“Non abbiate paura!” Conferimento del Premio Carlo Magno a Papa

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“Non abbiate paura!” Conferimento del Premio Carlo Magno a Papa
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“Non abbiate paura!”
Conferimento del Premio Carlo Magno a Papa Francesco
Venerdì dopo l’Ascensione 2016
Lettura: At 18,9-19
Vangelo: Gv 16,20-23a
Distinti ospiti! Cari fratelli e sorelle!
Tra timore e speranza, si può descrivere così l’atmosfera del Vangelo di oggi. Tra timore e
speranza, si può definire così anche l’atmosfera attuale in Europa. Le parole della lettura
“non aver paura!” riguardano pertanto anche noi, in particolare oggi.
I. Il Vangelo parla dell’afflizione dei discepoli quando Gesù, loro Signore e Maestro, li
lascia per ritornare dal Padre. Per i discepoli è l’inizio di un tempo nuovo. È il tempo della
Chiesa, in seno alla quale il loro compito è ora quello di diffondere il messaggio di Gesù
nel mondo. Ma il timore si cambia presto in gioia. Il Vangelo secondo Luca parla di come i
discepoli facciano ritorno a Gerusalemme ricolmi di gioia dopo l’Ascensione di Cristo.
L’Ascensione ha definitivamente confermato Gesù come Messia nonché Redentore e
Signore del mondo. Egli è ora definitivamente la bussola in base alla quale sia loro che noi
possiamo orientarci.
Gesù descrive questa tensione tra timore e speranza nell’immagine di una donna che fa
esperienza del parto. La donna ha paura di ciò che l’attende. È solo nel dolore che può
nascere nuova vita. Ma quando il bambino è nato, la paura si tramuta in gioia.
La lettura descrive una situazione simile. Parla del fallimento della missione di Paolo tra i
giudei e della sua decisione di evangelizzare i pagani. Si tratta della decisione più fruttuosa
nell’intera storia della Chiesa. Il passaggio dall’evangelizzazione degli ebrei a quella dei
pagani rappresenta la svolta epocale grazie alla quale il Cristianesimo è giunto in Europa
divenendo il fondamento della cultura europea e diffondendosi poi in tutto il mondo. Il
timore si è trasformato in speranza.
Tutta la nostra storia nel periodo tra l’Ascensione e il secondo Avvento del Signore è
caratterizzata da questa tensione tra timore e speranza. Non è mai solo un percorso in
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salita, ma non è neanche sempre in discesa. Tuttavia alla fine, questo è il messaggio,
trionfa la speranza, trionfa la gioia. Per questo sull’intera storia si ergono le parole che ode
Paolo: “non aver paura!”.
II. Questo “Non aver paura!” o “non abbiate paura!” si ritrova più di trecento volte nella
Bibbia. È una frase fondamentale delle Sacre Scritture. Ed è altresì possibile applicarla alla
nostra situazione.
Ero ancora un giovane liceale quando i padri fondatori dell’odierna Europa hanno
concepito l’idea di un’Europa unita. Alla luce di un continente in rovine dopo una guerra
sanguinosa e di una Germania moralmente a terra dopo gli orrori del Nazionalsocialismo,
questa idea mi è sembrata una redenzione. Grazie a Dio, in quei tempi difficili abbiamo
avuto uomini in posizioni di responsabilità che non hanno avuto timore e non si sono
lasciati scoraggiare. Il loro era un messaggio di speranza.
È stata l’ora di grazia per l’Europa. Ci ha donato 70 anni di pace, il periodo più lungo nella
storia del continente. L’idea di Europa è stata ed è uno dei più grandi ideali di pace e uno
dei maggiori traguardi del XX secolo, un secolo fino ad allora estremamente buio.
L’afflizione si è trasformata in gioia. I nemici sono divenuti amici.
Oggi il mondo intero è di nuovo in fermento. Percepiamo il dolore nel parto di una nuova
epoca di cui ancora non riusciamo a riconoscere bene i contorni. È comprensibile che
molte persone e, se siamo onesti, anche noi stessi, abbiano paura in questa situazione di
crisi. Tuttavia ogni crisi è anche un momento di decisione. Può diventare kairós e condurre
al bene, ma può anche concludersi in una catastrofe. Dipende da come l’affrontiamo.
Dipende da noi se ci lasciamo trascinare dalla paura o se ci lasciamo guidare dal “non aver
paura!”.
III. Come cristiani sentiamoci incoraggiati dalla celebrazione dell’Ascensione di ieri. Il
messaggio di questa festività è la risposta alla tragedia del Venerdì santo. Ci dice: “non
abbiate paura!”, Gesù Cristo è l’alfa e l’omega, l’inizio, la metà e la fine dei tempi. È la
nostra pace. È su questo messaggio di Gesù che dobbiamo riflettere nella crisi presente.
Solamente in questo modo una crisi può trasformarsi in kairós.
