Automotoretrò 2009 Un appuntamento Royale

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Automotoretrò 2009 Un appuntamento Royale
pubblicato il 31 marzo 2009
Automotoretrò 2009
Un appuntamento Royale
TORINO – “Se vincessi i 100 milioni del
SuperEnalotto che ne faresti?” La domanda
diventa intrigante appena si entra sotto le
volte del Lingotto di Torino che hanno ospitato la 27esima edizione di Automotoretrò fra il 13 ed 15 febbraio. Premesso
che ora il montepremi della lotteria più ambita d’Italia a e forse del mondo, è attualmente molto meno, probabilmente i famosi
cento milioni non basterebbero ad un super
appassionato, affetto da manie di acquisto
compulsivo, a coprire il suo fabbisogno di “garage” che Automotoretrò ha offerto.
PERCHÉ bisogna considerare che un solo stand si
porterebbe via una bella fetta di patrimonio. Infatti,
proprio al centro del padiglione principale, Automotoretrò ha ospitato una rassegna dedicata ai 100 anni di nascita della Bugatti, la Casa francese regina delle automobili di lusso. E per la prima volta in Italia è stata esposta una delle sei Royale costruite, proveniente direttamente dal Museo di Mulhouse, la più importante collezione di Bugatti al mondo. La Royale esposta ad Automotoretrò è l’esemplare Edser
(tutte le Royale sono esemplari unici), allestita nel 1932 sul telaio 41111 per l’industriale
tessile Armand Edser che la volle senza fari “perché tanto non guido mai di notte”. I fari
in realtà c’erano, una splendida coppia di Scintilla custoditi nel baule che potevano essere
montati sui lunghissimi parafanghi alla necessità. Una carrozzeria filante e aggressiva su
un telaio ed una meccanica adatta ai re (come sognava Ettore Bugatti) ed un motore 8 cilindri in ghisa di 12763 cm3, in grado di erogare 300 cavalli e spingere la vettura a 200
km/h . E siamo alla fine degli anni venti. In realtà la vettura è una ricostruzione voluta
dai fratelli Schlumpf, i creatori del Museo Bugatti, partendo da un motore di una littorina (uno dei 200 motori Royale forniti alle ferrovie francesi) e da alcuni ricambi originali,
in quanto l’originaria Edser era stata ricarrozzata nel 1938 da Binder in allestimento
“coupé de Ville”. Sempre dal Museo di Mulhouse è giunta l’unica sopravvissuta delle
cinque Bugatti Type 32 “Tank” costruite nel 1923, una vettura da competizione con telaio in acciaio e carrozzeria separata in alluminio che denota la cura maniacale con cui
Ettore Bugatti realizzava le sue creature ed il coraggio che il costruttore milanese di nascita e francese di adozione, metteva nel perseguire strade nuove. La vettura al suo esordio nel Gran Premio di Francia del 1923 ottenne il terzo posto assoluto. Terza vettura
proveniente da Mulhouse ed esposta a Torino è la Bugatti 57 SC Atalante, modello balzato agli onori delle cronache nei giorni di Automotoretrò per la fortunata scoperta di un
esemplare in perfette condizioni in un garage in Inghilterra e venduta all’asta Anche in
questo caso si tratta di una vettura che si stacca completamente dai canoni tecnici ed estetici imperanti all’epoca, creando una sorta di Gran Turismo ante litteram dalle linee
possenti ed allo stesso tempo filanti, proprio come i purosangue che erano la passione di
Ettore Bugatti. A disegnarla fu il 23enne Jean Bugatti, figlio di Ettore, che dimostra con
questo capolavoro di aver ereditato tutti i cromosomi della genialità del padre. A completare lo stand Bugatti vi erano poi altri gioielli, che da soli farebbero la felicità di qualsiasi collezionista: ovvero la 35 D del 1926, auto da competizione che sul finire degli anni
venti vinse praticamente tutte le gare dell’epoca, la Tipo 46 denominata Petite Royale ed
infine uno splendido esemplare di Bugatti 57 S Stelvio del 1937.
