lingue in contatto
Transcript
lingue in contatto
EVOLUZIONE DELLE LINGUE: FORZE ESOGENE L'evoluzione di una lingua avviene per sviluppo naturale, ma entrano in gioco anche molte forze esogene, come i contatti, più o meno violenti tra lingue, l'influenza dei media o la pianificazione linguistica. CONTATTI TRA LINGUE Le lingue vengono spesso in contatto tra loro per motivi disparati; nell'antichità il contatto era spesso un conflitto e aveva luogo a seguito di un'invasione o di una conquista, spesso si sono avuti contatti commerciali, infine si possono avere contatti mediatici. Tra le tipologie più diffuse di contatto si ha: 1) Sostrato: quando una comunità viene sopraffatta da un'altra comunità, ne accetta la lingua, ma alcuni fenomeni permeano nella lingua vincitrice. Il sostrato è stato spesso utilizzato per motivare alcuni aspetti del mutamento linguistico. Ad esempio, la stessa Lautverschiebung (rotazione consonantica, Legge di Grimm) è stata spiegata, in epoca positivista, come effetto di abitudini articolatorie di sostrato, dovute a cause climatiche (il clima freddo induce ad aprire meno la bocca, sfumando la pronuncia delle occlusive). Parlando di sostrato celtico, Terracini ricostruisce in maniera molto realistica il momento di passaggio tra il conflitto di due lingue fino alla loro sintesi. Infatti, per Terracini il fenomeno di sostrato entra nella lingua dominante non come risultato di un conflitto, ma attraverso un processo di compenetrazione delle due tradizioni. Così, i fatti di sostrato gallico entrano in latino non come gallicismi, ma come latinismi ‘rustici’. In altri termini, ad una fase di chiaro bilinguismo, subentra una fase di commistione in cui il popolo sottomesso perde la nozione della differenza linguistica e comincia a parlare la lingua vincente infiltrandovi elementi della propria. In questo modo l’elemento di sostrato diviene segno di rusticitas opposto all’urbanitas che è il modello letterario proveniente dalla capitale. Naturalmente questo processo di commistione è fortemente facilitato se si riferisce a fenomeni della lingua dominante simili a quelli della lingua di sostrato, per cui l’effetto del sostrato è quello di sospingere alcuni fenomeni nella lingua vincente, a discapito di altri. Il sostrato può dar luogo a diversi fenomeni a) prestito di singole parole In latino si registrano le forme lat. fenestra/ fenstra (Plauto)/festra (Ennio); lo sgretolamento della parola, in particolare la perdita di una vocale, fa pensare all'etrusco come possibile fonte del prestito. La parola gr. kuparissèv (kyparissos) "cipresso" è quasi certamente originata dal sostrato mediterraneo, come quasi tutte le parole che terminano in -ssèv (includendo i toponimi come Alikarnassèv, Knossèv) Qualche volta la provenienza di sostrato "salta" una generazione e riappare in un contesto diverso. E' il caso dell'italiano scarafaggio, che ha la stessa origine di scarabeo. La parola scarabaeus (corrispondente al gr. k€rabov) è attestata in latino, mentre scarafaggio non può che derivare da un osco-umbro *skarafajos, che però non è attestato in latino. La forma italiana attesta, invece, che il passaggio deve esserci stato, magari in strati di lingua popolari (e quindi non scritti). Qualche volta il lessico di sostrato non appartiene ad un’altra comunità linguistica, ma semplicemente ad un diverso strato sociale. Nel passaggio dal latino all’italiano (o alle lingue romanze in genere) si verificano riaffioramenti di un lessico popolare che la tradizione classica aveva represso. Così il termine it. cavallo, franc. cheval, spagn., port. cavalo ecc. risalgono ad un caballus che si ritiene appartenga ad una varietà rustica di latino, opposto al latino letterario equus. