i numeri della vergogna (dossier
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i numeri della vergogna (dossier
Coordinamento Donne Save the date, Save the children, Save the girl 11 ottobre: i numeri della vergogna L'11 ottobre è la Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze, proclamata dall’Onu nel 2012. E' la giornata in cui si fanno i conti di 364 giorni di vergogna. In cui ci viene ricordato che milioni di bambine e ragazze nel mondo sono vittime di violenze, abusi e discriminazioni. In cui l’Unicef, le onlus internazionali Save the children e Terre des Hommes accendono ancora una volta i riflettori sui diritti negati: sono 16 milioni ogni anno le spose bambine, molte delle quali non sopravvivono alla prima notte di nozze o alla gravidanza; e sono 44 milioni di bambine al di sotto dei 14 anni che hanno subito mutilazioni genitali. Una ragazza su dieci subisce violenze, ovunque nel mondo. Anche in Italia, dove l'Istat stima (dati del 2015) che il 10,6% delle donne ha subito violenze sessuali prima dei 16 anni. Sono numeri vergognosi. Come è possibile che questi dati non provochino una rivolta delle coscienze? Come è possibile che sia percepito dai più come un problema delle donne e non degli uomini? E come è possibile che gli uomini, quelli - i tanti - che aborrono prevaricazione e violenza, non si sentano interrogati e chiamati a responsabilità? Quale società pensiamo di poter creare se siamo capaci di ignorare questa realtà? Ci preoccupiamo dei giovani e del loro futuro pensando soprattutto alla loro esclusione dal mondo del lavoro. Ma davvero può finire lì la nostra preoccupazione per loro? Se – come rivela il rapporto di Terre des Hommes – “i nemici più feroci delle bambine e le ragazze sono proprio i loro coetanei” non ci sentiamo di avere una parte, e una parte importante, in questa terribile realtà? L'11 ottobre, per noi, è il giorno della vergogna... 11 ottobre 2016 Infanzia: Save the Children, il Niger è il Paese peggiore dove essere una bambina. L’Italia è al decimo posto. Nel mondo una ragazza con meno di 15 anni si sposa ogni sette secondi In occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, l’Organizzazione lancia il rapporto “Every Last Girl: Free to live, free to learn, free from harm” e stila la classifica dei Paesi del mondo dove è più facile essere una bambina o una ragazza. Matrimoni precoci, scarso accesso a educazione e sanità ed esclusione dai processi decisionali le principali barriere che impediscono a bambine e ragazze di costruirsi un futuro ricco di opportunità. Coordinamento Donne Il Niger è il posto peggiore al mondo dove essere una bambina o una ragazza, la Svezia il migliore. Altri due Paesi scandinavi, Finlandia e Norvegia, occupano rispettivamente il secondo e il terzo posto in classifica, mentre l’Italia si piazza in decima posizione, davanti a Spagna e Germania. A livello globale la situazione delle bambine e delle ragazze è tutt’altro che rosea: una ragazza minore di 15 anni si sposa ogni sette secondi, oltre un milione di ragazze diventano madri prima di compiere i 15 anni, mentre 70.000 ragazze tra i 15 e i 19 anni perdono la vita ogni anno per cause legate alla gravidanza e al parto. La graduatoria dei Paesi al mondo dove le bambine e le ragazze hanno maggiori opportunità di crescita e di sviluppo è basata su cinque parametri: matrimoni precoci, numero di bambini per madri adolescenti, mortalità materna, completamento della scuola secondaria di primo grado e numero di donne in Parlamento. In coda alla classifica, prima del Niger, troviamo altri Paesi africani quali Ciad, Repubblica Centrafricana, Mali e Somalia, che si caratterizzano per numeri molto alti di spose bambine. Gli Stati Uniti non vanno invece oltre la 32esima posizione, in virtù di tassi di mortalità materna e numero di bambini nati da madri adolescenti più alti di quelli di altri Paesi ad alto reddito. Il nostro Paese presenta gli stessi risultati della Svezia prima classificata per quanto riguarda il numero di figli per madri adolescenti (6 su 1.000) e tasso di mortalità materna (4 su 100.000 nascite), mentre ha una percentuale minore di donne che siedono in Parlamento (31% contro 44%). Tra le principali barriere che impediscono alle bambine e alle ragazze di accedere a servizi e opportunità nella loro vita figurano i matrimoni precoci. Dal rapporto emerge che ogni sette secondi, nel mondo, una ragazza con meno di 15 anni si sposa, spesso con un uomo molto più grande di lei, a causa