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Rassegna Stampa Sabato 7 marzo 2009 TREVISO Sabato 7 marzo 2009, pag. 13 A Gaiarine un incontro della Lega sulla tutela, occhio di riguardo alla repressione Prosecco e frodi, cambio di rotta Gaiarine Tutela del Prosecco e controlli nel convegno organizzato dalla sezione locale della Lega Nord. “Soddisfatti della serata con i 150 presenti - spiega Giuseppe Fantuz, organizzatore - gran parte viticoltori, che giovedì sera hanno riempito Villa Altan”. Tra i relatori Franco Manzato per la Regione Veneto, Marco Prosdocimo per la Provincia, Michele Zanardo vice presidente Comitato nazionale tutela vini di Ormelle che si sta occupando dell’approvazione della riserva Doc Garantita “Conegliano-Valdobbiadene” e “Montello-Colli asolani” e del Prosecco “di pianura” della Doc. Un treno da prendere al volo, entro il 31 luglio: “Dal 1° agosto-spiega Paolo Casagrande, Anpa, moderatore della serata-la nuova organizzazione comunitaria prevede che le forme di tutela passino attraverso Bruxelles e non più dal Ministero con il rischio che la tutela del Prosecco diventi irraggiungibile”. La nuova riserva porterà variazioni nella quantità d’uva da produrre: 180quintali per ettaro Doc contro i 250quintali per ettaro dell’Igp. A questa sarà da aggiungere un 20% di uva prodotta dallo stesso vitigno, con un nome diverso ancora da definire. Con la riserva del nome, il Prosecco potrà essere prodotto solo nelle province di Treviso, che ora ne produce il 90%, Venezia, parte di Vicenza e tutto il Friuli. Un Consorzio di produttori gestirà le regole e le normative per le aree di produzione, le uniche autorizzate ad utilizzare l’etichetta. È prevista una deroga per le aziende storiche del Piemonte, attive da almeno 20 anni, che potranno imbottigliare, non produrre, il vino acquistato nelle aree Doc e Docg. Cambio di rotta nella repressione frodi, come spiegato dal direttore Gianluca Fregolent, primo trevigiano a capo del dell’Istituto qualità e repressione frodi di Conegliano. Non più controlli mirati alla burocrazia, ma tutela della qualità e tolleranza zero per chi adultera o sofistica il prodotto del territorio. Erica Bet Sabato 7 marzo 2009, pag. 12 Sabato 7 marzo 2009, pag. 11 Prevista la possibilità di abbattere edifici per ricostruirli con il 30% della cubatura in più rispetto all’originale Più cemento e meno regole Galan-Berlusconi: ddl federalista per rilanciare l’edilizia ALESSANDRA CARINI PADOVA. L’articolato è stato già discusso da Silvio Berlusconi con i governatori del Veneto, Giancarlo Galan, e della Sardegna, Ugo Cappellacci. E’ una legge di stampo federalista, cioè un testo base da proporre alle Regioni. Ma costituisce l’«ossatura» di quella «rivoluzione» annunciata ieri in Cdm dal premier. Sarà presentata e approvata dalla prossima riunione del governo. «Ci sarà una rivoluzione nell’edilizia - ha annunciato il premier - il piano case è una mia iniziativa che probabilmente realizzeremo nel prossimo Consiglio dei ministri con effetti eccezionali». Alcuni la presentano come legge anticapannoni, altri come rinnovamento edilizio stile Obama, cioè per promuovere l’utilizzo delle fonti di energia alternativa. Ma la rivoluzione annunciata da Silvio Berlusconi per l’edilizia è anche qualcos’altro: una grossa manovra per dare via libera ad un sostanzioso aumento delle cubature di tutto il patrimonio edilizio esistente, una liberalizzazione spinta delle norme per costruire, un ritorno in alcuni casi al «ravvedimento operoso» dal sapore di condono. Il titolo è «intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per promuovere l’utilizzo di fonti di energia alternativa». Dà la possibilità alle