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com b) influenze fonologiche I dialetti meridionali italiani sono caratterizzati dal passaggio -nd- > -nn- (del tipo quanno per quando). Il fenomeno non è del tutto autonomo; esso si risconta in osco-umbro, dove ad un latino -nd- corrisponde regolarmente -nn-, come nel termine, ritrovato in un'epigrafe, ùpsannam che corrisponde ad un lat. operandam; in lat. la -s- ha regolarmente dato luogo ad una -r(rotacizzazione), mentre il lat. -nd- diviene -nn-. La cosa più sorprendente è che proprio Roma, che dovrebbe essere stata la capitale e l'epicentro della latinità, partecipa di questa isoglossa, dimostrando che, almeno in epoca tarda, la presenza osco-umbra (popolazione dalla campagna) doveva essere più forte di quanto potremmo immaginare dal latino letterario. Il siciliano è noto per il passaggio lat. -ll- > sic. - d7d7 -, che indica una pronuncia detta dagli antichi indiani "cerebrale" perché la punta della lingua si innalza verso il cervello, cioè la lingua punta verticalmente al palato. Infatti, l'antico indiano ha accolto l'intera serie delle consonanti "cerebrali" (sorde e sonore, aspirate e non, nonché la nasale). Si tratta certamente di un tratto non indoeuropeo che si può attribuire a caratteristiche articolatorie delle lingue di sostrato. A questo proposito, qualcuno ha parlato di sostrato indo-mediterraneo (vedi unità 7). c) formazione delle parole Abbiamo già osservato che la forma greca •ruqrçv corrisponde al sanscrito rudhiras-. Il greco ha molti casi in cui una parola originariamente iniziante per r- prende una "protesi vocalica", cioè aggiunge una vocale all'inizio della parola. Anche in questo caso si parla di un fenomeno di sostrato. Una lingua "fossile" sopravvissuta all'invasione indo-europea, cioè il basco, presenta un fenomeno simile nelle parole di prestito dallo spagnolo. Si vedano le forme Basche ezpata “spada”, errota “mulino a vento” (< lat. rota) di origine latina, con protesi vocalica. 2) Superstrato: quando una comunità viene sopraffatta da un'altra comunità, ma cede, per motivi culturali, la propria lingua alla comunità vincente, ma si hanno fenomeni di penetrazione dalla lingua dei vincitori. a) prestito di parole isolate Il lat. bellum sparisce, lasciando un derivato come la parola bellico, per essere sostituito da guerra, parola di origine germanica (< francone werra “mischia”). La penetrazione di termini germanici in italiano è abbastanza massiccia e risale al periodo degli stati barbarici. Il prevalere delle strutture civili, giuridiche e sociali latine ha fatto si che, alla fine, le lingue dei dominatori germanici siano state assimilate, lasciando qualche traccia lessicale, specialmente in riferimento a situazioni precedentemente sconosciute. Questo non implica che ai tardo latini la guerra fosse così estranea da dover assumere un termine germanico, ma che il nuovo modo di far guerra, introdotto dai Germani, era talmente diverso da quello ordinato e strategicamente preparato noto ai latini, da indurre il cambiamento di termine. Intere famiglie di parole sono penetrate in italiano da lingue germaniche che non sono sopravvissute al latino, nonostante i popoli germanici fossero risultati vincitori. L’Italia latina è stata invasa a più riprese tra il VI e il IX secolo da diverse popolazioni germaniche (Longobardi, Goti, Franchi), portatori di lingue diverse, spesso foneticamente diverse tra loro. Ad esempio, il longobardo soggiace ad un fenomeno detto “seconda Lautverschiebung” o “seconda rotazione consonantica” che modifica ulteriormente le serie già toccate dalla legge di Grimm. Questo crea dei “doppioni” in italiano a seconda che la voce sia longobarda, cioè colpita dall’ulteriore mutamento, come strofinare, zaffo, panca, contro i