Il messaggio cristiano non esclude nessuno. Il Cristianesimo ha una radice ebraica.
Pertanto l’antisemitismo non può prendere dimora presso di noi. L’antica tradizione
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umanistica di Atene e Roma si è presto coniugata con il messaggio biblico. In seguito si
sono aggiunti sempre più popoli con le loro culture e tradizioni: i Celti, i Germani, i
Normanni, gli Slavi, e oggi è il momento dell’incontro con l’Islam e, come ben si sa, non è
la prima volta nella storia europea.
L’Europa ha una storia aperta e una cultura aperta. Ciò che ne è venuto fuori non è un
caleidoscopio, un puzzle di multiculturalismo qualunque, bensì una cultura su misura di
Gesù Cristo, il quale è qui per tutti e per tutti ha sacrificato la sua vita. È una cultura su
misura d’uomo, fondata sulla dignità umana e sui diritti universali della persona, a
prescindere dalla cultura e dalla religione.
Questo messaggio redime dalla paura. La paura rende schiavi e mette alle strette; provoca
panico e può trasformarsi in isteria. La paura rende proclivi a promesse troppo semplici,
ingannevoli. A queste il Vangelo dell’Ascensione di Cristo contrappone un’altra promessa.
Questa dà ragione non alla paura, bensì alla speranza che alla fine la giustizia trionferà
sull’ingiustizia, la verità sulla menzogna e l’amore sull’odio. È il trionfo sulla paura e sul
timore. Rende gioiosi. È l’Evangelii gaudium di Papa Francesco, “la gioia del Vangelo”,
l’Amoris laetitia, “la gioia dell’amore”.
Agostino, il grande precursore dell’Occidente, ha definito la pace come quiete in questo
ordine di verità e giustizia, di mutuo riconoscimento e di rispetto reciproco. Due grandi
europei, papa Paolo VI e papa Benedetto hanno portato avanti questo pensiero; l’opera di
Papa Francesco si fonda su di esso. Il Pontefice afferma che la pace edificata su
quest’ordine non è data una volta per sempre. Deve essere costantemente perseguita e
plasmata in modo nuovo. Uno sviluppo equo che includa tutti gli uomini è il nuovo
significato della parola pace.
IV. Carlo Magno tentò di creare un ordine nuovo dopo il caos delle invasioni barbariche. A
tal fine convocò ad Aquisgrana i migliori spiriti del tempo e con loro pose le basi di una
svolta epocale. Oggi ci troviamo dinanzi a una nuova situazione. L’ideale europeo del XX
e XXI secolo non è nostalgia dell’Occidente o del Medioevo e non può nemmeno esserlo.
Concilia in sé le molte note positive così come i problemi della storia moderna della
libertà.
Come plasmare oggi un ordine di pace? Possiamo ancora una volta trarre l’ispirazione da
Agostino. Egli afferma che nella storia del mondo vi sono da sempre due tipi di amore in
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contrasto l’uno con l’altro. L’amore mondano vuole possedere, consumare, ricerca l’onore
e il prestigio, la carriera, il diletto e la voluttà, e vive quindi costantemente nella paura di
perdere questi obiettivi. L’amore come quello di Dio invece non vuole avere, bensì dona,
concede di fare parte di sé; è misericordioso e vuole, per dirlo in termini secolari, la
solidarietà.
La solidarietà gli uni con gli altri e sopratutto la solidarietà nei confronti dei poveri, degli
oppressi di ogni tipo, degli uomini in fuga è l’unico passaporto cristiano che abbiamo, la
nostra carta d’identità, l’unica, valida carta d’identità cristiana che possiamo produrre. È la
risposta ai segni del tempo. La xenofobia non è compatibile con il Cristianesimo. L’odio
nei confronti dello straniero è peccato mortale.
Bisogna costruire ponti e non muri. I ponti non colmano semplicemente un abisso. Non
spianano senza considerazione, né livellano necessariamente tutto. Rispettano le
differenze. Eppure rendono possibile superare un abisso da entrambe le parti e incontrarsi.
Detto in termini più astratti: la solidarietà include la sussidiarietà, il riconoscimento del
valore e della dignità del singolo e delle diverse culture e religioni. È questo il senso della
multipolarità e della trasversalità di cui Papa Francesco ha parlato nel suo discorso di
novembre del 2014 a Strasburgo.
Da tale processo di pace che aspira alla giustizia per tutti può sorgere un nuovo ordine di
pace in un mondo che ha perso l’equilibrio, da una crisi può scaturire un kairós. Dalla
paura e dal timore può fiorire nuova fiducia, speranza e anche rinnovata gioia. Il messaggio
dell’Ascensione ci sfida a questo; ci dà altresì il coraggio e la forza di osare e percorrere
questa strada. L’Ascensione ha riaperto le porte della vita anche per l’Europa. “Non
abbiate paura!”. Amen.