Regioni che la accettino, di ampliare gli edifici esistenti del 20%, di abbattere edifici (realizzati prima del 1989) per ricostruirli, con il 30% di cubatura in più, in base agli «odierni standard qualitativi, architettonici, energetici», di abolire il permesso di costruire per sostituirlo con una certificazione di conformità, giurata, da parte del progettista, di rendere più veloci e certe le procedure per le autorizzazioni paesaggistiche. Ecco i punti principali. Ampliamento edifici. I Comuni posso autorizzare, «in deroga ai regolamenti e ai piani regolatori» l’ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20% del volume, sia che gli edifici siano destinati ad uso residenziale, che per altri scopi. L’ampliamento deve essere eseguito vicino al fabbricato esistente. Se è giuridicamente o materialmente impossibile, sarà un «corpo edilizio separato avente però carattere accessorio». Rinnovo patrimonio edilizio. La Regione «promuove» la sostituzione e il rinnovamento del patrimonio mediante la demolizione e la ricostruzione degli edifici realizzati prima del 1989, che non siano ovviamente sottoposti a tutela e che debbono essere adeguati agli odierni standard qualitativi, architettonici ed energetici. Anche qui i Comuni possono autorizzare l’abbattimento degli edifici (in deroga ai piani regolatori) e ricostruirli anche su aree diverse (purché destinate a questo scopo dai piani regolatori). Qui l’aumento di cubatura previsto è del 30% sia per gli edifici destinati a uso residenziale che per quelli adibiti ad uso diverso. Se si utilizzano tecniche costruttive di bioedilizia o che prevedano il ricorso ad energie rinnovabili l’aumento della cubatura è del 35%. Tutti questi interventi debbono rispettare le norme sulle distanze e quelle di tutela dei beni culturali e paesaggistici, non potranno riguardare edifici abusivi, o che sorgono su aree destinate ad uso pubblico o inedificabili, non potranno essere invocate per aprire grandi strutture di vendita. I comuni potranno anche decidere di «salvare» da questa legge alcune zone per «oggettive ragioni di carattere urbanistico». Avranno tempo per farlo solo due mesi. Agevolazioni fiscali. Questi interventi saranno agevolati fiscalmente: il contributo sugli ampliamenti sarà infatti ridotto del 20% in generale e del 60% se la casa è destinata a prima abitazione del richiedente o di uno suo parente entro il terzo grado. La legge che verrà proposta alle Regioni ha già la disponibilità di Veneto e Sardegna: ma con Comuni assetati di quattrini e assediati dalla crisi economica, le adesioni saranno molte. Revisioni legge urbanistica. Si va dall’abolizione del permesso di costruire, sostituito da una semplice certificazione giurata del costruttore, all’ampliamento dei casi che prevedono solo la denuncia di inizio attività (Dia), alla possibilità di valutare «preventivamente» con gli uffici i problemi che potrebbero insorgere nel corso dei lavori. E’ previsto un ambiguo «ravvedimento operoso con conseguente diminuzione della pena e nei casi più lievi estinzione del reato», dal sapore di condono, e norme per semplificare le procedure riguardanti i permessi in materia ambientale e paesaggistica. Per capire come si articolerà questa rivoluzione, già vista molte volte, basta aspettare la prossima riunione del governo. Sabato 7 marzo 2009, pag. 15 La Cgil chiede ai sindaci un incontro «Il nuovo casello non deve essere di impatto per il territorio» Conegliano La Cgil coneglianese chiede un incontro ai sindaci di Vazzola, Mareno, Santa Lucia e Susegana per discutere del progetto del nuovo casello dell’A27 e per affrontare ancora una volta il tema dell’escavazione e del nuovo Prac. «Non