GRANDE SUCCESSO hanno riscosso gli stand dei
registri di marca, soprattutto quello della Lancia che
esponeva tre sole vetture, ma di qualità così elevata da
lasciare a bocca aperta i visitatori. Il tema scelto dalla
Lancia è stato quello dell’Astura con tre diverse interpretazioni ad opera di altrettanti carrozzieri. La prima
vettura era un’Astura Coupé Pinin Farina realizzata
per Galeazzo Ciano che dimostra la capacità del carrozziere di creare linee morbide di una perfezione celestiale. Questa vettura si salvò dalle requisizioni del tempo della guerra “fuggendo” in Inghilterra portata da
un amico del conte Ciano. Rimase nascosta per 15 anni
in un bunker sotterraneo delle dimensioni di sette metri per tre nei pressi di Brighton, prima di comparire e
passare, fra l’altro, nelle mani di Eric Clapton prima di
tornare in Italia negli anni Ottanta. La seconda Astura
esposta è la vettura dei record. Si tratta di una Double
Paheton di Castagna del 1933 che vinse all’esordio il
concorso di eleganza di Villa d’Este, tornando a vincerlo pochi anni fa. Nel suo palmares
anche un successo Peeble Beach ed il Best of Show al Palais Hal Looapeldorm in Olanda. Un vero capolavoro. La terza Astura è del 1938 ed è carrozzata ancora da Pinin
Farina per una nobil donna di Bolzano. Requisita durante la guerra è stata riportata all’antico splendore vincendo, fra l’altro, il Connolly Leather Trophy nel 1996 a dimostra-
zione della perfezione dei suoi interni, così raffinati da usare in molti particolari piccoli
fogli di lamiera d’argento. In entrambe le Astura Pinin Farina si vede la delicata mano
del designer Mario Revelli di Beaumont.
STESSO CONCETTO anche per l’ASI, l’Automotoclub storico Italiano, che ha proposto tre diverse interpretazioni del telaio Fiat 1500 6C realizzate fra il 1937
ed il 1939 dai carrozzieri imperanti all’epoca, ovvero
Boneschi, Garavini Pinin Farina. Bella l’interpretazione di mettere sopra le vetture i cartelli di marca nello
stile e formato di quelli usati allora al salone dell’Automobile di Torino. Anche la Fiat ha puntato decisamente
più sulla qualità che sulla quantità, andando a recuperare nel suo patrimonio storico quattro modelli che hanno a modo loro punteggiato la storia
della Casa. Così ha esposto una 503 Torpedo del 1926, una 508 C 1100 del 1937/1939, la
1400 Cabriolet, il modello americaneggiante che rappresenta una svolta nella filosofia
costruttiva della casa, essendo la prima monoscocca della sua storia. La versione Cabriolet venne costruita in pochissimi esemplari (allora erano rare le famiglie che potevano
permettersi di possedere un’automobile, figurarsi un modello voluttuario come la Cabriolet ) e la 500, un esemplare della prima serie del 1957. Simpatici gli stand degli altri due
modelli di marca. L’Abarth ha coniugato passato e futuro proponendo una Formula Abarth, la monoposto da competizione protagonista di un fortunato trofeo monomodello,
la 695 esseesse, ed una 500 Abarth, il modello che si appresta a motorizzare i garage degli appassionati del marchio dello scorpione. Grandissimo successo ha ottenuto il modellino a pedali ed elettrico dell’automobilina Abarth. Papà e nonni si sono scatenati nell’acquisto al punto che già venerdì pomeriggio gli esemplari disponibili ad Automotoretrò
erano finiti. Portando i tempi di consegna a proporzioni bibliche. Lo stand dell’Alfa Romeo è stato quello che ha offerto il minore impatto. La Casa del Portello, forse, attende la
prossima stagione, quando Automotoretrò offrirà l’occasione per festeggiare degnamente
il secolo di vita del biscione. Così ha esposto uno splendido esemplare di Giulietta Spider Veloce del 1960, una corsaiola GTA Junior del 1971 e il nuovo sogno di tutti gli alfisti rappresentato dalla nuova 8C Coupé. Bellissime vetture, ma forse dall’Alfa ci si attendeva qualcosa in più. Fra il moderno ed il post moderno lo stand del Veteran Car
Club Torino che ha esposto un’Alfa Romeo 1750 Compressore carrozzata Zagato ed
un’aggressiva Mini Cooper S del 1975. Il motore, dopo la cura del mago inglese JanSpeed è salito a 1293 cm3 ed eroga la ragguardevole potenza di 130 CV, grazie anche alla testata otto condotti in alluminio. L’Iveco ha presentato la sua nuova Campagnola dotata
di un motore turbodiesel 3 litri da 176 CV, riallacciandola alla mitica Campagnola che
fra il 1951 e il 1952 stabili il record della traversata africana da Algeri a Città del Capo.
