Sezione FILM - Festival Diritti Umani
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Sezione FILM - Festival Diritti Umani
Sezione FILM A cura di Vanessa Tonnini Cinque titoli per cinque voci diverse. Una presenza importante di donne, opere prime, giovani cineasti. Perlopiù autori che, nella curva complessa del nostro tempo, hanno scelto di mettere in scena i tortuosi percorsi personali/familiari e di portare lo spettatore in viaggio attraverso paesi e ricordi. Ne nascono film iniettati di vita e di umanità che molto spesso cercano la bellezza, la potenza del sorriso o della fantasia per sfuggire ogni piega retorica. Dall’Iran allo Yemen, da Strasburgo ad Atlit... sebbene lontani e diversi, ognuno di questi registi a suo modo narra di confini, attraversati o da affrontare, confini che non delineano territori e paesi, ma che ritmano le tappe di un percorso di rinascita e di riscatto. Perchè la questione identitaria, sembrerebbero dire all’unisono, è ormai domanda che non conosce frontiere, perchè la vera sfida etica si vince con la costituzione del sé. Un’iniziativa Sede legale: corso di Porta Vittoria, 18 - 20122 Milano Sede operativa: via V. Monti, 15 - 20123 Milano tel. +39.02.83994280 fax +39.02.83994289 [email protected] | www.festivaldirittiumani.it Facebook: Festival dei Diritti Umani – Milano | Twitter: FDUmilano Regista in sala Fatima di Philippe Faucon Francia/Canada, 2015 | 79' | colore | v. o. sott. It. Sceneggiatura, adattamento, dialoghi Philippe Faucon (liberamente ispirato ai romanzi Prière à la Lune e Enfin, je peux marcher seule di Fatima Elayoubi) Consulenza alla sceneggiatura e ai dialoghi Aziza Boudjellal, Yasmina NiniFaucon, Mustapha Kharmoudi Fotografia Laurent Fénart Montaggio Sophie Mandonnet Costumi Nezha Rahil Musiche Robert-Marcel Lepage Suono Thierry Morlaas-Lurbe Cast Soria Zeroual, Zita Hanrot, Kenza Noah Aïche, Chawki Amari Prodotto da Yasmina Nini-Faucon, Philippe Faucon, Serge Noël Produzione Istiqlal Films, Possibles Média, Tanit Films, Arte France Cinéma, Rhône-Alpes Cinéma, Centre National du Cinema et de l’image animee World Sales Pyramide International La rivelazione della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2015, miglior film dell’anno per il Syndicat Français de la Critique e vincitore di tre premi César. Fatima è il ritratto pudico e sobrio del quotidiano di una donna immigrata che, con coraggio e dignità cerca di crescere da sola, facendo i salti mortali, le due figlie: Souad, un’adolescente ribelle, e Nesrine, che ha iniziato a studiare medicina. A confronto tre generazioni diverse, separate nei sogni come nel linguaggio, che cercano il loro luogo della vita. Il film, supera i limiti del tema dell’integrazione e, con una regia sobria che tracima umanità, si fa racconto poetico e universale. Nato nel 1958 a Oujda, in Marocco, Philippe Faucon inizia la carriera come assistente di Léos Carax e Jacques Demy e debutta alla regia nel 1990 con L’Amour, selezionato al Festival di Cannes (premio della sezione Prospettive del cinema francese). Due anni dopo gira Sabine per ARTE e prosegue il percorso tra grande e piccolo schermo con Muriel fait le désespoir de ses parents (1994), Mes dix-sept ans (1996) e Les Étrangers (1998). Nel 2001 è alla Mostra di Venezia nella sezione “Cinema del presente” con Samia, al quale fa seguito l’ideale trilogia formata da La Trahison (2005, Festival di Toronto), Dans la vie (2008) e La Désintégration (2012, Fuori Concorso a Venezia 68). Regista in sala La sposa bambina di Khadija Al Salami Yemen / EAU / Francia, 2015 | 99' | colore | v. o. sott. It. Sceneggiatura Khadija Al Salami Fotografia Victor Credi Montaggio Alexis Lardilleux Musiche Thierry David Suono: Emmanuel Zouki, David Aknin Cast Reham Mohammed, Rana Mohammed, Ibrahim Al Ashmori, Naziha Alansi, Husam Alshiabali, Sawadi Alkainai, Adnan