Armida abbandonata

Transcript

Armida abbandonata
\RMIDA
ABBANDONATA.
,
DRAMMA PER MUSIC A,
3
rapprefentarfi nel Real
nel dì 30.
Teatro di S:Carl«
Maggio 1770.
Per fefteggiare
il
^
Nome
'ERDIN4NDO
IV.
OSTRO AMABILISSIMO SOVRANO,
ED ALLA MAESTÀ' SUA
D E D
IN
I
C
T
0.
NAPOLI MDGCLXX,
^'er
Francesco Morelli
Impreffore del
Real Teatro
i.
4
COmparifce
in
jcui
fi
su le Scene
VArmìdÀ
quefìo feliciffimo giorno, in
fefteggia
il
Glorioso Nome
fdiV.M. Siccome nonpoteafi dare
oc^afione
più lieta
un'i
per dar principio
nuova Imprefa , cosi ho motivo
d^ fperarne in un sì fortunato incon|trò la grazia del Voftro Real grad^*
a 2
Siet):
I
alla
mento
coraggio'
mi
darà un maggior
affpreflo' rfi procurar Que-
(J^fìo
ìnr
che da
me
\
potranno
migliori, e di dimoftrarnji Tempre più
efatto nel di fi m pegno della propria
obbligazione , ficchè poffa meritar
r onore di riproteftarmi eternamente
col più fincero oflèquio
gli Spettacoli
,
5i)itV. R.
M.
Napoli
30»
li
fi
i
1
i
I
Maggio 1770*
Vmtlijs. danmìfi. tà thhl
Sem,
Vaffallo
liSNAklO
NoTARANGELf
Impresario.
A R
N T
1
0\
argomento
deli^ •Armida
rlfaputo
ILmoviate
^Autore della Gerufalemme
deìPìm^
,
ha fom^
fondamento al prefente Dramma,
^eflo fleffo [oggetto fi vede da molti trattato^
neir adattarlo però al Teatro ^ognuno ne ha
mini/irato
il
variato a fuo modo
a'^ione
^
,
altri in
le
arco/ìan^e
Uamafco
^
altri
^
y fingendé
parte neU^
anche in quella Reggia ^ed aliri
, e parte
un Pala^^ in riva del mare nelle vici*
nanxp del Campo di Goffredo , convenendo
muti , che laddove in qifell\ Ifola fi fuffe fint4
interamente l\ anione j appena fare^^ Jìom
Jfola
in
10
capace
nimento
,
il
il
un piccioh C(mpA*
numero degl'i ^t*
d^
foggetto
flante
rtflretto
Noi dunque , con piU vcrifinùgtlan^ ^
.
abbiamo fcelto , per luogo dell* anione , // Ca»
•4o^ri
Iftello
bile
y
d^ Armida
difian^a del
Maga
Campo
Latino
11
circondato dal lago, navtg^m
Campo
la
colà
y
^n poca
defcrittoci 4a^lo fleffo TùrqM^fo^
quale
,
.
teneffe
y
e fra
andando
£
ficcarne è noto
rtflretti
che
,
Guerrieri del
quelli anche Tancredi
in csrca
ivi per inganno trattenuto
giuflo torno al
i
Dramma
,
;
di Clorinda
così
,
^
fi4
per dare un
fi è finto
,
che là
giungeffe ancora Erminia jla quale^facenda ufù
delle fpoglie di Clorinda y fu ^ fecondo il TaQa^
la cagione della prigionia di Tancredi La ve*
d^Ubaldo , e Carlo ( qui chiamato Dana)
i condotta fui fare dell'originale . Si è finto^
a
che
3
fiuta
glorko
che^ nel
aveffe efeguìto
t/kjji
il
taglio
^ellti^
fug$
y
WnJiU
della felva incanta*
po^a futU fptagg^: del lago y pel cui m9*
era /iato richiamato da Goffredo ; ac^
i^ppìand&fì in un fot giorno e que^a ^ e qaeW
istrione con anacronifmo tnfùn/iòìte^^ ad oggetto
rf* efp^rre
verlfimitmente in un fol Dramma
fpettacoti còsi intertffa^ti „ Crediamo ^ che i
^ik deiicati non abbi^né a difguflarfene ^ fi
ta
,
tivo
vogliano viflettere ^ che
JLatini
^
fen^a
%bbe difficoltà
Aitile
4^
U Principe
Umita^ivm
d^ unire
degli Epici
dei Teatro
tempi
pih
^
non
dijparatii
perfine d* Enea^ e di Ditone . Comincia
dal combattimento di Tìmctredi y t
anione
^ambaldo
fui ponte del Cajìello
L' azione è
^
h
iagd f
.
tié Caftelio d'Armida, pofta
e «elle
M
lue vicinanze «
'
*ti
,
•
i
^\
....
MUTA^
"
MUTAZIONI DI SGENEUelv atto primo.
interna del Caftclb d* Armida, eoa
Veduta
porta d'ingredb,
Oeliziofo Giardino
dVArmida,
zano
vede
r
inacftofo palazzo
foatane
P^r
j^;^
Tempio
faffofa
,
da
il
<,
che
fi
prm^
in
<
Si
.
parte del
d* avanti
trasformano
in
Ballo.
parte
;
folìtaria
,
troveranno
e
,
e fparendo tal fituai
Ballerini nella Scena
deir antecedente Giardino
NELL'
fcher*
trasforma in montuofa
ed. alpeftre
, fi
lontano
c^x,^£
,
'
fonti
di fiori
c nel piano
•
^
Amore
di
grottefca
zione
vaghi
Genj,e Ninfe, che
profpetto
in
'
'
interno del palazzo
neli'
intrecciati tra fedoni
,
alcune
.
campagne.
fparfa tutto di
c di Statue di
che
c ponte Icvatojo,
corrifoonde alle vicine
•
ATTO SECONDO.
Xuogo fotterraneo fotto \ Caftello di Ar^ mida^ in cui fon© riilretti i di lei pri*
gionieri
Largo del rotondo, e ricco edificio
mida, adorno d'infinito ordine di
di
Ar«
logge,
c por-
e porté
d* ingreffo
del lago, con
,
cit*conclatOi dalle
acque
palifchermo pronto per la
partenza di Rinaldo.
Per
fi
fecondo Balta.
Gabinetto*
'
Piazzetta, con Rottega di CafFè*
Sala da Ballo.
NELL* ATTO terzo;
^
Spiaggia del lago alle falde di folto bofco ^
ed in lontano ^fra cfuellc acque fi ;veggà la
fituazione ancor fumante, ove era
iltììae.^
Palazzo di Armida .
Parte intema di ahreno bofóo ^ in cui vi fia
un largo, che lafci però vedere il reftante
ftolo
della fpaziofa felva
In mezzo vi farà fi
famofò mirra foltiffimo ; con veduta di
fiume , e ponte di^ oro , per cui fi elitra
.
;
*i
d>vifato larga.
Inventore
,
Dipintore
*
j*
,
ed
Architetto delle
Jolli Mòdanel^,
Ajucantc della Reàl Foriera di S.M. (D. G.)
Scene
il
Signor D. Antonio
NÒf
NOTA
D
E*
BALLI.
Primo Ballo
La Forza
é
d'Amore ^
Secando Ballo i
Vedova
di Ipirito*
NOTA
AD r B A L L E R
^0T
I
Inventove^ e direttore de" balli
Il
Signor Onorato Viganò
N
I.
.
.
Efeguiti da [cguenti
Onorato Viganò.
Sig. Giufeppe Tra-
Sìg«
fìeri
Sig.
"
^
Becca*
Colomba
'
^"
Sig.
ri
Anna
Sig.
.
Ra-
Franccfco
Torfelli
Sig. Caterina Ricci
•
.
fetti
FIGURANTI.
Sig. Francefco Beltra-
mo
Cim-
Sig. Francefco
mino
Sig.
Sig.
Antonio Gioja
Giovanni Filip-
pini
Sig.
Andreana Girai-
di
.
Sig.
Rofa Zannetti
Sig.
Anna
Sig.Maria Milongini.
Angela-Michele
Sig.
de
.
Sig. Franccfco
Anto-
nio Teffero.
Sig.
Juliis
Colómba Tor-
felli
Sig. Luigi Aftolfoni.
Sig. Caterina
Si.Gaetano Pettinato.
Sig.
Sig.
Gaetano
Squil-
laci.
.
Giannini.
naccio
Sig.
Tomeo.
Antonia
Rubi.
•
Anna Magna
Sig.Anton.delIa Ratta
luventore^ e direttore del Vejìiario
il
Signor
Francefco Mari/cotti.
ATTO.
ATT O R
ARMIDA
I.I
Prindpcfla Reale di Damafco
j
amante di
La Signora ^nna
RINALDO
fredo
,
^mids.
medefima.
della
Il
de
Principe del Campo di Gof.
Priggioniero di Armida , ed amaaft>
,
Signor Giùfcppe aprile.
ERMINIA
amante
,
Principefla
Rcak
diAntiocbÌ3i|
Tancredi , di cui va in tractìa,
veftita con le armi di Clorinda /
La Signora %/ipollonia ^architi,
f
di
TANCREDI ,^ltro
Principe del
Campo
.^[]
Goffredo, innammorato di Clorinda ^/
// Signor ^rcangelù Cqrtpm
Cavalier di Guafcogna , ri.
,
bellato da Goffredo per feguir^ Armida
|
ed amante di effa
// Signor ^i^vo Santi .
ed
,
// Signor Cerlando Speciali
A rp^bidue
jl
RAMBALDO
%
PANO
UBALDO.
|>
Cavalieri,
fpediti da
Signor Tommafo Galeai^^u
Goffredo, per ricondurre Rinaldo ai Campo.
1/
,
.
jX
Mufica è del celebre , e rinomato Macftro il Signor D.Niccola Jomrrielli, Napo
La
litano
air attuai fer vizio di S.
,
liifima
J,
M.
|i)
Fede-
•
ATTO
^
T T O
1
I.
edata interna del Caftello d'Armida
Porta d' ingreffo , e Ponte levatojo
ancredì
nia
j
,
Ramb^tldo combattendo ;
e
con fpada In
in abito
A
m.
Xx
%n.
mano
,
con
che
•
•
*
ErmU
calat^^
e vijìera
,
da Clorinda ^er
Lfin ceflate
Invano
,
Campagne.
corrifponde alle vicine
dt'^iderli
•
•
T'afcondi all' ire mie, finché non vegga
Deir infame tuo fangue il ferro tinto ,
Ti
feguirò fin nell'inferno
am.
Ho vinto, [a)
Ma qual fofca improvifa
an.
Notte m' invola
m.
un.
Il
(
Ah
m.
mio
al
difendimi
Dunque pugni
,
così
{
fei
,
.
,
•
,
Oh Dio!
T Idolo mio.)
!