Presente con un suo stand importante anche la Sabelt , sponsor di Automotoretrò 2009
che ha proposto, oltre all’abbigliamento ed agli allestimenti di sicurezza una 500
“Salbeltizzata” ed un’interessante cabriolet Cisitalia Abarth. Non poteva mancare, ovviamente, uno dei padri di Automotoretrò, Marcello Delfini con i suoi Magazzini dell’Auto.
UNA DELLE NOVITÀ di questa edizione di Automotoretrò è stato l’accorpamento degli espositori a netta vocazione sportiva. La parte del leone l’ha fatta
www.kaleidosweb.com che ha portato nel proprio stand una Lancia Stratos Gruppo 4
nei colori Chardonnet (ormai un classico dello stand dell’Internet Magazine Rallystico)
che fu il “muletto” del campione francese Bernard Darniche, una Lancia Delta HF nei
colori Martini, e la Grande Punto Abarth del Team Mario D’Ambra, reduce dalle positive prestazioni dei fratelli Andrea e Marco Sala al Rally del Canavese ed al Rally del
Bormida e di Augustino Pettenuzzo. Ma non solo auto esposte. Uno splendido filmato
proiettato sul grande schermo ripercorreva la storia dei rally dalle origini fino ai giorni
nostri, mentre un video-gioco ha fatto appassionare al mondo dei traversi i più piccini,
provocando l’invidia dei grandi. A tutti i baby-giocatori è stato offerto un cappellino kaleidosweb in ricordo.
MA LO STAND di www.kaleidosweb.com è stato anche sede di incontri. A far visita ad Automotoretrò, sabato pomeriggio, è passato Dario Cerrato. Il grande
campione mancava dalla rassegna da diversi anni, ma è
stato immediatamente riconosciuto e festeggiato dai visitatori presenti. È stata anche l’occasione per riabbracciare Beppe Gianoglio (organizzatore della manifestazione) e Marcello Delfini patron della scuderia Magazzini dell’Auto per cui Cerrato Corse nel Campionato Italiano ad inizio degli anni Ottanta.
A stringere in un abbraccio Dario Cerrato anche Beppe Volta, altro personaggio mitico
nel mondo delle corse degli anni Settanta e Ottanta ed ancora molto attivo nel mondo delle competizioni storiche con le sue Lancia 037. Non solo, ma lo stand di
www.kaleidosweb.com ha fatto da palcoscenico alla
presentazione del libro di Sergio “Zoom” Biancolli “Il
novecentoundici secondo me” memorie storico fotografiche trentennali di Biancolli riguardanti le gare disputate della Porsche 911 con i suoi piloti di un’epoca che
oggi ci appare remota.
LA NEONATA SCUDERIA NORDWEST ha festeggiato il suo primo anno di attività cogliendo immediatamente un risultato importante: la vittoria nell’Intercontinental Rally Challenge della classifica Due Ruote Motrici con Marco Cavigioli. Per
festeggiare la struttura torinese si è presentata ad Automotoretrò con la Punto Abarth
JTD che ha consentito al pilota novarese di centrare l’importante obiettivo.
