticamente", ovvero seguendo 3 fasi consequenziali che sono la Tesi, l'Antitesi, cioè la negazione attraverso una contraddizione interna della Tesi, e la Sintesi, che equivale ad una situazione in cui l'Antitesi è stata superata e la Tesi migliorata. Ma pensiamo anche alla vita di tutti i giorni. Tanti sono gli interrogativi su questa bizzarra cifra. Perché sono 3 i desideri che possiamo esprimere se strofinando una lampada esce fuori uno strano tizio con le scarpe a punta? Perché i trentini che entrano a Trento tutti trotterellando sono 33? Perché alle 3 del pomeriggio mandano in onda i programmi di Barbara D'Urso? Perché non c'è due senza 3? Perché la linea telefonica della 3 non prende da nessuna parte? Perché quando vuoi uscire con la persona che ti piace c'è sempre una TERZA persona a fare il TERZO incomodo? Perché il 90% delle bandiere nazionali sono fatte da 3 fasce colorate, verticali o orizzontali? (Come al solito gli americani hanno fatto i megalomani). Perché tutti i numeri di cellulare iniziano con 3? Perché i moschettieri sono quattro ma il libro si chiama "i 3 moschettieri"? Secondo alcune leggende se a mezzanotte urli 3 volte davanti ad uno specchio "Bloody Mary", un simpatico spettro insanguinato dovrebbe provare ad impossessarsi del tuo corpo ed ucciderti. Oppure se si pianta 3 volte il coltello nella terra (sempre a mezzanotte naturalmente), la terra dovrebbe aprirsi sotto i tuoi piedi e Satana dovrebbe venire a farti visita. Questa importanza che il 3 ha nel mondo è veramente particolare. Perché il numero uno non ha il suo stesso valore? Dopotutto "chi fa da sé fa per 3". Però è anche vero che "l'unione fa la forza". Quindi perché non il 2? Probabilmente perché il 2 crea un dualismo e spesso quindi un conflitto. In questo modo il 3 diventa una sorta di simbolo di conciliazione, poiché due concezioni opposte non possono che essere risolte da un terzo modo di vedere le cose. Possiamo inoltre definirlo il numero della democrazia. Affinché ci sia una democrazia devono esserci almeno tre persone differenti. Forse il perché di questa importanza non lo scopriremo mai, ma questo numero ci perseguita in ogni istante della nostra vita. Vi ricordo inoltre che il simbolo degli Illuminati è il triangolo... Fate attenzione! 43 Articolo21 21 A21RUBRICHE PIERO DELLA FRANCESCA: IL PUNTO E LA LUCE di SOFIA ARCIERO Prima di essere considerato “classico” ogni grande artista è stato uno sperimentatore. Qui vogliamo evidenziare un preciso momento della vita di Piero della Francesca, quando il suo linguaggio innovativo è stato compreso e apprezzato, rendendolo un artista studiato e apprezzato, come mai lo era stato in passato dal pubblico nel quindicesimo secolo. Ma andiamo con ordine... Biografia dell'artista Piero della Francesca è stato senza dubbio uno dei più grandi pittori italiani del Quattrocento. Come Leonardo da Vinci, Piero fu un grande sperimentatore: grande maestro dell'affresco, fu interessato soprattutto all'applicazione delle regole recentemente riscoperte della prospettiva alla pittura narrativa e devozionale. L'artista nacque intorno al 1415 a Borgo San Sepolcro; probabilmente la sua formazione avvenne proprio lì nel suo luogo natio tra le influenze fiorentine, umbre e senesi. Nel 1439 si spostò a Firenze dove finì il suo periodo di apprendistato in varie botteghe d'artista e cominciò la sua carriera con la sua prima opera Madonna col bambino forse risalente al periodo che va dal 1435 al 1440. A causa del suo lavoro fu costretto a spostarsi in tutta Italia a seconda delle richieste che riceveva, riuscendo comunque a organizzare, come era uso a quei tempi, una bottega per insegnare a giovani apprendisti quello che lui aveva imparato anni prima. Ma, al contrario dei suoi contemporanei, Piero della Francesca volle provare nuove tecniche, restando chiuso notte e giorno nel suo studio a sperimentare l'uso dell'olio nell'impasto dei colori, a riempire taccuini di calcoli matematici per codificare la resa prospettica che avrebbe 44 regalato alla pittura rinascimentale un nuovo sguardo, pienamente rivoluzionario e per questo inizialmente osteggiato dai potenti. Tra le sue opere ricordiamo in particolare La Resurrezione, La Storia della vera Croce, Il Battesimo di Cristo e Il Doppio Ritratto dei Duchi di Urbino. Fu proprio l'originalità della sua produzione, a consentirgli di ottenere la commissione del Polittico della Madonna della Misericordia da parte dell'omonima Confraternita. In quell'occasione, fu stipulato un contratto che prevedeva il compimento dell'opera in tre anni, il controllo e il restauro della stessa nei successivi dieci e soprattutto l'utilizzo di tecniche e colori conosciuti e apprezzati. In realtà il polittico fu ultimato in quindici anni, ma la maestosità della Madonna conquistò finalmente i nobili e il popolo, Divenuto cieco, Piero della Francesca morì a San Sepolcro il 12 ottobre 1492, proprio il giorno della scoperta dell'America, e fu sepolto nella Badia di Sansepolcro. Studio sulla naturali prospettiva e sui colori Piero della Francesca dedicò la maggior parte della sua vita allo studio di due specifiche tecniche pittoriche: la prospettiva e l'uso dei colori naturali. Le applicò poi nelle sue opere, creando un certo scalpore tra il popolo il quale non accettò le sue innovazioni fin quando non ne fu conquistato… Articolo21 21 A21RUBRICHE ENIGMISTICA di LAURA ORDONEZ VALVERDE ORIZZONTALI: 1 2 1. Proprio di una determinata 12 cosa. 15 12. Si propaga nel tempo e nello spazio. 