Quando
alla
fuga
vai la vita?
traditor? torna al cimento.
Erminia
,
e che farai
tn. Ove trafcorfi
Che far dovrò ?
Dirà
?
ti
.
trionfo
o Ciel
viver devi, a che
Dove
,
?
tutto pavento.)
o Stelle 1
Forfè a ragione Argante
che troppo
al
mio dover mancai,
Quan-
A
Fei^»)
10
SCENA
I*
In fuggir Rambaldo fi vede fubito ofcu^
il Cielo , ed alr^are
il fonte del
rare
ftelU.
ATTO
2
Quando indarno
Al nuovo dì.
Clorinda
Dove
,
oimè
Ma
intanto,
.
!
difparve.
Non
fei ?
Erm. (Ed
m'afpetti
.
•
rifponde
.
•
con feguito
,
.
non moro!
Rambaldo
,
;
.
SCENA
io
/
Ahmiotefor
)
IL
e detti
.
|
Tu,
Ram.
che baldanzofo
|
V-^
Nella foglia fatai d'Armida entH
Il ferro cedi, e alla fervil catena
(ft
Porgi l'incauto piè
non ti lufinghi
:
Speme
Ah
Tan.
Tu fai
fcampo....
di
{a)
traditor, per prova
,
fe
avvezzo
Pria di lafciar
a contrattar
la vita
con mori
,
Lafci il ferro Tancredi; Invan
Se torni fconfigliato . . , . {b)
Ra^tn.
fuggirti
\
Olà Compagni,
Si difarmi coftui
Erm. Signor,
ti
.
(c)
piaccia
|
In quefta ignota mano
Deporre il brando. Un difperato ardire
E' furor non virtù Nella tua gloria
•
Nella tua vita , affai piìi , che non per
P'intereffe ha il mio cor.Se chiedo il branc
E' preghiera , o Tancredi
,
e
non coman<
Tan,
(a)
illumina nuovamente la Scena.
(bj Stegue
nuova
^tiffa
fra Tancredi
^
e
R^
baldo.
(c)
Corrono
i
Soldati per diffarmare Tancr
che Jì difende
.
PRIMO.
3
Tan. (Chi refifter potrebbe all' idol mio,
Clorinda,che impone?) eccolo, io cedo//i)
A
Ma
cedo a te
Non
gir della
ma
:
Rambaldo ,
tu
altero
vittoria,
Se tutta devi a labbri fuoi la gloria.
Non è viltà, s'io cedo
In quella man 1' acciaro
Se da que' labbri imparo
Lo fdegno a moderar.
Soffro per or l'orgoglio,
Soffro
il
tuo fafto, e
'i
foco:
poco
Tutto farò mancar, {b)
IIL
Rambaldo , ed Erminia
Forfè
,
chi sa
?
fra
SCENA
.
Tu
Ram.
,
che tanta hai cura
Di Tancredi chi
Efm. Lunga de' mali miei
,
fei ?
Come
qui*
[S^^^d^^
E' l'iftoria, o Signor. Erminia io fono.
In Antiochia nacqui , e a regia cutJa
'Pur debbo il mio natal
Ramé Erminia, oh Dio!
So che nel gran cimento
Pel Franco Boemondo
,
L'
incoftante fortuna a te
Si dichiarò
Fra
le
.
Che cadde
il
nemica
Regno
,
e preda
fpoglie del vinto
Fofti tu di Tancredi
A
dà
2
Evm.
[pada ad Erminia , la
quale la xonfegna ad una guardia
(b) Parte feguho dalla metta delle guardie.
(a)
Tancredi
la
.
'
ATT
4
O
Erm. Ah! Da quel giorno
Di Tancredi a' bei rai
Siaccefe
cor.
il
Laccio mai
Di
riveder
Non
so
,
fe
amor
V amante
ftrinfe
ancor più
.
La
forteji^
lontananza
Accrebbe in me il defio. Rifolvo alfine,
Coir armi di Clorinda, alle Latine
Tende, fra l'ombre ofcure,
Girne a lui fteffo, e pria,che alcun mi fcopra,
Con un folo fcudier mi accingo jall'opra.
j
Ram.
Siegui.
Ertn.
Come
j
I
fpingefli
I
l:
r
Un
lui , come m'aflalfe intanto
Nemico ftuol , che mi credea Clorinda ,
Lungo fora il racconto, e a te nojofQ,
mefib a
|
Fuggii la notte, e '1 giorno
In balia del Deftriero . Alfin qui preffo ì
Stanca al fuol m'abbandono All'improvilb g
Fragor delle voftre armi indi mi defto:
Mi frappongo fra voi . Ti è noto il refto.
Ram. Donna real , ti raflicura . In quefta
Deir umano piacer Regia amorofa
Dove Armida il mio ben regge TlmperQ,
Nuir avrai da temer. Ormai deponi
.
I
i
,
I
Il
grave usbergo, e
Erm. Amico
Tu
puoi
'1
lucido clmQ.
,
la già
perduta
Calma rendermi in fen. Tutto a te noto
E' il povero mio cor. Tancredi adoro,
II
l|
Da
Ratn»
te per lui la libertade
Nò
qui
,
come tu
implbro
credi
'
,
,
i
Io
PRIMO.
Io r arbitro non fon
De' vinti il fato.
A
Erm.
Ma
lei
dirò.
..
.
Topra
Affrettarfi convien
A
S
Pende da Armida
.
Chi sa, che intanto
.
Armida iftcITa.
Di Tancredi il fembiante
Tremar mi fa ...
Ram. ( Queft' altro inciampo ancora
Manca al mio amor. ) E ben, la mia Regina
a lei m' invio
Si vada a prevenire
Farò per te quanto mi lice Addio (a)
quei rai non
s'
accenda
.
:
,
.
SCENA
.
IV.
Erminia fola/
^j'Umi
del Cielo, avete
Più fventure per me?La Patria,il Regno,
Il Genitor , V amante io perdo
E quale
Altra mai fpeme a confolar m'avvanza?
Ah ! più regger non può la mia coRanza,
Da quel primiero iftante
Che aprii le luci al giorno,
.
Sempre mi
Sdegnato
Muovon
per
vidi intorno
il
mio
me
deftin.
procelle
Nemiche ognor le ftelle
Quando nel Cielo un raggio
:
noli)
Vedrò fereno
alfin
A
]
Parte
]
Pane
col
.
r$Jlo del
?
(^)
SCI.
3
fuo feguho
•
ATTO
N A
é
_
C E
S
V.
Deliziofo Giardino nell'interno del Palazzo
d'
Armida
,
fparfo tutto di vaghi Fonti
e di Statue di Genj
zano
intrecciati
vede
maeftofo Palazzo
profpetto
fi
alcune Fontane
*
Ninfe
e
,
fedoni
che
,
che fcher-
,
In
da lontano parte d^l
e nel piano d' avanti
tra
di fiori
.
trasformano
fi
in
Mofiri
Dano
DA'La
ed Ubaldo
5
.
torti angufti avviluppati calli
verga
e
,
'i
foglio
Ci ha tratti alfin.
Vàah Ecco r albergo. In
amico
effo
Gi«ce immerfo' neir ozio, c neir amore
Il
figlio di Sofìa
Dan. Fiaor fepolto
Abbaflanza languì da
Il
fuo valor.
Da
se dìverfo
l'Europa afpetta
lai
La bramata vendetta. Alfin Ti
La fopita virtù. Si fpecchi in
quello
lucido adamante
Di
Scudo
Ubai.
defti
fatai
.
Vegga una volta
.
...{a)
Da no
Qui
di leggiadre Ninfe
Si appreffa
•
A
un vago coro
miglior ufo
Serbiamci afcofi. {b)
Dan. Ah , V innocente zelo
De' noftri voti oggi fecondi
il
Cielo
SCE(a) Comincia ad udìrft
ti
rlmnelh
(b) Si nafcondono in dijlan^a
•
del Ballo.^
U
P
^.
1
SCENA
VI.
di Ninfe leggiadramente veftlte che
danzando precedono Rinaldo , mcflo , e pen,
Ittiolo
fofo
,
cui offrono varj doni di fiori
c rami di alberi
Rinaldo
yTA
R^».
,
frutti,
•
^
ìndi ^Armida
lafciatcmi alfin
ivi
.
.
Cotcfii
(^0
(doni
[b)
Recate ad altri . Ad intrecciar la danza
Gitene altrove Altri non voglio meco,
(c), E pur nojof^.*
Che il mio folo dolore
•
tornate d'intorno (^)...OÌà!Men vado (:e)
lode al
Ormai (/j
Se non partite
Mi
Ma
(Cielo
L'importune fen vanno
10 provo in mezzo
al
cor
Ho mille furie in fen
Ama Rambaldo ed
•
,
Di
f^)
,
Oh Dìo!
quaì
(
Dcna
qui non ho pace
^
Veggo , che Armida
io gelo ed avvampa
,
Mi
ho da vedere intorno
11 mio rivai , ho da fofFrirlo , e vuole
La mia nemicala mio maggior cordoglio,
Ch' io la creda fedel E non è meglio
Mille volte morir
Ecco T infida
gelofia.
:
. • .
E
viene a
Come
me
fuffe
a] iAlle Ninfe
I
c]
A4
ali^a
f'[s]
P^gi^^o
.
In.
t
doni
[d] S^arrejìano
le
Ninfe.
[f] Adirato.
per partire,
Ninfe
^
Rkufando
[b]
^
Stede penfofo
le]
ferena,
innocente, c non leggcffi
.
In fronte a
La
lei
fcolpita
nera infedeltà....
^^m. Mio ben
mia vita ;
,
Deir Itale contrade
Ornamento miglior. Dell'alma mia
Cura foave, eccomi, a te ritorno.
Per
quefto foggiorno
te
Rinaldo^ e
FoTiTiai
Ma
di
,
mia
fol
per te
mi
piace:
bella face
Come
ti fto nel cor ? De' tuoi pcnfieri
Son' io l'unico oggetto ? Udirlo ognora
Da' tuoi
piace
Ma
e
labbri mi
mi guardi,
Rm. Oh Dio!
( Che menfognera
tu
!
O
caro,
In
si
pochi
Sì
diverfo
^yfrm.
:
Idolo
)
momenti
ti
trovo! Alta di Regno
Cura mi tenne con Rambaldo,
Sua colpa il lieve indugio.
Rin. ( E in faccia mia
Lo
viene ad oftentar!
^rm. Che?
Qual
mio.
non rifpcndi?
taci
filenzio
è tutta
)
ancora?
importuno
?
Ah fpiega alme»*
Della fre^' accoglien-za
Qual' è mai la cagion ?
Rtn. Merita invero
Tutta la pena altrui sì degna Amante
Pure ho desio di compiacerti . Afcolta
Ma
per
La mia
I
l'
ultima volta
,
.
prefenza è un perigliofo incìampd
R I M O.