AD AUTOMOTORETRÒ non poteva mancare il mago delle Cinquecento e Piero Lavazza si è presentato in forma smagliante con i suoi bolidi bicilindrici più in forma che
mai. Pareva una normale 500 stradale, una delle tre “modelle” della factory di Cherasco:
in realtà si tratta di una 500 perfettamente restaurata nell’estetica, ma che nasconde dentro il vano motore un cambio a cinque marce che permette di dare maggior scatto e brio
al motore stradale. Nessun dubbio sulla cattiveria delle altre due interpretazioni: una 500
con motore di 500 cm3 in versione Gruppo 2 preparata per le gare in salita ed una 500/700 allestita per affrontare il Campionato Italiano Velocità Autostoriche con moltissime ambizioni di successo nel Challenge 700 pista. Due vere belve.
RACELINE VALSUSA è stata una delle prime strutture sportive a scoprire il valore mediatico di Automotoretrò. Ed anche quest’anno si è presentata all’appuntamento presentando uno stand molto spettacolare, il
più ampio della sezione competizione, contraddistinto
da una moquette di colore giallo (unico della manifestazione) che riprendeva i colori sociali. Esposte le vetture
che fanno parte della struttura, quali la Suzuki Swift
Trofeo che affronterà il Trofeo monomarca indetto dalla casa giapponese, le Fiat Cinquecento Kit e Panda Kit, vetture che oltre ad essere impegnate nelle gare su strade
vengono abitualmente usate per fare i corsi, e una Peugeot 106 N2. Ma fiore all’occhiello
dello stand era la Fiat 850 berlina, prima vettura stradale usata dal patron della scuderia
Bruno Barone appena neo patentato. Non poteva mancare una Lancia 037 Rally, regina
delle competizioni negli anni Ottanta. Uno splendido esemplare, usato dai fratelli Francone in modo vincente nelle gare di zona, era esposto nello stand di un venditore di filmati e cassette rallistiche. Avrebbe sicuramente meritato un posto nella sezione racing.
Fedelissimo ad Automotoretrò Allais ha portato alla rassegna torinese un panorama dei
lavori che la sua officina meccanica sta realizzando. A cominciare dalle lavorazioni tecniche per proseguire con la Clio Williams Gruppo A (sia in versione sei marce, sia in
quella a sette) che si fa onore nei rally di zona, ma soprattutto presentando una Bugatti
Type 2 Modello “Brescia” del 1925 che avrebbe potuto fare mostra di sé nello stand Bugatti. Questa vettura, infatti, è l’unica sopravissuta di tre esemplari costruiti che presero la
via dell’America per correre ad Indianapolis. I preparatori hanno iniziato ad apprezzare
Automotoretrò come vetrina per i loro prodotti. CD Racing di Davide Cornaglia e OVS
di Gianni Savio sono dei tradizionali espositori di Automotoretrò, ma per questa edizione
hanno compiuto il salto di qualità abbandonando il tradizionale mercatino dei ricambi per
proporsi con un vero e proprio stand in cui esporre le loro lavorazioni e i ricambi storici
recuperati in anni di attività, ma anche le auto vere e proprie come la Golf Gruppo A per
CD Racing e l’interessante Peugeot 206 RC Gruppo A per OVS. Non solo, ma ad Auto-
motoretrò 2009 ha fatto la sua comparsa anche la Pole Position , la struttura pinerolese
che fa capo al pilota preparatore Guido Vivalda, con la gamma delle sue auto da competizione composta da una Citroën C2 e da Peugeot 206 RC. Non mancavano neppure le
monoposto con il Team Racing Torino che ha esposto alcuni kart, una monoposto di
Formula Gloria ed una F3 Light motorizzata Opel Spiess. By Donald è una nuova proposta nel settore abbigliamento e accessori da competizione e per la prima volta si è presentato ad Autmotoretrò, con un grande fiore all’occhiello rappresentato da una superba
Lancia Delta HF Integrale nei colori Lancia Martini. BSA è da alcuni anni presente ad
Automotoretrò con le sue proposte di corsi di guida sicura ed attività incentive per le aziende, oltre che con il marchio OMP di cui è distributore per il Piemonte. A completare
l’offerta della sezione competizione di Automotoretrò c’erano gli stand della rivista GD
– Gentlemen Driver, il periodico di autostoriche ormai diventato un must per chi è appassionato di competizioni di auto storiche e lo stand di Rallyng, la “bancarella” multicolore che propone abbigliamento ed oggettistica da competizione griffata.