corrispondenti germanici non longobardi stropicciare, tappo, banca. A fianco alla parola guerra, molti altri termini relativi alla tecnica bellica sono entrati in italiano dalle lingue germaniche, come agguato (< frantone wahta “guardai”), banda e bandiera (< got. bandwa “segnale”, long. bando “vessillo”), elmo (< got. hilms), guardare e guardia (< frantone PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com wardōn “stare in guardia”) ecc. Altri termini sono penetrati nell’ambito del linguaggio istituzionale, identificando tutte quelle cariche e istituzioni che non esistevano sotto l’impero romano, come barone, faida, feudo, marca ecc. Sorprendentemente, anche parole comuni sono entrate in italiano del germanico, pur in presenza degli equivalenti latini, che si sono indeboliti per motivi non chiari. Ad esempio, il termine di colore bianco (attestato per la prima volta in Garfagnana nel 716 e per questo ritenuto longobardo blank) sostituisce un latino albus, che è scomparso in tutta l’area neolatina (rimane in italiano album) tranne che in romeno alb (si veda a questo proposito il principio dell’area laterale di Batoli, unità 4). La parola lat. hospitium viene recepita nel mondo greco dando luogo al gr.mod. sp°ti (spiti) "casa". Il greco moderno, poi, è ricco di termini di origine latina (italiana, veneziana) nei termini comuni (car™gla (charegla) per "sedia" ha una chiara origine veneziana), ma soprattutto nei termini marinari. In questo caso si può dubitare se si tratti di un fatto di superstrato (se cioè il termine si sia imposto prima nelle "legazioni" veneziane) o di un fatto di formazione di un pidgin o di un creolo. All'ingl. know corrisponde lo scoz. ken, di origine vichinga. I nordici hanno assediato per anni il nord della Britannia ed hanno trasmesso molti fatti linguistici sia all'inglese che allo scozzese. b) fonologia La parola a.sax. get si sviluppa nell'avverbio ingl. yet "ancora"; a fronte di questo, però, l'a.sax. gitan diviene l'ingl. get "ottenere". Anche nelle sorde si ha un'oscillazione simile; all'a.sax. ceosan corrisponde l'ingl. choose "scegliere", mentre all'a.sax. ceald corrisponde l'ingl. cold "freddo". La situazione si può descrivere brevemente come segue: le velari germaniche tendono a palatalizzarsi in anglo-sassone, ma nel passaggio all'inglese, alcune restano palatali, altre ritornano velari. Questo processo di "rivelarizzazione" è attribuito all'influsso delle lingue nordiche parlate dai Vichinghi che tennero sotto assedio e governarono per un periodo in Britannia. c) formazione delle parole Di nuovo in inglese constatiamo la presenza e la ricca produttività moderna del suffisso (a)tion di chiara origine neolatina. Durante il dominio Normanno stabilitosi in Inghilterra dopo la battaglia di Hastings (1066), l'uso del francese si diffuse, specialmente a corte, tanto che si parla del formarsi di un lingua mista della spesso "Anglo-Normanno". Da questa, non solo passarono all'inglese numerosi termini di prestito, ma anche alcuni meccanismi di formazione delle parole, ancora oggi vitali. d) sintassi Il persiano moderno ha uno strumento morfo-sintattico, detto 'ezafe', per collegare una testa nominale ad un suo determinante: kif-e charm borsa-(ez) cuoio “borsa di cuoio” āb-e čeşme acqua –(ez) fonte “acqua di fonte” un nome ad un suo aggettivo mard-e čāq uomo-(ez) grasso “uomo grasso” un nome al possessore (nome o pronome) ketāb-e Hasan libfro-(ez) Hasan “libro di Hasan” ed alcuni altri casi più complessi. L'ezafe è espresso attraverso una particella enclitica -e o -ye dopo vocale, e marca diverse relazioni tra la testa nominale ed un suo determinante. Il nome ezafe deriva dall’arabo idafa che indica una particella che riveste una simile funzione, come in PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com baab ul bayt(i) porta-(id) casa “la porta della casa” kitaab ubnihi libro-(id) suo figlio “il libro di suo figlio” Si può facilmente attribuire questa costruzione ad un'origine araba. La lingua araba si è diffusa in Persia con l'islamizzazione. Alcuni ritengono, però, che la casistica dell’arabo idafa non coincida perfettamente con quella dell’ezafe persiana, per cui si è verificato, presumibilmente, un fenomeno di convergenza tra l’idafa araba e la relativa persiana. 