Airamor tuo. Tu non m'aLiiaftì
P
^
mai.
i Vuoi^ch'io parca? Ne andrò.Meglio è partire,
I Che viver qui cosi (chcrnito. Invano
I Tenti pili d' ingannarmi Ecco l'arcano •
M4m. Che! partir? Qui con noi
.
Ingiufto fci » fe pcnfi
I Solo è Rambaldo.
fia rea d'un penfiero. Io per Rambaldo
Ch'io
I
amor? A' miei
Potrei fentir
Egli è opportuno
difegni
e giova
,
Finger cosi
Scufe> e menfogne aduna^
ingannarmi non giungi ^
Rirì.
A
A
Ann»
I
te k> giuro
me fei Nume
Che
foi per
Un
fulmine del Cicl
\R'n.
Il
Non
Ciel
^
irritar
ti
Ah fe t'inganna ^
•
Nà, non
.
credelfi
,
jRnor
De* tuoi
fallaci
saccenti:
.
Avrei
Più nan mi fido
In quei primi momenti.
Quando amor mi giuralH
Cosi ancor favellavi
ingrata
,
,
,
e m' ingannaci
io parto
Ardi pure ad
Ma
•
e bafta-
foffrii
5
credo
ti
feno,
in
Quanto
Refta
^
»
fpergiura^
Sempre un rimorfo
Se
.
.
,
Addio
altra face;
chi turba a
me
la pace,
Tremerà del mio furor.
Ah che amore , e gelosìa
Già mi fpargono nel fcao
,
li
più gelido veleno
A: <
,
TI
ATTO
SCENA
IO
più barbaro dolor
Il
Armida
^^^^'irS
X-^
^^^^ /^^^^ 8^^^^^^ >
Dei
Il mio ben, la mia rita, il
Come fenza di
lui
Viver porrei.
Si
Si
Rambaldo.
poi
e
^
Parte.
.
VII.
fi
plachi
telo.
( ro.,,*
fegua.
.
.
.
*
vengo
io
,
momento
per un
perfuada alfin
Ram. Regina
,
mio
Nunzio felice. Il Ciel , per opra mia,
Già ti accrelce i trionfi Il più pofìTente
Terror dell'armi Alfire^il gran Tancredi
E' già tuo prigioniero. Io lo precedo:
•
Or
or
,
tuoi Cufìodi
fra
Qui giungerà
%Arm. Corri
Và
Ramb^^.ldo, oh Dio!
5
raooiun^i
Se mi ami
Rinaldo
ecco
,
la
:
prova
.
Digli, che non paventi, e che alto affare
Teco mi tenne a rai^ionar fin' ora ;
Che
tu della dimora
Folli cagion
Egli di
me
,
che quanto
fof|:>etta,
E' dal vero lontan ; ch'io fon fincéra ,
io non l'inganno , e fono ancor (juafera.
Ch'
ani.
E
tu pretendi
Ch' io ftenb
Onde
fedel
ingrata
,
mio
rechi al
ti
creda
Ch'io mi Jaqni
a
;
rivai
e poi
,
le
fcufc
,
non vuoi,
ragion?
%^7m, Cfie mai vedefìi
,
,
\
;
i
?
Di che puoi lamentarti ?
Ah mn è
^
I
quella
Di
1
I
R
P
Di
M
I
piacermi ia via
O.
L' effermi grato
•
Se t'è caro, deponi
I
nojofi
folpetti
de'
fedel
Sii
Ram.
(
Ah
!
efecutare
:
miei cenni
mai vide
chi
Del mio più reo deftin )
\Arm. E ancor non partì ?
ii^r/z.Vado/on qual più vuoi;ma non fdegnartL
Non ti fdegnar , mio bene
!
Perdona a' dabbj miei
Bacio le mie catene,
èijtjl
,
Tutto ùu'ò per te
vobi a chi fedele
-Ti adora un guardo almeno;
•
Ma
5
Quefto rigor crudele
SCENA
non
Soffribile
^Armida
Tati. 1
"\ A
tr^Cj-rhe
X-ir A nuovi
Di già pronta
Ibllievo
K/lrm.
Tan.
Prence
E
il
,
,
fi
è
Parte
.
^
Vili.
Tancredi
e
pretende?
A
nuove frodij,
o forfè
Agli irjfeli:.i
tradiinenti io vengo^
è la
morir
morte
?
.
che dici
?
che altro mai pofs' io
i'hn fperare, o tem^r? Orror m'ifpira
Qucflo albergo infedel, non mi fpaventa
L'ultimo faro, e vorrei pur morire.
Ma fra nemici .
^rm. E che
follie
mai quefle
Son Tancredi , le tue Qui non ha luogo
Cesi funefta cura. Onore, e lode.
.
5
A
6
Son
A T T O
li
Son nomi vani
.
A
tuo piacer qui godi
In più foavi oggetti
Inganna
i
dì
Son molefti
Ad
Tari.
altri
.
•
j
Faticlie
,
armi
c deftrieri,
,
penfieri*
ferba
Quefti accorti configli*
E ben nemico al genio tuo guerriero
E' quefto- albergo ? Parti
Vanne pure fe vuoi ma o redi ^ o parti,
Segnar dovrai di propria mano il voto
Contra Buglion legge di Regno è quefla.
Or* eleggi a tua voglia o parti , o refta «
Tati. D' un* empio giuramento
Detedabil mercede, [nvan tu fperi
w4'tm.
:
•
,
,
:
,
Che
'1
bel
cammin
della paterna legge
Per tuo cenno abbandoni: c
E le r incauto piede
.
Mi
la frode^
fé
tuo prigioniero,
(è
Libero ho ancora in feno il cor guerriero,
p^/n. Così d'Armida a fronte
Parla Tancredi
1
!
A
fronte ancor di tutta
L'Afia
>w.
Ma
favellerei
,
penfa, che
come
i
or raggiono.
tuoi giorni
Dipendono da me.
Ma il cuor d'un forte
\Ar)n. Abbaftanza, fuperbo ,
....
A
te già
an.
Tu
1
li
t
dicefti
,
io fofferfi
.
il mio oiuflo decreto. Ora
o
Abbandono la fcelta , o mori
E'
fésì).
,
Pria di giurar,
la
no^o
in tua cura
.
,
o gmra
morte
Eleg.
!,
I
Ih
R
ÌP
I
M
O.
ijj
Eleggerò •
%Arm. ùuncjiie morrai. Venite
A vendicarmi alfine orridi moflri
mio Idegno;
Quefta vittima rea , già vi confegno.
Se la pietà , 1* amore
alletta ,
Barbaro non
Del giufto mio rigore
Prova la crudeltà
Forfè al cimento apprefTcì
Conofcerai T errore :
Condannerai te fteflb ^
Miiiiftn del
Ma
SCENA
tardi allor farà.
[0]
IX.
Tancredi , poi Ubaldo , e Vano .
r/?«.|^Erfida donna, e credi,
Che nel cor di Tancredi
Abbia luogo il timor? Io ben m'avveggiOj
Che morir mi convien. Ma, o Ciel, che vedi
Del cor gf interni moti
L' innocenza difendi • In te ripongo
II mio valor. Quello , che m'oifrc intanto
Legno opportuno, amico il cafo , unito
X
Al mio
Ritardi
.1,1/^.
Olà
coraggio, in parte
il
mio morir.
fotterra
[aj Parte ^
[ój
ed in dl/taa^a
^ vedono comparire
co» Tancredi
fk-j^''''*^
[bj
Siegue la ^uffa tra i rnojìri
, e Tancrc^
ds.ed alla vq:c di Ì)ano
dsl
aYY^jhno
fi
combattere •
c«^r/if>^/-ere
^
ATTO
14
Tornate onde
Che tutto
an. Amici,
partifte
lice
O
io vel
,
a quefta verga
comando
.
[a]
mia ventura E come in queflo luogo?
Forfè voi pur qui prigionieri? All'armi,
!
Che vi aggravano il fianco,
Tali non vi ravvifo . Al fen venite,
Fidi con:)pagni
Alfine il noRro Duce,
Di Guelfo a'priéghi, e del
b.
A
Di
an.
latino
Campo,
Rinsldo permife
ritornar
Mi
•
è noto.
an. In quefto albergo
Con Armida
fi
afconde
il
Prence.
A
noi
Fu commeflb di fciorre i lacci fuoi.
Qui preffo al fiume, un vecchio
Ci fè dono del foglio, c della verga,
Con
cui
,
vinto ogni intrico
Siam munti
Ah
Il
a^n.
tu con
giufto
Con
noi feconda
impegno
All'opra
fnciivifo
,
ionoti
iliuftrc,
amici,
compagno
voi m'avrete.
E
ben l'incanto a fciorre
fatai, fi vada Ubaldo;
Dai Palazzo
E
fe
qui vien Rinaldo
di noi , quell'alma
Prima
Difponi a poco a poco. Al noftro campo,
Fcr'Pria , che rinafca il giorno,
la verga /comparifcofio i mojìri
\
PRIMO.
15
Forfè chi sa? Con lui fi? rem ritorno.
Odo , che un zefiro
Leggier
defta
fi
Che la tempefta
Calmando vh
Per me, che veggomi
.
Vicino
lido
al
,
mare infido
Più orror non ha
II
SCENA
Tancredi
r^«.T^Elice
X
X.
poi Rinaldo
e
,
[a"]
.
•
lui, cui tanto
E' conceffo dal Ciel
!
Me pure ar»r.at»
Aiperta il campo, ed io
Per un va^o iembiante
Qui refto
Air opra.
Rhì.
E
ci'
Armida
lonoto abitator
.
Nuovo
.
Chi
Rivai
fei?
.
Ecco Rinaldo:
mai quefto
chi è
Della Reggia
Come
....
pi igionier
•
?
.
.
•
.
Sarebbe mai
Straniero
•
.
Tancredi!
Oh
Dio!
qui giungi, e qual fortuna anì'ca
Qui ti guidò
Compagno
.
Deh
?
.
.
•
vieni a queiìo ienp,
O
Rln. Chi fono
Non mi
?
£
•
.
E
agli
in cosi
miei
,
.
qual richieda
conoici ?
Tanto d'afpetto
A
Cielo!
Amplclfi, a che t'involi
Tan. E tu chi fei ?
?
.
*
.
breve giro
occhi tuoi casigiai?
Ta>u
[a] Parte ccn
Ubalh.
ATTO
i6
ari.
Tu mi
fn.
Rinaldo non vedefti?
nuovo !^ Io non
lei
vidi mai!
ti
I
Delle fventurc tue
(Fede! compagno,
de' tuoi contenti
,
amico.
e
Ch'ambo Italia produfle.
Che mai non feparò deftin rubello,
Che morte fol potrebbe
^
•
jWw.