PER LA GIOIA DEI MOTOCICLISTI storici Automotoretrò 2009 ha allestito due interessantissime retrospettive storiche per festeggiare rispettivamente i cento
anni di Della Ferrera ed i cinquanta della Bultaco. La
Della Ferrera fu una fabbrica torinese, con sede il Corso Regina Margherita, creata dai fratelli Federico e
Giovanni, attiva fra il 1909 ed il 1948, anche se dal 1939 l’attività rallento in modo significativo. La Della Ferrera esordi con una 500 con motore monocilindrico a
valvole in testa in grado di raggiungere la velocità record di 100 km/h . Veloce, ma non
solo. Era anche affidabile, al punto che i due fratelli offrivano già allora una garanzia di
100.000 km sui propri prodotti. Infine le Della Ferrera erano anche parsimoniose. Nel 1930 il centauro Teresio Castagno, con una Della Ferrera 175, percorse 62,5 km alla media di 35 km/h con solo mezzo litro di benzina, exploit effettuato nei viali del Valentino
di Torino. La Della Ferrera , inoltre, venne scelta da Tazio Nuvolari per il suo esordio
motociclistico, esordio avvenuto nel 1920 al Circuito di Cremona. Ad Automotoretrò erano esposti una ventina di esemplari con in bella evidenza una 500 “Canterina” da competizione del 1921 con motore bicilindrico. Per dimostrare la poliedricità della fabbrica
torinese, erano esposte tre 635 costruite fra il 1911 e il 1915 con tre tipi di trasmissione
diverse. Ancor più ampia la retrospettiva Bultaco, azienda fondata nel 1959 a Barcellona da Paco Bultò, regina del trial. Ma non solo. Ad Automotoretrò, infatti erano esposte
anche moto da velocità come la Metralla Kit Campeon che disputò il Tourist Trophy
nel 1967, oppure la 360 TSS 1969 ex Barry Sheen ed altre moto di campioni quali Jack
Findly e Sammy Miller (grande trialista che non disdegnava di cimentarsi anche in pista). Ovviamente regine dello stand erano le vetture da trial come la Sherpa 250 di
Sammy Miller, la Sant ’Antonio del 1967 o la Martin Lampin del 1975, la Matador
del 1966 e la Six Days SV del 1974. La Bultaco costruì anche una moto per bambini: la
Chispa del 1974. E ad Automotoretrò c’era.
L’ISITUTO EUROPEO DEL DESIGN ha portato un lavoro effettuato negli scorsi anni
dai suoi allievi. Una rivisitazione in chiave terzo millennio della Fiat X 1/9, denominata
X 1/99 e realizzata dalla Cecomp. Un gran bell’esemplare di piccola sportiva che sarebbe
bello vedere sulle strade di tutti i giorni. Il Circolo Italiano Camion Storici si sono presentati con due veicoli dei loro soci perfettamente conservati quali un OM Leoncino del
1952 e Fiat Balilla quattro marce del 1936 che nel 1946 venne trasformata camioncino.