4) Pidgin e creoli Il contatto tra lingue può aver origini non violente, cioè commerciali o culturali (o entrambi). La penetrazione di termini di una lingua in un’altra, in questo caso, avviene senza situazione di dominanza, se non culturale. Questo è il caso dell’attuale penetrazione di termini inglesi, specialmente riferiti alla tecnologia elettronica, all’economia e all’ingegneria, in italiano e in molte lingue europee. Lo stesso vale per la penetrazione di francesismi in italiano durante l’illuminismo, allorché si riteneva che il francese fosse la lingua del razionalismo. In passato, una situazione simile si è verificata con l’arabo con il quale l’Europa è venuta in contatto sia per motivi militari (invasioni arabe, contro-invasioni crociate) sia per motivi culturali (forte presenza di elementi arabi nella cultura, specialmente filosofica e matematica). Ciò spiega come molti termini della matematica e della chimica vengano dall’arabo. Algebra è stato introdotto da Leonardo Fibonacci col celebre Liber Abbaci (1202) e risale all’arabo ‘ilm al-gÍabr wa almuqa¯bala, scienza delle riduzioni e comparazione (opposizione); algoritmo, che indica un procedimento di calcolo, deriva dal nome proprio del matematico al-Khwarizmi, che a sua volta significa nativo del Kwarizm (Corasmia), regione dell’Asia centrale; almanacco, dall’arabo almana¯hŠ, “clima, calendario”; cifra, come pure zero, derivano dall’arabo sòifr, propriamente aggettivo col significato di vuoto (cioè assenza di unità, ancora nel 1740 il matematico Guido Grandi oppone cifra (cioè zero) a unità); alambicco deriva dall’arabo al-anbiq, a sua volta derivato dal greco ámbix, “tazza”, alcali (in chimica indica i sali di potassio e di sodio), deriva dall’arabo alqaly, “soda”; alcol, deriva dall’arabo di Spagna kuhòul, “polvere finissima per tingere le sopracciglia”, e giunge fino a Paracelso che arbitrariamente ne estende il significato, portando il vocabolo a significare “elemento essenziale, mobilissimo”, vocabolo che poi giunge a noi attraverso il francese, ove è attestata dal XVI secolo. Altri termini riguardano la marineria, il commercio (magazzino, fondaco, sensale, dogana) e le arti (lacca, ottone, tarsia). Interessante la vicenda del termine arabo dar al-sinà che penetra in italiano Genova e Pisa come darsena e attraverso Venezia come arsenale. Il pidgin (deformazione della parola inglese business come pronunciata dai cinesi) è una lingua mista che si forma in aree in cui si parlano lingue diverse, ma la convivenza e gli scambi rendono necessaria la comunicazione, per cui si forma una lingua-miscuglio minimale, limitata anche nelle possibilità comunicative. Alcune frasi di pidgin English Hab gat lening kum daun Tumolo mai no kan kum Mai no hab kachi basket (Have got raining come down) (Tomorrow my no can come) (My no have catch basket) PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com “There is rain coming down”; “Tomorrow I can't come” “I didn't bring a basket.” Se, successivamente, la lingua si stabilizza e si estende diviene una lingua creolo. Esempi di Hawaiian creole Da kaet ste in da haus The cat's in the house ste = stay per i locativi Get tu mach turis naudeiz. There are too many tourists nowadays get= there