!Se
E
tu
.
quello?
fei
come
quello fei,
tu qui? L'invitto
Brando dov' è ? Dov'è lo feudo , e T elmo
D' uno fpirto guerriero
I fegni dove fon ? Dove il fudorc
Compagno alle
( Ah! Qual
an,
A
I
roffore!
odorofi^
capelli
Sparfi di
bianca polve
:
fpir'
:
il
volto ad arte
portamento
amare, e quanto in te
il
fi
vede,
moftra agli occhi miei •
die tu quel Rinaldo or più non fei^.
Diverfo
No
Oh
:
)
vefti
Compoflo
Che
I
grandi opre?
non fcorgo intorno
te
Che delicate
Che profumi
Che avellati
!
?
|zì/Vj.
affai
ti
Dio! Qual
jjj
Di me
ro(Tor
ne'^tuoi detti
afconde^c quale
mi prende lOrror mi fanno
Incognita virtù
fi
I miei palTati giorni, e tutto fcnto
Della colpa il rimorfo. Ozio, ed amore,
Mi trafler dal fentiero. Alfin fi prenda
,
I
La
ragione per guida
Si Cpczzì
il
gio30.,..(E che direbbe
Armida!)
R
P
M
I
I
I
Tati.
Or
Ah,
D'efler Rinaldo:
i
Defta
le
pur quello,
lei
il
tumulto
affetti
Facile è trionfar
Lo
.
.
voci
All' alme grandi
veggo anch' io
è alTai difficil prova
Vincer se
Paflare
i
Tronchi
Con
17
cftinguere in fen le giufte
Del tardo pentimento
Che
tu
tua virtù, vinci
la
De' contumaci
Non
O.
corainci a moflrarti
Ah ma vorrai qui ofcuro
E foffrirai che '1 filo
E pafli
trionfi una donzella
ftelTo
a'
,
.
giorni
?
,
?
quella macchia
il
vergonofo
nome
Alla futura età?
Rsfì. Non più Tancredi,
Rifolvo già ... . Ma come ufcir da quella
Laberinto funefto, e come al Campo,
Al Duce
Tan.
Il
ritornar
Duce
?
iftelTo,
Qui fpinfc Ubaldo,e Dano; e già fon giunti •
Una verga potente a lor concelTa
Da mano amica , il varco
Libero
n' aprirà
Dunque .... Si parta,
Andiam Tancredi ....
Riti.
Tan. Afpetta ,
Finché io cerchi ì compagni. Ei della Reggìji
L'incanto fcioglieran. Qiiì tu prepara
L'alma intanto
Ti chiama
,
Comincia a
e al
al
gran palfo
;
e fe a' trionfi
Campo un bel desio d'onore
trionfar pria fui tuo core
.
[^]
senta]
ZWf^^
A T T O
SCENA
i8
Rinaldo
R/^^OEnfi
d'onor
i3 Vi
cerco
Dell'amico
•
di gloria
,
non
e
,
voci
alle
XI.
^Armida
e poi
,
*
trovo
vi
io vi
,
Ah
Rinafcermi nel petto.
^
e perchè in fcno
,
?
ho fentito
D'Armida
sì.
perigliofo incontro
Il
S'eviti
aim no.
Soffrire
il
E come
a fronte a
mi
fuo dolor? Io non
lei
lento
Valor, che baiìi a si cruciel cimento.
di Tancredi, e Ubaldo
Ah,
Si prevenga
Mio
^Arm.
il
venir
.
.
.
•
ben
arreda.
Quale incontro fatai
{^^^
0
R/m. (
Che prova è que*
\Arm. Io di te corro in traccia , e tu non curi
Il mio giufto dolor. Lode agli Dei,
i
!
Già
ti
Supponi
fidi
di
"alfin
me
....
puro
:
Ma
il
Rambaldo m' ingannò ? Che
A
mio
tu fofpiri
,
!
foco
Ah
forfè
tornerefti
dubitar?
Rìn.
Nò.
'iArm.
Ma
Non
tranquillo intanto
Che mai vuol dire
Quel cangiar di color ? Quelle fugli occhi
Lacrime a forza trattenute , e il mefto
Tuo
Rin.
^rm.
I
jj
ti
veggo però?
filenzio
Che
(
Ma
crudel?
inferno è quello
parla alfin
,
ma
!
)
fpiega
mio, che t'affligge?
Armida, oh Dio!
Meglio è forfè tacer; Che
Idol
dir pofs'ìo?
Parla?
^^rnj.
PRIMO.
Mi
Anima mia
Rin.
xf
gelar!
fai
.
.
.
•
.
.
Se ti ho amato .... fe ti amo
•
Io lo so .... tu lo fai .... Ma il Cielo altrove,
.
Lungi da
mi chiama
te
Eterni Dei
Che
!
colpo inafpettato!
E
rifoluto
Sei di lafciarmi?
Rtrj.
Ho
rifoluto
y4rm.
E
quando?
.
Rin. Quefto . . ( morir mi fento
Quefto è r ultimo iftante ....
ì/frm. Ingrato , e puoi
.
Ed
hai cuor di lafciarmi
Fuggir quefto foggiorno?
ÌRIn.
A
te
Legge
Il
mi
d'
?
E
.
chi
)
ti
forza
toglie
onor
Più non cercar
.
:
confolt
tuo dolor. Per te non nacqui^ o cara,
Non
me. (Se qui più
) Addio.
nafcefti per
Comincio
rcfto,
a vacillar.
^rm. M'afcolta.
losche ti feci ? In che mancai
Mifera , in me punifci ?
Ria. ( Io già mi fento
Tutta l'alma in tumulto.
?
Qual colpa
,
^
!
t/frm.
h
Almen
ti
Quefto mio pianto
.
Ma
.
tu già parti
Qiicfla è la lè
Son
le
)
muova
?
,
promeffe
.
[bcne....[^]
[^] Ah, non partir mio
.
Infido ....
Anima
che mi giurafii
?
E
le
follie
,
rea,
e quefic
gelofe
On.
(a)
Piange
•
[b]
Rinaldo
in atto dì p.:n!re.
ao
Onde
ATTO
il tuo cor ? Or ti comprendo,
ingannarmi
Penfavi allor. Và dove onor ti chiama,
Và , pugna , vinci , alza trofei Spergiuro!
Ma comincia da me . Qiaefto è T acciaro, [a]
ardeva
Ad
Perfido!
•
Svenami
eccoti
il
Pria di partir,
Rw. Che
[
Mia
fen
.
Ricufi
?
Ah guarda,
[i?]
fai, t'arrcftà,
ragion dove
oh Dio!
fei ?
[c]
romperebbe
Si
Un faffo ancor] ....
•Arm^ Lafciami ; invan t' opponi .
[d]
10 vuò morir
Rtn. Ah nò. [e] Che fai? Mìa vita
( Ah refifta chi può . ) Ti cedo , ai vinto
Bada non piU: fra lacci
Torno tuo prigionier, perdona, un folle
Desìo d'onor mi trafportò: Son reo:
imponi , o cara
,
emenderò . Calma
Preferivi
11 fallo
Non
.
»
partirò
,
,
-
gli affanni
pria che la pace io tenti
Di nuovo a te turbar ,
Pera il campo con lui,
Arm. Và, non ti credo.
pera Goffredo
,
Rift.
a] Caccia uno fille
^
e lo prefen^a
do y che non F accetta
Vuol ferirfì
e] Corre a trattenerla c
a RinaU
.
'b]
Id]
!
Armida
tenta
/vincolare
la
mano da
Rinaldo y che la trattiene.
e] Rinaldo toglie lo Jìile ad Armida
gitta.
y
e 1$
'
PRIMO.
Ah,
Non mi
Rlì7.
Prova da rne
Qui
dimanda
mio teforo
non partirò fedele
credi!
Qual più vuoi
,
,
;
trarrò reco
Falfe leggi
4*
giorni miei:
i
onor fprezzo
,
Le
vaii
e non curo,
%Arm. Giufjilo,
Oh
Rid.
^m*
Dio! per quei bei rai lo giuro.
Ah tornate, oh Dio, ferene,
Care luci del mio bene,
Più rcfiftervi non s^y.
Ah placata , o Dio , già fono
Care luci vi perdono
E più palpiti non ò.
Dunque fei
.
Di te ficura,
Dunque io fon
L'oggetto amato.
Rtn.
Rììi.
if
*
1
.
.
\AYmf
^ ^
.
.
u^rm.
E
•
,
a difpetto ancor del
L^^d^ fempre
(Ma
.
il
Fato
,
cor farà.
non sò qual cura audace,
Qual penfier funefto intanto,
Và
Frà
turbando in
le
mie
me
la
pace
felicità. )
Fìn^ ddl^ %/ftto Prima»
AT.
Il
[a] Ciafcuno
dà
se^
A T X O
C
S
Ermtnta
Erm,
TN
X
Ram. E
Erm.
N
E
,
IL
A.
L
itambaldo
e
mi
promefFa
.
dunque
quefta guifa
ferbi
?
mancai?
già più non rammenti,
favor di Tancredi...
in che
Tu
Che in
Ram. E in
Che non
fuo favore
ad Armida
Erm. E che ottenerti ?
Ram. E che ottener potea ? Se appena
diflì
•
ei nefTo
Parlò con lei, che altero
Ne
La
irritò
clemenza
vuole ,
la
libertà
,
La Regina gli
Segua d'Affina
Ogni
offerta
Sfida
r
morte
il
E
pur pietofa
fol che T infegne
,
Ei pien di vano orgoglio,
offrì
.
ricufa
offefa
Stanca di più
A
:
fe
e alla vendetta
;
Maeltà
,
che alfine
foffrir l'oltraggio
,
\
e'I
torto,,
condannò...
Erm. Tancredi è morto?
Ram. Nò: non morì ^ qua! fortunato evento
Poi lo falvò da' Moftri è ignoto : intanto.
Per comando real va fra catene
L' audace prigionier
...
Erm. Come
mio bene
. 'il
Oh Dio ... Che crudeltà !...
?. .
!
!
.
Sapeffi
almeno
Che fcir per lui
Ram. Tu fteffa alla Resina
.
•
.
I
T'in-
I
SECONDO.
T'invia
chi sa
:
che non
,
La
Giuftiffimo dolor?
Forfè potrà
•
Ma
•
.
fi
muova
al ciio
tua prclenza
viene
Qui la Regina a lei
Erm. Son pronta. Intanto
Tu ancor del mio Tancredi
.
;
Non
fcordar. Alleggerifci in parte,
ti
non puoi,
S'altro
Del carcere
Ram.
.
Bafta
^
fue ritorte;
le
comprendo
:
SCENA
D'un'arnante
martir per prova intendo(^).
il
^Armida
AUnque
,
fia
ver
. .
e
mie
.
trionferà Tancredi^
morirà
.
IL
detta
mio potere
del
Dell'arti
Non
e fcem.i
orror ....
l'
.
.
Erm. Pietade, Armida.