Allora non c’era ancora la moda dei pick-up, ma gli italiani, facendo di necessità virtù, vi
erano già arrivati. Bella iniziativa dello IAAD che ha affiancato il Registro Autobianchi dando la possibilità ai propri allievi di effettuare una serie di disegni che interpretano
l’A112 del futuro. Il Registro, nel frattempo, ha colto l’occasione per festeggiare i quarant’anni di una pietra miliare dell’automobilismo come l’A112 e della coetanea, ma meno fortunata, A111. Molto curato lo stand del Fiat 850 Spider e del Bianchina Club, con
il simulatore di guida ospitato dentro l’abitacolo della Bianchina. Il Registro Ancetre,
fedele alla sua impostazione, ha riportato la memoria automobilistica indietro di un secolo, esponendo una Lion Peugeot del 1907, una Chenard&Walcher del 1912 ed una Hupmobile del 1911. Inoltre ha presentato la rievocazione della Torino-Asti-Alessandria Torino che si svolgerà a fine giugno. Fra i Club presenti anche il Topolino Autoclub, il Registro Storico Italiano Land Rover, il Fiat 500 Club, il Piemonte Veteran Car che ha
esposto una Ceirano CS del 1921 ed una Fiat 509 del 1926 carrozzata Doctor Coupé di
chiara ispirazione Ford Model T. Per gli amanti delle corse il CRAGI (Club Renault Alpine Gordini Italiano) ha esposto delle possenti Alpine A110 e Renault 5 Maxi, il Registro Fiat 130 una delle sue ammiraglie, il Club Appia una bella Coupé Vignale, e l’MG
Register una TC da competizione degli anni Trenta. Presenze importanti sono state quelle
del Registro Fiat 124-125, Club Topolino Fiat e dell’importatore Cuttica che ha presentato un’affascinante Chevrolet El Camino del 1968. Anche i Vigili del Fuoco hanno voluto
essere presenti ad Automotoretrò esponendo una Fiat 508 1100 del 1938 con scala ed autopompa, ed uno speciale, e mastodontico Perlini 605 D del 1979 dotato di due motori,
oltre ad una Moto Guzzi Falcone del 1965.
LE AUTO AMERICANE hanno occupato uno spazio molto ampio del padiglione centrale di Automotoretrò grazie soprattutto alla 2000 Motors di Nichelino. Difficile scegliere in mezzo a tante muscle-car che a dispetto della loro imponenza sono in grado di
scattare come una sportiva europea, lasciando sull’asfalto, come nelle migliori tradizioni
on the road, un’ampia striscia di pneumatici sull’asfalto. Ed ecco allora fare bella mostra
una Cadillac “ 62” Convertible del 1959 con un motorone 6,4 litri da 325 CV, una possente Chrysler 300 E del 1959 con motore Hemy 6,8 litri da 385 CV, una Dodge Charger RT del 1969, 7,2 litri da 375 CV, e poi Chevrolet Camaro (una RS del 1969 5,7 Litri
da 450 CV ed una SS del 68 da 370) Corvette del 1975, e infine pick-up con le ruote lar-
ghissime, hot-rod minacciosi (impressionante quello realizzato sul telaio di una Ford Popular del 1948) ed una Excalibur che inaugurò la moda delle repliche delle auto d’epoca
rifacendosi alle Mercedes dei gerarchi del Reich. Parlando di auto americane la mente
corre immediatamente al cinema ed ai telefilm che hanno riempito i pomeriggi (ed ora le
mattinate in replica) di intere generazioni; e in questa rassegna delle auto da film ecco la
Ford Gran Torino del telefilm Starky& Hutch, la massiccia Plumouth Fury del 1957
(con tanto di modellino sulle code) con motore 5,2 litri da 290 CV protagonista dell’inquietante thriller Christine, la macchina infernale, di John Carpenter tratto da un romanzo di Stephen King. La Pontiac Firebird , ovvero Kitt, la macchina parlante ed intelligente di Supercar, affiancata alla Dodge Charger del 1969, il mitico “Generale Lee”
che con il suo motore 6,3 litri da 335 CV nelle mani dei cugini Bo & Luke faceva impazzire lo sceriffo Roscoe della contea di Hazzard. Infine c’era la De Lorean di Ritorno al
futuro, la trilogia di Robert Zemekis, con Michael J. Fox e Christofer Lloyd. Unica mancanza, l’assenza di Herbie, il maggiolino tutto matto.