18 13. Quello colposo è meno grave. 23 15. Lo è la colonna dorica. 17. Sono pari nell’Enel. 27 18. Un satellite di Giove. 19. Il centro dell’Etna. 20. L’editto di Enrico IV. 23. Desumere. 35 36 26. Il Padron dei Malavoglia. 27. Né oggi, né domani. 38 28. Regional Economic Integration Organisation. 43 30. L’etichetta che ha prodotto il primo album di Kendrick 48 Lamar. 32. Assassin’s Creed. 33. Il “Beta” di Topolino. 34. Il dio greco della guerra. 35. Frazione di tempo di durata indefinita. 37. Verso della rana. 38. Si usano per sciare. 39. Rabbia. 3 4 5 6 7 8 9 10 13 14 16 17 19 20 24 25 28 32 11 21 22 26 29 30 33 31 34 37 39 44 40 45 41 46 42 47 49 41. Divinità solare mitologica egizia. 43. Però. 44. Sito archeologico in Grecia che fu culla di una grande civiltà. 47. Proteina chinasica B. 48. Colpo di mare che è provocato da una violenta onda. 49. Tomografia Assiale Computerizzata. VERTICALI: 1. Movimento filosofico sviluppatosi nel XIX secolo. 2. Tengono fisse le barche. 3. Ostacola i Navi nel film di “Avatar”. 4. Dottrina orientale ispirata ai “tantra”. 5. Colbacco senza Bacco. 6. Paese del Medio Oriente con capitale Mascate. 7. Antica preghiera di supplica. 8. Pianta molto usata nelle decorazioni architettoniche greche. 9. L’inizio della Ripetizione. 10. Lo Sheeran cantante. 11. La quinta nota musicale. 14. “Dentro” in inglese. 16. Aeronautica Nazionale dell’Italia, che aiutò il paese durante la seconda guerra mondiale. 21. Torino. 22. Il contrario di “uscita”. 24. Lo sono i campi prima di essere seminati. 25. Lo è una dottrina condannata dalla chiesa. 29. La quinta essenza. 31. Esonerato da un qualcosa. 34. Un’unità di misura dell’area pari a 100m2. 36. Lo fa l’antivirus al pc. 40. “Formica” in inglese. 42. Lo è qualcosa che va bene. 44. La fine dell’Anima. 45. La variante di “.com” per l’Italia. 46. Electronic Arts. 45 Articolo21 21 A21RUBRICHE ENIGMISTICA di ELENA VALANT ORIZZONTALI: 1 1. Due circonferenze con due punti in comune. 7. Centrale in Fascista. 11 9. Protagonista insieme a Teseo. 14 11. Fare qualcosa da soli. 14. Legge naturale nelle religioni orientali che regola il cosmo. 15. Modo dialettale romanesco per dire se18 no (singolare). 24 16. Iniziali di Isabel, famosa scrittrice cilena. 17. Electro-Optics-Technology. 26 18. Salerno. 20. Osserva il volo degli avvoltoi per cibarsi. 29 23. Un formato di file open document. 24. Bloccato e arrestato o ricoperto e rivesti- 33 to. 37 25. Iniziali del Ministro della Giustizia nel governo Renzi. 26. Cantante spagnolo di musica pop. 27. Zona di salvezza nel deserto. 29. Ente territoriale preposto per la sanità pubblica. 31. Non uniforme al tatto, irregolare. 33. Compilata, scritta, stesa. 2 3 4 5 6 9 7 8 10 12 13 15 16 19 17 20 21 22 23 25 27 30 28 31 32 34 38 35 36 39 35. Lo era archeozoica, paleozoica, neozoica… 37. Due congiunzioni. 38. Giancarlo produttore discografico italiano. 39. Rana. VERTICALI: 1. Un William inglese molto famoso. 2. Una volta erano trainati da cavalli. 3. Lo parlava Gesù. 4. Una canzone di Ed Sheeran. 5. Con essa si crea un link al profilo interessato. 6. Una cosa nuova. 7. Aggettivo che indica un qualcosa a base di carne. 8. Trasandata, trascurata, malvestita. 10. Formula molecolare dello ioduro di sodio. 12. I confini di Roma. 13. Discioglie, districa. 46 19. Vento che spira nell’emisfero boreale da nord-est verso sud-ovest; importante nella vela. 21. Gioco di carte francesi del XIX sec. . 22. Persona con un naso particolarmente vistoso. 28. Il paradiso terrestre. 30. Il grande Lucio. 32. Né prima, né dopo. 34. La mattina americana. 36. Iniziali di Aurora attrice italiana. Articolo21 n.9 – Marzo 2016 Redazione Claudiu Ivan (responsabile), Sofia Arciero, Lucrezia Caianiello, Aurora Carbone, Silvia Cascegna, A. Emanuele Casucci, Alessandra Cianfanelli, Alessandro Francescangeli, Mattia Galli, Felicienne Lauro, Serena Malerba, Francesco Marsella, Elena Valant, Laura Ordonez Valverde, Gabriella Pinto, Valerio Siloni. Impaginazione e grafica Claudiu Ivan. Copertina Alessandro Francescangeli, la frase in copertina è di Pier Paolo Pasolini. Sito http://www.articolo21aristotele.altervista.org Email [email protected] Facebook Articolo21 - Liceo Aristotele https://www.facebook.com/articolo21aristotele