[^]
t/^m.PrincipeflTa, che fai? Sorgi: (c)
Erm. Tancredi
.
Che chiedi?
.
fArm- E per Tancredi
Vieni grazie a implorar?
Erm.
%/frm.
Sì
,
.
Datti pace
Secondar non
E
vuò
EAm.
poffo
:
E' reo di mort^
che mora
,
Ah
:
ti
fe'nti
.
.
Ogni preghiera
E' inutile per
Em.
Pietà
ti
lui
. • •
defti
Quc
(a)
Parte.
(b)
(c)
%/fr(nida
la follcva
inginocchia
ATTO
i4
Qjjeflo pianto
(
Nacqui pur
ch'io verfo
,
infelice
!
Provarti in feno anior
norma
Mi
A
giammai
fé
:
tuo dolor. E' reo Tancredi,
il
10 morirà per lui
%/4i'nf.
U
.
mai vederti
alla mia pe^a
•
tuo bene in periglio
Il
Sia
.
Ah
)
Pi^t^
.
•
.
fento
poco a poco intenerir.
Erm. Ma veggo
Che hai pietà del mio duo!
Sotto vani pretefti
(
Ah refifter non
Qiiefta
Non
gemma
[ tirla
,
vincerti
(a)
prendi
,
e contefo
prigione
a Tancredi
,
fe
il
,
•
varco.
purché a
e
,
cartigo per or:
E' già decifb
lo volo
Deh non men-
Sarta
)
.
Chi Io falvò da' Mortri
Evvi con lui lo cedo
11
.
.
so
real
farà della
ti
Vanne
.
me
palefi,
e fe altro afcofo
a te
:
fofpendo
nega, U fato
•
Erm.
Ad
ubbidirti
Rcggan
.
I
pietofi
Cercar
Dei
tuoi difegnx, e
i
fra
i
miei*
perigli
L' amato fuo bene
Trovarlo rirtretto
Fra lacci e catene
E' affanno che opprime,
Che lacera un cor.
i
,
Ma
poi di fua
:
mano
Difcioglier chi
fi
ama;
Fgiot
^a)
Le dà
il
fegno
^
SECONDO.
E' gioja
5
vince ogni brama
Che
Che
5
compenfa
tutta
SCENA
La
25
contento
è
pena, e
dolor.
il
parte
.
IIL
KArm\da ^ e poi Rinaldo.
/rm./^H Dio! Chi sa chi giunfc
V-/ Di Tancredi in difefallo mi confon*
Altro del mio più forte
[
Sconofciuto poter gl'incanti mìei
do!
[mo...
Tutti ha già vinti ... Ah per Rinaldo io trcNè forfè invan ... Ma penetrare in quefto
Chiufo albergo chi può
Mi
figuro
?
Dove non
Eh,
perigli!
i
Tnpegnofa
a mio danno
u o
,
fono,
fon pur troppo
• •
Un. Io non dovrei
Regina, a te venir: ma chi potrebbe
Viver fenza vederti ? Io non ho core
.
Dopo il
fnn. Non
.
5
amore
mìo ben fe
Dubbio
crudele
Non
irm.
conofco
Ma
,
,
?
•
!
Pena dovuta al mio fallir
il pentimento mio , fe
Mi rendon l'amor tuo; mi
Ti amo mio ben
placata.
ami
Se
•
. •
.
e fon
,
,
Se mi credi fedele ?
Qiiefto chiedo da te
lìn.
•
più d' ofFefe
Si ragioni d'
Solo
.
mio
delitto
ti
adoro
,
ma
:
il
pure
tuo bel core
afcolt' Armida,
ed altro
Nume
che te
fon C aceri
B
Oae«
A T T O
Quelli accenti
mio
Idol
,
?
i|
Rin. Se un folo iftante
D' amarti ceflerò , fdegnatd
Uno
me
{pergiuro in
Quello
1
punifca
che ti abbandono
Del viver mio.
9^ym, Felice me! Soavi
,
Tenere voci O degno
Oggetto del mio amor
il
Cielo
il
;
e
!,
lia
\
punto eftremd
!
La mia felicità
F Non fon.,, nè
.
Tutta in te trovo
pur tranquilla
so perchè,
.
!
Ma
.
i
Rln. Forle ritorni
A
ì
me?
dubitar di
w^rm. Volendo ancora
Non
Rlìì.
lo potrei.
Ma
che
affanna
ti
4//m. Ignoro
La cagion del
Rhi.
Da
é^rm.
Rirt.
Ma
fpiega
?
mio duol
almeno
qual dolore opprefTa ...
Che poffo dir, fe non l'intendo io fteflai
Caro mio ben mia vita
Deh non turbar qne' rai ;
,
Tu
L'
Ah
fofti,
e tu farai
arbitra ogn* or di
me
•
perchè mai t'affligge
Quefto dolor tiranno ?
Quefto crudele affanno
Onde
fi
defta in
te?
part
SCE.
SECONDO.
SCENA
Armida
Rambaldo .
poi
e
,
xi
IV^
A
H! Ch'io ritorno armici
^rm,
Jtx Tetri penfieri Jl cor,a mio difpctto,
Mi
remi
Ram.
priifagifce
.
.
In quefto albergo
,
Armida
Gente armata fi cela,
^m. Ond' il fapefti?
m\Ram. Mentre poc'anzi afcendo
Della Reggia k fcale , ignoto vedo
^
[de
Stare un guerrier.Chi è mai,gli chiedo,e don-
Viene, e perchè. Quei Tarmi impu-^na, ed io
la tenzon ; e quando alfine
Accetto
Superarlo io credeva
,
luo foccorfo
in
Altri corre: alla pugna anche ineguale
Io non cedo
Di
.
lor già la
vittoria
Farmi ottener
^rm. E allora ?
Ram. Io non so come,
Allora in un momento
!
Sparvero agli occhi miei
Ah
sì, eh' ora
La mia tema
Serbaro
La
pace
Scopri
Ram,
i
Ma
,
gì'
dì
.
,
il
,
f vento.
qual nebbia al
comprendo
fofpetto
•
Eflì a
Se del mio cor
Tancredi
ti
è cara
abbi pietà de' miei timori
inganni
,
e
rei
i
. .
•
di che temi,
Efli che mai potran
%^rm. Forfè Rinaldo
?
Altrove trafpcrtar.
( Ah! Folle vero.
Ram.
B
)
a
Er
ATTO
28
E
tue, che fanno
•Jrm. Arte con arte
l'arti
Si delude talor
Scuoto
E' quel
Ram. E
.
Volgo
?
le carte
^
:
verga, e ignoto a'miei Miniftri
la
che chiedo
,
penfi
dunque
.
,
•
•
^4rm. Io penfo
Che venner
Ram, E s' egli
beneficj
I
per Rinaldo,
ingrato
tuoi difprezza
.
.
•
.
Oh
Dio!
Più pace non avrei ....
(t/^m.
Ram.
(
Speranze Addio
.
)
dovrò la vita
Se i malvaggi ritrovi Ah s' io li veggo,
E poffo efaminar V incanto ignoto ,
Rinaldo almen non partirà , lo fpero
K^frm.
Io
ti
.
Diilruggerò di quefta
Nuova maggia tutto il potere afcofo
Vanne corri Rambaldo
in te ripofo
Pietà del mio tormento
Ram. Troppo da me pretendi
.
i
:
,
:
»
:
O
o non intendi
Crudeli qual vuoi da me
Prova funefta
'
fingi
,
T
:
:
\^
l/i
•
Altrui pietà richiede
Chi mai
Che
Che
pietà
^
,
l
non
-IP^
ha,
ftrana crudeltà
legge è quefta
,
(a)
'
l
SCE.
(a)
Parte.
SECONDO.
SCENA
^Armida fola
già provo
Mlfera
.
me!
Avverati
i
prefaggi
:
Ah
A
Queftì ignoti guerrieri?
!
Chi faranno
che qui giunti?
Rinaldo, oh Dei! Rinaldo....
Qiiafi veggio partir .... Mi fdegno invano,
Con chi non so»... Vorrei..-. Ma non intendo
Io fteflTa i mici defiri E il pianto io trovo
l
'
Non chiefto in su
Numi che deggio
'
5
Ah
I
|aJ
).
zf
V.
ti
,
fento
le ciglia
far
:
Chi mi
?
mio povero
configlia?
core
Agitato da fpeme, e timore,
Palpitarmi dubbiofò nel fen
Ma chi turba la pace , e la calma
Ma
Ah
?
chi fveglia tempefte nell'alma?
SCENA
comprenderlo almen?(;7)
VI.
Rinaldo , e Ubaldo , indi Dano .
Rln* T\^TO non fia ver , eh' io manchi
Alla fede , air amor . Armida è il
E r ultimo penfier....
(primo,
!
potefli
:
Vb. Ma penfa, o Prence,...
Rln. Ho già penfato.
Vb. E vuoi ....
Rln. Qui rimaner.
Vb. (Giunfe T amico alfine.
)
Torni opportuno.[^] Io mi diffido,© Dano...
Dan. Dunque avremo per te fudato invano?
Come!
rifolvi addetti
B
[a] Parte.
[b]
3
^Dané.
Dcir
ATTO
36
I
Dell' amico Tancredi
Di Goffredo,
perdono
11
Dunque
{
il
,
?
venir noftro
T armi :
e
?
•
.
.
•
Che amaro
Rimprovero crudel
iDan. Ov è Rinaldo?
I
penti
ti
Fra V ire ,
e V Europa , e tu
inutil farà
Bolle TAfia
Min.
cura, e
la
)
e poi
,
Campo
e del
!
)
Un' immagine un' ombra
Di te non trovo Emenda il fallo , e
Che dal letargo fcoflb
,
.
moftrai
I
I
Ritorna in te Rinaldo.
Oh Dio
Rit7.
Vorrei
!
.
. . .
,
non
Sì
.
•
pofTo
.
.
Ma
l'
amor
•
•
• t
Dan. Guardati in quefto {a)
Scudo, Ti riconofci^
Rln. O mia vergogna (^)
!
O
mio
Non
roffore
più
:
Ed
!
io chi fono
Che vidi In
mi fento
!
?
Amici
petto
Rifvegliar già
V
eftinto foco
Amici
m. Ah
,
.
Io fon
andiam
altr'
uom
.
Vi
feguo-
.
lode al Ciel
!
Dan. Deh vieni
Anima
grande a quefto feno. Io fento
Per gioja umido
Te
folo afpetta
il
ciglio
.
E'
.
Il
Campo armato
a te dal
Ciel concefTo
Troncar la felva, altrui finor contefa,
Là vieni, o Prence : e di tal gloria onufto
Ti
[a]
Dano
gli prefenta lo feudo
{bj Tutto sbigottito^
€
rammaricato.
l
SECONDO.
31
Ti rivegga Buglion L'Afia fuperba
Tremi al tuo nome: e le nemiche mura
.