is Haed dis ol grin haus There was this old green house head = there was Nau yu da hed maen Now you're the head man frase nominale I pidgin sono numerosi nel mondo. Molière fa riferimento, nel Borghese Gentiluomo (Atto VI, scena 5), al pidgin del Mediterraneo orientale, una lingua fortemente basata sul veneziano. Quando il protagonista decide di farsi mussulmano per acquisire nobiltà presso il Gran Turco, il Muftì gli si rivolge con la filastrocca Se ti sabir, Ti respondir; Se non sabir, Tazir, tazir. Mi star Mufti: Ti qui star ti? Non intendir: Tazir, tazir. di origine chiaramente veneziana, ma quando chiede ai suoi testimoni turchi di che religione sia …… LE MUFTI: LES TURCS LE MUFTI LES TURCS Hussita? Morista? Fronista? Ioc. Ioc. Ioc. …Star pagana? Ioc. questi rispondono con la negazione turca (yok) 5) Lega linguistica (Sprachbund) Si attribuisce il nome di lega linguistica a quelle aree in cui si parlano lingue diverse, che, per contiguità, convergono su alcuni fenomeni. E' il caso dell'area Balcanica, dove si parlano quattro lingue diverse, il romeno (neolatino), il bulgaro e il macedone (slavo), l'albanese e il greco. Esse, tuttavia, convergono su tre fenomeni molto importanti: a) articolo posposto; in tutte le lingue, tranne il greco, l'articolo si pospone al nome. Esempi: Bulgaro Romeno Trad.letterale Момчето чете книга (momče-to čete kniga) băiatul citeşte o carte ragazzo-il legge (un) libro Книгата е на масата (kniga-ta e na masa-ta) cartea este pe masa libro-il è su tavolo-il Има маса в стаята este o masă în camera c’è traduzione Albanese Il ragazzo legge Student-i e merr libr-in. un libro Lo studente prende il libro un Il libro è sul tavolo tavolo in C’è un tavolo PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com (ima masa v staja-ta) stanza-la Questa è una stanza grande cane-il insegue gatto- Il cane insegue il il gatto questa stanza Това е голяма стая (tova e goliama staja) aceasta este o mare cameră Кучето преследва котката (kuče-to presledva kotkata) Има котка в градината (ima kotka v gradina-ta) cîinele aleargă pisica Има куче в къщата este un cîine în casa (ima kuče v kŭśa-ta) este o grădina pisică nella stanza în è( una) grande c’è gatto in c’è un gatto nel giardino-il giardino c’è cane in casa-la C’è un cane nella casa b) assenza di infinito; tutte convergono nel non disporre di una forma infinitiva dei verbi. Viene sostituita, nelle subordinate, da forme di perifrastiche : . Bulgaro Romeno Greco Trad.letterale Traduzione Бих искал да Aş dori să termin Θα ήθελα να Vorrei che finisca Vorrei finire приключи тази acest lucru ολοκληρώσω questo lavoro questo lavoro работа αυτό το έργο (bih iskal da (tha ithela na priključi rabota) tazi olokliroso afto to ergo) Бих искал да пия една бира (bih iskal da pija edna bira) Aş dori să beau o bere Позволете ми да замине (pozvolete mi da zamine) Permiteţi-mi să plec Θα ήθελα να πίνω μια μπύρα (tha ithela na pino mia bira) Επιτρέψτε μου να φύγω (epitrepste m una figo) Vorrei che beva Vorrei bere una una birra birra Permettetemi che Lasciatemi parta andare via b) convergenza del genitivo con il dativo; sono tutte lingue con un declinazione che ha perduto la distinzione tra genitivo e dativo, unificando morfologicamente i casi. Questo si verifica soprattutto nelle lingue che hanno la declinazione come il greco o l’albanese. La declinazione indefinita (cioè senza l’articolo posposto) in Albanese: singular: plural: 'student' (m.) 'friend' (m.) 'girl' (f.) 'student' (f.) 'students' nominative / accusative student shok vajzë studente genitive / dative student-i shok-u vajz-e studentej-e student-ë-ve ablative student-i shok-u vajz-e studentej-e student-ë-ve orstudent-ë-sh PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com student-ë