Alkhader, Samaa Alhamdani Prodotto da Sheikha Prohaska Alatas, Khadija Al Salami Produzione Hoopoe Film, Benji Films, Metksa, Enjaaz, Dubai Film Market, Corniche Pictures World Sales Wide Distribuzione italiana Barter ENTERTAINMENT Dall’autobiografia bestseller scritta da Nojoud Ali con la giornalista Delphine Minoui (tradotto in 16 lingue e venduto in 35 Paesi), La sposa bambina racconta la vera storia di Nojoom, una bambina yemenita che riesce a fuggire dal suo sposo aguzzino, ottenendo il divorzio all’età di 10 anni. Nel fiore della sua infanzia, Nojoom è stata costretta dalla famiglia a sposare un uomo 20 anni più grande di lei, obbligata a ogni sorta di violenza fisica e psicologica. Una pratica tristemente diffusa nello Yemen, come in tanti altri Paesi del mondo, quella del matrimonio tra una bambina e un adulto, considerata legittima e soddisfacente per la dote derivante. Un’usanza arcaica, figlia di ignoranza e povertà, a cui Nojoom si è opposta rifiutandosi di avere rapporti con l’uomo che, per questo, l’ha riportata dai genitori, come si fa con un “elettrodomestico difettoso”. La bambina è riuscita a fuggire, a frequentare la scuola e ad ottenere, la più giovane al mondo, il divorzio. Nata a Sana’a, Khadija Al Salami è la prima donna filmmaker e produttrice yemenita. Costretta a sposarsi ad 11 anni con un uomo di 20 anni più grande di lei, ha rotto il matrimonio e appena sedicenne ha abbandonato il Paese per trasferirsi negli Usa a studiare cinema. Dopo un lungo periodo trascorso in Francia, dove ha girato oltre 25 documentari ed è stata insignita della legione d’onore da Frédérick Mitterrand, nel 2009 è tornata in Yemen per raccontare la storia di Nojood: nel mondo ci sono 60 milioni di spose bambine, di queste circa 2 milioni hanno meno di 15 anni e ogni anno 70 mila muoiono per complicazioni legate alla gravidanza. Premio Reset-DoC al Rendez Vous 2016 | Regista in sala Nous trois ou rien di Kheiron Francia, 2015 | 102’ | colore | v.o. sott. Ita Sceneggiatura Kheiron Fotografia Jean-François Hensgens Montaggio Anny Danché Scenografia Stanislas Reydellet Costumi Karen Muller-Serreau Suono Fréderic De Ravignan Cast Kheiron, Leïla Bekhti, Gérard Darmon, Zabou Breitman, Alexandre Astier, Michel Vuillermoz Produzione AdamaPictures, Gaumont, M6 Films World Sales Gaumont International L’esordio alla regia del comedian Kheiron rilegge la storia della propria famiglia in un toccante mix di dramma e commedia. Nell’Iran del 1983 Kheiron aveva appena un anno e i suoi genitori, Hibat e Fereshteh, erano costretti a fuggire in Francia dopo il colpo di stato che aveva portato al potere l’ayatollah Khomeini. Dalla padella alla brace: Hibat aveva trascorso dieci anni in carcere assieme a due dei suoi undici fratelli per aver osato inneggiare contro lo Scià e la sua dittatura. Dai confini dell’Iran alla periferia di Parigi, un’autobiografia che evoca con humor ed emozione l’amore famigliare, l’altruismo e il valore della convivenza. Nato a Tehran nel 1982, Kheiron Tabib si trasferisce in Francia all’età di un anno. Lavora al progetto educativo Enfants décrocheurs e nel 2006 entra nel Jamel Comedy Club per la trasmissione T’empêches tout le monde de dormir. Il suo stile è una fusione di rap e stand-up comedy, i suoi modelli sono Jerry Seinfeld, Dave Chapelle, Eddie Izzard e Chris Rock. Con lo spettacolo Libre éducation ottiene un grande successo di pubblico. Premiere nazionale | Regista in sala Qu’Allah bénisse la France! di Abd Al Malik Francia, 2014 | 96' | b/n | v. o. sott. It. Sceneggiatura Abd Al Malik Fotografia: Pierre Aïm Montaggio Kako Kelber Scenografia Mathieu Menut Costumi Hyat Luszpinski Musiche Bilal, Laurent Garnier, Wallen, Abd Al Malik Suono Thomas Lascar, Thomas Desjonqueres, Dominique Gaborieau Cast Marc Zinga, Sabrina Ouazani, Larouci Didi, Mickaël Nagenraft, Matteo Falkone, Stéphane