si perda questa possibilità di mettere in collegamento l’A27 con il territorio – sostiene Ottaviano Bellotto, responsabile della Cgil di Conegliano - che non interagisce sufficientemente con le arterie di lunga e rapida percorrenza. Il nuovo casello però non deve essere calato dall’alto». È giusto dunque preservare l’ambiente e le sue peculiarità, però «consideriamo utile questo intervento al fine di poter garantire al nostro territorio un’adeguata rete viaria di lunga e rapida percorrenza – dice Bellotto - condizione questa per assicurare anche per il futuro livelli di ottimale competitività al sistema economico della nostra zona». La necessità di avere un sistema di viabilità più funzionale è sostenuta anche dai gruppi di minoranza in consiglio provinciale che giovedì hanno incontrato il presidente Muraro per visionare il progetto di massima del nuovo casello. Un incontro informativo richiesto per capire le ragioni della scelta al quale hanno partecipato come uditori anche molti cittadini e rappresentanti del comitato anti-casello. I gruppi di minoranza condividono, in linea di principio, l’importanza di un nuovo casello per decongestionare il traffico della zona, ma nella posizione meno impattante e ritengono che la proposta sull’A27 vada riformulata, proponendo l’apertura e non la liberalizzazione (considerato anche che la concessione non può essere revocata) con entrate a pettine, affinché sia facile fruirne per chi è del territorio. La realizzazione del nuovo casello non deve però essere la giustificazione per l’apertura di nuove cave nella Sinistra Piave. «No alle cave di prestito per gli interventi infrastrutturali – prosegue Bellotto – Il Prac ci voleva ed è giusto che ci sia, ma per dare corpo a questo sistema ci vuole una legge per gestire e regolare gli interventi». La posizione della Cgil si unisce dunque al coro di no alle cave che si alza all’unisono dal territorio. Per la comunità locale l’unica soluzione accettabile è lo stralcio dal Prac dell’Insieme Estrattivo 2 (area tra Vazzola, Mareno, Santa Lucia di Piave e Cimadolmo). E il consigliere regionale Marco Zabotti (Per il Veneto con Carraro) si è impegnato a portare avanti tale istanza in Regione. «Farò la mia parte affinché l’area sia stralciata dal PRAC e non ritorni in altre forme nel PTRC – sostiene Zabotti - non è accettabile che nei pressi di un’area di grande pregio da un punto di vista storico, paesaggistico e naturalistico come Borgo Malanotte sia prevista la possibilità di attività di cava di vaste dimensioni. Il territorio è infatti la nostra grande risorsa, non delocalizzabile né clonabile, finita e non riproducibile, che va salvaguardata e tutelata». Elisa Giraud Sabato 7 marzo 2009, pag. 34 Il sindacato vuole discutere anche dei temi della viabilità e una soluzione non impattante per il nuovo casello dell’autostrada A27 La Cgil ai sindaci: «Fermate le cave» Chiesto un vertice con i Comuni di Vazzola, Santa Lucia, Mareno e Susegana FRANCO ALLEGRANZI VAZZOLA. «Riteniamo che anche i Comuni dispongano di regole per governare i processi di escavazione nel territorio»: la Cgil ha scritto ai Comuni di Susegana, Mareno, Vazzola e Santa Lucia, chiedendo un incontro urgente coi quattro sindaci sui temi di cave e viabilità. L’iniziativa del sindacato fa seguito all’affollata assemblea di Tezze contro la cava prevista in Borgo Malanotte, a cui giovedì sera hanno partecipato 500 persone, e durante la quale il sindaco di Vazzola Maurizio Bonotto ha lanciato un appello alla mobilitazione con una manifestazione di protesta a Venezia. La Cgil, nel bocciare il piano regionale delle cave (Prac), si dice convinta che «sia necessario rispetto al passato, stabilire