AUTOCLASSIC è uno degli espositori storici di Automoretrò portando sempre una nutrita schiera di veicoli di pregio e spesso rari. A questa
edizione di Autmotoretrò lo stand del mercante di auto
torinese offriva una perfetta Abarth 1000 Biposto Corsa del 1969 per chi ama le grandi corse degli anni Sessanta e Settanta; facendo un notevole salto indietro nel
tempo Autoclassic ha presentato una Fiat 1500 6 cilindri del 1938 (è stato l’anno delle Fiat 1500 6C !) carrozzata barchetta ed una Fiat 500 Sport Venderame
del 1952, ovvero due interpretazioni di come costruire
un’auto da corsa nell’officina sotto casa. Alcune delle altre proposte di Autoclassic erano
una Osca 1600 Zagato del 1962, una Cisitalia 202 Cabriolet del 1951 una Fiat 8V, ed
una leggiadra 500 Jolly carrozzata Ghia. Anche altri commercianti di auto hanno esposto
vetture molto interessanti, fra le quali una Mercedes 220 Ponton del 1957 e una Bentley
A Type Salon del 1969 nello stand di City Motors, un’aggressiva Ferrari F40 in quello
di Best Price, ed una Dodge Viper, oltre ad una rara Abarth 750 del 1959 carrozzata Allemano. Impressionante una Citroën C6 con carrozzeria Limousine Weimann, affiancata
ad una Lotus Europa.
NUMEROSE LE AUTO di interesse collezionistico e sportivo, sparse per i padiglioni.
Sicuramente ha trovato degli ammiratori, e forse degli acquirenti, una splendida Opel Ascona Gruppo 1 preparata da Conrero, oppure una Fiat 124 Abarth 1600, una più anziana Fiat 501 del 1955, oppure il sogno di tutti gli sportivi degli anni Cinquanta che ambivano alla Lancia Aurelia B20. Una vettura praticamente sconosciuta in Italia è la
Heinkel Kabine 150 del 1957 (una concorrente dell’Isetta), che faceva bella mostra di sé
in uno stand filo germanico accanto ad una Porsche 912 della Polizei. Pochi l’hanno no-
tata in quanto sistemata in un angolo contro un muro. Ma era veramente un pezzo di grande pregio la Jensen 541 S bisognosa di un pesante restauro ma completa. Una vettura
che farebbe la felicità di un appassionato che voglia iniziare un’operazione sicuramente
impegnativa ed onerosa, ma che offre grandi soddisfazioni nell’effettuare ricerche storiche e di materiali prima di arrivare al prodotto finito. Questa vettura fu prodotta fra il
1960 ed il 1963 in soli 127 esemplari dotati di motore 6 cilindri in linea, oppure V8
Chrysler. Particolarmente ammirata una Mercedes 300 SL Roadster e nel terzo padiglione una coppia di Dino Ferrari 246, una coupé ed una GTS, una Bizzarrini GT Europa.
Uno stand che ha destato molto interesse è stato quello delle costruzioni SD, azienda
specializzata in costruzioni di altissimo livello tecnologico e qualitativo che esponeva
due Lamborghini Miura perfettamente restaurate e le scocche di altre vetture in fase di
restauro. Fra gli espositori anche l’esercito italiano, e fra i club non mancava il Lancia
Delta Owner Club e Delta1one Club Italia. Fra le curiosità presenti ad Automotoretrò
anche lo stand della New FantaChrome che esponeva una Porsche Carrera Cabrio
verniciata in uno splendido colore oro cangiante. Una verniciatura che sta ottenendo
particolare successo nel mondo arabo e non solo e che può offrire particolare risalto a
modelli particolarmente accattivanti. E non mancavano neppure i trattori e i mezzi agricoli, fra i quali spiccava un americano John Deere del 1930, spinto da un motore con
due cilindri orizzontali, che usava la benzina per l’avviamento e poi funzionava a petrolio (lo coscienza ambientalista all’epoca era molto bassa) appoggiato su pesanti ruote in
ferro ed affiancato ad un trattore Case di poco più giovane.
INSOMMA ALLA FINE DEL VIAGGIO all’interno dei padiglioni di Automotoretrò
2009 dei nostri cento milioni di € è rimasta ben poca cosa; ma almeno il sogno di tante
meraviglie è rimasto intatto.