della povertà e di norme e pratiche sociali discriminatorie. Oggi sono più di 700 milioni le donne che si sono sposate prima di aver compiuto i 18 anni, e ogni anno 15 milioni di bambine e ragazze contraggono matrimonio ancora minorenni, con conseguenze drammatiche sulla loro salute, educazione e sicurezza. La comunità internazionale si è impegnata a mettere fine alla pratica dei matrimoni precoci entro il 2030, tuttavia se il numero di spose bambine nel mondo crescerà ai ritmi attuali nel 2030 avremo 950 milioni di donne sposate giovanissime e 1,2 miliardi nel 2050. L’India è il Paese con il più alto numero di spose bambine, con il 47% delle ragazze, più di 24,5 milioni, sposate prima di aver compiuto i 18 anni. In India, del resto, così come in Afghanistan, Yemen e Somalia, sono numerosi i casi di spose bambine che hanno meno di 10 anni e che si legano a uomini molto più grandi di loro. Dal rapporto emerge inoltre come le ragazze che vivono in famiglie povere abbiano molte più probabilità di sposarsi molto giovani rispetto alle proprie coetanee con alle spalle famiglie benestanti. In Nigeria, per esempio, il 40% delle ragazze povere si sposa prima di aver compiuto i 15 anni, una percentuale che si abbassa al 3% per le ragazze più ricche. Anche guerre e crisi umanitarie contribuiscono ad alimentare il fenomeno dei matrimoni precoci. Molte ragazze siriane vengono costrette dalle proprie Coordinamento Donne famiglie a sposarsi in tenerissima età, nella convinzione che questo sia l’unico modo per metterle al riparo da violenze e stupri e per assicurare loro risorse e mezzi di sostentamento che spesso le stesse famiglie non sono più in grado di garantire. Tra le ragazze siriane rifugiate in Giordania, nel 2013, una su quattro di età compresa tra i 15 e i 17 anni risultava già sposata. “I matrimoni precoci rappresentano l’inizio di un ciclo di ostacoli e svantaggi che negano a bambine e ragazze i loro diritti fondamentali, tra cui i diritti alla salute e all’istruzione, e impediscono loro di vivere la propria infanzia, di realizzare i propri sogni e di costruirsi un futuro ricco di opportunità – afferma Helle Thorning-Schmidt, Direttore Generale di Save the Children International – Le bambine e le ragazze che si sposano troppo presto sono spesso costrette ad abbandonare la scuola e sono le prime a rischiare di subire violenze domestiche, abusi e stupri. Rischiano inoltre di incorrere in gravidanze precoci, con conseguenze molto gravi sulla loro salute e su quella dei loro bambini, e risultano particolarmente esposte al rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili come l’Hiv”. Ogni anno, secondo il rapporto, 16 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni mettono al mondo un figlio, mentre sono oltre un milione le ragazze che diventano madri prima di compiere i 15 anni. Le complicazioni durante la gravidanza e il parto rappresentano, dopo i suicidi, la seconda causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni, con circa 70.000 ragazze che perdono la vita ogni anno. I bambini che nascono da madri adolescenti, inoltre, hanno il 50% d probabilità in più di morire nei primi giorni dopo il parto, rispetto ai figli di donne tra i 20 e i 35 anni di età. Barriere amministrative e legali e pratiche socio-culturali e religiose rappresentano ostacoli spesso decisivi che impediscono in molti Paesi a bambine e ragazze di accedere a servizi di salute sessuale e riproduttiva, tra cui test dell’Hiv e metodi contraccettivi. In Yemen, dove il 32% delle ragazze si sono sposate prima dei 18 anni, non esiste un limite minimo di età per contrarre matrimonio, mentre nel mondo 30 milioni di ragazze rischiano di subire mutilazioni genitali femminili nel prossimo decennio. Oltre un terzo delle giovani donne nei Paesi in via di Coordinamento Donne sviluppo, emerge inoltre dal rapporto, è fuori sia dal circuito scolastico che da quello del lavoro formale. “L’educazione riveste un ruolo centrale nella protezione di bambine e ragazze dalle conseguenze drammatiche dei matrimoni precoci. È quindi quanto mai necessario che governi e donatori rafforzino il proprio impegno per offrire a bambine e ragazze un futuro ricco di opportunità e per mettere fine a matrimoni precoci e alle discriminazioni nei loro confronti”, afferma ancora Helle ThorningSchmidt. In molti Paesi al mondo, infine, le ragazze continuano a non potersi esprimere liberamente e a non essere coinvolte nei processi decisionali pubblici e privati. A livello