un nuovo rapporto tra sviluppo e uso delle risorse ambientali. Riteniamo che le istituzioni pubbliche a vari livelli, ivi compresi i Comuni, possano disporre di regole e modalità per governare i processi di escavazione nel loro territorio» scrive il responsabile coneglianese della Cgil, Ottaviano Bellotto. Che continua: «La Cgil non condivide il progetto del Prac che prevede l’apertura di una nuova cava nel territorio adiacente al Borgo Malanotte a Tezze, nel Comune di Vazzola, vicino a Mareno e Santa Lucia». La Cgil chiede inoltre di affrontare coi sindaci la discussione sull’ipotesi di un nuovo casello autostradale dell’A27. «Consideriamo utile questo intervento al fine di poter garantire al nostro territorio un’adeguata rete viaria di lunga e rapida percorrenza, condizione questa per assicurare anche per il prossimo futuro livelli di ottimale competitività al sistema economico della nostra zona - scrive Bellotto - certo, tali interventi vanno assunti ponendo attenzione alla salvaguardia del territorio e all’impatto ambientale». Proprio il piano cave della Regione è stato, finora, il principale ostacolo ad un via libero di tutti i sindaci al progetto del nuovo casello autostradale. Il sindaco di Santa Lucia Fiorenzo Fantinel ha preteso che venisse escluso qualsiasi rapporto di funzionalità tra il casello previsto in località Gabbiano e la realizzazione di nuove cave, escludendo l’utilità pubblica di un’opera al servizio dei soli cavatori. Il presidente della Provincia Leonardo Muraro ha assicurato che non esiste collegamento tra Prac e casello, ma le preoccupazioni restano. E come esiste il Comitato per la Salvaguardia del Paesaggio Veneto - guidato da Loreta Bellussi - che annuncia azioni e ricorsi contro il progetto di casello, così in questi giorni riparte anche la battaglia del Comitato La Colonna contro il progetto di nuove cave nella Sinistra Piave. I cittadini aspettano «al varco» i Comuni, la Provincia e la Regione sul futuro del territorio e sulle promesse fatte dagli amministratori locali in questi giorni. La Cgil intanto chiede più concertazione con gli enti locali per inserire anche le parti sociali tra gli attori protagonisti delle trasformazioni del territorio. Sabato 7 marzo 2009, pag. 36 Centocinquantaduemila metri cubi di ghiaia estraibili vicino all’ex discarica, anche se l’area era stata vietata alle ruspe per i prossimi 5 anni Nuova mega cava vicino al Campardo L’assessore Polese: «Cordignano ha già dato, la Regione ci tolga dal Prac» CORDIGNANO. «Chiediamo alla Regione di togliere il Comune di Cordignano dal Prac». E’ la sintesi dell’ordine del giorno che la maggioranza del sindaco Roberto Campagna porterà in consiglio comunale l’11 marzo per contestare il piano regionale di attività di cava, che vede 152 mila metri cubi di estrazione di ghiaia vicino all’ex cava del Campardo. «Il nostro Comune ha già dato, negli anni, in termini di escavazioni e dunque non riteniamo giusto che si continui a deturpare l’ambiente - afferma l’assessore all’urbanistica con delega alle cave Bruno Polese -. Il piano regionale prevede una zona estrattiva compresa in un triangolo formato dai comuni di Cordignano, Godega e Orsago. Ma è in realtà il contesto vocato per l’estrazione di 152 mila metri cubi di ghiaia, sembra sia vicino ad un’unica proprietà nel comune di Cordignano. Per cinque anni però la zona estrattiva vicino al Campardo, che ha già subito danni negli anni prima con la cava poi con la discarica, è congelata in base ad una delibera di giunta dell’ottobre 2008. Non aspettiamo però che si inizi a scavare rovinando ancora il territorio per muoverci, quindi chiediamo alla Regione di cancellare il nostro