Fayette-Mikano Prodotto da François Kraus, Denis Pineau-Valencienne, Fabien Coste Produzione Les Films du Kiosque, G!Braltar Films, France 2 Cinéma, Ad Vitam World Sales Films Distribution Uno dei migliori film sulle periferie dai tempi dell’Odio di Mathieu Kassovitz. A firmarlo il rapper, slammer e scrittore di origini congolesi Abd Al Malik (vincitore delle Victoires de la Musique nel 2007, 2008, 2009 e 2011) che adatta il suo romanzo autobiografico raccontando il percorso di Régis (Mark Zinga, candidato ai César 2015 nella categoria “miglior promessa maschile”), un bambino immigrato, nero e talentuoso, cresciuto dalla madre cattolica con i suoi due fratelli nella periferia di Strasburgo. Fra studio e delinquenza, rap e islam, scopre l’amore e trova la sua strada. «Ho avuto la fortuna che qualcuno mi dicesse che ero intelligente, e ho agito di conseguenza. Siamo definiti dallo sguardo che ci rivolge la gente. Ci sono tanti ragazzi a cui è stato detto: “Sei un cretino, sei un delinquente, non sei francese” e anche questo può condizionare. (...) Le rivolte del 2005 erano una forma di suicidio, un modo per far sapere al mondo che esistiamo e soffriamo». Girato con l’energia di un videoclip, la rudezza del bianco e nero, quest’inno hip hop è un canto di speranza, una storia vera. Nato a Parigi nel 1975, Abd Al Malik (vero nome Régis Fayette-Mikano) vive a Brazzaville, in Congo (paese dei suoi genitori) dal 1977 al 1981. Tornato in Francia, nel periodo dei suoi studi di filosofia e lettere classiche forma con degli amici il gruppo rap N.A.P. (New African Poets). Pubblica la sua prima opera Qu’Allah bénisse la France! nel 2004 e ottiene numerose Victoires de la Musique per i suoi album da solista Gibraltar, Dante e Château Rouge. La sua seconda opera, La guerre des banlieues n’aura pas lieu, ha ottenutoil Prix Edgar-Fauredi per la letteratura politica. Premiere nazionale | Regista in sala Rendez Vous à Atlit di Shirel Amitaï Francia/Israele, 2014 | 90’ | colore | v.o sott. ita Sceneggiatura Shirel Amitaï Fotografia Boaz Yehonathan Ya'acov Montaggio Frédéric Baillehaiche Scenografia Nitsa Rosenthalis Lavi, Eyal Elhadad Costumi Laurence Struz, Ofir Hazan Musiche Reno Isaac Suono Noël Morrow Cast Géraldine Nakache, Yaël Abecassis, Judith Chemla, Arsinée Khanjian, Pippo Delbono, Makram J.Khoury, Pini Tavgar, Yossi Marshak, Mohamad Hamdani Prodotto da Sandrine Brauer Produzione En Compagnie des Lamas, France 2 Cinéma, July August Productions World Sales Indie Sales Distribuzione italiana Parthénos Israele, 1995. La pace è finalmente all’orizzonte quando, nella piccola città di Atlit, Cali ritrova le due sorelle Darel e Asia per vendere la casa ereditata dai genitori. Tra complicità, risate, rancori e strani ospiti che seminano un allegro disordine, ritornano in superficie dubbi e vecchie questioni, che fanno sembrare la convivenza un felice guazzabuglio. Il 4 novembre, però, il processo di pace viene compromesso ma le tre sorelle si rifiutano di abbandonare le loro speranze. Una cronaca familiare dolce amara che racconta con uno stile poetico e fantastico, senza perdere di vista la realtà, ferite e fratture che hanno incrinato un fragile processo di pace. Shirel Amitaï è stata assistente di Jacques Rivette (Va savoir, Histoire de Marie et Julien, Ne touchez pas la hache e 36 vues de pic Saint Loup), Gérard Mordillat (L’Apprentissage de la ville), Pascal Bonitzer (Petites Coupures), Claire Simon (Les Bureaux de dieu) e Christine Dory (Les Inséparables). Ha scritto le sceneggiature di Esther Kahn di Arnaud Desplechin e AIE e Gentille di Sophie Fillières, e collaborato agli script di 36 vues de pic Saint Loup di Jacques Rivette e Gare du Nord di Claire Simon. Rendez-vous à Atlit è il suo esordio alla regia, vincitore del Prix du Public lecture du scénario al Festival Premiers Plans d’Angers 2013.