globale, solo il 23% dei seggi parlamentari è occupato da donne le quali, peraltro, presiedono le Camere dei Parlamenti solo nel 18% dei casi. La più alta percentuale di donne in Parlamento si registra in Ruanda (64%), mentre le donne parlamentari sono solo il 9% in Mali, il 6% in Nigeria e il 2% in Egitto. Qatar e lo Stato insulare di Vanuatu, invece, non hanno alcuna donna in Parlamento. Save the Children, che in molte parti del mondo realizza programmi che supportano le bambine e le ragazze più svantaggiate, chiede in particolare ai governi di impegnarsi a raggiungere tre garanzie per tutte le bambine e le ragazze al mondo: una finanza equa che permetta loro di accedere ai servizi di base; l’eliminazione di discriminazioni economiche e sociali; meccanismi di trasparenza che garantiscano che la voce delle ragazze sia ascoltata e considerata decisiva nei processi decisionali pubblici e privati. Dossier Indifesa 2016 11 ottobre, 2016 Violenza contro i minori: nel 2015 in Italia 5.080 vittime, 6 su 10 sono bambine e ragazze. Oltre 770 hanno subito violenza sessuale Crescita esponenziale della pornografia minorile: in 5 anni +543% dei casi, femmine l’81% delle vittime. Il nuovo Dossier Indifesa di Terre des Hommes: l’Italia dia la priorità alla prevenzione degli abusi e adeguati fondi per l’assistenza Alla vigilia della Giornata Mondiale delle Bambine, Terre des Hommes presenta la quinta edizione del Dossier della Campagna “Indifesa” per accendere i riflettori sui diritti negati a milioni di bambine in Italia e nel mondo. Negli ultimi cinque anni il numero di vittime minorenni di reati è passato dai 4.946 del 2011 ai 5.080 del 2015, secondo i dati Interforze elaborati per il nuovo Dossier della Campagna Indifesa di Terre des Hommes. Si conferma il dato sulla prevalenza del sesso femminile tra chi subisce abusi e violenze: bambine e ragazze sono il 60%, ma diventano l’87% quando si tratta di violenze sessuali o il 91% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico. Coordinamento Donne Se in termini generali negli ultimi cinque anni il numero delle vittime di reati ha segnato un aumento del 3%, si registra un drammatico aumento a tre cifre nella pornografia minorile che tocca la vertiginosa quota del +543%. Nell’81% dei casi le vittime sono bambine e ragazze, ma l’aumento del trend prova anche che la pornografia minorile si conferma uno dei settori di sfruttamento dei minori che gode di maggiore richiesta sul mercato. Un incremento a tre cifre (+148%) è anche quello registrato dagli atti sessuali con minori di 14 anni, o minori di 16 nel caso di parenti stretti e affidatari: sono state 411 le vittime nel 2015, il 78% femmine. Segnano un calo negli ultimi 5 anni, le violenze sessuali e quelle aggravate, rispettivamente -26% e -31%, ma in termini assoluti (in tutto 908 minori nel 2015, per oltre l’82% femmine, pari a 770) costituiscono le tipologie con maggior numero di vittime dopo i maltrattamenti in famiglia (1.442, +24%) e la violazione degli obblighi di assistenza familiare (961, +9% sul dato 2011), dove la percentuale di femmine è abbastanza allineata all’altro sesso. “I numeri sono impressionanti e non lasciano spazio a dubbi: la prevenzione della violenza sui minori deve essere una priorità delle istituzioni pubbliche e richiede l’impegno di tutti, perché adolescenti e bambini crescano con una visione sana delle relazioni di coppia e del rispetto dell’altro”, dichiara Raffaele K. Salinari, Presidente di Terre des Hommes. “Bisogna lavorare per abbattere gli stereotipi di genere tra i ragazzi come strumento per prevenire la violenza sulle donne domani. E’ una delle chiavi fondamentali per prevenire e contrastare violenze e discriminazioni. Ma la Campagna Indifesa quest’anno punta i riflettori anche sulle bambine che vivono in zone teatro di guerra e nelle emergenze migratorie che ne conseguono, per proteggerle e tutelarne i diritti fondamentali alla salute, allo studio, alla libertà. Terre des Hommes è impegnata da anni, e continuerà a farlo, per la loro protezione in Italia e nel mondo con progetti concreti per offrire assistenza e un futuro migliore a tutte loro” conclude Salinari. Tra i nemici più feroci delle bambine e le ragazze ci sono proprio i loro coetanei: a provarlo, al di là dei tristi episodi di cronaca, anche i dati del Ministero della Giustizia, che segnalano in carico dei Servizi Sociali ben 817 minori di sesso maschile condannati per violenze sessuali. 