comune dal Prac». Il timore che a Cordignano venga aperta un’altra cava ha spinto la giunta a inserire all’ultimo punto dell’ordine del giorno del consiglio comunale convocato per mercoledì prossimo prossimoalle 18.30, l’approvazione di un apposito ordine del giorno. «Mi auguro che anche i gruppi di opposizione vogliano prendere posizione su questo punto e votino il nostro documento continua l’assessore Polese - E’ infatti innegabile che Cordignano con la questione cave negli anni passati abbia già sofferto molto in termini ambientali e che quindi non possa continuare a vedere il territorio sacrificato». L’assessore Polese segue la questione cave tenendo monitorate anche le altre realtà presenti nel territorio. «Il Prac indica per Cordignano cinque cave - spiega Polese - quattro di carbonato di calcio e una di ghiaia e sabbia, appunto vicino al Campardo. Quattro sono quelle di marmorino o carbonato di calcio: la Polsa, Parè, Col del Valin e Col delle Rane. La Polsa e Col delle Rane sono chiuse da tempo, ma vanno tenute sotto osservazione in quanto hanno ricevuto dalla Provincia il rinnovo della concessione a scavare fino al 2011. La cava Parè, che vede escavazioni in corso d’opera, ha ricevuto anch’essa autorizzazioni a scavare fino al 2010. Infine quella del Valin, chiusa da anni, è oggetto di un progetto di ricomposizione con la rimodellazione del fronte di cava, il riempimento del laghetto con grossi massi, la piantumazione di alberi». Per questo progetto il Comune è in attesa di ricevere il via libera dalla Regione in modo da iniziare i lavori, previsti nell’arco di tre anni. «Crediamo non sia giusto ed equo che alcuni Comuni vengano ancora penalizzati concedendo autorizzazioni di scavo - conclude l’assessore Polese - Come abbiamo già fatto, chiediamo nuovamente alla Regione di toglierci dal Prac». (Stefania Rotella) Sabato 7 marzo 2009, pag. 31 Domani alle 10 l’inaugurazione, attesi 80 mila visitatori Parte la Fiera di Bessica LORIA. Oltre 100 aziende florovivaistiche, 150 espositori, 150 addetti ai parcheggi, 20 vigili urbani, il corpo della Protezione civile, 30 aziende agricole di Campagna Amica della Coldiretti presenti nella tensostruttura di 1000 metri quadrati vicino alla chiesa. Attesi da oggi 70-80 mila visitatori. Questi i numeri della 31ª Mostra mercato delle piante ornamentali e dei prodotti del vivaismo di Bessica, organizzata dall’Ente Fiera. «Il progetto - spiega il sindaco Roberto Vendrasco - è di orientare la manifestazione non solo verso una specializzazione di settore, ma anche verso la gestione dell’immagine e delle opportunità del settore primario, quello legato alla terra». La fiera si svolgerà da oggi al 15 marzo. Il programma prevede oggi alle 8 l’apertura di cinque giardini in piazza, realizzati da Obiettivo Giardino di Cassola, Valente Marino di Bessica, Fratelli Simeoni di Vallà, Soluzioni Verdi di Villa del Conte, L’Angolo Verde di Tezze di Vazzola e stasera concerto dell’Ensemble «Academy Voice» a Bessica nel circolo Noi. L’inaugurazione domani alle 10. (Placido Stocco) Sabato 7 marzo 2009, pag. 15 Quindici cani avvelenati in pochi giorni L’ultimo caso a Cison: avrebbero inghiottito bocconi destinati alle volpi. L’allarme del veterinario: bambini a rischio Cison Quindici cani avvelenati nel giro di pochi mesi, quattro negli ultimi due giorni e mezzo. C’è un “animal-killer” (o forse più di uno), che sta spargendo veleno nei comuni della Vallata: con gravissimo rischio, denuncia il dottor Ernesto Schievenin, titolare dell’ospedale veterinario di Conegliano, per le persone, bambini in particolare, oltre che per gli animali. Della grave situazione venutasi a creare in Vallata sono stati