Cadran lotto
tuo braccio
il
.
Andiam
Rm. Andiamo,
UA. Sì
:
Tra'
ma
Tancredi intanto
lacci lafcerem
Povero amico!
Rìrj,
me
Egli è per
Nè
Uè.
A
partirò
,
in periglio
fe
prima
.
.
•
Io vado a
lui,
•
cimentarti,
Io di Tancredi
Prence, non riternar
Già volo alla prigione al minor varco,
Che ha l'adito fui lago andate, ed ivi
Con lui farò. Per tragittarne un legno
.
:
Pronto è colà.
Si rompa ogni dimora
Io già mi veggo alfine
Arbitro di me fteflb . E tutto avvampo
Di novello valor • Sì vada al Campo . {a)
Vfb> Ecco de' miei fudori
Ecco il frutto appettato alfin già vedo.
Grazie , o Ciel
Son contento : io più non
arte , e T ingegno
[ chiedo
jR/w.
:
Giova
Se
il
Regge
Ma
il
all'imprefe,
Ciel cortefe
l'ardir.
Cielo amico
Se non vi ha parte',
Si fianca indarno
L'ingegno,
e Tarte,
B
[aj Parie con
Dano.
4
Nè
A T t O
3i
Nè
"ran difegno
il
Si può compir
G
S
da
,
N A
E
Luògo fonerraneo
I
fotto
,
,
i
!
,
Caftello di Armi-^:
di lei prigionieri,
Erminia
forte, eccomi
hicìi
TN odio della
X Forfè prefTo a morir. Chi
Quindi
.
VII.
il
in cui fono riftretti
Tancredi
Tan.
I
Parte
.
i
•
sa?
alfine
Rinaldo
I
partì cogli altri, ed io fra lacci?
Mi fero me Coi mio morir finifce
La mia gloria, il valor. Dudon felice,
!
Che pugnando morì de' miei nemici,
Che fra V armi perirò oltre V obblio
Guida i nomi la fama! E il nome mio?
Ah glufto Cidi.
Ma fento* (a)
1
:
I
j
,
Strider della prigion le porte
Già
la
morte
è vicina
.
Eccomi.
Erm. Tancredi.'
Tan. Erminia/ E quale
Nemica forte or qui
I
,
QjLiefta
'
barbara fede
E come
qui
.
ti
A
Ah
.
j
|
]
forfè
Oh Dio. {è)
guida
?
Ah fuggi>
che venifti
!
?
?
Erm. Teco qui venni. Io fono
I
\
Che accefa a' tuoi bei rai , notturna volfi
Alle tue tende il piè. Sola fugii
Neir armi avvolta di Clorinda . Il brando
A
me
cederti
.
AU' amorofo
affanno
Cercava in
Tan. ( Oh Dio Che inganno )
Erm, Qui mi conduce, o Prence,
te riftoro
I
!
I'
I
|i'
!
Il
i
[a] Udendo con attenzione*
I
i
[b] Maraviglio/o.
(SECONDO.
33
A' prieghi mici
Già ti concede Armida Ella m' invia,
La libertà ti donaT altra non chiede
II
dcfio di falvarti
•
.
Emenda
Chi
tuo
al
fallir
ti fottraffe
che a
,
moftri
a'
,
Si afconde in quefta Reggia
Appaga
Mal
i.^
e
s'
altro teco
.
Il
fua defio
alfin
Ah
Tari.
palefi
lei
Armida
Principerà!
conofce Tancredi
Ouefto lo
ftil
.
vendono
,
E' de' tiranni
i doni a prezzo
Deir innocenz' altrui
Erm. Deh , fe non curi
)
II
1
viver tuo
Abbi
>?
Tari.
di
Ma
Io
ti
qual pietade? Ingrata
vivrei
Quant*
Ma
,
,
Ah
E
Nacqui
Men
reftar
corti
Nò, non
ti
deggio;
!
Deggio
Afcolta
Io vedo»
lafcia,o Principeffa»
Cosi non dir.
Taf).
.
quanto
mora
eh' io
!
qui raminga, e fola
infelice
....
:
Se concedeva
[
me
fiamm' accefo
Erm. Oh Dio
^
per
poffo fare?
Lafcia
i
più vivefli
fe
,
oprarti
d' altra
Che
pietade
,
me.
i
ti
il
Cielo
me
giorni a
,
fenza difela
avrei Jafciato
Della forte in balìa ; ma che poQb io
In quefto flato ? Ah prendi
Quefta gemma , e in mio nome a Bocm.ondo
Vanne,
n;irra
i
miei
cafi
B
I
:
a lui
domanda
Per
ATTO
5+
I
Per te fopcorfo ; eì
Forfè non fdegnerà
I
riporti
di
Deh
A
lafcia , o Principelfa
più fereno Ciel....
,
Ma
Queir
chi riapre
SCENA
orrida prigion
in foglio
Qiiefto foggiorno
.
[a]
!
VIIL
Ubaldo y e detti ,
^ 1 ^ Ancredi , andiamo,
Uè.
Tayj.
Come ancor qui? Io già
JL
Pronto a partir,
^
Ah! Ch'
E
rivide
ei
dagli incanti
,
Del pentimento
A
pentirfi
Armida,
e da quel
allpr^ colto
•
Tati.
Ed or ?
Con Dano
Prelfo
il
volto aftretto,
ifteffo
Scopriam lo feudo ei
QusI di prima è diverfo
Vb.
Ri.
[ n:iklo
tornò. L'ultima prova
Tento con Dano
'
lafciai
al
vi
il
momento
guarda
fi
,
e vede
,
e in se già riede
;
un legno
varco
lago n' attende
è pronto,
E fol di noi r arrivo
Da lor s*afpettà
.
Erm. Andiamo
•
Ah sj , che ii7--CieIo
Veglia chi tutto regge,
E l'innocenza, e la virtù protegge.
Fra r orror di notte ofcura y
Ta>7,
E
'1
furor del
mare
infido,
Più trovar non crede il lido^
Si confonde il buon nocchier.
Fra
[u]
Udendo aprire
ìì
Carcere
é
SECONDO.
Ma
3$
vede a un raggio amico
Poi vicino a quelle Iponde
fi
Ch'ei confufo
mezzo
in
all'
SCENA
Largo
del
onde
Pane.
Diipcrò di riveder.
IX.
rotondo , e ricco Edificio d'Armida,
ordine di loggìc e por*
circondato dalle acque del lago, eoa palifcheriTio pronto per la parten»
adorno
d' infi«ico
te d'ingreflb
,
za di Rinaldo
Rinaldo^
i?/»."r?
i ^
e
Non giungono
Il
[do^
Vano.
ancor Tancredì,e Ubai*
luogo è quefto pur, è quefto
il
legno^
Ch'ex ne accennò! Qualche fventura
Dan, Io lodo
L'intoleranza tua ; ma il tempo, o Prence^
E' men veloce alfine
Dell'umano penfiero% Or fi è divifo
Ubaldo, e qui fiam giunti appena alfine
Vincer dovea gì' intrighi , e inoflervato
Condurfi a noi , ne ruinar V imprefa
Per un breve momento •
R!n. E' ver , ma tèmo.
•
Chi
sa
,
Accorta
potrebbe forfè
della fuga ...
Ah
quali grida
.
• c
Egli è Ubaldo, che vieni
Dan. No: giunge Armida.
SCENA
v/frmlda
,
X.
e detti
•^'•T^Ove corri Rinaldo. Ah ferma! Ah fenti.
tX-^ Dunque mi lafci
B 6
Dan.
?
.
ATTO
36
I>an. (
Non
Andiamo,
(a)
mancherà ad Ubaldo
Altra via di
^rm. Ah
falvarfi
.
]
perchè tanto
Sdegno con me? Forfè quell'odio è peat
D'averti amato? Ah fe la colpa è quefla
Son rea., lo vedo, e al par dimefeireo
Tu fteflb ancor
Rin. Armida oh Dio
ìDart. ( Rinaldo.
) (^)
Rw. ( Pochi accenti (c)
•
I
.
• •
!
I
.
Dan.
(
Ah,
ch'io
temo.
)
(d)
Rtn. Alto dovere
Mi
chiama altróve , io fecondar lo dcggio,
Così prefcrive il Ciel
L'Italia , il Duce
I
.
I
l<
L'armi,
Mi
:
la gloria
,
i
Genitori
,
e tutto
allontanan da te: Più che non credi
Di te mi duole,
non è fdegno il mio,
Che mi aftringe a partir.Entrambi errammo,
fi
I
'
I
II
I
ì
'
Ci
Dan.
Ne
;
pentimento entrambi
affolva del fallir.
(
Bafia Rinaldo
qui giungon gli
.
[e]
amici
.
)
ÌRin. Si parta alfin ...
Tu mi abbandoni? Oh Dio!
Senza volgermi un guardo , o dirmi addio?
Lafcia almen ch'io ti fegua , in vefte umile
'\^rm.
j
I
Raccorcerò
il'*
'
le
chiome,
fa] Piano a PJnaìdo
[c]
\
rj
Plano aDA?ìo.
Piano a Rin^^ido
.
e qual tua fsrva
[b] Piano a
Rm.
[d] Piano a Rinaldo*
.
SECONDO.
Ti
feguirò
me
Preda
Rlrj.
Dan.
,
E
Dano
E
:
fra
i
condurrai
,
refti
che dici ? (a)
ancor dubbiofo
chiedi ancor configlio
iR/w.(GiuftoCiel,deh
^rm.
I
Penft,
non
mi
parli
,
?
aita in tal perlglio!)(^)
e
non mi degni ingrata
Neppeir d'un fguardo folo?
I
,37
tuoi trionfi avvinta,
Ove
s'intefe
Tirannia piii crudel? Giurava Tempio
Coftanza in faccia mia : chiedeva fcufe
I
Al mio
r
tradito
amor,
Rh. [ A quefti accenti
Le magnanime idee d'onor,
Fuggon
'
dal cor. ]
di lode
j
Io...
Dan.
( Se piìi refti , tutto [e]
Perduto ai già della vittoria il frutto.
)
Rirt. (Eccomi accinto.) Io già ti lafcio Armidat.
Va, cediamo alla forte,
Rimanti in pace, e come faggia alfine
Gonfola il tuo dolor. Ah, tu non fai
Come io mi ftia nel fen quanto mi corti
Quefta Eroica fortezza . Addio . Non lic<^
te meco venir. Vivi felice.
•^rm. Vivi felice! Indegno,
:
A
'
Perfido, traditore; e tu nafceftì
Italo terreno ? Ah non lo credo ì
Nè te Sofia produffe, e non fei nato
Neir
Dall'Azio Sangue tu. Barbaro , infido,
Caucafo gelato , o qualche Scoglio
Il
B
[a] Rlvolgendofi a
(c)
Dano.