267 sono invece responsabili di sfruttamento della pornografia e prostituzione minorile. Se la violenza colpisce ancora troppe bambine in Italia, si può dire che purtroppo sia anche il pane quotidiano delle giovani migranti in fuga da conflitti, dittature e miseria. Nei lunghi viaggi per raggiungere l’Europa poche sono le donne e le ragazze che non abbiano subito abusi sessuali. Molte, allettate da false Coordinamento Donne promesse, finiscono nel giro della prostituzione. Tante le ragazzine che arrivano incinte sulle nostre coste. Tutte hanno subìto traumi da privazioni e violenze e necessitano di un’assistenza psicologica specifica, che le sostenga nel recupero della propria coesione identitaria, come persone degne di valore. È questo il percorso che segue Terre des Hommes con i minori non accompagnati nell’ambito del progetto Faro che mette l’attenzione sulle principali violazioni dei diritti di bambine e ragazze migranti e promuoverne gli interventi per la loro protezione. Nei paesi in guerra, come Iraq e Siria migliaia di donne e ragazze sono ridotte a schiave dei combattenti. I bambini e le bambine “prede di guerra” vengono rapiti o arruolati con la forza da eserciti regolari e gruppi ribelli. In altri casi, però, i più piccoli finiscono con l’imbracciare un fucile perché spinti dalla povertà, dall’esclusione sociale o dal desiderio di vendetta per le violenze subite dalla loro famiglia. Lavoro domestico, un peso che schiaccia la vita delle bambine 7 ottobre 2016 Le bambine tra i 5 e i 14 anni sono occupate il 40% in più del tempo nei lavori domestici non pagati e nella raccolta di acqua e legna, rispetto ai coetanei maschi. Complessivamente, le bambine dedicano a questi impegni l'equivalente di 160 milioni di ore al giorno. A rivelarlo è il nuovo rapporto dell'UNICEF “Harnessing the Power of Data for Girls: Taking Stock and Looking Ahead to 2030”, presentato in vista della Giornata Mondiale delle Bambine e delle Ragazze (International Girl Day) che si celebra l’11 ottobre. Il rapporto mostra che: le ragazze tra i 10 e i 14 anni in Asia Meridionale, Medio Oriente e Nord Africa sono occupate circa il doppio del tempo in faccende domestiche rispetto ai ragazzi; i paesi in cui le ragazze tra i 10 e i 14 anni subiscono in maniera sproporzionata il peso delle faccende domestiche rispetto ai ragazzi sono: Burkina Faso, Yemen e Somalia; le ragazze tra i 10 e i 14 anni in Somalia trascorrono la maggior parte del tempo a fare lavori domestici, circa 26 ore alla settimana. Il Rapporto UNICEF comprende dati a livello globale sul tempo che le ragazze trascorrono nello svolgere faccende domestiche come cucinare, pulire, prendersi cura dei familiari e recuperare acqua e legna da ardere, ma anche dati su violenze, matrimoni infantili, mutilazioni genitali femminili e istruzione. I dati mostrano che il carico sproporzionato di lavoro domestico comincia presto: le bambine tra i 5 e i 9 anni sono occupate il 30% in più di tempo, circa 40 Coordinamento Donne milioni in più di ore al giorno, rispetto ai bambini della loro stessa età. Il numero di ore aumenta con l’età: le ragazze tra i 10 e i 14 anni sono occupate il 50% in più di tempo, circa 120 milioni di ore in più ogni giorno. «Il peso dei lavori domestici non pagati inizia già in tenera età e cresce durante l’adolescenza,» ha dichiarato Anju Malhotra, esperta di questioni di genere all’UNICEF. «In questo modo le ragazze sacrificano importanti opportunità di apprendimento, crescita e di vivere la propria infanzia. Questa distribuzione non equa del lavoro tra i bambini perpetua anche stereotipi di genere e raddoppia il peso sulle donne e le bambine attraverso le generazioni». Il rapporto mostra che il lavoro delle bambine è meno visibile e spesso sottovalutato. Troppo spesso vengono imposte alle bambine responsabilità come se fossero già adulte: ad esempio il prendersi cura dei membri della famiglia, compresi altri bambini. Il tempo impiegato nei lavori domestici limita il tempo che hanno a disposizione per giocare, farsi nuovi amici, studiare ed essere bambine. In molti paesi, recuperare legnare da ardere e acqua espone le bambine a rischi di violenza sessuale. «Quantificare le sfide che le bambine devono affrontare è un’importante priorità secondo l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile sull’uguaglianza di genere e il superamento delle disuguaglianze che nel mondo devono affrontare 1,1 miliardi di ragazze e bambine», ha dichiarato Attila Hancioglu, Responsabile Dati e Statistiche dell’UNICEF.