informati forestale, guardie venatorie della Provincia, settore veterinario dell’Usl 7, Enpa e carabinieri. Le indagini sono in corso per cercare di individuare i responsabili dello spargimento del veleno e l’Ente per la protezione animali ha promesso una ricompensa di 1000 euro per chi darà indicazioni utili e si costituirà parte civile nel processo. “L’ipotesi – denuncia la proprietaria di Missy, uno dei cani avvelenati nei giorni scorsi, che abita in via Brandolini a Cison – è che a spargere veleno siano dei bracconieri che danno la caccia alle volpi. Non so se sia davvero così ma il dramma è che, nel frattempo, stanno morendo i cani e c’è grave pericolo anche per i bambini. Io ho il terrore che possa succedere qualcosa a mio figlio. In via Brandolini, dove abitiamo, a dicembre era già morto avvelenato il cane di un amico, un incrocio tra un pastore tedesco e un alano. Da allora evitavo di lasciar uscire Missysenza museruola. Giovedì però è scappata fuori e al ritorno, dopo cinque minuti, aveva le convulsioni. L’ho portata subito all’ospedale veterinario dove mi hanno confermato l’avvelenamento. Ho segnalato l’accaduto ai guardiacaccia ora sporgerò denuncia”. «Negli ultimi due giorni e mezzo ci sono arrivati ben quattro cani avvelenati, rispettivamente da Cison, Revine e due dalla stessa via, a Lago», spiega il dottor Schievenin. Il problema degli avvelenamenti nei comuni della Vallata si va ripetendo ormai da qualche mese. È una situazione preoccupante, considerato soprattutto il fatto che quasi tutti gli avvelenamenti sono avvenuti in campi e prati “pubblici”. Ciò significa che c’è qualcuno che sparge veleno in luoghi nei quali chiunque, a cominciare dai bimbi, potrebbe venire a contatto con le sostanze tossiche, con grave rischio per la salute. “Si tratta di veleni neurotossici, che hanno tempi di azione rapidissimi spiega Schievenin – per cui quando il padrone del cane si accorge dell’accaduto il danno è già fatto”. «Stiamo assistendo a un’escalation di inaudità crudeltà – sottolinea il responsabile provinciale dell’Enpa, Adriano De Stefano –. Per questo abbiamo deciso di mettere una ricompensa per chi darà notizie utili: la pena per il responsabile degli avvelenamenti, lo ricordiamo, è la galera». Elisabetta Gavaz Sabato 7 marzo 2009, pag. 15 edizione NAZIONALE ALIMENTARE Anche l’olio d’oliva sarà "Made in Italy" Bruxelles «Siamo molto soddisfatti che la legge sull'etichettatura obbligatoria per l'olio d'oliva da oggi sia diventata 'legge europea'. La consonanza tra la nostra politica e quella della commissaria europea all'Agricoltura, Mariann Fischer Boel viene confermata ancora una volta». Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia commenta la notizia annunciata a Bruxelles dalla stessa Fischer Boel. «Da oggi abbiamo a disposizione uno strumento prezioso per difendere i nostri produttori di olio e per tutelare il made in Italy. L'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli oli extravergini e vergini di oliva - spiega Zaia - è il risultato di una battaglia condotta con tenacia e convinzione». «La decisione, che entrerà in vigore dal prossimo primo luglio, è un passo importante nella difesa della qualità e della trasparenza - aggiunge il ministro Zaia - perché fornisce al consumatore la possibilità di distinguere il prodotto italiano dagli oli di oliva provenienti dagli altri Paesi comunitari e non comunitari. D'ora in poi tutti sapranno esattamente cosa stanno comprando. Il provvedimento - conclude Zaia - è anche lo strumento di cui avevamo bisogno per combattere al meglio le contraffazioni e le truffe: nessuno potrà più spacciare impunemente per italiano l'olio proveniente da altri Paesi».