Piano a Rinaldo,
Ti
7
[b]
Da
se,
ATTO
:?S
Ti
Te
Un
ciiè
vita
la
e nelle felve Ircane
,
una Tigre allattò
Per quelli indegni
fulmine non vi è ? De' Numi in Cielo
:
La giuftizia che fa? Ma quali Numi
Io vò fognando! Ah! Che fon nomi vani,
non curan di noi L' inferno tutto
Svolgerò contro te Vanne , nA penfa,
O
:
.
Che nudo
Mi
fpirto
ombra
ed
,
avrai fempre feguace, e la fra
Godrò veder da
mille colpi
Tarmi
e mille
,
il core, e dall'aperte vene
Ufcir r anima rea: preffo a morire
Udirti fpero ancora
PafiTarti
Chiamarmi
Ah che
Rìn.
a
nome
,
Toppreffe
e farà tardi allora
duollMa Dano
il
.
[a'J
alfine
E* crudeltà .
Debole a quefto fegno
Non ti credeva Io t' abbandono : addio,
Rin. Ferma. ..nò., .va. .a Che nero cafo è il mio!
.^Dan.
ii
1
.
Gunrda
chi lafcio {b)
Rifolvermi non sò
Deh
fenti
Oh Dio
A
no
Che
Ah
!
!..
.
•
!
.
. •
.
.
.
.
afcolta.
.
amato bene
non partirò
.
Che
.
.
\c)
!
difli
.
. .
{/]
.
o pene
i
. .
barbaro dolor
mi fi fpezza il cor
!
Fra tanti affanni.
Dm.
(a)
(b)
(c)
Sviene /opra un fajjo
Dano
,
.
cbe fi volge fevero
incamiua per feguir Dano
,
e
.
poi fi fermuf.
SECONDO.
Dan. Alfin giunge Tancredi.
G E
S
Tancredi y Ubaldo y Erminia^
Dio!
Rìn.
N A
39
XL
detti.
e
\J
Ma lode al Cielo
Dan.
Opportuni ^iungefte.
Andiamo amici
Uh.
E Rinaldo
Come ?
Dan.
Tan.
Erm. Perchè
qui refta?
?
Dan, Vacilla in faccia a lei
Tan. Prence , deh qual viltà
Ub. Non più fi vada ...
.
. •
[a)
|
Ah
SCENA
Rln.
,
dura è pur della virtù la ftrada
xir.
!
(^)i
Rambaldo , ed ofrmtda [venuta .
R^wa.TP\l Rinaldo il partir^ Tamor fprezzato
Della Regina , e la fedel mia cura
Tutto mi fa fperar Ecco fra T acque
Già fugge il legno... E quale
Spettacolo funefto
Armida o Stelle
.
!
Come
ha pieno
dolore
Il
%/Irìn.
O
.
,
il
!
volto! Ahforfci
!
j
R^m. Ma torna
L'alma agli ufati
Armida...
£ tu chi fèi
^am. Mio ben.
(aj
.
opprefTel
1
Dio
.
morte
di
?
.
'
uflìcj.
.
.
•
xArm.
Prende per mano 'Rinaldo y che fi ferma
penfa y e poi parte dicendo,
ih)
Li ftegue
'
ATTO
40
Fuggi crudel dagli occhi mici
Ram. Or non conviene un duolo
•/irm.
(a)
.
Difperato irritar , nè abbandonarla
In quefto Rato.
\i/frm. Oh Dei .
Rinaldo . . * (è)
k
. .
Ram. Armida
Già Rinaldo parti. Deh mira il legnoi...
Léym. Dunque partì r indegno Ed ha potuto
Me qui lafciare Ah eh' io dovea neirempio
Incrudelir , quando fortun' amica
!
.
Mi
Che
Che
aprì la via
pietà funefta allora
:
or tanto cofta
ti
giovar
me.
Mifer' Armida!
tante
le
Arti Teflale alfin? Quefta bellezza
Che ti giovò? Dono infelice, e vano
Di natura
Ah
,
c d'
amore
io ti vifiuto
,
fe può nulla
negletta
beltà
mia
La
Tutta fi adopri ; e la mercè fia quefta
Del troncator dell' efecrabil teda
Odio, furor, difpetto,
Dolor , rimorfo , e fdegno,
Vengon nel punto eftremo
no! pera Rinaldo, e
Tutti a fquarcìarmi il petto
Ardo, deliro, e fremo,
Ho cento fmanie al cor.
Udite
,
o
furie udite
Vi muova
il
:
,
mio tormento.
A
vendicar vcHiite
Il
mio
tradito
amor
,
Ec)
Rìcomfcsndolo
.
(b)
Sorge.
SECONDO,
41
Megera. Ecco le faci
Scuoter fanguigne! Udirò i prieghi miei
Ecco i fegni funefti il Ciel fi ofcura! {a
Ecco Alerro,
e
:
Il
fuol
vacilla
L'inferno fotto
I
e niugge
,
i
piè
.
.
E
Vadafi
.
queft
Reggia de'miei contenti, or degli affann
Monumento
Arda
,
crude!
in cener
fi
^
Pera
Deh recatemi, o
Furie
E
traditor
fi
punifca
Quanto
Fece
il
il
,
ruini
,
[b)
fciolga. {c) Il carro ufato
:
Andiam Rambaldo,
:
tu fai
per quell'indegno
mio amore. Or che farà
Fine
Io fdegno.[^]
deW ^tto IL
AT[a] Si vede ofcurato
il Cielo da fpejfe nubt;
trema la terra ^ e s'empie d^ una folta ca»
ligine la Scena ^ la quale di quando in
qnanto viene diradata dall'* interrotto la^
me di lampi ^ feguiti da tuoni: s'odono trai
muggire del vento improvifo urli ^ rumo<re , e fpaventevoli voci .
[b] Cade la Reggia , e re/la un orrido defo^
lato piano fra le acque del lago dalle cui
ruine [organo continue fiamme .
[c] Si vede
to
{dj
da terra forgere un Carro
da Draghi ciati
Armida fa le
baldo.
tira*
.
il
carro feguita
da Ram^
ATTO
SCENA
^2.
IIL
1.
un folto bofcoj
acque in lontano fi vegga la (ìtua«
zione ancor fumante , ove era il
Spi<iggia di lago alle falde di
fra le cui
maeftofo palazzo di Armida
JRhialdo
Tancredi^ VbaUo.^ Vano , ed Er*
ìndifeguUo dì Guerrieri del Campo
j
minia
,
di Goffredo.
Rin.
^^Ome!
Dunque
breve
si
V-^
Era il tragitto ?
Tan. Si. (a) Vedi fra Tacque
Quel rozzo fcoglio ancor fumante?
I
\R!n.
Il
•
.
•
vedo
deir indegna Maga
La maggione forgeva.
ÌRin. E agli occhi miei
Comeapparìa diverfo? A me fembrava
ÌTati.
Là
,
!
I
EiTer fra
1'
Ocean
ch' ivi d'albergo
,
Fra quelle di Fortuna una ridente
Ifoletta ci fufle.
Opra d' incanti
Era ciò che vedetti
Qiiindi lungi non è
iZ5-*yo
,
,
!
Che
fuperar tu dei
;
•
il
noftro
Campo
la lelva è
(ù)
Accennando nel lago un eminente
da cut ferga del fumo.
(bj ^Accenna il hfco
(s)
.
quefta,
fcoglt^y
TERZO.
Uh. Del
Duce
E
quefto
Eryn^
Stuolo
Ub.
Il
?
.
.
Z»)
•
d' armiìti
ì
Duce
(
T invia
noi
a
me
Leggi quelche a
I
Erm.
Rin.
O
Ciel, che
^mìco
Preffo
il
{4}
bofco
fia
fcrive. (e)
!
^rmt ed armati
v invio: preferito
^
Di Rinaldo al valore
Dì recider la felva ; alcun mi
i
43
(^}
.
è
In CieÌQ
rechi
Del [no arrivo rannun^jo. Io più non fono
Og^i [degnato: e a lui l\rror perdono»
Ah
Goffredo,
mi
qual
Nuova fiamma
detta
nel fen
Lìeio foglio
Tan. Tu fteflb Ubaldo,
,
quefto del
Duce
.
Vanne,
reca
d Campo
Tavvifo.
Vb. Io....
Rin. Senti
al Duce
Dì 5 che pentito , a luì
Ritornerò, che del perdono indegno
Non mi vedrà , che in quefto punto ifleffo
Verfo il bofco m'invio, che tutto eiTiendo
:
Le paflate
Non pili
Vb.
follìe
t'
.
• .
intendo
Parte
•
.
SCE[a] o4d
una Guardia
lettera
,
che gli prefenta
una
•
[b] Vedendo con: par ire uno [quadrone di Sol •
dati .
[c]
Rinaldo^ che prende
[dj Legge
•
il
[cglio.
ATTO
N A
44
C
S
E
Rinaldo^ Tancredi ^ Dano
j
IL
ed Erminia.
Dan. nr^Ogliam'grindugj.
X
Rln.
Eccomi .
Tan. Afcolta > o Prence
.
•
Pria di partir; che di te prima invano
Qiiefta imprefa tentai
Della felva
i
.
Sono
me
a
noti
portenti. Accefo foco
D' argine
in guila
Ti
con cento armati,. e cento.
lor , che nè V ardor , nè V armi
il
paffo
arreftèrà
Pafla fra
TMmpediran
la via. Notte, e tempeda
T* ingombrerà d'orror ; ma prefto il giorno
Qual pria farà ritorno.
Rm.
Altro vi
Nella
refta
felv' a
veder
?
Tan. Umano fpirto
Agli alberi da vita,
Stilla fangue da' tronchi ogni ferita
Dan. Degli incanti d'Ifmen , quefto è il potere,
Ma non temer , che al tuo valore , aperta
Sarà
la ftrada
Rin. Addio
qui m' attendete
,
Dan. Teco all' imprefa ....
Rln. Alcun non voglio , io fole
N' andrò ....
Tan. Permetti amico
(Se tanto in te confidi)
Che almen colà fra queir orror
Vieni ove onor ti chiama
Vieni
,
combatti
,
e vinci
O
guidi
ti
:
qnan-
O
TERZO.
quanto un dì
Raoionerà di te
SCENA
Erminia
Dano
,
Tr?Cco
XLf
t>an.
bramato
il
(a)
!
IIL
Rambaldo
poi
e
,
4S
fama
la
iftantc
,
.
alfin
già
[fgombro
il bofco^eineflb
Latine fchiere
Avran pel gran cimento •
Si vedrà dagl'incanti
Legni opportuni
le
.
.
Erm.
Di
Ah
!
Qual rumore
acciari ....
ripercofli
Dan. E' vero [é] E fugge
Diffarmato un guerrier
!
.
. .
•
Erm. Dov'è?
Dan. Rimira,
Eccolo giunge
Ram. Ah
^Dan.
Oh
Ram. Dano
Dan. Sorgi
Ram.
. *
•
falva
«
• «
»
\j\
Dio!
Rambaldo
I
•
mi
chi
!
,
.
.
.
Indegno
.
pietà
!
.
. .
[d)
[e]
?
(/)
Infeguito
I
>
Da
Rinaldo^ e Tancredi, io fuggo, alfine
io con voi , vò dell' error pentito
Anch'
Al Duce
ritornar,
I
Dan.
I
[a] Parte con
Rinaldo
[b]
Guardando verfo
[c]
Frettolofo fen^a
la
Scena
fpada
,
e
•
volgendo/i
tanto in tanto
[d] Sguaina la
fpada.
[e] S^ inginocchia
.
[f]
Lo folkva
di
]
ATTO
4^
;
Pan, Quante in un giorno
Felicità promette il Ciel
Scaccia la tema
Armida
Chi non fedufle .
Rambaldo
!
.
!
\
Rani.
Ah
.
.
SCENA
viene
. •
•
Tancredi
A
Tan.
j
Varj.
A
Nima
rea
.
e vuol
,
Egli detefta
. •
•
•
Tart.
Io
l
•
Rambaldo perdona
Non fi funefti
IQiiefto felice dì,
1
.
./jL Ferma TancrediV già paflati errori
I fuoi trafporti
i
.
IV.
e detti.
j
ti
perdono,
torna qual pria^
alla fmarrita
via.
Ram. O delitto O roflbr /
Erm» Dimmi non lice , [^]
!
Prence
,
veder
le
valorofe pruove
I
Di Rinaldo
i
?
Tan. Ei non vuol compagni all'opra,
Tu pur Tudifti.
Erm. Almen da lungi ...
Tan. E dove?
Dan. Là d'onde 5' erge in facile pendici
Ineguale il terren , forfè potremo
Veder non
offervati.
£rm. Andiamo amici.
Tan. Andiamo [b]
Ram. O quante infieme
.
Tancredi
[a]
[b]
•
Parte Erminia
Dano^
,
feguita da Tancredi
,
9
TERZO.
Mi
fi
perdono, l'onore, il
L'idea del mio delitto,
Il
!
Ricomprerò
mio
il
Vengono tutti a lacerarmi
L'onor tradito
Nel folle ecceflb,
Col fangue iftelfo
il
Parte interna di
un largo, che
Partc%
V.
ameno bofco ,
laici
della fpaziofa felva
rolforej
core.
.
SCENA
!
47
mordaci
pentimento,
affollano in fcn cure
in cui vi fia
però vedere
il
mezzo
fi
In
.
reftante
veda il
con veduta di
famofo mirto foltiffmio :
fiume, e ponte di oro , per cui
fi
entra
divifato largo.
nel
RhaUo
fola.
QUefta è la felva? e dove è
^
Le sfingi
, i
mofiri
?
il fuoco ? E dove
Altro non miro in-
[
^
,
fi
Il
fiume
il
Seco ne porta
(a)
varchi {à}
Qcome crefce
torrente, e il ponte aurato
alfin
Tortuofo
'
torno
Che verdi piante e placidi rufcelli
Che invitano al cimento ; e ben vada
fi
al
mar.
.
.
.
[c]
Ma
,
qaal foavc
Odor
(^)
JT'
Ineamina uerfo
(b) Paiifa
il
il
ponte
*
ponte
Porae cade nel Fiume dopo p^ffa^o Ri*
(c)
naldo •
//
ATTO
4S
Odor poftan full' ale i venticelli
Quai novelle fembianze il bofco piglia
Al garrir degli augelli! [^]
O meraviglia!
Tuttro feduce il cor... D'ogni cimento
!
. .
.
Ah Che forfè è peggior quefto, eh' io veggio
!
Soave inganno
ed io reftar non deggio.
,
Giufto Cielo , s' è ver che m'accendi
Dell'ardore,
Che
fento nel core,
Tu mi
guida nel dubbio fentier.
che più tardo? E' ornai
Colpa r indugio . [^] E fotto il ferro cada
Ma
Quefto mirto
Sorgono, oimè
Quefto fuon
!
[c]
,
.
.
.
Ah
quai Ninfe
da' tronchi
. .
«.••
e donde viene
•
CORO.
Torna pure al caro bene,
Che t'afpetta in quefte
piante,
Non guerrier ma torna
Le fue pene a confolar.
amante,
,
(a) Si
va fempre plh
rljcbtarando
P ombra
del Bofco.
(b)
(e)
Si avvia verfo il mirto
Mentre vuol ferire il mirto
no
.
varie
Ninfe
ciafcuna delle quali
mento Muftcale ,
cantino il Coro,
comparifco^
leggiadramente
c
con in
al fu0n
veflite
mano un
d$
,
iflvo*
mede/imi
TERZO.
4P
Im. Qua! tumulto d'idee m'eccita in feno
Quefta dolce armonia Che grato oggetto!
1
Che
farà ....
CORO.
0
Quefto Cielo
PGià
Or
e quefto bofco,
3
finora ofcuro, e fofco,
rivede un lieto afpetto
I tuoi
,
a fecondar*
paffi
Ah fi vincan gr incanti, (a) E il feduttore
Canto non s'oda.OlàlSgombrate [^] il varco
R/w.
Infidiofe larve a pafli miei
Sperate forfè elTermi inciampo? Invano
Vi opponete al mio brando
Cada la pianta (e)
al
,
SCENA
mio
valore.
.
%/frm!da
H
non
e
,
Paffami prima
R/n,
(
.
t'arrefta,
ferir!
A' Ti muova
VI.
detto
il
Abbi di me
Che inopportuno
il
core.
mio dolore,
pietà,
incontro
Armida!
.
[Oh
%^rm. Io pur
Torni
(a)
ti
veggo. Ah!
a chi fuggi
Rffoluto
.
A
Non
che ne vieni
?
Nell'al'^aye
y?
vede
)
Amante
.
^AUe Ninfe , cl;e gli Impedifcono
faggio al Mirto .
(bj
(e)
Dio!
volendo ancora
il
Armida
feno,
,
il
Mirto
il
paf"
fi apre, f
ATTO
50
Qui
Il
giungi
o pur nemico
,
ricco ponte,
?
grato
il
!
Ameno
albergo, io qui per un nemico
Preparato non ho,
R/w. (Sogno, o fon defto
E' qaefta%Armida, o
Una larva rimiro? )
E
penfi
R/w.
[
Non
piti
Il comando
^rm. Arreda
Non
e
,
taci
efegua
fi
i
piante
le
Amor
ferro
il
me
per
.
]
Va
,
le
.
Se vuoi crudele
Ah!
Solo
e fe
giammai
fe
;
infelice
:
[a]
. .
braccio tuo qui mille
al
,
don
al
caro Mirto
provarti
tutto in feno eftin to
hai Tantico ardor.
Quefto
.
colpi [^]
N'offre lafelva.
Perdoiii
R/?7.
.
•
•
Duce
del
,
foffro oltraggio tal
Troncar
Non
?
nemico ancor
Fori'e
!
p^^:c
•
.
Deh non negarmi
,
.
lufinghe
10 più non curo:
Ti opponi invan
il
mirto
al fuol ruini»o.«
.
%AYm. Ingrato: e ancor difprezzi
11 mio tenero amor? Volli di nuovo
Tentar
ufate vie
le
,
crudel
,
ma vano
E' già tutto con te; fi adopri alfine
Il trattenuto fdegno; ah fe non fai,
Che
[a]
JT'
Incamha
per ferire
[b]
Armida
tronco
.
al mirto
,
ed al!(a
braccio
il
.
fi
frappone
a Rinaldo
,
ed ai
T E R Z
O.
sr
Armida or Io vedrai (a
ih. Oh Dio Quai ftrani moftri
Quale orribile fuon mi fcuote (ù) e quale
Che può
fdegnata
.
,
!
,
Caligine profonda
E
Ciel ricopre,
il
Ah
tu temi Rinaldo!
(e)
non moftrarti
Cosi vii.... {d)
0
CORO.
Sconfigliato
!
Ah
Che non refta
Scampo alcun
Colla fuga
i
fuggi!
Ah
tu
fe
,
non vuoi
falvar.
dì
R/w. Ed io m'arredo! Ah qual viltà
Sian gr inciampi al cimento ^ e
Debbo antor
Tu
.
(e)
C
0
parti,
aggiorni tuoi
!
D'Invito
morire
fe
R
farai fra quefte felve,
Preda or or di moftri , e belve,
E non giova il folle ardire,
Che il tuo fato ad affrettar
.
R/l7.
(a)
iVe?/
Armida
finire le parole
fparìfce
,
e
vede tutta la felva iugombra dì mo/iri^
che fi fanno incontro a Rinaldo.
(b) Si comincia a fentire il ritornello del Corg
fi
de^ moftri
,
(c) Si o/cura
il
Cielo
^
(d)
Fa
(e)
Rifoluto dì recidere
canto
verfi) il
.
e
lampeggia.
mirto.
,
e
poi
/
arrefta
al
A T
51
E
Rhì,
T T5
X
K
r.
.
voi credete intanto
L'opr' arreftar E fiamme , e armate fchier
Moftri, belve, chimere
Nulla potranno • e mi faprò fra voi
Aprire il bel camiti noto agli Eroi, (a)
!
Ecco cadérla pianta
A
ferenarfi
Vinto
il
Ciel
l'incanto
è
ecco ritorna
,
(h)
....
5
Fuggon
e tutto alfin
larve
le
difparve
Compagni .... Eccoli .... E feco
E' pur Rambaldo.... Ah/ L'empio...
SCENA
Ultima.
Tancredi Rambaldo , Erminia , Dano
,
|<^Mai
Tan.
pentito
Ah
il
fallo
,
detto
.(fai
Qpel Rambaldo non
Commune è
e
,
è
.
i
{c]
Prence
tt
anch' io fedotto errai
Erm.
il mio trafporto. (d)
rammento anch'io Terror. (e)
Ecco alfin fiam giunti in porto.
E fra Tonde io refto ancor?
Tan,
Non
Rin.
A
Dan.
Tuo compagno anch'io farò.
n) Campo andiamo Amici.
C Code d' ore si felici
Ram.
perdona
Si:
,Rin.
Tan.
Tutti.
temer, non
riporla
m
fgombrano
nello flato
i(f;
M
.
(/j
(g)
'fine.
colpi vacilli^
^
-Trono,
Altro giorno aver non può*
(a) Si fi largo con la
(d)
abbandono
ti
fui
Dunque
\
(bj Si
di
e
fpada
^
poi cada
le
indi
il
replicati
mirto.
tenebre ^e torna la felvA
naturale,
(c)
tA Rinaldo
Rinaldo.
(e)
^ Rambaldo.
Erminia.
(g)
^ATancredi.
-f